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79. Testimoni

Camilla Cabello - Crying in the Club ♫

«Emh... sì, credo di sì. Cioè, io non ho visto niente in particolare. Insieme ai miei amici abbiamo udito Carol urlare e richiamare a gran voce il nome di Nicole. Siamo subito accorsi e l'abbiamo trovata svenuta sulla sabbia con della bava alla bocca. Le abbiamo tenuto la testa alzata per evitare che potesse soffocare nella sua stessa saliva. Carol intanto ha chiamato l'ambulanza e voi.»

«Non ricorda di nessuno in particolare nelle vicinanze? Signor...?» L'uomo continuava a tenere gli occhi bassi annuendo a ogni singola parola, mentre annotava il possibile sul suo taccuino.

«Mi chiamo Nathan Kingstone, agente Benioff.» Eravamo in centrale da più di un quarto d'ora. Ci stavano interrogando a coppie, al fine di avere quante più testimonianze possibili e risolvere il caso in fretta.

«E lei? Invece?» mi domandò l'agente baffuto.

«Lilian Amanda Peterson e credo di aver visto qualcuno nelle vicinanze. Un certo Gregory Saltman. Era in compagnia di Nicole fino a qualche minuto prima. Mi potrebbe dire come sta?» l'agente responsabile del caso sospirò a quella richiesta. Levò gli occhi dal blocco per rivolgermi uno sguardo pieno di rammarico. La ragazza aveva la stessa età di sua figlia e probabilmente quello rendeva il poliziotto particolarmente coinvolto.

«È in coma. I medici stanno indagando le cause, non si esclude che sia stata drogata. Se ricordate qualsiasi altro particolare noi siamo qui. Ora scusatemi, devo andare a parlare con quegli altri due giovanotti, accomodatevi pure nella sala d'attesa.» L'agente ci scortò verso una piccola rientranza del corridoio d'accesso, poco prima di sparire per interrogare Malcolm e Vanessa.

Ero sconcertata: Josh non si sarebbe perdonato.

«Andiamo dagli altri, Amy.» Scossi il capo seguendo Nate. Mentre ci spostavamo verso la sala di aspetto, i miei occhi scrutarono la presenza di altre persone che entravano in centrare: Greg, Steve, Stephan e Richard avevano appena varcato la porta d'ingresso per essere interrogati a loro volta. Non valeva davvero la pena neanche stare a guardarli.

In quella stanzetta, da appena una decina di posti, c'erano già Dylan, Matt, Margot e Josh. George se l'era data a gambe subito dopo aver lasciato la sua deposizione, mentre Steve si era confuso tra la folla per incontrarsi con il fratello. Comprensibile, ma sospetto.

«L'hanno drogata» confidò Nathan a voce bassa. Dylan, il quale puntava i gomiti sulle proprie ginocchia e morsicava l'unghia del pollice destro, si ritrovò a grugnire disapprovazione. Fissava sia me che Nathan con lo sguardo di qualcuno che sapeva cosa stava accadendo. Noi tutti lo sapevamo. Ci avevo messo ben tre secondi a fare i conti, ma non avevamo prove a riguardo.

«È stato lui, vero? Ancora? Ha drogato anche questa ragazza? Dobbiamo dirlo alla polizia!» Dylan scattò come una molla catapultandosi verso l'unica uscita di quella stanzetta. Nathan lo afferrò prima che potesse creare scandalo.

«Calmo, Dylan, Emma sta cercando le prove proprio in questo momento e appena le avrà trovate parleremo con l'agente Benioff. Pazienta qualche altro istante, per favore.» Dylan si morse il labbro nervosamente mentre ritornava a sedersi come un cagnolino ubbidiente. Matt provò a calmare Dylan mettendogli una mano su una spalla. Non sarebbe stato il caso iniziare una rissa in una caserma.

Josh, invece, ascoltava in silenzio cercando di unire i puntini.

«Che cosa dovrebbe trovare, Emma? Qualcuno mi spiega che sta succedendo?!» Margot era esasperata dall'essere tagliata fuori dalle conversazioni. In effetti, non avevamo fatto altro da quando avevamo associato Nicole con Richard. Parlavamo in codice o comunque in un modo che chiunque ci avesse udito non avrebbe capito. Anche Matt e Josh sembravano incuriositi, ma non osavano fare domande la cui risposta sarebbe stata sicuramente più squallida della loro immaginazione.

«Volete sapere cosa accade con Richard? Ma è semplicissimo! È un fottuto maniaco e predatore sessuale che droga le ragazze per portarsele a letto! Le filma a loro insaputa e poi le ricatta se non vogliono fare come lui decide! E noi lo sappiamo perché ha fatto la stessa cosa con Emma, ci ha provato con Amanda e ora una povera ragazza rischia la vita perché non siamo stati capaci di trovare delle prove prima di oggi!» Dylan esplose.

«Abbassa la voce» lo ammonì Nathan sperando che nessuno del gruppetto ci avesse sentito.

«Oh, buon dio... sono un coglione. Sono io che ho permesso che venisse alla festa e Nicole, ora... credete sul serio che possa essere stato lui?» Josh strinse i pugni mirandosi intorno sconvolto. Era logico, si dava parte della colpa di ciò che era successo.

Nathan si rilassò solo quando si rese conto che i quattro non fossero nelle immediate vicinanze. «Cosa? Emma? Ma... dove è ora? Perché non lo ha denunciato?» Margot si portò una mano alle labbra secche.

«È a casa di Richard in cerca di prove perché senza di quelle nessuno ci crederebbe, le mando un messaggio per dire di andare via.» Neanche pronunciai quelle parole, che mi comparve una notifica sul cellullare. Sfiorai il touch per poterla leggere, ma non erano buone notizie. «Non ha trovato niente. Che figlio di puttana, avrà portato la droga e i filmati con sé.» Imprecai perché era l'unica cosa che potevo fare al momento. Eravamo impotenti.

«Sapevo che non fosse un tipo molto alla mano, ma seriamente?» Matt era incredulo.

«Ha fatto anche di peggio...» sussurrai alterata. A quelle parole gli occhi di Dylan saettarono come attratti nel mio campo magnetico.

«Io vado, mi invento qualcosa! Non può farla franca!» E nuovamente il ragazzo si alzò scontrandosi con Nathan, il quale lo placcava stretto. Margot era sconvolta. Stava confidando a Matt che non poteva crederci e che doveva assolutamente parlare con Emma per chiederle scusa.

«Eric e Cassidy stanno ancora deponendo. Quando escono decideremo cosa fare. Che strano che siano ancora lì, a proposito. Sono entrati prima di noi!» Nathan sospettava che qualcosa ci stesse sfuggendo dal quadro generale.

«Cosa vuoi dire? Che stanno parlando di qualcosa?» domandò Dylan intuendo dove volesse andare a parare il cugino. Facendo un passo indietro si stava calmando.

«Probabilmente è così. Se hai notato, Eric e Cassidy erano in prossimità delle cabine dove si trovava Nicole. I nostri amici potrebbero essere la chiave di svolta per il caso e per incastrare Richard.»

«Io lo ammazzo se risulterà così» sussurrò Josh sempre più da uno stato catatonico. Tutta la calma aveva lasciato il posto alla rabbia. Non lo avevo mai visto così teso e spaventato.

«E pensi che loro abbiano questo potere?» domandò Matt con tono pacato di chi aspettava una risposta positiva. Nathan annuì. «Lo spero.»

In quel momento le porte di vetro, che separavano la sala d'aspetto con il corridoio dove eravamo stati interrogati, si aprirono facendo sbucare le figure di Eric e Cassidy. Erano scortati da un differente agente: più alto e ben messo. Non c'era una nota di positività nel volto del poliziotto, al contrario sembrava frustrato e scocciato dalla situazione.

«Glielo l'ho detto! È così! Perché non mi crede, li perquisisca!» Eric sbraitava come se fosse una bestia tenuta in cattività, mentre il suo braccio era preda del suo accompagnatore poco rassicurante. Cassidy non poteva far altro che singhiozzare a causa di quelle cattive maniere rivolte al suo amato. Accorremmo tutti per capire e sedare la situazione. L'agente si fermò squadrandoci e intimandoci di sparire.

Per nostra fortuna l'agente Benioff, di ritorno dalla deposizione di Malcolm e Vanessa, focalizzò la sua attenzione verso il nostro gruppo.

«C'è qualche problema?» chiese l'agente baffuto verso l'altro operatore.

«Niente di serio, capo. Non vogliono andarsene.» Quel poliziotto acciuffò Eric per una spalla spintonandolo verso l'uscita.

«Sto dicendo la verità! Sto dicendo che quello lì è uno spacciatore!» A quel punto il secondo agente si avventò su Eric per impedirgli di continuare a parlare.

«Senti, ragazzino, mi hai stufato. Non puoi accusare così il figlio di Wh...»

«Ehi, ehi, fermi tutti, basta così!» L'agente Casey e Eric si fermarono immediatamente, nessun muscolo fu mosso a causa di Benioff che si posizionò tra i due per separarli. «Sono io al comando. Si allontani, Casey, ci penso io, lei è sollevato da questo caso.» La presa sul colletto di Eric fu finalmente allentata così che potesse ritornare a respirare normalmente.

Sia Nathan che Dylan sarebbero stati pronti a intervenire per fermare l'agente Casey qualora fosse stato necessario. L'uomo non pareva neanche appartenere alle forze dell'ordine, più che giustizia e verità stava cercando di insabbiare tutto. Lo sbirro ci passò accanto con uno sguardo misto di disgusto e rabbia, scomparendo dalla nostra vista.

Eric si sistemò la camicia sulle lunghezze, mentre alla sue spalle Cassidy tratteneva le lacrime per lo spavento arrecatole.

«Agente Benioff, vorrei rinnovare la mia deposizione che il suo collega non ha voluto ascoltare. Io, Eric Green, affermo di aver visto chiaramente Richard Whitemore passare della droga a Gregory Saltman qualche minuto prima che Nicole svenisse.» L'agente Benioff fu preso in contropiede. Guardò alle sue spalle i quattro ragazzi poiché sia Richard che Gregory iniziavano a ridersela di gusto.

«Andiamo, agente! Non può mica credergli! È solo un ragazzino ubriaco che non sa quello che ha visto! E appena avrò modo chiamerò il mio avvocato per intraprendere una causa legale nei suoi confronti per diffamazione. Rischi il carcere fino a tre mesi, dovresti pensarci bene.» Richard continuava a ridacchiare, mentre la rabbia di tutti cresceva spropositatamente.

«Credi di essere più furbo di noi? È una minaccia, ah?» Josh si fece largo pronto per uno scontro e per poter difendere il suo migliore amico.

«Io lo ammazzo» sussurrò Dylan a ruota.

«Calma, calma, stia indietro» intimò l'agente al nostro capitano.

Io fui altrettanto rapida nell'intercettare Dylan bloccando la sua corsa semplicemente afferrandogli la mano. Lo strattonai a me e, nonostante il suo sguardo confuso, capì che lo stessi facevo per il suo bene. Glielo avevo promesso: non lo avrei lasciato solo, proteggendolo persino da sé stesso. Lo fissai intensamente, pregandolo con lo sguardo di non commettere delle azioni di cui si sarebbe pentito. A quel punto gli occhi di Dylan si spostarono verso il pavimento del locale, intensificando la presa. Si stava fidando di me.

«Lei è sicuro di ciò che ha visto? Se la sentirebbe di testimoniare e sa che se risultasse essere positivo all'alcool test non potremmo accettare la sua dichiarazione? Ha forse una dimostrazione fotografica che può confermare la sua versione?» L'agente Benioff stava svolgendo il suo lavoro, lo capivo bene, ma grazie a quel tipo di cavilli i veri colpevoli non sempre avrebbero avuto ciò che meritavano.

«Nell'auto! Agente Benioff, controlli l'auto! Di sicuro deve esserci qualcosa!» urlai sperando di poter smuovere il suo animo. Mi guadagnai un'occhiata da parte di Richard, il quale sembrava compiaciuto del mio ritrovato spirito combattivo. Si massaggiò la mascella con una mano, sorridendo maliziosamente.

«Signorina, ho bisogno di dati concreti... non possiamo perquisire ogni autovettura od ogni abitazione senza un benché minimo indizio. Serve la disposizione di un giudice.» Continuai a mirare Richard, convinta di aver così firmato la mia condanna a morte. Il biondo sorrideva trionfante.

«Agente, vorrei denunciare un crimine...» il ragazzo si passò la lingua sul labbro pronto per assaporare la mia fine.

«Controlli nell'automobile!» una voce si levò dall'altro lato della sala inchiodando il discorso di Richard sul nascere. «Sotto un pannello rimovibile dietro allo sterzo vi è un'apposita apertura costruita su misura. Si tratta del luogo dove Richard di solito nasconde le pasticche, la polvere e tutto ciò che compra. In questo momento credo dovrebbero esserci almeno dieci grammi di "emme" e una ventina di pillole di altra natura. Sono pronto a scommettere che combaceranno con la droga in circolo nel corpo di Nicole. Non ho bevuto, sono sobrissimo e sarei pronto a testimoniare in qualsiasi momento. Questo è abbastanza per chiedere quell'ingiunzione?» Stephan venne avanti spiazzandoci tutti.

«A questo punto, mi vedo costretto a chiederle, signor Whitemore, se sarebbe così gentile da poter aprire l'auto e lasciarmi controllare. Sempre se non preferisca aspettare ventiquattro ore chiuso in una cella nel frattempo che faccia emettere un mandato.» Immediatamente l'espressione di Richard tramutò. Da essere il leone cacciatore era divenuto l'agnello sacrificale. Era caduto nella stessa trappola da lui costruita.

Il suo migliore amico lo aveva tradito proprio nel più cruciale dei momenti e quello non lo aveva previsto. Richard era furioso e, a testimonianza di ciò, balzò in avanti mentre le vene del collo pompavano più sangue del dovuto. Era stato messo sotto scacco.

«Bastardo! Lo sapevo che non eri più lo Stephan di una volta!» Richard afferrò il biondo per il colletto della polo scaraventandolo contro un muro. Tutti accorsero per divederli. Spingendo via il maniaco come se non meritasse di essere al nostro cospetto. Da quel momento in poi saremmo stati noi a osservarlo con sufficienza.

«Agente, potremmo aggiungere anche una denuncia per aggressione? Se riuscirà a trovare dei video, mi creda, ci sarà da divertirsi con i capi d'imputazione. La prossima volta che penserà di far del male a qualcuno sarà rinchiuso in un fantastico monolocale con vista cemento.» Il sorriso malizioso di Stephan vinse su tutta l'ira di Richard, il quale non era riuscito a colpirlo per il rotto della cuffia. Whitemore venne tirato indietro dall'agente Benioff, il quale in pochi secondi pronunciò le parole più soddisfacenti che avessi mai potuto udire in quel momento.

«Richard Whitemore, la tratterremo in custodia cautelare per accertarci delle accuse mosse nei suoi confronti. Dopo ventiquattro ore e in accordo con quanto ritrovato sarà un giudice a decidere se perseguire con le accuse contro di lei o scagionarlo del tutto. Visto la non collaborazione mi vedo costretto ad ammanettarlo e portarlo dentro. Potrà chiamare il suo avvocato e avere un colloquio con lui domani mattina come prima cosa. Le consiglio di non parlare perché qualsiasi cosa dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale. Ha chiaro i suoi diritti?»

A seguire le orme di Richard, fu Greg, con accuse minori e una condanna ai servizi pubblici.

Nelle ventiquattro ore successive venne indetto un mandato e lo stesso agente Benioff entrò in possesso di tutta la droga che era nascosta nello scomparto segreto indicatogli da Stephan. Le accuse di Richard vennero formalizzate: possesso di sostanze d'abuso a scopi ricreativi e non finalizzati alla terapia, superiore al limite di consumo personale, e lesa salute di terzi.

Stephan era stato sensazionale. Avendoci poi confessato che fin dall'inizio era stato dalla nostra parte: Emma lo aveva coinvolto per ricercare indizi e prove che avrebbero potuto portare Richard verso una condanna. E proprio quella sera aveva colto la palla al balzo per smascherarlo dinanzi a tutti.

Emma denunciò Whitemore il mattino seguente, attingendo al suo stesso video come prova incriminante. Vista la totalità e la diversità dei capi d'imputazione, l'imputato si vide negata persino la libertà vigilata su cauzione. Era stato arrestato in attesa del processo.

Purtroppo, però, dei restanti filmati non c'era traccia.

♣♣♣♣♣

Tadààààà! Stephan is back again! O meglio, non se ne è mai andato!
Finalmente qualcosa che va al suo giusto posto! 

E ovviamente festeggiamo la carcerazione di Richard! Le vostre preghiere sono state esaudite dalla dea della magia, ma sarà veramente così facile sbarazzarsi di lui?

Non perdevi i prossimi capitoli... saranno di "compagnia" .

Fidatevi della vostra Red Witch, alla prossima, 

Haineli

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