78. Reazione a catena (2/2)
♫ Halsey - Colors ♫
«Ehi, tu, come ti chiami? Ti andrebbe di partecipare?» Josh domandò allo sconosciuto seduto accanto a Dylan.
«Oh, io... io sono George! Sì, sarà divertente!» A me quel ragazzo inquietava sempre di più. Si spostò gli occhiali da vista per avere una più chiara visione dei partecipanti a quel gioco. Sembrava non fosse integrato come gli altri.
«Stai fissando me e la mia cicatrice?» domandò Dylan con tono di sfida. Si voltò nella sua direzione sovrastandolo con uno sguardo opprimente e schiacciante.
«No, no. Assolutamente...» Gli occhi del riccioluto George caddero inevitabilmente verso la sabbia chiudendosi nelle spalle per paura di qualche reazione. La voce gli tremava.
«Sarà meglio per te» brontolò Dylan. «Forza concludiamo in fretta questa pagliacciata e passatemi una bottiglia di qualcosa, ci serve per giocare!» aggiunse.
«Tieni, amico! Partecipo anche io!» Malcolm, passato di lì per caso, gli lanciò la bottiglia di vetro quasi vuota. Il modello statuario si sedette di fronte per poter completare il cerchio. Eravamo pronti per iniziare.
Sarebbe potuto essere divertente o estremamente imbarazzante.
«Vodka, che bei ricordi.» Dylan svitò il tappo della bottiglia scolando il contenuto rimanente in un sol sorso. Digrignò i denti tendendo le labbra, mentre il liquido freddo scendeva verso la bocca dello stomaco. Quando si riprese posizionò la freccia al centro di quel cerchio improvvisato imprimendo una forza tale da permetterle di girare.
«Che il gioco abbia inizio.» Decretò Josh mettendosi seduto nel posto lasciato vuoto da Cassidy e Eric.
Non mi resi conto di chi toccò parlare, avevo avvertito una vibrazione provenire dalla tasca. Era il mio cellulare. Lo afferrai solo qualche istante, il tempo di notificare che Emma fosse effettivamente a casa di Richard e che stesse iniziando a perlustrarla. Se l'avessero beccata sarebbe finita nei guai.
«A sette anni ho ucciso il gatto del vicino di casa, vale come reato?» Steve rise per la sua stessa domanda. Aveva scelto verità e Dylan gli aveva chiesto se lui o qualche suo amico avessero mai commesso qualche reato. L'aveva presa alla lettera la faccenda del collezionare indizi.
La ragazza al fianco di Steve rimase scioccata. «Ma quel povero gattino! Non ti vergogni?!» Diede un buffetto sul braccio dell'accompagnatore per poi imbronciarsi e voltare lo sguardo dall'altra parte. Notò l'aitante Malcolm e non passò molto prima che raddolcisse il viso presentandosi al modello muovendo in maniera molto sensuale le labbra tinte di rosso. Frizionava un ciuffo di capelli utilizzando l'indice e il pollice con fare molto civettuolo. «Piacere, Vanessa.» E così si scoprì anche il nome dell'ultima giocatrice.
«Credo tocchi a me» intervenne il pauroso George mantenendo lo sguardo raso terra per evitare che Dylan potesse nuovamente sgridarlo. Girò la bottiglia, la quale puntò Margot.
«Verità» decretò la ragazza immediatamente, non era in vena di penitenze stupide soprattutto se dipendevano da estranei.
«Verresti a letto con me?» chiese George alzandosi in piedi in un urlo disperato. Tutti rimanemmo esterrefatti.
«Amico, non si fa!» Sussurrò Malcolm mettendosi una mano sul volto e scuotendo la testa. Nathan, invece, serrò i pugni levando gli occhi al cielo. Sapeva che una scenata di gelosia per la sua ex ragazza non sarebbe stato di nessun aiuto. Semplicemente le voleva bene e sapeva che quel mezzuccio da quattro soldi era qualcosa di fin troppo squallido per un approccio e non l'avrebbe permesso, qualora George avesse insistito.
«Ma che problemi hai? Smettila, potrei chiamare la polizia tra un po'. Ma questo qui chi lo ha invitato?» Dylan diede voce ai pensieri di tutti puntandolo con il pollice e ignorando completamente la sua presenza o i suoi sentimenti. Nessuno, in realtà, lo conosceva.
«Ma la domanda?» ripropose George speranzoso prostrandosi in avanti per poter scrutare una scintilla negli occhi di Margot. Dylan lo tirò giù a sedere, era meglio se scompariva.
«No, mi dispiace, non ti conosco e neanche mi piaci da quel che ho potuto vedere.» George rimase alquanto deluso. Eppure, avrebbe potuto aspettarselo che sembrare un pervertito non era l'opzione migliore.
«Va bene gente, ci sono io adesso a mettere un po' di brio a questa festa! Avviso che chiunque capiti sotto questo giro dovrà limonare!» Steve lanciò un occhiolino di intesa generale, diretto particolarmente alla ragazza al suo fianco, anche se quell'ultima non sembrava più interessata.
La bottiglia viaggiò e il suo collo si fermò in direzione del modello, Malcom, il quale rise sotto i baffi. Steve ne fu abbastanza irritato poiché per qualche istante aveva sperato che la bottiglia avrebbe puntato alla sua Vanessa.
«Beh, cosa scegli?» domandò piatto svuotato di qualsiasi felicità.
«Indicami la fanciulla, amico!» rispose il bell'imbusto dai capelli corvini tirati all'indietro. Ingrossò il petto con un respiro profondo, voleva forse apparire più sensuale? Sarebbe stato difficile essere più sexy.
«Beh, allora, ehm... Amanda, vai, è tutta tua!» Strabuzzai gli occhi quando Steve puntò me come se fossi carne da macello, per poi girarsi i pollici.
«Cosa?!» domandammo in coro io e, con mia somma sorpresa, Dylan, il quale mi riguardò con rimprovero, come se fosse colpa mia! Entrambi incurvammo reciprocamente le sopracciglia in maniera interrogativa.
«È la tua ragazza, amico?» chiese Malcom, mentre Nathan si gustava la scena facendosi più indietro possibile con la schiena: io e Dylan potevamo scrutarci l'un l'altro senza averlo in mezzo.
«No! Non lo è... ma andiamo, abbiamo tredici anni che per limonare abbiamo bisogno di questi trucchetti? Se lei avesse voluto baciarti lo avrebbe già fatto o sbaglio?» Dylan mostrava disgusto dipinto sul volto. Era forse frustato?
«Ah, non posso voler baciarlo?» domandai irritata.
«Vuoi forse dirmi il contrario?» rispose di rimando.
«Vuoi che ti baci io, Amanda?» La testolina riccioluta di George fece capolino e, trasognante, aspettò una risposta.
«STAI ZITTO, GEORGE!» urlammo all'unisono. Nathan non riuscì più a trattenere le risate ricadendo all'indietro sulla sabbia.
«E tu perché ridi!? Non è divertente!» Dylan sembrava davvero esasperato. Nate alzò una mano verso l'alto. «Sto bene, non è niente... è solo che non me l'aspettavo!» La constatazione di Nathan mi irritò, e persino Matt e Margot se la stavano sghignazzando. Mi voltai, trovando Dylan a fissarmi a sua volta.
Distolsi immediatamente lo sguardo per togliermi dall'impiccio. Strinsi le braccia sotto il seno per darmi un certo tono. Avrei potuto baciare quello sconosciuto, forse. Ma... non era lui.
«Certo, amico, hai ragione, non voglio obbligare nessuna ragazza. C'è qualcuna che si propone, allora? C'è ancora un obbligo da soddisfare!» Malcom, molto diplomaticamente, trovò conforto sulle labbra di Vanessa, che senza neanche rispondere gli infilò la lingua in gola.
«Ma!?! Che diamine!» Steve sobbalzò al suo fianco, rassegnato dal fatto che fosse una schiappa e che non potesse competere con mister manzo. Si mantenne la testa tra le mani esausto: la sua serata sarebbe andata in bianco totale.
«Allora, visto che loro due sono... occupati, direi che tocca a me girare la bottiglia.» Matt si avvicinò al centro sorridendo imperterrito e, con un gesto deciso del polso, fece ruotare il vetro in senso orario. Il tutto con il sottofondo dei viscidi baci di Malcom e Vanessa. Era alquanto imbarazzante, ma non pensai che qualcuno avesse il coraggio di dirgli qualcosa. Semplicemente gli avremmo ignorati.
«Dylan, sei il fortunato!»
«Ehm... scelgo verità. Togliamoci il pensiero, figlio di un ricco ereditiere.» Dylan raccolse le ginocchia al petto aspettando una qualche domanda di Matt. Tra loro c'era ancora quella strana voglia di rivalsa dopo i fatti accaduti all'asta di beneficienza. Dyl, infatti, lo guardava in cagnesco, quasi a studiarlo per capire la sua prossima mossa. Non gli aveva ancora perdonato la vincita e non credo lo avrebbe mai fatto. Il ragazzo dagli occhi verdi si lisciò più volte il leggero accenno di barba, umidificandosi le labbra senza prestare particolare attenzione agli azioni di O'Brien. Stava davvero pensando a qualcosa di troppo complesso per uno stupido gioco.
«Se potessi decidere di avere una singola cosa, così da rinunciare alle altre due, cosa sceglieresti tra: vivere per sempre, avere tutti i soldi del mondo e passare il resto della tua vita con una sola ragazza. Attento eh, se scegli la grana, addio sesso!»
Matt non si smentiva mai. Aveva l'animo di un bambino giocoso. Non troppo malizioso, ma comunque spiritoso, divertente e mai scontato. Quel quiz avrebbe testato i suoi profondi desideri.
Dylan corrugò la fronte, mentre affondava le dita nella sabbia appena umida. Ci illuminò con il suo sorriso abbagliante quando finì di elaborare i dati. Buttò la testa all'indietro pronto per rivelare la sua risposta.
«I soldi già li ho. Di una vita lunga e patetica non me ne faccio niente... direi che scelgo il sesso. Sì, assolutamente, potrò divertirmi e non sarò mai solo. Ovviamente posso decidere avere al mio fianco, Dawson?» Domandò il bruno ritornando nella sua posizione iniziale massaggiandosi la nuca, sicuro di aver dato la risposta migliore di tutte.
Matt fu preso alla sprovvista scrollando le spalle come se non ci avesse pensato. «Certo, penso di sì. Credo dovresti sposarla, a dir la verità. Era questo ciò che intendevo con...» Dylan non diede peso a quelle parole e lo sovrastò.
«I matrimoni sono sopravvalutati, ma va bene lo stesso. Sì, è questa la mia risposta.»
«Bene, perché... credo dovrai rispondere un'altra volta, visto che tocca di nuovo a te. O preferisci obbligo?» Margot squadrò Dylan maliziosamente da dietro le lunghe ciglia. Aveva fatto girare quella dannata bottiglia di vodka nella confusione così che tutti ci fossimo persi il passaggio! Sembrava avere in mente qualcosa di malvagio. Dylan sbadigliò e, con un cenno della mano, fece capire che avrebbe preferito verità.
«Certo, chiedi pure, da qui non mi alzo per fare nulla!» aggiunse in seguito. A Margot si illuminarono gli occhi.
«Quindi, ricollegandomi alla domanda precedente, sposeresti Amanda?» La bruna, come una pantera sensuale, si allungò verso di noi incurvando un sopracciglio in attesa di una risposta succulenta.
Strabuzzai gli occhi paralizzandomi a causa di un interrogativo fin troppo personale. A Nathan scappò un ulteriore risata e, come prima, si ritrovò accasciato sulla sabbia per lasciarmi quanto più in imbarazzo possibile con Dylan a due passi da me. Mi voltai per mirare Margot e rimproverarla, ma l'unica cosa che ottenni fu un suo occhiolino. Cosa diavolo avevano tutti?
Aspettai in silenzio il giudizio finale. Non avevo intenzione di mostrarmi. Quella risposta, in qualsiasi caso, avrebbe scombussolato il mio fragile equilibrio interiore. Tutto quello che aleggiava nell'aria in quel momento era semplicemente silenzio. Neanche più i due piccioncini si stava baciando. Avevano interrotto la loro maratona per udire l'ardua sentenza.
Una risposta che, però, non arrivò.
Il momento di quiete venne interrotto da delle urla femminili. Grida che chiamavano il nome di Nicole. E da lì... ci fu il caos.
♣♣♣♣♣
Cari Cursed, accade sempre qualcosa di interessante a queste feste, chi ne vuole organizzare una? A mie spese, ovvio, le scope volanti passeranno a prendervi appena pronti!
La vostra Red Witch,
Haineli ♥
P. S. (=Problema Speciale): Ci sarà la luna piena, che non vi venga in mente di trasformarvi!
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