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12. Forza di volontà

Macy Kate - Cry For Help

Uscita dal delizioso locale in centro tutto ciò che percepivo era la mia stupidità. Ero stata talmente ingenua da credere che avessi trovato l'amore come nelle favole che mia madre mi narrava da bambina. Non mi aveva mai neanche sfiorato l'idea che sarebbe potuta essere una ricerca ineffabile, problematica e infruttuosa.

Invidiavo coloro che riuscivano a divertirsi senza pagare il caro prezzo dei propri sentimenti. Non avere legami significava non soffrire. Il mio orgoglio ferito mi faceva intendere che io non ce l'avrei mai fatta.

Nathan, come al solito, aveva ragione.

Le auto sfrecciavano come saette scuotendo le fronde degli alberi. Le foglie caduche riempivano le strade e i passaggi pedonali, mentre il vento le trasportava beando il mio corpo. Era da poco iniziato l'autunno. L'odore di biscotti appena sfornati e di fiori di lillà mi riempii le narici, mentre passavo dinanzi una panetteria e un fioraio all'angolo della strada.

Quando una vettura si fermò a pochi metri da me, non ci diedi troppo peso: ero immersa nei miei sconsolati pensieri. Mi risvegliai solo quando due occhi intensi mi penetrarono l'anima attraverso il finestrino del lato passeggero.

«Eric?» domandai incurvandomi con un cipiglio sul volto.

«Che ci fai qui, Amy?» mi chiese impettito e con un sorriso smagliante.

«Sto tornando a casa» risposi sconsolata.

«Vuoi un passaggio? Sto andando da Emma.»

«Accetto volentieri.» Con un movimento rapido mi feci posto sul sedile anteriore. L'abitacolo era ordinato come l'ultima volta. All'improvviso mi venne da sorridere. Se solo Dylan avesse saputo che qualcun altro si fosse offerto di darmi uno strappo.

«Che ci facevi qui tutta sola, se posso chiedere?» Eric incurvò un sopracciglio dopo essersi fermato al semaforo. Schioccai la lingua sul palato, generalmente lo avrei liquidato, ma quella volta mi sarei affidata alla sua discrezione. Magari da esterno alla vicenda avrebbe potuto aiutarmi.

«Problemi con un ragazzo» ammisi aspettandomi un'ulteriore quesito. Avevo tacitamente acconsentito a quell'interrogatorio.

«Chi? Quello della spiaggia? Il cugino di Nathan?» chiese incuriosito premendo sull'acceleratore.

«Non lui. Sai, ho seguito il tuo consiglio e credo abbiamo una specie di accordo. Forse siamo diventati amici. Per il momento ci sopportiamo: è un momento di calma.»

«Prima della tempesta» aggiunse ridendo. «Quindi chi è lo sfortunato?» ripropose in seguito.

«Un ragazzo per cui ho una cotta da un paio di anni e che speravo mi avesse finalmente notata, ma a quanto pare gli interessavo più fisicamente che altro» risposi saettando lo sguardo verso le mie mani. Improvvisamente mi sentivo esplodere di imbarazzo.

«Se vuoi sfogarti ricordati che non sono solo un amico di Emma.» Mi sorrise mentre faceva manovra per entrare in un parcheggio vicino casa. Quando spense il quadro elettrico lo seguii a ruota sulla strada.

«Che dici di continuare la conversazione sopra con una bella tazza di latte caldo?» proposi cercando le chiavi nella borsa.

«Accetto volentieri» mi fece il verso, dandomi la certezza che mi aveva ascoltata fin dal principio.

***

«Quindi mi stai dicendo che Richard prima ha tastato le tue intenzioni, poi ti ha dato buca promettendoti che se uno dei due dovesse cambiare idea un giorno potreste quagliare?» domandò Emma retorica.

«Sì, in pratica» risposi dopo essermi completamente distesa sul divano e posando la mia testa sul grembo di lei. Eric era rimasto in piedi. Non aveva detto molto, si era limitato a farci da portantino per le tazze di latte che lui stesso aveva preparato.

«Nathan vorrà disintegrarlo» continuò lei massaggiandomi le tempie.

«Per questo, credo ometterò qualche dettaglio quando glielo racconterò. Mi aveva avvisata e io gli avevo chiesto di fidarsi di me.»

«Richard ti piace, è normale che tu ci abbia provato» sottolineò Eric sorseggiando il suo caffè.

«Sì, mi piace. Grazie Eric, non sei di aiuto» lo aggredì acciuffando il pacco di biscotti sul tavolino.

«Voglio solo dire che dovresti fatti passare questa cotta per vedere la realtà. Lui è libero di cercare la relazione che vuole. Io e Emma siamo dello stesso parere di Richard, non è poi così sbagliato» si giustificò.

«Sono d'accordo con lui. Non ti fare il sangue amaro per qualcuno che non la pensa come te, innamorati come vorresti e sii felice.» Le parole della mia amica erano come un balsamo per i nodi della mia anima. Aveva ragione. O forse avrei dovuto solo sperare che con il tempo le cose per lui cambiassero? Misi le mani sul mio volto mentre scalciavo sul divano. Che situazione stressante.

«Per voi è facile. Non provate sentimenti l'uno per l'altro. Richard sarebbe perfetto per Emma» conclusi incrociando le braccia al petto.

«Non riesci a esserne immune, sentimentalmente parlando? Magari si tratta solo di abitudine. Secondo me hai tre opzioni: puoi ignorarlo fino alla fine dei tuoi giorni; puoi diventare sua amica imparando a gestire la cosa giorno dopo giorno fino a quando non smetterà di piacerti; puoi approfittare dell'offerta.» Se Eric non avesse espresso quell'ultima frase, forse, quello sarebbe stato anche un discorso di un certo spessore.

Lo scrutai torvo poiché molte volte avevo loro confidato che quel tipo di rapporto non faceva parte del mio essere e se anche ci avessi provato sarei sicuramente rimasta troppo coinvolta.

«Come non detto, allora solo due opzioni» scherzò scrollando le spalle e poggiando al suo fianco la tazzina bianca. La mia con il latte e i biscotti giaceva ancora sul tavolino.

«Parlaci, stacci insieme e dimenticalo come ha suggerito il damerino. In fin dei conti non è successo nulla tra di voi, quindi potrebbe diventare un amico per davvero.» Emma mi spostò delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi fece accoccolare tra le sue braccia per darmi la forza di cui avevo bisogno.

«Dici quindi che forse dovrei invitarlo alla sfilata? Magari lui e i suoi amici?» domandai ancora con gli occhi socchiusi. Probabilmente avrei dovuto farlo.

«Perché no. Verrà anche Josh a proposito, Eric?»

«Sì, sarà dei nostri» rispose sorridente.

«Josh è un giocatore della squadra di football, giusto?» domandai ricordandomi della partita di Nathan e Matt pochi giorni più avanti.

«È il capitano» mi diede conferma.

«Domenica giocheranno sia Nathan che un nuovo amico, si chiama Matt, è carino. Io sarò giudice di una scommessa, pensavo magari che potreste unirvi se vi va?» borbottai sul finale.

«Oh, e quindi questo ragazzo carino sarà sudato e sa che tu sarai lì per lui. Beh, potrebbe essere l'inizio della tua storia d'amore» fantasticò Emma battendo le mani e facendomi accomodare sul divano con più grazia di quanta non ne avessi avuta nell'ultimo quarto d'ora.

«Non credo di interessargli, però vorrei farvelo conoscere.»

«Anche Richard?» domandò Eric dubbioso.

«Anche Richard» sospirai, dovevo farlo. Dovevo essere forte e imparare a gestire le mie emozioni. Non mi sarei dovuta abbattere.

«Brava ragazza,» iniziò Emma lasciandomi un rumoroso bacio sulla guancia mentre si alzava «ora che qui è tutto sistemato direi che io e te abbiamo una cosa in sospeso» rivolgendosi a Eric. Presi le tazze e alla velocità della luce mi diressi in cucina urlando alle mie spalle che avrebbero fatto bene ad andare in camera perché non ci tenevo a godermi lo spettacolo.

***

La mattina dopo presi l'auto di Emma per poter andare in università. Non c'era l'ombra di Eric a casa, perciò credetti se ne fosse andato prima che io mi svegliassi. Mi chiesi quando quello che c'era tra lui ed Emma sarebbe finito.

Molto probabilmente quando uno dei due avrebbe trovato l'amore. Egoisticamente pensai che fosse il più tardi possibile, non mi dispiaceva vederli insieme.

Oltrepassai il cancello camminando con lo sguardo volto verso il basso fino a quando non mi sentì richiamare.

«Amy, fermati!» Nathan era in compagnia di Dylan, come ogni mattina da quando era arrivato.

«Ciao» risposi un po' forzatamente.

«Che succede?» chiese Dylan camminando a passo svelto per superarmi. Non capivo perché facesse delle domande se poi si allontanava.

«Affari miei» ero un po' stizzita.

«Che succede?» ripropose nuovamente Nathan, preoccupato, mettendosi al mio fianco. Non volevo parlare di Richard in quel momento, magari lo avrei fatto più avanti, perciò diressi l'attenzione del mio malessere nei confronti dell'unica altra persona che lo meritava.

«Sei stato tu a dire al signorino qui davanti dove si sarebbe probabilmente svolto il mio appuntamento?» domandai infastidita, ma anche qualora si fosse rilevato colpevole me la sarei comunque presa con Dylan.

«Cosa?» allargò le braccia nel più totale panicato. «No, assolutamente, io non ho detto nulla. L'unica volta che abbiamo parlato ero al telefono mentre stavo in cucina e... DYLAN!» urlò Nathan «Che cosa hai fatto?»

Il moro fischiettava come se nulla fosse. Scrollò le spalle interpellato. «Ho solo sentito, per caso, che sareste andati al bowling e dato che avevo un appuntamento con Cassidy ho chiesto se le andava.»

«Sbagliato!» lo fermai «Le hai detto che io avevo proposto voi un'uscita a quattro» puntualizzai allungando l'indice contro il suo petto. Lo guardai negli occhi serrando le labbra in una linea dura.

«In effetti, il vostro non era un vero appuntamento. Io l'ho solo movimentato. Dovresti ringraziarmi» rispose in sua difesa afferrando la mia mano e abbassandola. «Non te la sarai mica presa per questo?» domandò con non curanza abbandonandomi alle sue spalle. Nathan si mise una mano sul volto.

«Io giuro che non ne sapevo nulla. Probabilmente era solo annoiato» provò a giustificarlo. Si tappò la bocca quando l'incenerii con lo sguardo.

«Me la sono presa anche per questo!» ammisi spintonando Dylan per poter avere un più facile accesso all'ingresso del secondo piano. Avevo lezione con Wilde perciò le nostre strade, in quel momento, si sarebbero divise. Nathan accelerò il passo per potermi stare dietro. Salutò il cugino con la mano, mentre quell'ultimo urlò per i corridoi tutto sorridente "ci vediamo nel pomeriggio, Lilian".

Mi voltai solo per rifilargli un dito medio mentre lui, al contrario, mi lanciava un occhiolino. Iniziavo a non sopportarlo più. Sapevo di aver a che fare con il vero, odioso e insopportabile Dylan O'Brien. Era quello che probabilmente faceva sì che le persone si allontanassero da lui. Mi sentii una stupida poiché gli avevo in qualche modo promesso che, invece, sarei rimasta per provare a capirlo.

Ma forse non sarebbe mai successo.

«Tuo cugino è un coglione» commentai nervosa. Da un angolo sbucò Matt.

«Chi è un coglione?» chiese divertito battendo il pugno a Nathan.

«Mio cugino» rispose quest'ultimo. «Lo conoscerai domenica, verrà a vedere la partita.»

«Figo» concluse Matt divertito.

«Perfetto, ci sarà anche lui» borbottai irritata.

«Ora, finalmente, puoi dirmi che ti succede? Sei davvero così fuori di te solo per quello che ti ha fatto Dylan o c'è dell'altro?» domandò il mio migliore amico. Mi conosceva troppo bene.

«Si tratta di Richard. Non è andata bene. Siamo solo amici» risposi telegrafica cercando di essere più matura possibile. Nathan era sempre stato tanto protettivo nei miei confronti, perciò avrei dovuto mostrare maturità.

«Sicura che non ci sia altro? Stai bene? È stata colpa di Dylan?» chiese come se gli nascondessi un grande segreto dietro le miei iridi castane. Non c'era altro che dovesse necessariamente sapere. Alla fine dei conti era quella la verità.

«Non è stata colpa sua, incredibilmente. Penso sia normale che mi sarei aspettata qualcosa di più, ma in ogni caso non è morto nessuno. Andrò avanti e sarò felice lo stesso, l'importante è avere voi» confidai con assoluta dolcezza tanto da far nascere un sorriso sul viso del mio amico.

«Ecco la mia guerriera» mi scompigliò i capelli. Il suo gesto fu totalmente inaspettato che sospirai pesantemente prima di sillabare una risposta che potesse incutergli terrore.

«Questa guerriera ti farà molto male, adesso!» scherzai.

«Basta che non gli tocchi il bel faccino che ha,» intervenne Matt «nel football è inguardabile, figurati se gli elimini anche l'unica possibilità che ha con le ragazze, si ritroverà con dodici gatti in casa un giorno» alzò le spalle. Quel ragazzo aveva un umorismo particolare e una sincerità disarmante. Non ne dava a vedere per nessuno.

«E va bene, ma solo perché ti voglio bene...» mi arresi prima di superarlo così da aprire la pesante porta dell'aula. «E perché sono allergica ai gatti» conclusi rifigliandogli una linguaccia per poi sparire nella stanza semivuota.

♣♣♣♣♣

Eccoci qui, cari Cursed!

In onore del dodicesimo capitolo (perché dodici è un bel numero non trovate?) vorrei che mi indicaste la parte del libro che fino a questo momento vi abbia lasciato sorpresi e divertiti!  La mia è quando Dylan scopre che in realtà la nostra protagonista si chiama Lilian Amanda utilizzando questa informazione solo per farla arrabbiare! 

Tornando al capitolo, credete che Amanda ce la farà a rimanere impassibile nei confronti di Richard? O magari pensate sia stata sciocca a non accettare la proposta di quest'ultimo che non voleva impegni seri?

E poi ci sono Eric ed Emma. A me quei due insieme piacciono troppo e spero sarete contenti della loro presenza, come quella di Nathan e Matt, nei capitoli a seguire! 

Al prossimo angolo autrice, la vostra Red Witch

Haineli 

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