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04. Best of Me

«Attento!»

A nulla servì l'avvertimento: l'automobilina elettrica, a bordo della quale si trovava Eren, si schiantò contro quella guidata da Levi.

«Ahahah, ti ho preso!» rise il castano, e quel suono così allegro giunse alle orecchie dell'altro scaldandogli il cuore.

«Adesso te la faccio vedere io, moccioso impertinente!» lo minacciò, iniziando a inseguirlo lungo la pista tentando nel frattempo di scansare gli altri veicoli.

«Non ci riuscirai mai, ahahah!»

Le labbra del corvino si curvarono in un sorriso.

Era il loro primo appuntamento. Uno serio, di quelli con la A maiuscola.

Erano usciti insieme decine di volte ed altrettante, se non di più, avevano fatto prima sesso e poi l'amore; ma da quando la loro storia era divenuta qualcosa di importante un appuntamento "vero" non lo avevano mai avuto. Così Eren aveva deciso di porre rimedio alla questione ed eccoli lì, al Luna Park, speronandosi a vicenda sull'autoscontro.

Approfittando di un attimo di distrazione di Levi il ragazzo dagli occhi di giada lo colpì in pieno, facendo collidere le fiancate dei veicoli già piuttosto malconci.

«Così non vale, mi hai colto di sorp-»

Il più basso non fece in tempo ad inveire contro il fidanzato che le sue labbra coprirono le proprie in una frazione di secondo: un bacio breve, casto, giocoso, ma pieno d'affetto. Il corvino arrossì mentre Eren tornava seduto al proprio posto con un sorriso ebete stampato in faccia.

«Lo so!» disse, tentando di fuggire a bordo del proprio mezzo a tutta birra - ovvero a cinque all'ora perché era sempre un'automobilina elettrica - ma la fortuna lo abbandonò. Il fatto che, preso dall'entusiasmo, avesse inserito il gettone prima di Levi non aveva giocato a suo favore, alla fine.

L'urto che ne seguì fu violento, data la sua immobilità al centro della pista, ed in fin dei conti se lo aspettava: Levi non gliel'avrebbe mai fatta passare liscia. Era però impreparato alle parole del corvino, che lo fissava divertito.

«Sali a bordo, moccioso...!» sogghignò, ed Eren non se lo fece ripetere due volte.

Contro il regolamento, saltò dal proprio veicolo in quello del ragazzo, occupando il piccolo ed angusto sedile. Erano stretti come due sardine!

«Bene signore, dove vuole che la port-»

Stavolta fu il suo turno di arrossire. Levi lo afferrò per il bordo della giacca, tirandolo a sé e baciandolo decisamente con più trasporto di quanto si aspettasse. Non che la cosa gli dispiacesse, fu l'unico pensiero prima di abbandonarsi a quel tiepido contatto.

Nel momento in cui si separarono, Eren non riuscì a non notare il sorriso che increspava le labbra dell'altro.

«Sta zitto e guida.»

Il castano rise, premendo il piccolo pedale dell'acceleratore, intenzionato ad eseguire gli ordini.

«Signorsì, Capitano!»

🕟

«Sicuro di non volerne un po'?»

«Di quella roba al cioccolato? Neanche per sogno.»

Erano seduti al tavolino di un piccolo bar, ed avevano comprato del gelato: un'enorme coppa triplo gusto per Eren, con tanto di panna e granella di nocciole, ed un semplice ghiacciolo al limone per Levi.

«Solo un assaggino...! Di AAAAAAAA!» disse il castano imperterrito, affondando il cucchiaino nella stracciatella ed allungandolo verso l'altro con l'intenzione di imboccarlo. L'espressione di Levi passò dall'essere annoiata ad orripilata in una frazione di secondo.

«Scordatelo! Ti sembro un poppante?»

«Oh, andiamo, fallo per me...» lo supplicò l'altro con uno sguardo da cucciolo bastonato che avrebbe fatto sciogliere persino un iceberg. Ma il fidanzato sembrava avere un cuore di pietra.

«Tch, ingozzati pure» sbottò seccato, dando un morso al proprio ghiacciolo.

Eren rabbrividì a quel gesto.

«Oddio, persino i tuoi denti sono insensibili...»

«Cos'hai detto?»

«Nulla, nulla!» ridacchiò il castano, facendo sparire il cucchiaino all'interno della propria bocca. Lo fece scivolare piano tra le labbra gustando il sapore del suo spuntino, quando notò il modo in cui Levi lo guardava. Aveva uno strano luccichio negli occhi: malizia, lussuria.

Eren sorrise in quel modo irriverente che al corvino dava alla testa, mentre affondava nuovamente la piccola posata nel gelato per poi riportarla alla bocca: la aprì piano, consumando solo parte della sostanza fresca dimunuendone la quantità con gesti lenti e provocanti, facendo fuoriuscire il cucchiaino con una lentezza estenuante e con le labbra che formavano una piccola "o". Lo ripulì con cura, leccandone la parte concava con un'innocenza che di certo non gli apparteneva.

Levi deglutì osservando quei lembi di carne rossi e lucidi, ricoperti da un leggero strato bianco dovuto al colore del dolce che il suo fidanzato stava mangiando. Il maledetto sapeva perfettamente quale pensiero perverso la sua mente avrebbe elaborato. Quando però alcune gocce del ghiacciolo scivolarono lungo la stecca, sporcandogli le dita, decise che lo avrebbe ripagato con la stessa moneta.

Percorse il pezzo di ghiaccio dalla base fino alla cima con la lingua, fissando le iridi smeraldine di Eren che sembrò incapace di respirare per i primi dieci secondi. Ripeté l'operazione un'altra volta, e poi un'altra ancora. Vide il castano stringere le gambe sotto al tavolo, e sorrise trionfante. Dopo aver leccato nuovamente il ghiacciolo ne mordicchiò giocosamente la punta, mentre il gelato di Eren si scioglieva indisturbato nell'elaborata coppa di vetro. Nel momento in cui lo fece scivolare all'interno della propria bocca, succhiandolo piano, lo studente non riuscì a trattenere un sospiro.

Immaginava che a ricevere quelle deliziose attenzioni fosse il suo pene, che quella lingua morbida ne percorresse ogni vena e sporgenza, che quella bocca gli facesse sentire il calore dell'Inferno e toccare la cima del Paradiso.

Il ghiacciolo al limone era ormai terminato e Levi si portò le dita alle labbra, ripulendole coi polpastrelli che non esitò un secondo a leccare.

Il cucchiaino cadde sul tavolo, producendo un tintinnio fastidioso, mentre Eren faceva scivolare rumorosamente la sedia all'indietro ed afferrava il polso del fidanzato, trascinandolo con sé.

«Non lo finisci il gelato...?» gli chiese il corvino con una punta di divertimento.

«Fanculo il gelato...» fu la risposta a denti stretti che ottenne.

🕠

Levi era schiacciato tra il corpo di Eren e la parete scura e sporca della galleria di una giostra ormai in disuso. Il castano lo aveva costretto a scavalcare la transenna che impediva agli ospiti del parco l'accesso, inoltrandosi in quel buio spettrale intervallato solo da spifferi gelidi e ragnatele enormi. Era un luogo umido e sudicio, ma in quel momento la lingua di Eren nella propria bocca gli impediva di pensare a qualunque cosa non fossero le sue mani tra i capelli, il suo ginocchio piantato tra le cosce e l'erezione pulsante che non aspettava altro se non di essere considerata.

«Cristo, Levi, mi fai eccitare persino quando mangi un ghiacciolo...!» ansimò il ragazzo tra un bacio e l'altro.

Il corvino sorrise sulle sue labbra.

«Se tu non ti fossi comportato come la piccola merda quale sei, adesso non l'avresti duro nei pantaloni...» gli rispose.

«Volevo stuzzicarti...»

«Volevi fare lo stronzo...!»

«Solo un pochino!» ridacchiò il castano, succhiandogli il lobo sinistro.

Levi emise un rantolo di piacere, mentre le mani del fidanzato accarezzavano la sua pelle al di sotto della t-shirt torturando un capezzolo turgido.

«Se pensi di scoparmi qui ti sbagli di grosso...!» ansimò, esprimendo il concetto con una certa fatica.

«Ti prego, Lee, sto per esplodere...»

L'espressione di Levi era a metà tra lo stranito e il divertito.

«Come scusa?»

«... Sto per esplodere...?» chiese il castano, cercando di ricordare cosa avesse detto appena qualche secondo prima. Non era certo di aver articolato una frase di senso compiuto dato che lo sfregamento tra le loro erezioni, ancora nei pantaloni, lo distraeva parecchio.

«No, prima.»

«Ti prego?» Eren ora lo guardava perplesso, smettendo di dedicare la propria attenzione al collo dell'altro già disseminato di piccoli succhiotti.

«In mezzo, Eren!» sbuffò il corvino, seccato.

«Oh!» arrossì violentemente, realizzando a cosa si riferisse esattamente. «Lee...»

«È un diminutivo?»

«Sì... Se non ti piace, non-»

Levi spense ogni suo tentativo di replica, mettendolo a tacere con le proprie labbra. Queste si mossero lente e languide sulle gemelle, come se tentassero di rassicurare il ragazzo che, un po' impacciato, non sapeva bene cosa fare.

«Mi piace, Eren» disse infine il maggiore, dandogli un ultimo bacio a schiocco e guardandolo negli occhi.

«Ah, m-mi fa piacere!» balbettò l'altro, grattandosi la nuca. «Bene, uhm, dove eravamo rimasti?»

Levi sorrise furbescamente.

«Ero indeciso se lasciarmi scopare qui o meno...» disse con fare casuale.

Gli occhi di Eren scintillarono nel buio della galleria.

«Non avevi detto di no, poco fa...?»

«Beh...» il corvino giocò con alcune ciocche castane del proprio fidanzato. «Forse il modo affettuoso con cui mi hai chiamato potrebbe avermi fatto cambiare idea...»

L'altro non perse un solo istante nello sfruttare il vantaggio appena concessogli.

«Ti voglio, Lee.»

Lo baciò in quel modo appassionato che l'altro tanto adorava, sfiorandolo ovunque le sue mani riuscissero ad arrivare.

«Ti voglio dal primo momento che ti ho visto al bancone del locale...» soffiò al suo orecchio, consapevole che quel sussurro caldo lo avrebbe eccitato. Conosceva ogni curva e dislivello di quel corpo marmoreo, che gli apparteneva in modo innegabile ed indissolubile, così come sapeva quali parole lo avrebbero fatto cedere alla passione.

«Ah, Eren...!» Levi afferrò i capelli dell'altro, attirandolo verso di sé e lungo il suo collo dove desiderava sentire quella lingua bollente e quelle labbra morbide.

«Ti desidero Lee, ad ogni ora del giorno e della notte, in qualunque luogo io mi trovi e qualsiasi cosa io stia facendo...» lo morse piano, guadagnandosi un gemito da parte del corvino che, ancora intrappolato contro la parete, si spingeva verso il suo corpo alla ricerca di più contatto.

«Ti amo, Lee... Come non ho mai amato nessuno prima d'ora. Ti amo.»

Si guardarono negli occhi, i colori dell'inverno che si mescolavano a quelli dell'estate, e Levi arrossì a quelle parole tanto sentite, accorate, vere.

«Anche io, Eren...»

Da quel momento in poi gli unici suoni che si udirono furono il fruscìo dei loro abiti che venivano rimossi e sbottonati, gli schiocchi dei baci bagnati che si scambiavano e i sospiri di piacere mentre si toccavano. La galleria riproduceva l'eco dei loro versi di godimento, mentre Eren lo possedeva contro quella parete e Levi lo lasciava fare perso nell'oblio del loro amore.

🕡

«È stupendo!»

Eren aveva il volto schiacciato contro il vetro della cabina e Levi lo osservava divertito. Era incredibile come si emozionasse sempre per le piccole cose. Doveva ammettere comunque che il tramonto, visto dall'alto della ruota panoramica, era niente male.

Restarono in silenzio qualche minuto, mentre contemplavano quello spettacolo fatto di colori caldi ed armoniosi, quando il castano si voltò verso di lui con un enorme sorriso.

«Facciamoci una foto!»

Levi inarcò un sopracciglio.

«Perché?»

«Non abbiamo neanche una foto insieme...» Eren sporse il labbro inferiore come un bambino.

«Ci frequentiamo da poco.»

«Ci frequentiamo da tanto e siamo fidanzati da poco» lo corresse l'altro.

«È la stessa cosa.»

«No, non lo è, ma sorvoliamo la questione. Oggi è il nostro primo vero appuntamento, e voglio che sia perfetto» mostrò il suo più tenero broncio. «Andiamo, Lee...!»

Quel nomignolo sarebbe stato la sua morte, lo sentiva. Levi estrasse il cellulare dalla tasca.

«Tch, e va bene... Una sola, niente smorfie.»

«Uffa, che barba, così non c'è divertimento!»

«Non voglio una foto dove la tua faccia sarà immortalata da eterno scemo, mi basti così dal vivo» lo apostrofò, senza intenzione di offenderlo ma solo prenderlo in giro. Si sedette accanto a lui, settando la fotocamera per il selfie ed allungando il braccio.

«Perché l'obiettivo non mette a fuoco?» si chiese con una punta d'irritazione, suscitando la risata dell'altro.

«Ahahah è troppo vicino, hai il braccio corto!» sghignazzò togliendogli l'apparecchio dalle mani.

Levi lo guardò indignato: odiava quando gli facevano notare la sua scarsa statura.

«È l'unica cosa corta che ho. Vuoi un promemoria...?» gli rivolse uno dei suoi sorrisi sghembi che avrebbero steso chiunque nel raggio di cinque chilometri.

«In effetti non mi dispiacerebbe...» rispose Eren, avvicinandosi pericolosamente al suo viso e sfiorandogli le labbra con le proprie. «Mi piacerebbe mettere in pratica ciò che ho appreso oggi grazie a quel delizioso ghiacciolo al limone...»

Il corvino fremette a quella prospettiva, desideroso di tornare al proprio appartamento il prima possibile e farsi succhiare via persino l'anima. Un solo attimo, e si baciarono.

Un contatto dolce e delicato perché, in fondo, Levi pensò che non aveva poi tutta questa fretta: erano insieme, e nulla avrebbe potuto separarli.

*clic*

Eren rise, osservando il risultato dello scatto sullo schermo, mentre Levi lo guardava accigliato.

«Ehi, non ero pronto!»

«Oh, fidati, eri prontissimo!» rispose il castano, inviando immediatamente la foto sul proprio cellulare ed impostandola come sfondo su quello del fidanzato.

Il maggiore incrociò le braccia al petto, voltando la testa con cipiglio indignato.

«Ti amo anche quando fai l'offeso» sussurrò al suo orecchio. «Lee...» aggiunse subito dopo.

Piccola merda, era sleale...!

«Tch, buon per te!»

Eren lo strinse al proprio petto, ridendo felice e baciandogli i capelli. Levi non si ritrasse, lasciandosi coccolare.

Il giro sulla ruota stava per terminare, ma di giornate come quella speravano ce ne sarebbero state tante altre.

Avevano tempo.

Avevano l'un l'altro.

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