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L'inferno era quello...

L'inferno era sicuramente quella macchina silenziosa...

L'inferno aveva di certo quattro ruote, ed una radio spenta, ed il suono di un cuore che rimbombava di rabbia e dolore...

L'inferno aveva gli occhi di Masaru fissi sulla strada e non , come sempre, a buttargli rapide occhiate mentre sorrideva...

L'inferno aveva le sue labbra immobili, sotto i baffi curati, che non si prodigavano a chiedergli com'era andata la giornata o cos'avesse fatto di bello...

L'inferno non aveva parole gentili...non aveva discussioni infinite sull'importanza della matematica...non aveva quelle piccole pacche, sul volante, mentre suo padre cantava a squarciagola stonando ogni nota...

In quell'inferno suo padre lo chiamava Katsuki e non più con quei nomignoli imbarazzanti che lo avevano accompagnato per tutta la vita...

Katsuki...

Non amore...figliolo...tesoro..piccolo mio...

Katsuki...il suo nome di battesimo, che risaliva ad un vecchio trisavolo, che ora risuonava come una condanna...

Si...era decisamente questo l'inferno...

Un inferno dove il viaggio in macchina , per quanto breve, era sembrato come ore ed ore di una lenta tortura..

Un viaggio in cui gli occhi castani dell'uomo erano rimasti fissi sulla strada mentre i suoi, pieni ancora di scene che non riusciva a staccare dalla sua mente e continuavano a riapparire ancora ed ancora, rimanevano incollati al paesaggio che sfrecciava al loro fianco...

Quel braccio sulla spalla del nerd..

Quello sguardo...

Quello stronzo che gli metteva una caramella in bocca, sorridendo alla faccia rossa del verdino, per poi sostare con il dito tra quelle labbra per troppo tempo..

Perché?

Perché aveva tutta quella confidenza con lui?

Chi cazzo gli dava il permesso di poterlo toccare in quel modo?

Che cosa aveva provato? Eh?

Si era eccitato nel sentirne la morbidezza?

Le aveva premute in basso immaginando che il suo dito fosse altro?

Le aveva accarezzate?

La mano di Katsuki si strinse alla maniglia dello sportello, mentre il silenzio rimbombava nella sua testa come un canto funebre, ed ogni centimetro del suo corpo sembrò vibrare di pura rabbia ...

Anche se in fondo , nascosto nei meandri di un qualcosa che non riusciva nemmeno a capire, c'era persino invidia ...

Quando la macchina parcheggiò sul vialetto di casa avrebbe solo voluto uscire ed iniziare a correre come un dannato

Avrebbe voluto urlare per minuti interi, senza che nessuno lo sentisse, per poi tornare indietro e scuotere suo padre finché non avesse avuto una reazione..

Una sola...una reazione qualsiasi...

Porca puttana...

Avrebbe persino voluto che lo colpisse, con quelle mani grandi e rovinate dal lavoro, e che lo costringesse a terra come un maledetto cane...

Tutto...tutto sarebbe stato meglio che quel silenzio, e quell'immobilità, che seguì i gesti dell'uomo mentre scendeva dalla macchina e sbatteva lo sportello

Tutto sarebbe stato meglio della schiena di suo padre, rivolta verso di lui, che apriva il portone di casa e lo lasciava semplicemente aperto in modo che lui riuscisse ad entrare...

Tutto sarebbe stato meglio della faccia di Mitsuki, che accolse suo marito nel corridoio, e che lo guardò a malapena ricordandogli che si cenava per le sette...

Il portone che si richiude dietro la sua schiena...

I suoi passi che rimbombano, in quella casa estremamente silenziosa, e la sua testa che si appoggia alla porta della sua camera chiusa dietro di sé...

Mentre i pugni si stringono e gli occhi bruciano come dannati

Trattenendo un dolore che non aveva mai provato...

Ma Katsuki non può sapere che in quello stesso momento, proprio ad un piano di distanza e sotto i suoi piedi, Mitsuki sta guardando il volto di suo marito prima di avvicinarsi a lui e posargli la testa sul torace...

Katsuki non può sapere quanto stiano tremando le mani dell'uomo né tantomeno come quelle di sua madre le stiano raccogliendo tra le proprie

Non può nemmeno immaginare che quell'uomo così buono, il suo primo eroe e l'uomo che ama di più al mondo, in quello stesso momento è in ginocchio proprio come lui mentre sua moglie gli accarezza i capelli dolcemente...

Perché Masaru ha rivisto Izuku...

Masaru ha visto quel ragazzo, che ama come un figlio, ed ha notato persino quella chiazza dai bordi gialli che sbucava dal colletto alla coreana della divisa scolastica...

Masaru ha appena realizzato che è stato suo figlio, il bambino che lui cullava nelle notti insonni , a fare tutto quel male a quell'altro ragazzino che rideva a squarciagola quando lo faceva volare...

E ne è devastato...

Ma il suo pianto e le sue lacrime non arriveranno mai alle orecchie di suo figlio perché è un pianto discreto..

Un pianto in cui sente il suo cuore lacerarsi, ad ogni lacrima che scende, e che viene accolto e soffocato dal seno di sua moglie che lo stringe a sé

Perché Mitsuki conosce perfettamente quell'uomo che ha sposato e sa che, proprio lui che sembra così calmo, ha tramandato a Katsuki uno dei suoi più grandi difetti...

Perché non viene da Mitsuki quell'orgoglio pungente e distruttivo...

Non viene dall'esplosiva bionda quello sforzarsi di trattenere tutto dentro di sé, come se fosse una vergogna sfogarsi, ma proprio dall'uomo che ora sta accarezzando lasciandolo sfogare...

E chiude gli occhi la donna, mentre Masaru continua a stringerla, guardando in alto e sentendo il silenzio provenire anche dalla camera di suo figlio

Consapevole che quel dolore, che sta vivendo davanti a sé, è lo stesso che sta piegando il suo bambino in quel momento...

E si ritrova a pregare che sia la cosa giusta lasciarlo lì da solo...

Si ritrova a doversi trattenere pur di non salire quelle scale ed andare da lui...

Si ritrova a pregare, inginocchiandosi anche lei, che tutto questo inferno sia solo un incubo...

E che il suo bambino, lo stesso che la abbracciava quando aveva paura, non sia diventato il mostro da cui scappare...

E che ci sia , in fondo a quel percorso tortuoso, un modo...


Un modo qualsiasi per far tornare le risate in quella casa...

Magari proprio con Izuku....in mezzo a loro

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