9 - Smile for the picture
Era la vigilia di Natale, il che significava che Louis avrebbe compiuto 16 anni. Avere 16 anni, per Louis, quattro anni fa, sembrava essere qualcosa di enorme. Più grande di quello che stesse sentendo proprio in quel momento. Si sentiva uguale al giorno prima e avrebbe passato il suo compleanno nello stesso modo in cui lo aveva passato l'anno precedente. Quando aveva otto, gli piaceva il giorno del suo compleanno. Era più bello. Lo era stato, finché non ebbe compiuto 13 anni. Aveva cominciato ad essere inutile.
Non andava più a Manchester come era solito fare, per stare con suo nonno. Ad un certo punto si era abituato. Ma continuava a sentire uno spazio vuoto dentro di sé. Probabilmente sarebbe rimasto lì per sempre.
L'idea di invitare i suoi nuovi amici a casa sua per fare qualcosa, non lo sconfinferava più di tanto. Un po' per il fatto che non sapeva se loro avessero gradito o meno, un po' perché Louis stesso non avrebbe saputo cosa fare. Non considerando il fatto che probabilmente sarebbero stati impegnati con le loro famiglie. In ogni caso, Louis non riusciva immaginare Mickey passare il Natale con la sua famiglia, gli altri forse si, ma Mickey no. Ma in fin dei conti, non conosceva il ragazzo più grande a tal punto da poter giudicare.
Certo che prima di pensare ai suoi nuovi amici, aveva pensato ad Harry.
Fece una smorfia al solo pensare di mettere i suoi nuovi amici per primi. Mai. Non lo avrebbe mai fatto.
Ma Harry di solito andava a Londra per passare il Natale con la sua famiglia. E nel caso in cui non fosse andato, come l'anno precedente, sarebbe rimasto a casa con i suoi parenti. Harry odiava il Natale ma quella era una cosa con la quale Louis non poteva aiutarlo. Aveva cominciato ad odiarlo anche lui.
"Louis! Harry è qui!", sentì dire da sua madre dal piano di sotto. Era stata fortunata che avesse stoppato la musica giusto in tempo, altrimenti non l'avrebbe mai sentita con le cuffie nelle orecchie.
"Arrivo!", rispose urlando, e saltò giù dal letto.
Odiava quelle volte in cui doveva dire 'ciao' a Harry. Se lo stava già immaginando. Sarebbe sceso di sotto ritrovandosi faccia a faccia con un triste e riccioluto ragazzo alla fine delle scale. Si sarebbero abbracciati e Louis avrebbe sospirato cose dolci vicino all'orecchio di Harry, che soltanto loro due avrebbero potuto sapere. Non avrebbe potuto sentirli nessuno, sarebbe stato il loro segreto. Ma le parole facevano sempre sentire Harry meglio e più forte. Perciò sarebbe stato qualcosa tipo 'ti amo, andrà tutto bene. Chiamami quando arrivi così non sentirò troppo la mancanza della tua voce. Sei bello e forte'
E Louis sarebbe stato triste a vedere poi Harry rientrare in casa furtivamente per non far capire ai genitori che era andato da Louis, semplicemente per salutarlo prima di partire.
"Hey piccolo!"
Louis cercò di fare del suo meglio per sorridere a Harry non appena lo vide, ma in realtà era qualcosa di naturale, per la quale non doveva nemmeno sforzarsi.
Soprattutto questa volta, non vide quell'espressione triste che credeva avrebbe visto sulla faccia di Harry.
"Buongiorno!", disse Harry sorridendo ampiamente. Sorrise e tralasciando le guance rosse e gli occhi gonfi che dicevano 'ho appena smesso di piangere', stava bene. No, veramente, stava bene.
"Ehi, che è successo?". Louis era confuso, non sapeva se dovesse ridere o guardarlo male o fare il preoccupato. Fiona guardò per un attimo i due ragazzi e poi si diresse nuovamente in cucina.
"Niente di speciale. I miei se ne sono andati".
"Se ne sono andati?", Harry annuì e la faccia di Louis fu abbastanza affinché aggiungesse: "non per sempre", disse sogghignando anche se in realtà non c'era niente da ridere. Non era divertito per quello che stava succedendo e Louis lo sapeva. Pur non sapendo cosa diavolo stesse succedendo: "Solo per questa settimana. Voglio dire, non so se torneranno per il primo dell'anno, ma probabilmente si."
Harry si diresse verso il salone e Louis lo seguì. Sapeva che il ragazzo volesse parlare e l'ingresso non era un buon posto per farlo.
"Aspetta. Quindi sono andati a Londra senza di te?"
Harry annuì nuovamente:"Abbiamo avuto una discussione stamattina. Non sono sicuro riguardo cosa, ad essere onesto". Il tono con cui Harry lo stava dicendo era quasi contento.
"Ma probabilmente su qualcosa riguardo al modo in cui ho parlato della nostra famiglia. Immagina cosa possa essere stare due giorni con le famiglie di mio padre e di mia madre. È la cosa peggiore perché sono tutti uguali. Tutti scontrosi e snob e non riesco a stare nella stessa stanza con loro senza uscirne pazzo. Perciò mia madre ha cominciato a dire le stesse cose che dice sempre. Harry", disse, assumendo un tono di voce più acuto, con un forte accento, per imitare quello di sua madre. Senza però riscontrare successo perché risultò essere solo divertente e Louis dovette controllare le sue risate: "'comportati bene e sii gentile con tutti. Non provare a fare qualcosa per metterci in ridicolo o te ne pentirai poi dopo'. Tutto questo in un tono carino, ovviamente; poi ho detto, 'allora non farmi venire perché non riesco ad essere carino con quelle persone'. A quel punto mi ha tirato uno schiaffo e cominciato ad urlarmi contro dicendo che sono maleducato e che non dovrei parlarle in quella maniera. Perciò ho detto, 'siete stati tu e David ad avermi cresciuto, quindi è tutta colpa vostra', mi ha tirato un altro schiaffo, mio padre è arrivato e hanno cominciato ad urlare contro di me e a biasimarsi a vicenda per il mio comportamento e, beh, in qualche modo hanno preso i loro bagagli e sono andati verso la macchina. E se ne sono andati".
"Dio Harry...". Louis aveva imparato che molte delle discussioni tra Harry e i suoi genitori dipendevano da cose stupide e che si sarebbero tranquillamente potuti risparmiare. Non lo avrebbe mai detto. Ma lo pensava e il fatto che Harry fosse com'era perché i suoi genitori non tolleravano niente che venisse da lui, lo irritava non poco.
"Sai quello che ti ho già detto. Semplicemente non dire niente quando sono in questo stato. Non dire cose del genere, cose che sai li renderebbero solo più furiosi. È sempre peggio"
"Lo so Lou, ma a volte anche io raggiungo i miei limiti nel sentire così tante stronzate e semplicemente certe cose mi scappano senza pensare."
Louis scosse la testa. Non c'era niente che potesse fare.
"Lo so ma vedi poi come vanno a finire le cose?"
"Stai dicendo che è tutta colpa mia allora?"
"No!", rispose Louis troppo velocemente. "È colpa loro perché non sono brave persone. Sono semplicemente pazzi"
"Si, scusa"
Louis raggiunse il viso di Harry con la mano per vedere quegli occhi verdi. Accarezzò la sua guancia gonfia ed era sempre blu che incontrava il verde.
"Sono qui adesso. "Harry annuì e ridusse lo spazio tra di loro, avvolgendo le braccia intorno al collo di Louis così che Louis potesse stringere il ragazzo più piccolo tra le sue braccia.
"Ancora buon compleanno." Harry posò un bacio delicato sul collo di Louis grazie all'angolo in cui si trovava e Louis lo strinse più forte. Harry lo aveva chiamato la notte precedente, cantandogli 'Buon compleanno' in un dolce sussurro e tra le risatine dall'altra parte del telefono. Ciò nonostante, non era ancora abbastanza.
Da un secondo all'altro Louis si staccò, con gli occhi sbarrati: "Questo significa... Che finalmente passerai il giorno con... Con noi?"
"Se a tua madre non-"
"O mio Dio, si!", urlò Louis e abbracciò Harry di nuovo. Gli occhi stretti ed un sorriso enorme sulle sue labbra per la felicità.
Harry sorrise e lo abbracciò a sua volta.
Forse entrambi avrebbero imparato ad amare di nuovo il Natale.
~*~
Alla madre di Louis non interessò. Non le sarebbe mai interessato.
Fu il primo compleanno che Louis passò con Harry e si sentiva come se avessero di nuovo nove e dieci anni.
Era meraviglioso. Era felice e la cosa più bella era che Harry, quella sera, facesse proprio parte della famiglia. Più che altro sembrava lo fosse. Perché ormai tutti consideravano Harry come un membro della famiglia. Anche Zoe. E Peter adorava Harry.
Harry sentiva che i Tomlinson fossero per lui, più famiglia, che la propria. Ma non sapeva dire se quella fosse una fosse una cosa positiva o semplicemente triste. Probabilmente entrambe.
"Scusa, ma è il mio turno adesso, Harry", disse Zoe fermamente, alzandosi dal divano e strappandogli di mano il telecomando della Wii in un batter d'occhio.
"No, è il mio turno", disse seguendola e togliendole il telecomando dalle mani a sua volta, da dietro la schiena. Harry era talmente tanto più alto di lei che fu estremamente facile arrivare oltre le sue spalle.
"Grazie!", disse scherzando e tornando indietro al suo posto accanto a Louis.
Lo guardò indignata con i lunghi capelli biondi che le ricadevano sulla fronte, che lasciavano vedere solo gli occhi blu. Louis rise per la sua faccia, amava quando Harry la provocava fino al punto che sembrava che lei stesse per esplodere.
Zoe non perse tempo ad andare verso di lui, in un modo, che solo per miracolo non la fece inciampare nel tavolino da caffè.
"Casa mia, mio telecomando!"
Cercò di afferrare il telecomando dalle mani di Harry ma con il movimento che fece lo mancò. E fu ancora più per miracolo che non colpì Louis. E quella fu sicuramente la prima volta che Louis ringraziò di non essere così vicino ad Harry.
"Harry! Dammelo!", disse con tono acuto.
"No", disse ridendo.
Provò di nuovo a strapparglielo dalle mani ma ancora una volta non ci riuscì, perdendo l'equilibrio e quasi cadendogli addosso.
Riuscì ad evitarlo tenendola per la vita, ma con un movimento rapido la inchiodò al divano ed ora lei gli stava urlando addosso, insultandolo.
"Ehi, voi due, la piantate?", disse Louis guardando sua sorella stesa sul divano mentre Harry le faceva il solletico. "Mio regalo di compleanno, mio telecomando", disse e lo tolse di mano a Harry. La situazione aveva cominciato a non essere più divertente.
"Oh Lou è scontroso adesso", Harry lasciò stare Zoe e rivolse l'attenzione verso il suo migliore amico, mettendogli un braccio intorno alle spalle.
Louis cercò di respingerlo, ma Harry mantenne salda la presa.
"Voi due siete così rumorosi", disse Louis.
"Vuoi davvero parlare di questo, fratello?", disse Zoe alzandosi e ruotando gli occhi. Aveva solo un anno meno di Harry e sembrava che fosse più matura degli altri due. Beh, Harry stesso sembrava più maturo di Louis nonostante avesse un anno di meno. Dannazione, perché Louis doveva avere a che fare con persone che lo facevano sembrare più piccolo di quello che era?
"Scusa piccolo", lo prese in giro Harry, lasciandogli un bacio umido sulla guancia per poi accoccolarsi nell'incavo del suo collo.
"Voi due mi fate sentire male", disse Zoe, emettendo un suono disgustato.
"Cosa sta succedendo qui?", disse Fiona, con Carl e Peter che apparvero dietro di lei. Peter con un tovagliolo tra le sue piccole mani, Fiona tenendo la torta e Carl con in mano un vassoio di tazze.
"Torta, torta!", urlò Peter andando a sedersi accanto ai suoi fratelli e ad Harry. Quando Louis vide la torta, non reagì con un bimbo di sette anni. O forse sì. Forse i bambini a quell'età adorano le torte e sprigionavano felicità nel vederle e semplicemente era Louis a non ricordarsi come fosse avere sette anni.
Fiona posò la torta sul tavolino da caffè. Louis e Harry l'avevano fatta da soli e Louis sperava fosse commestibile. Avevano fatto una specie di macello in cucina e sembrava proprio che cucinare non fosse cosa per loro. Harry invece dal canto suo sembrava ottimista.
Spensero le luci e la stanza rimase illuminata solo da quelle che venivano dall'esterno e dalle candeline. Si sedettero sul pavimento, in cerchio, mentre Louis continuava a stare seduto sul divano con Harry vicino a lui. Cantarono 'buon compleanno' e le candeline illuminavano gli occhi di Louis. Probabilmente non si era reso conto di quanto enormemente stesse sorridendo, di quanto si stesse sentendo felice. Beh forse invece se ne rendeva conto che quel preciso momento doveva essere condiviso con il mondo, il modo in cui Louis guardava ognuno di loro, il modo in cui gli si formavano le pieghette ai lati degli occhi mentre li sentiva cantare. Ma in qualche modo, era come se riuscisse a sentire solo la voce di Harry. Forse perché era il più vicino a lui o forse perché era, in quella circostanza, una voce nuova a cantare per lui.
Carl stava registrando il momento. Aveva la videocamera tra le mani e stava filmando l'intera scena, catturando la faccia di Louis, la faccia felice di Louis. Catturando il sorriso che stava regalando alle persone intorno a lui mentre lo applaudivano dopo aver finito la canzone, il modo in cui si era alzato e aveva accolto a braccia aperte sua madre che era andata ad abbracciarlo e il modo in cui Harry lo aveva rubato a Fiona.
Il modo in cui Harry aveva avvolto le braccia attorno al collo di Louis facendogli quasi perdere l'equilibrio per il movimento improvviso. Catturò Harry sussurrare qualcosa nelle sue orecchie, ma quello, ancora una volta, era qualcosa che sarebbe rimasto solamente tra i due. Forse era una nuova promessa o solo il ricordarne una vecchia. Catturò tutto, anche il modo in cui Louis aveva preso la faccia di Harry tra le mani e baciato la sua fronte in un gesto che Carl, forse si o forse no, aveva registrato nella sua testa, rivolgendo un suono di adorazione verso lo sguardo intenerito di sua moglie.
Peter apparve tra di loro e Louis se lo portò in braccio, il bimbo era piccolo e basso, perciò fu facile per Louis.
"Ho un regalo per te!", disse Harry e Carl non aveva ancora spento la videocamera. No, aveva bisogno anche di quel momento. Louis sembrò sorpreso ma non disse nulla quando il ragazzo riccioluto scomparve dal salotto, solo per tornare un minuto dopo con una piccola scatola marrone tra le mani. Louis alzò le sopracciglia non appena vide i buchi fatti sulla scatola e la curiosità lo investì.
"Devi ringraziare anche a me per quello, Louis", disse Fiona ridendo appena. Louis accettò la scatola quando Harry gliela porse e nel momento esatto in cui l'ebbe toccata, la sentì muoversi, sentì un leggero peso all'interno, sorrise realizzando quali potessero essere le possibilità su cosa fosse il regalo. Aveva anche bisogno di rimettersi seduto sul divano.
"Oh, Harry, non dirmi che...", si fermò dal finire la frase quando aprì la scatola e vide un piccolo nasino rosa, lunghi baffetti, zampette bianche e pelose e perforanti occhietti blu sbirciare fuori.
"Ti ricordi quando abbiamo parlato di adottare un gattino? Beh ci ho pensato e perché no? Tua mamma me lo ha permesso e mi ha anche aiutato", disse Harry disse e oh... Quel meraviglioso sorriso contornato di fossette che faceva tremare Louis era apparso. Per lui.
"Perciò è nostra?"
"È nostra", annuì Harry.
Il sorriso di Louis non avrebbe potuto essere più grande di quello che era ma ci provò lo stesso.
"Vorrei abbracciarti così tanto in questo momento", disse sogghignando e Harry rise.
"Vieni qui allora". Harry aprì le braccia e Louis posò la scatola con il gattino sul divano per correre verso il suo migliore amico e abbracciarlo di nuovo. Forse casa era quella. Forse non era nient'altro che due braccia che ti tengono stretto quando sei al peggio delle tue condizioni ma anche al tuo meglio. Sì, casa era decisamente quello e Louis si sentiva a casa ogni qualvolta fosse con Harry. Quindi Harry era casa sua. Carl e Fiona quasi si sentirono colpevoli per aver assistito a quel momento. Quel momento che avrebbe dovuto essere soltanto per loro due. Ma andava bene lo stesso. Harry e Louis si erano dimenticati della loro presenza per un momento.
"Vi ho già detto che voi due mi fate venire il volta stomaco?", disse Zoe e e nessuno si era accorto che avesse preso un pezzetto di torta con il tovagliolo e che la stesse mangiando insieme a Peter seduto accanto al lei con il gattino in braccio.
"Comunque questa torta... Non è buona. Suggerisco a tutti di non mangiarla!", disse dando un altro morso alla torta. L'ironia nelle sue parole fece sentire Louis sollevato. Perciò la torta era buona.
"Fate un sorriso per la foto ragazzi!", disse il padre di Louis ed entrambi guardarono dritti verso l'obiettivo della videocamera. O forse solo Harry lo aveva fatto. Louis era troppo impegnato a guardare con estremo affetto il suo migliore amico.
~*~
"Non le abbiamo dato un nome", disse Louis improvvisamente guardando Harry mentre accarezzava il piccolo gattino bianco - nonostante avesse una piccola macchietta nera proprio sopra il naso e un'altra su una zampa - in braccio a lui. Erano già sotto le coperte del letto di Louis. La notte era fredda. Troppo fredda. Il piumone, le coperte, e le lenzuola quasi non erano abbastanza.
"Cosa ne pensi di... Kiara!", suggerì Harry finalmente guardando Louis veramente.
"Ti piace sul serio quel film ", ghigno Louis.
"Ma che ne pensi di Daisy*?", sorrise ed era il momento per Harry di ridere.
"Credevo che non ti piacessero i fiori"
"Ho imparato ad apprezzarli", come molte altre cose che mi hai insegnato ad amare, pensò Louis.
"Vuoi essere chiamata Daisy?", le chiese Harry e Louis non poteva credere che la persona che aveva scelto come suo migliore amico stesse chiedendo a un gatto come volesse essere chiamata. Il gattino comincio a fare le fusa al delicato tocco dietro le orecchie.
"Vuole essere chiamata Daisy ", e Harry sorrise a Louis.
"Ok allora", disse il ragazzo dagli occhi blu sbadigliando.
"Adesso dormiamo?", suggerì Harry guardando dolcemente Louis. Non credeva nemmeno che fosse possibile, ma lo sguardo che gli stava rivolgendo Harry era dolce e gentile e glielo fece amare ancora e ancora di più. Perché si, ammettiamolo, Louis amava Harry.E ra il suo migliore amico dopotutto. Loro erano speciali.
Louis annuì, e Harry posò Daisy in fondo al letto, ma in un punto dove sapeva che non l'avrebbero colpita con i piedi. Louis si sistemò il cuscino e si sdraiò, portandosi le coperte con sé. Harry fece lo stesso, spegnendo la luce sul comodino facendo sì che quella della luna che veniva dalla finestra, fosse l'unica luce ad illuminare la stanza. Era abbastanza per Louis per vedere il viso di Harry davanti a sé. Continuarono a stare in silenzio e lentamente, non essendo nemmeno totalmente consapevoli dei loro movimenti, essendo ormai così naturale per loro, si avvicinarono ancora e ancora l'uno all'altro.
"Freddo?", sussurrò Louis. E fu così tanto un sussurro che sembrò comunque che nella stanza avesse continuato a regnare il silenzio.
"Un po'".
"Vieni qui", disse Louis e alzò appena le coperte, dando modo a Harry di accoccolarsi sul suo petto. Era la prima volta che facevo una cosa del genere e forse era per quello che Harry stesse esitando. Ma nonostante ciò, posò la fronte sul petto di Louis, le sue braccia avvolte torno al corpo di Harry e il naso di Louis a solleticargli i capelli. Sapevano di Harry. Sapevano di buono.
"Ti amo". Fu un altro sospiro che sembrò quasi come se Louis non avesse mai parlato.
"Ti amo anch'io", disse Harry alzando la testa per guardare bene Louis e per non respirare bene.
"Stai con me sempre, ok?"
Louis annuì:"Starai sempre con me, vero?"
Harry annuì:"Promesso?"
"Promesso"
"Promesso", finì Harry e baciò la mascella di Louis solo per affondare il viso, stavolta, nel suo collo e addormentarsi al caldo e amato.
~*~
Un mese più tardi, dopo che la scuola fu ricominciata, Louis parlò con Harry per dirgli la novità.
Caroline. Del suo gruppo di amici.
Si...
Lei era diventata la sua ragazza.
*Daisy, in Italiano, si traduce con "margherita", ma essendo un nome, ho preferito non tradurlo.
Buona domenica a tutti tesori belli!
Altro capitolo, altra dolcezza, un colpo all'anima.
Lo so, la fine è una mazzata tra capo e collo, ma il peggio deve ancora venire!
Ricordatevi che non l'ho scritta io, io la sto solo traducendo, quindi traduttor non porta pena!
E ricordatevi anche che se non finisse bene, non avrei deciso di tradurla, quindi VI SCONGIURO, fidatevi di me!
A presto!
-A.
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