Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

7 - Petal of a flower

Harry si stava comportando in maniera strana. Strana al punto che Louis lo guardava e rivedeva un Harry di sette anni. Infatti sembrava più triste del solito ed era un po' che Louis non riusciva a farlo ridere come di solito faceva. E c'erano giorni in cui Harry aveva bisogno di dire a Louis che voleva stare da solo. Di nuovo. Louis pensava che qui giorni fossero finiti ma apparentemente erano tornati. Sicuramente Louis in un primo momento aveva pensato che quello fosse conseguenza della loro conversazione riguardo ad Harry che aveva accennato l'ipotesi di essere gay. Ma Harry stava bene la mattina dopo. E anche il giorno dopo. E anche la settimana dopo. E anche tutto il mese successivo. Ma da un giorno all'altro era cambiato completamente e Louis cominciò a preoccuparsi. Era ancora preoccupato. Ora più che mai. Per quello che sembrava, le speranze che aveva riguardo ad un'apertura maggiore da parte di Harry con lui non erano sparite. Speranze. Harry non parlava con Louis. Louis gli aveva chiesto due volte cosa stesse succedendo e Harry fondamentalmente lo aveva ignorato. Louis sapeva che semplicemente non volesse parlare e per quanto gli costasse, avrebbe dovuto rispettarlo. Ma era dura. Troppo dura. Specialmente quando vedeva Harry fingere, lo vedeva fare del suo meglio per far sembrare che stesse bene così Louis non avrebbe avuto bisogno di chiedergli cosa non andasse e così dovergli rispondere sempre la solita vecchia storia. Gli spaccava il cuore vedere quel ragazzo meraviglioso rivolgergli un sorriso per poi farlo sparire nel momento in cui guardava da un'altra parte che non fosse Il viso di Louis. Il momento in cui il silenzio confortante diventava quel tipo di silenzio che preoccupava Louis. Il modo in cui gli occhi verdi di Harry non brillavano più così spesso, specialmente perché non stava dormendo bene.

"Non credi di aver studiato abbastanza per oggi?", chiese Louis guardando Harry che era alla sua scrivania mentre lui era seduto sul suo letto. Harry era probabilmente stressato, perciò Louis pensava che avesse bisogno di riposarsi e non di studiare così tanto come faceva.

"Lo dici tutti giorni", disse Harry non guardandolo. Comunque continuò studiare per un altro po'. Probabilmente quindici minuti, erano abbastanza per lui. Non gli piaceva studiare ma sapeva che se non fosse stato per quelle sessioni di studio con Harry, non avrebbe superato l'anno.
"Sì ma questa volta lo sto dicendo per il tuo bene", lo disse principalmente perché era annoiato e non riusciva a sopportare di guardare Harry con il suo libro mentre lui stava guardando il muro. Non andava a casa di Harry molto spesso ultimamente, ma ormai conosceva ogni dettaglio dei muri della casa. Inoltre probabilmente aveva mangiato tutto il cibo che era nel frigo per quante volte Barbara era entrata nella stanza portandogli degli snacks.
"Che vorrebbe dire?", disse Henry finalmente guardandolo.
"Sembri stanco". 'Sembri triste', avrebbe voluto dire Louis ma non avrebbe avuto senso.
"Non lo sono", ma Harry aveva sentito le parole che invece Louis avrebbe voluto dire, perciò aveva risposto direttamente a quelle, come se gli avesse letto nella mente. Louis credeva seriamente che ogni tanto ci riuscisse.
"Ok", sussurrò Louis e si sdraiò sul letto di Harry: "ma puoi sdraiarti accanto a me per un po'?"
Ci fu silenzio per un momento e poi sentì Harry camminare verso di lui. Il letto si mosse e la presenza di Harry accanto a Louis era calda e accogliente. Anche familiare. Louis guardo il ragazzo dai capelli ricci - decisamente aveva i ricci adesso - e sorrise, anche solo perché gli era accanto.
"Grazie", sussurrò e non ebbe bisogno di sentire la risposta di Harry. Non ne avrebbe avuta in ogni caso.
"Martin è stato espulso da scuola un'altra volta", cominciò a dire Louis dopo dieci minuti buoni nei quali si godettero semplicemente il silenzio -o il suono dei loro respiri - Harry stava ancora guardando il soffitto e Louis stava ammirando i suoi tratti. Era diventata una cosa non strana per Louis- ed Harry non si sentiva più a disagio - era semplicemente normale.

"Stavolta è stato perché si era innervosito troppo e ha ribaltato un tavolo urlando". Harry non dava cenni di star ascoltando Louis e questo era ciò di cui aveva bisogno. Gli piaceva sopra qualsiasi altra cosa.

"Credevo che mi avrebbe colpito con la sedia, dopo avergli detto di stare calmo. Ha dei problemi. L'insegnante gli ha solo detto di stare zitto e per la prima volta in vita sua di prestare attenzione. Non gli piace quando le persone richiedono la sua attenzione." Harry mormorò, giusto per far capire a Louis che stesse ascoltando

"È troppo violento. Credo che sia perché ha dei problemi a casa con i suoi genitori. Non so realmente che tipo di problemi, ma spero per lui che si sistemino perché il modo in cui si comporta è assurdo."
Ci fu silenzio e Louis si accorse di quanto Harry si stesse irrigidendo accanto a lui.
"Si... Spero che migliori...". Il tono di voce di Harry era basso e calmo, come se stesse parlando al vento.
"Mi ricordo di aver avuto una ragazza in classe, in seconda media, i cui genitori divorziarono e lei era calma e sembrava che stesse semplicemente bene"
"È diverso per ogni persona... forse..."
Louis lo guardò attentamente cercando di leggere la sua espressione ma era impossibile.
"Hmm, forse hai ragione...", decise di dire e poi parlò alcuni minuti dopo:"Hai presente la mia professoressa di Inglese?", era una domanda retorica:"sai che le sue ore sono quelle a cui presto maggiore attenzione perché lei è semplicemente pazza, no? Bhe ieri stavamo tipo leggendo un testo e ha deciso che..."
"Louis..."
"Si?", disse Louis guardando di lato Harry, ancora con un sorrisetto sul viso, per la storia che gli stava per raccontare.
"Tipo... Vorrei stare da solo...", disse Harry, semplicemente così. Non era freddo né acido, decisamente non lo era, ma per Louis, Dio, quelle parole lo colpirono in maniera dolorosa.
Lui non era più abituato a quella situazione. Aveva sentito quelle parole tutti giorni e ormai le aveva sentite così tanto spesso da esserci abituato. Ma non così direttamente, no. Harry solitamente era più pacato nel modo di dire a Louis di andarsene, come 'voglio dormire perché sono un po' stanco', e a Louis questo andava bene, voleva che Harry si riposasse veramente, oppure 'i miei stanno tornando e noi non vogliamo avere problemi, no?'. Louis capiva. Ma quelle specifiche parole... Era come se stesse dicendo: 'lasciami da solo'.
"Come?", chiese comunque perché voleva che Harry cambiasse idea.
Louis non voleva lasciar Harry, specialmente in quelle volte in cui lui voleva che lui se ne andasse. Quelle erano le peggiori.
"Io-tu... Potresti andare via?", chiese Harry, e dopo qualche secondo senza ricevere risposta, emise un sospiro dalle labbra. Louis lo guardò torvo ed entrambi si alzarono. Harry stava evitando lo sguardo di Louis, probabilmente perché sapeva come Louis lo stesse guardando.
"Ouch"
"Mi dispiace". Sapeva che a Harry dispiacesse, ma era comunque come un cazzotto nello stomaco sentirsi dire quelle parole dal suo migliore amico.
"Mi dispiace, Lou. Voglio solo stare da solo. In silenzio, ok? Per favore", disse Harry veloce, come se stesse cercando di fare del suo meglio per stemperare le sue parole e non sembrare acido. Per far capire a Louis quello che pensava, più in fretta possibile.
"Va bene", disse Louis e forse era stato troppo secco e forse avrebbe dovuto insistere con Harry e forse farlo parlare e pregarlo-sì Louis stava quasi per raggiungere quel punto-di chiedergli che cosa non andasse bene perché, cazzo, era il suo migliore amico e ci teneva così tanto che tutta quella situazione lo stava logorando dentro. Anche le ossa gli facevano male.
Louis scese dal letto e Harry lo guardò. Harry lo guardò ma Louis cercò di ignorarlo o semplicemente si sarebbe imbarazzato da solo. Sapeva che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stato vano, Harry non avrebbe comunque parlato. Si sentiva ancora come se Harry non gli credesse e questo non solo lo irritava morte ma lo rendeva anche triste. Non fino al punto di piangere, ma fino al punto di voler lanciare cuscini contro il muro e urlare da sotto le coperte e forse questo era ancora peggio.
"Lou?", sentì Louis mentre raccoglieva lo zaino e la giacca dal pavimento. Si girò, e una parte di lui sperò che stesse per parlargli, per dirgli di rimanere perché Louis non voleva andarsene, voleva restare e abbracciare Harry finché non si fosse sentito al sicuro e bene e felice... Oh, Louis voleva Harry felice.
"Mi dispiace"
Louis annuì:"Lo so", 'e anche a me', voleva dire Louis, ma fece Harry come voleva perché era ciò che faceva sempre.

~*~

"Perché non sei con Harry?", chiese Fiona, entrando in cucina dopo essere tornata da lavoro e vedendo Louis seduto sul divano a guardare la TV. Era muta e Louis aveva passato un'ora paralizzato a guardare lo schermo.
"Ha bisogno di spazio", rispose secco.
"Era un po' che non sentivo questa cosa...", disse facendo una faccia strana e cominciando ad occuparsi della cena.
"Lo so, ok?", disse con voce roca. Louis era arrabbiato. Non con Harry. Con se stesso perché non poteva aiutarlo, non poteva fare quasi nulla. Non poteva perché sapeva che Harry avesse bisogno di spazio e non voleva che Harry lo odiasse e gli chiedesse di andarsene davvero.
Harry non lo avrebbe mai fatto, ma non si sapeva mai. Louis non sapeva come si sentisse Harry.
"Allora cosa c'è che non va tesoro?"
Louis respirò profondamente e roteò gli occhi. Poi però si ricordò del fatto che sua madre non potesse leggergli la mente e immaginare come si stesse sentendo.
"Non lo so ed è proprio questo il problema. Sono così preoccupato, ma lui non mi parla. Non parla mai. Da sempre."
"Forse semplicemente non vuole parlare. O forse pensa che tu non stia lì per ascoltarlo."
"Stai scherzando, mamma? Sono il suo migliore amico da sempre, e lo sa quanto ci tengo. Glielo ricordo sempre, cerco costantemente di farlo parlare perché sono così preoccupato. Sta peggiorando e non so che fare."
"Il tono, Louis", lo avvertì e Louis sbruffò. Non si era nemmeno accorto di stare parlando ad alta voce.
"Non credi sia a causa dei suoi genitori? Voglio dire, quando mai non lo è stato?"
"Si, credo anche io che sia quella la ragione. Ma nonostante questo, non parla. Non parla mai di loro, solo una volta ogni tanto, ma si mantiene sul vago."
Fiona si diresse verso sul figlio, tralasciando quello che stava facendo, perché in quel momento doveva solo ascoltare suo figlio. Sapeva bene quando Louis ne avesse più bisogno e quando invece dicesse cose senza senso, solo per fare un po' di confusione. Non era quello il caso.
"Louis...", disse sedendosi vicino a lui sul divano:"Sai che vedo Harry quasi quanto te. Non parlo con lui come fai tu, ma comunque... Mi piace quel ragazzo, tanto, lo sai. Quando è qui, lo tratto come fosse figlio mio e anche tuo padre", disse e Louis amava profondamente questa cosa. Harry vedeva casa di Louis come casa sua proprio per quello. Era più calda e accogliente della sua, era sempre il benvenuto.
"Sembra diverso dalla prima volta che l'hai portato qui. Dio santo, quel bambino ci guardava a malapena e a stento parlava. Invece adesso va molto meglio! Ma vedo ancora quanto sia triste a volte"
"Mamma...", Louis abbassò lo sguardo alle ultime parole della madre, perché lo ferirono in un modo che non si aspettava.
"Louis so che cerchi di aiutarlo quanto più puoi, ma forse ha bisogno di un altro tipo di aiuto"
"Cosa?"
"Sai... Qualcuno con cui possa parlare. È così silenzioso, non ha amici all'infuori di te, Louis. Non so come sia la situazione a casa sua, ma so che non è buona."
"Cosa intendi?"
"Louis!", soffiò. "Forse ha bisogno di andare da uno psicologo, perché non sta bene."
"Cosa?", ripeté. "Non parla nemmeno con me, credi davvero che parlerebbe con uno sconosciuto?".
Louis voleva ridere e dire anche a sua madre che non avrebbe dovuto dire certe cose. Non le avrebbe detto di stare zitta, perché sapeva che gli avrebbe tirato uno schiaffo e detto che non era uno dei suoi amici di scuola alla quale poteva rivolgersi in quel modo.
"E Harry non sta male."
"Non ho detto che stia male, Louis."
"Allora perché avrebbe bisogno di andare da uno psicologo?"
"Uno psicologo non è solo per le persone malate, Louis..."
"Zio Patrick c'è andato, e lui stava male..."
"Non era malato, Louis! Aveva dei problemi, ma non era malato."
"Stai mentendo. Mi avevi detto che era malato!". Louis non sapeva perché suo zio fosse andato da uno psicologo, sapeva solo che fosse tipo pazzo. Harry non era pazzo. Harry non era malato.
"Louis, ascoltami -"
"No. Sai cosa? Dimenticatelo!", disse e si alzò dal divano. Ignorò le parole di sua madre e salì al piano superiore, in camera sua. Sulla sua strada vide Zoe guardarlo in maniera strana, ma la ignorò.
Credeva sempre alle parole di sua madre, le ascoltava sempre molto attentamente. Erano come le parole di Harry, ma quella volta non volle. Le ignorò e le buttò in un angolo remoto della sua testa. Si sdraiò sul letto e urlò nel cuscino per liberare un po' della frustrazione accumulata.
Era come se qualcosa dentro di lui lo stesse soffocando e quando provava a pensare ad un modo per risolvere le cose, per far andare tutto a posto, vedeva tutto nero e smetteva anche di respirare per un paio di secondi.
Voleva solo aiutare Harry e provare a sua madre che stava bene. E che se così non fosse stato, Louis lo avrebbe fatto sentire meglio, lo avrebbe reso felice.

~*~

Erano le 19.30 e Louis non voleva cenare, perciò quando sua sorella entrò in camera sua, chiamandolo per la seconda volta, le lanciò un cuscino in faccia. Lei grugnì col fiato corto, ma lasciò Louis in pace.
Prese il telefono, che aveva lasciato sul cuscino, di lato, visto che stava ascoltando la musica - quella di cui gli aveva parlato Harry, aveva perfino una playlist per quello, assurdo - e aprì i messaggi per scrivere:'Stiamo bene?'
Quella domanda gli aveva riempito il cervello fin da quando si era chiuso la porta di Harry dietro le spalle. Il modo in cui se n'era andato e il modo in cui Harry gli aveva detto di andarsene era stato strano e lo aveva confuso.
Dopo alcuni lunghissimi minuti, arrivò la risposta di Harry:'Si...'
Non era una risposta usuale per Harry, ma era difficile da credere che fossero arrabbiati l'un l'altro. Non avevano mai litigato, mai avevano raggiunto il punto in cui Louis, fosse sdraiato sul suo letto, senza nessun tipo di contatto con il suo migliore amico e chiedendosi se Harry lo odiasse o qualcosa del genere.
Troppo Louis.
Riuscì finalmente a muovere le dita per scrivere un altro messaggio, dopo essere stato per due minuti buoni a muoverle sopra lo schermo del telefono pensando a cosa dire.
'Tu stai bene?'
Quella era una domanda importante. Così Louis aspettò pazientemente la risposta. Anche se Harry non fosse stato bene non lo avrebbe detto a Louis. Non lo faceva mai, riusciva sempre a rigirarsi la risposta o a cambiare argomento, non rispondere o semplicemente non dire la verità.
No.
Così Louis aspettò.
E aspettò.
Nessuna risposta.

~*~

Louis si sentì strano per essere sotto le coperte alle 9.30 di un venerdì sera, cercando già di addormentarsi, aspettando di sentire le palpebre pesanti. Ma quel momento non arrivò mai. Di solito era al telefono con Harry, parlando finché non si fosse assicurato che il ragazzo dai capelli ricci stesse dormendo, per poi mettersi al computer fino a sentirsi assonnato abbastanza da poter raggiungere il letto e addormentarsi subito.
Non poteva stare tranquillo, non poteva addormentarsi senza prima sapere come stesse Harry. Era diventata un'abitudine e non riusciva a farne a meno adesso.
Forse se avesse smesso di ascoltare quella playlist sul telefono, a ripetizione, non avrebbe pensato a Harry così tanto. Ma la questione era proprio quella, non poteva smettere e non poteva nemmeno smettere di pensare a quanto fosse stato un amico inutile in quegli anni e Harry forse pensava la stessa cosa.
Non lo biasimava, ma non voleva che il suo migliore amico pensasse quello di lui.
Alcuni minuti dopo, apparve anche sua madre per vedere come stesse.
Le disse che stava bene, solo che aveva un po' freddo, senza nemmeno preoccuparsi di guardarla in faccia. Gli disse che Carl e lei stessero andando a vedere la TV nella loro stanza e che se avesse avuto bisogno di qualcosa avrebbe dovuto solo chiedere.
Ma non lo avrebbe fatto.
Si alzò dal letto qualche minuto dopo, anche se a lui sembrò che fosse passata un'ora. Si diresse verso la finestra e spalancò le tende.
Non riusciva a vedere le luci della camera di Harry.
O stava dormendo - che non era perché leggeva sempre prima di andare a letto, infatti a volte, quando lui e Louis erano al telefono, leggeva per lui, era rilassante per Louis ascoltare la voce profonda di Harry attraverso il telefono - o non era proprio in camera.
Nessuna delle due cose era normale, quindi forse era semplicemente sdraiato nel suo letto come Louis. 'Forse mi sta pensando', pensava Louis, lo sperava.
Anche se non aveva ottenuto ciò che voleva, rimase comunque alla finestra. Era aperta e in quel momento fu sicuro che non avrebbe mai disdegnato l'aria fresca di una notte come quella che gli sferzava il viso.
Harry gli aveva mostrato come godersela.
Qualcosa come forse un minuto dopo, sentì un rumore provenire dalla buia stradina dei vicini. Guardò giù e vide un'ombra venir fuori da casa di Harry e scendere correndo dalle scale verso il marciapiede. Conosceva quell'ombra.
Louis non reagì nemmeno a quello che vide, chiuse la finestra e uscì dalla sua camera correndo al piano di sotto.
Non gli importava del casino che stava facendo e cosa avrebbero pensato i suoi genitori sentendo la porta principale aprirsi.
Nel momento in cui la aprì, si ritrovò Harry davanti e subito dopo sentì due braccia avvolgersi intorno al suo corpo e una testa scontrarsi contro le sue spalle.
Quasi cadde all'indietro per la perdita di equilibrio, ma strinse Harry istantaneamente, quasi per istinto.
Lo sentì piangere. Louis sapeva che stesse piangendo perché non parlava. Lo fece rimanere così, in silenzio, stringendolo e grato per il fatto che Harry avesse deciso di correre da lui. Si ricordò anche del giorno in cui lui stesso era corso da Harry subito dopo la morte del nonno e di come lo aveva stretto a sé.
Lo strinse nello stesso modo e forse in quel momento si rendeva conto di quanto Harry si fosse fatto alto. Ma quello in quel momento non importava.
"Shh, va tutto bene, piccolo. Sono qui", sussurrò Louis, accarezzando i capelli di Harry.
Finalmente aveva il suo ragazzo tra le braccia e si sentiva quasi egoista a pensare in quel modo e non prima al fatto che Harry stesse piangendo ancor di più dopo aver sentito la voce di Louis.
Louis sapeva che Harry non stesse bene.
Lo abbracciò forte prima di ritrarsi. Osò guardare il volto di Harry e fu in quel momento che lo capì.
Vedere quel ragazzo dagli occhi verdi, ora gonfi e le guance bagnate e le labbra tremanti era per lui fisicamente ed emotivamente doloroso.
Ormai conosceva quel dolore dentro di lui e lo aveva sempre odiato, lo odiava ancora, ora anche di più.
Harry non era nato per piangere, era nato per essere felice. Quelle fossette erano lì per essere mostrate al mondo e far vedere quanto fosse bello. Ma ora Louis poteva vedere il suo stesso riflesso negli occhi di Harry per quanto erano umidi. Capiva che Harry fosse disperato, triste, dall'espressione morta.
"Harry...", sussurrò con le mani già sulle guance di Harry, cercando di asciugargli il più possibile le lacrime. Inutile, perché continuavano a scendere.
"Fa-fammi entrare", disse Harry singhiozzando e Louis semplicemente annuì. Vedere Harry in quello stato gli faceva venire voglia di piangere. E lo fece, pianse dentro e si sentì triste.
Prese la mano di Harry nella sua, cercando di confortarlo con tocchi leggeri e accarezzandogli la pelle del dorso della mano. Sembrò che si fossero mossi a rallentatore finché Louis non arrivò alla sua camera con Harry al suo fianco. Si chiuse la porta alle spalle e credette che si sarebbero messi sul letto, ma Harry non ci arrivò. Si lasciò cadere a terra, con la schiena contro la porta, circondandosi le ginocchia con le braccia e portandosele al petto e mettendo la testa in mezzo a quelle.
Louis improvvisamente vedeva Harry più piccolo e poteva percepire la sua stessa espressione crollare, gli occhi che guardavano tristemente il ragazzo che piangeva. Non sapeva cosa fare quindi rimase lì, giocherellando con le sue dita, e le braccia tese lungo il corpo.
L'unico suono che si sentiva nella camera erano i singhiozzi compulsivi di Harry. Louis si sentì vuoto, e ancora una volta, inutile. L'ansietà che sentiva lo sopraffece, perciò ci vollero solo pochi secondi prima che smettesse di torturare se stesso e dire basta. Si accucciò davanti ad Harry, in ginocchio e con il sedere posato sulle sue stesse gambe, e gentilmente premette una mano sui capelli di Harry per richiamare la sua attenzione.
"Harry, piccolo, sono qui...", ripeté, perché Harry doveva davvero capirlo molto bene.
La sua voce era tenera e dolce e amorevole ed era così piacevole da sentire. Harry alzò la testa per guardare il suo migliore amico e ancora una volta il cuore di Louis gli si strizzò dentro a quella visione.
"So-sono così stanco, Louis... Co-così stanco!", disse scoppiando a piangere di nuovo alla fine della frase e Louis lo stava guardando con una tristezza assurda. Le sue mani erano ora sulle ginocchia di Harry, sulle quali stava disegnando cerchi invisibili, accarezzando il ragazzo, cercando di fare tutto il possibile per farlo rilassare.
"Vuoi... Vuoi parlarne?", disse Louis mordendosi l'interno della guancia e Harry non ruppe il contatto visivo con lui, con ancora le lacrime che gli scendevano sul viso. Harry annuì. Harry annuì immediatamente, non concedendosi tempo per pensare a quale possibile risposta potesse dare: "lo voglio, Louis...", rispose e Louis si sorprese. Più che altro fu sollevato, ma anche sorpreso.
"Allora ti ascolto".
"Sono stanco di tutto quello che succede", cominciò e Louis non si preoccupò di sentirsi scioccato ancora dal fatto che Harry non aveva esitato nemmeno un momento prima di cominciare a parlare. Era come se fosse già pronto a lasciar uscire fuori tutte le cose oscure che teneva dentro. Louis mantenne la sua posizione, toccando le ginocchia di Harry e guardandolo attentamente.
"Casa mia è un inferno, Louis, e io non posso scappare", continuò Harry, con la voce arida e spezzata.
"I miei genitori sono persone cattive, non mi trattano come figlio loro. Non gli interessa di me, si interessano solo dei soldi e della loro reputazione. Ma... Non riesco a capire perché non mi lasciano in pace. E' come se avessero costantemente bisogno di ricordarmi quanto io sia una delusione, quante preoccupazioni dia loro e quanto sarò un fallito nel futuro. Louis non riesco a capire perché mi dicano queste cose, perché siano così severi. Non so perché non mi amano come i tuoi genitori amano te."
"Harry...", Louis sussurrò e Harry probabilmente non lo sentì perché continuò a parlare.
"Stavano litigando oggi. Beh, sai, loro litigano sempre. Ho sperato che divorziassero come i genitori di quella ragazza che conosci. Sarebbe meglio per tutti noi. Sai perché ci siamo trasferiti qui? Perché mio padre ha tradito mia madre. Sai perché si sono dati un'altra opportunità? Per questioni di soldi. Sono venuto a sapere queste cose grazie alle loro litigate. Loro non vanno proprio d'accordo e io devo costantemente sentirli urlare l'un l'altro. È la cosa peggiore Louis, perché non si fermano mai e le parole che si rivolgono sono tremende. Sai qual è la principale ragione delle loro litigate? Sono io. Io sono la ragione, Louis. Trovano sempre qualcosa da dire. Se apro bocca per parlare è un buon motivo per urlarmi contro. Non mi sopportano ed è stato così fin da quando ricordo. Non so se mi abbiano mai amato", fece una pausa per riprendere fiato e asciugarsi via le lacrime che stavano cominciando a cadere più veloci al ricordo degli episodi che aveva vissuto.
"Stasera loro... Stasera mi hanno detto che sono stato uno sbaglio. Che mia madre non avrebbe dovuto avermi. Che sono stato un incidente e che avrebbe dovuto ascoltare sua madre quando le aveva detto di abortire. Abortire, Louis. I miei genitori hanno avuto il coraggio di dirmi che avrebbero dovuto abortire. Hai una vaga idea di quanto faccia male? È così doloroso. E tutto perché stasera ho avuto la brillante idea di parlare e dire che tu avevi il diritto di venire da me quando volevi perché sei il mio migliore amico. È stato solo per quello. Io non capisco cosa ho fatto di male, Louis... I-Io non... Io non cap-capisco", cominciò a piangere di nuovo, e Louis, con la bocca spalancata per ciò che aveva appena sentito, aprì le braccia per avvolgerle intorno al ragazzo. Non era la migliore delle posizioni per abbracciarsi visto che le ginocchia di Harry erano tra di loro e Louis non si sentiva più le gambe a causa della posizione nella quale stava ascoltando Harry, ma non gli importava. Aveva bisogno di contatto con il ragazzo davanti a lui oppure avrebbe pianto tutto quello che aveva per quanto si sentiva triste anche lui.
"Harry, mi dispiace così tanto", sussurrò, non sapendo cosa dire. Non c'era niente che potesse dire per aggiustare le cose, ma una cosa la sapeva. Odiava i genitori di Harry, li odiava perché riducevano Harry in quello stato. Lo rendevano infelice. Non facevano il loro lavoro di genitori e questo nella testa di Louis era totalmente sbagliato.
Voleva trattenere Harry, voleva tenerlo con sé a casa sua e non lasciarlo andare mai più. Louis voleva proteggerlo da quelle due persone che lo facevano piangere in quel modo. Che si supponeva lo amassero ma invece gli rivolgevano solo parole che facevano male. Harry diceva di non capire e nemmeno Louis capiva. Non aveva risposte per il comportamento dei suoi genitori.
"Non esserlo, Louis...", pianse Harry, la sua voce appannata dal corpo di Louis. "Non dispiacerti. È tutta colpa mia. Io non appartengo a questo posto non sto bene, ma è ok. Me lo merito. Io non sto bene... Io non dovrei essere qui. Io non-"
"Harry!", disse Louis per richiamare la sua attenzione e allontanandosi dall'abbraccio e prendendo le guance di Harry tra le mani. Lo feriva sentire Harry dire cose del genere specialmente guardando lo stato in cui era. Sembrava paranoico dicendo quelle cose con un tono di voce morto come se non importasse. Importava invece e Louis era preoccupato da morire per lui.
"Harry no. Tu appartieni a questo posto. Tu devi stare qui con me. Io ti voglio qui, e voglio che stai bene", disse premendo le loro fronti insieme e chiudendo gli occhi, sussurrando sulle labbra di Harry.
"Mi prenderò cura di te, mi senti? Sarò sempre accanto a te non permetterò che ti feriscano. Sono qui Harry. Mi vedi? Sono qui e ti voglio con me".
Louis non si era nemmeno accorto di qualche lacrima che stava scendendo anche sul suo viso e che era caduta in grembo a Harry mentre parlava. Non si era accorto di quanto stretto stesse tenendo le guance di Harry, spaventato dal fatto che potesse andarsene. Non si era neanche accorto dei polpastrelli di Harry sulle sue guance ad asciugargli le piccole e delicate lacrime, come se le stesse ammirando per essere sicuro che fossero vere.
"Anche io ti voglio con me", disse Harry con voce roca che risuonò tra loro e Louis poteva anche sentire quelle parole colpire le sue stesse labbra per quanto erano vicini. Avevano un buon sapore e voleva sentire altre promesse e altri dolci parole che lo rendevano felice.
"Ti amo."
"Ti amo anche io"
Entrambi avevano gli occhi aperti e questa volta Louis assaporò gli occhi umidi e verdi di Harry.

Sapevano di amore.

"No, ma...", Louis finalmente si mosse ma solo per affondare la faccia tra la clavicola e il collo di Harry. Gli piaceva essere così vicino ad Harry. Come se gli desse sicurezza, come se gli stesse dicendo che in quel modo non sarebbe andato da nessuna parte. Era al sicuro accanto a lui.
"Io ti amo davvero, Harry."
Le sue parole colpirono la pelle nuda di Harry ed era calda, tenera e accogliente.

"Tu sei meraviglioso. Sono così fortunato. Amo il modo in cui mi fai sentire anche quando non sei neanche lontanamente vicino a me. Solo perché sei tu. Mi piacerebbe dire che sei come il petalo di un fiore. Delicato, bellissimo e voluto. So che i petali dei fiori cadono sempre, ma sai cosa? Sarò qui per prenderti e salvarti. Perché voglio tenerti con me. Mi hai insegnato come amare le cose. Come amare te. E lo adoro. Promettimi che mi permetterai di proteggerti".

"Prometto", rispose Harry
"Te lo prometto Louis. Grazie".
E fu il suo turno per avvolgere le braccia attorno a Louis. Harry gli baciò le tempie. Gli accarezzò i morbidi capelli e sospirò.
Sospirò per il sollievo.
E loro, forse si o forse no, si erano addormentati in quel modo e svegliati la mattina seguente con il mal di schiena, ma non era davvero la cosa peggiore per cui preoccuparsi in quel momento. Allora non importava. Non gli importò neanche per un attimo e Louis aiutò Harry a fregarsene allo stesso modo solo per cercare di renderlo felice. Non per il tempo che meritava ma per il tempo di cui avesse bisogno, per ora.





-A.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro