30 - Knock knock
Louis aveva imparato tante cose negli anni con Harry e forse era per quello che era così ossessionato dal ragazzo più piccolo. Era ossessionato dall'imparare sempre di più da lui. Un altro dettaglio del suo corpo, un altro tocco dolce di cui potrebbe aver bisogno, ma non se n'era reso conto prima, un altro colore che non avrebbe mai immaginato potesse esistere, un'altra cosa da iniziare ad amare... Louis era già in quella fase in cui non poteva negare niente, confessò tutto, non aveva paura dei suoi sentimenti e di ciò che era la loro amicizia.
Quindi amava essere terribilmente diretto. Amava mandargli messaggi avventati - perché quanto poteva essere avventata una forma di comunicazione digitalizzata? -, dicendo a Harry che lo amava e che era un essere umano assolutamente magico e non riusciva credere che esistesse veramente. Amava dire: 'baciami di più' e 'sei una bella persona' e 'tu illumini la mia giornata'. Vole vivere la sua vita in maniera più trasparente possibile.
Perché un giorno avrebbe potuto essere investito da un autobus. Harry sarebbe potuto scomparire. Avrebbero potuto prendere strade diverse.
Forse era strano. Forse era spaventoso. Forse sembrava totalmente impossibile semplicemente essere se stesso - semplicemente fargli sapere - che lo voleva, che aveva bisogno di lui, fargli sentire, in quell'esatto momento, che sarebbe morto se non avesse visto quel ragazzo, se non l'avesse stresso, toccato in qualche modo che fosse ro state le gambe sulle sui cosce mentre erano seduti sul divano o la lingua nella sua bocca o il cuore nelle sue mani.
Ma non c'era niente di più bello che volerlo così disperatamente, pensò Louis.
E non c'era niente di più pericoloso che fingere di non tenerci, aveva detto una volta sua madre.
Erano giovani ed erano umani ed erano bellissimi e Louis sapeva di non avere tutto il controllo che credeva di avere.
Non si può mai sapere chi potrebbe aver bisogno di noi. Non si può mai conoscere la magia che può nascere tra noi e gli altri esseri umani.
Non si può mai sapere quando arriva l'autobus.
Louis sperava che quel giorno fosse ancora molto lontano o per lo meno che Harry sarà lì per salvargli la vita, non lasciarlo andar via perché Harry probabilmente - decisamente - si sentiva nello stesso modo, poteva avere paura di quello stesso autobus, ecco perché quando baciava Louis si sentiva come se lo stesse facendo per l'ultima volta. L'ultima volta che lo avrebbe toccato. L'ultima volta che lo avrebbe visto. Ultima volta ad essere lì. E anche se Louis lo temeva - temeva di venir consumato da quella sensazione orribile - e si godeva ogni momento. Apprezzava l'amore.
"Tra vent'anni non mi ricorderò di questo giorno; mi spaventa", disse improvvisamente Harry, rompendo il silenzio di una fredda notte.
Erano sdraiati sul letto di Louis, erano le tre del mattino e Louis era stanco. La scuola era ricominciata da un po' e stava cercando di fare del suo meglio perché era il loro ultimo anno di scuola superiore e forse aveva troppa pressione addosso.
Pensava che anche Harry stesse nello stesso modo. Non era mai troppo stressato per la scuola perché era sempre stato bravo durante le lezioni e agli esami e in generale a studiare. Ma quest'anno sembrava diverso, sembrava sempre stanco anche lui ed erano solo all'inizio di novembre. A Louis piaceva pensare che il motivo fosse la scuola, perché sembrava una scusa migliore... ma sapeva bene che non fosse la ragione principale.
Harry non avrebbe dovuto dormire a casa di Louis quella sera, perché l'indomani avrebbero avuto scuola e anche se dormivano meglio insieme, il fatto che riuscivano ad addormentarsi solo intorno a quell'ora non aiutava per niente. Ma il fatto era stato che Louis non aveva potuto dire di no a Harry quando lo aveva chiamato piangendo. Ci si stava abituando di nuovo, non era sempre perché i genitori di Harry litigavano tra loro o con lui, quella sera per esempio, non era andata in quel modo. Quella sera Harry aveva detto 'mi manchi e mi sento triste'. Sarebbe stato bello ascoltare la prima parte senza la seconda e le lacrime.
Harry era sempre più triste ogni volta che non era con Louis e il ragazzo più grande sapeva che fosse ancora colpa dei suoi genitori. L'unico modo che aveva per aiutare Harry era solo presentarsi da lui. Presentarsi lì e rimanerci.
"Sarò lì per ricordartelo", disse Louis dolcemente e in un sussurro, anche se non era sicuro di dover rispondere.
"E se anche tu non ricordassi?", Harry alzò lo sguardo dal petto di Louis mentre lui gli stringeva le mani intrecciate.
"Io ricorderò", Harry non si fu del tutto convinto da quella risposta, così Louis sospirò e si allontanò. Harry lo guardò confuso quando Louis scese dal letto ma si mise comunque seduto in attesa che il ragazzo dagli occhi azzurri tornasse.
Louis tornò verso di lui con la sua Polaroid in mano sedendosi accanto a Harry. Il ragazzo più piccolo continuava ad avere l'espressione disorientata, ma quello sguardo scomparve rapidamente quando Louis si avvicinò e cingendogli le guance con la mano libera e baciandolo sulle labbra.
Si sentì il click dalla macchinetta fotografica e Louis si allontanò per prendere la foto. La agitò tra le mani per lasciar apparire l'immagine, senza notare l'affetto con cui Harry continuava a guardarlo, ma ancora confuso su quello che stesse facendo.
"Ecco, ora avrai questa per aiutarti", Louis passò la fotografia al suo migliore amico con un sorriso sul suo volto:"non c'è bisogno che ti ricordi niente. Andrà tutto bene se continuerai a non dubitare che io ci sarò e di quanto ti amo".
~ * ~
Era il compleanno di Fiona, il quattordici febbraio e, come sempre, aveva deciso di pranzare fuori in famiglia, così da poter poi andare a cena a casa di uno dei suoi amici, visto che le organizzavano sempre qualcosa. Naturalmente 'pranzare fuori in famiglia' includeva che anche Harry fosse presente.
"Sei pronto Louis?", chiese Fiona passandogli davanti nel corridoio, seduto sul primo gradino delle scale, mentre metteva gli orecchini.
"Sì, da un bel po'. Tu e Zoe ci mettete sempre un sacco di tempo per prepararvi".
"Dove sono tuo padre e Peter?", disse correndo nella direzione opposta per prendere la borsetta e controllare se vi fosse tutto ciò di cui avesse bisogno, ovviamente ignorando il commento di Louis.
"Sta già tirando fuori la macchina dal garage, Peter è con lui e io sto aspettando Harry".
Fiona interruppe quello che stava facendo e guardò Louis "Viene davvero?!"
"Sì, perché non dovrebbe?"
"Giusto... sono solo- sono sollevata che i suoi genitori non abbiano cambiato idea... sai, in generale", disse sempre guardando Louis mentre prendeva il cappotto dall'appendiabiti sulla parete.
"Anche io", sorrise appena e si alzò, vedendo che sua madre fosse finalmente pronta e aspettando solo che Zoe scendesse dal piano di sopra. Si sistemò la camicia e continuando ad abbottonare e sbottonare il secondo bottone dall'alto, incerto su come stia meglio. Fiona sorrise appena tra sé e sé e si diresse verso suo figlio, per togliere le sue mani dalla camicia e sistemargli il colletto, lei stessa.
"Sei nervoso...", Fiona rise e Louis sospirò per non guardarla.
"Quindi... lo dirai davvero a tuo padre?"
"Non lo so", confessò"è il tuo compleanno oggi, non credo che sia il momento migliore, non vorrei rovinare tutto".
"Non rovinerai niente, tesoro", lasciò le mani sopra le sue spalla e Louis lo prende come un invito a guardarla:"abbiamo parlato del coming out con tuo padre, due mesi fa ormai... non c'è un momento giusto per parlarne o meno. Sei tu stesso a decidere quale sia il momento giusto."
"Ma saremo al ristorante, Harry sarà lì... che faccio se non si sente a suo agio? Che succede se papà non gli vorrà più bene?", disse con un po' di tristezza puntando gli occhi di nuovo sul pavimento. Sua madre lo guardò preoccupata e notò che stesse contando le strisce del pavimento di legno.
"Louis, guardami", lo prese dalle guance accarezzandole dolcemente:"conosco tuo padre... entrambi lo conosciamo... è una bella persona, non potrà mai smettere di amare te e Harry. Andrà tutto bene con lui, onestamente probabilmente lo sospetta anche", sorrise:"non è che tutti e due siate le persone più discrete quando state qui", anche Louis le sorrise, sapeva che sua madre si riferisce a casa loro come fosse anche casa di Harry, perché non poteva non vivere lì praticamente, ma era quasi come se lo facesse e sicuramente faceva parte di quella famiglia da anni.
"Ne hai parlato con Harry, giusto?", Louis annuì come risposta:"Allora andrà bene", gli baciò la fronte e mentre si dirigeva verso le scale per chiamare Zoe, gli rivolse un sorriso.
Nello stesso momento Zoe disse che sarebbe stata pronta in un minuto. Louis sentì la porta d'ingresso venir aperta da Harry - ovviamente lui aveva una copia delle chiavi, ma quella era solo una scusa.
"Ciao", Harry apparve sulla porta e Louis ebbe bisogno di fare un respiro profondo prima di camminare verso di lui. Ormai era una cosa che faceva da un po' quando vedeva Harry per la prima volta in una giornata, lo guardava, con le sue fossette e i suoi capelli ricci sempre ben sistemati, che odoravano sempre di un profumo costoso - solo le primo ore della giornata, perché alla fine odoravano di Louis e di sapone - pensava 'quel ragazzo mi ama e sono così fortunato ad amarlo'. Lo toccava nel suo cuore e gli rompeva le ossa, facendolo sentire debole, ma allo stesso tempo indistruttibile al di fuori - dentro, si scioglieva.
"Ciao amore", Louis sorrise e il sorriso di Harry raggiunse finalmente i suoi occhi guardando il ragazzo più grande:"come stai?", chiese dandogli un piccolo bacio sulle sue labbra - desiderava che potesse essere più lungo.
"Sto bene".
"Sei sicuro? I tuoi hanno litigato ieri o... oggi?", Harry scosse la testa e gli offrì un sorriso debole quella volta. Gli baciò la fronte e camminò verso Fiona, che era rimasta sul primo gradino delle scale.
"Buon compleanno Fiona", disse Harry abbracciando la madre di Louis, che trovò molto più facile abbracciarlo essendo più alta del solito di alcuni centimetri.
"Grazie! Grazie per essere venuto, tesoro. Tutto bene?", gli chiese sorridendo e Harry annuì ancora.
"Oh, buon giorno Zoe, sei davvero stupenda", disse Harry guardando alle spalle di Fiona dove era comparsa la sorella di Louis.
"Anche tu Harry", sorrise al ragazzo dagli occhi verdi, facendogli l'occhiolino e Harry capì al volo, offrendole la sua mano per aiutarla a scendere giù dalle scale e baciarle la guancia.
"Beh, basta così", Louis finalmente parlò dopo aver visto Harry interagire con la sua famiglia ed essendo completamente a suo agio con tutto quello che era successo. Camminò velocemente verso di loro, finalmente uscendo dalla porta aperta e afferrando la mano di Harry nella sua. "Non hai il permesso di dire a mia sorella che è stupenda e nemmeno di prenderle la mano, brutto idiota".
Harry rise per quel commento e opponendo resistenza per trascinarlo fuori di casa, quindi erano ancora all'ingresso con Zoe e Fiona che ridevano.
"Se invece dico a tua mamma che è stupenda che succede?", lo provocò Harry, sorridendo a Fiona da dietro la schiena.
"Peggio ancora".
~*~
"Papà, le tue battute fanno davvero schifo...", disse Louis ridendo nervosamente mentre Zoe si coprì la faccia, scuotendo la testa per l'imbarazzo e Fiona continuava a ridere per suo marito.
"Beh e se vi dicessi che è così che ho fatto cadere vostra madre ai miei piedi?", Carl ghignò e Harry rise sotto i baffi vicino a Louis. Louis roteò gli occhi e notò che sua madre stesse ridacchiando, ma continuando a protestare.
"Questo non è vero, Carl. Lo sai Zoe, tuo padre era un ragazzo veramente in forma a quei tempi, aveva gli addominali e ogni ragazza voleva un pezzo di lui".
"Oh mamma, non voglio davvero sapere quanto pensavi che fosse figo papà", Zoe grugnì.
"Cosa stai insinuando? Che non sono più in forma?", Carl disse nello stesso momento.
A quanto pare, Fiona stava ignorando i due, non molto attenta a ciò che stesse accadendo intorno a lei ma più ai ricordi che le stavano passando per testa in flashbacks
"Ero un tipo difficile ora che ci penso. Non capisco cosa le ragazze vedessero in te. Per me eri come un sacchetto di plastica".
"Ti senti mai sentito come un sacchetto di plastica...?", Louis canticchiò e Harry rise per quella citazione, un po' più forte di come aveva riso fino a quel momento:"io penso di si papà", lo provocò Louis e Carl si finse offeso.
"Oh, ma non è divertente mio figlio?", disse fingendo una risata.
"Ma poi mi hai invitato ad uscire cantandomi una canzone. E' stato così sdolcinato e cliché, accettai solo perché sei caduto dalla sedia e umiliandoti di fronte a tutti", continuò Fiona ignorando tutto il resto.
"Mamma...", Zoe continuò a grugnire.
"Sono matti", sussurrò Peter nell'orecchio di Harry, accanto a lui.
"Ricordati che sono la tua famiglia", disse Harry, ma concordando comunque con il bambino.
"Scommetto che hai delle battute migliori da proporre", continuò Carl riferendosi a Louis.
"Harry ne ha", Louis rubò l'attenzione di Harry a Peter, trascinandolo più vicino a sé dalla sedia dal braccio attorno alle sue spalle e arrivando fino al collo.
"Non mettetemi in mezzo a questa follia, per favore", riuscì a malapena a dire Harry con Louis che quasi lo stava strangolando. Nel frattempo, Fiona continuava a raccontare a sua figlia come le e Carl avevano cominciato ad uscire insieme, tutti gli altri nella sala continuavano ad ignorare tutto quel chiasso.
"Ho chiesto le tue di battute, non quelle di Harry", lo provocò Carl.
"Per le tue, Louis", ripeté Harry, lottando per liberarsi.
"Erm, beh ne avrei uno".
"Sono tutt'orecchi".
"Toc toc..."
"Oh, questa è roba vecchia, ragazzo", rise Carl e quando Louis stava per protestare, disse:"chi è?"
"Tuo figlio".
"Mio figlio chi?"
"Quello gay", disse rapidamente e in quel momento l'intero tavolo smise di parlare, rivolgendo subito lo sguardo verso Louis, la cui espressione era totalmente terrorizzata. Carl probabilmente aveva la stessa faccia, guardandolo con gli occhi spalancati e a Harry si mozzò il fiato, guardando il suo migliore amico che si stava quasi strozzando con la sua stessa saliva.
Anche Peter cercò di guardare suo fratello, riuscendoci a malapena perché la figura alta di Harry accanto a lui, gli bloccava la visuale. Zoe cominciò a tossire e Fiona continuava a spostare lo sguardo da suo marito a Louis, incuriosita.
"Beh... mi sembra il momento buono per una delle mie battute, no?", chiese Harry ridendo nervosamente e a disagio per quei lunghi secondi di silenzio tra i membri della famiglia.
"No?", fece una pausa:"Ricevuto", guardò verso il basso e il suo primo istinto fu quello di stringere la mano di Louis sotto il tavolo, intrecciando strette le loro dita.
Louis non riusciva nemmeno a muoversi, stava ancora fissando suo padre come se fosse stato qualcuno che non vedeva da secoli, il suo cuore continuava a battere freneticamente e se avesse potuto, sarebbe scappato da quel tavolo nascondendosi nel bagno.
All'improvviso, Carl, semplicemente cominciò a ridere. Ridere come se la battuta di Louis fosse stata davvero divertente. E Louis era troppo confuso e attonito in quel momento... ma al di là di tutto ciò, si sentiva quai ferito, soprattutto con le parole che suo padre disse dopo.
"Oh Louis, questa era davvero brillante", continuò a ridere, Louis sentì Harry stringergli la mano sotto il tavolo perché sapeva che Louis non riuscisse a capire in quel momento, se suo padre ci stesse scherzando sopra, se avesse pensato che fosse davvero uno scherzo, perché non stava dicendo niente di coerente.
"Chiami la cameriera per favore?", parlò con Fiona quella volta.
"Carl...", lo avvertì, probabilmente anche lei confusa, ma il marito scosse la testa insistendo sulla sua richiesta.
Louis non ascoltò nemmeno ciò che suo padre chiese quando la cameriera arrivò al loro tavolo, vide solo come si sorrisero a vicenda educatamente e che quando si girò verso di lui, quel sorriso era scomparso. Sapeva che stesse parlando, ma Louis non sentiva nulla, continuava a guardare il tovagliolo bianco, concentrandosi sul modo in cui Harry gli stava accarezzando il dorso della mano con il pollice.
Sentì una stretta e lo interpretò come se Harry stesse richiamando la sua attenzione. Guardò avanti e vide suo padre che ancora lo stava guardando, probabilmente aspettando una risposta alla sua dichiarazione.
"Papà...", sussurrò Louis, la voce spezzata, quasi impossibile da sentire per Carl:"papà ti prego... no, non smettere di volermi bene..."
"Piccolo... va tutto bene", sentì Harry sussurrare più vicino a lui, cercando di calmarlo.
"Dici?", chiese Louis, più a se stesso che al suo migliore amico, tristemente.
"Louis?", Louis guardò l'espressione confusa di suo padre:"Cosa stai dicendo?"
"Io... solo che -"
Louis si interruppe quello non appena tornó la cameriera, portando quello che suo padre aveva ordinato:"Oh grazie", disse l'uomo.
"Tu- perché hai chiesto lo champagne?".
"Per festeggiare ovviamente", Louis aggrottò la fronte e sentì Harry posare la mano sulla sua coscia quella volta. Guardò sua madre che finalmente stava sorridendo genuinamente, Zoe aveva la stessa espressione che aveva riservato a Louis quando le aveva detto che lui e Harry avessero risolto e Peter sembrava troppo eccitato, quasi quanto lo era stato quando gli aveva dato il regalo che gli avevano preso durante la loro vacanza.
"È il compleanno della mia bellissima moglie e mio figlio maggiore è felice, quindi ho molte ragioni per chiedere il migliore champagne di questo ristorante".
"Cosa... tu...", gli occhi di Louis si spalancarono e finalmente tornò a respirare correttamente.
"Hai sentito bene, figlio", Carl sorrise.
"Oh mio Dio, papà...", anche Louis sorrise e si alzò dalla sedia per girare intorno al tavolo per abbracciare suo padre:"pensavo... ero così nervoso... Oh Gesù...", sorrise e si sentì sollevato e fortunato di avere una famiglia così meravigliosa e comprensiva.
"Perché? Louis... lo sapevo già, per favore non sono così stupido come mi descrive tua madre", rise e Louis si unì a lui, tornando a sedersi sulla sua sedia:"sono contento che tu abbia deciso di dirmelo comunque. Non ti mentirò... è ancora strano esserne sicuri", guardò alternativamente Louis e Harry:"ma non smetterò di volervi bene".
Louis non riuscì a non sentirsi un po' in colpa, sapendo che Harry fosse proprio accanto a lui, ascoltando quello che suo padre stava dicendo... Harry gli aveva detto una volta che avrebbe voluto che i suoi genitori fossero come quelli di Louis e che a volte lo intristiva vedere come fossero gentili con lui. Harry non aveva idea di cosa fosse quel tipo di amore. Almeno pensava così...
"Oh mio Dio, papà...", anche Louis sorrise e si alzò dalla sedia per girare intorno al tavolo per abbracciare suo padre:"pensavo... ero così nervoso... Oh Gesù...", sorrise e si sentì sollevato e fortunato di avere una famiglia così meravigliosa e comprensiva.
"Perché? Louis... lo sapevo già, per favore non sono così idiota come mi descrive", rise e Louis si unì a lui, tornando a sedersi sulla sua sedia.
"Sono contento che tu abbia deciso di dirmelo comunque. Non ti mentirò... è ancora strano esserne sicuri", guardò Louis e Harry alternativamente:"ma non ho intenzione di smettere di volervi bene".
Louis non riuscì a non sentire un lieve senso di colpa, sapendo che Harry fosse proprio accanto a lui, ad ascoltare ciò che suo padre stesse dicendo... Harry gli aveva detto una volta, quanto desiderasse che i suoi genitori fossero come quelli di Louis e che a volte lo intristiva quanto fossero gentili nei suoi confronti. Harry non aveva quel tipo di amore. Almeno lui pensava fosse così...
"E Harry... è come se fossi il mio secondo figlio..."
"Hey!", Peter protestò incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio per l'unica parte della conversazione che aveva veramente capito.
"Terzo figlio", si corresse Carl, rivolgendo un piccolo sorriso a Peter "sono molto orgoglioso anche di te. Non dimenticare, non dimenticare mai, che sei parte della nostra famiglia... lo sento più ora che mai. Hai noi, okay? Hai il diritto di essere felice e vogliamo aiutarti. Non solo Louis", disse Carl guardando direttamente il ragazzo dagli occhi verdi. Quello fu il turno di Louis per prendergli la mano, ma quella volta, sul tavolo dove era quella di Harry.
Harry sorrise e poi guardò subito in basso, verso il suo piatto mezzo vuoto:"Grazie mille... non so cosa dire".
"Non devi dire niente".
Louis guardò Harry con tenerezza e sentì le emozioni che stava provando e il senso di colpa scomparve... scomparve perché in quel momento, seppe che Harry fosse sicuro di avere una famiglia che si preoccupasse per lui come la sua famiglia di sangue avrebbe dovuto.
"Tu lo sapevi?", Carl guardò sua moglie e sua figlia ed entrambe semplicemente annuirono
"È complicato", disse Zoe.
"Wow, mi sento come se fossi l'unico a non essere stato invitato al miglio party dell'anno".
Louis rise e scosse la testa, ancora incapace di formulare parole adeguate.
"Aspettate", li interruppe Peter"anche io mi sento come se non fossi stato invitato!".
"Ma tu lo eri", disse poi Harry, rivolgendo l'attenzione al bambino, guardandolo dalla sedia e dandogli leggeri buffetti sulla testa.
"Allora cosa sta succedendo? Louis ha finalmente detto il suo segreto?"
"Che?", Louis cercò di guardare il fratello dal proprio posto.
"Egli fece." Harry ignora e risponde al bambino.
"Quindi è vero allora? Sai che mio fratello ti ama come mia mamma ama mio papà?".
"Oh", Harry guardò Peter sorpreso e tutti al tavolo avevano la stessa espressione:"come..."
"Si lo sa", Louis comparve da sopra la spalla di Harry, appoggiandovi il mento e sorridendo a suo fratello più piccolo:"in realtà lo sanno tutti", finì Louis, guardando il tavolo sorridendo.
Quando guardò di nuovo Harry, anche lui lo stava guardando. Entrambi si sorrisero e Louis vide veramente la felicità nel sorriso di Harry, nelle sue fossette... gli occhi ancora un po' tristi, vorrebbero ancora piangere molte lacrime, ma sa che migliorerà - più di quelli che aveva già fatto - sapeva che sarebbe riuscito ad essere interamente felice come si meritava e come Louis voleva.
Lasciò un bacio sulla fronte di Harry e gli strinse dolcemente la spalla nello stesso momento in cui Peter disse, con un sospiro di sollievo:"Grazie a Dio perché lo stavo per dire io!"
Buongiorno splendori!!
Sorpresa!!!
Non chiedetemi perchè, ci sono state varie motivazioni!
A presto!
-A.
3 to go!!
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