25 - That's my fear
Louis aveva freddo su metà del suo corpo, stava davvero congelando, l'altra metà invece era comoda e calda. Nel momento in cui provò lentamente ad aprire gli occhi, sentì il suo corpo muoversi e la testa che prima era posata su qualcosa di comodo e morbido, era scivolata sul pavimento duro. Louis sentì subito due braccia avvolgerlo per poi venire spinto contro un petto caldo e morbido. Louis si era accorto che Harry se l'era avvicinato e aveva cercato di usare le sue braccia e le sue gambe come coperta. Era servito, si sentiva molto più al caldo.
Aveva probabilmente grugnito o emesso qualche tipo di suono per quanto la posizione fosse comoda, non curandosi del fatto che gli fosse difficile respirare, perché Harry si era accorto che fosse sveglio:"stai tremando", Harry sussurrò vicino al suo orecchio mentre gli accarezzava i capelli morbidi. Louis strinse istantaneamente la maglietta di Harry con i pugni, sentendosi estremamente piccolo in quel momento.
"Meglio se andiamo in camera".
Louis mugolò, ma non funzionò come risposta, era ancora assonnato e comodo, ma per Harry probabilmente era stata una risposta sufficiente perché si era mosso, non allontanandolo più di tanto perché Louis continuava a sentire il calore del suo corpo forte.Louis non sapeva come stesse facendo, ma Harry lo aveva sollevato dal pavimento e stretto tra le sue braccia. Aprì appena gli occhi e probabilmente in quel momento sembrava davvero un bambino, non aveva mai pensato che sarebbe arrivato quel giorno, Harry che lo portava in camera a mo di sposa perché si erano addormentati di fuori.Le sue mani trovarono la via per avvolgersi attorno al collo di Harry e senza dare ulteriori sguardi al cielo scuro e alla notte fredda, nascose il viso sul suo collo caldo.
Harry ridacchiò appena e Louis lo sentì lasciargli un bacio tra i capelli prima di cominciare a camminare. Sentì la porta chiudersi alle loro spalle e Louis si stupì del fatto che Harry non lo aveva fatto cadere, cercando di chiudere la porta con i piedi.
"Sono pesante...", la voce di Louis usciva dalla gola, ma per Harry era ancora morbida e bassa.
"Non lo sei, piccolo", sussurrò Harry, nonostante fossero gli unici presenti in casa, mentre saliva le scale.
Louis mugolò un'altra volta prima di dire:"Non dovresti essere tu a portare me...", perché no, Harry non doveva. Era il più piccolo, quello fragile, quello di cui ci si doveva prendere cura, non il contrario. Ma cazzo, perché Louis doveva essere più basso e Harry così fottutamente alto?.
"Perché no?", chiese Harry divertito e Louis sapeva che stessero entrando nella camera. Sapeva anche di non poter rispondere a Harry quello che stava pensando veramente.
"Perché... solo... perché", sussurrò assonnato contro la pelle di Harry.
Il modo in cui Harry fece sdraiare delicatamente Louis sul letto, gli avrebbe fatto pensare milioni di cose, avrebbe riacceso quei sentimenti di cui Louis aveva così paura, ma non aveva abbastanza energie per quello ed era ancora mezzo addormentato visto che non ricordava cosa fosse successo prima di addormentarsi su Harry.
Le lenzuola vennero spostate per coprire il suo corpo e poi Harry si sdraiò accanto a lui. Con gli occhi chiusi, Louis raggiunse il suo migliore amico per una coccola e non gli importò che fosse Harry a stringerlo e che fosse lui a sembrare fragile in quel momento.
La mano di Harry andava su e giù accarezzando il braccio nudo di Louis, come faceva come lui faceva sempre con il ragazzo più piccolo, e Louis lasciò che un sospiro gli scappasse dalle labbra.
Prima di addormentarsi di nuovo sentì la voce stanca di Harry dire:"Ti amo" il che, in altre circostanze, avrebbe fatto svegliare Louis perché era da un po' che non condividevano quelle tre parole e l'ultima volta che Louis le aveva dette, Harry non aveva ricambiato. Ma si addormentò un'altra volta, cullato dal calore del corpo di Harry.
La mattina, quando Louis si era svegliato, era ancora nella stessa posizione in cui si era addormentato la notte precedente. Harry lo stava ancora stringendo e sentiva ancora i suoi tocchi delicati. Louis non riusciva a ricordare come fosse finito nel letto perché l'ultima cosa che ricordava era che fosse fuori. Con Harry. Si stava scusando. Avevano parlato del loro futuro. Harry aveva detto a Louis quello che aveva scritto per - su di - lui. In un batter d'occhio Louis era sopra di Harry. A baciargli il collo. E dicendogli... oh Dio.
"Buon giorno, bell'addormentato", sentì Harry con la sua solita voce tenera.
Louis si allontanò subito dal petto di Harry, ma non troppo, perché era abbastanza impossibile con la presa di Harry. Il letto era enorme, ma erano riusciti a rimanere nel centro, occupando lo spazio di una sola persona.
Louis aggrottò un po' le sopracciglia guardando Harry, ma, il ragazzo più piccolo non smise di sorridere e di guardarlo teneramente. Louis ricordava fin troppo bene la sera, ma Harry? Louis aveva bisogno di ricordare a se stesso di non potersi comportare da pazzo e in maniera totalmente diversa. Naturale, doveva essere naturale.
"Sembrava che stessi dormendo così bene, è mezzogiorno passato", ridacchiò Harry. Era strano però, sembrava che Harry fosse sveglio da un bel po' e Louis... Louis aveva dormito troppo e adesso si ricordava di quando Harry lo aveva portato a letto e come era riuscito a rimanere nella stessa posizione, rannicchiato sul petto di Harry. Louis non riusciva a capire perché avesse deciso di avere una perfetta notte di sonno proprio quel giorno, soprattutto dopo tutto quello che era successo il giorno prima.
"Pensavo che volessi andare presto in spiaggia".
"Sì, ma quando mi sono svegliato ero troppo pigro e comodo e come puoi vedere dalla finestra, il tempo non sembra molto allegro", Harry posò la testa sul palmo della mano, mentre il gomito era premuto sul materasso e indicava la finestra con l'altra mano.
Louis cercò di liberarsi del suo volto sconvolto e guardò dalla finestra. Il cielo era completamente grigio e sembra quasi uno di quei giorni freddi che di solito passava a letto con Harry anche se era pomeriggio e avevano i loro vestiti di ogni giorno. Rimanevano semplicemente sdraiati a parlare e a volte a sgranocchiare qualcosa, oppure decidevano di prendersi in giro l'un l'altro, o anche di giocare con Daisy, ma sempre nella stanza con le tende dalla finestra aperta, pronti in qualsiasi momento ad andare ad osservare le gocce d'acqua che cadevano sul vetro dalla finestra.
Louis grugnì e si lasciò cadere di nuovo sul materasso, ora sulla pancia , afferrando il cuscino dal lato e affondando lì la sua faccia, guardando Harry.
"Che palle. Che vuoi fare, allora?"
"Hmm, forse possiamo prima mangiare qualcosa e rimanere nei paraggi per un po'", gli occhi di Harry erano incastrati con quelli di Louis e Louis lo stava ascoltando, sì... non solo stava fissando le sue labbra che si muovevano e ammirando il modo in cui Harry lo guardava come se... come se fosse il mondo intero, le stelle, il sole, la luna... l'universo.
"E poi...", si sporge un po' in avanti, posando la mano sopra l'altra avvicinandosi un po' di più a Louis. Non troppo vicino, perché Louis poteva ancora respirare la sua aria. C'era ancora uno spazio di sicurezza tra di loro:"... poi puoi portarmi a quell'appuntamento di cui mi hai parlato ieri sera", Harry sorrise. Harry fottutamente rise e gli occhi di Louis si spalancarono.
Ora si ricordava e stava rispondendo alle sue stesse domande.
"O stavi solo scherzando?", il sorriso di Harry si spense appena.
Louis aprì la bocca, senza riuscire ad emettere nessun suono e in quel momento sembrava un completo idiota. Dovevano parlare di tutta quella situazione, dovevano. Perché si, quell'appuntamento significava molto per Louis e non ci aveva esattamente scherzato sopra, era serio e si sentiva fin troppo coraggioso, anche per i suoi gusti. Il senso di colpa stava urlando perché Harry era quello coraggioso in quel momento e Louis era quello che non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti per il suo migliore amico, perché aveva troppa paura. Forse del rifiuto, probabilmente, ma anche e soprattutto per la loro amicizia. Avrebbe potuto cambiare molte cose, avrebbe potuto rovinare tutto.
"Io -I ..."
"Stavi scherzando, Lou?", ripeté Harry e Louis non aveva voce per rispondere a quella domanda disperata e piena di dolore. Louis non aveva forze, gli girava la testa e tutto era confuso . Perché si era svegliato, perché aveva fatto quello che aveva fatto la notte prima?
"Io... no", confessò Louis confessa e non riusciva fottutamente a guardare Harry in quel momento così guardò le lenzuola. Come avrebbe reagito Harry? Cosa avrebbe pensato Harry?
"Oh ok", disse semplicemente Harry e dal suo tono di voce Louis poteva dire che stesse sorridendo. Ed era proprio così, Louis gli rivolse di nuovo lo sguardo ed eccola lì, quella fossetta che dava il 'buon giorno' a Louis in tutto il suo splendore.
"Va bene?"
"Sì va bene."
"Vuoi parlarne?", perché dovevano, giusto? I migliori amici non escono insieme e Harry lo sapeva. E se Louis aveva chiesto a Harry di andare ad un appuntamento - lasciando perdere il fatto che aveva detto a Harry di volerlo baciare, ma sperava che il ragazzo più piccolo non l'avesse sentito - allora aveva quasi confessato che anche lui avrebbe voluto essere più che il migliore amico di Harry. Voleva essere di più, e voleva di più da Harry.
"Non ancora", rispose Harry e sembrava così deciso, non sembrava essere nervoso quanto Louis. Louis stava quasi tremando per l'amor di Dio.
"Okay", Louis ripeté le parole di Harry, anche se non era davvero 'okay'.
"Allora, dove mi porti?", Harry sembrava davvero molto compiaciuto da quella situazione, ma spostò lo sguardo da Louis per sdraiarsi a pancia in su, guardando il soffitto con le mani dietro la testa. Louis avrebbe voluto dirgli di cambiare argomento e Harry avrebbe dovuto sapere quanto Louis si sentisse a disagio, ma stava continuando a parlarne.
"A cena", rispose Louis, ma la sua voce era appena udibile nella stanza.
"Una bella cena. Come non abbiamo mai fatto prima", diversa, tutta quella situazione sarebbe stata proprio quello, diversa. Louis non era pronto ma non poteva più aspettare:"in un buon ristorante", 'uno di quelli stereotipati ed eleganti, che ami e che ti meriti'.
"E poi... poi vedrai", Louis mantenne la sua voce bassa. Sapeva di non riuscire ad avere segreti con Harry - tranne beh... sapete - era per quello che gli aveva raccontato della cena. Ma voleva veramente sorprendere il ragazzo con quello che aveva preparato. Lo imbarazzava aver programmato quell'appuntamento settimane fa. In una di quelle notti in cui rimaneva sveglio guardando nel buio e chiedendosi come sarebbe stato il loro primo vero appuntamento. Non sarebbe stato niente di speciale, ma urlava Harry & Louis.
"Sembra fantastico", Harry non aveva smesso un attimo di sorridere, il che fece rilassare Louis. Più o meno, perché era talmente in ansia per tutto che aveva sorriso a Harry per un momento e poi aveva spostato subito lo sguardo, mettendo la faccia sul cuscino, guardando da un'altra parte.
Louis non ebbe bisogno di dire a Harry che ne aveva abbastanza di parlare di quell'argomento, perché ora, il ragazzo riccio l'aveva capito.
"Voglio rimanere a letto per un altro po'", la voce di Louis' venne fuori biascicata, ma Harry aveva capito. Aveva bisogno di riposare la testa e schiarirsi le idee per quella sera, doveva calmarsi e pensare alle milioni di cose che doveva fare per non rovinare nulla.
Non vi fu alcuna risposta da parte di Harry, ma sentì anche il ragazzo più giovane sdraiarsi, non troppo lontano da lui, ma senza alcun contatto tra di loro. Pochi minuti dopo Daisy fece la sua comparsa e Louis finalmente guardò Harry perché ne aveva bisogno. Aveva bisogno di vedere la tenerezza nell'espressione di Harry quando guardava quel gattino. Era la prima volta che la vedeva dopo l'incidente, così le sorrise ampiamente e disse 'ero così preoccupato e mi sei mancata', come se Daisy fosse stata in grado di capire tutto.
Louis continuava a guardare Harry a giocare con lei, cercando di non pensare. Ma era un po' difficile quando la preoccupazione era una costante. Sperava, pregava anche, che dopo quella sera le cose sarebbero rimaste uguali tra i due.
~ * ~
La giornata stava passando lentamente, il che aveva uno stesso numero di lati positivi e negativi. Louis aveva più tempo per pensare. Pensare portava preoccupazione e ansia ed era sicuro che Harry stesse cercando di fare del suo meglio per non chiedergli se ci fosse qualcosa che non andava. Forse in fondo sapeva la risposta, forse sapeva che Louis non volesse parlarne più di tanto quindi cercò di non mettere pressione al ragazzo, o forse, anche lui voleva evitare l'argomento. Forse era preoccupato quanto Louis. Non lo sapeva.
Così, dopo aver passato un bel po' di tempo dentro al letto, decisero di scendere al piano di sotto, in cucina, a mangiare dei cereali perché ormai era troppo tardi per cenare e i cereali erano sempre la loro risposta. Guardarono un film, parlarono con la famiglia di Louis, ma non parlarono molto tra loro. Non che fosse strano, ma entrambi capivano.
Fu intorno alle sei di pomeriggio che tutto colpì Louis ma era determinato a continuare a far sembrare che andasse tutto bene. Continuava a dirsi mentalmente che fosse un uomo, come faceva quando era un ragazzino. Aveva sempre funzionato quindi doveva funzionare anche quella volta, e quella volta lui era veramente un uomo. In realtà non si sentiva tale ed era invece assurdo come a nove anni si sentisse esattamente un adulto grande e grosso.
"Vado a prepararmi", disse alzandosi dal letto e guardandosi intorno verso la loro valigia e l'armadio per cercare dei vestiti. Harry non rispose, ma Louis sentiva che stesse seguendo i suoi movimenti.
Quando finalmente ebbe in mano una camicia blu scuro, un paio di jeans - vestiti semplici, ma che era stato davvero difficile scegliere - e tutte le cose di cui aveva bisogno per prepararsi, Harry aprì la bocca per parlare:"Dove vai?", chiese guardando il suo migliore amico mentre si allontanava dalla stanza.
"Al piano di sotto", aveva semplicemente risposto e quando vide Harry accigliato, ancora seduto sul letto con il suo portatile continuò:"usa questo bagno che io userò quello giù".
"Perché?"
"Voglio fare le cose come si deve", finì Louis e fece in modo di sorridere a Harry prima di lasciare la stanza.
Sapeva che Harry ci avrebbe messo meno tempo di lui, così cercò di fare del suo meglio per essere pronto alle sei e quarantacinque. Si lavò i denti, si sistemò i capelli al meglio che poté, ammorbidendoli e sistemando accuratamente il ciuffo di lato, si fece praticamente la doccia nel profumo e si controllò nello specchio almeno cinque volte.
Voleva sembrare elegante e sapeva che fosse stupido perché era Harry. Quello che lo aveva visto malato, che lo aveva visto dare di stomaco quando si era beccato un'intossicazione alimentare, che lo vedeva di primo mattino, pallido, con il sonno negli occhi e i capelli nel loro stato peggiore. Quello che lo vedeva sbavare sul cuscino alle quattro del mattino, che lo vedeva con gli occhiali, gli occhi stanchi e contornati dalle occhiaie, studiando fino alle sette di sera, che lo aveva visto piangere così tanto da far diventare gli occhi gonfi e nonostante tutto... lo trovava ancora bellissimo qualunque fosse il suo aspetto, nonostante fosse stanco o assonnato, Harry trovava sempre che Louis avesse qualcosa di meraviglioso e unico.
Ma quel giorno era diverso. Louis poteva dire quello che voleva per rimanere rilassato, poteva fare quello che preferiva durante l'appuntamento per cercare di lasciare le cose come erano sempre state, ma sapeva che sarebbe stato diverso.
Uscì dal bagno ed era sicuro che Harry fosse già pronto dal momento che erano quasi le sette e lui non ci metteva mai più di quindici minuti per prepararsi - e risultando sempre perfetto, accidenti - ma probabilmente non sapeva cosa fare e quindi era semplicemente rimasto al piano di sopra aspettando Louis. Ma Louis aveva un'altra idea.
Afferrò le chiavi, aprì la porta di casa e uscì, solo per chiudere la porta e guardarsi intorno cercando di trovare ciò che voleva. Era sicuro che ci fossero delle margherite selvatiche, o per lo meno si ricordava di averle viste. E le trovò, accanto alla casa sul prato, proprio come quelle con cui Harry stava giocando la prima volta che si erano visti. Era una tradizione ormai, così ne raccolse quante più poté e li legò insieme con l'elastico per capelli che aveva rubato a sua sorella.
Suonò il campanello e bussò due volte alla porta. Fece un respiro profondo e pochi secondi dopo sentì la voce di Harry dall'interno e aprì la porta dopo aver urlato due volte il nome di Louis.
Il viso di Louis si illuminò quando vide Harry. Era vestito con i suoi jeans neri e la camicia bianca coordinata con quella blu scura di Louis. I suoi ricci erano ben spazzolato e definiti e Louis era sicuro che anche lui si fosse fatto la doccia nel profumo perché riusciva a sentirne perfettamente l'odore. Era meraviglioso e Louis stava portando quel ragazzo ad un appuntamento... era troppo da metabolizzare.
L'espressione di Harry era totalmente confusa in un primo momento, ma poi Louis gli sorrise e gli porse i fiori, con l'altro braccio dietro la schiena.
"Lou...", Harry rise mentre accettava i fiori
"Sei pronto?", Louis continuava a sorridere ed eccolo là... eccolo quel luccichio speciale negli occhi di Harry, quegli occhi che brillavano solo per Louis.
"Io - si", Harry cominciò a lasciarsi trasportare, probabilmente ricordandosi quello che aveva detto Louis, 'voglio fare le cose come si deve'; "fammi solo mettere i fiori dentro", disse sorridendo e scomparendo in cucina.
"Hai le chiavi?", chiese quando riapparve di nuovo alla porta.
"Si", disse Louis e prende il polso di Harry per guidarlo fuori. Si chiusero la porta alle spalle e si diressero verso la macchina.
Quando entrambi furono seduti ai loro rispettivi posti e Louis avviò la macchina, incontrò lo sguardo di Harry ed entrambi si sorrisero a vicenda. Non si scambiarono mezza parola, ma Louis si rilassò e non sentì più quel nodo allo stomaco che sentiva dalla mattina. Ricordò a se stesso, che fosse solo Harry, il tuo migliore amico, perciò andrà tutto bene. Tutto rimarrà come prima.
~ * ~
Quando arrivarono al San Carlo, un ristorante italiano, Harry capì perché Louis avesse voluto arrivare prima. Non aveva prenotato, quindi arrivare presto sarebbe stato importante per non dover aspettare troppo tempo per un tavolo.
Louis ammirava il modo in cui Harry si stesse guardando intorno una volta che si furono seduti al tavolo. L'ambiente era incredibile, i tavoli erano coperti da tovaglie bianche, con piccole lampade al centro, le sedie erano rosse e i dettagli in legno sulle pareti sono erano straordinari.
"Vuoi dividere una pizza o preferisci la pasta?", chiese Louis, risvegliando Harry dal suo stato di trance, ma non riuscendo a farlo smettere di sorridere.
"Non ne ho proprio idea... La pasta sembra favolosa, ma la pizza...", Harry grugnì, guardando alternativamente il menù e Louis.
"Non riesco davvero a scegliere, il menù è enorme", Louis rise a quel commento.
"Beh possiamo ordinare tutti e due"
"Tu sei pazzo"
"No serio. Ordiniamo una pizza media e un piatto di pasta e assaggiamo entrambi", Louis sorrise e Harry ormai avrebbe dovuto aspettarsi un suggerimento del genere da parte di Louis. Una volta, quando erano andati al ristorante con la famiglia di Louis, erano indecisi tra tre piatti e e alla fine li avevano ordinati tutti e tre e avevano diviso la cena.
"Va bene"Ordinarono i loro piatti e da bere quando la cameriera si presentò al loro tavolo. Era una ragazza davvero carina, con il rossetto rosso, dei begli occhi blu, denti perfetti, capelli scuri e lunghi, in quel momento tirati su in una coda di cavallo e molto amichevole. Louis aveva dovuto ordinare al posto di Harry perché lui non si sentiva mai a suo agio nel farlo - ma stava migliorando quando andavano al supermercato, perché Louis lo stava aiutando con la sua ansia ed era stato Harry a comprare la frutta il giorno prima, perciò erano dei passi avanti.Tuttavia, Louis non poté non notare il modo in cui la cameriera stesse sorridendo a Harry, accorgendosi di quanto fosse timido. Louis rise appena per il modo in cui Harry aveva ringraziato la cameriera, prima che si allontanasse con i loro ordini dicendo'di niente tesoro', facendo arrossire Harry.
"Stai migliorando nell'interagire con le persone", commentò Louis. Anche a scuola non aveva potuto non notare che riusciva a parlare molto meglio con i suoi compagni di classe. Tuttavia, Louis era ancora preoccupato dal fatto che fosse l'unica persona sulla quale Harry potesse contare. Louis sarebbe diventato pazzo se non avesse avuto altri amici - principalmente per colpa di Harry, ma quella per lui non era un lato negativo - ai quali dire determinate cose e con i quali parlare, perché Louis non credeva di essere capace di affrontare quelle questioni sentimentali da solo. Se non fosse stato per sua sorella a volte, sarebbe probabilmente esploso. Ma c'erano ancora cose basilari nella vita, come socializzare con altre persone, cosa che Louis era in grado di fare ed Harry no.
"Un po'. Grazie"
"Grazie per cosa?", Harry ringraziava Louis molte volte, una volta lo aveva ringraziato per essere una persona e respirare, che fece ridere Louis ma poi gli aveva detto che l'amava... e lo avrebbe amato comunque, anche se fosse stato una pianta, il che non aveva molto senso, ma Louis aveva capito.
"Per avermi aiutato con questa cosa."
"Oh. Non ho fatto molto", e prima che Harry potesse negarlo Louis finì:"fai sempre tutto da solo. Io sono solo lì per tenerti quando cadi così che tu possa andare avanti avanti."
Quando Harry stava per aggiungere qualcosa di diverso, la cameriera tornò con il vino che Louis aveva ordinato. Harry lo guardò storto. Aprì la bottiglia e ne versò un po' in entrambi i bicchieri. Sorridente e dicendo loro quanto tempo fosse rimasto prima di avere il loro cibo, poi si allontanò.
"Pensavo che stessi scherzando quando hai detto di voler prendere il vino, dandogli la tua carta d'identità", disse Harry guardando il bicchiere con il liquido rosso dentro.
"Non lo ero. Questo dovrebbe essere il loro vino migliore e ho pensato che questa fosse, ehm, una buona occasione", rispose Louis un po' incerto.
"E' buono?", Louis scrollò le spalle, non avendo mai davvero provato quel tipo di vino.
"Beh proviamo allora...", Louis in realtà era sorpreso della reazione di Harry per quella cosa, ma davvero, entrambi avevano bisogno di un po' di alchool al momento.
"Cin cin", Harry alzò il bicchiere e Louis fece lo stesso.
"Salute!"
Quando entrambi portano i bicchieri alle labbra e diedero un sorso, entrambi fecero la stessa smorfia, guardandosi l'un l'altro.
"Pepsi?", chiese Louis con la stessa faccia schifata.
"Pepsi".
~ * ~
La cena stava andando benissimo. Ma, del resto, esattamente come previsto. Louis non aveva avuto modo di sentirsi nervoso per nulla, perché nel momento in cui avevano cominciato a parlare, con la Pepsi a sostituire il vino disgustoso, durante l'attesa per il cibo, Louis aveva dimenticato che quello avrebbe dovuto essere un appuntamento. Anche Harry probabilmente se n'era dimenticato, il che fece rilassare e rilassare e sorridere Louis... perché cavolo, era così fottutamente felice. Felice come sempre e quello era esattamente il modo in cui si voleva sentire.
Louis sperava che anche la cameriera avesse colto quel messaggio. In qualche modo voleva dimostrarle che fossero solo due migliori amici per i quali uscire era normale, nascondendo il fatto che fosse profondamente innamorato della ragazzo riccio di fronte a lui, la cui risata era più forte delle voci di tutte le persone che animavano il ristorante e con il quale teneva le gambe aggrovigliate platonicamente sotto il tavolo. Perché ammettiamolo, il contatto era necessario, familiare e normale. La normalità era ben accetta in quel momento e visto che non erano l'uno affianco all'altro, come erano sempre, così da avere quel tocco tra i capelli, lo sfiorare delle gambe, casini con le dita, avevano dovuto trovare un altro modo per essere comunque così vicini.
Non era sicuro se la bella ragazza avesse colto l'idea idea, ma non aveva fatto un fiato quando Louis le aveva chiesto di portagli dei piatti in più per dividersi la pasta e la pizza, quindi non ce n'era bisogno. Lei aveva solo riso e scherzato, cosa che non era affatto normale con loro perché mettevano sempre in imbarazzo la famiglia di Louis al ristorante, mangiando dallo stesso piatto.
Certo era più difficile quella sera, essendo sui lati opposti del tavolo, ma riuscirono comunque a farlo nonostante il tovagliolo bianco si fosse macchiato di qualche -molte- macchie non necessarie di sugo. Ci avevano riso su perché non era importante in quel momento. Tutto era sfocato perché erano nel mezzo di una profonda, profonda conversazione.
"Ti sto dicendo, che una volta mentre tornavamo a casa a piedi, tornando dalla libreria, ti giuro che un piccione mi ha chiesto dei soldi", commentò Harry, mettendo un po' di pasta sulla sua pizza. Louis non aveva fatto una piega, aveva fatto lo stesso, aveva solo storto la bocca per il commento di Harry. Erano così fottutamente strani.
"Me lo hai già detto", naturalmente:"e cosa ti ho risposto io?"
"Sì Lou, ma ascolta -"
"La mia risposta...", ripeté sorridendo.
Harry sospirò profondamente:"Quella volta in cui ti ho raccontato di Daisy che mi diceva di andare studiare, cosa mi hai detto?", Harry fece del suo meglio per imitare la voce di Louis, non andandoci troppo lontano.
"E che cosa hai detto?"
Harry roteò gli occhi:"Che non stavi studiando per il test come avresti dovuto e che era la pressione".
Louis sorrise trionfante:"Stessa cosa".
"Non c'entra niente!".
"Certo che si. Mi dovevi dei soldi quella volta", gli fece notare Louis, alzando le sopracciglia e appoggiando la schiena contro la sedia comoda.
"No, non è vero", disse Harry indignato.
"Invece si. Per quella scommessa che avevamo fatto e che hai perso. Ovviamente".
"Dici così tante stronzate".
"Perdonami caro amico mio, sono una persona onesta".
"Ah sì? Che scommessa avrei perso, allora?"
"Beh, giovane Harry, credo che la notte sia troppo breve per contare tutte le volte che hai perso contro di me", Louis sorrise e Harry aprì la bocca cercando di passare per offeso e scuotendo la testa.
"Sei proprio una persona orribile, Lewis"
"Mi hai appena chiamato -"
"Scusatemi, avete finito?", li interruppe la cameriera, solo per fargli notare che avessero già mangiato tutto il cibo.
"Oh, sì, grazie", rispose Louis e sorrise educatamente mentre la donna prendeva i loro piatti. Harry borbottò silenziosamente 'falso' a Louis, parlando del suo sorriso e Louis rispose con un 'fottiti'.
"Gradite il dessert?", chiese lei.
"Sono così pieno Louis, io non credo di avere più spazio", commentò Harry guardando il suo migliore amico.
Louis sogghignò e si preparò per la sua prossima battuta:"Scommetto che non riesci a mangiare la cheesecake e il tortino al cioccolato, mentre io si".
~*~
"Credo di stare per vomitare", grugnì Louis, avvolgendosi le braccia intorno alla pancia e camminando dolorosamente lento per la strada.
"La colpa è tua, non mia", rise Harry e facendo del suo meglio per parlare e camminare normalmente come se non fosse dolorante anche lui:"pensa se avessi vinto", Harry ghignò.
"Oh sta zitto", grugnì ancora e Harry dovette ridere di nuovo per il modo in cui stava camminando dietro di lui. Si piegò in avanti con la schiena e tenne la testa verso il basso:"Non farti tanto il figo. E' probabilmente la prima volta che vinci contro di me, comunque".
Harry scrollò le spalle:"Sì, ma ho vinto il premio migliore. Vederti dolorante, il piacere di dirti 'te lo avevo detto' e vederti pagare tutta la cena".
"Oh, taci. Inoltre", Louis cominciò a camminare dritto e cercando di tenere il passo con il suo migliore amico. La sua faccia sembrava ancora dolorante, ma lo sguardo che riservò a Harry era più morbido:"avrei comunque pagato io la cena. Sono stato io ad invitarti".
"Oh", rispose semplicemente Harry e anche la sua espressione cambiò subito, e Louis non avrebbe dovuto sentirsi agitato ma si accorse che quelle era la prima volta che avevano menzionato che quello fosse un appuntamento. Quella era diversa da tutte le altre volte.
"Allora, dove stiamo andando? Perché la macchina era dall'altra parte", Harry cambiò subito discorso, come per dire a Louis che ancora non voleva parlare di tutta quella faccenda.
"Oh, sì, vedrai. Il posto è a soli quindici minuti a piedi e credo", grugnì e si fermò per un secondo:"sarebbe carino se camminassimo un po', per digerire... il cibo".
Harry scosse la testa ridendo, ma afferrò ancora il braccio di Louis per farlo camminare, dicendo:"Andiamo vecchio".
La passeggiata sembrò durare più di un quarto d'ora, probabilmente perché Louis camminava a passo lenti, il che, per un'altra persona, forse sarebbe terribilmente fastidioso, ma per Harry era solo... carino. Inoltre, non la smetteva più di protestare e lamentarsi e Harry fece del suo meglio per ignorare gli sguardi della gente. Speravano che non piovesse o sarebbero probabilente stati fottuti.
Raggiunsero le banchine e continuarono a camminare come per seguire il fiume.
"Perché siamo in un'arena?", chiese Harry, lui in realtà non era stanco di camminare perché in quel modo aveva potuto vedere un po' di più la città e wow, era incredibile.
"In realtà a noi interessa quello che l'arena nasconde", disse Louis, ora, sentendosi meglio, prese la mano di Harry nella sua iniziando a camminare a passi più grandi. Le loro mani non erano intrecciate come erano di solito quando si tenevano per mano, non si stavano nemmeno davvero tendendo per mano, infatti Louis non sentiva la solita tempesta nella pancia. Ma anche se fosse stato, avrebbe probabilmente dato la colpa a tutti il cibo che aveva nello stomaco.
Fecero la strada intorno all'arena e quando videro delle persone in coda e Harry alza lo sguardo, i suoi occhi brillavano e le sue labbra erano dischiuse per la sorpresa. Naturalmente Louis doveva vedere la sua espressione, dall'inizio del suo sorriso contornato di fossette, al modo in cui apparvero le rughette ai lati degli occhi.
"Lou...", Louis era sicuro che Harry si fosse appena strozzato.
"So che non è come quella enorme di Londra. Ma questa è Liverpool ed è il meglio che posso offrirti", Louis scrollò le spalle, un po' triste. Sapeva che Harry avesse scritto sulla sua lista 'fare un giro sulla ruota panoramica', dopo aver visto quella di Londra, quindi quella era niente a confronto. Ma voleva comunque che Harry la spuntasse dalla lista e chissà, forse un giorno sarebbe riuscito a portarlo a londra. O forse il contrario.
"Lou...".
"Harry...", rise Louis, ma poi sentì Harry tirarlo in un veloce e stretto abbraccio per poi allontanarlo dalle spalle.
"Andiamo, ti prego, ti prego, ti prego...", implorò come un bambino il che fece solo ridacchiare Louis e si diressero verso la fila.
Aspettarono un po' fino a che non fu il loro turno per comprare i biglietti e salire sulla cabina, Harry sempre un po' saltellando come se avesse dovuto fare di nuovo pipì, sembrava Louis quando era un bambino. Un bambino felice, cosa che Harry non era mai stato.
Alla fine, con grande sollievo di Louis, rimasero da soli nella cabina, essendo rimasti gli ultimi della fila e visto che la giostra stesse per chiudere. Il silenzio calò tra di loro e per fortuna non fece si che Louis vi annegasse dentro, né che si sentisse solo nell'oscurità. Harry era proprio di fronte a lui e pur non essendoci alcun contatto, rimasero a guardarsi l'un l'altro. Quando le labbra di Harry si curvarono in un sorriso caloroso, distolse lo sguardo per guardare il panorama fuori dal finestrino.
Il primo giro andò così e Louis era sicuro che fossero rimasti in silenzio per tutto il tempo. Era un silenzio rassicurante però, quindi andava bene. Poi Harry incontrò lo sguardo di Louis e i loro occhi si incollarono ancora una volta. Louis arrossì appena - e che stava succedendo - .
"Perché mi hai invitato ad un appuntamento?", chiese Harry e quello fu il momento in cui il cuore di Louis si bloccò. Harry si accorse del modo in cui Louis si fosse irrigidito sul suo sedile e come i suoi occhi azzurri si fossero spalancati, così continuò:"Voglio dire... siamo usciti così tante volte Louis, perché questa volta hai voluto dargli un nome?", e sì, era vero. Ma erano migliori amici e Louis sapeva che le altre volte non erano come quella. Anche se si erano comportati normalmente, quella sera, aveva un altro significato.
"Che poi, è davvero il nostro primo appuntamento?", o pensava lo avesse.
"Ehm", e perché stava esitando nel dare la sua risposta?
"Io - io penso di si...", l'espressione di Harry rimase la stessa, difficile da leggere e Louis si sentì proprio come non ci fosse abbastanza aria in quella cabina:"No?".
"Lou... sto parlando seriamente".
"Cazzo," Louis sbuffò:"Harry ti prego non farlo", lo stava letteralmente implorando perché, diavolo sapeva benissimo che fosse una cosa seria, sapeva anche che fosse pericoloso e - "Sono così spaventato", voleva solo le braccia di Harry attorno a sé, ma sapeva che non sarebbe successo in quel momento. Si ricordò anche quella volta in cui Harry gli aveva detto che non potevano, dopo aver detto chiaramente che avrebbe voluto che Harry lo baciasse. Harry sapeva, doveva saperlo. E Louis era sicuro che fosse lui l'unico innamorato lì perché Harry lo aveva messo in chiaro.
"Non ho idea di che cosa significhi questo per te, io non -"
"E' stato bello", lo interruppe Harry:"mi è piaciuto. Non abbiamo mai, tipo, fatto una cena come questa. E mi hai portato qui, ed è meraviglioso. E' stato diverso".
"Esattamente, questo è diverso Harry, al di là di tutto, è diverso e la differenza è che -".
"Pensi che sia giusto, Louis?"
"No", rispose Louis piano, guardandosi in grembo. Era sbagliato rovinare la loro amicizia e Louis era così spaventato per ciò che Harry potesse pensare sul modo in cui si sentiva nei suoi confronti. Sapendo che fosse gay per lui, che il loro bacio era stato qualcosa di diverso per lui, che quando erano stati fatti e avevano scopato, Louis l'aveva sentito e gli era piaciuto e avrebbe solo voluto farlo di nuovo. No, lui voleva fare l'amore con il suo migliore amico più e più volte ed era così sbagliato e Louis non si sarebbe sorpreso se Harry lo avesse ritenuto disgustoso.
"Ma è sempre andato bene così, Lou", Harry interruppe i suoi pensieri con la sua voce morbida. Lentamente, ma in maniera allarmata, alzò di nuovo lo sguardo verso Harry:"Io non voglio perderti. E' questa è la mia paura, di perderti. Mi tormenta perché sei il mio tutto e io sono così grato per tutto quello che hai fatto a me. Per essere vivo, aiutandomi ad esserlo anche io. Lo sai questo, vero?", Louis si morse la parte interna della guancia fino a quando non sentì sapore di sangue, ma annuì comunque anche se non era necessario che rispondesse.
"Non voglio che tutto questo cambi e... ti amo così tanto Louis, davvero, ti amo, ma -"
"Lo so Harry e anche io ti amo, ma devi sapere che... che -", Harry sorrise, un sorriso così piccolo, così piccolo quasi come se stesse dicendo 'no, tu non lo sai'.
"Spaventa anche me, Lou...", così disse:"il modo in cui ti amo... spaventa anche me
Louis non sapeva cosa fare, cosa dire e non era sicuro se Harry avesse appena confessato quello che Louis voleva confessare da anni, ma aveva sempre avuto troppe paure. Ancora una volta, Harry era stato quello coraggioso e Louis quello che non riusciva a parlare, non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti. Lo odiava, veramente, e ora Harry si stava limitato a sorridergli tristemente, quando vide che non gli avrebbe risposto e che stava guardando di nuovo il finestrino.
Non aveva voce e quindi non poteva far parlare Harry, non poteva continuare a parlare perché avevano bisogno di parlare di quella situazione e non lo avevano ancora fatto. Ma poi si rese conto che non lo avessero ancora fatto perché lui non era in grado di parlare. Harry aveva parlato e per quello che sembrava aveva detto quello che voleva e Louis sapeva che si aspettasse di sentire qualche tipo di risposta, ma non arrivò mai. Louis era solo un vigliacco, un vigliacco che voleva tenere un ragazzo al sicuro con sé e fargli capire quello che sentiva come per magia. Un vigliacco che voleva stare con un ragazzo così meraviglioso e coraggioso.
~ * ~
Louis con tutta onestà voleva solo rompere tutto quel silenzio ed urlare 'Harry non vedi che cazzo, sono completamente innamorato di te? Che sono fottutamente andato per te?' Ma lui non poteva fottutamente vedere e se avesse potuto si sarebbe rotto tutte le ossa. Erano passati quasi trenta minuti di silenzio.
Silenzio mentre finivano l'ultimo giro sulla ruota panoramica, silenzio mentre tornavano alla macchina, silenzio per tutta la strada verso casa. Faceva tutto schifo e stava rovinando tutto perché quello era ciò di cui Louis aveva paura e aveva paura di ciò che Harry stava pensando in quel momento.
Parcheggiò l'auto non di fronte alla casa, dove era in precedenza, ma un po' indietro - non molto, però, solo al parcheggio a due minuti di distanza. Non avrebbe rovinato il loro appuntamento, soprattutto per il fatto che avrebbe potuto essere l'ultimo.
"Hum, pensavo di fare una passeggiata sulla spiaggia", informò Harry, la voce strozzata in gola da tutto il tempo passato a preoccuparsi per ogni cosa. La sua testa era un casino e aveva così tanti pensieri che si stavano prendendo gioco di lui, che aveva bisogno di quell'ultima passeggiata.
Harry annuì e gli offrì un piccolo, veramente piccolo sorriso:"Suona veramente bene", e wow, era bello sentire la sua voce.
Scesero i pochi scalini che dal portico portavano alla viottola e Louis si tolse le scarpe - lo stavano uccidendo perché non portava i calzini - e camminarono verso la sabbia.
"Lou", Louis tirò un sospiro di sollievo:"sei consapevole del fatto che è veramente buio qua fuori", Harry quasi sussultò.
"Lo so. Ti fidi di me?", Louis gli offrì la mano e Harry lo guardò attentamente, ma non perse tempo a togliersi anche lui le scarpe e mettendoci dentro i calzini e, annuendo, accettò la mano di Louis.
Louis si prese del tempo per osservare il modo in cui la sua mano, più piccola si adattava così bene con quella più grande di Harry, il modo in cui gli spazi tra le dita sembravano essere stati fatti per riempire essere riempiti da quelle dell'altra. Era perfetto, caldo e familiare e Louis lo amava. Strinse la mano di Harry, ma non lo guardò, quando aveva iniziato a camminare e a guidare il ragazzo sulla sabbia.
Era vero, era buio. Le uniche luci visibili, erano quelle fioche dei lampioni deboli sull'altro lato del ponte, e quella della luna. Tuttavia, il cielo era ancora coperto di nuvole e quindi la luna piena era nascosta da loro. Le onde erano rumorose accanto a loro e forse era per quello che Louis sentiva come se Harry avesse paura di loro, ora.
"Sembrano così vicine", commentò Harry, la voce bassa ma ancora così morbida e bella mescolata con il suono del mare.
"Ma sono lontane, non ti preoccupare", 'come noi in questo momento', pensò Louis. Avrebbe preferito ci fossero state più luci, così da poter vedere meglio i tratti di Harry, invece diventavano un po' più visibile solo se rimaneva a fissarlo per molto tempo.
Sapeva che la passeggiata non sarebbe durata molto perché le rocce vicino a casa non erano poi troppo lontane da dove erano in quel momento. Ma andava ancora bene e il vento freddo stava meravigliosamente colpendo il suo volto. In qualche modo era ancora caldo.
"Grazie", sentì la voce di Harry. Lui non rispose, non ne aveva bisogno. Inoltre, non era sicuro di cosa Harry lo stesse ringraziando, ma sapeva tutte le ragioni per cui Harry lo stesse dicendo. Ogni. Singola. Ragione. E ce n'erano così tante.
"Grazie per amarmi", ma Harry stesso ne spiegò il motivo ed era sorprendentemente bello.
'E si, io ti amo così tanto', voleva dire Louis, ma non lo fece, ma tenne stretta la mano di Harry.
"Vorrei poterti dire come ti amo, Louis", sussurrò Harry, abbastanza forte per non essere inghiottite dalle onde ed essere sentite da Louis.
"Vorrei poterti dire tutto quello che mi tengo dentro".
'Anche io e continuo a tenermi dentro così tante cose, soprattutto il modo in cui i tuoi occhi mi hanno fatto innamorare e fa male, fa male'. Louis rimase in silenzio, il vento parlava per lui.
"Ma non riesco a trovare le parole giuste. Mi dispiace".
'Non ti preoccupare, guardami, nemmeno io riesco a parlare'.
"Tu mi fai sentire davvero... davvero speciale e mi hai offerto molto più di un amico. Ho bisogno di te, Lou".
E anche io ti voglio.
"Mi sento in questo modo da così tanto tempo, ma non te ne sei mai accorto. Forse perché non ho mai voluto che tu lo sapessi. Perché è una cosa così intima, era solo un altro segreto."
'Harry...'
"Ero così spaventato perché siamo migliori amici. I migliori amici non dovrebbero baciarsi".
'Invece io voglio baciarti tutto il tempo'.
"I migliori amici non dovrebbero dormire nello stesso letto, non dovrebbero comportarsi come se fossero una sola persona e amarsi in questo modo".
'Ma io ti amo, ti amo, ti amo..'.
"Non dovrei amarti in questo modo, Lou...".
'Sì, invece si. Va bene perché anche io ti amo allo stesso modo. E' sempre andato bene, ricordi?'.
Ma Louis non disse nessuna di queste cose. Si era semplicemente fermato, paralizzato e nonostante non avesse lasciato la mano di Harry, il ragazzo più piccolo camminò per altri due passi da solo, fino a quando non fu costretto a fermarsi.
Uno di loro lasciò la mano dell'altro e Harry guardò di nuovo Louis.
"Per favore, puoi dire qualcosa?", disse Harry in modo disperato e, finalmente ad alta voce, a differenza del tono di voce dolce e basso con il quale aveva parlato in precedenza.
'Non vedi che sono un vigliacco e non riesco a parlare?'.
"Lou...", la sua voce era così ferita e tremante, che Louis era sicuro che stesse per piangere, se non lo stesse già facendo. Se non fosse stato così buio, se Harry avesse potuto vedere il viso sconvolto di Louis, avrebbe potuto dire con certezza che il suo cuore stava battendo così veloce che ebbe quasi paura che gli sarebbe venuto un infarto.
"Perché non stai -Louis..."
Ma Louis continuava a non parlare, continuava a non muoversi muove, ma quando sentirono le gocce di pioggia cadere, quando Harry sentì la pioggia mescolarsi con le lacrime sul suo volto, quello era il momento per allontanarsi. Così, si girò dando le spalle a Louis e iniziando a camminare a passi lunghi.
Louis lo ascoltò singhiozzare e tirare su col naso e forse in quel momento si rese conto che quella sarebbe potuta essere la scena con la quale Harry lo lasciava definitivamente, quella che avrebbe cambiato tutto tra loro e quella di cui aveva più paura in assoluto.
"Harry ti prego fermati", la sua voce si sentì, forte e chiara e non era solo nei suoi pensieri.
La silhouette era visibile a cinque passi da lui, si era girato e Louis era sicuro che si fosse appena asciugato le lacrime. Ma non perse tempo ad analizzare ogni dettaglio, ma cominciò a correre verso Harry, come un perfetto cliché, spingendosi indietro la sabbia.
Quando raggiunse Harry, lasciò cadere le scarpe per terra, prese il viso del ragazzo più giovane con entrambe le mani e si scaraventò con labbra su quelle di Harry. E lo baciò con così tanta forza, mosse le labbra con così tanta urgenza e desiderio da lasciare entrambi senza fiato. Ma non c'era tempo per interrompere il bacio per respirare, solo le persone deboli lo avrebbero farro e Louis in quel momento, poteva non aver detto quello che aveva bisogno di dire, quello che voleva, ma cavolo, aveva fatto quello che avrebbe dovuto.
Ed era bello, così bello baciare le labbra di Harry così vigorosamente, in un modo che solo Louis poteva e sempre e solo lui avrebbe potuto. Era così familiare e Harry sapeva di cioccolato e... e amore. Louis era così tanto innamorato. Innamorato davvero di tutto, di ogni più piccola parte del corpo di Harry, ogni pezzo di tutto ciò che era Harry e in quel momento, innamorato delle sue parole e delle sue labbra.
Assaporò quelle parole pronunciate pochi attimi prima e Dio, voleva solo tatuarsele sul corpo. Era così incasinato e così impacciato ma niente importava, solo il suono delle loro labbra mischiato con il suono delle onde. Era così buio, ma Louis poteva ancora tracciare le linee del viso di Harry e immaginarli ancora perfettamente, conoscendoli a memoria. La pioggia scendeva fredda su di loro, ma i loro corpi incredibilmente vicini, sudavano.
Era così bello. Così prefetto e così fottutamente un cliché.
"Puoi spuntare 'baciarsi sotto la pioggia' dalla tua lista", disse Louis allontanandosi solo un po', per parlare senza fiato, l'ossigeno dei suoi polmoni era anche quello di Harry.
Harry mugugnò qualcosa sottovoce, ma Louis non lo capì, ma non che se ne preoccupò più di tanto. Anche Harry lasciò che le scarpe cadessero sulla sabbia, per tirare Louis vicino a sé ancora una volta, dal suo bacino ed era bagnato e c'era la lingua, c'era anche la pioggia e suoni imbarazzanti e semplicemente tanto amore e affetto.
Buona Domenica splendori e Buona Pasqua a tutti!!
Mi dispiace aver saltato una settimana, ma per una combinazione di fattori ho saltato la traduzione per troppi giorni e non sono riuscita a recuperare. Mi sono comunque fatta in quattro per aggiornare questa settimana perché ho anche una vita e a volte non è semplice incastrare tutto.
Spero che il capitolo valga l'attesa!
Buon compleanno in ritardo, Char!! <3
A presto!!
-A.
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