24 - Like you are mine
Gli occhi di Harry erano quasi colmi lacrime, ma Louis sembrò non accorgersene:"Dove cazzo è, Harry?": gridò Louis e Harry scosse la testa e alla fine si mosse, solo per portarsi la mano alla bocca.
"Perché sei lì impalato, invece di cercarla?", Louis gridò disperato:"non c'è, cazzo!"
Harry non parlava, perciò Louis non ricevette nessuna risposta. Louis non aveva abbastanza pazienza in quel momento, aveva bisogno che Harry parlasse o avrebbe finto per strapparsi i capelli e poi addossare la colpa a quello per spiegare le piccole lacrime che minacciavano di scendergli dagli occhi.
"Harry", camminava verso il ragazzo paralizzato, la voce ferma, che era tutto dire visto che gli veniva da piangere. Harry stava... già piangendo e ora Louis se n'era accorto, anche se sembrava che non fosse qualcosa di cui Louis volesse preoccuparsi.
"Dimmi che l'hai vista", nessuna risposta; Louis lo sapeva da se:"Hai fottutamente lasciato la porta aperta, è colpa tua se se n'è andata", Louis sembrava così arrabbiato da mascherare tutta la sua tristezza. Harry, invece mostrava tutto. Si morse il labbro inferiore finché non divenne bianco per non lasciarsi scappare di bocca il singhiozzo che aveva intrappolato in gola.
"Io l'ho fatto -"
"Cosa? Chiudere la porta? Davvero Harry?", chiese Louis agitando in aria le mani per la frustrazione. La sua voce era alta e Harry era così preoccupato per Daisy in quel momento che non aveva tempo per sorprendersi dell'inusuale tono di voce del suo migliore amico.
"Io - io...", Harry sospirò, che uscì fuori a metà tra un lamento silenzioso e un singhiozzo.
"No...", confessò.
"Lo so... lo so, cazzo, non è qui e tu -"
"Non parlarmi in quel modo", piagnucolò Harry, il dolore era l'unica cosa visibile nei suoi occhi, che gli copriva tutto quel bel verde e lasciando lacrime umide come segno.
"Come ti aspetti che parli allora, Harry? Ti avevo avvertito un milione di volte e anche così te lo sei dimenticato? Non so nemmeno quale sia stata la tua fottuta idea dall'inizio di aprire quella dannata porta, ogni volta che entriamo in cucina -".
Solo che Louis sapeva, Louis sapeva perché Harry aprisse la porta ogni volta che si svegliavano o anche solo mentre erano in cucina, semplicemente a parlare... era perché a Harry piaceva come l'aria fresca riempiva la stanza, quella lieve sensazione di spiaggia, il calore dai raggi del sole, il modo in cui il tramonto penetrava attraverso la porta, il modo in cui tutto sembrava bello e come si sentiva libero con la porta aperta. L'aveva spiegato a Louis e Louis aveva sorriso, perché il modo in cui Harry lo aveva spiegato, con adorazione, il modo in cui amava guardare e sentire la spiaggia dentro casa, lo faceva sentire così innamorato e felice. Lo faceva sentire bene.
E forse - sicuramente - era per questo che Harry si sentiva ancora più ferito dal modo in cui Louis gli aveva sputato addosso quelle parole 'non so nemmeno quale sia stata la tua fottuta idea dall'inizio di aprire quella dannata porta, ogni volta che entriamo in cucina', come se quello che gli aveva spiegato non avesse importanza, come se Louis non lo avesse ascoltato e non avesse sorriso come faceva sempre. Come se avesse dimenticato e adesso fosse solo pieno d'odio.
Odio.
Nei confronti di Harry? Non era giusto e faceva sentire Harry nel peggiore dei modi. non litigavano quasi mai e anche quando succedeva, non arrivavano mai ad urlare in quel modo.
Ma Harry non riusciva a non odiare se stesso, non solo per come Louis gli stava parlando, ma anche perché si sentiva di meritarselo. Come si meritava ogni volta che gli altri gli urlavano addosso.
Daisy. Non poteva preoccuparsi di più per come Louis si stava comportando, perché Daisy era sparita. Quel gattino così prezioso. Il loro animale domestico, quello che Harry gli aveva regalato la prima volta che avevano passato insieme il compleanno di Louis, quello che lo aveva quasi fatto piangere per la tenerezza, il cui nome aveva così tanti ricordi per loro... amavano quel gattino così tanto, era come se fosse un po' la loro famiglia e ora... era sparita e non riusciva a smettere di piangere. Non si era nemmeno reso conto di come le lacrime gli scivolavano sul viso. Forse perché non se ne era accorto nemmeno Louis.
"Perché mi stai buttando tutto addosso in questo modo?", urlò Harry, ma le lacrime stavano prendendo il sopravvento su di lui e la sua voce era debole.
"Perché è colpa tua", gridò Louis, ma le sue emozioni stavano cercando di parlare ancora più forte:"se n'è andata Harry", Louis cominciò a piangere:"se n'è fottutamente andata e non mi stai nemmeno aiutando a cercarla", si pulì velocemente le lacrime con il braccio.
"Mi -"
"Non posso crederci, cazzo", Louis si strofinò le tempie, mentre Harry era ancora paralizzato, lui non riusciva smettere di muoversi per la cucina. Continuava a guardarsi intorno pregando che la fortuna fosse dalla loro parte e che il gattino sarebbe comparso. Sussurrò - quando in realtà stava cercando di urlare - :"Daisy", disperatamente, ma senza risultato. "se n'è fottutamente andata, Harry e io sono così incazzato con te", guardò furibondo il suo migliore amico, oltre alle lacrime.
"Sono così incazzato per il fatto che tu abbia potuto lasciare che questo accadesse-".
"Non ci provare Louis", il tono di Harry era sulla difensiva.
"Non osare essere arrabbiato con me in quel modo", 'come se mi odiassi', voleva dire perché era quello che Louis gli stava facendo pensare con il suo comportamento in quel momento. "Pensi che l'abbia fatto di proposito? Dio Louis, lo pensi davvero? Non credi che sia triste anche io per quello che è successo?", 'non vedi le mie lacrime brutto idiota'. Louis doveva vederle:"Non riesco nemmeno a riconoscerti. Amavo quel gatto tanto quanto te, io-", inghiottì, cercando di controllare le lacrime, che gli facevano solo male alla gola e bruciare gli occhi:"non è giusto", singhiozzò e si nascose il viso tra le mani. Louis dovette distogliere lo sguardo dal suo migliore amico... così, senza cuore:"Non sono rimasto arrabbiato con te quando ho saputo che avevi letto il mio diario".
"Oh, non tirare fuori questa cosa adesso", disse Louis dimenticando come il suo cuore si stesse scaldando e il senso di colpa gli stesse consumando le vene.
"Perché? Perché sai che ho ragione? Perché sai che avevo tutto il diritto di rimanere arrabbiato con te e non l'ho fatto perché...", si bloccò un attimo, come se stesse pensando se avesse dovuto continuare la frase in quel modo:"... perché sei tu, Louis?"
"Daisy è sparita e tu te ne esci con questa merda, adesso? Davvero?", Louis lo derise e oh, Harry era così ferito, così distrutto per quanto era freddo Louis.
"Me ne esco così perché mi stai ferendo con le tue parole e per come le stai dicendo. Mi sento già abbastanza per aver lasciato che accadesse tutto ciò, ma sembra che non ti interessi minimamente come mi sento io", confessò Harry e Louis trasalì appena per il modo in cui le parole 'mi stai ferendo' lo avevano colpito, ma riuscì a liberarsi di quella sensazione terribile quasi subito.
"Come ti senti tu? Come ti senti, Harry?", disse sarcasticamente:"E invece come mi sento io? Non riesco a credere che tu abbia il coraggio di dire così, perché Daisy è sparita e sembra che non ti interessi affatto in questo momento"
"Cosa stai dicendo?", Harry guardò con gli occhi sgranati il suo migliore amico, senza riconoscerlo. Poteva sentire le lacrime calde ricoprirgli tutte le guance, arrivando già al mento, ma non si era nemmeno spostato da quando avevano cominciato a litigare, perciò probabilmente, non se le sarebbe nemmeno asciugate.
"Quello che sto dicendo è che queste sono tutte stronzate e non riesco nemmeno a continuare a guardarti in faccia in questo momento", Louis sputò, la voce senz'anima e Harry rimase a guardarlo con la tristezza disegnata sul viso, mentre guardava il ragazzo più basso allontanarsi dalla sua vista.
Quello non era il Louis che Harry aveva incontrato, il Louis che lo aveva salvato e credeva in lui. Quello non era il Louis che rendeva Harry felice e che lo faceva sempre sorridere, perché in quel momento lo stava solo facendo piangere. Quello non era il Louis che metteva sempre Harry al primo posto, senza nemmeno pensare prima a se stesso, il Louis il cui cuore, a volte, batteva solo per Harry.
Harry si sentiva già abbastanza in colpa per quello che era successo a Daisy, solo il pensiero che avrebbe potuto non tornare più lo faceva sentire come se qualcuno gli stesse strizzando il cuore e doveva anche combattere con Louis che lo odiava.
Sì, in quel momento, Harry credeva che Louis lo odiasse, perciò ebbe solo la forza di uscire sul retro, in giardino, sedersi in un angolo a lato della piscina a guardare l'orizzonte e piangere. Pianse con la speranza di vedere Daisy tornare indietro, camminare sulla sabbia e sederglisi accanto con un dolce miagolio.
Non accadde nulla, così Harry tenne la testa poggiata sulle ginocchia con le gambe strette al petto. Era sicuro di riuscire a sentire Louis piangere, dalla finestra aperta dalla stanza al piano di sopra.
~ * ~
Louis si diresse silenziosamente verso la cucina. Gli occhi gli bruciavano ancora ed era sicuro che fossero gonfi e rossi. Nemmeno si vergognava o provava imbarazzo per aver pianto così tanto per così tanto tempo, a quasi diciannove anni. Il sole stava tramontando ormai e poteva vedere benissimo una sagoma là fuori, sapendo fin troppo bene a chi appartenesse.
Tirò su col naso, non preoccupandosi per il rumore che avrebbe potuto fare e ed uscì, dirigendosi verso Harry. Rimase lì in piedi, lontano dal ragazzo ammirandolo da dietro la schiena. La poca luce rimasta del sole che accarezzava i ricci di Harry, schiarendo ancora di più il loro colore, era davvero bello. Louis poteva vedere che avesse il mento posato sulle ginocchia, anche lui mentre ammirava il tuffarsi del sole nel mare.
Louis non ebbe il coraggio di muoversi per un po', chiedendosi perfino, se si meritassi di avvicinarsi a Harry. Al ragazzo che amava. Prese un respiro profondo e si mosse verso il ragazzo più alto che in quel momento sembrava così piccolo e vulnerabile.
Harry si accorse della presenza di Louis solo quando il ragazzo dagli occhi blu fu in piedi accanto a lui, ma anche allora, non rivolse lo sguardo verso di lui. Louis sapeva che fosse giusto così e si sedette accanto al suo migliore amico, nella sua stessa posizione - le braccia attorno alle gambe, strette al petto - senza dire una parola, né guardare quel bellissimo ragazzo.
Harry aveva smesso di piangere, ma Louis sapeva che probabilmente si fosse fermato solo pochi minuti prima perché lo aveva sentito singhiozzare - cercando comunque di fare del suo meglio per non fare rumore, Louis lo trovava solo che carino. Non poteva credere al modo in cui aveva trattato il suo prezioso piccolo. Era solo spaventato, sconvolto e triste perché cavolo, era Daisy. Il pensiero che fosse sparita gli toglieva il suo respiro e l'unico modo per poter ricominciare a respirare era stato buttare tutto addosso a Harry.
Certo, era stata colpa sua, ma Louis sapeva di non avere nessun diritto di parlare a Harry in quel modo, soprattutto sapendo l'effetto che le sue parole avrebbero avuto sul ragazzo più piccolo.
"Harry...", la voce di Louis si spezzò per il troppo tempo passato in silenzio a piangere. I dieci minuti di silenzio tra i due ragazzi sembravano abbastanza per lui, ma non per Harry, che continuava non risponde e a guardare l'oceano. Il cielo scuro cominciava a prendere sempre più piede e il sole era quasi del tutto scomparso.
"Harry, mi dispiace così tanto", Louis ci provò di nuovo. La sua voce era disperata, mentre guardava il ragazzo dai capelli ricci, che continuava a rivolgergli solo il suo profilo. Le guance arrossate, gli occhi vitrei, le ciglia bagnate e le labbra serrate.
"Daisy...", cominciò ma Harry non aveva mosso nemmeno un dito al nome del gattino:"l'ho trovata qui nella stanza al piano di sotto, che dormiva", disse Louis quasi divertito. Si era messo a ridere quando aveva visto il gatto acciambellato sul letto, naturalmente dopo un sospiro di sollievo. Era stato così felice di vedere di nuovo il gattino bianco, ma il senso di colpa parlò più forte.
Harry guardò subito Louis, gli occhi ora spalancati e Louis si chiese in che modo, occhi così tristi potessero essere così belli.
"E'... sta bene?", parlò finalmente Harry, la voce strozzata, le labbra socchiuse e sembrava avesse appena tirato un sospiro di sollievo.
Louis annuì per risposta:"La piccola maledetta, ha dormito per tutto il tempo, fregandosene altamente di noi", Louis scherzò, perché aveva bisogno di rompere tutta quella tensione. Aveva bisogno che tra loro fosse tutto a posto, che lui stesse bene.
Quella volta Louis era sicuro che Harry avesse sospirato, chiudendo gli occhi e allungando le gambe in avanti finché con i piedi non toccò la staccionata.
"Dio, è un tale sollievo...", sussurrò.
"Sì... sembra che alla fine sia stato tutto inutile", disse Louis triste, non osando distogliere lo sguardo da Harry, anche se lui non riusciva a ricambiare lo sguardo.
Harry mugolò in segno d'assenso, ma Louis riusciva a cogliere quella punta di tristezza che stava cercando di nascondere per la sanità mentale di Louis.
"Senti, piccolo...", la voce di Louis era dolce e nell'istante in cui arrivò alle orecchie di Harry finalmente rivolse gli occhi verso Louis:"non... non pensavo niente di tutto quello che ho detto", Louis fece del suo meglio per non prendere la mano di Harry per non cercare qualsiasi tipo di contatto, perché quello era ciò di cui aveva bisogno, ma pensava ancora di non meritarselo, e che comunque Harry non volesse.
"Sono stato così meschino con te e non te lo meritavi, mi dispiace davvero tanto. Harry io -".
"E' ok".
"Non è ok", disse Louis con fermezza:"non pensare mai che vada bene che gli altri ti urlino contro e ti trattino male. Non va mai bene e non te lo meriti", Louis guardò intensamente negli occhi di Harry. Harry doveva capire quello che il suo migliore amico stava cercando di dire. Non era cambiato niente, Harry pensava ancora che quando i suoi genitori gli urlavano contro e lo trattavano male, fosse normale. Non lo era ed era compito di Louis farglielo capire.
"Hai capito Harry?", chiese Louis e Harry lo guardò con tenerezza per un secondo, prima di annuire.
"Non volevo ferirti con le mie parole, hai tutto il diritto di essere incazzato con me adesso e -"
"Shh", lo zittì Harry coprendogli le labbra con la mano. Era bello sentire la pelle di Harry sulle labbra per Louis e che quello gli aveva impedito di finire la frase. Quando fu certo che Louis non avrebbe ricominciato a parlare, fece scivolare via la mano e forse modo in cui Harry lo stava guardando e il modo in cui le sue dita gli stavano toccando le labbra, non erano così necessari. "Non voglio essere incazzato con te", disse Harry piano e Louis fu grato del fatto che non avesse distolto lo sguardo.
"Non vuoi essere incazzato con me...?", Louis sussurrò, più a se stesso ed era più una mezza domanda, perché come poteva Harry non essere incazzato con lui? Ne aveva tutte le ragioni, per non parlare dell'episodio del diario.
"Certo che no", Harry rispose seriamente, anche se teoricamente le parole di Louis non sarebbero dovute arrivare alle orecchie di Harry.
"E Daisy sta bene e so che eri sotto shock e che è stato il momento. So che non dicevi sul serio", Harry sorrise appena.
"Ma non permettermi mai più di trattarti in quel modo. Picchiami se è necessario, ma non lasciarmelo fare...", disse Louis e Harry sapeva che fosse serio, lo era veramente, ma ridacchiò comunque.
"Va bene".
"Va bene", si sorrisero a vicenda e per la tristezza di Louis, Harry distolse lo sguardo per rivolgere la sua attenzione verso il cielo. Era buio ormai e il fatto che ci fosse solo la luce della cucina ad illuminare lo spazio e la spiaggia fosse completamente al buio, rendeva loro più facile guardare le stelle in cielo. E non erano poche, come erano abituati a vedere a Doncaster.
"Il cielo è bellissimo...", Harry aveva espresso i pensieri di Louis, ma Louis cominciò a ridere sottovoce e Harry lo guardò confuso"Perché ridi?".
"Perché io stavo per dire 'no tu sei bellissimo' e sarebbe stata la cosa più sdolcinata che ti avrei mai detto", ridacchiò.
"In realtà, c'è stata quella volta quando -"
"Non ci provare...", Louis mise in guardia il suo migliore amico, che rise ma tornò a rivolgere la sua attenzione verso il cielo scuro.
Louis sapeva che avrebbe dovuto guardare le stelle perché non era sano e giusto che lui stesse lì ad ammirare Harry in un momento come quello. Doveva dimenticare i suoi sentimenti per un momento, ma sembrava fosse troppo testardo per lasciarli andare.
"Vieni qui...", disse Louis allargando le braccia, aveva bisogno del contatto con Harry, aveva bisogno di avere il ragazzo più vicino, più vicino, più vicino...
Harry lentamente, girò la testa verso il ragazzo dagli occhi blu e capì cosa intendesse Louis. Lasciò che il suo corpo si posasse sul suo petto e quando Louis mise le braccia intorno al ragazzo più alto si lasciò cadere, così che entrambi fossero sdraiati sul pavimento. La schiena di Louis sugli assi e la testa di Harry sul suo petto.
"Lou...", Harry sussurrò come segno di protesta per non averlo avvertito che si sarebbe sdraiato.
"Shh", era il turno di Louis di zittirlo. Cominciò ad accarezzargli i capelli e quella volta era Louis a guardare il cielo mentre Harry guardava lui.
"Sento che mi stai guardando", Louis sorrise e notò come il ragazzo avesse scosso la testa come per svegliarsi dal suo stato di trance e poi alzò subito gli occhi al cielo.
"So che non ti è piaciuto che io abbia letto il tuo diario", cominciò Louis, dopo aver ridacchiato, ora la voce più seria:"ma voglio che spunti tutto quello che hai nella lista dei desideri...", confessò Louis. Sentì Harry irrigidirsi tra le sue braccia, ma cercò di non dargli molta importanza.
"Così adesso puoi spuntare 'guardare le stelle', dalla lista", disse dolcemente. Louis si era assicurato di aver memorizzato ogni cosa presente il quella lista.
Harry sorrise ma sparì pochi secondi dopo:"Penso che ci siano cose che non sarò in grado di fare".
"Perché dici così?", Louis guardò il ragazzo che stava giocando con il tessuto del colletto della camicia di Louis.
"E' solo che... ci sono cose che è impossibile che accadano. Cose che sono solo dei sogni...".
"Da quello che ho letto, mi sembravano a posto e non poi così difficili da realizzare".
Harry non rispose e Louis si chiese cos'altro avesse potuto scrivere Harry in quella lista di così impossibile da realizzare.
"Perché vuoi aiutarmi a far si che accadano?", chiese Harry dopo qualche secondo di silenzio.
"Cosa?", Louis aveva sentito benissimo, solo che non riusciva a capire perché Harry ancora gli chiedesse cose come quella.
"Hai sentito".
"Allora sai perché te l'ho chiesto", Louis ridacchiò per poi appoggiare le dita sul mento di Harry, facendogli alzare lo sguardo verso di sé. Il pavimento non era poi così tanto scomodo quando si coccolavano in quel modo e finalmente così vicini.
"Tu significhi tutto per ma, Harry..." quelle parole potevano significare qualsiasi cosa, potevano non suonare come una poesia, potevano non essere un 'ti amo' con il significato che a Louis sarebbe piaciuto, ma erano come una promessa e dietro c'era tantissimo. Era la verità ed era quello a renderle meravigliose, non erano state dette invano. Harry, per Louis, significava il mondo intero e il fatto che ormai fosse così da anni, e che il sentimento sembrava stesse crescendo, faceva pensare a Louis che l'apocalisse fosse ancora lontana.
"Pensavo che già lo sapessi. Non ci credi? Che mi importa? Che ti voglio qui con me, sempre?", chiese Louis sottovoce , mentre il ragazzo più piccolo lo guardava perplesso. Louis riusciva anche a vedere il proprio riflesso negli occhi di Harry e si sentiva speciale anche solo per quello perché voleva dire che era con Harry, che era vivo.
"Io - si... Sai che ci credo, è che...", Harry sospirò e scosse - cercò di - la testa, sentendosi stupido.
"Sono così fortunato...", soffiò e Louis sapeva che non avrebbe dovuto sentire quelle parole, così si trattenne dal dire che se Harry si sentiva fortunato, allora lui non sapeva dire cosa fosse, probabilmente nemmeno c'era una parola giusta nel suo vocabolario.
Si fermarono a guardare il cielo per un momento... un momento che si rivelò essere più di un'ora, ma nessuno dei due sembrava essersene accorto, e tanto meno sembrava preoccuparsene. Harry si sentiva anche troppo a suo agio con le leggere carezze di Louis sulla sua pelle. Erano semplici; una tra i capelli, una tra le dita dita, una sulle braccia e Louis aveva baciato la tempia di Harry una volta sola, quando un semplice tocco aveva cominciato a non bastare più; tutto quello solo per ricordare a Harry che lui fosse ancora lì e per rassicurarlo che andasse tutto bene. Quel silenzio era il loro modo di parlare, stavano respirando la stessa aria e in qualche modo i loro petti andavano su e giù in sincrono.
La notte era bellissima e Louis era sicuro aver contato ogni stella che riusciva a vedere. Non si diede del pazzo, come avrebbe dovuto quando aveva cominciato a parlare con loro nella sua testa. Chiedendo loro se sapessero qualcosa del suo futuro. Sul suo futuro con Harry. Non ricevette nessuna risposta così lo fece da solo. Tuttavia, era il suo segreto e solo lui avrebbe saputo come avrebbe voluto che fosse la sua vita nel futuro.
"Harry, piccolo", cominciò Louis, ma nello stesso momento si sentì quella voce roca che conosceva così bene chiamarlo:"Lou...".
Risero e Louis spostò i capelli dalla fronte di Harry. In qualche modo le loro gambe avevano trovato la loro strada le une tra le altre, aggrovigliandosi. Il pavimento era ancora comodo:"Prima tu", disse Harry e la sua voce era così bella, così bella che a Louis non sarebbe importato di ascoltarlo entre leggeva l'intero dizionario.
"Mi chiedevo... pensi mai al futuro? Come sarà?".
"Cerco di non farlo", rispose Harry.
"Perché?".
"Perché ho paura. Paura di ciò che il mio futuro potrebbe essere, così cerco di evitarlo e tenermi al passo con il presente. Non è questa la cosa più importante?".
Louis rimase per un po' a pensare, guardando il suo migliore amico, ma rispose:"Forse. Ma penso che non si debba averne paura, perché prima o poi arriverà, il futuro arriverà prima di quanto ci aspettiamo ed dobbiamo accettare quello che ci riserverà. Perciò è bene che tu sia preparato e soprattutto felice. Preparato e felice", Harry ridacchiò alle parole di Louis, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Il suo respiro caldo in quella zona, scaldò l'intero corpo di Louis.
"Hai una risposta per tutto", la voce di Harry era attutita dalla pelle di Louis. Louis continuava a far scivolare la mano lungo la schiena di Harry, solo per avere più contatto. Non era mai abbastanza.
"Allora dimmi. Ci hai mai pensato? Al futuro?", Harry alzò il volto per guardare il ragazzo dagli occhi blu.
"Sì".
"E...?", Harry incalzò quando vide che Louis non stava esprimendo ciò che pensava.
"Sei sempre lì", disse Louis onestamente e sentì l'intero corpo di Harry irrigidirsi. Non si accorse di quegli occhi verdi spalancati perché non riusciva a guardare Harry in faccia in quel momento. "Perché non stavo mentendo, sai... quando ho detto che per me significhi tutto. E per essere ancora più onesto, un mondo senza di te non è un mondo nel quale voglio vivere", Louis guardò Harry, occhi tristi che incontrarono occhi sorpresi. Harry era ancora con la testa sulla spalla di Louis, Louis lo stava ancora accarezzando delicatamente, le loro espressioni erano le uniche cose che erano cambiate. Louis non sopportava il fatto che ci fosse la possibilità che Harry avrebbe potuto non essere più nella sua vita. Per un attimo, per un po' o anche per sempre... Ciascuna di quelle opzioni lo facevano sentire male.
"Perciò tu? Sarai lì, voglio dire?".
Harry fissò Louis per un po' e forse aveva dimenticato come si parlava perché pensava che in realtà sarebbero stati i suoi occhi a rispondere a Louis.
"I- si. Ci sarò, sì", rispose Harry e Louis sapeva che dicesse davvero. Harry voleva esserci per Louis, lo voleva veramente.
"Promesso?".
"Promesso", Harry sorrise per un attimo:"E tu lo farai? Perché io ti voglio con me sempre, Louis, io non posso... non credo di poter- ?"
"Nemmeno io. Non credo che ce la farei, quindi si, te lo prometto amore mio", Louis si sporse facendo del suo meglio per baciare la fronte di Harry.
"Allora, come sarà?", Harry guardò Louis in maniera strana, ma Louis rispondendo, fece sparire ogni dubbio:"Andremo alla stessa università, forse io seguirò teatro e tu arti, oppure forse deciderai di studiare da psicologo e poi ce ne andremo in un altro paese?", disse Louis con un tono di voce drammatico.
Harry rise stringendo di nuovo il tessuto della maglietta di Louis, al quale però non importava minimamente.
"Forse... Ma mi piacerebbe vivere a Londra".
"Non sei nato lì?"
"Sì. Ma amo quel posto, forse tanto quanto tu ami questo qui. Tu non ci sei mai stato, vero?"
"Non proprio", rispose Louis.
"Vorrei portartici un giorno, Lou. Quel posto è incredibile, potrebbe sembrare che il cielo sia sempre triste, ma è proprio quello che ti fa pensare che devi essere allegro. Devi essere allegro perché non puoi essere triste insieme al cielo..."
"Vivremo lì allora", disse Louis con un sorriso sincero sulle labbra. Sorrideva anche con gli occhi, con le guance, con tutto il viso e il corpo. Harry rideva come se non gli credesse.
"Sono serio Harry", disse Louis, toccandogli il viso, accarezzandogli gli zigomi, solo per far si che quegli occhi verdi fossero diretti verso di lui:"farò di tutto perché possiamo vivere insieme".
"Mi piacerebbe", Louis fu costretto ad allontanare la mano quando Harry tornò a posare il viso sulla sua spalla, vicino alla clavicola:"vivere lì. Con te", sussurrò Harry e Louis gli baciò i capelli.
"Cosa stavi per dire prima?", Louis doveva parlare perchè in quei minuti di silenzio, il sonno stava rischiando di prendere il sopravvento, ma anche nel silenzio era stato detto molto.
"Oh", quando Louis guardò Harry in viso, le guance erano leggermente rosee come se fosse arrossito. No, sicuramente era arrossito:"mi sono ricordato di una cosa che avevo scritto per te, cioè... su di te", parlò senza incontrare lo sguardo di Louis, ma sentiva comunque quegli occhi blu che lo fissavano e lo facevano sentire nudo:"non posso dirti tutto quello che ho in quel diario, ma -".
"Harry non è necessario".
"No no, lo so, ma voglio. Condividere questa cosa con te. Te lo meriti e avrei sempre... sempre voluto avere il coraggio di raccontarti le cose che ho scritto e disegnato su di te... ma non ho mai - non l'ho mai avuto. Ne hai letto una parte, ma adesso voglio dirti io stesso delle cose", confessò Harry ed era stato molto importante per Louis sentire quelle parole. Harry non aveva bisogno di dimostrare in nessun modo che si fidasse di Louis, ma il fatto che lo stesse facendo perché semplicemente voleva, lo fece sentire bene.
Louis rimase in silenzio, ma strinse la mano di Harry come per rassicurarlo e invogliarlo a parlare.
"Ci sono... ci sono alcune cose nella vita, così belle che fanno male;", iniziò Harry, la voce era così dolce e sembrava quasi che stesse cantando:"nuotare nell'oceano, mentre piove, leggere nelle biblioteche vuote", la sua voce era bassa e Louis lo ascoltava attentamente mentre guardava il suo splendido viso, cercando di cogliere ogni espressione che avrebbe potuto essere importante:"il mare di stelle che appare quando sei a miglia di distanza dalle luci al neon della città, i bar dopo le due di notte, camminare in luighi deserti e selvaggi, tutte le fasi della luna", Harry stava indicando la luna, ma Louis stava guardando la sua mano:"le cose che non conosciamo dell'universo, e... e poi tu", prense un respiro profondo.
"E per quanto sei bello, ho bisogno di toccarti...", Louis continuava a guardare Harry e i suoi occhi verdi si spalancarono:"ma non tipo, in maniera inappropriata", disse Harry alzando il tono di voce rispetto a come aveva parlato fino a quel momento, ma Louis non ci aveva visto niente di male e quindi non aveva reagito.
"Voglio solo sentire ogni frammento di pelle che hai, sotto la punta delle dita. Voglio sapere come ci si sente. Mi piace poter dire di conoscere il tuo corpo, di conoscere ogni più piccola parte di te. Sapere dove ti fanno sentire bene, dove ti fanno ridere, dove ti fanno venire i brividi, dove ti fanno inarcare la spina dorsale". Harry era arrossito, la sua voce era bassa e veniva fuori tra lievi sussulti:"E io voglio baciare ogni segno che potresti avere, curare le tue paure con il mio tocco e farti vedere i fuochi d'artificio. Come tu fai con me. Voglio essere sicuro che tu sia reale e che sei qui. A respirare. Accanto a me. Essere sicuro che non sei solo un bel sogno che faccio tutte le notti. Voglio tutto di te e alla fine voglio che tu faccia tutto questo anche con me per essere sicuro che ci sia un noi' che non sia solo nella mia immaginazione. Che io sono tuo come tu sei mio. Che è reciproco. E che non ci sarà nessun altro che possa farti felice quanto me".
Harry finì con il viso bianco e Louis... Louis non pianse semplicemente perché aveva pianto tutto quello che poteva, prima e gli occhi erano troppo pesanti per piangere ancora. Il cuore gli martellava nel petto, ma si era scordato tutto ciò che lo circondava, anche quel cielo bellissimo, anche il motivo per cui respirare era importante.
Mise la mano sulla vita di Harry e in una secondo lo aveva fatto girare sottosopra in modo da essere sopra di lui. I suoi occhi verdi sembravano vetro, addirittura cristallo e guardò Louis sorpreso, ma era così bello. Così bello sotto di Louis con quelle labbra rosse e polpose, come se portasse sempre il rossetto, che chiamavano Louis, ogni volta che le guardava.
Louis fece scivolare entrambe le mani sotto la maglietta di Harry, solo per sentire la pelle calda sotto la punta delle dita come Harry aveva detto. Risalì per tutto il torace, non preoccupandosi se stesse scoprendo la pancia del ragazzo più piccolo, non c'era niente dietro quel tocco solo la dolcezza, e allo stesso tempo si abbassò.
Le sue labbra si incollarono al collo di Harry, lasciando lentamente tracce dei baci sulla pelle scoperta. Sentì Harry tremare sotto di lui a quei gesti improvvisi.
"Bellissimo Harry, era bellissimo...", sussurrò Louis sulle clavicole di Harry, quelle ossa così belle e definite. Una delle sue mani si fece strada, fino ad arrivare alla mascella di Harry. "Grazie", continuò nel suo tono basso, ancora non facendo attenzione alle reazioni di Harry. Non permise nemmeno a se stesso di pensare.
"Grazie, amore mio. Così bello. Così buono", Louis lasciò baci sulla pelle di Harry ad ogni parola.
Harry aveva un profumo meraviglioso, lo aveva sempre, ma quella volta sembrava che avesse un altro effetto su Louis.
Accarezzò la mascella di Harry con il pollice, delicatamente e disegnando piccoli cerchi, mentre lasciava baci umidi sul lato opposto. Harry si stava sta mordendo il labbro e Louis avrebbe voluto che parlasse in quel momento, che dicesse cosa avesse in testa mentre Louis era sopra di lui, baciandogli la pelle come se stesse sussurrando promesse, e con metà del suo petto scoperto. Che dicesse qualsiasi cosa, veramente, anche solo di smettere.
"Lou..." Harry gemette quando Louis gli lasciò un piccolo succhiotto ma comunque doloroso e piacevole nello stesso momento nella curva del collo, vicino alla mascella. Solo per dimostrare a Harry che sì, lui era suo come Harry lo era per lui.
"Si piccolo... sei bellissimo. Tutto quello che hai detto è bellissimo e...", 'e io sono così innamorato di te':"e ti ringrazio per avermelo letto. L'ho amato e io -"
"Lou...", ripeté Harry, ma quella volta non uscì fuori come un singulto, un mezzo gemito, suonò tenero e la voce di Harry era così sensuale alle orecchie di Louis.
Afferrò il volto di Louis con entrambe le mani e si fece guardare negli occhi, perché il modo in cui Louis stava parlando... tremante e come se da un momento all'altro avesse potuto crollare, fecero preoccupare un po' Harry.
Non aveva nulla di cui preoccuparsi, Louis si. Louis non riusciva a credere che Harry fosse stato in grado di condividere quello che aveva scritto in quel modo, mentre Louis non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti in maniera reale. Harry pensava che Louis fosse quello coraggioso e che poteva fare tutto ciò che voleva perché non temeva nulla, perché era sempre stato un uomo vero, anche da bambino... Ma Louis si sentiva come se stesse deludendo Harry, come se gli stesse mentendo.
"Harry...", la voce di Louis sembrava così morta e lui si vergogna di aver baciato la pelle di quello splendido ragazzo sotto di lui, di toccarlo in quel modo e di sentirsi come si sentiva. In modo diverso.
"Parlami Lou -"
"Io ho solo molta voglia di baciarti...", disse Louis piano e credette di essere sotto l'effetto di qualche droga, anche senza prenderle. Nascose in fretta la faccia nell'incavo del collo di Harry e Harry si paralizzò.
"Co - cosa?".
"Harry...", Louis ripeté dopo lunghi secondi e si chiese se Harry avesse veramente capito quello che gli aveva confessato:"concedimi un appuntamento domani", sussurrò:"un vero appuntamento", Louis baciò Harry nel loro solito posto e lasciò che i suoi occhi si chiudessero, prendendo la vita di Harry evitando di prendersi a schiaffi per mancanza di forze.
Non aveva bisogno che Harry gli rispondesse, non se lo aspettava e nemmeno lo voleva. Quindi la risposta non arrivò mai. Diversi minuti, diversi lunghissimi minuti passarono e in quella notte buia mescolata al silenzio, la voce di Harry fu udita solo dalle onde del mare"Louis?", ma non ricevette risposta e Louis si era addormentato con la testa sulla spalla di Harry e stretto dal suo migliore amico, quello che amava profondamente.
Buonasera splendori!!
Altra settimana altro capitolo!
Dunque, non ho molto da dire, se non che questo e il prossimo capitolo sono finalmente decisivi! Mancano nove capitoli alla fine di questo primo libro ma ce ne sono altrettanti nel secondo, non vi preoccupate.
Io spero come sempre che vi piaccia e se vi va, fatemelo sapere!
Buona settimana!
A presto!
-A.
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