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21 - Relax

"Harry, giuro su Dio, che se non ti alzi dal letto vado a prendere l'acqua", gridò Louis, ignorando la protesta di suo padre per quanto fosse alta la sua voce alle nove del mattino, anche dalla camera dei suoi genitori. Ma non gli importava, perchè, dovevano - voleva - partire entro mezz'ora e Harry stava ancora dormendo come se fosse morto. Louis era già vestito, le loro cose erano già nella macchina, doveva solo fare colazione e sarebbe stato pronto. Era così incazzato in quel momento perché stava cercando di svegliare da quasi mezz'ora e l'unica cosa che aveva fatto era stato grugnire e continuare a dormire.

Sapeva che sarebbe successo, ma non era pronto per sentire il sangue bollire nelle vene così presto.

Louis camminò furiosamente verso il ragazzo addormentato e si sedette sul materasso accanto a lui:"Harry, faccio colazione senza di te!", quella volta scosse il suo migliore amico, in modo aggressivo, dalla spalla, urlando vicino al suo orecchio, facendo sobbalzare il ragazzo più giovane tra le lenzuola spaventandolo e guardò Louis con gli occhi socchiusi.

"Gesù Cristo, Louis perché sei così scortese di mattina?", disse Harry con la sua voce mattutina e Louis era così furioso che non si prese nemmeno il suo solito momento per apprezzare quanto fosse sensuale la voce di Harry.

"Stai fottutamente sbavando sul mio cuscino",  sottolineò a Harry, che si pulì la bocca con il dorso della mano disgustato:"e sei in ritardo", disse seriamente:"credimi, ho cercato di svegliarti in un modo gentile", aveva anche iniziato a baciare il ragazzo sulla guancia, sulla spalla, sulla mascella e ad accarezzargli il braccio mentre gli sussurrava dolci parole, senza nessun risultato:"ma non so perché continuo ancora a provarci dopo tutti questi anni, sapendo che tanto con te non funziona!", dice in un tono alto.
"Non siamo in ritardo, Louis", Harry ridacchiò, mettendo enfasi sul 'non':"nessuno ci sta correndo dietro, perciò noi, tu, non c'è bisogno che ti stressi", il fatto che Harry risultasse così fottutamente eccitante in quel momento - a parte la saliva - con i capelli tutti disordinati ma ancora più ricci, i suoi occhi verdi brillanti più di quello che avrebbero dovuto, e le lenzuola che gli coprivano solo la vita, senza mostrare nulla oltre le braccia nude - Louis sperava davvero che Harry dormisse a torso nudo come lui - gli fece venire voglia di prendere a pugni il suo bel visino.

"Vorrei davvero picchiarti in questo momento", disse quindi Louis.

"Oh, molto gentile da parte tua".

"Ti do cinque minuti per scendere giù", disse Louis con fermezza e si alzò dal letto prima di sorridere affettuosamente per il modo in cui Harry stava ridendo.

Cominciò a preparare la colazione da solo, cosa che odiava fare, in quanto, nonostante lo avesse fatto molte volte in precedenza, amava quando Harry faceva la stessa cosa accanto a lui. Chiedendogli se avrebbe dovuto bere latte o tè quella volta, mangiare un toast o se Louis voleva che facesse i pancakes, se Louis voleva il muesli nello yogurt o se si preferiva la frutta quella volta. Oppure c'erano quelle mattine, soprattutto quando c'erano solo loro due e nessuno era a casa - in modo particolare quando erano da Harry - ed ormai era tardi così si preparavano solo i cereali. Il risultato era sempre Louis che brontolava perché Harry aveva versato il latte e cercato di dare i cornflakes a Daisy.

Ma Louis amava quelle mattine e non poté fare a meno di chiedersi se non fosse stato proprio quello a farlo innamorare di Harry... ma era difficile a dirsi perché c'erano tante cose che lo avevano fatto innamorare di Harry. Non avrebbe mai potuto innamorarsi di lui tutto in una volta.

"Che cosa stai borbottando sottovoce?", Louis saltò per la sorpresa quando sentì le braccia di Harry avvolgerlo intorno alla vita e sentì il suo respiro caldo sul collo.

"Merda!", imprecò facendo cadere la gelatina dalla confezione sul bancone:"potresti non farlo?", Louis quasi gridò cercando di guardare alle sue spalle, nel punto in cui Harry era poggiato con il mento. Louis stava reagendo in quel modo solo cercando di fare del suo meglio per nascondere i sentimenti che non avrebbe dovuto mostrare, per il modo in cui le braccia di Harry erano strette intorno alla sua e ora, il modo in cui Harry ridacchiava affondando il viso nell'incavo del collo di Louis. Louis poteva tremare anche solo per quella sensazione e a pensare quanto bello fosse quel suono.

"Devi rilassarti, Lou", sussurrò Harry accanto alla pelle nuda di Louis, lasciandogli un bacio tra la clavicola e il collo esposti. Quella loro solita abitudine non non migliorava per niente le cose per Louis. Non poteva far altro che chiedersi, trovandoli in quella maniera, se avrebbero pensato che si stessero davvero frequentando.

Dio, probabilmente no, cambiò idea.

"I-io sono rilassato...", non riusciva nemmeno a continuare a preparare la colazione, per paura che muovendosi, avrebbe allontanato le braccia di Harry, il suo tocco.

Harry mugolò, con le labbra che ancora strusciavano delicatamente sulla pelle di Louis.

"Buongiorno ragazzi!", sentirono la voce di Fiona e lentamente spostarono la loro attenzione su di lei. Il corpo di Harry rimase vicino a quello di Louis, anche se le sue braccia non erano più intorno a lui, il che per Louis non rendeva la presenza di sua madre particolarmente gradita in quel momento.

"Buongiorno Fiona!", Harry sorride alla donna che gli sorrise di rimando. Louis teneva gli occhi su Harry, annotandosi le sue espressioni.

"State preparando la colazione per tutti, Louis?", Fiona spostò gli occhi verso suo figlio poi, avvicinandosi a loro con la sua adorabile e delicata camicia da notte.

"Ehm, che?", scosse la testa svegliandosi dal trance, guardando finalmente sua madre, che continuava a sorridergli.

"Ti ho chiesto se stai preparando la colazione per tutti", ripeté.

«Oh, no... stavo preparando solo per me e Harry perché non sapevo se vi sareste svegliati. Ma penso di poter iniziare a preparare per tutti e sei."

"Ti aiuto allora", disse la madre di Louis.

"Va bene. E tu riccio", Louis iniziò a pizzicare la guancia di Harry:"vestiti e cerca di capire se hai preso tutto. Ah ed è il tuo turno per rifare il letto", disse, ghignando provocatoriamente.

"Cosa? L'ho fatto ieri", protestò Harry.

"Sei tu quello che ha dormito troppo, è solo che giusto. Ora vai o non ti metto la gelatina di mela sul pane tostato e ti farò bere succo d'arancia di Zoe", il succo che solo Zoe poteva bere e dire che fosse delizioso.

Harry grugnì in dissenso, ma trascinò comunque i piedi fuori dalla cucina e poi al piano di sopra, mentre Louis era rimasto più del dovuto, a guardare il ragazzo mentre si allontanava, con un sorriso sul viso e gli occhi scintillanti. Lui non se ne accorse e sua madre non glielo aveva fatto notare perché era sempre stato in quel modo.

"Voi due sembrate felici", disse Fiona girandosi verso il bancone per aiutare Louis che stava preparando il caffè per lei e suo padre.

"Lo siamo", rispose Louis, sperando di aver ragione. Sperava davvero che Harry fosse felice con lui.

"Voglio che tu stia attento a Liverpool Louis", lo avvertì lei, per la quinta volta quella settimana.

"Lo so, mamma."

"E che lasciaste tutto pulito e che blocchiate le porte prima di partire."

"So anche questo, mamma", ripeté.

«Non far rimpiangere a me e a tuo padre questa decisione. Avete entrambi diciotto anni e so che siete entrambi attenti e bravi, specialmente Harry", Louis girò gli occhi al cielo a quel commento:"ma non è sbagliato essere ancora più attenti. Se succede qualcosa chiamami subito".

"Lo so mamma", Louis sapeva che fosse l'ultima volta che avrebbe detto quelle parole... almeno per ora.

"Bene allora", annuì lei sorridendo appena e portando il latte sul tavolo al centro della cucina.

"Comunque hey", disse Louis un minuto più tardi:"grazie per avermi permesso di portarlo lì", si avvicinò a sua madre con un sorriso genuino.

"Voi due ve lo meritate e io so quanto farà bene a Harry, quanto farà bene ad entrambi lasciare questo posto per un po'", Fiona avvicinò a se il figlio dalle spalle:"e comunque non credo che alla fine saremmo riusciti ad andare quest'anno anche insieme a te", confessò.

"Perché dici così?", chiese Louis, alzando un sopracciglio, guardandola leggermente dall'alto, perché pur non essendo così alto, era diventato molto più alto di lei.

"Perchè avresti voluto rimanere con lui".

"Intendi esattamente come tutti gli altri anni da quando ero un bambino?"

"Sì, ma questa volta saresti rimasto davvero e non credo che ti avrei forzato a venire con noi". Louis non capiva bene che cosa volesse dire sua madre con quelle parole, però forse pensava anche lui che fossero vere. L'anno scorso ce l'aveva quasi fatta, era quasi riuscito a rimanere a Doncaster, invece di partire con loro, ma Harry aveva insistito affinché andasse e Louis aveva meditato se portare Harry con sé, ma sapeva che i suoi genitori sarebbero stati lì in quel momento.
Era stato un pò uno schifo, ma quell'anno sarebbe andata meglio e lui era così sinceramente contento che ce l'avessero fatta. Non riusciva a credere che entro poche ore sarebbe arrivato a Liverpool con Harry,  poche ore lo separavano dal sentirsi un po' più libero con il suo migliore amico. Louis non vedeva l'ora di mostrargli la città, era seriamente molto felice per tutto quello.

"Voi due vi siete avvicinati", aggiunse Fiona e a quel commento, Louis, rise appena e la guardò con gli occhi spalancati.

"Che ?"

"So che sembra folle, perché come potete esservi avvicinati ancora di più voi due?", rise anche lei:"ma per quanto possa sembrare difficile da credere è vero, tesoro", Louis sciolse l'abbraccio con la madre, facendola allontanare.

"Se lo dici tu", scrollò le spalle e si girò per finire di preparare la colazione.

Non passò molto tempo, che sorelle di Louis, suo padre e Harry apparissero in cucina. Louis, che di solito era l'ultimo a finire - quando non era Peter - fu il primo ed era più di fretta che mai. Erano già le nove e mezza, il che significava che fossero in ritardo. In realtà, come aveva detto Harry, non lo erano, ma Louis voleva veramente arrivare a Liverpool il più presto possibile.

«Se non ti sbrighi a finire, finirai di mangiare per strada Harry, te lo giuro. Di solito sei così svelto a mangiare", Louis si lamentò, prendendo il piatto e la tazza per metterli nella lavastoviglie.

"Se mangiasse ancora più velocemente, finirebbe per vomitare, Louis", commentò Zoe.

"Louis, ti ho detto di rilassarti", commentò Harry e anche avendo il desiderio di schiaffeggiare il suo migliore amico, ridacchiò.

"E sto mangiando come mangio sempre, sei tu che hai mangiato più velocemente del solito", disse prima di portarsi la tazza alle labbra per finire il suo tè.

"Non ti azzardare!", Louis avvertì il suo migliore amico per starlo contraddicendo.

"Louis!", Fiona e Carl dissero all'unisono facendo sbuffare Louis, infastidito,  e sedendosi poi sulla sua sedia accanto a Harry, solo per scattare in piedi immediatamente non appena Harry finì.

"Finalmente!", disse il ragazzo dagli occhi blu quasi gridando.

"Devo solo lavarmi i denti prima di andare", disse Harry con un sorrisetto dopo aver messo quello che aveva usato in lavastoviglie.

"Oh no non devi, ti darò una gomma da masticare e ce ne andremo!", Harry non riusciva a smettere di ridere per la scenetta di Louis che stava letteralmente trascinando il ragazzo dagli occhi verdi verso l'ingresso, così che potessero andarsene.

Aveva praticamente fatto alzare anche tutta la sua famiglia da tavola, per andare a salutarli. Louis chiese per tre volte a Harry se avesse preso tutto, fino a quando stava quasi per chiederlo una quarta volta, ma si fermò a pensare per un momento, facendo preoccupare appena Harry  per la sua espressione, ma Louis disse semplicemente di aver dimenticato qualcosa al piano di sopra con un tono piuttosto strano. Prese lo zaino e salì velocemente le scale, sentendo Harry dire:"Pensavo che fossimo di fretta", e lo erano, quindi fece presto a tornare ritrovandosi di fronte ad Harry che abbracciava la sua sorella.

"Prenditi cura della famiglia, sarai il più grande", Harry le fece l'occhiolino e lei alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. Pur avendo un anno di differenza con Harry, lei aveva diciassette anni, Louis non poteva non notare il modo in cui la trattava, come la sorella che avrebbe sempre voluto avere. Forse era per quello che i sentimenti di Zoe erano cambiati verso di lui da quando si era resa conto che Harry aveva iniziato a cambiare il modo in cui la guardava, dopo il bacio.

Peter afferrò la mano Louis, cogliendolo di sorpresa, avvicinandolo a loro. Afferrò anche la mano di Harry con l'altra uno e così i tre formarono un piccolo cerchio:"Allora", cominciò il ragazzino di nove anni, ancora tenendo loro le mani:"dovete chiamare almeno una volta al giorno per parlare con me e dirmi che vi manco e inoltre, dovete comprarmi un regalo, visto che non posso venire con voi due".

Harry e Louis risero per le parole di Peter, ma dissero al più piccolo che ci avrebbero pensato. Peter abbracciò Harry e poi Louis, sussurrandogli in un orecchio:"se il regalo di Harry è più bello del tuo, ti sostituisco e lui sarà il mio nuovo fratello", il ragazzino si allontanò, ridendo malignamente. Louis non poté fare a meno di ridere, dando un colpetto in testa al fratello.

Louis si sentì quasi come se stesse soffocando con tutti quegli abbracci - era solo una settimana per l'amor di Dio! - e poi gli venne quasi da vomitare quando sentì il padre dire a Harry di prendersi cura di lui. Era lui il più grande, non avrebbe dovuto essere il contrario?

Con la porta d'ingresso già aperta e con Harry che portava Daisy, chiusa nel suo trasportino - sì, perché, naturalmente, dovevano portarla con loro - verso l'auto, Louis sentì una mano tirarlo indietro, fermandolo.

"Chiamami quando arrivate", disse Fiona vicino a suo figlio.

Louis sospirò, sapeva che non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe detto:"Lo so mamma".

"E guidate con prudenza, per favore".

"Lo so mamma", sospirò per la seconda volta, quella volta più forte, ma con un piccolo sorriso sulle labbra.

"E tesoro," cominciò:"fai ciò che ti rende felice, va bene?", lei sorrise a suo figlio maggiore e gli lasciò un bacio sulla guancia.

"Va-va bene, mamma", risponde un po 'confuso, ma poi le diede un altro bacio, rivolgendole un sorriso e prima di dirigersi verso Harry,  salutò il resto della sua famiglia.

Corse il più velocemente possibile verso la sua auto - in pratica il suo regalo di compleanno anticipato, visto che aveva passato l'esame della patente a Gennaio - dove c'era Harry che stava mettendo Daisy sul sedile posteriore, in modo con prudenza e controllando che tutto fosse a posto nel bagagliaio della macchina.

"Pronto ad andare?", chiese Louis al suo migliore amico, non riuscendo a trattenere il sorriso che minacciava di comparire sulle sue labbra. Harry annuì felice e Louis giurò, giurò, che Harry stesse facendo quel sorriso. Quello che gli faceva venire la pelle d'oca, che mostrava tutta la bellezza di Harry e che lo rendeva così orgoglioso nel vedere Harry così felice. Era fondamentalmente, il sorriso Harry aveva creato per Louis e diavolo, se non era la sensazione migliore del mondo intero.

Entrambi salutarono ancora una volta le quattro persone non così lontane al marciapiede e quando si furono girati, si rimisero ai propri posti.

"Sei sicuro che non ci ucciderai?", chiese Harry non appena Louis accese la macchina e mise le mani sul volante. Probabilmente sarebbe stato il tragitto in macchina più lungo che avrebbe fatto e Harry sapeva quanto potesse spaventarsi Louis in macchina, e l'aveva sperimentato anche solo nel viaggio dal loro quartiere al centro della città, che richiedeva solo dieci minuti.

"Ci proverò", lo prese in giro Louis guardando il ragazzo più piccolo, divertito.

"Ti prego Lou, voglio vivere ancora un altro po', ok?", disse Harry sospirando e sostenendo la sua faccia sul palmo della mano, lasciando che Louis ridesse e scosse la testa prima di cominciare a guidare. In qualche modo, era stata una benedizione sentir dire da Harry quella frase, era stato bello.

Quindi, la prima ora di macchina, rimasero silenziosi, godendosi il mix che Harry aveva preparato per il viaggio, Harry cercando di far funzionare l'aria condizionata, Louis cercando di stare attento alla strada e con Harry che guardava fuori, cercando di memorizzare il modo in cui gli alberi sembravano allontanarsi da loro, quando era il contrario.

Era andato fino a Londra diverse volte prima con i suoi genitori per Natale ma in qualche modo, quel viaggio con Louis sembrava diverso. Soprattutto perché quella volta era davvero eccitato e contento di uscire di casa.

In altri momenti si prendeva del tempo per guardare Louis, che stava facendo del suo meglio per non incontrare lo sguardo del ragazzo dagli occhi verdi, dal momento voleva guidare meglio che poteva. Dopo un po' di tempo, Louis, notò quanto fosse tranquilla Harry, e così vide l'amico con la testa poggiata contro il finestrino, con gli occhi chiusi, probabilmente addormentato.

Fu nella seconda ora di viaggio, dopo che Harry si fu svegliato e ebbe chiesto se fossero quasi arrivati, ​​che divenne impaziente e annoiato. Così decise di prendere lo zaino Louis, che era stato accanto a suoi piedi tutto quel tempo, per esaminarlo.

Gli occhi di Louis si spalancarono quando si accorse che il ragazzo lo stesse toccando e quasi perse la presa sul volante:"Non aprirla", quasi gridò, riferendosi alla piccola tasca, quando Harry ne toccò la zip.

"Perché?", Harry lo guardò e anche se Louis in quel momento stava guardando avanti, conosceva bene l'espressione confusa con cui Harry lo stava guardando.

"Solo che-non voglio pe-perdere la roba che c'è dentro."

"Ehm, non succederà probabilmente. Sai com'è, siamo in una macchina", Harry ridacchiò nonostante l'atteggiamento di Louis.

"Sì ma... merda", imprecò sottovoce:"lascialo. Puoi guardare dentro, ma non aprire la tasca okay?", Louis cercò di convincere Harry guardandolo per un secondo, prima di tornare a prestare attenzione alla strada.

"Va bene", disse Harry confuso, ma lasciò perdere. Afferrò la zip più grande per aprire lo zaino e si ritrovò sotto al naso, la polaroid di Louis, insieme alla sua videocamera compatta, la scatola degli occhiali da sole - ed Harry era piuttosto sorpreso del fatto che non li stesse usando - e altre piccole pochette, che era sicuro fossero per la salute e la cura igienica sua e di Louis. Perché avrebbe dovuto metterle lì, in ogni caso?

"Hai portato il caricabatteria che abbiamo comprato l'altro giorno, per la fotocamera?", chiese Harry, alzando lo sguardo dall'interno dello zaino a Louis.

"Sì, Harry", rise un po ', contento che, dal tono di voce di Harry, il precedente episodio fosse dimenticato.

"Bene", Harry afferrò gli occhiali di Louis e se li mise, poi prese la videocamera e abbassò il volume della musica, poco prima di iniziare a riprendere.

"Siamo in viaggio per Liverpool e Louis mi ha detto che ci siamo quasi. Abbiamo ancora un'ora di macchina", disse, puntandosi l'obbiettivo addosso per riprendersi meglio che poteva.

«Con chi stai -", Louis lasciò a metà la sua stupida domanda, quando vide il ragazzo riprendere e parlare con la fotocamera. Iniziò a ridere immediatamente e non riusciva a credere, che per la prima volta, Harry avesse effettivamente preso in mano la macchina fotografica e stesse filmando. Di solito era Louis a filmare quel tipo dimomenti,  ma non stava nemmeno parlando con la fotocamera, era solo molto curioso . E quando non era lui, era suo padre, come aveva fatto tante volte a Natale.

"Oh mio Dio Harry, stai veramente riprendendo", scherzò poi.

"Ho deciso che me ne occuperò io stavolta", disse Harry, puntando poi la fotocamera verso Louis:"guardate, questo è Louis, il mio migliore amico", disse Harry e Louis ebbe bisogno di ridere di nuovo.

"Non è bello?", Louis fece del suo meglio per non arrossire, arrossire, perché accidenti, sarebbe stato così imbarazzante.

"Ma perché parli?", decise di ignorarlo e dire:"e perché ti sei messo miei occhiali da sole? Dammeli, sono io che guido", cercò di strapparli a Harry, ma il ragazzo dagli occhi verdi si allontanò e gli schiaffeggiò la mano - la fotocamera probabilmente ormai, era girata verso il tettuccio della macchina.

"Tieni le mani sul volante tu, o ci ucciderai, ragazzo", Harry urlò, anche se ridendo e Louis non poté fare a meno di notare quanto sembrasse essere felice veramente e quanto sembrasse essere libero.

"Stanno meglio a me", disse Harry sorridente e puntando la fotocamera verso se stesso.

"Va bene, va bene...", Louis sospirò drammaticamente, cercando di trattenere il sorriso.

"E  dobbiamo rendere questo video più divertente, voglio dire...", disse Harry puntandola verso fuori dal finestrino, e girandosi a trecentosessanta gradi per filmare tutto quello che poteva dalla macchina.

"Cosa? Sei nel novanta per cento delle riprese perciò, tecnicamente, è colpa tua."

"Scusa?", Harry puntò la fotocamera verso Louis ancora una volta e guardò il ragazzo più grande con indignazione.

"Fammi solo filmare il tuo stupido viso per l'ultima volta, perché stanotte ti ucciderò mentre dormi", disse Harry con il tono più serio che potesse fare.

"Oh, Harry..."


~*~


La seconda ora passò più velocemente rispetto alla prima, avevano continuato a cantare le canzoni che si susseguivano sul CD e Harry aveva filmato qualche altra scena. Quindi, intorno alle undici e trenta, più o meno, arrivarono a Liverpool e Louis avrebbe voluto essere in grado di riprendere il viso del suo migliore amico, mentre guardava fuori dalla finestra della macchina, osservando la città in adorazione.

Gli vi vollero altri quindici minuti per raggiungere la casa sulla spiaggia di Louis e Harry giurò di non essersi mai aspettato una casa del genere.

"E' questa?", chiese Harry quando Louis parcheggiò l'auto davanti ad una casa moderna. Non era grandissima, decisamente più piccola di quella di Doncaster, il che era prevedibile. Aveva comunque due piani, le finestre erano enormi e, bianco a parte, c'erano parti in simil-legno intorno alle finestre.

"Sì, è questa", rispose Louis sorridendo e aprendo la porta per scendere dalla macchina. Harry imitò i suoi stessi, ma più velocemente.

"E' incredibile, Lou", disse Harry guardando la casa a bocca aperta. Anche il panorama era meraviglioso ed erano letteralmente accanto al mare.

"Possiamo entrare?", chiese Harry al ragazzo più basso e Louis rise per la sua faccia in quel momento, quasi come se fosse tornato all'età di dieci anni, ma quella volta non era come quando Harry aveva dieci anni , più più come quando Louis aveva dieci anni.

"Certo, prendi Daisy", Louis tirò fuori le chiavi che suo padre gli aveva dato quando erano a Doncaster e le tirò a Harry, che le afferrò con entrambe le mani, continuando a sorridere.

Fu veloce ad aprire la porta sul retro per portare dentro il trasportino del gatto. Salì correndo quei pochi gradini dell'ingresso e andò verso la porta d'entrata. Louis giurò di aver sentito il fiato di Harry strozzarsi, quando arrivò all'interno della casa e Daisy miagolò quando lasciò che il trasportino gli cadesse dalle mani, sul pavimento.

Louis fece del suo meglio per portare dentro tutte le valigie, le borse e il suo zaino in una sola volta, ma fallendo miseramente. Ma quando entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle vide il trasportino di Daisy sul pavimento con la porticina aperta. Sentì anche i passi di Harry dal piano di sopra e ci vollero solo alcuni secondi affinché Harry arrivasse di corsa dalle scale con Daisy dietro di lui.

"Louis, la stanza più grande ha la vista sulla spiaggia e ha un balcone enorme. E hai una piscina e dobbiamo fare solo tre passi per sentire la sabbia della spiaggia sotto i piedi, oh mio dio", disse Harry al suo amico, come se Louis non sapesse niente di tutto ciò. Louis non l'aveva mai sentito parlare così velocemente e quasi come se avesse corso una maratona. Harry era così eccitato, che le sue fossette non erano sparite nemmeno una volta.

"E' bello non è vero?", ghignò Louis.

"Cazzo, sì che lo è!", disse Harry e corse verso la cucina - Daisy che ancora lo seguiva - che aveva la porta sul retro già aperta. Louis poteva scommettere che il ragazzo riccio non si era nemmeno accorto che avesse imprecato.

La casa aveva tre camere, una al primo piano e due al piano di sopra, dove c'era anche un secondo bagno. La cucina era abbastanza grande per fare anche da salotto e nel giardino c'era una piscina di media grandezza che copriva la maggior parte di esso, il pavimento coperto di teli, c'era una griglia, dei lettini e poi piccole scale che portavano alla spiaggia.

Quella casa era probabilmente il posto preferito  di Louis al mondo e non riusciva a credere che l'avrebbe condiviso con Harry per sette giorni.

Colse l'occasione, mentre Harry era fuori per prendere tutte le loro cose e portarle al piano di sopra nella stanza dove di solito stavano i suoi genitori. Louis non era sicuro che Harry volesse ancora condividere il letto, per lui non era spettarsi che sarebbe andata in quel modo, anche se avrebbe dovuto. Ma c'erano altre due stanze in casa, perciò avrebbero facilmente potuto dormire separatamente. Tuttavia, Harry sembrava amare quella più grande visto che l'enorme finestra, si trova proprio di fronte al letto, mostrando la straordinaria vista sull'Oceano, quindi se fossero finiti in stanze diverse, Louis gliel' avrebbe lasciata.

Louis incrociò le dita affinché anche Harry volesse stare con lui la notte, perché avevano condiviso il letto da quando ne avevano memoria, sarebbe stato davvero strano per lui stare nella stessa casa, con Harry, ma in letti diversi.

Inviò un messaggio a sua madre dicendole che fossero arrivati invece di chiamarla, perché sapeva che avrebbero speso un sacco di tempo al telefono a parlare. A volte si sentiva talmente tanto un mammone, che quasi sembrava fosse una femmina. Se quello avesse in qualche modo senso.

"Amore? Sei ancora vivo?", urlò Louis a Harry, attraversando la cucina dopo essere sceso dal piano di sopra.

"Eccoti!", Harry apparve dall'esterno con Daisy in braccio:"amo questo posto così tanto Lou, è perfetto e il mare... oh dio, il mare, voglio toccarlo!"

Louis rise alle parole di Harry:"Beh possiamo andare in spiaggia domani, se vuoi, visto che il clima sembra abbastanza caldo."

Gli occhi di Harry si spalancarono:"Davvero?"

"Sì, ma se vuoi ti posso insegnare a nuotare in piscina prima."

"Possiamo farlo ora?"

Louis ridacchiò:"Ora non possiamo. Ho già pianificato tutto il pomeriggio, infatti adesso mangiamo qualcosa qui così poi usciamo e posso farti vedere un posto dove sono andato quando ero piccolo."

Harry annuì felice e mise Daisy a terra. Louis faceva fatica a capire chi fosse il ragazzo di fronte a lui dato che non aveva mai visto Harry così eccitato e pieno di vita prima.

Finirono per fare della pasta con il tonno in scatola dal momento che sembrava essere la cosa più facile da fare e Louis disse a Harry di ricordargli che sarebbero dovuti andare a fare un po' di spesa, perché le scorte di cibo che sua madre aveva dato loro, sarebbe bastata probabilmente solo per un paio di giorni.

Misero a posto la roba di Daisy e Louis preparò il suo zaino con il portafogli, la macchinetta fotografica e delle bottigliette d'acqua.

"Assicurati di chiudere la porta del cortile, sai, Daisy", disse Louis dal bagno.

"Sì, l'ho fatto prima", Harry annuì passando a Louis il cappello ma tenendosi per se i suoi occhiali da sole. Louis se ne accorse, ma non disse nulla.

"Potresti dirmi dove stiamo andando?", chiese Harry seguendo Louis verso la porta d'ingresso.

"Stiamo andando ad un safari", Louis sorrise e con lo sguardo che Harry gli stava rivolgendo, Louis si rese conto che avrebbe dovuto sforzarsi molto di più di quello che aveva pensato, per trattenersi dal baciare quelle amabili labbra di Harry, per tutta la settimana.





-A.

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