12 - Swollen skin
Le maniche di Harry erano piene di sangue e Louis era scioccato, agognando un po' d'aria per la visione di Harry che teneva un rasoio con già i polsi coperti di tagli, sanguinanti.
Louis non era in sé, non riusciva a raziocinare correttamente su quello che stava accadendo in quel momento. Si mosse nonostante fosse sotto shock. Accade tutto troppo velocemente, il bagno sembrava essere più buio di quello che realmente era e tutto era sfocato -probabilmente a causa a delle lacrime che gli appannavano gli occhi e gli rigavano il viso senza permesso. Louis afferrò gli asciugamani che poté e si buttò in ginocchio accanto a Harry. Gettò via era il rasoio, che era ancora nelle mani di Harry e premette gli asciugamani sui sui polsi. Harry stava piangendo senza controllo e Louis dovette chiudere gli occhi per controllare se stesso così da non crollare proprio lì, perché Harry lo stava guardando. Riusciva a vedere il panico che stava attraversando il ragazzo. Era quasi impossibile capire le parole che il ragazzo più giovane stava dicendo. Louis riuscì solo a capire: "Louis" e "mi dispiace" che continuava ripetere e poi "non stavo cercando di uccidermi". Louis sapeva che era così. I tagli non erano verticali ma erano comunque troppo profondi e non riusciva a formulare degli ordini nella sua testa che potesse trasformare in azioni, perché aveva bisogno di fare qualcos'altro, anche di parlare. Non poteva semplicemente stare lì a cercare di fermare il sangue e piangere guardando il suo migliore amico.
"Oh Harry... Harry perchè...", furono le prime parole che Louis poté a pronunciare e non riuscì a riconoscere la sua stessa voce. Era spaventato, non riusciva a credere ciò che stava succedendo. Quello che sentiva non era nemmeno la metà di quello che aveva sentito quando Harry era caduto nel lago.
"Mi dispiace. Mi dispiace co-così tanto, Louis...". Harry era letteralmente nel panico e Louis si chiese se il ragazzo stesse soffrendo per il dolore dovuto alla pressione che stava facendo sui suoi polsi con l'asciugamano - ormai metà del tessuto bianco era diventato rosso per il sangue.
"Dobbiamo portarti in ospedale", cerco di dire.
"No", urlò Harry, le guance e gli occhi bagnati con tutte le lacrime che stava versando.
"No, no, no... Per favore L-Louis... No", disse cominciando a singhiozzare e fu quando riuscì a distogliere lo sguardo da Louis che:"Starò bene. No ti prego... Sto bene. Louis starò-", non finì la frase e cominciò a piangere più forte.
Il suo pianto faceva eco attraverso il bagno e in quel momento, il suo pianto e il respiro pesante di Louis, erano gli unici suoni che potevano essere sentiti. Harry era ancora seduto nello stesso punto, le braccia allungate con entrambe le mani di Louis premute attorno ai sui polsi con l'asciugamano. A Louis non interessava del fatto che il sangue gli stesse sporcando i vestiti, continuava a stare in ginocchio accanto a Harry, cercando di asciugare le lacrime girando la testa di tanto in tanto verso le spalle.
"Mi dispiace così tanto Louis... Mi dispiace tanto, non volevo-non volevo che tu-", si fermò di nuovo, ma stavolta non era perché avesse ricominciato a piangere ancora di più, no. Si era addirittura fermato un po' per lo shock.
Louis gli lascio i polsi e avvolse le braccia intorno Harry, portandoselo al petto, quasi in braccio. Aveva un braccio che gli incrociava il torso e l'altro attorno alle spalle, a toccargli i capelli. Accarezzava i ricci di Harry e lo lasciò piangere sulle sue spalle. Stavolta era un pianto quasi senza suono perché smorzato dalla maglietta di Louis.
Ma sapeva che Harry stesse ancora piangendo quando senti il suo respiro caldo e il bagnato arrivare alla spalla e al collo.
Louis si morse il labbro inferiore per cercare di controllare le sue lacrime, perché no, doveva essere forte per Harry, doveva iniziare a respirare per bene per riuscire a fare qualcosa di utile. Non vide Harry prendere l'asciugamano e premere sul proprio polso, con le sue dita, mentre avvicinava la testa di Harry, per lasciare un bacio sulla sua tempia.
"È tutto ok", la sua voce venne fuori come un sussurro e altrettanto attutita dai capelli di Harry, ma il ragazzo con i ricci lo aveva sentito:"Sono qui adesso. Mi prenderò cura di te. Mi dispiace Harry", continuò, le lacrime che adesso bagnavano i capelli castani di Harry. Spinse Harry ancora più vicino e più stretto a se e continuava a dondolare proprio come se avesse avuto un bambino tra le braccia. In quel caso Harry era bambino.
"Mi dispiace così tanto di averti lasciato. Ti amo, sono qui. Mi dispiace, mi dispiace...", continuava a sussurrare le stesse parole in continuazione ma probabilmente non si stava nemmeno rendendo conto di quante volte quelle stesse parole avevano lasciato le sue labbra, perché voleva semplicemente mettere le cose in chiaro, voleva tatuarle sulla pelle di Harry perchè se ne ricordasse ogni volta che si fosse sentito giù.
Louis sapeva che avrebbe potuto essere molto utile gli ultimi mesi, quando aveva abbandonato Harry. Lo ammise, aveva abbandonato Harry, lo sapeva.
E si odiava, non poteva perdonarsi per tutta quella faccenda. Harry era arrivato al suo limite ed era stato principalmente per colpa di Louis. Louis aveva infranto la sua promessa e lo aveva abbandonato. In qualche modo erano piombati nel silenzio totale mentre Harry cercava di controllare il suo respiro e Louis smetteva di piangere. Erano ancora nella stessa posizione, Louis a tenere Harry, mentre lui, odorava il profumo naturale del ragazzo più grande.
L'immagine di Harry nell'angolo, che piangeva e ricoperto di sangue avrebbe tormentato Louis e non riusciva ancora a credere a quello che era successo. A quello che stesse succedendo. Non osò nemmeno pensare da quanto tempo Harry si tagliasse, da quanto tempo Harry si sentisse di voler mollare e a cosa sarebbe potuto succedere se Louis non avesse deciso di muoversi e di cercare di risolvere la situazione quella notte. Tutto questo lo stava portando in luoghi bui che non voleva raggiungere.
"Harry...", Louis sussurrò, la sua voce roca, così stanca.
"Harry piccolo... Dobbiamo-io devo prendermi cura di te". Louis, anche se con la voce rauca, riusciva a parlare in maniera delicata, il che era quasi incredibile e Harry gliene era grato, oh, immensamente grato.
Tirò su con il naso e si mosse solo per affondare la faccia ancora di più nel petto di Louis.
"Dobbiamo alzarci dal pavimento, va bene?", chiese Louis e chiunque avrebbe potuto dire che aveva pianto.
"No...", sussurrò Harry e la sua voce era certamente peggio di quella di Louis.
"No, non voglio..."
Louis sbruffò, sbuffò tristemente.
"Devo... Harry fammi vedere", disse Louis cominciando ad allontanare Harry, ma il ragazzo dagli occhi verdi - che molto probabilmente in quel momento erano più rossi e gonfi di qualsiasi altra cosa - teneva il viso nascosto, paura di farsi vedere da Louis. Letteralmente.
"No, Harry ripeté.
"Harry, fammi vedere il polso".
Sentì Harry scuotere la testa sul suo petto.
"Non voglio-non voglio che tu lo veda", singhiozzò.
"Ne ho bisogno"
"Ma... Ma perchè?"
"Perchè...", cominciò ad accarezzargli i capelli e poi posò il mento sulla testa di Harry. Dovette chiudere gli occhi per evitare che le lacrime arrivassero di nuovo.
"Perché voglio vedere quante volte hai avuto bisogno di me e io non c'ero", sussurro. Aveva anche pensato che Harry avesse smesso di respirare per un paio di secondi.
Piano - ma veramente piano - Harry alzò la testa, facendo allontanare Louis. Quando poté finalmente vedere la faccia di Harry - e stavolta vederla davvero - alzò la mano per posarla sulla guancia di Harry.
"Harry...", sussurrò accarezzando la guancia gonfia di Harry. Aveva un livido proprio lì, sullo zigomo che sembrava almeno del giorno prima e se Louis avesse porto ancora più attenzione avrebbe potuto vedere quello che stava ormai sparendo sulla sua mascella.
Harry trasalì al contatto e si ritrasse dalle dita di Louis. Louis lo guardò quasi confuso, perché, perché diamine lo stava rispingendo? Ma ancora più importante, come si era fatto quel livido?
Le domande di Louis finirono in secondo piano quando Harry, ancora con lo sguardo lontano da Louis, dimostrò i polsi. Louis guardò il profilo di Harry per un momento prima di abbassare gli occhi sul suo braccio. Dolcemente, Louis lo prese dal braccio e spostò l'asciugamano dal polso di Harry, scoprendo i quattro tagli freschi - Louis era sicuro che Harry se ne fosse fatti di più. Il sangue era quasi asciutto e ora Louis poteva vedere quanto la pelle fosse aperta e quanto profondi fossero i tagli. Gli occhi vagavano intorno alla pelle ferita. Riusciva a vedere tagli che ormai stavano svanendo, coprire metà del suo avambraccio. Con cautela - con molta cautela - Louis passò i polpastrelli sulle cicatrici, ignorando i piagnucolii di Harry.
Non gli facevano male probabilmente, ma Louis aveva una vaga idea di cosa stesse sentendo in quel momento. Voleva chiedere al suo migliore amico - si, il suo migliore amico - perché, perché avesse cominciato a farlo. Perché stesse mollando. Ma invece, lasciò il braccio delicato di Harry e si alzò dal pavimento, portando l'asciugamano con sé. Harry lo guardò confuso, ma Louis non riuscì a cogliere la sua espressione, essendo piegato sul lavandino, per bagnare un angolo dell'asciugamano che non fosse sporco di sangue.
Tornò da Harry, e Harry sentì la necessità di toccare la pelle morbida di Louis e asciugargli via le lacrime -ma non lo fece. Si piegò sulle ginocchia, tornando alla posizione di prima e prese tra le mani il braccio di Harry, ancora una volta. Cominciò a pulire i tagli e anche se questo fece piagnucolare Harry, lo lasciò fare. Perciò andò così. Sempre in silenzio, Louis si prese cura delle ferite di Harry. Continuava ad alzarsi e a sedersi accanto ad Harry e a prendere le cose di cui aveva bisogno e una volta trovate le bende, gliele aveva avvolte gentilmente intorno al polso. Quando alzava lo sguardo per guardare il bellissimo viso del ragazzo, Harry non lo guardava mai. Louis si chiese perfino se avesse mai distolto lo sguardo dal pavimento bianco.
"Dai Harry, andiamo a letto adesso". Louis trovò un modo per calmarsi e parlare normalmente.
Quando provò ad aiutare Harry ad alzarsi, il ragazzo dai capelli ricci si ritirò al suo tocco, ancora. Louis lo guardò ferito:"No", disse Harry di nuovo e perché? Perché ora si stava comportando in quel modo, si chiedeva Louis. Perchè lui era lì.
Lui era lì adesso - adesso - perciò voleva aiutarlo, voleva essere d'aiuto per Harry. Perché Harry non si meritava quello che Louis gli aveva fatto, non si meritava quello che aveva passato.
Harry non si meritava di essere ferito da se stesso.
"Non possiamo restare seduti qui per sempre. Andiamo in camera tua"
"No, no, no... Rimango qui. I-io non posso...", la sua voce era bassa e stanca e Louis era così preoccupato che stava per svenire.
"Harry, ascolta, noi-"
"No Louis", lo interruppe Harry e finalmente i loro sguardi si incrociarono.
La voce di Harry, stavolta, era più alta di prima:"No, non devi...", scosse la testa e Louis aveva il cuore nello stomaco. Louis sapeva che Harry gli stesse praticamente dicendo di andare via, ma non l'avrebbe fatto. Louis non se ne sarebbe andato. Mai più.
"Harry...", disse dopo un minuto di silenzio. Non sapeva davvero cosa fare e come cominciare la conversazione che voleva avere con Harry.
"Harry perchè?", chiese allora. Lo chiese un'altra volta sperando di ricevere una risposta quella volta.
Seguì i movimenti di Harry, quando si toccò le bende sul polso con il pollice. Louis notò che stesse stringendo le labbra l'una contro l'altra.
"Harry", provò di nuovo. Non si sarebbe arreso:"Perchè l'hai fatto? Lo sai che non... Dio perchè ti stai facendo del male in questo modo?", chiese Louis, e le parole gli uscirono di bocca con frustrazione.
"Perchè non posso?", Louis sentì la voce di Harry e il verde incontrò il blu quando Harry alzò la testa e continuava a guardare Louis mentre parlava:"Perchè? Perchè non posso farmi del male quando gli altri lo fanno? Voglio dire, è giusto quando gli altri ne fanno a me, ma non lo è quando me ne faccio da solo?", avrebbe probabilmente urlato se solo non si fosse sentito così debole.
"Tutti continuano a ferirmi, Louis e quando non hai nessuno, non c'è modo perchè tu riesca ad affrontarlo. Ho cercato, ho provato per tutto questo mese, a convincermi di non aver bisogno di nessuno... Di non aver bisogno che tu tenessi insieme i miei pezzi. Ma ho fallito. Ho fallito e le cose sono diventate ancora più buie per me. Più buie perchè non potevo...", si fermò per prendere un respiro profondo e Louis era quasi di nuovo in lacrime e Harry non riusciva a tenersi insieme e anche Louis voleva rinunciare, ma non a Harry, no.
Non avrebbe mai rinunciato a Harry... Ma su se stesso si... Forse.
Perchè era quello, ciò che a aveva fatto. Lui era il motivo per cui Harry aveva perso se stesso. Il motivo per cui Harry stava piano piano dissolvendosi.
"Mi dispiace...", Louis aveva perso il conto di quante volte lo avesse detto ormai.
"No, non è vero"
"Harry tu sei il mio migliore amico!"
"No, non lo sono"
"Lo sei. Cazzo, lo so... Non posso crederci di averti fatto questo. Ho infranto-ho infranto la nostra promessa e mi sento-mi sento come se avessi fallito nella vita perchè... Tu sei la mia vita e ti ho deluso. Ma, sono qui adesso e so che avrei dovuto esserci sempre e non solo a volte. Lo so", fece una pausa ma Harry non ne approfittò per parlare.
"Ascolta, voglio-cazzo Harry, dimmi solo perchè..."; Louis sapeva che fosse una domanda stupida ma voleva delle risposte e ancor di più voleva sentire quello che Harry avesse da dire, cosa avesse dentro e che stava essendo divorato dall'oscurità, dando forma a tutti quei pensieri orribili.
Harry doveva lasciarsi andare, scappare via da loro e Louis sarebbe stato alla fine, per prenderlo.
Harry si prese il suo tempo. Prese tempo perchè sapeva che Louis fosse lì adesso per ascoltarlo. Ed era preoccupato, Harry lo sapeva. Ma era così difficile, così difficile.
"Ci sono delle voci Louis...", disse Harry guardando Louis. Guardò Louis e quella fu una conquista perchè sapeva che avrebbe parlato, guardava sempre Louis dritto in faccia mentre parlava di cose che contavano davvero.
Cose che voleva che Louis capisse e tenesse con sé.
"Voci che continuavano a dirmi di farlo, perché me lo meritavo. Mi meritavo tutto questo dolore. E poi c'erano quelle immagini nella mia testa. Tutto buio eccetto il rasoio e il sangue... Mi sento così solo. Io sono solo. E allora l'ho fatto e... E mi sono detto che per te andava bene. Mi sono detto che andava bene, ma non era così Louis. Tu te ne sei andato. Io non avevo te. E poi ho visto, ho visto quanto avessi veramente bisogno di te. Così tanto che era quasi spaventoso. Ma tu non c'eri. Mi hai lasciato da solo con tutti-tutti questi mostri e loro, loro mi hanno fatto credere di essere miei amici", ci fu una pausa e Louis ebbe bisogno di sbattere gli occhi diverse volte per riascoltare le parole di Harry nella sua mente.
"Avevo solo loro con cui parlare dei miei genitori. Mi hanno detto che avrei dovuto tagliarmi perché solo in quel modo avrebbero smesso di discutere e di urlare. Gli ho anche parlato di te, sai? Hanno detto che te ne sei andato perché me lo meritavo, così io dovevo ferirmi. Sono io che ti ho fatto andare via".
Louis scosse la testa e voleva dirgli di no, che si sbagliavano. Ma Harry non glielo permise.
"E poi... Poi ci sono questi ragazzi a scuola...", distolse lo sguardo da Louis per qualche secondo prima di continuare:"hanno cominciato a picchiarmi. Volevo dirtelo la prima volta che è successo, ma poi non mi hanno più dato fastidio perciò ti ho detto quella bugia sull'essere scivolato. È stato come se stessero aspettando che tu te ne andassi davvero perché da quel momento hanno cominciato a picchiarmi seriamente, fino al punto che le mie braccia fossero piene di lividi per il modo in cui mi prendevano, l'intero corpo mi faceva male e non hanno avuto nessuna pietà. Non so perché hanno cominciato a farlo. Credo che fosse semplicemente per divertimento. Perché è divertente picchiare un ragazzo tranquillo che non ha amici. Che è da solo".
"Mi meritavo tutto ciò Louis perché ti ho fatto andare via, ho fatto sì di essere così. È tutta colpa mia. Anche i miei genitori lo dicono. Quei ragazzi mi hanno picchiato per chi sono. E io odio ciò che sono, perciò va bene. Ma non ha importanza, no?", ci fu un'altra pausa e Louis era senza parole. Harrt stava veramente male e per un momento si ricordò di quello che sua madre gli aveva detto quando era più piccolo. Sul fatto che Harry potessieavere bisogno di un aiuto serio. Aveva ragione - come sempre - e Louis non le aveva creduto. Ma adesso sì. Anche se era lui a voler aiutare Harry, non sapeva più se ne sarebbe stato in grado. La situazione era molto seria.
"Non ne ha, vero Louis?".
Louis sapeva che Harry fosse sul punto di piangere, ancora una volta, da come il labbro inferiore gli tremava e gli occhi erano diventati lucidi, e Louis non poteva permetterlo.
"Non ne ha perché faccio schifo e nessuno mi vuole", Harry guardò lontano da Louis:"Io non mi vorrei. Nemmeno io vorrei me stesso. Io mi odio Louis, dovresti andartene. Io sono un casino, sono stufo... Sono stanco, io-"
"Harry...", non poteva, non avrebbe lasciato che Harry ricominciasse a piangere. Non poteva permettere che quei mostri facessero credere a Harry le parole che stava dicendo. Avrebbe cercato di guarirlo. Doveva.
"Harry, Harry", disse prendendo la mano del ragazzo nella sua e si, finalmente riusciva a toccarlo per davvero, accarezzandola e disegnando cerchi invisibili sulla pelle morbida di Harry con il pollice. Ed era una sensazione meravigliosa perché Louis avrebbe dovuto essere lì per fare quella cosa a Harry ogni volta che si fosse sentito giù. Avrebbe dovuto essere lì per confortarlo.
"Guardami piccolo", gli alzò il mento così che i suoi occhi fossero puntati su di lui: "Non ti lascerò. Sono qui con te adesso e-"
"Per quanto?", lo interruppe
Harry - di nuovo - e la sua voce si stava già spezzando.
"Per sempre", rispose Louis velocemente, ora aveva tutte due le mani su quelle di Harry.
"Per tutto il tempo che posso, per tutto il tempo che vuoi. Ti terrò per tutto il tempo che le stelle saranno sopra di te", Louis si lasciò sfuggire un piccolo sorriso per quanto le sue parole fossero sdolcinate ma tornò subito alla sua espressione seria: "Non lo so Harry, dannazione... Mi dispiace lo sai, vero? Ma non lascerò che ti arrendi. Voglio che tu veda te stesso come ti vedo io, perché sei così meraviglioso, Harry... Non lo vedi? Ti meriti tutto ciò che c'è nel mondo e io sarò qui per offrirtene quanto più posso. Voglio renderti così fottutamente felice da farti scordare ogni accenno di tristezza che c'è in te. E lo so... So che ti ho ferito e che ti ho fatto sentire in questo modo e diavolo, mi odio per questo. Mi sento così male che non puoi immaginare e vederti... Vederti così mi fa male al cuore perché ti amo tanto, così fottutamente tanto, sei il mio migliore amico. E ti prometto, ti prometto qui e adesso Harry, ti prometto con tutte le mie forze, per tutta la vita, che non ti lascerò mai più e ti aiuterò e ci sarò per te come c'ero prima e come avrei sempre dovuto", disse Louis quasi urlando affinché fosse tutto chiaro.
"Non so se mi crederai ancora ma ti prego. E per favore non dire mai più quelle cose di te... Ci sono io ok? E io ti voglio, tu sei importante per me e devi stare qui con me, ricordi?", Harry se lo ricordava.
"Continuerò a prendermi cura di te. Ma hai ragione, sei un bel po' incasinato, sì... Ma in un modo figo. E sei pieno dei segreti più rumorosi che si siano mai sentiti, ma io sono qui per ascoltarli. E anche io sono incasinato, dannazione, ho passato quest'ultimo mese a bere e a fumare erba, praticamente facendo solo stronzate, perdendo me stesso e ferendo la persona cui tengo di più. Perciò possiamo aiutarci a vicenda."
Louis aspettò che Harry parlasse, che dicesse qualcosa, ma non lo fece. Harry continuò a fissare Louis, non dicendo una parola e Louis non capiva se fosse un buon o cattivo segno, sapeva solo che il pavimento era troppo freddo e che gli faceva male al sedere.
"Harry?", chiamò il ragazzo e decise di prendergli le guance per farlo avvicinare ancora di più, così che le loro fronti potessero toccarsi e che respirassero nelle labbra dell'altro. E Louis si ricordava, si ricordava di quando lo aveva fatto l'ultima volta, quando Harry gli aveva detto dei suoi genitori - Louis si ricordava ogni cosa, veramente; solo che non sapeva se anche Harry si ricordasse.
"Hazz mi hai sentito? Lo vedi, sono qui, mi senti?", disse accarezzando le guance del ragazzo e Harry
sbattè gli occhi due volte e quello fu già un inizio.
"Ti aiuterò, ma... Tu devi lasciare che io ti aiuti. Ho bisogno che tu mi lasci avvicinare ancora. Devi collaborare in questa cosa perché sennò... Sennò io dovrò parlare con mia madre perché a quel punto lei saprebbe come aiutare. E questo probabilmente includerebbe un terapista e che i tuoi genitori lo vengano a sapere. "
Harry scosse furiosamente la testa tra le mani di Louis e spalancò gli occhi. Louis sapeva che sei genitori di Harry fossero venuti a sapere di questa storia sarebbe stato fottuto. Harry sarebbe stato fottuto, o ai suoi genitori non sarebbe fregato assolutamente nulla - forse fino al punto di disprezzare definitivamente il proprio figlio - e Louis non sapeva davvero cosa fosse peggio.
"Perciò devi smetterla. Io ti aiuterò. Ci proverò perché voglio che tu stia bene. Non puoi farlo ancora Harry, non puoi ferire te stesso", Louis parlò lentamente e in maniera dolce, nella maniera più dolce che poté cosicché Harry non si sentisse a disagio. Era così nervoso e Harrt probabilmente si accorse delle mani che gli stavano tremando.
"Non aiuterà, farà solo peggio. Non voglio che lo fai e quelle voci... Non
Sono tue amiche. Io lo sono", Harry guardò Louis più attentamente, in maniera più tenera. Il suo sguardo era angelico e Louis poté finalmente apprezzare il vero colore dei suoi occhi.
"Me lo prometti?".
Harry non disse una parola e Louis non si preoccupò nemmeno lontanamente della possibilità che stesse tenendo le guance del ragazzo troppo strette. Era in modo gentile, veramente.
"Harry, ho bisogno che me lo prometti", disse:"Promettimi che non ti taglierai di nuovo, promettimi che invece mi parlerai?"
"Io-io te lo prometto...", sussurro Harry guardando Louis negli occhi:"Dio, te lo prometto Lou".
Louis ebbe bisogno di sorridere veramente in quel momento, ed era così vicino a Harry che per un momento aveva addirittura pensato di baciare le sue labbra polpose e rosee come quando erano più piccoli. Non sapeva cosa gli fosse saltato in mente, forse il fatto che era stato così felice di sentire quelle parole, perché erano importanti e avrebbe fatto qualsiasi cosa perché tornassero ad essere com'erano stati. E probabilmente aveva di nuovo il suo migliore amico. Si sporse in avanti e riposò un bacio al lato della bocca di Harry invece che sulla guanca, baciando via quelle lacrime tristi e salate. Poi tiro Harry in un abbraccio di nuovo, da dietro ilcollo, e sentì Harry respirare nell'incavo del collo. Ed era tutto lì. Erano vivi di nuovo. Louis stringeva Harry e quella era la cosa giusta.
"Mi sei mancato", sussurrò Louis, non sicuro del fatto che il ragazzo più piccolo riuscisse a sentire - probabilmente si, perché sentì le labbra di Harry premere sulla pelle nuda del collo, quasi come fosse una risposta.
Rimasero in quella posizione per alcuni secondi finché Louis non si staccò e disse di nuovo a Harry di andare a letto.
Stavolta Harry non glielo negò, annuì e prese la mano di Louis nella sua ed entrambi si diressero verso la camera. Sì sdraiarono sul letto e Louis non esitò ad attirare Harry sul suo petto - la loro familiare, confortevole e accogliente posizione.
"Intendevi quello che hai detto?", chiese Harry dopo alcuni secondi che erano rimasti solo ad ascoltare il suono dei loro respiri. L'aria nella stanza era piuttosto pesante ma erano ancora coperti con un lenzuolo sottile. Louis sempre con gli stessi vestiti, proprio come Harry.
"Intendevo ogni cosa", rispose Louis lentamente pur non sapendo precisamente a cosa si stesse riferendo Harry.
"Perciò me lo prometti? Di non lasciarmi più?"
"Sì. Te lo prometto Harry"
"Staremo insieme allora...", non era una domanda e Harry lo aveva detto accoccolandosi sull petto di Louis e portando attorno al proprio corpo una delle sue braccia.
"Lo faremo", Louis sghignazzò odorando i morbidi capelli di Harry. Si era quasi dimenticato di quanto fosse una sensazione fantastica.
"E farò neri quei ragazzi a scuola", disse Louis di punto in bianco dopo alcuni minuti.
"No, Louis, sarebbe peggio", Harry alzo la testa per guardare Louis.
Louis scosse la testa e baciò il naso di Harry ignorando i suoi lamenti di disapprovazione.
"No non lo sarà. Sono dei codardi Harry e non posso lasciare che ti feriscano", Harry aprì la bocca per protestare ma Louis non glielo permise: "Mi dirai chi sono e io ci andrò a parlare. Se non la piantano, perciò dovrai dirmi se ti infastidiscono ancora, andremo alla polizia perché quello che ti hanno fatto è un crimine. È bullismo e... È così sbagliato Harry, che non posso lasciare che accada", finì. Avrebbe anche portato Mickey e Ian con sé se fosse stato necessario. Dovevano pur essere utili a qualcosa.
"Ok?"
Harry voleva protestare, voleva veramente, ma non lo avrebbe portato da nessuna parte. Perciò annuì. Annuì sperando che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
"Non lasciarmi, ti amo tanto", Louis ascoltò Harry ed era sicuro che non avrebbe dovuto sentire perché lo aveva sussurrato pianissimo e la sua voce era assonnata, gli occhi chiusi ed emanava calore contro il petto di Louis, ma Louis sapeva che avesse sentito e sorrise e gli baciò i capelli... Non riusciva immaginare di lasciare ancora andare via quel prezioso ragazzo dalle sue braccia, perché era così importante e quasi, aveva quasi dimenticato come tutto fosse iniziato tra i due e tutte le loro promesse e segreti importanti. Harry era semplicemente tutto per lui e aveva bisogno di lui nella sua vita tanto quanto Harry avesse bisogno di lui.
"Ti amo anche io. Ti aiuterò piccolo, lo farò", disse a sua volta sussurrando, probabilmente nemmeno lui con l'intenzione di farsi sentire da Harry, ma lo fece. E alzò la testa per sorridere a Louis - gli costò uno sforzo non indifferente aprire gli occhi un'altra volta, ma lo fece lo stesso - solo per quel ragazzo carino chiamato Louis - Louis gli sorrise e portò le loro fronti a toccarsi e forse, solo forse, si addormentarono davvero solo un'ora dopo - vicini, così vicini che era quasi impossibile respirare - se non per il fatto di starsi sussurrando dolci niente e semplicemente parlare... Perché sì, loro erano così. Avevano sempre qualcosa di cui parlare.
Louis si svegliò il giorno dopo, con Harry avvolto nelle sue braccia e aveva saltato la prima - e probabilmente anche la seconda - ora. E così anche Harry. Ma non gli importava. Si alzò, con molta cautela per non svegliare un ragazzo meraviglioso di nome Harry, si cambiò la maglietta insanguinata con una pulita di Harry. E fece lo stesso con Harry. Gettando via il caldo maglione - che aveva fatto sudare il ragazzo dai capelli ricci mentre dormiva - e sussurrò un 'grazie' quando Harry non si svegliò neanche dopo che Louis lo aveva lasciato senza maglietta ma solo con le lenzuola che gli coprivano il corpo morbido e piccolo. Poi Louis prese mentalmente nota di cambiare le bende di Harry perché era sicuro che i tagli si fossero aperti. In ultimo andò in bagno a pulire tutto il casino e i brutti episodi, non pulì solo il sangue, ma anche le lacrime della notte precedente. Si assicurò di buttare il rasoio che Harry avevo usato, quella orribile cosa di ferro... E si assicurò che Harry non avesse nient'altro di simile nella sua stanza. Nonostante fosse passato tutto quel tempo Harry stava ancora dormendo e Louis avrebbe facilmente potuto scommettere che fosse il sonno migliore che il ragazzo stesse facendo da settimane, perciò lo lasciò in pace, solo per andare al piano di sotto e preparare una buona colazione come se fosse casa sua. Così a suo agio e familiare e quello lo faceva stare bene. Era una sensazione meravigliosa. E Harry desiderò di potersi svegliare ogni mattina con le labbra di Louis premute su se stesso.
Dolci bacini sulle spalle e sul collo, sulle guance e il naso, fronte e mani -non lasciandogli neanche il tempo di chiedersi perché fosse senza maglietta che aveva già cominciato a ridacchiare - e con la voce di Louis che marchiava dei ti amo nella sua pelle gonfia che presto, presto sarebbe stata curata perché la sua anima sarebbe stata pulita e si sarebbe sentita di nuovo amata.
Come promesso non vi faccio agonizzare!
Questo capitolo lo dedico a CharlyHazza perchè l'entusiasmo che sta mostrando per questa storia mi fa sciogliere il cuore.
E anche per farmi perdonare il ritardo!
A presto.
-A.
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