~3~
Siete pronti per un altro emozionante capitolo?
❄️
Mi avevano sempre attribuito diversi appellativi: Peter Pan, il giovane che rifiutava di crescere, il bambino venuto dal cielo o, in modo meno gentile, colui che non aveva una madre.
Gli alberi, le stelle, persino le onde dell'oceano si inchinavano davanti a me. Ero il re dell'Isola che non c'è, e tutti lo sapevano.
I ragazzi sperduti mi seguivano come un esercito di fedeli sudditi, e le fate mi veneravano.
Fino a quando non è arrivata lei, che ha sconvolto tutti i miei piani e gli equilibri dell' isola.
Avevo fatto una promessa a me stesso e all'isola che mi sarei vendicato, e le "Darling" mi avrebbero aiutato nel mio intento, anche se per adesso, non avevamo ancora trovato quella giusta.
Mi chiesi se Koray sarebbe stata abbastanza forte da affrontare ciò che le aspettava. Queste parole risuonavano nella mia mente mentre tenevo il suo corpo inerte tra le mie braccia.
Non ne ero molto convinto.
Era una situazione difficile, un momento di incertezza e paura. La luce del sole filtrava attraverso le fronde degli alberi, creando un mosaico di ombre sul terreno.
Il vento leggero accarezzava il mio viso, ma il mio cuore era pesante.
Ma ora, mentre la tenevo tra le braccia, mi chiedevo se tutto ciò avesse un senso.
Se valeva la pena continuare a combattere.
Attraversai il folto bosco, i rami nodosi e le foglie coriacee scricchiolavano sotto i miei passi.
L'albero che-non-c'è si ergeva maestoso, le sue radici affondate nella terra come antichi guardiani.
Era più di un semplice albero.
Mi avvicinai, sentendo il suo calore e la sua saggezza.
I viandanti che osavano avvicinarsi a lei, si trovavano di fronte a una barriera invisibile.
Una danza di luci e colori si materializzava davanti a loro, come un velo, tessuto dalla magia stessa. Solo chi aveva il cuore puro poteva oltrepassarla.
La barriera non era solo un ostacolo fisico. Rifletteva l'anima di chi la attraversava.
Se il cuore del viandante era macchiato di malizia, la barriera si illuminava di un rosso ardente, respingendo l'intruso.
Ed è proprio per questo, che il mio acerrimo nemico, Uncino non è mai riuscito ad entrare.
Ma se la purezza risiedeva nel suo petto, la barriera si dissolveva.
Ovviamente, per me, queste stronzate non valevano in quanto ero io il sovrano di tutto questo.
Sentii come un'eco di voci lontane che si fondono in un unico suono.
Eravamo arrivati.
<<Finalmente. >> Esclamò Ashton. <<Ma quanto cazzo ci hai messo?>>
Entrai all' interno della stanza.
Mi trovai davanti a una stanza imponente, spaziosa e luminosa.
Le pareti erano rivestite con un tappezzeria a motivi floreali, i colori tenui che si fondevano armoniosamente tra loro.
Grandi finestre si affacciavano sul giardino, permettendo alla luce del sole di inondare l'ambiente. Un maestoso lampadario pendeva dal soffitto alto, illuminando ogni angolo della stanza.
Mobili antichi occupavano gli spazi: un grande tavolo da pranzo al centro, poltrone imbottite disposte lungo le pareti e una libreria a tutta altezza che custodiva centinaia di volumi.
Il pavimento era in parquet scuro, lucido come uno specchio.
Inspirai profondamente.
Ero finalmente a casa.
<<Peter!>> esclamò Luke, alzandosi in piedi. <<Dove diavolo sei stato? E chi è questa?>>
Mi fermai davanti a loro, la ragazza ancora stretta contro di me.
<<Ragazzi, lasciatemi presentare la nuova Darling,>> dissi, con un tono che faceva pensare a un segreto ben custodito.
Appoggia la ragazza sul divano e mi scrocchia le spalle, ormai intorpidite.
<<Ancora? Non sei stanco di ste stronzate, Peter?>> Domandò James con disappunto.
<<Ormai siamo spacciati e non ha senso rubare le vite di queste innocenti ragazzine.>>
E che cosa dovevo fare?
Lasciare che la mia Isola morisse?
E io con lei?
Non esisteva.
Mi sedetti sulla poltrona di fronte alla ragazza.
Accavallai le gambe.
Io ero il re, e avevo il compito di proteggere i miei sudditi più di tutto.
Non potevo abbandonarli.
<<Che cosa stai farneticando?>> Alzai un sopracciglio scocciato rivolgendogli il mio sguardo.
<<Che sono stufo di tutto questo.>>
Aveva gli occhi neri come l'abisso e parlava con una voce che sembrava provenire da un altro mondo.
Alcune volte mi faceva una paura tremenda.
Axel guardò Darling con occhi scrutatori. <<E se ci sbagliassimo?>>
<<Ma che cazzo avete tutti, ora?>> Chiesi a dir poco infuriato. <<Questa qui, è uguale a tutte le altre, non ha nulla di diverso.>>
La osservai.
I suoi capelli rosso come il fuoco erano sparsi su tutto il divano.
Aveva un naso alla francese ed era così tenero, che sembrava una bambina. Le lentiggini erano sparse su tutto il viso, come stelle in un cielo notturno. Gli occhi erano chiusi e, le labbra carnose erano leggermente aperte, ricordando i petali di una rosa: più rosse all’interno e più rosa verso l’esterno.
<<Però è bella.>> Pronunciò Axel interrompendo il silenzio che si era creato.
Era davvero bella.
Non lo negavo.
Mi infastidiva doverlo ammettere, ma ciò che mi dava più fastidio era che anche gli altri la stavano osservando con la mia stessa curiosità.
<<Non si tocca.>> Dissi impassibile rivolgendomi a tutti loro.
Alzarono gli occhi occhi al cielo e sogghignarono.
<<Sì, mio re.>> Mi prese in giro Jasper e si sedette anche a lui.
<<Non sto scherzando.>>
<<Sì. Si.>> Mi fece segno di procedere.<< La svegli?>>
<<Ognuno si ricorda il proprio ruolo?>> Li interrogai di nuovo con lo sguardo per essere sicuro.
<<Sì.>> Mi risposero in coro.
Ghignai.
Allora, potevamo dare il via alle danze.
Schiocchiai di nuovo le dita, e come per magia, la ragazza di svegliò di soprassalto.
All' inizio, non si accorse di nulla.
Si sedette e solo dopo un po', si rese conto della nostra presenza.
Spalancò gli occhi sorpresa e poi puntó i suoi occhi su di me e mi riconobbe.
Mi guardò, e io, rimasi piacevolmente incantato dai suoi occhi blu ghiaccio, come l’inverno più gelido.
Che mi fecero capire quanto non mi sopportasse.
Bene, perché neanche io la potevo tollerare.
<<Tu.>> Punta il dito contro di me arrabbiata. <<Che cosa hai fatto a mia madre e a me ? Dove mi hai portato?>>
Le altre Darling non si erano lamentate così tanto come lei e, soprattutto, si erano gettate ai nostri piedi pensando che le avessimo salvate.
Sorrisi.
<<Smettila di sorridere, cretino.>>
Il mio sorriso si spense sulle labbra.
Come aveva osato?
Qualcuno, dietro alle mie spalle rise.
Axel.
Si fece avanti e la rassicurò con parole a dir poco sdolcinate.
<<Tranquilla, non devi avere paura.>>
<<E perché mai?>> Alzò un sopracciglio confusa.
<<Perché noi siamo i buoni e non vogliamo farti del male.>> Allarga le braccia per farle vedere che non c'è nulla da temere.
<<Ok.>>
Ok?
Si è arresa così facilmente?
Pensavo che avesse combattuto con le unghie e i denti per andarsene da qui.
<<Ma permettimi di dissentire.>>
Questa mi stava già dando sui nervi.
Non poteva tacere e occuparsi dei suoi affari?
<<Ascoltatemi, non so chi siete voi e né che cosa volete da me, però vi prometto che non dico niente a nessuno, se mi lasciate libera. >> Ci promise con voce ferrea. << Sono davvero brava a mantenere le promesse. >>
Devo dire che mi divertiva.
Pensava che potesse contrattare o semplicemente parlare, e che noi l’avremmo ascoltata o, peggio ancora, che l’avremmo liberata.
<<Noi...>> Axel iniziò a parlare, passandosi una mano tra i capelli, visibilmente incerto su come procedere.
<<Non te ne deve fregare un cazzo di chi siamo.>> intervenni io abbastanza irritato. << devi solo seguire ciò che ti diciamo di fare.>>
La sua bocca si spalancò, scombussolata da ciò che le avevo appena detto.
<<Ti consiglio di chiudere la bocca prima che entrino le mosche bianche.>> dissi divertito.
Inferocita, si alzò, spostò di lato Axel e venne verso di me.
<<Prima di tutto, impara ad essere educato e sciacquati la bocca quando parli con me. In secondo luogo, non sono il vostro cagnolino che ubbidisce ai vostri ordini. E terzo, visto che sono stata rapita da sua maestà, ho il diritto di sapere chi siete e dove mi trovo.>>
Strinsi la mascella.
Come si permetteva di parlami così?
Già non tolleravo la sua stupida famiglia, figuriamoci se mi facevo trattare così da una qualunque, come lei.
<<Attenta, ragazzina.>> dissi con voce rigida.
Lei trattenne un sorrisino anche le sue palpebre avevano avuto un leggero fremito al mio tono di voce.
Forse stava nascondendo qualcosa o cercava di mantenere la calma anche se dentro di lei, era agitata.
<<E perché mai?>> mi derise lei. <<Adesso ti trasformi in un orso o in un mostro e mi divori?>>
Mi alzai dalla mia poltrona e la sovrastai con la mia altezza.
Lei indietreggio, sia per vedermi meglio in faccia e sia, perché era spaventata.
Finalmente, cazzo.
<<No. Ma farò di peggio se tu non la smetti di comportatati così.>>
<<Tipo?>> mi domandò inclinando la testa come per vedere fino a che punto mi sarei spinto.
<< Tipo buttarti in pasto agli squali e lasciarti divorare da loro.>>
<<Ma certo!>> Esclamò, sorridendo nervosamente, mentre scrutava gli altri presenti. <<il vostro amico è un po’ suonato e potrebbe beneficiare dell’aiuto di un professionista competente. Lo aiuterebbe. Se volete posso suggerirvi qualcuno, magari lo stesso specialista che seguiva anche mia madre.>>
A questo punto la mia rabbia era alle stelle.
<<Scusami?>> Domandai con tono gelido che le fece spalancare gli occhi impaurita.
Mi avvicinai a lei con un sorriso crudele sulle labbra.
Che razza di vipera!
<<Che cosa vuoi?>> Chiese con voce tremante che non le apparteneva per niente.
Il mio sorriso si allargò ancora di più.
<<Voglio che tu stia zitta e faccia la brava bambina.>> Mi abbassai alla sua altezza e le sussurrai alle orecchie. <<Ci riesci?>>
I suoi occhi, ancora splalancati, tradivano il suo turbamento.
Il suo respiro tremante mi fece rabbrividire.
Più lei indietreggiava, più io mi avvicinavo, fino a quando lei andò a sbatte la schiena contro il muro.
<<Oh, davvero? E chi ti credi di essere? Non mi faccio comandare da te! E poi, faccio quello che voglio, grazie.>> Mi lanciò uno sguardo di sfida che mi fece sorridere ancora di più.
Che ragazzina sciocca! E maleducata. Ma ci avrei pensato personalmente a rieducarla.
Senza pensare a che cosa stessi facendo e né il perché, presi una ciocca dei suoi capelli tra le dita e me la rigirai tra le mani pensieroso.
<<Ti conviene non fare molte storie e ascoltare quando sei al mio cospetto.>> Dissi in tono basso.
<<Perché?>> Mi chiese, deridendomi.
<<Perché sono il re.>> Risposi con tono glaciale. <<E Perché sono Peter Pan, e nessuno mi disubbidisce.>>
__________________________________________
Spazio autrice:
Ben ritrovate stelline,
come vi sembra il capitolo?
Vi piace Peter?
Vi aspetto con trepidazione al prossimo capitolo!
Baci 😘
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro