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Capitolo 1.

Io e Marc abbiamo deciso di registrare la nostra storia, così voi tutti possiate sapere come si siano davvero svolte le vicende su quell'isola. Non vi nasconderemo nulla, tutti i dettagli saranno svelati. (Si, Marc, tutti! Anche quello.)
Se vi state immaginando una storia che inizia con un amore a prima vista, scordatevelo.
E non mi sono innamorata di lui neppure quando l'ho visto senza maglietta e con una collana di fiori al collo.
(Ah, stai zitto, Marc. Non eri granché).
La nostra storia é fatta di alti e bassi, e io ve la sto per raccontare.
Ora preparatevi i pop corn, che parte la registrazione. (Lo so che è già partita, ma te ne stai zitto Marc?)

Giorno 1.
-Geneviève.

Quando aprii gli occhi di scatto, la luce accecante me li fece richiudere di fretta.
Dovevo riprovarci più lentamente, i miei occhi sembravano non essere più abituati alla luce solare.
Con la decisione di aspettare qualche attimo, optai per utilizzare gli altri sensi.
Mio padre, nonché il mio maestro di vita, diceva sempre di non affidarsi solo agli occhi perché spesso non si vedeva abbastanza.

Granelli di sabbia solleticarono il palmo delle mani, mentre le onde del mare si infrangevano contro gli scogli.
Un forte odore floreale misto all'odore della salsedine mi entrò nelle narici.
Era così diverso dall'odore di smog e spazzatura che ero abituata a sentire.
Quello era un odore vero.

Non ci volle tanto per fare due conti.
Il luogo in cui ero incappata era un'isola deserta e sperduta nel bel mezzo dell'oceano.
Ma almeno ero viva, non che fosse una cosa così esaltante.

Nel momento in cui aprii totalmente gli occhi, essi iniziarono a lacrimarmi per il fastidio della luce solare.
Doveva essere all'incirca mezzogiorno, i raggi del sole erano fin troppo caldi.
Se era mezzogiorno significava che ero svenuta più o meno per sette ore dall'incidente.
L'incidente, ovvero quando la nave dove mi ero infiltrata come cameriera aveva urtato lo scoglio, era avvenuto di notte fonda.
I miei ricordi non erano vividi, e se provavo a sforzare la mia mente per ricordare qualcosa, la testa mi girava forte.
Probabilmente avevo battuto la testa, i sintomi erano quelli.
Dovevo solo sperare che essi prima o poi mi sarebbero tornati in maniera nitida e precisa.

L'unica cosa che sapevo era che mi ero salvata dall'incidente, aggrappandomi ad un ceppo di legno.
Ma forse la cosa che mi aveva davvero salvato era il mio sangue freddo.
Vivere con un padre abile nell'ingannare mi aveva fatto sviluppare una forte pazienza. (Non verso Marc! E non tirarmi i pugni, ti querelo!)
Perdermi d'animo in una situazione del genere significava arrendersi.
E io sono una La Roux, non mi arrendo facilmente.

Mi alzai dalla sabbia e feci un profondo respiro.
Dovevo capire se ero sola e cosa aveva da offrirmi l'isola.
Cercare acqua dolce e potenziale cibo era la mia priorità, come comprendere i pericoli in cui potevo incorrere.
Non avevo tempo per piangermi addosso, dovevo trovare una maniera per sopravvivere.

I miei passi vennero attutiti dalla sabbia bollente, ma le mie scarpe giacevano da qualche parte nell'oceano perciò non potevo fare altro che lamentarmi. (Ehi, Marc! La smetti di dire che mi lamento sempre?)
Avrei dovuto trovare anche qualcosa da indossare, ma la vedevo dura.
L'unica cosa che sembrava fare al caso mio erano le foglie grandi e di forte tempra di alcune piante esotiche.

Al momento, mi ero fissata altri obiettivi principali, perciò misi da parte quel problema e mi inoltrai nella foresta.
I miei sensi non erano così lucidi, e continuavo a causare eccessivi rumori.
Grazie al cielo non spuntò mai un animale feroce ad aggredirmi.
Probabilmente me la sarei anche cavata con astuzia e furbizia, ma non ero molto nelle condizioni di farlo.
Avevo bisogno di acqua.

Vagai come uno zombie, ma ad un certo punto mi appoggiai contro ad un albero.
La mia vista mi stava giocando un brutto scherzo, vedevo doppio.
Dovevo fermarmi per qualche istante, non potevo andare avanti, avrei rischiato di inciampare e farmi male.
Il sole era talmente caldo, che dovetti rischiare e togliermi la maglia per mettermela sopra la testa.
Feci dei profondi respiri e imposi alle mie gambe di muoversi.
Chi si ferma è perduto.

Forse fu Dio a guardare giù, perché camminando e camminando il terreno si fece umido e bagnato.
Il mio viso si dipinse di felicità e mi feci strada nella vegetazione.
Come avevo immaginato, un laghetto d'acqua mi si paró di fronte agli occhi.
Trattenni la voglia di buttarmi nell'acqua e mi avvicinai con timore, ma la sete era troppa e mandai al diavolo le precauzioni.
L'acqua era dissetante e fresca, e fu una sensazione meravigliosa quella di bagnare le labbra screpolate.
Misi le mani a coppa e feci dei continui sorsi d'acqua.
Ah, la mia gola stava ringraziando!
Passai a bagnarmi anche la fronte, fino a quando non decisi di cercare del cibo commestibile.
Di certo il laghetto non sarebbe scomparso.

Da piccola amavo arrampicarmi sugli alberi, perciò non mi venne difficile destreggiarmi sulla palma.
Fu un vero e proprio gioco da ragazzi, e fu anche piuttosto divertente.
Non vedevo l'ora di assaggiare il cocco, uno dei miei frutti preferiti.
Una volta sulla cima dell'albero, però, mi lasciai incantare dal paesaggio che si parava di fronte ai miei occhi.
Avevo una vasta panoramica del blu del mare che dominava tutto il territorio.
Mi feci anche un'idea della grandezza dell'isola, ovvero non molto.
Ma la mia attenzione fu rapita da qualcos'altro.
Nonostante la mia vista appannata, riconobbi perfettamente la figura di uno corpo rovesciato sulla spiaggia.
Il mio cuore inizió a battere all'impazzata mentre scendevo dall'albero e correvo verso quella direzione.
Lottai contro la vegetazione che era un groviglio unico, e mi ferii anche, ma almeno raggiunsi in fretta la spiaggia.

'Non sono sola, non sono sola!' Continuavo a mormorare nella mia testa.
Ancora non sapevo se era una cosa positiva o meno.

Tastai velocemente il corpo disteso nella sabbia e sentii il cuore battere. Quel ragazzo era vivo.
Non ero un medico e neppure un'esperta in materia, ma dedussi che era una buona idea bagnare la sua fronte con dell'acqua.
Lui aprí appena gli occhi, e potei intravedere il loro colore, ovvero azzurro cielo, ma poi li richiuse perdendo ancora coscienza.

-Merda. Come se non bastasse, devo pure occuparmi di te.- Sbuffai, guardandomi attorno.
Dovevo portarlo all'ombra e cercare un posto dove trovare riparo dal caldo.
Era tutto più facile a dirsi che a farsi.

Spazio autrice:

Ciao a tutte,
Ho finalmente scritto la storia di cui vi parlavo una settimana fa.
Spero vi piaccia, mi sono ispirata all'isola dei famosi ahaha

Ps: In questa storia, i primi capitoli saranno un po' così ma poi vi prometto che cambierà il tutto. ❤

Ps2: Passate anche dalle altre mie storie, daaaaai!

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