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༆✰Capitolo 4: "Down With The Fallen"

Can you tell me what is real?
'Cause I've lost my way again
Can you tell me how to feel?
'Cause I don't feel anything
Now that I'm down here again
I'm down with the fallen again

Ci sono ricordi, nella vita, a cui si ripensa con malinconia. E più di una volta questo capitò al fragile equipaggio della Blanca, la caracca, dove in una fredda notte di gennaio Aday si ritrovò a pensare a quel ragazzo della banchina, di cui non ricordava il nome, di cui a malapena ricordava il volto, ma di cui non avrebbe mai dimenticato la voce. Dopotutto, quella voce lo aveva assillato ogni volta che si erano incontrati lì, sul molo, in quelle giornate di fine ottobre, con tutti gli altri membri degli equipaggi.
Se dobbiamo dire le cose come stanno, però, se l'era anche un po' cercata. Doveva ammetterlo, quel Lisandro era un tipo particolare. Aveva l'aria di uno a posto, non sembrava una persona a cui piaceva attaccare briga. Eppure, qualcosa gli stonava. Forse lo sguardo, quegli occhi grigi che sembravano sul punto di tirarti a forza le parole fuori di bocca. O comunque roba simile. Qualunque fosse la sensazione che gli trasmetteva quel volto pallido, non lo convinceva del tutto. Forse per niente.
D'altro canto, anche a Lisandro Aday non piaceva. Gli sembrava che stesse tramando qualcosa: non era normale che un uomo di quell'età – ammesso che l'età l'avesse indovinata – se ne stesse in disparte in quel modo. Per di più, teneva i capelli corvini lunghi fino alle spalle, e questo non giocava a suo favore. Sembrava uno decisamente poco raccomandabile, uno di quegli uomini che giravano armati per i vicoli. E lui, sinceramente, non ci teneva a farsi accoltellare su una banchina, per di più vicino alla Victoria, la sua caravella – e sì, aveva iniziato a reclamarne il possesso nonostante non ne fosse il comandante –. Non poteva però permettersi di lasciare una falla aperta fra lui e un altro membro dell'equipaggio. Indipendentemente dal fatto che viaggiassero sulla stessa nave o meno.
Così, fra i due nacque una sorta di muto interesse, durante il quale Lisandro tentava di intrattenere una conversazione con il sottufficiale, mentre dall'altro lato Aday faceva di tutto per allontanarlo. Non c'era né rivalità né odio fra i due, ma nemmeno amicizia. Erano due calamite messe una di fianco all'altra: parallele, con i poli corrispondenti in modo da potersi solo allontanare. Entrambe le loro parti si respingevano, eppure c'era sempre una delle due calamite che tendeva a girarsi per attirare a sé l'altra, in un continuo gioco di attrazione e respinta.

Uno di quei giorni, Lisandro era particolarmente di buon umore: rimase tutto il giorno accanto ad Aday, cercando di farlo parlare in qualche modo. «Hai l'aria di uno di quei principini che parlano solo se interpellati», aveva cominciato un giorno. E in effetti, la verità non era molto dissimile da quell'affermazione. Aday aspettava sempre il consenso del «comandante Hernàndez», che ogni volta insisteva perché lo chiamasse semplicemente Leonides; questo era l'unico ordine che non eseguiva mai. Tendenzialmente, però, era uno che sapeva stare al suo posto, portando al termine i suoi doveri per puro interesse dei superiori. E questo, a Lisandro, ricordava l'atteggiamento dei suoi amati – ma neanche tanto – genitori. Non aveva mai sopportato il loro comportamento: sembravano cani randagi, incapaci di ragionare, al seguito di persone che stimavano solo perché gli avevano concesso di trovarsi qualcosa da mangiare. Lisandro non dubitava dell'esistenza o dei meriti dei Sovrani – dopotutto, la Blanca e la Victoria erano attraccate al molo per merito loro –, solo non gli piaceva il modo in cui avevano assoggettato certe persone, i suoi genitori compresi. Avevano portato il popolo a seguirli ammaliandolo con la loro forza, cacciando prima gli arabi di Spagna, prendendo possesso dell'Alhambra, e cercando poi riscatto per il fallimento di Cristoforo Colombo in quella spedizione disperata. Il loro potere era una macchina destinata a distruggere le coscienze dei più ingenui. E Lisandro non poteva sopportarlo.

Alla sua affermazione, Aday si limitò ad una semplice scrollata di spalle. Non gli interessava del suo parere, in tutta sincerità. Però, Lisandro insisteva. «E sei fin troppo silenzioso», aveva proseguito lui, tranquillo, «Le ombre a confronto fanno rumore».
Gli aveva rivolto un piccolo sorriso, seppur per niente timido. Aveva negli occhi quella sicurezza difficile da trovare in una persona qualunque. «Tu che dici, principe de las sombras?».
E da lì in avanti, quello divenne per Aday come un secondo nome: tutti, esclusi forse i due comandanti, lo chiamavano ormai in quel modo.

•| ⊱✿⊰ |•

«Aday, tutto bene?».
Quella voce gli sembrava terribilmente lontana ed irreale, come proveniente da tutt'altro pianeta. Non era sorpreso di sentirsi chiamare, ma comunque gli dava fastidio che qualcuno lo avesse sottratto a quel piacevole ricordo. Non gliene sarebbe importato nulla di ritrovare la Victoria e tornare in Spagna se non fosse stato per Lisandro. Forse, per la prima volta in vita sua, Aday Lopez stava iniziando ad affezionarsi a qualcuno. «Sì, come sempre». Anche se, nel profondo, entrambi sapevano che si trattava di una bugia.
Vanesa Rivera conosceva bene il valore delle parole, e sapeva riconoscere altrettanto bene le menzogne. Tanto da insistere sulla verità ogni volta. Si spostò i boccoli castani dietro un orecchio, dato che in tutta la baraonda di quei giorni aveva perso il nastrino con cui li teneva precedentemente legati, e fissò i grandi occhi azzurri in quelli dell'altro, del medesimo colore velato però di malinconia. «Il tuo "come sempre" non indica quasi mai uno stato d'animo allegro», iniziò ad argomentare la più piccola, che per avere solo diciannove anni era piuttosto sveglia. Sfortunatamente per lei, anche Aday lo era. «Quindi, sputa il rospo, sombra: come stai veramente?», insisté. A quelle parole, il ventiquattrenne si lasciò andare ad un sospiro esasperato. Possibile mai che quella lì lo andasse ad importunare sempre? Ogni tanto avrebbe voluto dirle qualcosa come: «Perché non vai ad infastidire il tuo Leonides invece di rompere a me?». Solo che non poteva: dicendolo, avrebbe insultato il comandante, e anche il primo ufficiale dinanzi a sé, entrambi di ruolo superiore al suo. E questo non avrebbe mai osato farlo. Perciò, reagì alla presenza della ragazza al suo solito modo: evitò di parlarle. Per fare ciò, avrebbe aspettato un ordine del comandante. Che però non c'era. Quindi, pace.

A quel comportamento, e dopo vari e fallimentari tentativi, Vanesa desistette. Tornò dove l'equipaggio si era sistemato per la notte, un piccolo angolino di terra lì, sotto gli alberi. Aday, invece, rimase seduto sulla spiaggia. Aveva lo sguardo rivolto verso il mare, la Luna argentea intenta a ricamare delicati luccichii sull'acqua fino a poche ore così cristallina, ora così scura. Si ritrovò a fissare con sguardo perso il cielo nero, le gambe strette al petto mentre una leggera brezza notturna gli accarezzava le pallide guance. Le onde sembravano voler afferrargli le caviglie per trascinarlo nelle profondità degli abissi, cosa più o meno successa alla Blanca, ma allo stesso tempo sembravano dannatamente placide e calme, quelle carezze che l'oceano riservava alla costa. Guardando la Luna, gli tornarono in mente le parole del ragazzo di ventidue anni che, a tutti i costi, era voluto diventare suo amico.
«Il mare è un mostro, mio caro Aday», gli aveva detto con un sorriso sulle labbra, innocente ma al contempo con un pizzico di malinconia e, c'è da dirlo, di spavalda cattiveria, «A confronto, il tuo ejército de sombras non è nulla».
Si era voltato verso la Victoria, pronta a salpare in quella mattina di novembre. Il 15 novembre 1500. «A mai più, Principe de las sombras», lo aveva salutato, facendo quello che doveva essere un ironico saluto militare, «Ci si rivede nei fondali».

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Finalmente, dopo lunghi mesi di attesa, sono riuscita a scrivere il quarto capitolo della storia dei nostri eroi! Da qui in avanti si alternerà fra caravella e caracca, perciò... preparatevi a tanti finali in sospeso.
E con questo, per giugno dal vostro comandante è tutto!

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