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Capitolo 8

Capitolo 8.
Arrivarono verso le otto del mattino e approdarono direttamente in cantiere. Effettivamente la nave era ridotta davvero male, solo che, essendoci sopra, non se ne rendevano completamente conto.
Quel luogo era davvero lercio, terribilmente caotico e il suo tanfo rivoltò le budella di Ginevra.
"Bambolina, te la senti di restare tu, sola a sorvegliare sul lavoro di questi operai? La ciurma necessita di un ristoro e io avrei intenzione di cercare informazioni più dettagliate su Storm." Le chiese James.
"Cosa? Non ho alcuna intenzione di restare qui con le mani in mano! Dannazione James, non puoi far rimanere qualcun altro?"
"Potrei, ma mi fido solo di te. Quegli scansa fatiche abbandonerebbero la loro postazione alla prima donnina allegra che vedono.
Coraggio, è una questione di poche ore, abbi pazienza."
"E va bene!
Quando avranno finito, dove dovrei raggiungerti?"
"Non dovrai farlo, sarò io a raggiungere te qui"
"E sia. Non tardare."

Passarono le ore e il sole era ormai alto, ma di James neppure l'ombra. Gli operai erano stati davvero efficienti e in quattro e quattr'otto ebbero terminato il loro lavoro.
Il fetore di quella città era davvero nauseante e Ginevra non avrebbe resistito neppure un'istante di più. Aspettò il capitano fino a mezzodì, dopodiché, terribilmente accaldata, decise di andare a cercarlo.
Trovare della gente sobria e in grado di comprendere la sua lingua sembrava impossibile. Durante il suo tragitto, un uomo attirò particolarmente la sua attenzione: aveva varie volte incrociato quel suo cupo sguardo ed era ben consapevole di essere pedinata da lui. Appena ne ebbe occasione, svoltò verso uno stretto vicolo naturalmente poco popolato e, come previsto, presto fu raggiunta da quell'uomo; prima che potesse dirle o farle qualsiasi cosa, la ragazza gli tese un agguato e subito lo strinse contro un muro puntandogli la spada alla gola.
"Chi sei tu? Perché mi stai seguendo da ore?!" Gli chiese.
"Questo non è importante." Le disse liberandosi dalla sua presa. Avendola spinta e fatta cadere a terra, le afferrò un polso e le tagliò il palmo della mano in tutta la sua lunghezza con un pugnale che teneva nella tasca interna del suo lungo cappotto.
Nonostante il dolore così acuto, Ginevra riuscì a tirarsi su e a colpirlo, tanto da fargli perdere i sensi.
"Maledizione! Tutti gli scellerati li trovo io!" Esclamò poi.

La situazione in cui si trovava James tuttavia era ancora peggiore: dopo ore di ricerca era finalmente riuscito a rintracciare gli uomini da cui avrebbe ottenuto delle informazioni.
Questi individui erano alcuni dei peggiori pirati di sempre, erano crudeli, spietati è vecchi alleati di Storm; il capitano era ben consapevole della loro ambiguità, ma aveva assolutamente bisogno di sapere di più sul suo avversario così da poter eventualmente preparare Ginevra.
Li trovò in una vecchia locanda, stracolma di gente e marinai di ogni sorta; erano in fondo alla sala principale, in penombra.
Li raggiunse e si accomodò al loro tavolo.
"Ne è passato di tempo eh, pivellino?" Gli disse uno dei tre.
"Ti sono mancato, vecchio Rackham?" Gli chiese lui ironicamente.
"Qual buon vento?" Domandò un altro di loro, Moody.
"Ho bisogno che voi rispondiate ad alcune determinate domande." Rispose James.
"Su Storm scommetto!" Disse il terzo, detto l'Olandese.
"Indovinato."
"Sai, gira voce che tu ti sia rammollito: sembra che tu non sia il pirata di un tempo"prese a dire Rackham.
"Più del solito!" Aggiunse l'Olandese ridacchiando.
"Oh ma davvero?"
"Già. Sappiamo anche che ad averti fatto sciogliere le membra sia una bella donzella che addirittura è entrata a far parte della tua ciurma!" Rispose Moody.
"Ma sentitevi, sembrate delle nonnette che tra un the e l'altro discutono sui pettegolezzi del quartiere" disse loro James.
"Non pensavo di essere così degno di attenzione e popolare.
Ad ogni modo, la donna di cui parlate non mi interessa per niente, è semplicemente una comune sgualdrina..giusto per tenere alto l'umore della ciurma." Continuò poi.
"Sarà, ma ciò non toglie che il caro vecchio James oramai sia andato."
"Questo lo pensi tu!" Affermò alzandosi.
Tirò fuori un bel coltello dal manico d'avorio da una tasca e iniziò a giocherellarci.
"Adesso limitatevi a rispondere alle mie domande." Ordinò con un aria minacciosa.
"Ponicele allora." rispose l'Olandese.
"Ho sentito dire che la profezia si è avverata, che quel qualcuno, in grado di sconfiggere Storm, sia giunto dopo decenni. Lui ne è consapevole?"
"E come!
Ci sono suoi scagnozzi ovunque qua e là e inoltre l'intera città si sta preparando a un prossimo attracco di quel pazzoide di Sbudella, il suo braccio destro."
"Quell'inetto è ancora in vita?" Domandò il ragazzo.
"A quanto pare si."
"So che è inutile chiedervelo, ma tentar non nuoce: sapete per caso dove si trova il nostro illustrissimo amico?" Seguitò a domandare James.
"Hai detto bene, è inutile chiedercelo" gli rispose Moody.
Una fragorosa risata di Rackham risuonò per tutta la sala.
"Oh mio caro James, tu sei ancora convinto di poter fermare la sua furia? Sei davvero convinto di poterlo fare?!" Domandò poi l'uomo al nostro capitano.
"Ridicolo! Folle! Idiota! La tua presenza non gli farebbe neppure battere ciglio, e come biasimarlo? Come si fa a sentirsi minacciato da uno smilzo come te?!
Sei un debole, un ragazzino ancorato al passato e incapace di accettare la perdita della sua povera mammina!
Sei un disonore, definirti un pirata sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di noi altri." Continuò a dire l'uomo.
Nell'udire quelle parole, nell'animo di James continuavano a crescere e germogliare un odio e una rabbia che da tempo non provava e l'ultima frase fu la goccia che fece traboccare il vaso: con tutta la forza e la violenza che aveva in corpo, trafisse la mano di quella serpe con il coltello che già aveva in mano, tanto da trapassarla da parte a parte e a inchiodarla al tavolo.
"Ascoltatemi bene brutti ratti di fogna, e badate perché lo ripeterò solo una volta: chiunque di voi oserà ancora proferire parola su ciò che riguarda me e il mio passato, si ritroverà a diventare cibo per i pesci." Disse.
"Evidentemente sono stato via per troppo tempo, già non ricordate più con chi avete a che fare, ma non preoccupatevi, ci penserò io a rammentarvelo." Affermò puntando due pistole alla tempia degli altri due.
"Pesate bene le vostre parole signori, sapete con quale leggerezza potrei farvi saltare le cervella."

Ginevra assistette a tutta la scena, era riuscita a scovarlo pochi minuti prima.
Come se gli occhi inorriditi della ragazza avessero richiamato a se l'attenzione del pirata, quest'ultimo, alzando di colpo lo sguardo, la vide e subito depose le sue armi.
"Dannazione." Pensò.
Ginevra, disgustata e delusa da James, non aspettò un istante di più e uscì immediatamente dalla taverna.
Il capitano, prima di correrle dietro, sfilò il coltello dalla mano di Rackham e rivolgendosi a lui e ai suoi due compagni disse: "Adesso spargetela voi una voce in giro: capitan James è tornato."

"Ginevra, io..io posso spiegarti!" Le disse avendola raggiunta.
"No, non ho bisogno di alcuna spiegazione James." Gli rispose.
"Ma non è come sembra!"
"A no? E allora illuminami!
Cosa stavate facendo? Hai infilzato la mano di quel tipo per quale motivo? Non so, stavate giocando all'allegro chirurgo forse?"
"Non sono sicuro di aver capito l'ultima domanda."
"Sai che c'è? Non mi interessa! In effetti la colpa non è tua, è mia: sono stata io a scegliere di imbarcarmi con un branco di pirati scalmanati effettivamente." Affermò infine la ragazza gesticolando.
James notò la sua mano fasciata e le chiese cosa fosse successo e lei ringhiò:
"Vuoi davvero saperlo? A quanto pare non sei l'unico svitato a cui piace ferire le mani altrui!"
"D'accordo tesoro, ma ti sei accorta che dal polso in su si stanno apparendo delle venature nere?" Le disse lui prendendole il polso. La ragazza si liberò immediatamente dalla sua presa e rispose: "Non sono affaracci tuoi."

Una volta sulla nave, Ginevra si diresse direttamente verso il castello, lontano da tutto e da tutti; la mano le faceva un male cane e quelle scure venature continuavano ad aumentare, ormai erano arrivate sulla spalla; la sua mente era intorpidita, era indignata ma non lo era, delusa ma indifferente.
Una volta calato il sole, James utilizzò come scusa il ciondolo per avvicinarsi a lei e per chiarire ogni cosa.
La trovò seduta a cavalcioni sul passamano intenta ad osservare l'orizzonte; lei, nonostante l'avesse sentito, non gli diede retta.
"È giunto il tramonto" le disse James rompendo il silenzio.
"Lo so." Rispose lei seccamente.
"Il ciondolo ha preso a brillare.."
"Lo vedo."
"Oh, per Giove!
Ti prego Ginevra, ascolta quello che ho da dire! Fammi spiegare!" Esclamò il capitano esasperato.
"Ascoltami tu, James: a me non interessa un beneamato accidente di ciò che stavi facendo e del motivo per il quale hai agito in quel modo, quindi adesso taci e lasciami in pace." Gli rispose lei con lo stesso tono di prima, quasi meccanico, e continuando fissare ciò che aveva davanti.
"Sei sicura di stare bene, bambolina?" Le domandò lui preoccupato.
"Più che sicura." Gli rispose volgendogli lo sguardo. Un brivido percorse il corpo di James: gli occhi della ragazza erano diventati totalmente spenti, privi di qualsiasi espressione e profondità e inoltre si accorse che quelle livide venature si erano diramate fino al collo.
"Ginevra, cosa ti sta succedendo?" Domandò ormai in preda all'ansia e toccandole la guancia.
Come se il suo tocco avesse svegliato qualcosa in lei, quei cupi occhi ripresero a brillare e le sue gote si colorarono.
"Si James, sto benissimo.. Adesso lasciami sola, ti prego." Gli rispose balbettando.
"No, non lo farò, non sopporterei di essere ancora guardato da te con il disprezzo delle ultime ore. Effettivamente la mia azione potrà esserti sembrata spropositata, magari lo era, ma quell'uomo, quell'essere, mi aveva insultato e deriso liberamente. Ho un'immagine da mantenere, sono temuto e al contempo rispettato, la gente non mi conosce in fondo come fai tu ed è meglio che continui ad essere così. L'ho fatto solo per la mia reputazione, per dimostrare di essere ciò che credono."
"Quello che dici non ha assolutamente senso!" Gli rispose infuriata lei.
"In ogni caso, ti ripeto che non devi giustificarti con me, hai fatto ciò che hai creduto e non devi darmi alcuna spiegazione." Continuò tornando ad essere inespressiva.
"Ma.." Provò a dirle il capitano facendo un passo verso di lei.
"Basta adesso. Va' via." Gli disse Ginevra interrompendolo.
James, sempre più turbato, obbedì e si ritirò direttamente nelle sue stanze, tentando di trovare in uno di quei suoi libri polverosi maggiori informazioni su quei segni che mano a mano stavano invadendo il corpo di Ginevra, ma purtroppo il suo tentativo risultò semplicemente una perdita di tempo e, rassegnato, si diresse verso il timone rimanendoci tutta la notte. Aspettò con ansia la luce del sole poiché sperava di poter riuscire finalmente a discutere come si deve con la ragazza, pensando ingenuamente che quel suo atteggiamento scontroso fosse dovuto alla stanchezza.
Dunque per lui le ore volarono e alle prime luci dell'alba raggiunse Ginevra sul castello, trovandola stranamente nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata la sera prima.
"Buongiorno bambolina! Stanotte hai scelto di dormire all'aria aperta eh!" Le disse nascondendo la sua perplessità.
"Non ho dormito." Gli rispose sempre non guardandolo in volto.
"E per quale motivo?"
"Non avevo sonno."
"Ma sei sicura di sentirti bene? Fatti guardare." Le disse invitandola ad alzarsi.
Il cuore quasi gli si arrestò: quelle dannate venature avevano raggiunto è occupato l'intera parte sinistra del suo viso, compreso il suo occhio.
"Oh santo cielo!
Ginevra, possibile che tu non senta nulla? Ciò che ti sta accadendo è tutto fuorché normale!" Esclamò ormai spaventato.
"Io non sento più niente."
"Come sarebbe a dire?"
"Non sento sonno, fame, sete, rabbia, stanchezza, dolore fisico..devo continuare?"
"Maledizione.."
La loro conversazione venne interrotta poi improvvisamente a causa delle grida di William, che dalla coffa avvertiva il capitano dell'avvistamento di una nave piacevolmente familiare: "è capitan Silver! A ore nove!"annunciava.
James si affrettò a tirar fuori il cannocchiale e a puntarlo verso la direzione suggeritagli e, con grande gioia, scoprì che quell'uomo diceva il vero, era proprio Silver, Long Jhon Silver a dirla tutta: un travagliato filibustiere tutto d'un pezzo, un ammutinato, primo in ambiguità e l'uomo con il quale James per la prima volta aveva preso il mare, l'unico a conoscere la sua vera storia.
Le due navi andarono una incontro all'altra e una volta vicine, le loro ciurme si mescolarono.
"James, vecchio mio, che gioia rivederti!" Disse Silver una volta raggiunto il suo amico.
"Lo è anche per me" rispose lui dandogli una pacca sulla spalla. "Come mai da queste parti?" Domandò poi.
"Tortuga. Voi?"
"Ci siamo appena stati."
"Fammi indovinare, sei andato da quei tre caproni a sapere di più su quel maledetto Storm, vero?"
"Esattamente."
"James, sai benissimo che trovarlo sarebbe inutile, non sei tu di certo l'uomo capace di toglierlo di mezzo, e ne sei anche consapevole."
"Si, lo so bene. Ma ho trovato finalmente la persona che fa al caso mio."
"Come? Quando? Dici il vero?"
"Certamente." Gli rispose soddisfatto il capitano. "Bambolina, puoi avvicinarti un instante per piacere?" Domandò poi a Ginevra; Silver prese a guardarlo perplesso.
Una volta avvicinatasi la ragazza, James la cinse a se e la presentò all'uomo dicendo:
"Amico mio, ti presento Ginevra: è lei la prescelta."
"Si, e io mi chiamo Elizabeth." Rispose Silver ironico.
"Beh, Elizabeth, devi sapere che questa donna ha tutti i requisiti necessari e che Midna stessa l'ha riconosciuta come colei che sconfiggerà Storm."
"Voglia scusarmi allora, milady." Disse Silver accennando un inchino. Dopodiché iniziò a scrutarla, da giù fino ad arrivare al viso; quando si accorse poi dei segni che deturpavano il suo volto, sussultò e si allontanò.
"Gioia, cosa ti è capitato? Cos'è quella roba che rovina quel capolavoro che sei?" Le domandò poi.
"Non ne ho idea." Rispose freddamente la ragazza.
"È qualcosa di davvero macabro, e mi turba profondamente. Tutto sembra essere partito da un taglio alla mano, ma lei non si lascia avvicinare, non vuole che la tocchi o che cerchi di capire di che natura siano quei segni. Tutto ciò che so è che non ha dormito tutta la notte non sentendo stanchezza, sonno, sete o qualsiasi altra cosa. È diventata fredda come il ghiaccio e impassibile." Disse James.
"Io non posso aiutarti purtroppo, ne so, se possibile, meno di te. Posso però indicarti qualcuno che sia in grado di aiutarti." Rispose Silver.
"Te ne sarei infinitamente grato."
"Dunque, se non ricordo male, si tratta di due uomini, persone molto colte e esperti di tutto ciò che riguarda incantesimi, sortilegi, pozioni e robaccia simile. Non distano molto da qui, risiedono in una piccola catapecchia nel regno di Shora. Una volta raggiunta la città chiedi di loro, non rammento i loro nomi purtroppo."
"Oh grazie, grazie davvero. Come posso sdebitarmi?" Disse James.
"Beh, Tortuga dista un giorno di viaggio da qui se tutto va bene, ma non so se potrò ancora resistere senza del buon vecchio rum..."
"Non dire altro, te ne farò portare una botte."
"Grazie mille! Ma fa' in fretta, non abbiamo tanto tempo, a minuti dovremmo ripartire."
"Come diresti tu, lo faccio con gambe in spalla!" Rispose James ironicamente facendo allusione alla sua gamba mancante.

Come previsto, prima che il sole raggiungesse il suo apice, Silver e il suo equipaggio ripresero la rotta verso Tortuga e James quella verso Shora.
Mentre lui era intento a studiare delle cartine nel suo alloggio, fu sorpreso dall'improvviso ingresso di Ginevra che, come se fosse inseguita da chi sa cosa, disse tutto d'un fiato tenendo per le spalle il capitano pur sempre con nessuna particolare intonazione: "James, ascolta attentamente quello che ti sto per dire perché credo che non avrai più occasione di riascoltare queste parole: ciò che sta scorrendo all'interno di queste vene infernali non so cosa sia, so soltanto che lo sento avanzare sempre più, penetrando soprattutto nelle meningi e nel cuore, inarrestabile. Senti a me, la questione è seria e ho un cattivissimo presentimento; qualcosa si sta avvicinando James, bada di essere pronto a tutto e.." Si interruppe improvvisamente; quell'unico fievole bagliore che James era riuscito fino ad ora a percepire nel suo sguardo, svanì. La ragazza fece un passo indietro, si allontanò dal capitano e inspirò come se dovesse trattenere il fiato; si piegò su se stessa come se le avessero appena dato un pugno allo stomaco portandosi le mani al petto, strizzò gli occhi, l'intero viso si contrasse in una smorfia di dolore.
Quei segni si diramarono velocemente invadendo il resto del suo corpo e quando Ginevra riaprì gli occhi, erano ormai completamente invasi dall'oscurità.
James assistette pietrificato a tutta la scena continuando a rimuginare sulle parole proferite poco prima dalla ragazza.
Appena ne fu capace, le andò incontro e la strinse a se; accarezzandole i capelli le disse: "non temere, verrò a capo di tutta questa faccenda."
Ginevra si lasciò abbracciare per qualche istante, poi prese le distanze dal capitano; continuò a guardarlo fisso negli occhi facendogli gelare il sangue. Infine si voltò e se ne andò senza aprir bocca.

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