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Epilogo

Ottobre

Una mano in faccia svegliò Logan dal sonno. La scostò, poi si girò verso il comodino per afferrare il telefono e guardare che ore fossero: mancava qualche minuto alle dieci. Sorrise beato prima di rimettersi comodo sul cuscino e dormire ancora un po'.

«Che ore sono?» Camille, con la voce ancora roca e gli occhi gonfi, voltò il viso nella sua direzione, destata dallo schermo del cellulare di lui.

«Sono quasi le dieci, possiamo dormire ancora un po'» le disse mentre scostava le coperte dal petto, aveva caldo.

«Decisamente.» Cam si rannicchiò di fronte a lui, coprendosi ancora un po'. «Non ho intenzione di alzarmi dal letto fino a stasera.»

Logan allungò una mano per accarezzarle il viso. «Non ho intenzione di fartici uscire.»

In quel momento gli fu chiaro che non avrebbe più dormito. La lucidità aveva iniziato a insinuarsi nei suoi sensi intorpiditi, i muscoli riacquistavano il possesso del proprio corpo e la pelle aveva recepito il calore di lei accanto al proprio e, per quanto la cosa ogni volta lasciasse sorpreso Logan, gli piaceva. Era bello addormentarsi con Cam accanto, ma era ancora più bello vedere il suo viso come prima cosa una volta aperti gli occhi.

Logan aveva avuto altre donne nel letto, ma non avevano reso il risveglio, né tantomeno la sua vita, così felice e appagante. Ritrovarsele accanto non era qualcosa che rendeva la sua vita straordinaria, ma un semplice dato di fatto. Camille, in quello, era sempre stata diversa.

«È proprio per questo che sto crollando dal sonno: la mancanza di quest'ultimo durante la notte.» Quella di Camille sembrava voler essere una critica, ma il suo avvicinarsi al collo di Logan per seppellirci il viso rese le sue parole poco credibili. Il respiro rallentò, in estasi, e i muscoli si rilassarono. Con lui accanto si sentiva al sicuro. A casa.

«Non mi sembravi così dispiaciuta qualche ora fa.» La prese in giro, guardando verso il basso, come se i capelli di lei potessero avvertire lo sguardo dubbioso di lui.

«Sto dormendo, non ti ascolto più.» Si rifugiò contro il suo petto – ormai a sua disposizione, dato che Logan si era messo supino – per evitare di incrociare il suo sguardo. «A che ora dobbiamo essere alle prove del matrimonio, stasera?»

Le era chiaro che non avrebbero più dormito, erano diventati troppo ciarlieri e reattivi per farlo. Eppure non le dispiaceva, perché quelle chiacchiere strascicate, scambiate nella delicatezza delle loro carezze, erano una delle cose più belle che avesse mai sperimentato in vita sua.

«Alle sette.» Le rispose con una smorfia. Partecipare a una grande festa era in fondo alla lista dei suoi passatempi preferiti. Avrebbe preferito portare Camille a cena in un ristorante protetto dalle fronde degli alberi e illuminato da qualche luce fioca e poi andare al cinema; non andava pazzo per le occasioni formali, soprattutto se doveva avere gli occhi addosso. Ed essere l'amico dello sposo ti piazzava addosso un maledetto faro.

«Certo che siete strani, voi americani.» Scherzò lei, la guancia schiacciata al petto del batterista. «C'è davvero bisogno di fare le prove della cerimonia e del ricevimento? Lo trovo assurdo.»

Le persone normali non avevano bisogno di tanti preparativi, si affidavano alla loro buona stella e speravano che il giorno del matrimonio sarebbe andato tutto bene. Ma si rese conto di aver a che fare con un popolo diverso dal proprio e, per di più, con delle celebrità, per loro era normale rendere tutto strabiliante e perfetto.

«Certo che serve» Le disse, dopo averle stretto la vita con un braccio. «Ai wedding planner. Per spillarti più soldi del necessario e giustificare la buona riuscita dell'evento.»

«Scemo.» Gli diede un pugno sul bicipite, ma non sortì alcun effetto.

«No, scemo è chi fa queste cose.» Le strinse il polso per poi iniziare ad accarezzarne l'interno. Erano fatti di piccole cose e avevano imparato a essere davvero bravi.

«Stai dando degli scemi ad Amber e Oliver?» Camille sollevò il volto per guardarlo con un sopracciglio inarcato.

«Voglio bene a entrambi, ma sì, in questo caso sì.» Le levò i capelli spettinati dal viso. «Ora però basta parlare di altre persone, questo letto comincia a essere affollato.»

Cercò di sdrammatizzare la situazione e, approfittando della distrazione di lei, la avvicinò a sé per baciarle il collo.

«Come sei melodrammatico!» Rispose Cam ridendo, mentre accettava di buon grado le sue attenzioni. Le piaceva il modo ironico di Logan che adottava per dirle che non la voleva dividere con nessuno, perché per lei era lo stesso. Non era facile doverlo spartire con le fan e il mondo intero, che sembravano chiedere di lui tanti piccoli pezzi, ma era meraviglioso sapere che c'era una parte di Logan che era riservata soltanto a lei.

Era stato difficile nascondersi agli occhi dei più curiosi, all'odio di alcune ragazze che la insultavano per essere la compagna del loro batterista preferito, ma Camille aveva incassato ogni colpo per poter stare con lui, ricordandosi che in fondo sulle lingue maligne che cercavano di affondarla, scorreva un mucchio di cose inventate; non sapevano nulla di lei.

«È un delitto voler passare del tempo con la mia ragazza?» Le chiese sul collo, prima di morderglielo e far passare una grossa mano callosa sopra la canotta di lei, lungo la spina dorsale.

«No, ma tu vuoi fare sesso, è diverso.» Lo rimproverò senza riuscire a essere seria, preda dei brividi che il tocco di lui era riuscito a provocarle.

«Sei sempre stata consenziente, lo dirò in tribunale.» Logan la prese in giro, contrattaccando fisicamente alle difese verbali della sua ragazza. «Mi piace fare sesso con te!»

Si discolpò con fare innocente, anche se le dita iniziavano a farsi insolenti lungo il corpo di Camille.

«Ma non puoi sfinirmi ogni volta che vengo a casa tua.» O, sì, poteva. Anzi, doveva. Ma non gliel'avrebbe detto.

Cam adorava i modi persuasivi di Logan, non ci avrebbe rinunciato per nient'altro al mondo. Al brivido che le provocava nel toccarla, alla scintilla che si sprigionava quando le pelli entravano in contatto, al calore che si creava quando i loro corpi si sfioravano. All'amore che costruivano ogni giorno, basato sulla fiducia più cieca, quella fatta di gesti che andavano oltre le parole e a discorsi che denudavano ben più dei loro corpi.

«Ed è per questo che ti ho chiesto di trasferirti qui.» Si fermò per inchiodarla sul posto con il suo sguardo intenso, quasi avesse voluto incatenarla al posto e non lasciarla andare via. Ecco un altro motivo per cui lo amava: per il modo in cui riusciva a passare da un argomento futile a uno serio con una naturalezza disarmante, e viceversa.

«Logan, ti amo, ma soltanto nei libri vanno a convivere dopo due mesi. Per la gente normale è qualcosa che rasenta la pazzia.» Gli accarezzò una guancia, premurosa. «E poi viviamo a meno di un'ora di distanza.»

L'idea che lui la volesse sempre con sé rendeva Camille piena di gioia e, anche se di mesi ne erano passati un po' di più da quando avevano iniziato ad avere una relazione, non le dispiaceva aspettare. Aveva capito che Logan doveva rispettare i suoi tempi ma, più di tutto, lei voleva godersi appieno ogni nuova situazione.

Voleva sentire Los Angeles come un posto affine a sé, senza sentirsi ospite, come era stato per Logan a Montpellier. Non voleva sentirsi di passaggio e desiderava costruirsi un'identità legata al luogo dove sperava di poter vivere per sempre. Sentiva il bisogno di essere indipendente e non legare la permanenza a Logan, perché era sempre stata abituata a farcela con le proprie forze, non voleva essere dipendente da lui. Desiderava con tutto il cuore meritarsi Logan.

«Se invece vivessi qui avremmo un'ora in più da passare insieme.» La strinse a sé come se la loro vicinanza non fosse mai abbastanza, quasi il suo profumo non gli si fosse incastrato sottopelle. Era bello amare una persona che ti rispettava e non ti faceva alcun tipo di pressione, nonostante riponesse in te tutta la sua fede. Non ci era abituato. «Abbiamo già perso troppo tempo.»

«Ma abbiamo recuperato alla grande in questi mesi.» Gli mise le mani dietro la nuca per far scorrere le dita tra i capelli sciolti e vederlo chiudere gli occhi, in estasi.

«Però ci vedremmo ogni sera, e io non ti sfinirei il fine settimana con le mie maratone di sesso.» Le regalò un sorriso insolente che la divertì.

«Vedo quanto ti dispiace.» E, nel dirlo, accarezzò l'erezione di lui.

«Non distrarmi signorina, non funziona.» Emise roco, con poca convinzione.

«Ah no?» Camille fece scorrere la mano, maliziosa ed ebbra del potere che aveva su di lui.

«Beh sì, ma non è questo il punto.» Logan, con una grande forza di volontà, si fece di nuovo lucido e si allontanò dal tocco di lei. Era brava a sviare la sua attenzione, ma l'argomento gli stava molto a cuore perché lei riuscisse a distrarlo.

«Il punto è che perdiamo almeno un paio d'ore per raggiungere la casa dell'altro e poi tornare alla propria» Le ricordò prima di baciarle la punta del naso. «Sprechiamo tempo che potremmo passare insieme. Significa tanto sesso. E tanto Netflix. E io amo fare entrambe le cose con te, non voglio perdermi un solo minuto.»

Lo baciò in modo tenero, un gesto lontano dalla malizia di poco prima. «Dammi il tempo necessario per non sentirmi più straniera a Los Angeles, di sentirla un po' mia come città, poi ti prometto che verrò a stare qui.»

Perché era bello guadagnarsi la felicità un po' alla volta e, inoltre, non avrebbe mai voluto soffocarlo con le proprie attenzioni. Le piaceva desiderare il passo successivo e sapere che Logan sarebbe stato al suo fianco per realizzarlo.

Le prese il viso tra le mani e, con uno sguardo così serio e intenso da farla tremare, le ricordò: «Lo so che non vuoi dipendere da nessuno Cam ma, credimi, tu sei più che autonoma, è per questo che mi sei piaciuta fin da subito.»

«E tu sei tenace, ed è uno dei tanti motivi che mi hanno fatta innamorare di te.» Non avrebbe potuto credere di essere così felice, nonostante la sua vita fosse diventata frenetica e a tratti surreale.

«Quindi se ti dovessi ricordare che stai con uno dei batteristi più sexy e bravi del pianeta, e che inoltre ti avvicineresti un sacco all'accademia e agli Studios dove stai lavorando se venissi a vivere qui, mi ameresti di più?» Le fece un sorriso smagliante nel tentativo di corromperla.

Tutto pur di avere del tempo da passare con lei. Tra il corso e il tirocinio che stava affrontando, per Camille non era facile destreggiarsi nel poco tempo libero che le rimaneva.

«È impossibile amarti di più di ora.» Sapeva di mentire, che ogni giorno il confine dei suoi sentimenti si espandeva sempre di più, ma con le parole aveva paura di rimpicciolire la grandezza del proprio amore. «E comunque non tentarmi!»

«Sei a meno di quindici minuti dagli Studios.» Logan, anni prima, aveva scelto la propria casa per essere più vicino al loro studio di registrazione. Tutta l'area che comprendeva il business dello spettacolo era concentrata nella zona vicino a dove abitava. Era fuori dal caos, ma non così lontano per non raggiungerlo in modo agevole. «E rilancio con un cane. Un piccolo cucciolo tanto carino e bisognoso di affetto, della tua razza preferita. Non cedi?»

Le regalò uno sguardo così lacrimevole che avrebbe sciolto anche i cuori più duri. Chi poteva resistere a un cucciolo di cane?

«Sì, ma non adesso.» Gli ricordò lei.

Camille poteva resistere a tutto, ma non al suo fascino. Forse.

«Ti corrompo con Netflix o con il sesso.» Replicò Logan prima di sovrastarla con il proprio corpo. «Sono un uomo semplice, non posso offrirti altro.»

Perché la loro storia era formata da momenti semplici. Da film, da cene, da giri per la città, da infinite conversazioni e dal fare l'amore nel silenzio della loro riservatezza e non avrebbero potuto chiedere di meglio.

«Facciamo Netflix e sesso.» Lo corresse Cam, sempre più divertita dalla sua perseveranza nel volerla convincere.

«Ok, partiamo dal sesso, poi ti prometto che ci spostiamo in salotto per la televisione.»

«Non ho niente da obiettare.» Le sembrava un ottimo accordo.

«Era ora.»

• • •

«Ti è arrivato un messaggio!» Cam era in cucina nel tentativo di inventarsi un pranzo con quello che c'era in casa e Logan era in bagno. Avevano messo in pausa il telefilm iniziato per mangiare. Avevano a disposizione ancora qualche ora prima di cominciare a prepararsi per la serata impegnativa che li avrebbe trascinati in mezzo a troppa gente.

Sentì Logan risponderle con una specie di grugnito e poi tornare in salotto, dove aveva lasciato il telefono.

«Mh.» Era vicino alla cucina, Camille poteva percepirne ogni verso con una certa chiarezza. «Oh.»

«Cosa succede?» Si voltò per guardarlo con i pomodori in mano, a mezz'aria. «Chi scrive?»

«Oliver» rispose confuso. «La cena di stasera è annullata.»

La fissò e aspettò la sua reazione.

Lei alzò un sopracciglio, sorpresa e scettica. «Davvero?»

Logan annuì, sembrava preoccupato. In effetti non era da Oliver rimandare un simile impegno.

«Devo andare, dice che è un'emergenza e ha bisogno di noi.» Cercò di leggerle in faccia cosa pensasse della situazione, ma lui stesso faticava nel capirci qualcosa. «Ti dispiace se vado?»

«No, affatto.» Appoggiò le verdure sul ripiano e chiuse il frigo. Non le dispiaceva dividere Logan con la gente a cui lui voleva bene con tutto se stesso, non era da lei pretendere una simile assurdità.

Lui andò verso di lei per lasciarle un bacio sulla tempia e poi si diresse in camera per vestirsi.

Tornò poco dopo con un paio di jeans, una felpa e una giacca di pelle. Era passato a salutarla prima di raggiungere Oliver. «Torno appena torna in sé, mi sembra scosso. È strano, non è da lui.»

Logan era turbato e avrebbe fatto di tutto per vederlo di nuovo sereno e con il sorriso.

«Non preoccuparti, starò bene.» Lo rassicurò prima di circondargli il viso con le proprie mani, così piccole rispetto a lui, e baciargli le labbra.

«Prova a sentire le ragazze, magari ne sanno di più.» Provò a suggerirle lui. Non era sicuro che da Oliver sarebbe riuscito a ottenere qualche dettaglio, non amava parlare del proprio privato e rivelare più del dovuto. Sperava che la presenza di Carter e Seth potesse aiutarlo a sbottonarsi.

«Scrivo a Jade, non vorrei fare figuracce con Amber.» Camille aveva una strana sensazione riguardo alla situazione, e il fatto che Amber non avesse scritto nella chat delle ragazze, al contrario di Oliver con i propri amici, la mise in allarme.

«Ok, a più tardi.»

«Mi troverai qui al mio ritorno.» Non importava quando sarebbe tornato, lei non avrebbe rinunciato al tempo insieme per alcuna ragione al mondo.

«A casa.» Concluse per lei.

«A casa.» Annuì Camille. Perché casa non era dove si sentiva a suo agio, ma dove c'era Logan.

E Logan era l'unico posto dove il suo cuore batteva di completa felicità.


F I N E 

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