7. Persuasione
C'erano le volte in cui si vedevano per una serata veloce in compagnia, ma la maggior parte del tempo la situazione era diversa: Camille passava le proprie notti con Serge davanti alla tv, mentre Logan era impegnato a parlare in Skype con gli amici in America, era l'unico modo per rimanere collegato con il proprio mondo.
Fu una sera di metà settimana, quasi a mezzanotte, che qualcosa cambiò. Il campanello suonò nel bel mezzo di una partita on demand dei Lakers, cosa che lo fece sobbalzare e preoccupare, non era abituato a sentirlo, soprattutto a un simile orario.
Guardò il visore del videocitofono e quello che vide lo lasciò senza parole, aprì senza ulteriore indugio e attese sulla porta, ormai spalancata.
Poco dopo comparve Camille in una versione del tutto inedita: pantaloni del pigiama, una maglia che fuoriusciva da una felpa enorme, capelli raccolti in uno chignon sfatto, struccata, un cuscino sotto il braccio sinistro, il cellulare e le chiavi di casa in mano e alcuni dvd sotto il braccio destro.
«Ciao». Lo salutò con voce tetra e sconsolata.
Logan le rispose ma lei non sembrò notarlo, così si fece da parte per farla entrare.
La studiò con attenzione. Era strano per lui vedere una ragazza al naturale. Non c'era niente di male, ma le sue ex non l'avevano abituato a quel modo. Andavano a dormire con addosso soltanto una maglietta, magari sua, e quando si svegliavano riuscivano sempre a sembrare fresche come rose. Aveva sospettato che si svegliassero prima di lui per lavarsi i denti, darsi una spazzolata e passare un filo di trucco, ma non era mai riuscito a coglierle in flagrante, amava troppo dormire per privarsi di qualche minuto prezioso e scoprire come loro buttassero il tempo nel tentativo inutile di compiacerlo.
Ma Camille era diversa: si era presentata da lui in quel modo normale, e Logan sembrò apprezzarlo di cuore. Non faceva nulla per cercare di colpirlo, dunque la cosa lo impressionava più del dovuto. Erano quelli i dettagli di lei che lo affascinavano e lo spingevano a frequentarla sempre più.
«Scusa se mi presento senza preavviso, non volevo invadere la tua privacy, ma non ce la facevo più.» Camille parlò a raffica mentre si diresse verso il salotto, una delle poche zone – oltre alla camera provvisoria di Logan – a non aver bisogno dell'intervento degli operai, per depositare sul tavolo vicino alla cucina le proprie cose.
«E quello?» Logan indicò scettico il cuscino.
Camille si stropicciò gli occhi, stanca.
«Alejandro è con Serge stasera. Dio, quando non si vedono da un po' diventano rumorosi, anche se tentano di contenersi per il mio bene; ma non ce la faccio, non riesco a dormire. Ho bisogno di asilo per stanotte.» Rispose a mitraglietta. «C'era pure Hero, il cane di Al, ma non l'ho portato perché non mi sembrava il caso di presentarmi qui con un cucciolo al seguito che, oltretutto, mi odia. Cioè, non mi odia, ma siccome amo gli animali e lo coccolo parecchio, detesto ricevere indifferenza da lui, che mi vede solo come un umano qualsiasi che lo riverisce e dispensa coccole.»
Oddio, avrebbe avuto Hero sulla coscienza? Sarebbe stata una notte insonne anche per lui.
Logan, nonostante Camille fosse piombata in casa sua all'improvviso, non si fece spaventare dalla sua richiesta, né innervosire dall'intrusione non programmata. A dire il vero, ora che la vedeva aggirarsi per lo studio, gli sembrava naturale che fosse lì.
«Te l'hanno mai detto che parli molto?» Cercò di stemperare la situazione anche se, in effetti, non capiva come potesse c'entrare la storia del cane del ragazzo di Serge, nemmeno con tutta la buona volontà.
«E a te l'hanno mai detto che le donne ci arrivano sempre prima, su qualsiasi argomento?» Gli fece notare Camille con tono ovvio. «Comunque parlo per entrambi. Ti risparmio i monosillabi del nostro prossimo discorso, visto che – per tua stessa ammissione – non sei un tipo di molte parole.»
«Nessuno te l'ha chiesto.» Avrebbe voluto ricordarle che con lei, invece, parlava moltissimo, soprattutto di cose personali.
«Non c'è bisogno di ringraziarmi.» Replicò lei nel mettersi a sedere sul divano.
«Perché stasera sei strana? Di notte per caso ti trasformi come Dr. Jekyll e Mr. Hyde?» Se fosse stato così avrebbe preso mentalmente l'appunto di non frequentarla mai dopo le undici.
«È la stanchezza, scusa. Acuisce il sarcasmo e la sfrontatezza.»
La vide spostarsi i capelli dal viso e far morire la voglia di grattarsi gli occhi di nuovo.
«Non tralasciare l'essere melodrammatica e la loquacità.»
«Non ribatterò perché ho bisogno del tuo aiuto.» Ammise lei con quello sguardo sincero che riusciva a catalizzare tutta l'attenzione di Logan.
«E così ho capito la presenza del cuscino. Ma tutti quei DVD?»
«Sarebbero serviti per perorare la mia causa: merce di scambio nel caso in cui la trattativa fosse diventata difficoltosa. Quindi mi ospiti?» Giunse le mani a mo' di preghiera. L'idea di tornare nel proprio appartamento in quell'istante la faceva rabbrividire.
«Sappi che dovrai compiacermi.» Disse Logan con un sorriso strafottente, pronto a prenderla in giro. Non era un sì, ma era come se lo fosse.
«Le serie tv e i film sono qui per questo.» Camille gli regalò una faccia da cane bastonato, come se quella tenerezza potesse fare la differenza nel convincerlo. Cosa tra l'altro inutile, dato che aveva già deciso di aiutarla. Non avrebbe mai rifiutato di dare una mano a chi ne aveva bisogno.
«Spartacus, Il trono di spade, Indiana Jones...» Si era avvicinato alla piccola pila per studiarne il contenuto. «Prima di iniziare a frequentarti avrei dovuto controllare se avevi gli attributi negli slip.»
In effetti, a pensarci, non gli sarebbe dispiaciuto dare una sbirciata nella sua biancheria. Era da tanto che non aveva una donna in casa e le vecchie abitudini iniziavano a farsi sentire, soprattutto dopo un periodo così lungo di astinenza. Inoltre Camille era una bella ragazza, seppur diversa da quelle a cui era abituato. Meno appariscente e procace, ma doveva riconoscerle una certa audacia, perché le sue ex, nonostante avessero molta più sicurezza rispetto a lei, non avevano mai avuto il coraggio di mostrarsi per come erano davvero. Soprattutto in quanto a estetica. Erano sempre impeccabili, pure troppo, e la cosa lo stancava ogni volta. In Camille non c'era nessuna di queste finzioni e, per la prima volta, Logan si ritrovò a scoprire che la naturalezza in una donna era una caratteristica che non aveva mai conosciuto, ma che gli piaceva.
«Ah ah, ti piacerebbe.» Lo schernì lei, pronta a minimizzare la cosa, anche se dentro il cuore iniziava a galopparle nel petto. Non credeva di essere alla sua altezza, ma il fatto che lui avesse fatto una simile battuta la metteva in agitazione. «Comunque te l'ho detto, non disdegno un po' di azione.»
«Quella mai, nemmeno io.» Si girò a guardarla, lo sguardo malizioso. «Cos'è, una proposta?!»
«Non meriti risposta. Comunque i film e le serie non ti tradiscono, al massimo devi aspettare per sapere come vanno avanti, ma poi tornano sempre da te.» Non meritava una vera risposta perché Camille non sapeva come affrontare la questione. Era sempre stata abituata al flirt di Logan durante le interviste, ma provarlo di persona era un'altra faccenda. Quelle battute erano volutamente rivolte a lei.
Ringraziò di avere un argomento alternativo su cui ripiegare, nella speranza che Logan le desse una mano e non volesse fare il sadico, prendendosi gioco di lei.
«Un po' stronze, non credi?» Per Logan vedere come Camille arrossiva era una cosa divertente e che lo lusingava parecchio, con le donne con cui era stato non era mai successo che si imbarazzassero per simili battute, o che rispondessero a tono, di solito si limitavano ad assecondarlo, togliendogli tutto il divertimento del momento.
«Sì, di sicuro sono pretenziose ed egoiste, ma sono sempre meglio di tanti essere umani.»
Logan notò solo in quel momento tutti i titoli dei DVD e, soprattutto, l'assenza di un genere specifico. «Mi stupisce che non ci siano film romantici.»
«Ho fatto un'accurata selezione.» Camille gli sorrise, più rilassata dopo aver notato la sua resa in fatto di battute ambigue e argomenti difficili da affrontare. «Dunque? È fatta?»
«Indiana Jones e il tempio maledetto per la notte qui, può andare?» Propose lui con il DVD tra le mani. Quanto era bello trovare una donna disposta a guardare simili film? L'amicizia che stava nascendo tra loro era la cosa migliore che fosse capitata a Logan negli ultimi tempi.
«È perfetto.» Sigillò l'accordo con quelle parole, poi prese il cuscino e si diresse verso il divano: voleva assicurarsi il posto migliore.
• • •
La visione scorse tra una risata e l'altra: per quanto il film fosse bello, gli effetti speciali erano datati e fare battute a riguardo era più che normale, un modo per rapportarsi ed entrare in sintonia sempre di più.
«Dio, era da tanto che non ridevo così.» Camille, distesa con la testa sul proprio cuscino e le gambe appoggiate su quelle di Logan, si asciugò le lacrime scese per il troppo ridere. Era qualcosa di nuovo quella situazione, era così abituata alla sola presenza di Serge che vivere l'esperienza con un'altra persona la faceva sembrare diversa e nuova, soprattutto se la persona in questione era un uomo attraente per cui provava una profonda stima.
«Come fai a gestire le amicizie a distanza?» Logan, incuriosito dalla frase di lei, volle saperne di più sull'argomento perché, essendo nella stessa situazione, Camille poteva capirlo meglio di altri.
«Non è facile, ma ormai è abitudine. Basta un po' di organizzazione con i fusi orari. Certo, non è come avere le amiche a portata di mano in caso di necessità, ma se il legame è forte, regge nonostante la distanza.» L'amicizia con Céline, Eve e Sophie non era stata facile da gestire, né quando lei era in giro per il mondo né poi, quando loro si erano trasferite altrove, ma nonostante le difficoltà erano riuscite a rimanere in contatto e a esserci sempre l'una per l'altra, soprattutto nei momenti di bisogno.
«E non ti senti mai sola? Voglio dire, fisicamente non sono qui, non hai nessuna con cui condividere i momenti che di solito si trascorrono in compagnia.» Logan parlava per esperienza: era a Montpellier da quasi due mesi, dunque, per quanto gli altri avessero cercato di non farlo sentire tagliato fuori, gli sembrava di essere lontano anni luce dal suo mondo e dalle persone a cui voleva bene.
«Io non sono sola.» Gli sorrise lei per poi mettersi a sedere. Ebbe come l'impressione che quello fosse solo l'inizio del discorso. «Ho Serge.»
«Ma è un uomo.»
«E con questo? È mio amico.»
«Parli così perché è gay e, quindi, è più facile legare con lui.» Non negava che Serge per lei fosse importante e un amico sincero, ma era anche convinto che non potesse sostituire il bene dell'amica delle elementari con cui poteva aver condiviso gran parte delle esperienze di una vita.
«È stato facile volergli bene perché è una persona fantastica che è impossibile non amare, gay o meno. Tu dovresti saperlo, hai detto che Seth è uno dei tuoi amici più stretti. Il fatto che sia omosessuale non penso influisca sul bene che gli vuoi o sul vostro rapporto, oppure sbaglio?» Gliel'aveva confidato in uno dei loro incontri quotidiani, ma Camille non aveva dubbi a riguardo: era sufficiente vederli interagire in qualche intervista per capire quanto fossero legati. A loro bastava uno sguardo per comprendere i pensieri dell'altro.
«Ora no.» Ammise il batterista con una certa vergogna.
«Ora?»
«Beh, sai, quando l'ho conosciuto ero una persona diversa. Ero appena uscito dalla clinica dove mi ero disintossicato, avevo parlato seriamente a Carter dell'idea del gruppo e accettato di buttarmi a capofitto nel progetto, dato che lui e Oliver me ne avevano accennato mentre ero in riabilitazione. Ci avevo pensato come mi avevano suggerito e, per quanto all'inizio non fossi sicuro, avevo capito che la musica era l'unica cosa buona della mia vita, ero bravo e suonare mi faceva stare bene. Era la sola via che mi portava nella direzione opposta rispetto alle droghe e all'alcool. Quindi prima di uscire ho lavorato al progetto nelle mie ore libere.»
Erano in pochi a conoscere la storia della nascita del gruppo. La gente pensava che la disintossicazione di Logan fosse stata una parentesi durante il loro esordio, non la spinta che aveva alimentato l'idea della band, il riscatto di tre ragazzi che volevano cambiare e uscire dalla mediocrità a cui, altrimenti, sarebbero stati destinati. Nessuno di loro volle correggere la convinzione comune, erano argomenti delicati di cui il pubblico non necessitava per ascoltarli, erano sempre stati riservati e non amavano che si sapesse più del necessario su di loro. Erano favorevoli a farsi vivi e a coltivare il rapporto con i fan tramite i social e le apparizioni pubbliche, ma erano invasioni minime della loro privacy, una cosa che non intaccava affatto il loro quotidiano, anche se permetteva al mondo di sentirli vicini e presenti.
«Quindi il nome è stata una tua idea?» Camille non se lo era aspettata. Per quanto Logan per un periodo avesse dimostrato un'attitudine per il design, era convinta che la mente dietro tutto quello fosse Carter.
«Nome e simbolo. Carter aveva detto qualche nome a caso, io ho messo insieme i pezzi.» Ricordava il tempo speso a scarabocchiare sui fogli durante le ore libere in clinica, tutti gli schizzi e le varie opzioni a cui aveva pensato. Quel pensiero fisso era stato l'unica vera salvezza a tirarlo fuori dal caos in cui era caduto. «A quel punto eravamo in tre e ci mancava solo una cosa: il bassista.»
Oliver era un loro vicino di casa che frequentava la stessa scuola. Era stata una fortuna che avesse coltivato la passione per la musica e si fosse messo a provare con loro nei pomeriggi dopo l'incidente dei genitori di Logan, prima che iniziasse a frequentare compagnie poco raccomandabili.
«Così avete trovato Seth.» Camille era grata delle sue parole: apprezzava la fiducia che Logan riponeva nei suoi confronti. Era affascinata dai retroscena di quello che per lei era la quotidianità come i Destination: Glory, non avrebbe mai immaginato simili sfumature.
«Circa. A dire il vero ci è stato presentato dal cugino di Oli. Ma quando l'abbiamo visto all'opera capimmo subito che sarebbe stato lui.» Si concesse un sorriso particolare, con una sfumatura difficile da non cogliere.
«Sento che c'è un ma.» La punta di amarezza nel gesto di lui l'aveva messa in allarme.
«Ovviamente. All'inizio non lo conoscevamo, però c'era un buon feeling.» Ricordava come se fosse ieri il momento in cui Seth era entrato nel gruppo. Ma a sorprenderlo era il bisogno che provava in quel momento di raccontarlo a Camille, sezionare il proprio passato con una persona che non lo giudicava era diventato catartico. «Eppure Seth era molto sulle sue, soprattutto nei miei confronti. Era come se si trattenesse. Questo atteggiamento l'aveva portato a instaurare un legame con Oli e Carter.»
«Come mai?»
«A causa delle mie battute sugli omosessuali. Niente di troppo pesante, ma erano riferimenti continui che diventarono fastidiosi.» Purtroppo ricordava le frasi che usava verso gli altri, ma avrebbe preferito dimenticarle. Il passato era qualcosa da accettare per essere dimenticato, così gli aveva detto l'analista che lo aveva seguito, ma quello di Logan era troppo complicato perché gli permettesse di essere messo da parte.
«Quindi la cosa ha influito sul gruppo. Essendo agli inizi non sarà stato facile.» Camille tentò di indovinare, ma sapeva di non essersi allontanata molto dalla verità. Forse Logan non era sempre stato l'uomo posato e maturo che dimostrava di essere nelle interviste quando si toccavano argomenti seri, ma era convinta che il suo passato fosse stato la parte fondamentale per diventare quello che era adesso. Era la dimostrazione che imparare dai propri errori era l'unico modo per migliorarsi.
«No. Mi sono sentito sempre più escluso e sono sbottato. Così lui mi ha detto la verità, ovvero che era omosessuale e aveva un ragazzo. Ero sconvolto perché la vedevo una cosa molto lontana da me, quindi il mio modo di guardarlo era cambiato. Ero giovane, stupido e incazzato, ero convinto che non fosse un uomo.»
Era rimasto ferito dal silenzio del bassista, soprattutto dal fatto che Oliver e Carter invece lo sapessero, ma in quegli anni aveva avuto una visione distorta della cosa. Nel tempo, però, aveva capito che l'amore non aveva sesso e le persone erano libere di amare chi più credevano, questo non avrebbe cambiato il rapporto di amicizia con Seth o altre persone, omosessuali e non.
«Cosa è successo poi?» Camille era desiderosa di conoscere ogni dettaglio e, nonostante non fosse sicura che Logan fosse disposto a fornirgliene, si azzardò a fare una domanda diretta e mirata, sperando che lui sentisse il bisogno di continuare ad aprirsi nei suoi confronti.
«La tensione era così alle stelle che ci siamo scontrati, era inevitabile. Lui voleva darmi una lezione, io desideravo che mi dimostrasse qualcosa. E come fanno gli uomini, in questi casi?»
«Fanno a gara a chi ce l'ha più lungo?!» Sdrammatizzò lei senza essere in grado di trattenersi. Era l'unica idea che le era venuta in mente; una cosa stupida, senza dubbio, ma alquanto plausibile, soprattutto se si consideravano i soggetti in questione.
Fu felice, dunque, quando lo vide ridere di gusto.
«Ehi, ho detto che voleva darmi una lezione, non umiliarsi. Insomma, Seth può difendersi bene, ma non potrà mai battere il sottoscritto.»
Le regalò un sorriso arrogante che le fece contorcere lo stomaco. Quel lato così spudorato e presuntuoso di Logan era affascinante, le faceva desiderare di essere davvero oggetto delle sue attenzioni, per quanto le fosse chiaro che non sarebbe mai successo.
«Sei disgustoso, il tuo ego è immenso.» Si costrinse a non ridere, anche se era difficile impedire alle labbra di curvarsi verso l'alto. Sentì l'allegria pervaderle la bocca, ma tentò di smorzarla alzando gli occhi al cielo.
«È tutto proporzionato, tesoro. I miei si sono impegnati per rendermi perfetto.» Le fece un altro sorriso sfrontato prima di rivolgerle la parola e impedirle di aggiungere frasi disgustate. «Comunque qual è il modo in cui gli uomini possono dimostrarsi qualcosa ad armi pari?»
«Non lo so.» Quella del confrontarsi il pene le sembrava l'unica argomentazione valida in un simile contesto.
«Con una bella scazzottata.» Logan allargò le braccia e si scontrò con quelle di lei, attorno alle ginocchia. Un contatto inaspettato che gli fece più piacere del dovuto: Camille era lì ed era reale. Non parlava per cercare di stupirlo, ma lo ascoltava per conoscerlo, ecco cosa la rendeva diversa da tutte le donne con cui aveva avuto a che fare da quando era diventato famoso. «Ci siamo presi a pugni e l'ho rivalutato, perché mi aveva dimostrato di essere uomo e virile nonostante fosse gay.»
«Davvero?» Era allibita. Non avrebbe mai creduto di ascoltare simili parole in una vita intera.
«Si era guadagnato il mio rispetto. Gli ho fatto promettere di non tenermi nascosto più nulla, perché era la cosa che più mi aveva ferito, e da allora siamo diventati amici.»
«Incredibile.» Concluse a bocca aperta lei. Le donne se arrivavano a strapparsi i capelli avrebbero dovuto cambiare strada nel caso si fossero incontrate per sbaglio, invece gli uomini diventavano amici. «Quello che più mi stupisce è che ora ti batti per i diritti degli omosessuali.»
Non c'era una nota di rimprovero nella voce, ma una sincera sorpresa per quel cambio di vedute, l'ammirazione verso un uomo che era riuscito ad ammettere di aver sbagliato.
«Certo, voglio che il mio amico e suo marito siano tutelati, e così tutti gli altri.» Ammise con una certa fierezza e serenità d'animo mentre si accomodava sul divano, di nuovo rilassato per aver superato la tensione delle sue precedenti confessioni.
«Ma perché lo fai?» In fondo non c'era bisogno di combattere davanti al mondo intero, gli sarebbe bastato sostenere l'amico e accettarlo, cosa che ormai faceva da anni.
«Per difenderli dalla gente che è come una volta ero io.»
La fissò con un'intensità che la trapassò da parte a parte e la fece sentire nuda, esposta. Camille deglutì a vuoto, ma si sentì in trappola. Logan era un cacciatore e, seppur senza volerlo, lei era diventata una sorta di preda volontaria. Il fascino di quell'uomo riusciva a impressionarla ogni volta, aveva un cuore immenso ed era molto di più dello strumento che suonava, erano le sue sfaccettature a renderlo unico e interessante.
«Ehi, ma come siamo finiti a parlare di argomenti così profondi? Non lo ricordo nemmeno.» Logan, dopo essersi sfogato, cercò di nascondersi dietro una falsa indifferenza che avrebbe dovuto alleggerire il momento.
«Mi hai chiesto dei rapporti a distanza.» A Camille costò del coraggio continuare a parlare, ma le dispiaceva pensare che Logan potesse avere una visione distorta di quel periodo della sua vita. Non aveva bisogno di altre inutili preoccupazioni. «Penso ti sentissi solo.»
«Nah, io non...»
Lei però lo interruppe.
«Non devi giustificarti, è normale che ti manchino le persone a cui vuoi bene e che ora sono lontane.» Gli disse lei mentre gli posava una mano sul braccio, fargli percepire il calore che una vicinanza poteva trasmettergli le sembrava fondamentale. «Ma voglio che tu sappia che non sei solo, puoi contare su di me.»
Logan le sorrise grato, felice di ascoltare determinate parole. Sapeva di potersi fidare di lei, ma sentirglielo dire era una cosa diversa.
«Lo so e ti ringrazio per questo, mi fai sentire una persona nuova.» Mise la mano libera sopra quella di lei e la strinse. «Sono contento di non aver comprato la Lonely Planet, Cam. Sono stato fortunato con te.»
Il cuore di Camille batté nel petto con la stessa intensità di un uragano. Non soltanto perché quelle parole alle sue orecchie erano al pari di una dichiarazione d'amore, ben conscia di non poter aver altro da un uomo simile, troppo per lei, ma perché quel Cam le aveva smosso qualcosa dentro. Nessuno l'aveva mai chiamata a quel modo e Logan, fino a quel momento, non aveva sentito il bisogno di darle un soprannome che fosse solo suo. Cam era il suo di dirle che era entrata a far parte della sua vita. Non era più una spettatrice a cui raccontare aneddoti, ma era una parte attiva del mondo in cui Logan si muoveva e, per Camille, era il regalo più grande che potesse farle.
Senza pensarci lo abbracciò di slancio e, cosa che la fece esplodere di gioia, lo sentì sciogliersi a contatto con il proprio corpo e ricambiare il gesto con sincero calore.
«Grazie per esserti aperto con me. Prometto che non dirò mai a nessuno quello che mi hai confidato.» Glielo mormorò all'orecchio senza guardarlo negli occhi, non avrebbe avuto il coraggio di dirglielo in faccia.
«Lo so, non ho mai dubitato del contrario.» Era Seth di solito quello con cui si apriva, ma Cam era una novità, inoltre era più invitante dell'amico. Mentre la stringeva aveva imparato a conoscere il suo corpo e, al posto di allontanarla, l'aveva avvicinata per studiare meglio le forme che la contraddistinguevano. Una sensazione piacevole e inaspettata.
«Sei sicura di voler dormire sul divano? Posso cederti il mio letto.» Non gli piaceva l'idea di stare comodo quando lei invece avrebbe dormito su un qualunque divano, per quanto confortevole fosse.
«Non esiste. Mi sono presentata qui all'improvviso, mi sento già in colpa ad approfittare della tua ospitalità.» Rispose risoluta Cam, convinta di non volersi spostare di un millimetro. Nonostante avesse detto a Serge di avere tutto sotto controllo, non era sicura di poter infilarsi nel letto di Logan senza sperare che lui fosse lì accanto, sarebbe stata una tentazione troppo forte.
«Non sei un problema, ormai penso tu l'abbia capito.» Continuò lui mentre la fece sdraiare con la testa sul cuscino, il suo corpo a sovrastarla. «Io vado a farmi una doccia prima di dormire. Buonanotte.»
Eppure, nonostante il congedo, non sembrava aver intenzione di alzarsi. Le accarezzò i capelli in un gesto trattenuto e sospirò senza nemmeno accorgersene.
«'Notte.» Camille, pietrificata da quella vicinanza inaspettata, gli spostò un ciocca dal viso per perdersi meglio nei suoi occhi scuri. Aveva il fiato corto, non riusciva a ragionare in modo lucido. Logan la confondeva, soprattutto con quei gesti imprevedibili e così intimi. Averlo su di sé andava oltre ogni immaginazione, ma la calma che li permeava era snervante e un porto sicuro allo stesso tempo.
Con una lentezza infinita Logan le posò le labbra sulla fronte, poi si alzò per farsi una doccia. Aveva bisogno di riacquistare lucidità e per farlo doveva allontanarsi da lei, perché Camille lo coinvolgeva emotivamente e lo portava ad aprirsi nei suoi confronti. Una cosa a cui non era abituato e per cui non era sicuro di essere pronto.
EEEEEHHHHH sta arrivando la primavera, almeno nella storia. Si sente?
Logan di sicuro sì, la sente, ma anche Cam non sembra immune. A Logan e agli ormoni della primavera.
Chissà dove li porterà questo nuovo tipo di interazione.
Intanto Logan si sta adattando alla sua nuova vita a Montpellier e sta riprendendo smalto.
E LA VOGLIA DI PARLARE! Il nostro piccolo grande orso inizia a sbottonarsi. No, non i jeans.
Spero che scoprire cose sul suo passato vi piaccia.
PS: è con immensa gioia che vi comunico che MATCHED, il primo volume sulla serie dei Destination: Glory, ha vinto I WATTYS! ♥️
A lunedì prossimo,
Cris
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