20. Silenzio assenso
«Oh no. No, no, no. Non è affatto una buona idea.» Seth, nel vedere la persona appena arrivata nello studio con la propria valigia, si svegliò all'improvviso, abbandonando così l'intorpidimento che quel martedì mattina non voleva saperne di andarsene.
«Ma cosa ti è saltato in mente?» Oliver, da buon amico di Carter, se la prese con l'interessato. Era l'unico che poteva permettersi di contraddirlo con quel suo fare diretto senza incorrere in alcun rischio. «Logan si incazzerà da morire.»
Carter abbassò la voce, anche se le persone attorno a loro, in procinto di lavorare o quasi, erano intente a scambiarsi convenevoli in cucina. «Beh, ormai è qui, tanto vale provarci. E poi non posso rispedirla al mittente, non è un pacco postale.»
«Però la tratti come un oggetto.» Replicò Seth con una compostezza che ferì l'altro, sapendo che aveva colto nel segno. «Si può sapere cosa ti passa per la testa?»
«Io... non lo so, ok? Spero solo che scatti qualcosa in lui e si ricordi che non è casa sua, qua. Non c'è niente di duraturo o concreto.»
Perché se avesse dovuto scegliere tra i due mali, quello che aveva portato fino a lì era di sicuro il minore. Camille ai suoi occhi gravitava troppo lontano dalla loro orbita per portare con sé qualcosa di buono.
«Sei sicuro che possa fargli del bene una cosa simile?» Oliver indicò il punto alle proprie spalle, dove c'era l'ospite invitata da Carter. «È il motivo per cui l'abbiamo allontanato da LA.»
«Me lo auguro. Ma spero ancora di più di essermi sbagliato, così da non provocare danni.»
«Allora è meglio svegliarlo, almeno lo scopriremo.» Oliver sembrava impaziente di voler mettere un punto alla situazione e, in effetti, quel momento di transizione lo rendeva nervoso. Il solo pensiero che Carter avesse osato troppo, anche se nel bene di una delle persone più importanti per lui, lo faceva sentire inquieto.
«L'importante è che, nel momento del bisogno, voi mi assecondiate.» Li ammonì il cantante, con uno sguardo carico di significato, prima di dirigersi al piano di sopra. Da quando i Glory erano giunti a Montpellier, Logan si era spostato nelle stanze che aveva predisposto per la band, lasciando quella al piano di sotto scarna, a disposizione di tutti per i momenti di riposo più sbrigativi.
Bussò sulla porta mentre la aprì, infilando appena la testa nello spiraglio che si era creato. «Ehi, sei sveglio?»
«Sì. Entra pure.» Logan era disteso nel buio della camera, intento a chattare al telefono. Lo schermo gli illuminava il viso, ancora mezzo addormentato, ma era chiaro che fosse sveglio da un po'.
Carter si schiarì la gola, preda del senso di colpa a causa della propria azione. Ogni minuto che passava aveva sempre meno la certezza di aver fatto la cosa giusta. «È meglio se scendi, c'è qualcosa di sotto, per te, che devi vedere.»
Gli sorrise nel tentativo di sembrare incoraggiante, ma ebbe la sensazione di averlo fatto sembrare un gesto di circostanza e di scuse. Era contento che Logan non potesse vederlo.
«Ok, arrivo.»
Lo vide stropicciarsi la faccia, per poi mettersi in piedi.
Carter lo aspettò di sotto, consapevole che sarebbe sceso soltanto dopo una doccia.
Poco dopo sentì il riverbero dei passi del cugino sulle scale, e ogni tonfo corrispondeva a quello del cuore, sempre più cupo e distinto, nelle profondità del proprio petto. L'attesa era diventata insopportabile, sintomo del senso di colpa che cercava di nascondere.
Logan si palesò con una mano tra i capelli ancora umidi e un sorriso spensierato sulle labbra, gesto che scomparve quando vide chi c'era ad attenderlo.
«Oh.» Inclinò la testa per osservarla meglio e abbassò la mano lungo il fianco, stupito da ciò che stava guardando. «Kat, che ci fai qui?»
Tutti trattennero il fiato, pronti a studiare la sua reazione, rimanendo stupiti dalla compostezza dimostrata. Non sembrava arrabbiato per la presenza della ex, ma perplesso.
Il tono neutro che le rivolse era lo specchio dell'espressione monocolore che le aveva rivolto. Era certo che non si aspettasse di vederla lì, ma la sua presenza non sembrava averlo scosso in maniera né positiva, né negativa.
Logan sapeva soltanto che era strano averla lì, ma qualcosa lo riportava lontano, alla sensazione di casa – quella più autentica che provava tra le proprie mura a Los Angeles – che solamente le persone a lui più care riuscivano a dargli. Avere lì Kat insieme ai ragazzi era come trovare rifugio dopo un tempo infinito passato a girovagare senza una vera meta. Come rivivere il periodo prima in cui tutto iniziasse ad andare nel verso sbagliato. Gli sembrava di tirare per la prima volta un sospiro di sollievo dalla propria vita.
«È così che si salutano le vecchie conoscenze?!» Kat pensò bene alle parole da pronunciare. Non usò il termine ex per non tagliarsi fuori dai giochi. Non sapeva perché Carter l'avesse trascinata fino a lì, ma era certa di voler sfruttare l'occasione a proprio vantaggio. Sorriso ammiccante e sguardo languido compresi.
«Sì, scusa. È che... non me l'aspettavo.» Logan scosse la testa e accennò un timido sorriso.
Le sue pause fecero subito capire a tutti quanto fosse spaesato in realtà. Era difficile lasciarlo senza parole, come in questo caso.
«Ho incontrato Kat in aeroporto mentre ci stavamo imbarcando per Montpellier. L'ho invitata perché ho pensato fosse carino e fosse bello per te vedere qualche faccia conosciuta, dopo tutti questi mesi. Non è grandioso?»
Non era da Carter giustificarsi, e sapeva bene che dare troppi dettagli era un chiaro segnale della sua colpevolezza. Della sua bugia. Ma Logan era troppo sconvolto per quell'ennesimo cambiamento, così delicato, per accorgersene.
«Sì certo. È inaspettata. Una vera sorpresa.» Eppure era incerto, quasi incespicasse in parole più difficili da pronunciare di quanto ci si aspettasse in realtà.
«Spero bella.» Kat gli fornì l'assist perfetto, non poteva permettersi di sprecare nemmeno un momento, quindi per far cedere Logan doveva concentrare l'attenzione su di sé e sui suoi pregi, in passato aveva sempre funzionato.
«Ovvio. Sì, ovvio.» Lui era poco convinto, ma Kat e Carter non sembravano rendersene conto.
«Dai su, non perdiamo tempo, entriamo subito in studio a registrare, così poi puoi mostrare a Kat la città.» Carter intervenne per spezzare il silenzio imbarazzante e teso che aveva iniziato a formarsi. Non voleva coinvolgere Oliver e Seth in modo che non lo tradissero. Inoltre aveva dato modo a lei e Logan di non potersi esimere dal passare del tempo insieme.
«Perfetto.» Il batterista sembrava un automa. Era teso e il tono incolore con cui si esprimeva non lasciava trasparire alcuna emozione, quasi non avesse saputo cosa provare in quel momento. E, forse, era davvero così. «Ho dimenticato una cosa, vado a prendere il cellulare e arrivo subito. Ci vediamo in sala di registrazione.»
Senza aspettare le possibili repliche degli amici si allontanò e, appena lontano dal caos scrisse un messaggio a Camille, sentendosi per metà sollevato e per metà in colpa.
Logan:
Emergenza. Oggi prove anticipate a causa di una visita di amici da LA. Ci sentiamo presto, ok? Scusa, XO
Non attese risposta, mise via il cellulare e fece di tutto per dimenticarsi dell'esistenza di lei, che in quel momento complicava ancora di più la situazione.
Non sapeva come gestire la cosa: era nel panico.
• • •
Logan era sparito da un paio di giorni con un messaggio che non era da lui, Camille era preoccupata. Da quando i Glory erano arrivati in città sembrava sempre più spaesato al posto di essere contento e soddisfatto, appagato, e la cosa non le piaceva nemmeno un po'. Eppure aveva deciso di non preoccuparsene – almeno fino a quel momento – perché era certa che tutta quella negatività fosse la causa dell'avvicinamento del giorno della discussione. La tesi non era mai stata così vicina, a poco meno di una settimana, e i suoi nervi erano a pezzi, distorcendo il modo di percepire i fatti che le accadevano attorno.
Aveva suonato al campanello dello studio, le braccia cariche di sacchetti per la colazione da portare all'intera crew per non destare sospetti, piena di buoni propositi. La giornata era iniziata in modo strano, con la sensazione che qualcosa nell'aria fosse diverso, ma preferiva non dare ascolto a quei segnali, non aveva mai creduto nel destino.
«Buongiorno! Ho portato la colazione per tutti, spero di non essere di troppo.» Si annunciò mentre chiudeva la porta alle proprie spalle.
Ogni cosa era in fermento quella mattina, ma niente era diverso dal solito, perché le tante persone che affollavano quel posto lo rendevano caotico e vivo. Però poteva percepire una vibrazione diversa circondarla, come se ci fosse qualcosa di nuovo ad attenderla.
Sentì una voce di donna in lontananza, una ragazza mora con i capelli lunghi che sembrava a suo agio con i membri della squadra. Fu un attimo, la vide sparire nella zona di registrazione, tanto che non ci fece caso, non la preoccupò. Non aveva ancora imparato a riconoscere tutti i volti e i nomi delle persone che lavoravano con i Glory, ma era quasi certa fosse Kelly, l'addetta all'ufficio stampa, senza la quale Carter non poteva stare, aveva la tendenza a controllare tutto. Un sentimento più che legittimo, dato che era stato parte attiva della creazione dei Destination: Glory e se ne assumeva gran parte delle responsabilità.
«Spero di non disturbare.» Esordì nell'entrare in cucina, un sorriso stampato in faccia come ogni volta in cui metteva piede lì dentro, però la gente non sembrava dello stesso avviso. Tutti erano in fibrillazione, silenziosi in modo innaturale, pronti ad attendere la sua prossima mossa. Posò la colazione con gesti meccanici sul bancone che separava la cucina dal piccolo salotto, innervosita da quelle attenzioni. Sembrava che tutti sapessero, ma era impossibile, perché erano stati attenti a non tradirsi.
Logan le andò incontro, quasi le avesse letto nel pensiero. «No anzi, hai fatto bene a passare, era da un paio di giorni che non ti si vedeva qui, sei mancata.»
Un commento che la mise in allarme, perché non era da lui sbilanciarsi a quel modo davanti agli altri. Era strano. Sembrava stesse cercando di giustificarsi con lei, senza preoccuparsi delle persone attorno a loro.
Attratta dalle loro voci, la ragazza che Cam aveva notato prima arrivò nella stanza.
Kat, che assistette alla scena e vide correre qualcosa tra la nuova arrivata e Logan, capì che ci fosse sotto qualcosa di grosso e si avvicinò al batterista.
«Chi è questa ragazza?» Chiese a Logan con finta innocenza, dopo essersi avvicinata, mentre prese ad accarezzargli il braccio. Come se la confidenza, che un tempo era sua per via del loro rapporto, fosse naturale e appropriata. Legittima.
Camille la riconobbe al volo. Non c'era dubbio, era Kat, l'ex di Logan. La stessa con cui da anni continuava a prendersi e lasciarsi. Si irrigidì, ma si impose di non pensare al peggio, perché a causa della tensione di quel periodo vedeva tutto nero, poi però si accorse che lei indossava una maglietta di Logan, soltanto quella, sopra un paio di shorts che assomigliavano a degli slip.
Si rivolse a lui con una voce così surreale che nemmeno lei stessa riuscì a riconoscere.
«Potrei farti la stessa domanda, ma si dà il caso io conosca già la risposta. In fondo sono soltanto una fan.» Sorrise in modo sarcastico, senza alcun calore. «La vera domanda è: cosa ci fa lei qui, con addosso la tua maglietta? Ma immagino già che la risposta sia che non sono affari miei. Beh, sbagliato.»
Era un fiume in piena pronto a esondare su se stesso, tanto da non pensare alle parole che le erano appena uscite di bocca.
«Cam, non mi sembra il momento.» Disse lui di rimando, asciutto e teso. Quasi la stesse implorando con un messaggio sottinteso in poche parole.
Soltanto dopo si ricordò di scrollarsi dalla presa di Kat.
Logan avrebbe voluto parlarne in privato, chiarire la situazione che diventava sempre più confusa. Da quando aveva avuto indietro la propria vita i dubbi erano diventati reali. Temeva che Camille, anche non volendolo, l'avesse desiderato diverso, che lui non si fosse mostrato per quello che era davvero, ma per chi avrebbe voluto essere per lei, e non era sicuro di poterlo diventare. Le pretese che Cam avanzava in quel momento non facevano altro che farlo vacillare e, al posto di spingerlo a risolvere il fraintendimento, lo portavano a farsi scorrere tutto addosso nel tentativo di prendere tempo e capirci qualcosa.
Inoltre avere lì Kat aveva reso tutto strano. Eppure era rincuorante, perché una parte di lui apprezzava la normalità che lei portava con sé, il fatto che tutto fosse diventato familiare e conosciuto, in un certo senso sicuro. Come se avesse scavato nel profondo per recuperare la sensazione di stabilità che le solite facce gli davano, sensazione di cui aveva un disperato bisogno. Per quanto sapesse non essere corretto, Logan in fondo trovò quell'emozione giusta, e la cosa lo fece sentire tremendamente colpevole.
Era come se ovunque si fosse girato per prendere aria non l'avesse trovata, una prigionia fatta di mura troppo piccole che si era creato da solo.
«Certo, perché non è mai il momento, con te! Non raccontiamo niente ad anima viva, non ora. Né mai, a quanto pare, perché non c'è nulla da dire, vero? Parlarmene era troppo difficile, è stato più semplice mostrarmelo.»
Si era già pentita delle proprie parole, ma Logan l'aveva ferita in modo devastante. Da come parlava e cercava di frenarla sembrava lui quello tradito, perché il segreto che aveva cercato di mantenere con tanta cura era stato spifferato con immensa schiettezza da lei. La stessa persona che era stata tradita davanti agli occhi di tutti e che aveva visto le proprie speranze – perché per quanto Logan sembrasse coinvolto non aveva sperato tanto – andare in frantumi così come il cuore. Si sentiva stupida, umiliata e ingannata, ma lui pretendeva di essere la vittima della situazione e la cosa non le era andata giù.
Era stata la disperazione delle parole di Camille a far capire a Logan il danno creato dalla presenza di Kat con addosso soltanto la propria maglietta, una frattura all'apparenza incolmabile alla quale lui doveva recuperare. «Non è come sembra.»
Cam però non gli cedette il passo, lo fissò dritto negli occhi, con le mani poggiate al bancone della cucina, mentre attorno a loro un silenzio assordante e irrequieto si agitava fino al punto da dare fastidio. «Vuoi dirmi che non te la sei scopata?!»
Logan attese un secondo di troppo, rendendo la risposta viziata dal senso di colpa. «No. Non significa niente per me.»
«Ehi, sono qui. Per te.» Kat, rimasta zitta fino ad allora per evitare di compromettere la propria posizione, si difese come poté da quelle parole che volevano liquidarla come una pratica ormai chiusa. Non era arrivata dall'altra parte del mondo per essere trattata a quel modo.
«No, sei qui per te, come ogni volta.» Logan l'aveva fissata, ma l'aveva vista appena. La sua attenzione era ormai focalizzata su Camille. La sensazione di perderla si faceva più concreta di minuto in minuto, così come il sentirsi pugnalato dalle confessioni di lei, esternate davanti alle persone a cui avrebbe voluto accennare del loro rapporto a suo modo, nel giusto momento. L'orgoglio bruciava e faceva sempre più fatica a capirla.
«Certo.» Camille annuì quasi comprensiva mentre lui e Kat battibeccavano, però intanto la testa correva verso mille pensieri diversi. «Ma ci avete provato, giusto? Altrimenti non mi so proprio spiegare come la tua maglia sia finita addosso a lei. Cos'è successo, non ti sei eccitato? È stato il senso di colpa, oppure lo schifo che, giustamente, devi farti?»
«Smettila, non è così.» Rispose lui sempre più irritato e punto sul vivo dalle sue verità scomode. Il fatto che Camille fosse senza pietà gli faceva venir voglia di ripagarla con la stessa moneta, come se quello che le aveva sbattuto in faccia quella mattina non fosse stato abbastanza.
Era sbagliato e lo sapeva, ma non riusciva ad aprirsi davanti agli altri, soprattutto ai Glory, per dare ulteriore spettacolo.
«Beh, io non so com'è, perché sei sparito senza una giustificazione. Non do la colpa a nessuna delle persone che ti circondano, né a lei né agli altri, ma a te, perché sei tu che sei cambiato da quando ci sono loro.» Per amor proprio cercò di trattenere le lacrime, per quanto fosse difficile. C'erano molte cose che potevano portarle via, ma la dignità non faceva parte di esse. «Non so cosa sia successo tra voi due e nemmeno lo voglio sapere. Sei l'ombra di te stesso, di nuovo.»
Una frase che bruciava come uno schiaffo sulla pelle di Logan.
Camille si accorse di aver passato il segno, ma cercò di mascherare la paura e non abbassò lo sguardo, malgrado sapesse che a breve Logan le avrebbe restituito lo stesso trattamento, perché era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
«Non ti azzardare! Cosa pretendi da me? Non abbiamo mai avuto un equilibrio, una stabilità o la promessa di qualcosa di eterno. Stavamo provando.» Aveva gli occhi fuori dalle orbite, la voce grossa e un nervo scoperto che sembrava impossibile da nascondere ormai, come la loro relazione.
«A fare cosa? Ma ti senti? Non sei nemmeno riuscito a formulare una frase di senso compiuto per provare a difenderti, fino a ora. Ho preteso che tu cercassi di mantenere le promesse fatte, ma a quanto pare ho sempre frainteso quello che è successo in questi mesi. Ok, me ne assumo le responsabilità, ma dovresti fare altrettanto. E avere un po' di rispetto per me, perché io per te l'ho sempre avuto.» Espirò per cercare di farsi forza, ma il fatto che fossero arrivati a recriminazioni sempre più pesanti la diceva lunga sulle condizioni del loro rapporto. «Fatti sentire quando torni in te. Se torni in te.»
Sorrise amara mentre si allontanava dalla cucina per andarsene, nemmeno lei credeva alle proprie parole.
Kat rimase sconvolta per quelle ammissioni, perché erano accuse che le fecero capire quanto i due si conoscevano bene, oltre al fatto di non aver suscitato in Camille la benché minima gelosia, perché Camille era più arrabbiata per il segreto tra lei e Logan, che dalla sua presenza lì. Kate era stata soltanto il motivo scatenante, non il punto d'arrivo dell'intera faccenda. Era un'offesa per il suo ego. Così si rivolse a Logan per sferrare il proprio tiro mancino, nella speranza di riportare l'attenzione di lui su di sé. «Tu ti facevi quella lì? Quanto sei caduto in basso?!»
Camille tornò indietro come una furia, ma questa volta era concentrata sulla ragazza del batterista, alla così disperata ricerca di visibilità.
«Ok, non vuoi proprio essere risparmiata, nonostante ti avessi concesso l'opportunità.» Le puntò un indice contro e il tono si fece aspro, rabbioso. Per quanto non fosse colpa di Kat ciò che era successo. era pur sempre il motivo scatenante di quella bomba, perciò Cam trovò soddisfacente riversare qualche accusa anche contro di lei. Poco nobile, certo, ma liberatorio. «Brava, fai la spavalda, ma non sei il porto sicuro a cui lui torna ogni volta, quanto più l'unica sempre disponibile. E, credimi, c'è un'enorme differenza.»
Trattenne le lacrime a fatica, finché una scivolò dall'occhio lungo la guancia.
Camille espirò, poi tornò sui suoi passi prima di cadere oltre nel ridicolo, non voleva dimostrarsi debole davanti a tutti loro, né aveva la voglia di portare avanti quel discorso sterile, ormai chiuso dal silenzio dietro cui Logan si era barricato.
«Fate quello che volete, io me ne chiamo fuori» Dichiarò poco prima di andarsene. «Ciao a tutti, ciao Glory. Andate al diavolo.»
Se ne andò senza sbattere la porta per non permettere loro di poter tirare un sospiro di sollievo e sentirsi meno in colpa. Scese le scale sapendo di aver segnato il primo passaggio definitivo tra lei e Logan, con la consapevolezza di aver mantenuto la promessa che gli aveva fatto tempo prima: restare finché lui l'avesse voluto.
Le sembrò chiaro che quel tempo era finito.
Hello you!
Ecco, ora che sono nel bunker anti insulti, vi posso parlare.
Logan, all'apice dei suoi dubbi, sbaglia.
La mancanza di tempo, di equilibrio, di un terreno solido su cui muoversi, frana a terra. Ha paura, è nel panico e lo dimostra. Nel capitolo si può fiutare la sua paura.
Non parla, per evitare di complicare la situazione, soprattutto agli occhi degli altri, ma in realtà la situazione la complica, perché va a rendere complesso il rapporto tra lui e Cam, l'unica persona in grado di portare pace ed equilibrio nella sua vita.
E ora la vera domanda è: cosa succederà?
Carter come si sentirà?
Riusciranno Cam e Logan a chiarirsi? E i Glory e Logan parleranno di questa situazione che è stata creata?
A lunedì prossimo con un capitolo che, sono abbastanza sicura, non vi aspetterete.
Cris
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