19. Occhi aperti
Carter era preoccupato. Logan era diverso, addirittura migliore di quanto ricordasse. Non che ci fosse nulla di male a riguardo, ma c'era qualcosa che non gli tornava. Suo cugino era determinato e carico, sembrava felice e pieno di buoni propositi, gli ricordava la persona che era stato prima dell'arresto e di essersi perso lungo il suo percorso. Era convinto che Camille c'entrasse qualcosa in tutto quello.
Non era stupido, aveva notato gli sguardi carichi di significato che passavano tra i due; quando erano vicini i loro corpi vibravano, era impossibile non essere intossicati dalla tensione che scorreva tra loro, non quando si condivideva la stessa stanza. Cam pareva una brava ragazza, le classiche bellezze naturali che, con la loro spontaneità, erano in grado di attrarre un uomo senza dover fare alcuno sforzo. Non era stato forse così anche per lui e Jade? Eppure Carter non si fidava. Non la conosceva, e di certo non era il tipo da concedere facilmente la propria confidenza. Ma l'aspetto ingenuo di Camille non la aiutava. Era una fan, una persona che poteva essere alla ricerca del proprio quarto d'ora di celebrità, come tutte le ex del batterista. Modelle o attrici alla ricerca della ribalta che vedevano in lui la spinta giusta per uscire dall'anonimato. Non che Logan se ne preoccupasse, perché prendeva le relazioni con più superficialità di quanto pensasse, ma si lasciava sempre trascinare dai comportamenti meschini delle donne con cui si accompagnava, perdendo un po' del suo io. Si adagiava troppo su quello che avevano da offrirgli, senza vedere quello che pretendevano in cambio.
Carter non era certo che Camille fosse così, ma il fatto che Logan avesse tenuto la bocca chiusa su quello che poteva esserci tra loro due l'aveva fatto pensare al peggio, perché non si nascondeva qualcosa di bello. Forse Logan era ricaduto nelle vecchie abitudini e voleva nasconderlo.
«Siamo tutti d'accordo che Logan ci sta nascondendo qualcosa?» Esordì nel sedersi sul divano, accanto agli altri membri del gruppo. A rapporto mancava solo l'argomento di discussione, che aveva giustificato la propria uscita con una corsa.
«Vuoi davvero parlare di questo? Sai benissimo che se dovesse venire a saperlo si incazzerebbe a morte.» Oliver, per quanto avesse notato le stranezze del batterista, non era così propenso ad analizzarne i comportamenti. Per quanto fosse inusuale, gli era sembrato positivo, ed era quello di cui lui e la band avevano bisogno.
«Per questo è meglio che teniate la bocca chiusa, dato che qui ci siamo soltanto noi.» Lo riprese Carter per zittirlo. Se pensavano che per lui fosse facile affrontare quel discorso, si sbagliavano di grosso. «Sono preoccupato e vorrei confrontarmi con voi.»
Erano le sue manie di controllo a emergere, ne era consapevole, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare Logan, non era pronto a vederlo distruggersi, né arrestato di nuovo.
«Anche a me ha dato l'impressione di aver qualcosa per la testa.» Ammise Seth, diplomatico, senza dare alcuna inflessione positiva o negativa alla propria frase. Lo conosceva abbastanza per sapere che c'era qualcosa in ballo, ma non era sicuro che fosse qualcosa di brutto.
«Beh, ma va a correre per sfogarsi.» Intervenne ancora Oliver. Sotto quell'aspetto tutti e quattro erano simili: avevano interessi con cui tenersi occupati e la musica il resto del tempo. «Suona per sfogarsi. Logan è fatto così!»
«Tu pensi davvero che sia uscito a correre?» La domanda retorica di Carter li mise in guardia. «Quello stronzo sta scopando più di noi tre messi insieme, fidati.»
La verità era che era bravo osservatore. Aveva notato che, durante le corse di Logan, la portafinestra di Camille – che dava sulla sala ristoro dello studio – era sempre chiusa, ma si riapriva dopo nemmeno un'ora per poi restare aperta tutto il giorno. Un comportamento bizzarro, se si considerava l'aria che poteva entrare. Era giugno, ogni modo era accettabile per patire meno caldo, e una porta chiusa non avrebbe mai potuto contribuire alla causa.
«Lo pensi veramente?» Seth era perplesso.
«Ne ho quasi la certezza.»
«E con chi...»
«Camille?» Si intromise Oliver, sorpreso. Aveva notato quanto fosse carina, ma non pensava potesse essere il tipo di Logan. Era abituato a ragazze più sfacciatamente belle, più appariscenti.
«Già.»
«Beh, ma è soltanto sesso.» Minimizzò l'altro, ancora stupito dalla propria scoperta. In effetti un simile rapporto avrebbe giustificato molti atteggiamenti di entrambi.
«Il sesso è un buon modo per sfogarsi. Al pari della corsa.» Sorrise Seth, divertito. «Ma è più divertente.»
«Verissimo.» Il cugino decise di mostrare anche agli altri i ragionamenti che aveva fatto, voleva che capissero il motivo della sua preoccupazione. «Quello che non mi piace è che ce lo tenga nascosto. Che motivo avrebbe di non raccontarcelo?»
«È riservato.» Oliver lo era di sicuro. Ma sapeva che tutti, all'interno del gruppo, dopo l'avvento della popolarità avevano imparato ad apprezzare il poter tenere il qualcosa per loro stessi, e la sua scelta era ricaduta su Amber, la sua futura moglie. Tutti conoscevano la sua esistenza, qualche volta condividevano una foto insieme sui social, ma niente più dello stretto necessario per essere lasciati in pace e sedare la curiosità dei fan.
«Di solito si è mai fatto riserve sui dettagli delle sue avventure sessuali?!» Gli fece notare Carter.
«Dici che potrebbe essere seria?» Il chitarrista si prese del tempo per pensare. «In effetti ho sempre notato tra loro una certa elettricità. Gli sguardi, il modo in cui si capiscono senza parlare, il modo che hanno di raccontare quello che hanno passato.»
«Pensavo di essere l'unico ad aver notato che nelle loro storie fossero coinvolti soltanto Logan e Camille e meno Serge e Leandro.» Seth, come gli altri ragazzi, aveva percepito la loro alchimia, ma non aveva attribuito alla cosa alcun significato. Aveva pensato che ci fosse dell'interesse reciproco, ma che non fosse stato esplorato da entrambe le parti. Appartenevano a due posti diversi, non sarebbe stato facile gestire un simile rapporto. Non per Logan, così abile a farsi coinvolgere dalle situazioni più difficili per poi uscirne ammaccato.
«Torniamo al punto.» Li richiamò all'ordine Carter, contento di averli messi sull'attenti. «Potrebbe essere più seria di una scopata e via, ma non ce lo sta dicendo. Perché?»
«Hai paura che Camille sia come Kat?» Seth andò dritto al punto, svelando così i timori del cantante. Un allarme risuonò nella sua testa e, nell'osservare Oliver, capì che anche per lui era lo stesso.
«Come Kat, come Hannah, come Dana e tutte le altre.» Aggiunse Carter per essere chiaro.
Logan era coinvolto, ormai era palese. Il suo problema era il non accorgersi di buttarsi a capofitto nella cosa, finché era risucchiato dalla situazione e ne usciva sopraffatto. Era il vortice negativo in cui si era lasciato cadere troppe volte, l'ultima prima dell'arresto.
Camille, da quel punto di vista, era una complicazione. Lo era nel momento in cui rimaneva il legame di Logan a Montpellier, mentre la vita di lui era a Los Angeles. Due aspetti di due persone che non potevano essere conciliabili, né facilmente risolvibili.
«Non sembra pericolosa.» Provò a dire Seth. Conosceva bene la tendenza dell'amico a voler dare una possibilità alle ragazze con cui aveva avuto una relazione, ma Cam gli sembrava davvero diversa.
«Nessuna lo sembrava davvero. Avevano l'aria di essere troppo svampite per manovrarlo, ma in un modo o nell'altro ce l'hanno sempre fatta.» Gli ricordò Carter, ben più cauto sull'argomento.
«È una fan, in effetti c'è il rischio che poi venda la storia ai giornali o si faccia pubblicità su qualche social.» Concluse Oliver, più pratico del bassista.
«Vedo che ci capiamo.»
«A me non sembra male.» Seth rispose con indifferenza, ma si sentiva in dovere di difendere gli interessi di Logan, per quanto non conoscesse la situazione, perché lui non era lì per farlo. Inoltre non trovava corretto trarre conclusioni su una persona che non conosceva: troppe volte era successo a loro che venisse riservato lo stesso trattamento ma, a quanto pareva, gli altri due l'avevano dimenticato. «È diversa dalle ragazze che Logan ha sempre frequentato, ha qualcosa di innocuo. Quando lo guarda è come se avesse due cuori al posto degli occhi.»
«Ma non la conosciamo.» Rimarcò Carter, sempre più convinto delle sue idee. «E il fatto che vogliano passare inosservati non mi sembra una cosa positiva.»
«Per una volta vorrei fidarmi di Logan e delle sue scelte.» Seth era intenzionato a credere nel cambiamento dell'amico, voleva dargli fiducia.
«È migliorato da quando è qui.» Ammise Oliver, asciutto. «È sereno, felice. Magari è merito suo.»
«Io al posto di fidarmi preferisco preoccuparmi di lui e della band.»
La frase di Carter sembrò mettere fine al discorso, portando con sé l'altra vera motivazione di quell'interesse: il gruppo. Il silenzio prolungato che ne seguì gli fece capire di aver toccato il tasto giusto.
«Cosa avresti intenzione di fare? Non puoi impedirgli di vederla.» Oliver aveva cominciato a ragionare e a cercare una soluzione al problema, sapeva che a volte lasciare a Carter carta bianca non era producente come si sarebbe aspettato.
«E parlargliene lo ferirebbe a morte. Si sentirebbe tradito dalla nostra mancanza di fiducia.» Seth si preoccupava del suo amico. Gli sembrava che avesse trovato una sorta di stabilità, non sapeva quanto precaria fosse, non voleva buttarla al vento alla prima occasione.
«Qualcosa mi inventerò.» Era suo cugino, dannazione. Era come un fratello, il suo migliore amico, non poteva stare lì a guardarlo mentre inanellava una scelta sbagliata dopo l'altra, non se queste avessero avuto ripercussioni sulla band, e ce l'avevano sempre.
«L'ultima volta abbiamo rischiato grosso, Carter.» Gli ricordò il bassista, preoccupato. Era stato un periodo difficile per tutti. «Si era allontanato da noi per avvicinarsi a Kat. Dobbiamo essere prudenti.»
«Già, Kat...» Sussurrò Carter tra sé, quasi l'avesse avuta davanti agli occhi. Lei e quei tempi bui.
Nel momento in cui si mise a pensare sapeva fosse la cosa sbagliata, ma era comunque un'idea, un diversivo che avrebbe ricordato a Logan da dove veniva e che lo avrebbe riportato sulla strada giusta. O almeno così sperava.
«Al momento giusto affronteremo il problema. Ora torniamo di sotto, prima che arrivi e ci trovi qui.» E, nel dirlo, Oliver si alzò per chiudere il discorso, seguito dagli altri due, persi nei loro ragionamenti sulla questione.
• • •
Logan, nel frattempo, si era preso del tempo per pensare. Era fuori da solo, lontano dallo studio, dai Glory, ma anche da Camille. Non aveva corso, ma si era allontanato abbastanza per dare ascolto ai propri pensieri senza che nessuno lo interrompesse, aveva bisogno di tempo da passare con se stesso. Da quando il gruppo era arrivato, tutto era diventato più confuso. A partire da lui.
Si era reso conto di quanto fosse bello avere tutti lì, ma c'era qualcosa che non andava. Prima di tutto, riavere con sé Carter, Seth e Oliver gli aveva fatto capire quanto provasse nostalgia per Los Angeles. Però a Montpellier era bello, per quanto inaspettato potesse essere, perché c'era Camille, la persona che più l'aveva sconvolto e sorpreso negli ultimi mesi, facendolo sentire vivo come non mai. La somma delle due cose avrebbe dovuto renderlo felice, invece si sentiva smarrito. Era come se non riuscisse a far convivere due aspetti importanti della propria vita, quasi le presenze di tutti gli avessero fatto capire quanto fosse provvisoria quella situazione, perché Montpellier di definitivo non aveva nulla. Eppure era consapevole di non poter dire la stessa cosa di Camille, anche se non avrebbe saputo dare una definizione al loro rapporto, o una soluzione al dubbio che lo consumava da un po'.
Più passavano i giorni, più le idee di Logan si ingarbugliavano. Era andato lì per sistemare la sua vita e dimostrare di essere in grado di gestirla, ma sembrava che a ogni passo le cose gli sfuggissero di mano. Era bastata una piccola falla nel piano, come Camille e tutto ciò che la sua presenza comportava, per mostrare tutte le crepe del muro che lo circondavano.
Avrebbe voluto cercare oltre di chiarirsi le idee, ma una chiamata lo riportò alla realtà, lasciandolo nello smarrimento totale e con la promessa di riprendere i propri pensieri il prima possibile, per cercare di fare chiarezza e smettere di scattare per ogni stupidaggine. Aveva bisogno della tranquillità che aveva trovato nei mesi precedenti e perso così facilmente.
Hello you!
Un confronto inaspettato e non proprio fantastico. Seth difende timidamente Logan, mentre Oliver – indeciso – si lascia trascinare dal pensiero di Carter.
Ma a cosa porterà questo discorso?
Fronteggeranno Logan a viso aperto o aspetteranno la sua confessione?
E cosa dire di Logan?
È una persona che necessita di tempo, ha bisogno di equilibrio, e da quando i Glory sono arrivati a Montpellier non ha né l'uno né l'altro, e i dubbi iniziano a farsi sentire.
Deve trovare il modo di sistemare le cose e deve trovarlo in fretta.
Soltanto la prossima settimana scopriremo cosa succederà...
A lunedì,
Cris
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