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18. Rincorrere il momento

Camille, che dall'arrivo di tutti i Glory si era tenuta ben lontana dallo studio di registrazione, fu distratta dal suo script dal campanello.

«Sì?» Corse a rispondere preoccupata, non aspettava nessuno. Era raro che le capitasse una cosa simile: o era il corriere o Serge che aveva dimenticato le chiavi, ma era certa che non si trattasse di uno dei due.

«Aprimi, veloce!» La voce di Logan le arrivò chiara e concitata, così gli aprì il portone il prima possibile e fece lo stesso con la porta di casa.

«Sei pazzo? Cosa ci fai qui?!» Gli domandò quando lo vide comparire sul proprio piano. Indossava un paio di pantaloncini sportivi e una canotta scollata sui fianchi. Fu strano vederlo in quel modo, perché di solito Logan non usciva mai con un look così rilassato, al posto degli shorts avrebbe indossato i jeans, quasi le star non soffrissero il caldo.

«Mi sono inventato la scusa di andare a correre per vederti.» Le disse con un principio di fiato corto, forse era andato davvero a farsi un giro. «E per stare un po' da solo. Non mi ricordavo quanto potesse essere caotico il mio lavoro. Non dopo aver passato così tanto tempo in pace in uno studio.»

Camille sorrise. Un gesto impacciato ma sincero che la fece sentire un po' stupida.

«Per me?» Aveva rischiato di farsi scoprire da tutto lo staff dei Glory e dal gruppo stesso soltanto per vederla. Nessuno aveva fatto tanto per lei, si sentiva importante. Era una sensazione nuova, ma bellissima.

«Certo.» Le disse una volta chiusa la porta alle loro spalle e dopo averle baciato il naso. Non aveva paura a dimostrare le proprie emozioni tramite le effusioni, era sempre stato affettuoso nei propri rapporti e non se ne vergognava affatto. «Come avrai notato è un po' difficile vedersi da soli. Soprattutto da me. Soprattutto se decidiamo di mantenere la cosa segreta. Sei ancora dell'idea?»

Si preoccupò di chiederle.

«Sì.»

«Perché?» Era curioso. Logan le aveva spiegato a fondo le proprie giustificazioni per evitare che rimanesse ferita dalla scelta, ma non sapeva perché Camille si trovasse d'accordo o non avesse mosso alcuna obiezione a riguardo. Era stato abituato a donne che lo avevano cercato per il suo aspetto e ancor di più per la sua fama, se avesse tolto loro l'unico modo di farsi pubblicità in quel momento la sua lista di ex ragazze sarebbe stata molto più corta.

Non era stato un problema fino a ora il trattamento che le donne con cui era stato gli avevano riservato, dato che anche lui non si era mostrato particolarmente coinvolto dalle circostanze, ma con Cam era una situazione nuova. Per lei valeva la pena di metterci impegno e correre qualche rischio anche se, per la prima volta, provò un pizzico di panico per quella condizione inaspettata. Non era sicuro di poterla gestire.

«Condivido le tue motivazioni.» Ammise convinta. Poi, però, fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo a sottolineare quanto le costasse aggiungere il resto. «E preferisco tutelarmi. Se la notizia trapelasse da qualche "fonte vicina al batterista" avrei finito di vivere, inoltre non sarebbe un modo per farmi benvolere dal resto del gruppo.»

Ci aveva pensato un'infinità di volte da quando aveva conosciuto Seth, Carter e Oliver. Le prime due notti dopo il loro arrivo le aveva passate sveglia, a rimuginare sui vari scenari nel caso in cui i Glory avessero scoperto di lei e Logan prima che avessero avuto l'opportunità di conoscerla e, perché no, apprezzarla.

«Cioè?» Le accarezzò la guancia nel tentativo di cancellarle la preoccupazione dal viso.

«Andiamo, ho preferito essere onesta e mi sono presentata come una fan.» Lo guardò ovvia mentre sistemava le carte che aveva sparpagliato sul grande tavolo del salotto. «Se ammettessi di avere un rapporto con te, di fare sesso, passerei per la fanatica alla ricerca dei quindici minuti di popolarità. E non lo sono, quindi non voglio.»

Logan, al posto di prenderla in giro, la abbracciò da dietro, cogliendola alla sprovvista.

Le sussurrò appena all'orecchio, approfittando dell'estrema vicinanza: «Direi tutto di te, tranne che tu sia una groupie fanatica.»

Camille si abbandonò contro il suo petto, più rilassata, infine espirò in un motto di esasperazione. Quella situazione non era affatto facile, ed era frustrante pensare che l'avessero creata loro due, ma anche solo immaginare di darsi in pasto a una band di fama mondiale per decidere del suo futuro – alquanto incerto, doveva ammetterlo lei stessa – le faceva rivoltare lo stomaco.

«Ma gli altri non lo sanno. E ho come l'impressione che non sarebbe facile convincerli del contrario.» Confessò sconfitta. «Sembrano molto protettivi nei tuoi confronti. Io sarei vista come la cattiva da abbattere.»

«Interessanti osservazioni e tutte vere, purtroppo.» Le diede ragione dopo averle depositato un lieve bacio tra il lobo e la mascella. «Eppure tra noi è stato tutto diverso. In effetti è incredibile come io sia riuscito ad aprirmi con te sin dall'inizio, ma mi hai ispirato sempre una certa fiducia. Ho visto qualcosa di diverso in te, e con il tempo ho avuto la prova di non essermi sbagliato.»

Lei si girò verso Logan per sorridergli. Forse l'averlo trattato male la prima volta in cui l'aveva visto le era servito per guadagnarsi il suo rispetto. In fondo ne avevano fatta di strada insieme, erano riusciti entrambi a liberarsi dal peso del passato.

«Stiamo diventando smielati, Mister ti strapazzo come la mia batteria?» Gli domandò ironica nel mettergli le braccia attorno al collo, per far volare le dita tra i capelli di lui all'altezza della nuca.

«Avevo tanta voglia di vederti.» Mormorò lui sulla pelle del collo di Cam, nel punto dove la vaniglia dello shampoo si mischiava al sapore della sua pelle. Si fece serio. «Serge è in casa?»

«No, è di turno.» Le dita di lei che scorrevano languide alla base della piccola coda di Logan.

«Meglio così, non avrei voluto traumatizzarlo. In fondo gli devo tanto da quando Carter e gli altri sono qui.» Era il minimo non eccedere con le effusioni davanti a lui, per quanto fosse il primo a non risparmiarsi con Camille, visto che, mesi prima, era corsa allo studio per l'eccessivo amoreggiare dei due ragazzi.

«Lo fa volentieri.» Minimizzò lei con un gesto della mano, divertita. «Non lo dire ad Alejandro, ma uscire con noi per depistare i sospetti gli fa lustrare gli occhi. Apprezza molto la compagnia degli altri.»

Come avrebbe potuto risentirsi della presenza di Seth, Oliver e Carter? Erano bei ragazzi con ognuno il proprio fascino, non si sarebbe certo lamentato.

«Mi sento offeso.» Finse Logan con le mani sul cuore per mostrare una ferita mortale al proprio ego.

«Sei il suo preferito.» Lo rincuorò.

«Non è vero.»

«Già, hai ragione.» Rise allegra. «Ma sei il mio preferito. Conta qualcosa?»

«Cazzo sì, conta tutto. Soprattutto se pensiamo che sono riuscito a sorpassare Carter, è un evento raro.» La prese in giro.

«Quanto ti fermi?»

Logan guardò l'orologio. «Il tempo di una corsa. Devo mantenere la guardia alzata se voglio risultare credibile.»

«Per fortuna hai una buona resistenza.» Camille gli sorrise, per poi arrossire.

«Puoi dire giuro.» Rispose malizioso.

Senza sapere davvero dove andare, la guidò verso la sua stanza. Non era mai stato a casa di Camille e Serge, ma fu facile individuare la sua camera, perché era davanti alle finestre della zona relax e della cucina dello studio.

«Fammi entrare nel tuo mondo.» Le aveva sussurrato, cambiando all'improvviso tutte le intenzioni che li avevano trascinati fino a lì.

Studiò i piccoli particolari che lo circondavano. Le pareti erano dipinte di un colore a metà tra il grigio tenue e il lilla, i mobili erano chiari e il letto campeggiava opposto alla portafinestra. Non era una stanza particolarmente ordinata, ma il caos che regnava aveva un ché di organizzato. Forse era semplicemente una stanza vissuta, oppure rappresentava Camille più del necessario. Come lei era la brezza che agitava la vita, la sconvolgeva con la propria costanza, ma non la disturbava con forza.

«Ne fai già parte.» Gli disse lei appena con un filo di voce, a dimostrare che la potenza di quelle parole era nel loro messaggio.

Per Logan era come viverla e respirarla appieno per la prima volta. Un computer con Skype sempre attivo per rimanere in contatto con le amiche, libri letti sulla scrivania insieme a fogli stampati, pronti per essere spediti. Stampe di città che le erano rimaste nel cuore, biglietti di aerei, concerti, film visti al cinema e mostre. Per quanto piccola fosse, quella camera da letto era riuscita a raccontargli tutte le sfumature che aveva soltanto intravisto in lei, era come mettere a fuoco l'obiettivo e marcare i tratti che la contornavano. Tutto, di Camille, gli era diventato chiaro e nitido.

In un moto di pura curiosità si sfilò le scarpe e si buttò sul letto con la testa che penzolava dalla fine del materasso, lo sguardo diretto verso lo studio, sottosopra.

«È tutto così strano visto da qui. È lontano ma vicino.» Lo analizzò come se lo vedesse per la prima volta. Camille, intanto, si sdraiò accanto a lui, la guancia appoggiata sul suo petto e lo sguardo fisso nella sua stessa direzione. «Sembra così tranquillo, eppure dentro, al momento, brulica di vita e trepidazione. È un caos controllato che mi fa impazzire, ma senza il quale non riuscirei a vivere.»

Le piacevano da morire i momenti in cui Logan si lasciava andare a quelle considerazioni così intime e spontanee. Era bello vederlo a proprio agio davanti a lei.

Lo sentì sorridere, perso tra i suoi pensieri.

«È come se fossimo noi due contro il mondo, chiusi in una bolla irraggiungibile a chi è là fuori.» E, nel dirlo, prese ad accarezzarle i capelli. Un gesto lento, come quell'istante soltanto loro, in cui il tempo sembrava aver rallentato il suo scorrimento. «Mi piace.»

«Ne parli come se fossimo destinati a esplodere, a scontrarci con esso.» Gli fece notare.

«No, però lo vedo come se, a volte, volesse mettersi in mezzo.» Si fermò qualche istante per riflettere sulle proprie parole. «Ed è troppo ingombrante perché accada. Rovinerebbe tutto.»

Lo sentì distendere le labbra, lo riconobbe dal respiro strascicato e rilassato, e il cuore di Camille, in risposta, accelerò i battiti, in un gesto incontrollato e coordinato al gesto di lui. Non le serviva vederlo per sapere che aveva accennato un sorriso sereno, né poteva controllare la propria reazione in base ai movimenti di lui. Logan era la causa della sua felicità e anche la sua conseguenza.

«Non ce l'ho con il mondo, sia chiaro. È che mi piace stare qui, con te.» Concluse Logan, con i pensieri in subbuglio. Lì si sentiva al sicuro e, se all'inizio era stato lo studio a conferire a lui e Cam un po' di riservatezza, ora si sentiva protetto da quelle pareti che non aveva mai visto prima. Era come essere in una dimensione parallela, formata soltanto da loro due e alimentata dai sospiri che alternavano le loro parole non dette alle sensazioni che provavano.

«Mi piace averti qui.» Camille prese parola con il cuore pesante, la paura di aprirsi più del dovuto e mostrare in modo troppo evidente ciò che provava. «Ero convinta che qua dentro potessi essere una nota stonata, fuori dal tuo ambiente, invece mi sbagliavo. È come se completassi questo posto, perché c'è tutto ciò che è importante per me.»

Salì su di lui e iniziò a baciargli il collo per poi scendere. Prima che Logan potesse dire qualcosa, prima ancora che iniziasse a rendersi conto di ciò che gli aveva appena detto, gli lasciò l'impronta delle proprie labbra lungo tutto il corpo, e il mondo smise di esistere, lì nella stanza come fuori da essa.

• • •

Logan, nell'andarsene da casa di Camille, aveva fatto le cose per bene e aveva bagnato la maglia e i capelli, nessuno avrebbe messo in discussione il fatto che non potesse essere sudore. Non voleva lasciare adito a dubbi e conosceva bene i suoi amici, si sarebbero domandati cosa avesse fatto davvero se fosse tornato fresco come una rosa.

Le giornate passarono in tranquillità, tra la frenesia dello studio – ormai in piena attività – e le serate in compagnia di Serge, Alejandro e Camille, che spesso portavano i Glory e qualche membro della crew in giro per Montpellier. Li avevano portati all'Odysseum per svagarsi con i go kart e il planetario, ricordando a Logan e Camille uno dei momenti in cui avevano capito di potersi fidare l'uno dell'altra, con degli sguardi così complici che fu difficile al resto della compagnia non coglierli. C'erano state alcune cene nel centro di Montpellier, organizzate per mostrare la bellezza della città al di fuori delle visite del pomeriggio, ben più didattiche. Era un modo per far respirare l'aria della costa francese, ormai piena di vita e iniziative per la stagione balneare appena iniziata.

Per quanto Serge e Alejandro cercassero di essere d'aiuto, i veri narratori delle avventure di Logan in città erano lui stesso e Camille. Travolti dal clima disteso che aleggiava tra loro e il gruppo, avevano abbassato le difese e i filtri verso la gente che li circondava, soprattutto verso Oliver, Seth e Carter.

"Siamo andati a mangiare spagnolo" diceva uno dei due, con la giusta superficialità. Poi però si girava verso l'altro e aggiungeva: "Ti ricordi? Ci siamo divisi la paella."

Bastava un simile scambio per far alzare le sopracciglia alle gente attorno, perché traspariva una complicità tra i due, un'elettricità così particolare che si dava per scontato che Serge, Alejandro e chiunque altro non fosse stato nei paraggi.

La verità era che il rapporto tra Camille e Logan era lo specchio delle loro parole e azioni. Era sincero, pure troppo. Non erano mai stati abituati a nascondersi e influiva parecchio sul modo che avevano di comportarsi.

C'era la schiettezza che li aveva contraddistinti dall'inizio, la genuina voglia che avevano di fidarsi e su cui avevano costruito la relazione che li aveva legati fin dal principio. Diventava dunque difficile contenersi e cambiare il modo di interagire che avevano sempre avuto.

Inoltre c'era il desiderio inespresso dei loro corpi di toccarsi. L'intensità che riuscivano a esprimere anche a distanza era quasi imbarazzante nella sua chiarezza, così come la necessità che avevano di stare vicini, anche se si costringevano a una certa distanza per rendersi le cose facili.

Erano supposizioni e nulla più per i Glory e la crew presente ogni volta che Logan e Cam interagivano, non c'era niente di certo, ma il fatto che fosse un sospetto comune era bastato a rendere la cosa una preoccupazione reale per chi li circondava.

Logan, stressato per la nuova situazione, era sempre più confuso. Si sentiva meschino a tenere nascosta la persona migliore che gli fosse mai capitata, ma era un egoista e preferiva averla per sé. Desiderava che gli altri la conoscessero per la ragazza che era, non per il ruolo che aveva nella sua vita. Una posizione tutt'altro che semplice, perché più ci pensava e meno riusciva a trovare una soluzione alle domande che si poneva sulla questione.

Non era facile ritagliarsi dei momenti per loro due e la cosa lo rendeva irrequieto. Logan era abituato ad avere un enorme spazio e altrettanto tempo da dedicarle ed era stato costretto a rivedere la propria routine, una cosa che non gli andava affatto a genio. Ma tenere Camille segreta era l'unico modo che aveva perché il resto dei Glory lo prendesse sul serio, e lui aveva lavorato anima e corpo sulle melodie e sulle parole che aveva buttato giù in quei mesi. Non voleva farli preoccupare, né tantomeno sminuire il proprio lavoro, era dunque fondamentale che lo prendessero sul serio, e sembravano sulla strada giusta. Da quando erano a Montpellier sembrava avessero recuperato l'affiatamento di un tempo, quello che li aveva caratterizzati prima che venisse arrestato.

Era come se con lui non camminassero più su un terreno minato, quasi lo vedessero più positivo e determinato. Logan si sentiva davvero così, anche se non tutto era perfetto e tranquillo come voleva far credere.

Dio, quel giorno era difficile districarsi tra i pensieri e concentrarsi sulla musica e a volte si domandava cosa ci facesse con le bacchette in mano.

«Logan.» Lo chiamò Carter durante una sessione in sala registrazione. «Sei fuori tempo. Ancora.»

«Ops.» Cercò di sdrammatizzare il batterista con scarso successo.

«C'è qualcosa che non va?» Il cugino sembrava interessato e all'apparenza tranquillo, ma Logan lo conosceva bene, troppo, per sapere che il suo comportamento l'aveva messo sull'attenti. «Sembri distratto.»

Si prese il giusto tempo per rispondere, facendo così rullare gli stick sui piatti.

«No, stavo pensando a un altro modo di rendere l'armonizzazione, ma non sono sicuro che possa funzionare.» Sorrise, ostentando una sicurezza che al momento non aveva. C'era un vuoto familiare all'altezza dello stomaco, però questa volta era una crepa, non una vera voragine. Non ancora. «Nessuna distrazione.»

La confusione a cui aveva accennato prima non era generata solo da Camille e dalla clandestinità del loro rapporto, il problema di Logan era che si sentiva diviso. Da un lato era felice che fossero tutti lì, era bello averli attorno e tornare a fare quello per cui era nato, era come sentirsi a casa. Ma a casa non c'era davvero, sentiva la nostalgia di Los Angeles. A Montpellier si trovava bene, era tutto nuovo ed entusiasmante e, inoltre, c'era Camille, un aspetto da non sottovalutare. Però non era casa. Non percepiva la Francia come un posto definitivo, non come lo era LA. Gli mancava qualcosa per sentirsi completo e soddisfatto. Appagato.

Non potersi confidare con qualcuno riguardo la situazione lo consumava dentro.

«Sei strano, amico.» Oliver tentava di avvicinarsi al cuore del problema, sperava di aver servito l'assist giusto agli altri due affinché fossero loro ad arrivare al punto. «Sei carico, sembri al cento percento e poi ti allontani all'improvviso.»

«Se non ti conoscessi direi che hai in testa qualche ragazza.» Seth pizzicò le corde del basso per poi accennare un sorriso scherzoso. Pregò perché la sua frase suonasse come una provocazione bonaria e non come un'accusa, anche se c'era la curiosità di andare a fondo nella questione.

«Cosa vai a pensare?!» Minimizzò in tono neutrale, mentre dentro montò puro terrore. «Ero ispirato dalla musica, così tanto che ho pensato a un arrangiamento alternativo e, beh, mi sono perso un attimo.»

«Nessuna ragazza?» Lo incalzò di nuovo Oliver, con quel fare cameratesco tipico degli uomini. Non c'era nulla di male se Logan si fosse trovato una ragazza con cui passare del tempo. «Non sarebbe da te. Sei tu quello romantico che si butta a capofitto nelle relazioni.»

Ed era proprio quello il problema, i suoi precedenti. Errori di valutazione che gli gravavano sulle spalle come peccati originali. Si era buttato nei suoi vecchi rapporti con una certa facilità, senza aspettarsi troppo dalle ex – cosa che a loro andava più che bene – e questo lo aveva fatto ritrovare in posizioni più scomode del previsto. L'attrazione, scambiata per sentimento, scemava dopo poco e si ritrovava incastrato in una storia che non gli apparteneva. Ma prima di arrivare alla noia si lasciava trascinare dalla lussuria, manipolato tramite il sesso dalle ragazze con cui era stato perché ottenessero quello che volevano da lui.

«Salvo poi perdere interesse poco dopo.» Fu Carter a rimarcare il discorso e a fare centro, come suo solito. Sembrava aver studiato la situazione con una certa attenzione, quell'occhio di riguardo che a Logan non piaceva nemmeno un po'. «Camille non sarebbe la tua vittima ideale?»

Il batterista capiva che questa ipotetica ragazza, l'ennesima ai loro occhi, potesse essere un intralcio per il recupero che Logan considerava concluso, ma per loro non era ancora stato archiviato, quelle preoccupazioni ne erano la prova.

«No, è una ragazza fantastica, ma è diversa dalle altre.» Si ritrovò a dire, nella speranza di mettere a tacere il discorso. L'unico modo per evitare domande spinose era cambiare argomento e scegliere uno che premesse a tutti più della sua vita amorosa. «E comunque non c'è niente da dire. Ero concentrato sulla musica. Sono venuto qui per questo, no?»

Sembrava che se lo fossero dimenticati o, peggio, che non lo ritenessero possibile. Non avrebbe saputo dire se fossero protettivi nei suoi confronti o se non si fidassero di lui, ma la stretta allo stomaco che provava lo portava a pensare al peggio, non gli piaceva.

«Logan è maturato, ragazzi.» Lo prese in giro Seth, con il suo solito fare allegro. «Sono quasi commosso.»

«Coglione.» Lo apostrofò lui mentre si sistemava al meglio dietro la batteria e attingendo a quanta più concentrazione possibile. «Abbiamo iniziato a lavorare a un album e voglio che sia fantastico. Non all'altezza degli altri, ma meglio.»

Rullò sui piatti e, nel silenzio ammirato che aveva creato, si accorse che i suoi amici sembravano impressionati e orgogliosi.

«Voglio qualcosa di epico. Qualcosa per cui ne valga la pena.»

Non c'era bisogno di specificare quanto ampio fosse quel discorso e a cosa, o a chi, fosse rivolto, per Logan era importante sapere che Camille faceva parte del tutto, anche se in quel momento provò una stretta alla bocca dello stomaco. Aveva avuto la sensazione di aver complicato le cose, un qualcosa di già visto che non gli sembrava fosse giusto. Ma era anche certo che, col tempo, tutto si sarebbe sistemato.

Un accordo di chitarra, l'accenno della strofa di Carter e tutto era tornato sotto controllo, per quanto possibile.

Discorso chiuso.

Hello you!

Ecco il nuovo capitolo. Nuove persone a Montpellier, nuova routine e nuovi escamotage.

Tutte parole francesi, per entrare ancora meglio nell'atmosfera della storia. No, non è vero, è che sono le prime che mi sono venute in mente! 😂

E così, purtroppo, c'è meno tempo trascorso insieme per Cam e Logan, ma è tempo di qualità, e più tempo con la band, che ha iniziato a subodorare qualcosa tra i due.

Come la prenderanno?

Di sicuro tenere la cosa nascosta non va a loro vantaggio, ma i motivi di una simile segretezza sono nobili. E qualcuno tra i Glory potrebbe capirlo. Già, ma chi?

È aperto il toto scommesse!

A lunedì, 

Cris

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