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16. Battiti sincroni

Camille si svegliò indolenzita, in un letto vuoto che non era il suo. Logan, però, non era lì, ed ebbe paura che quello fosse un chiaro quanto tacito invito ad andarsene.

Tese l'orecchio e sentì dei rumori provenire dalla cucina, cosa che la tranquillizzò, almeno in parte. Recuperò la propria biancheria e sgraffignò una maglietta di Logan, non pensava di avere altre opportunità per fare una cosa simile. Si diresse in cucina a passo incerto, indecisa sul da farsi.

Si sedette su uno sgabello accanto alla penisola e lo osservò ai fornelli, mentre cucinava i pancakes. Attorno alla ciotola e al piano cottura era tutto sporco, ma era divertente ammirarlo mentre si destreggiava tra i fuochi con un certo agio e, doveva ammetterlo, le frittelle sembravano appetitose.

«Ciao.» Esordì, ma lui la ricambiò con un cenno rigido del capo.

I muscoli, che avevano iniziato poco prima a rilassarsi, si irrigidirono di nuovo per la preoccupazione.

«C'è qualcosa che non va?» Era inutile girarci attorno, meglio sapere subito la verità prima di farsi aspettative e vederle disattese.

Logan la guardò di sbieco, ma non sembrava arrabbiato. Non con lei, perlomeno.

«Devo chiederti scusa.» Ammise con tutta l'attenzione rivolta al cibo che era intento a cucinare. «Stamattina ci ho riflettuto.»

«Su cosa?» Camille era sorpresa dalle scuse. Si era aspettata di tutto, ma non quello.

«Stanotte ho detto che avrei potuto fare del male a qualcuno. Magari a te.» Si interruppe, incapace di continuare quel discorso per lui così difficile da affrontare, mentre le posava davanti una tazza di caffè fumante.

«Ma l'ho fatto. Stanotte sono stato...» Un'altra pausa colpevole. «Dio, me ne vergogno. Non volevo succedesse in quel modo.» Di fretta, senza dolcezza e con la mancanza di un coinvolgimento bruciante.

Camille posò la tazza sul tavolo e gli prese il viso tra le mani, di modo che non potesse sfuggire al suo sguardo.

«Non c'è niente di cui scusarsi. Forse non è successo nel modo in cui entrambi ci aspettavamo.» Chiarì, anche se non ce n'era davvero bisogno. Eppure sembrava che Logan avesse bisogno di rassicurazioni. «Ma io c'ero, l'ho voluto quanto te. Non avrei mai permesso che succedesse, nel caso in cui non l'avessi desiderato.»

«Non avrei dovuto.» Scosse la testa sconfitto, le spalle basse di chi portava un peso su esse. «Non ero in me.»

Soltanto una mano di Camille rimase sul viso del batterista, e lo accarezzò con dolcezza infinita, nel tentativo di trasmettergli la propria serenità riguardo l'argomento.

«Ascoltami: la tua fragilità non è una debolezza, fa parte del tuo essere umano. Devi soltanto evitare che prenda il sopravvento sulle altre emozioni.» Sorrise lieve, di modo che le parole facessero presa su di lui. «È successo perché lo volevo anche io. Non ti avrei mai permesso di fare una cosa simile se non me la fossi sentita.»

Vederlo preda dei sensi di colpa la faceva sentire male, bastava guardarlo per farsi carico del dolore che provava.

«Non volevo ferirti.»

«Non l'hai fatto. Smettila di colpevolizzarti o scusarti per cose che non hai fatto.» Camille era sollevata di capire che almeno non si fosse pentito di quello che era successo, solo del come, perché altrimenti non avrebbe saputo come affrontare la situazione e, soprattutto, Logan.

Lui annuì, poi tornò verso il piano cottura per decretare cosi chiuso l'argomento.

«Ho preparato la colazione.» Le disse dopo lunghi attimi di silenzio.

«Nonostante non ce ne fosse bisogno, sono colpita e la accetto volentieri.» Lo prese in giro mentre Logan le depositava davanti un piatto pieno della classica colazione americana e le si sedeva poi vicino. «Grazie.»

Iniziarono a mangiare in un silenzio rilassato che non aveva nulla di imbarazzante, anche se Logan sembrava distratto.

«Ho sentito Carter.» Esordì dal nulla dopo aver temporeggiato con i propri pancakes.

Camille ora capiva il suo atteggiamento, ma la morsa che le strinse lo stomaco non si allentò. «Quando ha chiamato?»

«Un paio d'ore fa.» Rispose lui con noncuranza, quasi stessero parlando del tempo.

«Sei sveglio da allora?»

Annuì senza parlare o guardarla negli occhi.

Lo stomaco di Camille si contrasse ancora di più. La colazione sembrava esserle andata di traverso.

«Avresti dovuto svegliarmi.» Lo rimproverò mentre cercava la sua mano con la propria. «Cosa ti ha detto? Ci sono novità? Tua zia sta bene, vero?»

Era preoccupata sia per Logan sia per Jules, ma si sentiva anche egoista, perché era condizionata dalla paura di perderlo. La possibilità che si allontanasse da Montpellier si faceva sempre più concreta, e il suo atteggiamento non prometteva nulla di buono.

«I medici hanno scoperto cos'ha avuto.» Ammise infine, dopo aver depositato la forchetta nel piatto. «Ha avuto uno shock anafilattico, una reazione allergica ai crostacei. Carter ha aspettato a chiamarmi perché era sovraccarico, inoltre voleva dirmi quale fosse l'agente scatenante della reazione e doveva aspettare i risultati delle analisi.»

Le sue pause erano snervanti, ma Camille comprendeva il suo bisogno di assimilare i concetti, che diventavano reali una volta che venivano esternati a voce, e di rimettere insieme le idee.

«Come sta ora?» Era terrorizzata dalla risposta.

«Adesso bene. Le hanno iniettato l'adrenalina e si riprenderà in qualche giorno, ma ha rischiato grosso.» Disse con voce rotta. «Era svenuta e non respirava bene. Per fortuna è successo in presenza di Carter. Non sapevamo nemmeno fosse allergica.»

«Sono sollevata» Rafforzò la presa sulle dita di Logan, che iniziarono a reagire al suo tocco, intrecciandosi. Lo vide rilassare le spalle, anche se l'espressione era ancora scossa, desolata. «Sei contento di non essere partito su due piedi?»

Non era sicura che fosse la domanda giusta, ma sembrava che farlo parlare lo aiutasse a liberarsi del peso che si sentiva addosso.

Logan ci mise un po' a rispondere, ma sembrava sicuro delle proprie parole.

«Sì, per una volta sono riuscito a sottostare alle regole che mi hanno imposto, anche se mi è costato parecchio. Ma non essere vicino a mia zia in questo momento mi rende inquieto.» Lo sguardo era tormentato, ma in fondo a esso iniziava a intravedersi un po' di tranquillità. «Vorrei accertarmi del suo stato con i miei occhi.»

Comprensibile, soprattutto dopo aver conosciuto tramite le sue parole il legame che lo legava alla zia.

«Beh, ora potresti mangiare, poi stasera fai una videochiamata a Carter per vedere come sta.» E, nel dirlo, Camille indicò il piatto, in una sorta di invito a finire la colazione. Nonostante fosse in subbuglio lei stessa, decise di dargli il buon esempio e riprese a tagliare a pezzi le frittelle.

«Non ci avevo pensato.» Spostò cibo da una parte all'altra, quasi in imbarazzo.

«Tranquillo, quando si è poco lucidi non si riflette mai bene.» Alzò le spalle per minimizzare la questione.

«Se tu sei lucida vuol dire che stanotte non sono stato abbastanza bravo.» Cercò di stemperare la situazione e riportarla al presente e in quel posto. Non era affatto facile per lui, ma Camille gli aveva fatto sentire la propria presenza e il conseguente supporto. Si era reso conto di quanto fosse fondamentale averla accanto per stare meglio. Era convinto che con la sua vicinanza l'umore si sarebbe aggiustato, in fondo il peggio era passato. Doveva solo lasciarsi andare e rilassarsi.

Camille sorrise, come poteva dirgli che in sua presenza non aveva mai il possesso delle proprie facoltà?

Rispose con un sorriso imbarazzato che la rese ancora più bella agli occhi di Logan, e continuarono a mangiare in silenzio finché non finirono tutto.

«Vieni qui, sei sporca.» Logan, nel dirlo, si protrasse in avanti e allungò una mano verso la bocca di lei. «Sei un disastro.»

Passò il pollice sul labbro inferiore in una carezza delicata.

Sembrava essere un po' più sereno rispetto a quando Camille era arrivata in cucina, cosa che la rilassò. Era tornato a essere dolce e premuroso, quasi con quei gesti volesse ringraziarla per essersi preoccupata ed essersi presa cura di lui nel suo momento peggiore, ricambiando così il favore.

Il movimento – che avrebbe dovuto esaurirsi dopo averle pulito l'angolo della bocca dallo sciroppo d'acero – non si fermò, e si trasformò presto in altro. Gli occhi di Logan si incupirono, ma l'espressione rimase tenera e concentrata su di lei, come se non avesse osservato niente di più interessante e bello fino a quel momento.

Il respiro di Camille si fece pesante mentre, senza accorgersene, si spingeva contro il tocco caldo e ruvido del batterista. Espirò un gemito di piacere per il contatto, così diverso da quello della notte precedente. Non le era dispiaciuto ciò che era successo e nemmeno se ne pentiva, ma essere scoperta con devozione la faceva sentire completa e fragile allo stesso tempo, una sensazione unica che era riuscita a provare soltanto con Logan.

Lui spostò il pollice sulla guancia, perché le labbra le aveva occupate con le proprie. Un bacio intenso e destabilizzante, tanto che Camille ringraziò di essere seduta. Gli mise le mani sul petto per stringere la maglietta e avvicinarlo a sé, incapace di non desiderarlo addosso.

Era bello conoscere le piccole cose che componevano la chimica tra loro, come le loro dita che si incastravano alla perfezione, o il sapore di Logan, che sapeva di sciroppo d'acero e caffè, il gusto dei bei ricordi.

La dolcezza divenne passione, il bacio si trasformò in carezze e morsi che fecero fremere entrambi, tanto che Camille si alzò in piedi per premersi contro le sue labbra. La lenta esplorazione, dettata dalla delicata sapienza di Logan nel baciare, si era trasformata in un assalto insaziabile. Dio, se baciava bene.

Si diressero verso la camera di Logan intervallando il percorso con baci sempre più impellenti e carezze che osavano sempre più.

«Mi dispiace, ma le mie magliette non escono da casa addosso ad altre persone.» Le disse Logan senza fiato. «Quindi mi vedo costretto a togliertela.»

Ma, al posto di incorrere nella timidezza dei momenti più intimi di Camille, lei alzò le braccia verso l'alto per aiutarlo nell'intento, per poi far finire anche la maglietta sul pavimento.

Quando la pelle di entrambi entrò in contatto, l'aria attorno a loro iniziò a vibrare.

Camille sentì il bisogno di aggrapparsi alle braccia di Logan perché le gambe non la reggevano, stava provando troppe sensazioni. Era tutto diverso dalla notte appena trascorsa, molto più dilatato nel tempo. I sospiri sembravano rubare più aria e lasciare la testa leggera, mentre Logan era delicato e attento alle esigenze di lei e a ogni suo cenno di apprezzamento. Il loro mischiarsi non era più un semplice sfogo, ma un volere dettato dalle emozioni più difficili da esprimere, eppure non per questo meno potenti. Il cuore le batteva come se fosse una batteria.

Intrufolò le dita tra i capelli di lui, alla base della nuca, ottenendo un gemito soddisfatto.

«Stanotte non te l'ho detto, ma amo avere il tuo corpo sul mio.» Sussurrò Logan con voce roca mentre si avvicinava al letto, sul quale aveva intenzione di farla stendere con premura. «Sei bellissima.»

Aveva sempre percepito Logan come un uomo energico e iperattivo, dunque Camille rimase stupita dalla costante delicatezza che le continuava a dedicare.

Seduta sul bordo del letto, davanti a Logan rimasto in piedi per osservarla con passione crescente, fece passare le mani sulla pancia delineata di lui, per poi scendere all'elastico dei pantaloni e abbassarli insieme ai boxer, in un impeto di cieco desiderio.

Solitamente Logan odiava avere addosso le mani fredde degli altri, ma erano quelle di Camille e come motivo bastava a renderlo felice del contatto fresco e della sensazione di piacere che gli provocavano, trasformata in brividi che lo scuotevano in profondità. Perché era il colore dello sguardo di lei reso cupo dal desiderio, il suo cuore che aumentava i battiti ad ogni tocco ad accarezzargli qualcosa dentro e a sconvolgerlo. Lei era diventata la scintilla di vita di cui aveva bisogno per riaccendere ogni parte di se stesso, soprattutto quella che aveva dimenticato e che, grazie a Cam, desiderava essere migliore di quanto fosse sempre stato.

Si stese su di lei per catturarle le labbra e dopo scendere su ogni parte sensibile del suo corpo per vezzeggiarla con la bocca, finché le mani di lei – impazienti – non gli fecero capire che era arrivato il momento di smettere di indugiare, era al punto di non ritorno.

Entrò in Camille con una spinta decisa e profonda, ma che le permise di adattarsi alla sua intrusione.

«Non aver paura.» Lo esortò con il fiato corto. «Non puoi farmi del male.»

Logan si lasciò andare e riprese a spingere con più frequenza e forza, mentre Camille gli soffiava sulle labbra il proprio piacere.

I modi vigorosi e quasi bruschi di lui erano compensati dalla dolcezza di ogni suo gesto e dalla premura che le rivolgeva.

Si persero così nei confini dell'altro fino a confondersi in un corpo solo.

Pelle immacolata e pelle disegnata, purezza contro peccato. Camille era la pagina bianca e Logan l'inchiostro che ne avrebbe scritto la storia in modo indelebile. Lei era la tela candida e lui l'artista di quei segni e del piacere che l'avrebbero segnata molto più che in superficie.

L'orgasmo raggiunse prima Cam, che avvolse Logan nel proprio calore e che lo portò allo stesso intenso piacere.

La testa del batterista si accasciò su un seno mentre, sudati, cercavano di riprendere fiato.

Il silenzio che si era creato, rotto dai respiri spezzati, sembrava portare con sé qualcosa di sacro e perfetto che la notte precedente era mancato. Forse la consapevolezza di aver fatto più del semplice sesso, un gesto che li aveva legati in un modo che nemmeno loro si erano aspettati e non aveva bisogno di parole per essere spiegato.

Logan si sistemò sul proprio cuscino, poi la tirò a sé per respirare il suo profumo, che emanava sicurezza, e si addormentò di nuovo cullandola tra le braccia, con la certezza che, se ci si credeva, le cose potevano solo migliorare. Quella mattina, con le notizie che aveva portato e Camille nel proprio abbraccio, ne era stata l'esempio perfetto.

• • •

Giugno era arrivato da poco, ma il rapporto tra Logan e Camille era disteso, anche se dovevano trovare un nuovo equilibrio per quella nuova situazione.

Logan era sempre più preso dalla musica. Il gruppo sembrava capirsi alla perfezione nonostante la distanza e apprezzavano gli arrangiamenti e le modifiche apportate dal batterista, mentre lui intervallava le prove – sempre più volute e necessarie – alle videochiamate a zia Jules, l'unico modo che aveva per accertarsi costantemente della sua salute.

Camille, nel frattempo, seguiva Emile e Théa per non agitarsi al pensiero della laurea imminente, dato che luglio sembrava sempre più vicino. Nei momenti liberi invece compilava i moduli di iscrizione che le sarebbero serviti per le scuole di specializzazione, lasciando per ultime le più importanti, quelle americane, nella speranza che il docente allegasse una lettera di raccomandazioni abbastanza buona. Era conscia che fosse una soluzione ridicola, ma era anche l'unica a cui poteva ricorrere.

Il vibrare del cellulare la distrasse dalle scartoffie con una certa facilità. Presentarsi e descriversi non era certo il suo forte, dunque era ben felice di potersi allontanare da un simile compito.

Logan:

Ho pensato a una cosa. È da un po' che non ci dedichiamo alle solite vecchie abitudini.

Camille sorrise per quel messaggio all'apparenza innocuo, eppure il fatto che Logan parlasse di routine e lo facesse con tanta naturalezza non poteva non renderla euforica.

Camille:

Abbiamo delle abitudini?

La risposta non tardò ad arrivare. Il batterista aveva l'aria di essere assorbito dai suoi pensieri e dalla voglia di condividerli con lei.

Logan:

Certo! Come lo chiami il venire qua almeno una sera a settimana e guardare un film, altrimenti?

Donna, tu mi ferisci.

Il pensarci la portò a dargli ragione. Era quasi come avere davanti agli occhi le immagini di una storia diversa. Si erano visti da amici e Camille non aveva mai pensato di poter interessare a Logan, figurarsi essere contraccambiata o potere baciarlo. Da quando c'era stata la serata della cena il tempo sembrava aver premuto l'acceleratore, correndo a dismisura dopo la breve permanenza di Jade.

Camille:

Chiedo perdono, non ci avevo pensato. Però hai ragione, era parte della nostra routine. E non lo facciamo dalla cena in bianco, circa.

Logan:

Veramente non lo facciamo da due giorni, ma suppongo che siano punti di vista ;)

Allora, quando guardiamo questo film da me?

Sentire Logan così rilassato e di buon umore le faceva venire un nodo alla gola dalla gioia. Era come far combaciare l'immagine che aveva sempre visto di lui nelle interviste pubbliche, di poche parole ma sempre pronto alla battuta, con la parte più privata, così diversa da quella scontrosa e poco avvezza alla leggerezza a cui aveva assistito per mesi.

Inoltre era bello vedere che le costanti chiamate a Jules per assicurarsi sul suo stato di salute servissero a farlo sentire meglio e gli facessero allentare l'ansia, era davvero più tranquillo e di sicuro gli faceva bene. Camille era contentissima di poter assistere a quel cambiamento con i propri occhi ed esserne anche la causa.

Camille:

Sei allucinante, è un chiodo fisso per te. A saperlo non avrei mai dato il via a questo vortice sessuale nel quale mi hai risucchiata. Povera me!

Si preparò ad aspettare la risposta, ma poi aggiunse:

Guardare un film da te è il nuovo velato invito per chiedermi di vederci e fare sesso?

Logan era bravo con le parole, doveva ammetterlo, mentre lei era così sopraffatta dall'entusiasmo nel viverlo in quel modo nuovo da non accorgersi dei suoi intenti. E lo conosceva abbastanza bene da sapere che sarebbe stato capace di fare un simile invito. Non che le dispiacesse.

Logan:

Non mi sembra che finora ti sia andata male, inoltre vorrei sottolineare che nessuno ti costringe. Ci tengo a precisare che nessuna prima di te si è lamentata di essere capitata in questo "vortice", soprattutto con me.

Camille avrebbe voluto rispondergli, ma dalla chat poteva vedere che era ancora intento a scrivere un altro messaggio, così lo aspettò.

Sì. Cioè no. Forse. Magari dopo. O prima. O entrambi.

Ho davvero voglia di guardare un film con te.

Camille:

E di fare sesso no?

Era divertente provocarlo.

Logan:

Ti sembrano domande da fare, sul serio?!

Allora vieni stasera?

Camille scoppiò a ridere per l'ultima domanda, tanto che Serge si girò a guardarla preoccupato.

«Da quando hai fatto sesso sei felice. Troppo.» La indicò con il trapano, era intento a sistemare una mensola della cucina. Nonostante molti pensassero ai gay come a persone amanti del rosa e dei film romantici, Serge era un ragazzo normale con una passione per il fai da te e il basket. «Forse ti preferivo prima. Riuscivo a interpretarti meglio.»

«Stronzate.» Scacciò la frase con la mano come se fosse una mosca e gli rivolse un sorriso divertito. «La tua è solo invidia perché con Alejandro la fase da luna di miele è passata da un pezzo, dato che state insieme da quasi tre anni.»

«Ma io lo amo come se fosse il primo giorno.» Protestò convinto.

«Non lo metto in dubbio, si vede da come lo guardi. Difatti è un uomo fortunato ad averti.» Gli accarezzò la guancia per togliere un po' di truciolato e si fece più seria, seppur dolce. «Però penso che dopo il primo periodo, dove tutto è nuovo ed eccitante, la passione venga un po' meno.»

«Verissimo.» Le concesse l'amico. «Ciò non toglie che tu abbia un culo da paura considerato il Dio in terra con cui fai sesso.»

Cam sorrise maliziosa senza aggiungere altro. Quando c'era da commentare la fisicità di Logan non era obiettiva e, soprattutto, non aveva parole per descrivere la sua idea di perfezione.

«Potresti almeno condividere con noi poveri comuni mortali i dettagli di questa esperienza ultraterrena.» Provò a convincerla Serge con uno sguardo che avrebbe dovuto impietosirla. «Giusto per sognare un po'.»

«Ti voglio bene, ma non te lo dirò mai.» Gli diede una pacca sulla spalla prima di dirigersi verso la propria camera. «Non l'ho fatto con gli altri e non inizierò ora.»

Rivolse di nuovo l'attenzione al cellulare e rispose. Involontariamente l'aveva fatto attendere abbastanza. Tornò all'ultimo messaggio: "Allora vieni stasera?"

Camille:

Ci conto, ma dipende tutto da te ;)

Rise ancora. Aizzare Logan era come giocare con il fuoco, ma era troppo felice per potersi curare delle conseguenze. Ripercussioni che, oltretutto, avrebbe subito lei stessa e non sarebbero state affatto spiacevoli come lui le avrebbe voluto far credere.

Logan:

E HAI IL CORAGGIO DI RINFACCIARMI DI ESSERE IL PORCO E TU LA VITTIMA DELLA SITUAZIONE?! Non sei credibile.

Così mi piaci!

Camille:

A stasera.

Logan:

Non vedo l'ora. Adesso riprendo a suonare, mi hai già distratto a sufficienza e ho in mente alcuni passaggi interessanti. A più tardi.

Ps. A causa del tuo comportamento scorretto la scelta del film spetta a me.

A più tardi, per Camille, era la promessa più bella che una persona potesse fare.

Hello you!

Come state?

Miracolo dei miracoli, non aggiorno a orari improponibili. I giorni di ferie fanno miracoli, già.

Che dire di questo capitolo?

Una colazione che ha messo nel piatto chiarimenti e altri appetiti, un Serge con l'anima Leroy Merlin e una Camille più Logan che mai.

Direi invece che Logan può tirare un sospiro di sollievo, per fortuna.

A lunedì prossimo, così scopriremo che film ha scelto e il perché ;)

Cris

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