14. Palle (blu)
Erano trascorsi una decina di giorni dalla partenza di Jade e, nel frattempo, giugno era alle porte e si presentava con un caldo anomalo che aveva messo a dura prova la pazienza della gente.
«Stai fermo, sembri un bambino che non riesce a rimanere composto. Sei frustrato?!» Carter si divertiva a provocare Logan, soprattutto sulle piccole cose, quelle che potevano urtarlo di più.
«Non è colpa mia se fa un caldo infernale e il tecnico si è dimenticato di presentarsi per aggiustare i condizionatori.» Continuava ad allargarsi il colletto della maglia nella speranza che non gli desse più fastidio, ma si rese conto che forse era giunto il momento di sfruttare il suo guardaroba tipicamente californiano e lasciare spazio a canottiere che avrebbero permesso al suo torace di essere più esposto di quanto fosse consentito dalla società.
La risata del cugino lo irritò ancora di più. «Non riderei tanto se fossi in te: quello caloroso sei tu, e a breve sarete qui. Se non aggiustano l'impianto soffrirai più di me questa afa.»
Vedere le labbra di Carter imbronciarsi fu una gran soddisfazione per Logan, era bello poter tornare al cugino tutte le carinerie che gli rivolgeva. Entrambi sapevano che quel battibeccare era il loro modo per esprimere il reciproco affetto, era scontato che ci fossero simili scaramucce, tanto che il resto del gruppo non mosse un dito per mettere fine a quello scambio.
«Se non si presenta l'addetto al più presto, licenzialo e appoggiati a un altro esperto.» Alzò le spalle per ostentare indifferenza, ma ogni persona che conosceva Carter Madden sapeva quanto fosse caloroso. Durante i concerti era solito presentarsi mezzo nudo e se avesse potuto a quel modo si sarebbe aggirato anche per strada.
«Vedo che, a quanto pare, non sono l'unico a essere frustrato.» Lo prese in giro Logan. «Forse perché non hai avuto da Jade il resoconto dettagliato che ti aspettavi sulla sua esperienza a Montpellier?»
Alzò un sopracciglio, soddisfatto, quando lo vide irrigidirsi. Gli dispiaceva essere stato la causa del litigio tra Jade e Carter, ma quell'ultimo doveva capire che se avesse voluto che Logan imparasse ad assumersi le proprie responsabilità, era bene che Carter non aprisse bocca in merito.
Il cantante era pronto a rispondergli con una sequela di insulti, ma fu interrotto dal campanello dello studio francese. «Chi è? Ormai sono quasi le sette di sera.»
Logan, che sapeva bene chi fosse, cercò di chiudere la videochiamata senza troppa fretta. «Sarà il tecnico. Avrà trovato un momento per venire a controllare l'impianto.»
«Lo spero bene, altrimenti sarà un inferno.» Ammise Carter nel capire che quella chiamata non avrebbe potuto continuare oltre. «Sarà meglio che tu vada ad aprire.»
Il batterista non se lo fece ripetere due volte. Nell'immagine del videocitofono vide Camille, le aprì e tornò veloce davanti allo schermo del computer. «Come pensavo, è la persona che aspettavo. Sarà meglio che chiuda.»
«Ok, perfetto. Buona serata, ci sentiamo in settimana.» Carter venne richiamato dal proprio assistente e chiuse la chiamata prima che Camille arrivasse in casa. Logan, che poco tempo prima le aveva dato la copia delle chiavi dello studio in caso di emergenza, fu felice di constatare che lei non si approfittasse di quel potere e del rapporto che c'era tra loro, lo rassicurava molto.
«Disturbo? Sono passata a salutare prima di andare da Emile e Théa.» Camille entrò nello studio con un sorriso che illuminò la stanza.
«Non disturbi mai.» Non le lasciò il tempo di abbandonare le proprie cose che fu sulla sua bocca.
Negli ultimi giorni i baci si erano fatti impazienti e i corpi pretendevano di essere soddisfatti, ma nell'attesa che precedeva il sesso c'era qualcosa che affascinava e logorava Logan, perché era bello non avere la fretta di svestirsi per dimostrare qualcosa o marcare il proprio territorio, con Cam stava sperimentando qualcosa di nuovo e inebriante.
Soltanto in un secondo momento si accorse di averla spinta contro la porta e di essere rimasto senza fiato, e notò lo stesso desiderio negli occhi di lei mentre sulle labbra faceva capolino il sorriso più felice che Logan potesse immaginare. Sapere di essere la causa di entrambi era una bella soddisfazione.
«Forse non è colpa dell'afa.» Mormorò tra sé, sovrappensiero.
«Mh?» Cam, pronta a guidarlo verso il divano, si girò per capire meglio le parole di lui.
«Fino a pochi minuti fa pensavo che il caldo fosse a causa dal clima...» Lasciò vagare lo sguardo sul corpo di lei e poi, con la testa, indicò la porta alle proprie spalle. «Ma a quanto pare mi sbagliavo: se tu che fai alzare la temperatura in una stanza.»
Sorrise sfrontato e dopo, come se nulla fosse, si accomodò sul divano. «In questi giorni ci vorrebbe un bagno ghiacciato.»
Era giunto alla conclusione che la sua sofferenza fosse un insieme di fattori: il clima e, soprattutto, Camille. Il suo corpo era provato, ma l'arrivo di giugno non c'entrava nulla, o quasi, nella faccenda.
«Ho la soluzione!» Camille batté le mani, entusiasta, mentre si dirigeva verso il frigo per rubare una bottiglietta d'acqua.
«Se mi accompagnassi in doccia non saprei come frenare i miei istinti.» Riprese il joystick e iniziò a schiacciare i tasti con quell'aria insolente che lo caratterizzava, doveva trovare un modo per distrarsi.
«Sei proprio un animale.» Lo rimproverò bonaria. Era impossibile arrabbiarsi con lui dopo tutto quello che avevano condiviso. Non che per lei in quel periodo fosse facile resistergli, ma trovava stupendo scoprirlo poco a poco, una tappa alla volta. Il loro rapporto era formato da piccole conquiste che lo rendevano eccitante e imprevedibile, tutte cose a cui Camille non era abituata, ma che sapeva apprezzare appieno. «Cosa si può fare con questo caldo?»
Domandò retorica.
«Un tuffo in piscina?!» Improvvisò lui, distratto dalla PlayStation.
«Weg, ancora non hai capito che Montpellier può sorprenderti?» Alzò gli occhi al cielo, esasperata. Davvero non si era accorto di essere a pochi passi dalla costa? «Uomo di poca fede.»
«A dire il vero Montpellier non è l'unica a sorprendermi, ma se l'estate ti porta a indossare simili vestiti, beh... ogni goccia di sudore ne varrà la pena.»
Imbambolato con sguardo sulla scollatura che lasciava vedere tutto, dato che era chinata davanti a lui, aveva indicato il reggiseno. Era estasiato.
Era abituato a ben altri tipi di seno, ed era sempre stato convinto di preferirne uno grande a uno modesto, ma quello era di Camille e li batteva tutti. Era quello che desiderava da tempo, aveva smesso di lottare contro quell'attrazione fisica e mentale, e vedere parte dei suoi sogni realizzata era la cosa più vicina alla pace dei sensi che avesse ottenuto in quei mesi. Cam riusciva a scatenare il peggio di lui con il minimo gesto, eppure il fatto che riuscisse a eccitarlo con poco gli piaceva, perché voleva dire che non aveva bisogno di particolari giochetti per arrivargli forte e chiara. Era schietta in ogni cosa che faceva, ed era l'aspetto che più gli piaceva di lei.
«Occhi a me, scimmione.» Lo apostrofò per cercare di irritare Logan e portarlo di nuovo nella dimensione reale, ma ottenne scarsi risultati.
«Ora me ne devo andare.» In risposta ebbe una smorfia disgustata. A quanto pareva gli piaceva la visuale e, per la prima volta, Camille si sentì lusingata. Nessuno l'aveva mai guardata con una simile passione, era appagante che fosse Logan ad accarezzarla con gli occhi a quel modo, perché era bello essere ricambiati. «Ma procurati un costume per domani. Sei mio.»
Lo prese in giro.
«Tutto quello che vuoi.» Continuò lui provando ad alzare lo sguardo, ma questi non ne voleva sapere di andare oltre le clavicole. Avrebbe voluto sfregare le proprie labbra sul collo sottile di Cam, ma non era il momento adatto. Desiderava l'urgenza e totale coinvolgimento ma, soprattutto, che lei fosse convinta. Il sesso poteva anche essere semplice tra due persone, ma le implicazioni che portava con sé non lo erano mai. E Logan aveva sulle spalle un bagaglio non indifferente. Se Camille avesse voluto stargli accanto, avrebbe dovuto accettare un batterista di fama mondiale circondato da donne pronte a tutto per sedurlo, non il semplice uomo che tra tutte, in quel momento, avrebbe scelto comunque lei.
«Attento, ora che conosco questo trucco potrei chiederti di trasferirmi a casa tua a Los Angeles e le chiavi della Aston Martin.» Camille si raddrizzò e la magia che aveva messo in atto sembrò spezzarsi.
Logan parve risvegliarsi dalla trance in cui era caduto, la confusione piano si dissipò per lasciare posto alla paura. «Non ti sembra di correre un po' troppo?!»
Il sudore che gli imperlava la nuca era diventato di colpo freddo. Avrebbe dovuto ringraziarla, in quell'istante non ebbe più bisogno del bagno ghiacciato che tanto aveva anelato.
«Ovvio che sì, era solo per riportarti sulla terra.» Camille, in un impeto di audacia e sfacciataggine, gli liberò le mani dal joystick e gli si sedette in grembo, a cavalcioni. «Però mi piace pensare di avere questo potere su di te.»
«Negherò fino alla morte.» Rispose lui, mentre con le mani scendeva dalla vita al fondoschiena, stringendo con possessione.
«Negherai fino alla prossima volta in cui mi chinerò davanti a te.» Glielo sussurrò all'orecchio con voce roca. Giocare non era mai stato così divertente e doloroso.
«Non stai aiutando per niente la mia immaginazione, sappilo.» Le depositò le labbra bollenti sul collo, in un bacio che di innocente aveva poco. La prese per il bacino e la premette verso la propria erezione.
«Me ne vado. A domani.» Annunciò nel baciarlo, dopo avergli scansato dalla faccia una ciocca bruna di capelli sfuggita all'elastico.
«Sei meschina. Prima provochi, e sul più bello te ne vai.» Cercò di approfondire il contatto, invano. Camille si era già alzata, conscia di non avere una pazienza infinita.
«E tu sei furbo: provochi sempre e speri di raccogliere i frutti di semplici battute ambigue.» Lo guardò con un sopracciglio alzato, prima di continuare: «Sei abituato troppo bene, con me devi sudare.»
«Lo sto già facendo.» Le ricordò con una certa veemenza. Se le gocce lungo la schiena non fossero bastate come indizio, avrebbe dovuto cercare oltre la zip dei jeans un'altra eloquente prova del suo sforzo.
«Non abbastanza.» Gli ricordò.
«Perfida.»
«A domani.» Prima di uscire dalla porta gli soffiò un ultimo bacio e gli strizzò l'occhio.
Sì, valeva ogni goccia di sudore versato. E anche qualche doccia ghiacciata.
• • •
Camille era euforica, erano le dieci di mattina ed era pronta per incontrare Logan. Si era fatta prestare l'auto da Serge, a cui non serviva perché avrebbe passato tutta la giornata da Alejandro.
«Ci sei?» Gridò nel citofono non appena l'altro rispose.
«Arrivo.» Usò un tono esasperato, ma era divertito dall'entusiasmo dimostrato dalla ragazza.
Poco dopo si presentò con uno zaino contenente un telo da bagno, una crema solare e poco altro, come su indicazioni di Cam, la quale lo prese per metterlo nel baule.
«Sì grazie, tutto bene, sono felice che tu me l'abbia chiesto.» La riprese con un tono retorico, divertito dal suo fare eccitato che traspariva da ogni gesto.
«Sei vivo, sei qui, respiri. Mi sembrava una domanda superflua.» Sorrise divertita mentre lo baciava su una guancia, dove la solita barba accennata di lui le graffiò deliziosamente le labbra.
«Un ragionamento ineccepibile.» Logan indossò gli occhiali da sole dopo averla presa in giro.
Camille si soffermò a studiarlo, poi alzò gli occhi al cielo. «Non c'è giustizia a questo mondo.»
«Perché? Cosa c'è che non va?» Si studiò da capo a piedi nel tentativo di cercare qualcosa fuori posto.
«Indossi una canotta che su di te dovrebbe risultare ridicola a causa della tua età, invece sembri ancora più una rockstar.» Era una maglietta a cui erano state tagliate le maniche fino a metà del costato. E al posto di sembrare un idiota, era perfettamente a suo agio ed emanava fascino.
«Tutti questi complimenti mi destabilizzano.» Le rispose ironico. «Parli da fan?»
Cam, che era sul punto di raggiungere il proprio posto al volante, tornò indietro per piazzarsi davanti a lui.
«La fan commenta solo il batterista, meglio se all'opera.» Disse a bassa voce, con le mani sul suo petto. «La ragazza apprezza l'uomo che si ritrova di fronte, ed è maledettamente bello.»
«L'uomo davanti alla ragazza perde ogni freno inibitore perché lei lo lascia senza fiato.» Sussurrò roco. La prese per la vita e la baciò, spingendola contro la portiera dell'auto. A quanto pareva aveva la tendenza a dimostrare la propria supremazia, e per farlo sentiva il bisogno di chiuderla tra il proprio corpo e una superficie che le impediva ogni via di fuga, anche se Cam non sembrava affatto intenzionata a scappare.
Il bacio divenne famelico, ma Logan vi pose fine prima che l'idea di quella giornata potesse perdersi e diventare uno spettacolo pubblico per cui avrebbero rischiato l'arresto. Prima di lasciarla andare le morse il labbro inferiore con fare possessivo, gli piaceva lasciarle i segni del suo passaggio addosso, di modo che tutti, in un modo o nell'altro, potessero notarli.
«Ciao.» Lo salutò senza fiato lei. «Ti trovo bene.»
«Ora però sto ancora meglio. Tu hai dormito?» Da quando aveva saputo la data precisa della discussione della tesi – a inizio luglio – era diventata un po' nervosa. Mancava poco più di un mese e l'idea a volte le levava il sonno.
Camille annuì per rassicurarlo.
«Addirittura un'auto? Seria come cosa.» Le disse per tornare al motivo per cui lei gli aveva chiesto di indossare un costume da bagno.
Entrarono nell'abitacolo e, dopo aver imboccato la strada che portava all'Odysseum, lo oltrepassarono, suscitando così la curiosità di Logan. Camille lo studiò con la coda dell'occhio e notò quanto cercasse di carpire informazioni dal paesaggio piuttosto che dai cartelli stradali.
«Idee a riguardo?» Decise di interrompere le sue ricerche, non mancava molto alla loro destinazione e desiderava metterlo al corrente prima di contrariarlo. Una gita in spiaggia, per una persona famosa, poteva diventare un bagno di popolarità non desiderato, soprattutto se fosse stato riconosciuto e continuamente fotografato dai passanti. Cosa che Cam si auspicava non accadesse.
«Mi hai bocciato la piscina... Magari un parco acquatico?» Ipotizzò il batterista mentre cercava di capire dove stessero andando.
«Patetico.» Camille alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
Logan ci riprovò. «Un parco divertimenti?»
«Non siamo forniti come Los Angeles.» Ridacchiò divertita, intanto il paesaggio iniziava a cambiare drasticamente, dimostrandosi un po' più rado e selvaggio.
«Un acquario?!» Non si diede per vinto.
«A cosa servirebbe il costume? Hai intenzione di fare un bagno con Flipper?» Assurdo, a volte era davvero sconclusionato. «Sei proprio limitato.»
«Guarda là.» Camille, dopo aver parcheggiato, indicò il sentiero di fortuna poco distante da loro.
Nonostante non si vedesse molto lontano era palese dove fossero: il rumore era inconfondibile, la sabbia che arrivava fino al piccolo spiazzo era un indizio schiacciante, così come i gabbiani sopra di loro.
«E da quando c'è il mare? L'avete portato qui per la stagione estiva?» Logan, sorpreso e divertito, si avviò verso la spiaggia, sicuro della strada da percorrere, come se fosse attratto dal richiamo delle onde.
Ora che ci pensava gli tornarono in mente le parole di Carter di una delle loro prime conversazioni di quando Logan si era appena trasferito lì, ma non ci aveva davvero badato, troppo concentrato com'era a opporsi a quel trasloco non voluto.
«Ma quando sei atterrato non hai fatto attenzione all'ambiente che ti circondava?» Lo canzonò mentre lo seguiva. Era contenta di vederlo sorridere e che la sorpresa fosse stata accolta in modo positivo.
«Ero sprofondato in un sonno catatonico.» Si girò verso di lei per sorriderle. «Sono stato svegliato dalla hostess dopo l'atterraggio.»
Il gesto, dapprima innocente, divenne malizioso quando nominò l'assistente di volo.
«E chissà perché il richiamo femminile ha fatto subito presa.» Cam scosse la testa, esasperata.
«Gelosa?»
«Di una che indossa scarpe orrende, collant a compressione graduata e una divisa sintetica? No grazie.» Ma il tono lasciava intendere tutt'altro. Perché dietro un'uniforme mediocre e standardizzata, si nascondevano sempre ragazze davvero belle che nell'immaginario comune sapevano essere disponibili, all'occorrenza.
«Beh ma si possono sempre togliere» La stuzzicò lui, sempre più divertito.
«Vuoi prendere il volo senza aereo e l'adeguato personale?»
«Mi piaci gelosa.» Le disse quando raggiunsero la loro meta. «Ma preferisco le ragazze in shorts che mi portano in spiaggia.»
Le fissò le gambe con fare insistente, soltanto per sottolineare le proprie parole.
«Sei un essere spregevole.» Lo sorpassò per prendere posto sotto l'ombra di una pianta. Nonostante ci fosse gente desiderosa di godersi il mare prima dell'estate e del caldo torrido, c'era la possibilità di sistemarsi dove meglio si credeva perché l'affluenza non era alta. «Ma non voglio rovinarmi la giornata, quindi sarò buona e soprassederò sulle tue provocazioni.»
«Potrei catalogare i tuoi pantaloncini nello stesso modo.» Rincarò Logan nell'indicare i jeans striminziti che lei indossava. L'aveva osservata con cura mentre stendeva il telo sulla sabbia. «Sei sicura che non possano arrestarti per oltraggio a qualche tipo di pudore o cose simili?»
«Lo prendo come un complimento.» Camille fece finta di offendersi, ma il sorriso compiaciuto la tradì. Finse di non vedere l'espressione di trionfo di Logan e lo aiutò ad accomodare il telo accanto al proprio.
«Devi.» Concluse lui dopo un momento di pausa. «Nemmeno a un hostess starebbero così bene.»
Apprezzò il sedere di Camille, sfrontato, sotto lo sguardo compiaciuto di lei.
Era inutile fingersi imbarazzata, quando in realtà gli apprezzamenti di Logan la lusingavano più del normale.
«Continua così, intanto vedo il sesso allontanarsi sempre più.» Era la prima volta che l'argomento veniva affrontato in modo aperto, eppure era meno imbarazzante di quanto si fossero immaginati. «Potrei iniziare a chiamarti Mr. Palle blu.»
Logan apprezzò l'aperto umorismo di lei, e alzò le mani in segno di resa. «Giuro che non tirerò più in ballo altre donne.»
«Ti concedo le modelle di Victoria's Secret.»
«Sei molto magnanima.» Sorrise, contento. Meglio non dirle che un paio erano stati suoi flirt. «Ma non ce n'è bisogno, mi basti tu.»
Si avvicinò per abbracciarla da dietro e lei lo lasciò fare. Sentirlo così vicino era gratificante che gli sguardi altrui – curiosi o in cerca di capire se Logan fosse famoso o meno – erano diventati superflui. L'importante era che fosse accanto a lei e che il suo semplice tocco riuscisse a farle venire i brividi.
«Stai cercando di rendere il blu un timido azzurro?» Sussurrò ironica, mentre ricopriva le mani di lui con le proprie. All'inizio di quella giornata si era ripromessa di evitare effusioni in pubblico per non dare spettacolo nel caso ci fossero paparazzi, anche se dubitava della cosa, eppure i propositi erano andati in fumo nell'esatto istante in cui l'aveva sentito al proprio fianco.
«Funziona?» Domandò interessato con un sopracciglio alzato.
«Te lo dirò a fine giornata.»
• • •
Logan, dopo essersi sfilato la canotta, si sdraiò sul telo per beneficiare della brezza che soffiava leggera e rendeva il clima piacevole. Finse di godere appieno della situazione, tanto da risultare così rilassato da sembrare addormentato, ma con gli occhi nascosti dalle lenti scure studiava ogni movimento di Camille, che invece era seduta nervosa al suo fianco.
Lei si guardò in girò con circospezione e infine si levò la maglia per mostrare un costume a fascia dai colori fluorescenti, non prima di aver controllato che il batterista non la stesse fissando. Si stese in fretta, quasi si sentisse al centro dell'attenzione, e si rilassò soltanto quando si tolse dalla visuale degli altri.
Logan alzò un angolo della bocca, divertito, e mormorò tra sé: «È tutta una questione di intenti.»
Ogni ragazza che aveva frequentato negli anni avrebbe fatto di tutto per farsi notare. C'erano quelle che in spiaggia si svestivano in piedi prolungando la cosa il più possibile, sicure così di essere osservate, e altre che avevano movenze studiate e sensuali, tanto da farlo sembrare un gesto troppo intimo. Non aveva mai disdegnato certe attenzioni rivolte a lui, ma in quell'istante aveva capito quanto fossero finte, atte ad attrarlo, mentre Camille era stata frettolosa, quasi goffa e l'aveva fatto per poter prendere un po' di sole, dato che il tempo lo permetteva. Niente a che fare con la seduzione e la malizia di chi l'aveva circondato fino a pochi mesi prima.
«Cosa?» Chiese lei nel sentirlo pronunciare qualcosa a mezza voce.
Si girò a fissarla con un sorriso aperto e sincero. «Ho detto: questione di intenti. Mi stupisci sempre.»
«Cosa vorresti dire?»
«Siamo in spiaggia e una ragazza qualunque avrebbe fatto di tutto per farsi notare mentre si toglie la maglia, giusto per farsi ammirare e apprezzare.» Osservò il suo diventare rossa. «Ma siccome tu non sei una ragazza qualunque hai fatto di tutto per passare inosservata.»
«Beh, so che sei abituato a ben altro.» Ammise con ostentata indifferenza, troppa perché l'argomento non le stesse a cuore. «Come modelle e hostess, a quanto pare.»
«Ciò non vuol dire che quello che ho vicino ora non mi piaccia.» Le fece notare, senza mentire. Perché, doveva ammetterlo, Cam era diversa dalle donne da cui era sempre stato attratto, ma non per questo non la trovava attraente. Era longilinea e, per quanto il fisico fosse asciutto, non era affatto scheletrica. Gli piaceva come il seno sbucasse dal costume senza esagerare o come la curva dei jeans sulle natiche fosse piena.
«Suppongo sia un complimento.» Borbottò lei, a metà tra il contrariato e l'offeso.
Logan le mise un dito sotto al mento e la fece voltare nella propria direzione, dopo si tolse gli occhiali da sole per mostrarle quanto fosse serio e sincero.
«Ti sto dicendo che non devi farti problemi perché sono il primo a non farseli a riguardo. Non voglio che tu ti senta in competizione e possa vivere male la cosa, perché a me non interessa fare paragoni inutili.» Era vero, anche perché aveva notato che ogni volta in cui confrontava le sue ex con Camille, questa ne usciva sempre vincente a mani basse. «Ti sto dicendo che mi piaci così come sei e che apprezzo quello che vedo. Anzi, fosse per me potrei dirti che gli shorts sono di troppo, ma penso che la gente qui attorno potrebbe essere contraria agli atti osceni in luogo pubblico.»
Aggiunse, infine, per tentare di stemperare la situazione.
«A cosa pensi?» Le chiese dopo il suo prolungato silenzio.
Camille si era messa a sedere come se la terra sotto di lei scottasse, ma non aveva aperto bocca dopo il suo discorso. Logan si sentì un po' ferito, una volta con le donne ci sapeva fare, ma la cosa che più lo metteva a disagio era l'averle aperto il cuore – di nuovo – e, per la prima volta, non ricevere risposta.
Lei sospirò e poi decise di rispondere nel modo più sincero possibile.
«A quanto sia difficile non baciarti qui e ora, ma concordo con te sugli spettatori.» Accennò un sorriso divertito e imbarazzato. «Aspetterò un momento più opportuno.»
«Non ho mai odiato la gente e la spiaggia come in questo momento.» Concluse soddisfatto e rasserenato dalla risposta di lei.
«Quindi se ti chiedessi di spalmarmi la crema complicherei la situazione?!» E, nel dirlo, gli mostrò il flacone della protezione solare.
«Vuoi forse farmi odiare per sempre le giornate trascorse al mare?» Le aveva detto che la trovava attraente, anche se in modo poetico, e lei voleva torturarlo ancora di più, come se l'essere mezza nuda accanto a lui non fosse abbastanza? Era famoso, non di certo un supereroe.
«Ok, forse è meglio se ci distraiamo, altrimenti la giornata diventa davvero interminabile.» Convenne Camille nel depositare il prodotto accanto a sé. «Cosa ne dici di provare i racchettoni che Serge si è premurato di prestarmi?»
«Ehi, se vuoi essere stracciata facciamolo.»
Camille sorrise del suo doppio senso.
«Sei così bravo?» Eppure lui non sembrò accorgersi dell'ambiguità di quello scambio.
«No, ma non hai la faccia di saperne molto più di me.» La prese in giro.
«Te lo faccio vedere subito!» Si alzò di scatto e, con aria combattiva, si posizionò lì vicino.
Logan la raggiunse e, dopo quasi mezz'ora, le dimostrò di aver avuto ragione. Nessuno dei due era il futuro Nadal, ma Camille era particolarmente negata. Quando colpiva la palla non era così male, ma il problema era centrarla con la racchetta.
Smisero dopo che Logan iniziò a prenderla in giro e lei si offese, così lui trascorse i minuti successivi a tentare di farsi perdonare, tanto che arrivò a offrirle una cena. Camille propose di fare un giro lungo la spiaggia per poi raggiungere un bar dove mangiare qualcosa, e così fecero.
Tornarono indietro soddisfatti e insonnoliti, così si concessero un po' di relax all'ombra delle piante che ormai copriva il posto che si erano ricavati la mattina.
Si sdraiarono vicini e si addormentarono con la mano di Camille che accarezzava i contorni dei tatuaggi sulle braccia di Logan in un lento cullare.
Eccomi di ritorno!
Ebbene sì, il capitolo ha un nome talmente imbarazzante che ne vado quasi fiera.
Un saluto a Mr. Palle blu per il contributo!
E qui ha molti motivi per essere "sotto stress" in questo modo. Riuscirà a rendere il tutto un timido azzurro?
La giornata, in fondo, è ancora lunga e può succedere di tutto!
Come potete vedere iniziano a entrare in confidenza in un modo del tutto nuovo, forse anche perché sono liberi di esprimersi come meglio credono, dato che stanno iniziando una nuova fase di questa specie di relazione.
Cosa dite, vi ricorda un po' di più il Logan "lingua lunga" di Matched?
A lunedì,
Cris
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