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13. Chemistry

              «Logan, puoi venire da noi un attimo? C'è un ragno sul muro e sia Camille sia io ne siamo terrorizzati...» Serge esordì così, con aria preoccupata, davanti al portone dello studio, dove Logan e Jade stavano aspettando gli altri per trascorrere insieme la serata.

«Vai pure. Vi aspetto qui. Anche io ho il terrore dei ragni.» Jade lo rassicurò dopo aver finto un brivido quando il batterista si girò per chiederle il tacito assenso per allontanarsi da lei.

«Gli apro il portone del palazzo e poi vengo a presentarmi, promesso.» Serge si rivolse alla nuova arrivata in modo affabile e rassicurante, tanto che lei annuì serena e perfettamente a suo agio.

I due uomini si incamminarono verso l'altro palazzo e abbandonarono le espressioni tranquille che si erano stampati in volto fino a poco prima.

«Cosa succede?» Domandò Logan con voce tesa. Sapeva che Cam non aveva paura dei ragni, quindi il motivo non poteva essere quello.

«Chiedilo a lei perché non l'ho capito. Si è fermata prima dell'ultima rampa di scale e si è rifiutata di scendere. Roba di donne, suppongo.» Rispose l'altro, mentre infilava la chiave nella toppa e indicava le scale davanti a loro. «Sali, la vedi subito. Io intanto faccio compagnia alla tua amica, a breve arriva pure Alejandro.»

Logan gli diede una pacca sulla spalla e annuì, nella speranza che si trattasse di qualcosa di semplice.

«Cam?» Chiese a metà della prima rampa, poi la vide poco più su, sul pianerottolo.

«Mh.» Mugugnò lei in risposta e alzò gli occhi al cielo, come se fosse stata l'ultima persona con la quale avrebbe voluto avere a che fare.

«Cosa succede?» Si avvicinò e la raggiunse, preoccupato.

«Io non so mentire, Logan.» Si lamentò con fare sofferente. «Basta una domanda sbagliata e mi scopre in un secondo.»

Non voleva lagnarsi, però pensava al favore che lui le aveva chiesto quella mattina. Non voleva venire meno alla promessa, ma non desiderava nemmeno metterlo nei guai per la sua agitazione. L'idea di conoscere Jade la terrorizzava.

Logan le accarezzò un avambraccio nel tentativo di calmarla.

«Tu non devi mentire, ma non devi nemmeno scendere nel dettaglio. Se dici, per esempio, che siamo andati al cinema, non dovrai precisare chi includi con quel plurale, non ce n'è bisogno.» Rispose con un sorriso sonnacchioso che le fece perdere più di un battito.

Lo guardò, allibita. In effetti aveva ragione. Lui era bravo in queste cose, dopo anni di interviste sapeva bene come giostrarsi in simili situazioni. Era stata una stupida a pensare di dover rivelare ogni particolare. Jade non le avrebbe fatto un interrogatorio, ma avrebbero parlato per conoscersi. Eppure aveva il terrore di parlare troppo a causa dell'agitazione e lasciarsi sfuggire qualcosa che non avrebbe dovuto dire. Ma, più di tutto, a terrorizzarla era il pensiero che, alla fine della loro serata, Jade non la ritenesse all'altezza di Logan.

«Ha senso.» Ammise a malincuore.

«Cosa ti spaventa?» Scese ad accarezzarle il dorso della mano senza staccare gli occhi da quelli di Camille.

Tu. Lei. Il suo giudizio. Il fatto che Jade potesse convincerlo a vederla con occhi diversi, furono le prime risposte che le passarono per la mente, ma si trattenne.

«Che mi si legga in faccia quello che penso.» Provo era la parola che avrebbe voluto dire. Non era riuscita ad approfondire quello che era successo la sera prima con Logan, e non aver avuto riscontri da lui la metteva in agitazione. «E di non piacerle.»

In fondo lui le aveva scritto di non essersi pentito, ma le aveva chiesto di comportarsi all'esatto opposto delle sue parole. La cosa la confondeva, non sapeva come agire.

«Io penso che sia impossibile.» Risalì con le mani verso le sue guance, incapace di toglierle le mani di dosso. Le sorrise ancora, ma questa volta in modo furbo, come se ci fosse qualcosa di divertente. «Anzi, grazie per aver creato questo diversivo.»

«Perché?» Si sentì Théa. Quando Logan era così vicino Cam perdeva ogni facoltà e si ritrovava a chiedere il perché di ogni sua parola. Di lì a poco sarebbe diventata un'abitudine irritante.

Senza aggiungere altro la spinse con delicatezza contro il muro fresco della palazzina e premette le labbra contro le sue. Un bacio diverso da quello della notte precedente, più esigente, perché Logan non aveva bisogno di chiedere alcun permesso. Stava prendendo quello che voleva e che sperava desiderasse pure Camille.

I pensieri si azzerarono e così le preoccupazioni di entrambi, cullati dal calore prodotto dai loro corpi a contatto. I respiri vennero catturati dall'altro in un continuo dare e ricevere.

Fu soltanto dopo alcuni minuti che parvero interminabili che Logan mise fine al bacio, gli occhi velati e poco lucidi.

«Perché davanti a Jade non avrei potuto salutarti così, e desideravo farlo da ieri sera.» Le spiegò con il fiato corto, prima di prenderla per mano e guidarla verso l'uscita.

Camille lo seguiva senza dire niente, lo sguardo sgranato dalla sorpresa. Aver sentito da lui che desiderava un altro bacio e che non si pentiva di quello che era accaduto tra loro, le dava una forza che non pensava di possedere. Rilassò i muscoli senza rendersene conto.

«Ah, se te lo dovesse chiedere, ho cacciato da casa vostra il ragno di cui avevate paura tu e Serge.» Si girò per regalarle un sorriso divertito e controllare come stesse, perché lui si sentiva scompigliato sia dentro che fuori. «Pronta?»

«Sì.» Mormorò appena prima che lui aprisse il portone. «Sii solo te stessa, vedrai che andrà bene.»

Annuì e si accinse a sorridere al gruppo di persone che li stavano aspettando, più sicura di quanto si fosse sentita fino a poco prima. Seguì il consiglio di Logan e lasciò che a gestire il gioco fossero gli eventi della serata.

Si ritrovarono così seduti al tavolo di un ristorante tipico.

Aveva rilassato le spalle ed era stata se stessa, e le cose erano andate bene.

Jade si era seduta accanto a lei in quanto unica donna del gruppo, così Logan si era sistemato davanti a Cam e vicino alla ragazza di suo cugino, in modo da aiutare la prima nei momenti difficili. Era stata una serata divertente come non ricordava da tempo, in compagnia di persone che si potevano considerare amiche. Inoltre era stato facile per lui comunicare con Camille: a loro bastava uno sguardo per intendersi; Logan era impressionato dalla complicità che avevano raggiunto e sorpreso dal non essere spaventato da tutto ciò. Camille era bella nella sua naturalezza e ingenuità, il suo sorriso sincero e aperto era rassicurante e lo portava a ridere di cuore. Era stato inaspettato e bello avere vicino Jade, un'amica, e vedere due donne che per lui erano diventate importanti interagire con tanta semplicità.

Jade aveva provato a carpire da entrambi qualche informazione, ma aveva lasciato perdere nel momento in cui non aveva ricevuto in cambio i gossip che si era aspettata: sembrava che la vita condotta da Logan fosse semplice e sana. Una normalità che avrebbe potuto spaventarlo, ma fargli anche moltissimo bene. Per fortuna, sembrava avesse accettato di buon grado la routine di Montpellier e che si fosse integrato al meglio. Agli occhi di Jade appariva sereno e sorridente come non l'aveva mai visto a Los Angeles. Era contenta che il cugino del suo ragazzo, colui che l'aveva accolta per primo in famiglia come se fosse una sorella, non fosse più solo ad affrontare quel cambiamento.

Sorrise a Camille che le stava raccontando di una figuraccia avvenuta nel centro commerciale dove c'era una pista di go kart.

«Sembra divertente! Mi piacerebbe vederlo.» Le sorrise. A Jade sembrava una ragazza così normale che le riscaldò il cuore. Provò a immaginarla a Los Angeles, in mezzo allo staff dei Glory e alle altre star che giravano loro attorno. Forse Camille sarebbe rimasta sconvolta, ma le avrebbe fatto compagnia. In fondo erano più simili di quanto non sembrasse.

«Se ti va domani posso portarti a fare un giro per la città e poi un po' di shopping.» Cam glielo propose con entusiasmo, gli occhi brillanti. Era da tanto che non si dedicava a un'attività tipicamente femminile insieme a un'altra donna, era elettrizzata al solo pensiero.

«Molto volentieri. Sai com'è, non conto molto su questo esemplare di maschio.» Indicò Logan.

«E fai bene» le disse lui. «Non conosco la città a menadito quanto Cam, inoltre sto aspettando dell'attrezzatura da casa e gli ultimi mobili che dovrebbero essere consegnati in questi giorni.»

«Allora è andata, domani sei mia ospite.» Camille mise fine al discorso con un sorriso.

• • •

Il giorno seguente Camille e Jade girarono per la città e, durante gli attimi trascorsi insieme, si instaurò una certa confidenza. Cam, dopo aver constatato che l'altra non si era unita al giro turistico per metterla sotto torchio, si era rilassata e aveva iniziato a confidare qualche avvenimento divertente riguardante Logan e Jade la ricambiava con aneddoti divertenti sulla band e su Carter.

Era liberatorio potersi confidare con una donna dopo tanto tempo passato soltanto in compagnia maschile. Camille non si lamentava certo della vicinanza di quei mesi, ma poter parlare con una persona con una sensibilità molto simile alla sua la rinfrancava parecchio, le ricordò quanto le mancavano le sue amiche, quella mancanza che nemmeno tutte le videochiamate del mondo avrebbero potuto riempire. Avrebbe voluto averle accanto a sé. Trovava dunque fantastico sentirsi a proprio agio con la ragazza che era riuscita a far innamorare il suo idolo, aveva un ché di surreale; soprattutto se si considerava che in quel momento si stavano aggirando in una grande negozio per un po' di shopping. Cam era quasi commossa dalla familiarità e dalla banalità del momento.

«Sei incredibile.» Le disse ammirata Jade dopo aver posato una gruccia nell'espositore da cui l'aveva presa.

«Cosa?» Cam, invece, abbandonò l'attenzione dalla blusa di pizzo sangallo che decise di portare con sé nel camerino. Inutile dire che l'argomento era Logan. Per lei era la prima volta in cui ne parlava apertamente, l'unico a conoscere la sua esistenza nella vita di Camille era, per forza di cose, Serge.

«Sì. Sai, sei così tranquilla con accanto Logan.» La guardò con aria divertita mentre, imperterrita, passava in rassegna ogni stand del negozio. «Non so se hai visto il programma in cui ci siamo conosciuti Carter e io... ma i rapporti non sono stati dei migliori. Mi metteva soggezione.»

Le regalò un'espressione eloquente, tesa a sottolineare quanto il loro legame fosse stato burrascoso. Ne sapeva qualcosa, aveva seguito la serie con spasmodica curiosità nella speranza che quei due finissero insieme. Non poteva certo dirle quanto grande fosse stato il sospiro di sollievo esalato alla fine dell'ultima puntata, avrebbe perso ogni tipo di dignità agli occhi di Jade.

«Oh beh, penso che la terapia d'urto a cui il destino ci ha sottoposti abbia rotto subito il ghiaccio tra noi.» Alzò le spalle con fare indifferente, ma parlare del suo rapporto con Logan la metteva in difficoltà. Non sapeva nemmeno a che punto fossero arrivati, analizzarlo con l'occhio sveglio di un'altra donna le metteva una certa ansia.

Jade le rivolse uno sguardo interrogativo, così Camille si trovò costretta a depositare il paio di jeans che aveva tra le mani per concentrarsi sulle proprie parole.

«Vedi, eravamo per strada, persi nei nostri pensieri. Ci siamo scontrati. Io sapevo bene chi fosse, essendo una fan, ma ho fatto finta di niente.» Ammise con una certa colpa dipinta sul viso. «È andata bene, finché il mio telefono non ha squillato con Chemistry. Si è arrabbiato da morire e se ne è andato.»

Ricordò con una risata che contagiò anche Jade.

«Oh mio Dio! So che non dovrei ridere, ma è assurdo. Che figuraccia!» Si coprì la bocca con entrambe le mani, ma gli occhi parlavano per lei: era genuinamente divertita. «Ed è da Logan – beh, almeno del vecchio Logan – reagire così. Poi cosa è successo?»

Chiese dopo aver cercato di smorzare le risa.

«Si è accorto che parlavo bene inglese, e Logan aveva bisogno che qualcuno facesse da tramite tra lui e il mondo ostile che lo circondava...»

«Logan avrebbe tuttora bisogno di un interprete per il mondo, anche se trovo che sia migliorato.» Le fece notare Jade, ma capiva cosa le stava dicendo: Logan aveva avuto bisogno di qualcuno che scavalcasse per lui il problema della lingua, l'esatto motivo per cui Carter aveva considerato Montpellier l'ideale. Come se per comprare alcol al supermercato avesse avuto bisogno di grandi discorsi. Ma, a quanto pareva, l'inibizione creata dal diverso idioma aveva dato i suoi frutti. «Non l'ho mai visto così... sereno. L'ho conosciuto quando era già mezzo incasinato.»

Le parole di Jade erano tornate gentili e solenni come il concetto espresso. Era il suo modo di preoccuparsi di Logan, quello di sondare nella faccenda e capire che ruolo Camille avesse giocato in tutto ciò. La loro vicinanza non poteva essere così casuale.

«Suppongo sia successo a tanti, di non vederlo tranquillo.» Cam sorrise complice. Un modo per prendere tempo e assimilare quello che le sembrava essere un complimento tra le righe. «Comunque, ha capito che potevo essere una risorsa per lui. Così gli ho fatto da guida, poi abbiamo instaurato un rapporto di fiducia ed è entrato nella mia vita a tutti gli effetti: amici, cani e bambini a cui faccio da baby- sitter.»

Non le piaceva molto scendere nei dettagli, ma Jade le ispirava fiducia e le era parsa una ragazza che non fosse lì per giudicare. Sembrava un'amica preoccupata, e questo gliela rendeva simpatica.

«Direi che la cosa è reciproca, perché non solo mi sembra che anche tu faccia parte della sua vita, ma non ha nemmeno problemi a renderti partecipe.» E si indicò, come a dire che non era da Logan coinvolgere persone qualsiasi nel suo privato, di cui lei faceva parte a pieno titolo. «È come se tu avessi trovato la chiave giusta per rapportarti con lui. Non è da tutti. E, credimi, ti capisco, perché in un certo senso anche io ho dovuto fare lo stesso lavoro con Carter. Ed è stato tutto, tranne che semplice.»

Lo disse mentre posava sul braccio un paio di abiti abbastanza eleganti, adatti a una cerimonia, ma quel gesto non sminuì l'importanza delle sue parole.

«È una persona normale per me, ma comunque speciale. Certo, è una star, il batterista del mio gruppo preferito, ma ho imparato da subito a conoscere l'uomo che c'era dietro la patina della fama, quindi penso sia stato meno traumatico sin dall'inizio.»

Ed era proprio quell'uomo che le piaceva. L'intensità con cui la fissava e il modo in cui lei riusciva a perdersi nel suo sguardo, il sorriso con un solo angolo della bocca che le faceva aumentare i battiti. E il suo progressivo aprirsi nei suoi confronti che l'aveva fatta sentire importante e viva. Parlare di Logan, anche se in modo superficiale, per lei era come ammettere tutto quello ad alta voce, tanto che la fece arrossire.

«Non riesco a capirti» le disse Jade con sincerità, ferma davanti a lei e dimentica dei vestiti che fino a quel momento sembravano fare da barriera a entrambe. «A volte sembri troppo perfetta per essere vera, altre – invece – mi ricordi me.»

«Stai dicendo che credi di essere troppo perfetta per essere vera?!» Camille era sorpresa. Perché in quel caso non sarebbero state simili come Jade credeva, lei non era così sicura di sé. Eppure Jade non le era sembrata arrogante durante il reality, né nel corso della giornata trascorsa insieme.

L'altra rise.

«Non direi mai una cosa del genere. Tendo sempre all'autocritica, è una cosa naturale per me.» Per stare con Carter aveva passato davvero un periodo d'inferno a riguardo. «Però mi assomigli nell'essere quel tipo di persona che pensa di non avere problemi e si butta nelle cose a capofitto, ma in realtà non sa in che guaio si sta cacciando.»

Si riferiva a Logan, lo sapevano entrambe.

Jade le rivolse un sorriso complice.

«Il mio rapporto con Logan è un guaio?» Di certo non si era aspettata una simile confessione.

«Per te? Non sai quanto. Avere a che fare con uno qualsiasi del gruppo è sempre un pericolo.» Eppure, nel dirlo, era divertita, come se sapesse qualcosa che a Camille – in quel momento – sfuggiva.

«Penso che mi proverò queste cose, magari cambio l'abbigliamento da indossare al matrimonio.» Aggiunse approfittando del silenzio di Camille, felice di averla colta in fallo sull'argomento. Era stata sincera, ma troppo vaga. Jade sapeva bene cosa nascondeva quello stare sulla difensiva, ci era passata prima di lei. «Potrebbe far venire un infarto a mia zia. Sarebbe divertente.»

Discorso chiuso, il messaggio era chiaro.

Sorrise a Camille mentre si avviava verso i camerini con rinnovata allegria, quasi avesse avuto le risposte che aveva cercato nei due giorni trascorsi a Montpellier.

Cam la seguì confusa, doveva capire a cosa si riferisse Jade con le sue ultime parole. Non promettevano nulla di buono.

• • •

Per Jade era arrivato il momento di partire per Londra. Era convinta che tre giorni a Montpellier le sarebbero bastati per accertarsi della situazione di Logan, invece, a causa dei vicini, si era accorta di voler prolungare la sua presenza lì. Peccato non potersi fermare oltre: c'erano i parenti ad aspettarla e un matrimonio a cui partecipare.

Serge le era molto simpatico e, a causa del turno di quell'ultimo la mattina del volo di lei, l'aveva salutato la sera prima; ma la vera scoperta era stata Camille: non pensava di trovare una ragazza a stretto contatto con Logan. Erano affiatati e non le erano sfuggiti i loro sguardi. Camille era passata dall'essere fan al diventare una ragazza che aveva conosciuto un uomo stupefacente, mentre Logan, seppur con meno coscienza, la osservava con un'attenzione particolare; Jade non l'aveva mai visto così nemmeno con Kat in quei rari momenti in cui pensavano di essere una coppia che poteva funzionare. Era come se fossero due calamite dai poli opposti e si gravitassero attorno, senza però avvicinarsi troppo e unirsi a causa dell'attrazione. Lo trovò un peccato, perché Jade non aveva mai visto Logan così positivo e padrone di sé, felice e propositivo. La rabbia che aveva visto accumularsi in lui negli ultimi mesi a Los Angeles era svanita, ma non poteva essere merito di un semplice trasferimento, doveva esserci altro sotto, e supponeva fosse merito di una persona. In che modo Camille facesse parte di quel processo, però, non avrebbe saputo dirlo.

«Vieni qui, fatti abbracciare.» La invitò Jade con rinnovata tristezza, mentre Cam si era presentata la mattina prima di andare in università per alcune scartoffie e del volo dell'altra.

«Non lasciarmi sola con questo essere lunatico.» Mugugnò Camille desolata, mentre indicava Logan alle sue spalle, che sbuffò per l'appellativo che gli era stato rivolto. «Mi ha fatto piacere conoscerti. Mi mancherà la presenza di un'altra donna qui attorno.»

«Oh, ma te la cavi benissimo con lui, è diventato un agnellino.» Le fece notare, giuliva. Poi aggiunse sottovoce, come se fosse una confidenza, anche se abbastanza chiaro da essere sentito da tutti: «Credimi, prima di partire era veramente intrattabile.»

«Ehi, sono qui se non ve ne foste accorte!» Logan alzò un braccio, sempre più stizzito. All'inizio distrarre Jade con Camille era stata un'idea geniale, ma non aveva pensato che la cosa gli si potesse ritorcere contro. Non si era aspettato tanta sintonia e una simile coalizione tra di loro, soprattutto contro di lui.

«Certo che ce ne siamo accorte, per questo ci stiamo contenendo.» Cam strizzò l'occhio divertita ai due e fece ridere Jade.

«È ora di andare.» Annunciò Logan, per cercare di evitare che la situazione degenerasse a suo discapito. «Non vorrei che la tua famiglia se la prendesse con me, se dovessi perdere l'aereo.»

«Fatti sentire se hai bisogno d'aiuto.» Jade diede un ultimo veloce abbraccio a Camille prima di andare a prendere il trolley in salotto. «E mandami qualche tuo script, sono davvero curiosa di leggerli!»

«Soltanto se sarai sincera e spietata.» Replicò sicura Camille.

«Lo prometto.»

«Allora sarà fatto.»

«Qualche script? Io pensavo che ne avessi scritto soltanto uno.» Logan si sentiva estraneo alla loro conversazione e non gli piaceva, era lui ad aver trascorso quei mesi con Camille, non era giusto che la ragazza di suo cugino, in tre giorni, avesse più informazioni di lui.

«Ma non dovevamo andare?» Jade era ironica.

Logan la fulminò con lo sguardo e alzò una mano per fermare la sua avanzata verso la porta. «Un attimo. Al massimo chiederò all'autista di premere il pedale dell'acceleratore.»

«Questo perché non ti sei mai informato oltre.» Camille alzò le spalle, come se fosse naturale. Si sottovalutava troppo.

«Beh, ma voglio leggerli anche io.»

«Sei proprio un cafone.» Lo apostrofò Jade nel momento in cui lui rispose a Camille.

«Li manderò anche a te, contento?» Camille intervenne prima che la situazione tra i due degenerasse.

«Ma perché ne hai scritti altri?» Logan era diventato serio. «Senza dirmelo.»

Cam alzò gli occhi al cielo. «Non pensavo di dover avere la tua approvazione.»

Lui, però, non si lasciò incantare dal suo spirito, incrociò le braccia nell'attesa di una risposta.

«Sono progetti già finiti, scritti prima di conoscerti.» Spiegò lei, con pazienza. «Devo avere del materiale pronto da inviare con le mie richieste di ammissione alle scuole di sceneggiatura, soprattutto se non ho una lettera di raccomandazione forte ad accompagnarle. È per questo che tra poco vado in università.»

«Lettere di raccomandazione?» Il batterista piegò la testa di lato, ma anche Jade si fece attenta, erano entrambi curiosi.

«Sì, è usanza che siano allegate a tutto il materiale. Dovrebbero essere scritte dai docenti o da persone che hanno assistito al nostro percorso e che elogino i nostri sforzi e i lavori fatti, ma ci sarà sempre qualcuno con una lettera di un ex membro della suddetta scuola o il vip del momento a oscurare quelle di noi comuni mortali.» Cercò di non dilungarsi troppo, l'argomento l'abbatteva più del dovuto. Le scuole americane, quelle a cui lei anelava, erano un sogno lontano a causa di questo fattore. «Difatti sto chiedendo aiuto a un docente alquanto illustre della facoltà, ma davanti alla lettera di Francis Ford Coppola, per esempio, vale meno di zero.»

«Ti serve una mano? Se vuoi la scrivo io.» La sollecitudine con cui Logan si offrì di aiutarla colpì le due ragazze che, però, non dissero nulla a riguardo.

«Ti ringrazio, ma sarebbe inutile. È meglio che venga da qualcuno dell'ambiente o da un campo collaterale al cinema. Per quanto tu sia famoso, non è di tua competenza.» Cercò di fargli capire come poteva funzionare il processo. Se fosse stato un attore, un doppiatore o avesse avuto un altro ruolo all'interno dell'industria cinematografica sarebbe stato diverso, ma far parte delle colonne sonore dei film non rientrava tra le caratteristiche che le scuole cercavano.

«Ok, ho capito. Troppo collaterale.» Concluse meditabondo.

Già, mimò demoralizzata con le labbra mentre annuiva.

«Ti faccio il più grosso in bocca al lupo.» Jade si intromise tra i due, sentendosi un'intrusa. «Ma ora serve anche a me perché... sono in ritardo.»

«A presto.» Camille le si rivolse seguendola lungo le scale. «Quando vorrai prenderti una vacanza, io sono qui.»

«Io, invece, ti aspetto a Los Angeles.» Le strizzò l'occhio con fare speranzoso.

Jade e Logan salirono sulla berlina nera privata che avevano noleggiato dopo aver caricato i bagagli e la salutarono con la mano.

«Non riesco a trattenermi oltre.» Esordì Jade dopo che si furono accomodati sui sedili e si immersi nel traffico. Il tragitto non era lungo, una decina di chilometri li separava dall'aeroporto. In cambio ricevette uno sguardo scettico da parte di Logan. «Io non so cosa ci sia sotto, ma non me la racconti giusta.»

«Di cosa parli?» Sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo, ma non erano questioni che la riguardavano, non prima che lui avesse potuto affrontare la cosa con Camille e capire cosa voleva per sé.

«Camille.» Riassunse l'amica con tono inquisitorio.

«Non c'è niente.» Logan si sistemò gli occhiali da sole sul naso mentre alzava le spalle. Fingere indifferenza era da lui. Era sempre stato un asso a tutelare i propri interessi, e decisamente Cam lo era.

«Non dirmi che non hai notato come ti guarda.» Jade alzò un angolo della bocca, convinta di aver ottenuto la sua attenzione.

«E come mi guarda?»

«Come se fossi la cosa più importante che ha.» I suoi occhi si fecero più indulgenti e la voce divenne una carezza. Voleva comunicargli in ogni modo quanto ci tenesse a lui, al fatto che fosse felice, e a quanto ritenesse Camille adatta a renderlo tale.

«Ti sbagli.» Scrollò le spalle, ma si girò verso il finestrino per nascondere un sorriso.

«E anche tu non mi sembri così indifferente. La tratti in modo diverso.»

«Lei è diversa.» Sottolineò l'ultima parola. Per la prima volta, però, per lui aveva un'accezione nuova, positiva. Camille era migliore di tutte le ragazze conosciute finora, con i suoi pregi e i suoi difetti. «E comunque ti stai facendo troppi film mentali. Ti prego, non intrometterti nei miei affari e nelle mie decisioni.»

Non era arrabbiato ma deciso, giusto per mettere un punto alla situazione prima che Jade si intromettesse e scoprisse più del dovuto.

«Sì, ok, hai ragione.» Alzò le mani in segno di resa. «Ma non lo dicevo per farmi i fatti tuoi, più perché vedevo in Camille una buona opportunità. Insomma... vi vedrei bene insieme, sa come prenderti.»

«Jade...» La ammonì di nuovo con fare perentorio.

«Lo so, lo so.» Si ritrasse, dandogliela vinta. «Ma lei è così carina. E tu meriti accanto una persona simile che ti voglia bene.»

Era bello pensarlo accanto a una ragazza normale e non alla solita modella che lo cercava solo per avere un po' di fama riflessa. Camille sembrava una donna in grado di sostenerlo e di dirgli in faccia se faceva qualcosa di stupido. Non sembrava in grado di condannarlo per ogni sua sciocchezza, ma aveva l'aria di avere il coraggio di fargli notare quando avrebbe agito in modo irrazionale.

«Lei è... diversa.» Era l'unica la parola che aveva in mente. Non erano partiti con il piede giusto, però si era rivelata sincera e disinteressata, aveva dimostrato che a piacerle nel corso dei mesi era stato Logan l'uomo, non il personaggio famoso. Era felice che fosse riuscita ad abbattere i muri costruiti negli ultimi anni, quando non era stato in grado di gestire la fama, era ciò di cui lui aveva bisogno.

«Proprio per questo sto cercando di spingerti tra le sue braccia.» Ammiccò lei dopo avergli dato una leggera gomitata sul braccio.

«Non ti assicuro niente.» Le disse come se le avesse promesso di fare un tentativo.

«Quel sorriso non preannuncia nulla di buono.» Ma il sorriso di Jade era fiducioso, quasi sperasse che Logan avesse delle intenzioni non proprio innocue nei confronti di Camille.

«Siamo arrivati, signorina.» L'autista annunciò il capolinea: erano di fronte al gate delle partenze internazionali.

«Salvato in corner.» Lo prese in giro.

«Fatti sentire.» Logan cambiò argomento per tagliare il discorso.

«Sappi che finiremo questa discussione.» Scesero dall'auto e lo abbracciò per salutarlo.

«Non vedo l'ora.» Ricambiò la stretta, sincero, e ridacchiò divertito per essersela cavata. «Buon volo. Scrivimi quando atterri.»

Entrò nell'abitacolo, indossò di nuovo gli occhiali da sole, poi si rivolse all'autista: «Mi riporti indietro, per favore.»

Per la prima volta dopo giorni poteva fermarsi a pensare, anche se non sapeva quale piega far prendere ai propri ragionamenti.

Non si sarebbe aspettato di trovarsi così bene a Montpellier al punto da conoscere una donna capace di fargli perdere la testa, di farlo sentire bene con se stesso, ma era successo.

Logan era contento di aver incontrato Camille e averle dato l'opportunità di entrare nella sua vita. Prima di essere attrazione fisica era stata una questione di fiducia, un sentimento così inaspettato per lui, che però gli aveva fatto scoprire una ragazza che gli piaceva, sia di carattere che fisicamente. Erano come due elementi chimici che, a contatto, reagivano. Voleva scoprire cosa sarebbe successo.

Sentì il bisogno di tornare da Camille, così le scrisse un messaggio.

Logan:

Meriteresti una punizione per avermi tenuto segreti gli altri script.

Gli balenarono per la mente molti modi per punirla, ma nessuno di questi era davvero spiacevole, soprattutto per lui.

Era vero, non faceva sesso da mesi, ma non era quello a spingerlo a quel tipo di contatto, quanto più la voglia di vedere come Camille avrebbe potuto sciogliersi a causa sua e del suo tocco, il volerle dare piacere.

In quel momento gli sembrava strano pensare alla sera della cena e poi vedere come Jade, con il suo arrivo, aveva cristallizzato quell'istante rendendo le cose più complicate di quanto fossero, eppure non gli dispiaceva. Avere con sé un'amica l'aveva fatto sentire vicino al suo mondo, mentre aspettare per avvicinarsi a Camille lo aveva elettrizzato ancora di più, e non credeva fosse possibile.

I suoi pensieri furono interrotti dalla risposta di lei:

Camille:

Non pensavo volessi davvero leggerne altri.

Come se avesse avuto paura di disturbare, tipico suo. L'ennesima dimostrazione di quanto ci tenesse a Logan e ai suoi spazi.

Lo tutelava in quanto persona, e la cosa gli piaceva, perché era da tempo che qualcuno non lo trattava come un essere umano degno di attenzioni, fiducia e rispetto.

Voleva ricambiare quell'altruismo, perché aveva il timore di non aver dimostrato a Camille quanto importante fosse per lui. Confidarsi, ricambiarla con i propri segreti non era più abbastanza, era l'ora di scoprirla e mostrarle un interesse sincero, anche con piccoli gesti e domande che gliel'avrebbero fatta conoscere davvero.

Logan:

Io voglio sapere tutto di te. Ci vediamo oggi pomeriggio.

Le aveva risposto impaziente, non vedeva l'ora di cominciare da quel punto.

Buonaseeeera!

Jade, Jade, Jade... ti si vuole bene, ma con la tua presenza hai un po' interrotto tutto.

Cioè, questi due hanno bisogno di un po' di tempo da passare da soli, e tu che fai? Arrivi a gamba tesa e cristallizzi il momento in cui possono essere un po' più... disinibiti? Non si fa!

Però sei servita, in fondo, per chiarire le idee di entrambi, perché hanno avuto tempo per pensare, anche se hai scombinato i piani di entrambi.

Quindi, almeno un po', ti perdoniamo.

Circa.

Ma ora sei andata, l'estate è alle porte e tutto sembra andare liscio, speriamo continui così!

In fondo, cosa può andare storto?

A lunedì, 

Cris

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