12. Sorpresa
«Non ti ho sentita rientrare.» Serge si presentò in camera di Camille dopo aver visto la stanza illuminata dalla chiara mattina che entrava dalla portafinestra.
«Stavate già dormendo.» Rispose lei senza staccare gli occhi dal soffitto, dopo aver sospirato.
Si era sentita fortunata, se avesse visto il coinquilino al ritorno dalla cena non avrebbe saputo come affrontare l'argomento, troppo confusa dalle emozioni provate. Non che si fosse svegliata molto più tranquilla, ma aveva avuto il tempo di ragionare sulla cosa e capire che fosse accaduta davvero.
«Questo vuol dire che sei tornata tardi.» Si avvicinò al letto con le sopracciglia che si muovevano con fare ammiccante.
«No. Prima dell'una.» Camille decise di non cogliere la malizia della frase, sperava di poter rimandare il momento dell'interrogatorio il più possibile.
«Avanti, vuoi farmi credere che non hai nulla da dirmi?» Lo sguardo di lui era perentorio, non gli sarebbe sfuggita per alcuna ragione al mondo.
«Già.» Ma arrossì, così cercò di coprirsi la faccia con le coperte.
«Niente da dichiarare?» La incalzò Serge, sempre più convinto a farle confessare anche il più piccolo dettaglio.
Camille rispose con un silenzio colpevole.
«Lo sapevo!» Si sdraiò sul letto, accanto a lei. «Sputa il rospo, prima che vada a chiederlo a Mr. Ho le braccia muscolose a furia di percuotere tutto ciò che mi capita a tiro.»
Un'allusione sessuale che fece pensare entrambi al suo risvolto.
«Non provarci nemmeno.» Camille, che si era girata verso l'amico, aveva intercettato il suo sguardo sognante. «Non immaginare neanche una cosa simile perché giuro che ti privo della tua virilità.»
Non poteva permettere che Serge si perdesse in simili pensieri, non quando lei era la prima a farne, aveva bisogno di qualcuno che la riportasse alla realtà.
«Ok, va bene, ma ora sciogli la lingua e dimmi tutto.» La incalzò di rimando. «Oppure te l'ha staccata a morsi Logan?»
Era il suo modo per cercare di informarsi, ma lei rispose con una smorfia.
«Avete fatto sesso?» Dritto al punto, era arrivato al limite della sopportazione.
«No!» Si indignò Camille. «Non faccio sesso così presto.»
Certo, si conoscevano da mesi, ma le piaceva procedere per gradi. Come si poteva far sesso con una persona se non si sapeva nemmeno se con questa si potesse trovare la sintonia in un bacio?
Era per questo che non era adatta per una rockstar, da quel punto di vista era molto più tradizionalista delle modelle con cui era solito uscire.
«Mills, sono passati tre mesi da quando lo conosci, e non penso che l'attrazione sia comparsa solo ora.» Come sempre Serge era abile a centrare il punto, era un cecchino.
«Ok, allora diciamo che non faccio sesso con persone abituate a farlo con modelle snodate e disinibite.» Chissà con quante era stato e quanta esperienza avevano loro.
Fino a quel momento l'idea di relazionarsi con un uomo che prima aveva frequentato determinate donne non era un problema reale, perché non c'era in gioco il proprio coinvolgimento, ma ora il paragone iniziava a insinuarsi nella sua mente e complicava tutto. Adesso il confronto era doveroso, per lei come per Logan, ed era ben consapevole di non avere niente a che spartire con le ragazze ultraterrene con cui aveva avuto qualche storia. Non poteva competere né in bellezza né in esperienza, e questi aspetti si sarebbero rivelati problemi prima o poi, almeno agli occhi di Camille.
«Non ancora.» La corresse Serge, strappandola dai suoi pensieri.
«Aaaaahhhh, devi per forza complicarmi la vita?» Infilò le dita tra i capelli e li scompigliò mentre batteva i talloni sul materasso, esasperata.
La ignorò, per poi continuare: «Quindi vi siete baciati?»
«Oddio sì. E che bacio.» Al solo pensiero si accaldò e la pelle fu percorsa da un brivido. Era stato così travolgente, una sensazione di calore, che era impossibile dimenticarlo. Poteva sentire ancora il corpo di Logan su di sé, o percepire alla perfezione il suo sapore, fatto di torta e menta. Era incredibile come avesse registrato tutto nei minimi particolari.
Serge si alzò deciso dal letto.
«Dove vai?» Camille si era convinta che non l'avrebbe lasciata in pace finché non gli avesse rivelato ogni dettaglio, quindi quel repentino cambio di ogni sua previsione la colse di sorpresa.
«Sto andando a recuperare un cotton fioc. Lo uso come tampone. Lo passerò nella tua bocca per raccogliere il suo DNA e lo venderò su eBay. Diventerò miliardario.» La cosa che la fece preoccupare era la calma convinzione con cui le aveva parlato. «Tu stai ferma lì e non deglutire, non vorrei che compromettesse ulteriormente la situazione.»
«Smettila.» Gli disse perentoria nell'indicare il letto. Lo fissò con sguardo truce per sembrare mortalmente seria, anche se l'idea dell'amico la divertiva parecchio. «Torna qui o non ti racconto niente.»
Con faccia abbattuta e arrabbiata, Serge tornò al proprio posto, dove rimase a osservarla per un paio di minuti in silenzio, quasi stesse cercando di trovare in lei qualche differenza.
«Dunque, dicevi di quel bacio...» Esordì, dopo aver deciso che sembrava soltanto più felice. «Ma devi descrivere tutto nei dettagli.»
«È stato magnifico.» Camille rispose con la precisa intenzione di ignorare la sua ultima richiesta. Era stato troppo intimo e intenso per raccontargli ogni sfumatura del gesto. Però avrebbe potuto parlare delle sensazioni provate. «Mi ha presa alla sprovvista, non avrei mai pensato volesse farlo. Logan è intenso e dolce e... wow. È stato travolgente.»
Forse non era stata esaustiva come Serge avrebbe voluto, ma si era resa conto che non era facile raccontare a parole l'emozione che aveva provato. Era stato come viverlo in due tempi diversi: il primo così veloce da non farlo sembrare quasi successo, il secondo così lento da permetterle di percepire ogni suo tocco, respiro accelerato o contrazione all'altezza dello stomaco. Era stato come ritrovarsi in cima alla salita di un roller coaster altissimo, con la faccia sulla discesa e una forza sconosciuta che ti lasciava senza fiato per la sorpresa e l'adrenalina.
«Quindi ci sa fare?» Serge era rimasto soddisfatto, magari non dal suo racconto striminzito, ma dall'adorazione che traspariva in ogni parola e dagli innumerevoli sospiri che avevano intervallato il discorso.
«Decisamente.» Rispose con fare sognante e le guance colorate.
«E non si è spinto oltre? Niente palpatine, strofinamenti vari o altro?» Ammiccò lui con una leggera gomitata nello sterno. «Non farmi credere che è frigido, rovineresti una mia fantasia!»
Piagnucolò disperato. Nell'immaginario comune Logan era animalesco, un lato di lui che le fan ammiravano molto, e Serge non era da meno.
Camille si era ritrovata a scontrarsi con la realtà, conoscendo un lato di lui più dolce e paziente che, unito alla passionalità di Logan, lo rendeva un mix letale.
«Non è frigido, ma è un signore.» Rispose senza guardarlo in faccia. «È passionale e qualche sfregamento c'è stato, ma niente di esagerato.»
Minimizzò il discorso nella speranza che la questione non venisse approfondita. Non era pronta ad ammettere di aver perso il controllo nel momento in cui le loro labbra si erano toccate.
«Dimmi che con il bacino ti cer...»
«Non finire, tanto lo sai che non risponderò.» Lo fermò con un indice alzato a mo' di avvertimento. Non era una vera minaccia, se ne rese conto, ma sperò che potesse bastare per indurlo a cedere.
«Sei proprio egoista.» La rimbeccò corrucciato. «Te la fai con un batterista e non condividi nemmeno i dettagli.»
«Sono fiera di me.» Asserì con una certa soddisfazione.
«E ora, come hai intenzione di agire?» Serge si era fatto più serio, abbandonando ogni tentativo di alleggerire la situazione. «Lo aggredisci fisicamente per un bis? Gli parli?»
Camille sospirò prima di rispondere. «Oh no, parlarne è la cosa peggiore che possa fare.»
Nonostante non avesse un piano preciso sulla situazione, riguardo l'idea del discuterne era sicura.
Si ritrovò ad affrontare lo sguardo interrogativo di Serge, così aggiunse la propria spiegazione.
«Ogni volta che in un romanzo rosa si parla di quello che è successo uno dei due dice la cosa sbagliata, sostengono che sia stato un errore pensando che l'altro voglia scaricarlo e si creano drammi inutili.» Espose convinta. Era un cliché che odiava nei libri rosa che divorava nelle sue serate solitarie, le stesse che Logan aveva contribuito a far diminuire in modo sensibile. «No, non farò quella intimorita da un bacio. Anche perché le persone normali non affrontano simili argomenti a tavolino, non c'è bisogno della moviola per capire quello che è successo.»
Le sembrava chiaro, anche se i dubbi la tormentavano. Se due persone, degli adulti, arrivavano a baciarsi era perché si piacevano. Un buon miscuglio tra l'attrazione e ciò che più piaceva di quello che una persona era.
«E dunque?» Serge era curioso di capire come avrebbe agito, perché la risposta dell'amica l'aveva spiazzato.
«Mi comporterò normalmente, reprimerò ogni istinto che mi porterà a saltargli addosso in modo brutale, ma farò in modo che succeda di nuovo.» Era accaduto così con tutti quelli con cui era uscita. Ci si sentiva, ci si dava appuntamento di nuovo e, infine, si creava la situazione giusta per ripetere l'esperienza, finché il bacio non diventava un gesto caldo e sicuro, e non incerto e traballante come la prima volta in cui si dava. Se ne parlava solo per ritrattare, e non era il suo volere. «Il prima possibile, perché potrei morire per autocombustione.»
Le si colorarono le guance di rosso, di nuovo, ma non fece nulla per coprirle.
«Uh, mi piace che tu non sia qui ad analizzare ogni particolare e a farti inutili paranoie.» Lui la guardava ammirato. Vedere Camille così determinata e senza problemi per Serge era liberatorio, era la ragazza che aveva conosciuto anni prima e che, a causa del tempo e delle esperienze, si era arrugginita un po'. Nonostante Logan fosse una persona di fama mondiale, era contento che fosse riuscito a oliare gli ingranaggi che sembravano smuovere Cam, era come vederla al cento percento dopo un periodo vissuto a basso consumo energetico, concentrata unicamente sugli studi per realizzare i suoi sogni, tanto da tagliare fuori tutto il resto. Era tornata a tuttotondo.
«Solo perché sono troppo occupata a riviverlo in loop nella mia testa.» Perché se si fosse posta una domanda di troppo, tutto il castello di film mentali che si era costruita sarebbe crollato, e non era pronta a quello. Avrebbe soltanto voluto vederlo e baciarlo di nuovo, comunicargli in quel modo che gli piaceva e che avrebbe fatto di tutto per renderlo felice. Le sembrava che in quei mesi passati con lei lo fosse diventato.
«Cosa ne dici, invece, se ti alzi e gli scrivi?» Propose Serge seguendo il suo stesso esempio. «Magari lo vedi e lo riproducete live, al posto di fantasticarci su.»
Le strizzò l'occhio con fare affascinante e si sistemò i vestiti.
«Mi sembra un'ottima idea.» Rispose lei risoluta prima di scalciare le coperte ai piedi del letto. Aveva un messaggio da mandare. Oppure gli avrebbe citofonato, non era sicura, ma aveva tutto il tempo di pensarci mentre si sarebbe fatta una doccia pronta a rimetterla al mondo.
«Lo so, è venuta da me.» Le disse soddisfatto. «Ora vado a lavoro, il dovere mi chiama. Non rendermi zio prima del tempo!»
Camille lanciò un cuscino nella sua direzione, ma colpì la porta che Serge si era chiuso alle spalle.
Era giunto il momento di alzarsi e rendere la giornata degna di essere vissuta.
• • •
Logan si risvegliò dal suo sonno profondo a causa del campanello insistente. Si mise in piedi a fatica e, con una certa instabilità, si diresse verso il citofono.
«Sì? Chi è?» Non aveva idea di chi potesse esserci dall'altra parte, aveva la mente ancora troppo annebbiata per porsi domande razionali a riguardo.
«Sorpresa!» Sentì urlare di rimando con troppo entusiasmo.
Aprì la porta, ma non si era reso conto davvero di chi ci fosse dall'altra parte. Quella voce gli era sembrata familiare, eppure era sempre più sicuro che non fosse Camille, come aveva sperato e immaginato. Masticò tra sé un'imprecazione, era stato sconsiderato ad aprire con una tale leggerezza, ma lo stato di dormiveglia in cui vegetava non aveva contribuito alla causa.
Fu soltanto quando una chioma dai riflessi ramati gli si parò davanti che tirò un sospiro di sollievo. Di certo non si era aspettato una simile incursione, ma era contento di vedere una faccia che gli ricordasse casa.
«Jade?» Domandò incredulo appoggiato alla porta aperta.
«E chi pensavi che fossi quando mi hai aperto?» Replicò lei con un'altra domanda. Jade era la ragazza di suo cugino Carter, conosciuta un paio di anni prima durante un love game televisivo dove dovevano trovare la propria anima gemella. Non era stato affatto facile, ma alla fine si erano trovati e, grazie ai drammi che avevano affrontato, gli ascolti erano arrivati alle stelle.
«Sono soltanto sorpreso di vederti qui!» Le disse per camuffare la sorpresa. «Cosa fai da queste parti?»
«Oh, devo andare a Londra per il matrimonio di mia cugina, così ho pensato di anticipare la partenza e venire a trovarti e vedere come stai.» Lo sorpassò e, senza aspettare un invito, entrò nello studio.
«C'è qualcosa sotto?!» Logan cominciò a mettere insieme i pezzi a sua disposizione.
«Dovrebbe?» Chiese Jade con un sorriso furbo, mentre si aggirava per il piano più basso dello stabile per cercare la cucina e bere, stava morendo di sete.
«Sto iniziando a capire perché ieri, durante la nostra chiamata, Carter non abbia insistito per scoprire chi frequento.» Il batterista si era messo sulla difensiva. «Tu eri già in viaggio, quindi avrebbe avuto informazioni fresche e certe a breve.»
Avrebbe dovuto capire che non era da Carter lasciar perdere su un argomento che gli stava così a cuore.
Jade non negò.
«Ti riferisci ai vicini?» Il fatto che lei sapesse di cosa stesse parlando confermò la sua ipotesi.
«Vedo che vi siete già sentiti.» Replicò duro. «Beh, mi dispiace, ma non ho bisogno di una baby-sitter.»
«Sono d'accordo, difatti non sono qui per questo.» Ribatté lei con fare asciutto. Se c'era una persona che sapeva tenere testa a Logan senza dare in escandescenze, questa era Jade. E la cosa lo faceva impazzire, soprattutto perché, di solito, era lui che riusciva a irritare chi gli stava davanti. Almeno Carter gli dava soddisfazione, da quel punto di vista.
«No, infatti. È una semplice ricognizione, giusto per riferire come sono messo.» Ammise tra sé, frustrato.
«Non nego che a Carter e gli altri farebbe piacere avere un parere esterno su come te la stai cavando, ma non è detto che io glielo debba raccontare.» Jade alzò le spalle. Il tono neutro usato dimostrava le sue buone intenzioni. Era in grado di ragionare con la propria testa, e se non avesse voluto fare rapporto, era in grado di non dire nulla al proprio ragazzo. «Ero curiosa di vedere lo studio, inoltre ho pensato ti facesse piacere avere a che fare con una faccia amica.»
Logan alzò un sopracciglio, scettico. Non era convinto.
«Io non sono Carter. E comunque si fidano di te.» Cercò di spiegargli Jade, ma l'occhiataccia di Logan le fece capire che non aveva scelto le parole giuste. «Si fidano abbastanza da sapere che hai imparato dai tuoi errori.»
Concluse con un tono rassegnato ma estremamente sincero.
Il conseguente silenzio e il fatto che Jade non avesse abbassato lo sguardo, in chiaro segno di sfida, convinse Logan a rilassare i muscoli e a sciogliere la tensione. Si fidava di Jade, le voleva bene.
«Scusa, non volevo aggredirti.» Con lei era facile ammettere di essere dalla parte del torto, soprattutto perché non lo giudicava o lo attaccava.
Lo abbracciò.
«Sono contenta di rivederti, mi mancava bisticciare con te.» Gli sussurrò all'orecchio.
«Anche tu mi sei mancata.» Si rese conto di quanto fosse vera come cosa. Era strano non avere attorno lei e gli altri, averci a che fare tutti i giorni, o quasi. Era come tornare a casa dopo tanto tempo, una bella sensazione. «Però devo dire che anche se provo nostalgia della città degli angeli, qui mi trovo bene.»
«Beh, non avrei mai pensato di sentirtelo dire. Mi fa piacere.» Lo guardò come una madre orgogliosa. «Ora mi fai vedere lo stabile?»
Logan non se lo fece ripetere due volte e la portò in giro. Le mostrò gli uffici ormai pieni perché non aveva dovuto ristrutturarli, lo studio quasi sistemato e gli spazi ancora da riempire, ma l'intero posto era quasi pronto per essere operativo. Approfittò per informarsi su come andavano le cose a Los Angeles, soprattutto le chiese nel dettaglio della salute di zia Jules. Jade gli confermò che non stava male, qualche acciacco temporaneo, ma lo rassicurò, non era niente di preoccupante.
«Mi piace come sei riuscito a sistemare gli spazi. È favoloso.» Arrivarono alla sala di registrazione e lì si fermarono. «Suoni?»
Gli indicò la batteria con il mento mentre si appoggiava allo stipite. Le era sempre piaciuto guardare i ragazzi che si aggiravano nel loro ambiente naturale, ma era da tanto che non vedeva Logan muoversi tra gli strumenti e sembrare a suo agio. Una cosa strana, perché quando era solito abbandonarsi sullo sgabello su cui passava intere ore era uno spettacolo magnifico, emanava forza. Ma era da mesi che non accadeva più, e a Jade mancava.
«Sì.» Rispose lui percuotendo un piatto con l'indice per non produrre troppo rumore, senza alzare lo sguardo dalla grancassa.
«Perché devi o perché vuoi?» Inclinò la testa per studiarlo e attese una risposta.
«Perché ne ho bisogno.» Puntò gli occhi su di lei senza alcuna esitazione. «Era da un po' che non succedeva, ma riesco di nuovo a capire come interagire con i pezzi scritti da Carter, come strumentalizzarli con la batteria. E ho anche voglia di scriverne io stesso, se capita.»
«Da quando ti conosco non ti ho mai visto così... padrone di te. Sembri un'altra persona.» Jade, davanti all'intensità che poté leggere nel suo sguardo, scuro e destabilizzante per la sincerità contenuta in esso, fu percorsa da un brivido. Un accenno di sorriso comparve sulle sue labbra; non l'aveva mai visto così, se non nelle vecchie interviste, e la cosa le faceva un piacere immenso.
«Sono tornato me stesso.» Lo disse ad alta voce e non provò imbarazzo, per quanto stupido potesse sembrare. «È come se in questi mesi avessi affrontato quello che non andava bene in me. È stato liberatorio.»
«Sono felice.» Il sorriso di Jade era sincero e caldo, come se volesse dargli la conferma di essere sulla giusta strada.
«Anche io.» Non si era reso conto di esserlo finché non l'aveva detto, ma sapeva quanto fosse vero.
Il cellulare di Logan squillò. «Ti dispiace? Mi è arrivato un messaggio.»
Indicò la tasca da cui proveniva il rumore.
Era Camille. Sorrise. Gli chiedeva come stava e se la serata in bianco gli fosse piaciuta.
Logan:
È stata pazzesca, ed è andata meglio del previsto, oltre ogni aspettativa. C'è qui Jade, la ragazza di Carter, posso scriverti in un momento di calma? È capitata qui a sorpresa...
«Chi ti scrive?» Jade era curiosa, non l'aveva mai visto così celere nel rispondere al telefono. Inoltre non capiva chi potesse scrivergli di mattina presto, perché a Los Angeles era notte, doveva essere qualcuno del posto. Interessante.
«Amici.» Fu vago e coinciso mentre digitava sul touchscreen.
«I famosi vicini?» Intuì lei, con una punta di soddisfazione nella voce.
«Sì.» Sperò che lei evitasse di approfondire la questione.
«Mi piacerebbe conoscerli.» Logan le riservò uno sguardo inceneritore. «Giuro! È solo curiosità, niente test o interrogatori per raccogliere informazioni da poter riferire poi.»
Ecco, la cosa che lui più temeva. Ed era conscio di non potersi rifiutare, quindi accettò.
«Beh, penso che si possa fare.»
Cam nel frattempo gli ebbe risposto, ma lui cambiò idea.
Logan:
Jade vuole conoscerti. Tu e gli altri amici. Cosa ne dici di mostrarle la città? Potrebbero unirsi anche Serge e Alejandro e dire che ci vediamo spesso insieme?
Si sentì in dovere di spiegarle meglio il perché di quelle strane richieste prima che lei potesse equivocare le sue parole. Era l'ultima cosa che voleva.
Logan:
Non voglio sembrare stronzo, ma preferirei che non sapesse cosa c'è stato tra me e te. Non me ne pento, ma non voglio che ti studi, né che dica agli altri che ho la testa altrove. Ho l'impressione che interpreterebbero male la situazione e, sinceramente, non è quello che voglio.
Che fottuto casino. Doveva ancora capire cosa fosse successo con Cam, e invece si era ritrovato a chiederle di nascondere la cosa, si sentiva orribile. Ma se Jade avesse parlato di Camille agli altri, avrebbero pensato che non fosse cambiato nulla da Los Angeles, ma la realtà era ben diversa.
Camille era diversa.
Logan non era mai stato coinvolto a quel modo con una ragazza. Non voleva che qualcuno giudicasse la situazione senza conoscerla e la fraintendesse senza cercare di capirla. Inoltre prima di dividere Cam con gli altri avrebbe voluto poterla avere un po' per sé.
Lei gli rispose quasi subito, dicendogli di non preoccuparsi, che capiva e non c'era problema. E che si sarebbe premurata di avvisare Serge e Alejandro della cosa.
Logan sospirò, non gli sembrava fosse risentita, sperò con tutto il cuore che fosse così, perché quello che c'era stato tra loro fino a quel momento gli era piaciuto, ed era intenzionato ad approfondire la cosa.
«Li ho avvisati del tuo arrivo. Sarebbero felicissimi di conoscerti e mostrarti la città.» La aggiornò dopo aver messo da parte il cellulare, pronto a rivolgerle di muovo tutta la sua attenzione. «Quanto ti fermi?»
«Tre giorni. Il matrimonio è sabato, ma devo prima salutare i parenti che non vedo da anni. Inoltre preferisco smaltire il jet-lag, qualche giorno per ambientarmi non mi farà male.» Jade rispose mentre alzava gli occhi al cielo. Era evidente che quella situazione non le fosse congeniale, forse era passata da Montpellier proprio per vedere una faccia amica e farsi coraggio. «Anzi, a proposito, penso che mangerò qualcosa e poi mi butterò sul letto di una delle stanze di sopra. È un problema se mi fermo qui?»
«No affatto. Mi fa piacere avere compagnia per qualche giorno.» E, per quanto avesse stravolto i programmi che aveva organizzato, Logan era davvero contento di sentirsi più vicino a casa.
Eccoci qui!
Un momento per Camille e uno per Logan.
Con sorpresa! La nostra piccola Jade.
Già. Logan, in costante ricerca di equilibrio, viene colpito a tradimento.
Ma è Jade, è sua amica, anche se è comunque la ragazza di Carter, ed è lì per portargli un po' di supporto direttamente dagli Stati Uniti. Un po' della sua realtà che torna a fare capolino.
Un inizio della nuova fase con Cam promettente, insomma!
Scherzo! Di sicuro questa cosa ritarda un tête-à-tête, ma niente di grave, Logan è dotato di fantasia e troverà il modo di farsi perdonare del tempo perso.
Come? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)
A lunedì,
Cris
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