10. Traduzioni pericolose
«Ehi, schianto.» Logan vide Camille concludere una telefonata mentre guardava in modo apprensivo dei bambini. Fermarla fu più forte di lui.
«Weg.» Lo salutò lei, soddisfatta. Un nomignolo che in pratica equivaleva al complimento di lui, perché essere Logan Wegger era sinonimo di perfezione, o qualcosa che ci andava molto vicino. E il fatto che Logan la ritenesse uno schianto la faceva rabbrividire di piacere.
«Camille!» I suoi pensieri vennero interrotti da una bambina dai capelli nerissimi, tagliati in un caschetto perfetto, che tentava inutilmente di smuovere un cane seduto in tutta tranquillità vicino all'entrata del supermercato. «Hero non vuole muoversi.»
«E da dove spunta tutta questa gente che ti segue?» Logan, avvicinatosi, indicò i due piccoli accanto al cane, un pastore maremmano bianco.
«I bambini di cui mi occupo quando faccio baby-sitting e Hero, il cane di Alejandro. È da noi perché Al è tornato in Spagna qualche giorno dai suoi. Il ristorante gli ha dato una settimana di ferie e ne ha approfittato.» Alejandro era uno chef e quando poteva tornava dalla famiglia a Siviglia.
«Il famoso cane che non ti adora come tu fai con lui?» Domandò divertito.
«Esattamente.» Camille si voltò per chiamarlo, ma in risposta ricevette una scrollata generale e nemmeno lo spostamento di una zampa.
Logan si accucciò e poi fischiò, incuriosito da quel cane soffice e dall'aria buona. Amava gli animali. Hero corse verso di lui senza esitazione, quasi avesse trovato un proprio simile. Gli saltò addosso per poi leccarlo e agitare in modo convulso la coda.
Camille lo guardò esterrefatta. O Hero era un traditore o un maschilista, non c'erano altre spiegazioni.
«Senti, non mi pare il caso che sfrutti il tuo fascino anche sui cani.» Disse contrariata. «Non è giusto.»
Lei aveva passato giornate intere a portarlo a spasso e coccolarlo e veniva ripagata con un muro d'indifferenza da quando l'aveva conosciuto, mentre in quel momento gli era bastato un fischio per correre dal batterista come se fosse stato il suo padrone ritrovato dopo mesi. Assurdo.
Logan le sorrise, compiaciuto di sentirle dire certe cose. Si rimise in piedi per poi rivolgerle una domanda.
«Ho fascino?» Piegò la testa di lato e attese una risposta. Era certo che fosse una cosa positiva, ma non sapeva che anche Camille l'avesse notato o, meglio, che l'avesse notato al punto da ammetterlo ad alta voce. Ricordava le reazioni di lei della sera prima ed era conscio che fossero merito suo.
In realtà la cosa che lo stupì fu sentirle ammettere che aveva presa anche su di lei, dato che spesso ne sembrava immune.
«Come se non lo sapessi.» Minimizzò Cam, prima di cambiare discorso e chiamare a raccolta i due bambini. «Loro sono Théa ed Emile.»
Era meglio distrarlo da argomenti così spinosi. Soprattutto per lei.
«Chi è, Mille?» Emile, capelli castani e lentiggini sul naso, si avvicinò alla propria baby-sitter con curiosità crescente verso quell'uomo così alto. Lo guardava con un certo stupore e rispetto, oltre all'immediata simpatia che gli si leggeva negli occhi.
«Lui è Logan ed è inglese, quindi sforzatevi di parlargli nella sua lingua.» Camille colse lo sguardo interrogativo di Logan, così aggiunse, rivolta a lui: «Frequentano una scuola bilingue.»
Era il motivo per cui la madre dei bambini l'aveva scelta: per la sua esperienza con l'inglese. Per loro essere davanti a un americano poteva essere un buon banco di prova, li aveva sollecitati di modo che anche Logan sapesse a cosa andava incontro e potesse così evitare di menzionare argomenti vietati ai minori e al tempo stesso li spronasse a interagire con lui.
«È il tuo fidanzato?» Théa saltò fuori dal nulla e decise di riempire il silenzio in quel modo assurdo, con la pacatezza tipica dei bambini davanti alle domande più imbarazzanti.
«No!» Sì affrettò a rispondere Camille, rossa in viso e in evidente difficoltà.
«Allora puoi essere il mio, se ti va.» Théa non era una che perdeva tempo, c'era da dargliene atto.
La baby-sitter la guardò con tanto d'occhi. Se l'impertinenza avesse portato lontano, quella bambina ne avrebbe fatta di strada.
«Ma certo, piccolina.» Logan si piegò verso di lei e le scompigliò i capelli ma, al posto di vederla sbottare stizzita per il gesto, sorrise impacciata.
«Non sono piccola, ho otto anni!» Lo corresse Théa con un tono che non ammetteva obiezioni di sorta.
«Errore mio, sembri più giovane.» Lui, teatrale fino al midollo, si mise le mani sul cuore in segno di scusa. Un tono e un gesto che la bambina si bevve con facilità.
«Ecco quale frase usi per accalappiare ogni donna sulla faccia della terra.» Camille alzò gli occhi al cielo prima di ridere. Lui era pronto a ribattere qualcosa, ma la sua risposta si perse.
Luc:
Ehi, come stai? Da quello che ho visto ieri mi pare bene...
Camille sbiancò dopo aver guardato lo schermo del telefono. Non le era servito sbloccarlo per individuare il mittente del messaggio, certi numeri erano stampati a fuoco nella memoria, una volta li aveva digitati spesso.
Logan, in un primo momento distratto dalle domande dei bambini che non gli lasciavano tregua, si accorse della momentanea assenza di Camille. Quando la guardò vide il suo lieve pallore e gli occhi spalancati; piccole cose che lo misero in allarme.
«Tutto bene? Chi è?»
Il primo pensiero corse ai genitori di lei. Sperò che non fosse successo nulla di grave: per quanto ci fosse passato, non sarebbe stato molto utile e non avrebbe saputo darle consigli saggi perché sapeva bene che in momenti simili ogni parola, per quanto di conforto, fosse inutile.
«Luc.» Rispose confusa e stupita, come se fosse capitato a qualcun altro.
«Hai intenzione di rispondergli?» No, non andava affatto bene.
«Certo, non sono maleducata.» Alzò le spalle, quasi la cosa non la riguardasse. «E poi se lo ignorassi potrebbe sembrare che io non risponda perché ce l'ho con lui, e che quindi non mi sia passata. Vorrei evitare.»
Logan fece una smorfia ma annuì, d'altronde certi pensieri glieli aveva inculcati lui stesso la sera prima. Peccato che l'avesse fatto per sfruttare l'occasione a proprio favore, invece in quel preciso istante gli si stavano rivoltando contro. Purtroppo, però, la logica di Camille era ineccepibile.
«Senti, perché non sali da me? Così in caso di necessità ti do una mano.» A a mandarlo al diavolo una volta per tutte. Che tipo era uno che stava con un'altra e scriveva alla ex? Era viscido, quindi voleva tenerlo sotto controllo e il più lontano possibile da Camille. Era la giustificazione che si ripeteva e, al massimo, poteva ammettere con se stesso di essere curioso. Il fatto che ci fosse una campanella d'allarme nella sua testa che suonava alla massima intensità era del tutto trascurabile.
Se Camille avesse ceduto a Luc lui avrebbe perso una persona a cui si era affezionato, non voleva rimanere da solo, non ora che aveva compreso quanto la compagnia di Cam gli facesse piacere.
«Ho dei bambini al seguito.» Gli fece notare lei, mentre Emile e Théa giocavano con Hero, proprio accanto a loro.
«Non sono miei, lo giuro.» Logan le servì una battuta al volo.
«Cretino!» Ma l'espressione di lei gli disse che aveva apprezzato, era ricca di allegria e vitalità. Luc non era riuscito a tanto la sera prima, né in quel momento. Logan ebbe l'impressione che non fosse una cosa abituale tra loro.
«Ok, risolviamo la cosa alla svelta.» Aveva fretta di sistemare la faccenda, per quanto non spettasse a lui gestire la situazione. «Emile, Théa: vi andrebbe di imparare a suonare la batteria?»
Dalle urla entusiaste che produssero dovette interpretarlo come un sì. Poco male, i bambini gli piacevano, finché non erano suoi.
«Ma sei pazzo?» Camille, stupita dal suo atteggiamento così strano, rimase colpita da quell'improvvisa voglia di circondarsi di una compagnia così chiassosa. Logan era un animale da palcoscenico ed era indubbio, però nel suo privato aveva dimostrato più volte di preferire la pacatezza di una vita quanto più normale possibile, e di certo due bambini di otto e dieci anni e un cane al seguito non erano l'esatto ritratto della tranquillità. La musica era per lui un santuario, le sembrava strano che permettesse a dei bimbi di avvicinarsi e profanare un posto così caro.
«Almeno li plachiamo un po'.» E sorrise alle due pesti, sovreccitate per quello che li aspettava.
«E Hero?» Domandò lei con un sopracciglio alzato in segno di sfida.
«No, il cane no.» Logan contrasse la mascella. Un cane vicino agli strumenti poteva essere anche peggio di due bambini che avrebbero dovuto essere sottoposti a esorcismo, e lui era uno solo; inoltre non era sicuro che dopo un simile tiro mancino Camille fosse pronta a correre in suo aiuto.
«Non lo lascio solo.» Sentenziò difatti con voce asciutta, segno che non avrebbe ceduto di un millimetro.
Logan si rabbuiò e sbuffò, conscio di essere nella posizione del perdente. «Ok, va bene. Ma non entra in sala di registrazione e se osa alzare una zampa nei pressi della batteria lo faccio diventare un eunuco.»
Dopo l'assenso di Camille salirono in casa, ma al posto di condurre i fratelli alla batteria li distrasse con la playstation. Doveva concentrarsi su Camille e non avrebbe potuto farlo se li avesse portati nello studio di registrazione, sarebbe dovuto stare attento a non far rovinare la batteria ai bambini e che loro non si facessero male.
«Allora, cosa gli rispondi?» Domandò all'amica dopo aver appoggiato la giacca sul divano, ma lei era già intenta a digitare una risposta.
Camille:
Certo, perché non dovrebbe? Spero comunque vada tutto bene anche a te.
«Mio Dio, sei pessima. Non te l'ha detto nessuno che bisogna rispondere a tono?!» Disse dopo averle chiesto di tradurre la sua risposta. In realtà era colpito dalla pacatezza e il distacco dimostrati da Camille nei confronti di Luc, ma il suo era un test sotto mentite spoglie per carpire informazioni riguardo a come lei si sentisse.
«Beh, ma ho risposto a tono. Lui è stato neutro, io anche.» Alzò le spalle, mentre un gioco dove si dovevano sparare delle palline colorate illuminava lo schermo e distraeva Emile e Théa a dovere.
«Ecco, questo non mi va.» Replicò Camille dopo aver rivolto un nuovo sguardo allo schermo.
«Cosa?» La sua espressione imbronciata era, per Logan, una tentazione grandissima. Le labbra risaltavano e sembravano così soffici che gli fecero venire voglia di affondarci i denti.
Camille lo risvegliò mostrandogli lo schermo del cellulare per richiamare la sua attenzione.
Luc:
Insomma, dopo che ti abbiamo vista ieri Madeleine e io abbiamo litigato. Era il tuo ragazzo? Aveva una faccia famigliare.
«Coglione.» Lo apostrofò Logan irritato, dopo che lei lesse il messaggio in inglese. Se Luc avesse voluto raccogliere qualche informazione avrebbe dovuto almeno fingere di essere meno interessato e se, invece, avesse voluto palesare i propri intenti, avrebbe dovuto essere più coraggioso e non usare certi mezzucci.
«Non dovresti dire parolacce, sei in presenza di bambini.» Lo ammonì Théa, senza nemmeno mettere il gioco in pausa.
Camille guardò entrambi con aria divertita, trovò degno di nota che una star mondiale riuscisse a farsi rimettere a posto da una bambina.
«Ma i bambini non dovrebbero conoscere le parolacce.» Era la figlia di Satana, non c'era altra spiegazione per Logan. «Soprattutto in altre lingue.»
La bambina si voltò per guardarlo e poi sorrise furba. Lui la ricambiò, complice.
Figlia di Satana o meno, sentiva di provare una certa simpatia nei suoi confronti.
«Ora sfoderi gli artigli?» Tornò a concentrarsi su Camille, prima che questa potesse prendersi la libertà di rispondere senza la sua supervisione. «So che li hai.»
Si fregò le mani, deliziato al solo pensiero. Sperava di vedere una tigre e non la versione pacata di Cam, quella che avrebbe potuto assomigliare a una gatta che giocava con la propria preda. No, quella visione non era affatto accettabile, desiderava il sangue.
«Non ne ho bisogno. Lo farei se mi interessasse, ma da ieri ho capito che non è così. È come avere a che fare con un estraneo che, al momento, vuole farsi i fatti miei. Cosa che non mi sta bene.»
Logan la fissò soddisfatto, era esattamente ciò che avrebbe voluto sentirle dire.
Camille:
Mi dispiace per voi due, ma non è un problema mio se il vostro rapporto è così instabile da essere messo in discussione solo per avermi vista. E comunque non sono affari tuoi se quello è o meno il mio ragazzo.
«Meglio sorvolare sulla tua identità.» Disse Camille nel tentativo di sembrare tranquilla ma, per quanto ostentasse indifferenza, la riservatezza di Logan era al primo posto nei suoi pensieri. Non era un mistero che fosse a Montpellier, ma la stampa aveva dimostrato poco interesse verso l'accaduto, e preferiva che la cosa rimanesse così.
Luc fu veloce nel rispondere, sembrava stesse attendendo i messaggi con il cellulare in mano.
Luc:
Giusto, non ho il diritto di saltare fuori dal nulla e farti una simile domanda. Quindi cosa ne dici se ci vediamo per un caffè? Così possiamo aggiornarci sulle ultime novità.
Camille riportò il messaggio a Logan in modo da fargli capire cose le aveva risposto.
«Ma è senza pudore!» Logan era allibito. Non capiva se volesse farsi i fatti di Camille o se invece desiderasse riallacciare i rapporti per poi prendersi di nuovo gioco di lei, anche se, da uomo, era più propenso per la seconda ipotesi. Anzi, ne era più che certo.
«Perché sei così seccato?» Cam lo guardò con un sopracciglio alzato, l'atteggiamento di Logan era sospetto anche per lei. «Punto uno non dovresti essere così interessato, punto due nel mondo patinato da cui provieni succedono cose ben peggiori.»
«Risponderò perché sono educato.» E perché doveva nascondere le sue reali intenzioni. Sentiva il bisogno di accertarsi dei pensieri di lei a riguardo, come se fosse stata il suo territorio. Forse era un po' geloso, ma aveva paura di perdere una persona che per lui era diventata importante in quegli ultimi mesi. Era convinto che Camille meritasse di meglio di uno come Luc e, per quanto sapesse di non essere perfetto, era sicuro di essere una compagnia migliore per lei, come Cam lo era per lui.
Assunse l'espressione più impertinente che gli riuscisse prima di tornare a parlare. «Primo: è talmente faccia di merda che sta rendendo la cosa più ridicola e interessante di Beautiful, è la cosa più entusiasmante a cui io abbia assistito negli ultimi mesi. Secondo: è vero, nello star system succede di peggio, ma lui è un tizio qualunque e abbastanza insipido, eppure si atteggia come se fosse l'uomo più irresistibile del pianeta. In un certo senso sono ammirato.»
Preferì non scendere in paragoni ovvi e scontati con se stesso, altrimenti Camille l'avrebbe preso in giro a vita per il suo ego spropositato.
«Voi francesi soffrite dello stesso egocentrismo di Napoleone.» Aggiunse ironico. «Deve essere una cosa che avete nel DNA.»
«Non posso darti torto.» Dovette ammettere Camille con una smorfia, mentre pensava a come rispondere al messaggio. «Ma posso dire che non siamo tutti così.»
Lei no di certo. Tornò a fissare lo schermo per poi digitare l'unica risposta che le era saltata in mente.
Camille:
Non vorrei sembrare cattiva, ma preferisco essere sincera: non desidero rivederti. Non ho nulla da dirti e non mi interessa parlare con te. Anzi, preferirei che non mi scrivessi più, mi trovo in imbarazzo. Ti auguro di essere felice, buona giornata.
Cam rispose a voce prima di trascrivere ciò che aveva pensato di inviare.
«L'hai umiliato.» Esclamò Logan da dietro la sua spalla per poter leggere il messaggio, anche se non riusciva a capire cosa ci fosse scritto. «Mi piace.»
Camille non poté trattenere il sorriso che le era spuntato sulle labbra. Avere la sua approvazione era per lei una cosa importante.
«Non mi andava di girare attorno alla cosa: sapere come se la passa non fa parte delle mie priorità, né tantomeno voglio che lui si faccia i fatti miei.» Tutelare Logan, al contrario, era la cosa più importante. «Speriamo non si faccia più sentire.»
Logan avrebbe voluto aggiungere qualcosa per chiudere il discorso, ma Hero arrivò nella zona relax – quella che per lui era un semplice salotto – trotterellando allegro con un foglio tra i denti, cosa che fece andare nel panico il batterista.
Si mise a rincorrerlo tra le risate generali mentre lo minacciava con tono aspro, come se il cane avesse potuto capirlo. «Se è qualche documento importante faccio diventare il lancio del cane dalla finestra uno sport olimpionico, lo giuro.»
Camille riuscì a fermarne la fuga e a recuperare il contenuto sbavato; almeno Hero avrebbe avuto un buon motivo per odiarla.
«Ok, no. È un volantino. Deve averlo preso dallo zaino di Emile, li distribuivano fuori da scuola e l'ho messo nella tasca esterna. Non sono riuscita a metterlo in borsa, dovevo tenerlo a bada prima che scappasse lontano dalle mie grinfie.» Si giustificò per tranquillizzare Logan.
«Cena con me? Di cosa si tratta?» Lui, incuriosito dalla grafica lineare ed elegante, prese quel che rimaneva del foglio per poterlo leggere a fondo. Anche se, con dispiacere, si accorse che non dava molte informazioni riguardo l'evento. E, soprattutto, erano scritte in francese.
«È una cena organizzata una volta l'anno in città, sempre in luoghi diversi. Due giorni prima sui social viene comunicato in quale posto si terrà, così la gente si organizza senza però fare troppo caos. L'importante è che sia tutto bianco: i vestiti, le stoviglie – non di carta – e gli addobbi. Ognuno si porta le cose da casa, come sedie e tavoli. Si cena tutti insieme e ci sono anche dei dj che mettono un po' di musica. Inizia intorno alle sette e finisce per mezzanotte, nel rispetto della gente e dell'ambiente, perché bisogna lasciare in ordine e pulito prima di andarsene.»
Era un concetto semplice, ma si sforzò di includere quanti più elementi possibili senza confondergli le idee.
«Ora che mi accenni dell'evento mi ricordo qualcosa. Forse l'hanno fatto anche a Los Angeles. È una sorta di picnic elegante.» La vide annuire e poi tornò a parlare: «Sembra bello.»
Una cosa semplice, ma comunque particolare, che lo stuzzicò al punto da fargli venire in mente un po' di idee, la primavera iniziava a essere mite e la voglia di passare il tempo fuori casa era sempre maggiore.
«Lo è. Io non ho mai partecipato, mi sono sempre dimenticata. Ma ho visto le foto dell'anno scorso: è stato meraviglioso. Erano tutti eleganti e, complice una bella serata di inizio estate, era tutto perfetto.»
«Dove l'hanno fatto?» L'entusiasmo con cui Camille ne aveva parlato gli fece capire che anche lei avrebbe potuto essere sulla stessa lunghezza d'onda.
«Château d'Eau.» Rispose sognante, prima di sentire il cellulare vibrare, abbandonato sulla penisola che separava la cucina dal salotto.
Doveva essere Luc. Di nuovo.
«Bello.» Concluse Logan prima di tornare a fissare il volantino. Non poteva permettere che un idiota qualunque gli soffiasse da sotto il naso l'unica cosa bella che gli era capitata nell'ultimo periodo, sarebbe stato lo stupido che non era solito essere; così decise di batterlo sul tempo. «Cosa ne dici? Ceni con me tra... due settimane?»
Camille arrossì, imbarazzata, ma poi gli sorrise contenta. Logan fu felice che ci fossero due minorenni in casa, perché altrimenti avrebbe fatto qualcosa di istintivo e altrettanto sciocco.
«Sì.» Mormorò lei con un filo di voce.
Logan sorrise, era tutto quello che aveva bisogno di sapere.
Ciao a tutti!
Scusate il ritardo, ma questo lunedì è durato quattro settimane, circa. Che trauma riprendere a lavorare dopo 3 giorni di vacanza!
Logan, Logan... cosa vuoi dirci?
Che ti nascondi dietro semplici scuse? Ti si perdona solo perché poi hai preso la situazione in mano!
Quindi sì, signore e signori, la prossima settimana avremo una "cena in bianco". A DUE.
Avete mai partecipato a un simile evento? Io sì (è sempre stato il mio sogno inserirlo in una storia) e l'ho amato. È proprio bello da vedere, oltre che divertente.
Ora vi saluto, con Lost vi do appuntamento all'anno prossimo,
Cris
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