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Chapter 9. Memorie di mezzanotte.

13 maggio 2016, ore 00.00 am.

La luna illuminava d'amore il viso di Louis, quella notte. La sua pelle, bianca come il latte, pareva fatta di porcellana da quanto apparisse chiara agli occhi intrisi d'ammirazione di Harry, il quale sedeva composto sulla solita sedia posta accanto al letto di Louis. L'ora delle visite era terminato ormai da tempo, ma Harry era riuscito a sgattaiolare comunque e, forse per un oretta o poco più, era rimasto a contemplare la bellezza della sua anima gemella — talvolta, quando Louis tornava dopo una difficile giornata, si sedeva nel divano accanto ad Harry e faceva intrecciare i loro sguardi, scambiandosi amore anche senza toccarsi: era diventata una loro tradizione, con il tempo. Una tradizione di cui, però, Louis non ne avrebbe più avuto bisogno.

«Ciao, Lou» fu ciò che disse, per spezzare il silenzio all'interno della stanza. Strinse i fogli e le varie polaroid fra le dita, poi decise di depositarle sul lenzuolo giallognolo del letto. «So che non dovrei essere qua, ma avevo bisogno di mostrarti queste polaroid trovate per caso da Niall» spiegò, quasi come se volesse trovare a tutti i costi una giustificazione per il suo comportamento impulsivo.

«C'è stato un periodo in cui tu desideravi farti fotografare ovunque — anche nelle pose più strane» iniziò, sulle sue labbra comparve un sorriso, ma quest'ultimo ebbe la durata di un battito di ciglia. «In queste polaroid ce ne sono un paio, ed io le ho portate qui affinché tu potessi ricordare ogni nostro momento passato a sorridere alla luna» Harry fece una pausa, durante il quale allungò una mano e la posò in quella più piccola dell'altro. «Ho portato anche alcune pagine strappate dal mio diario» esalò ancora, «ti sembrerà strano, Lou, ma su tutte queste pagine ingiallite dal tempo c'è il tuo nome scritto con il pennarello indelebile» si permise di ridacchiare, poiché sembrava una cosa surreale — leggendo il suo stesso romanticismo gettato fra quelle pagine ingiallite dal tempo, era come se in passato già sapesse di dover patire per amore.

«Direi di cominciare dalle polaroid, non voglio essere l'artefice dei tuoi incubi» disse, depositando una serie di polaroid sul letto, accanto al corpo della sua anima gemella. Ne prese una, dove l'inchiostro chiaro della fotografia presentava Louis dolcemente disteso su un tappeto di foglie secche e fiori. Harry sorrise — il ricordo di quella polaroid nemmeno troppo antica era ancora vivo dentro di lui, ricordava perfettamente la meraviglia di quel giorno.

«Avevamo appena finito di fare l'amore, in questa polaroid» mormorò, mostrandogliela. «La luce del tramonto illuminava il tuo corpo e giuro, Lou, giuro, sembravi un angelo, sembravi un Dio, sembravi una dolce creatura venuta ad amarmi per sempre» concluse, mentre si portò la polaroid al petto e permise ai ricordi di annebbiargli la mente.

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«Com'è possibile» esalò il riccio, il corpo ancora posato sopra quello di Louis, «che sei ancora più bello dopo aver fatto l'amore?» domandò, posando la fronte contro quella di Louis che, semplicemente, con un sorriso dolce di chi dentro di se' prova un amore infinito, avvolse le braccia attorno alla schiena nuda di Harry e baciò le sue labbra, mentre alcune foglie secche s'intrecciarono come fili di seta fra i suoi capelli castani.

«Com'è possibile» riprese l'angelo, depositando dolci carezze alla base del collo di Harry, «che questo me lo dici ogni volta che finiamo di fare l'amore?» domandò, fingendosi annoiato. Harry rise, le sue guance rosee vennero bucate dalle fossette.

«Te lo dico perché vorrei che tu te lo ricordassi per sempre» rispose, accarezzando il corpo nudo dell'altro con la punta delle lunghe dita. Louis sorrise, allungò il viso alla ricerca di un bacio e poi separò le labbra, pronto a parlare.

«Allora scattami una fotografia» espose, tamburellando le piccole e fredde dita sulla schiena del riccio. Harry rise di nuovo, si allontanò dal suo corpo e aprì lo zaino nero al suo fianco, alla ricerca della polaroid di Niall — aveva cominciato a prenderla in prestito più spesso, da quando aveva scoperto la passione nascosta di Louis per le fotografie.

Maneggiò la polaroid per un poco, poi avvicinò il viso all'obiettivo ed inquadrò Louis, i cui occhi, resi ancora più luminosi dalla luce aranciata di quel bellissimo cielo sopra le loro teste, sembrarono brillare d'amore puro. Harry incastrò la lingua fra i denti bianchi e scattò la foto; quest'ultima fuoriuscì immediatamente e la prese tra le dita, mostrandola alla dolce creatura al suo fianco.

«Guarda» fu ciò che disse, dopo aver depositato un bacio nella sua guancia priva di peluria, «guarda come sei bello». Louis arrossì, provò a parlare ma Harry sollevò un dito e lo premette fra le sue labbra rosate, scuotendo leggermente il capo.

«No, lasciami parlare» si giustificò, mentre il verde dei suoi occhi andò a collidere nell'azzurro di Louis — fu in quel momento, in quel preciso istante, che l'amore fra i due si vide in ogni sua piccola sfumatura, poiché in fondo, bastava soltanto uno sguardo per dimostrare l'amore eterno, era sempre stato così fra loro due.

«Spesso le persone scattano fotografie per paura di dimenticare» cominciò, mentre si distese accanto a Louis, contemplando il cielo ormai scuro e dalle mille e splendenti stelle. «Hai paura di dimenticare, Lou?» gli chiese, con un tono di voce a malapena udibile. Louis si voltò verso di lui, lo osservò e per un paio di secondi, fra loro, si sentì solo il lento e costante frusciare delle foglie secche tra i loro pallidi corpi.

«Tutti hanno paura di dimenticare, Harry» esalò in risposta l'angelo. Una folata di vento scompigliò i suoi capelli, alcune ciocche si sistemarono nella sua fronte e andarono a coprire l'azzurro della sua anima — il cielo sembrò scurirsi ancora di più: senza la luce proveniente da quell'anima bianca, persino il mondo smetteva di vivere. «E così anche io» riprese subito dopo, sollevandosi quanto basta per incrociare le gambe ed abbassare il viso. Harry lo raggiunse immediatamente, accogliendo fra le braccia quella dolce creatura — Louis sembrava così piccolo in quel momento; quando l'insicurezza avvolgeva l'anima, si notavano subito i segni evidenti della sofferenza che lasciava.

«Sono sempre stato spaventato dalla dannazione della memoria» ammise, intrufolando il piccolo volto nell'incavo del collo di Harry, «sono sempre stato spaventato dalla possibilità di venire dimenticato» continuò, le parole arrivarono ovattate all'udito fine del riccio, il quale avvolse le braccia attorno alla schiena dell'angelo per cercare di confortarlo in qualche modo — non era l'unico ad avere paura di venire dimenticato, Harry ci pensava ogni giorno.

«La cosa che mi spaventa più di tutte è che l'amore eterno riesce difficilmente ad ingannare la dannazione della memoria» continuò, alcuni brividi percorsero la sua schiena ed Harry cercò di placarli depositando le calde mani su quest'ultima, ma fu tutto invano. «Tu sai il perché, Harry?» gli chiese, sollevando lo sguardo. Harry annuì — non era difficile da capire, in fondo. La dannazione della memoria era un mostro, un oblio oscuro nel quale cadere inesorabilmente, nemmeno l'amore eterno fra due anime poteva riuscire a soccomberlo.

«L'amore che si prova nella vita risiede nell'anima» fu ciò che rispose Harry, lasciando calde e dolci carezze sulla pelle chiara di Louis. «Ma se la dannazione della memoria decide di renderti schiavo, l'amore difficilmente riesce a far ricordare — per questo viene definito eterno. Si può amare in eterno anche senza ricordare» alcune lacrime amare gli bagnarono le guance, nascose il viso nell'incavo del collo di Louis per evitare di essere guardato. «Ma non sarà il nostro caso, Lou, te lo prometto» esalò subito dopo, la voce arrochita a causa del peso delle lacrime.

«E se dovessi dimenticarmi di te?» chiese Louis, la sua schiena venne percorsa da un altro brivido — la paura di poter dimenticare, di essere schiavo di quel demone che possedeva le anime innocenti, talvolta la notte non lo faceva dormire.

«Farò qualsiasi cosa in mio potere per farti ricordare di me» Harry sorrise, Louis sembrò tornare a risplendere come il sole. Lo baciò sulle labbra e di nuovo l'amore puro si vide in ogni sua sfaccettatura.

«Ti amo» esalò Louis, ad un centimetro da quelle labbra carnose e soffici come i petali di una rosa rossa.

«Ti amo anche io» mugugnò Harry, percepì il cuore alleggerirsi un poco — era così bello, così puro, questo piccolo grande amore, come avrebbe fatto a dimenticare? «Ti amo come l'universo ama il suo creato».

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«Ti rendi conto che sono ancora qui, al tuo fianco, dopo tutte queste settimane?» domandò Harry, sconvolto dalla sua stessa abilità. Un sorriso fiero incorniciò le sue labbra e depositò la polaroid sul petto di Louis, affinché il ricordo di quei giorni felici potessero farlo risvegliare.

«Queste polaroid è l'ultima carta che mi rimane da giocare per farti ricordare di me» esalò Harry, per l'ennesima volta, osservando un altra fotografia con gli occhi pieni di ammirazione. Era determinato, non avrebbe permesso alla dannazione della memoria di prendere il sopravvento e soccombere quel loro piccolo grande amore — glielo aveva promesso anni prima, e lui le promesse le manteneva sempre.

«Questa fotografia è recente» commentò, mostrandogliela con un sorriso, mentre, con la punta delle dita, percorse i tratti del panorama presente nella polaroid. Ogni ricordo, ogni momento immortalato in quelle fotografie, era impresso nella sua mente in modo indelebile — non si sarebbe mai dimenticato di colui che gli aveva mostrato la vera e pura bellezza dell'amore, il suo ricordo sarebbe vissuto per sempre nei cassetti invisibili della sua anima.

«Ricordi, Lou?» domandò, pur consapevole di non ricevere risposta. Harry gli diede un buffetto sulla guancia ed avvicinò il viso al suo, respirando il forte e dolce profumo dell'amore della sua vita.

«Ricordi quanto ci siamo amati, quella sera?» chiese di nuovo, depositando i riccioli castani sulla spalla di Louis — inconsapevolmente, sperava che Louis si svegliasse in quel preciso istante e gli dicesse che sì, ricordava, ricordava qualsiasi cosa, ma non era possibile. Non era possibile.

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«Guarda che bella, Harry!» gridò Louis, indicando una stella cadente sul cielo nero sopra alle loro teste. Era la notte di S.Valentino e avevano deciso di passarlo lontano da tutti, insieme, stretti lungo contro l'altro in una misera tenda in mezzo al profumo della natura e dei fiori. Harry sorrise, strinse la vita del suo angelo e depositò qualche tenero bacio privo di malizia sul suo collo.

«Hai espresso un desiderio?» gli chiese, curioso, mentre un sorriso andò ad incurvare le sue labbra perfette. Louis annuì, quando si voltò ad osservare il diamante stretto al suo corpo sembrò quasi un bambino — era così bello il sorriso che portava sulle labbra, Harry sperò di poter essere sempre lui la causa della sua felicità.

«Sì» disse, scaldandogli il cuore. «Ma non te lo dirò» aggiunse subito dopo, sistemando un dito sulle labbra rosse di Harry, il quale rise appena, divertito.

«E perché mai?!» domandò, fingendosi oltraggiato. Louis rise, ma non rispose. Si limitò semplicemente a scrollare le spalle e a guardare il suo fidanzato con l'aria di chi la sa lunga, poi si nascose all'interno della tenda e fu in quell'istante, in quell'esatto istante, che la natura venne illuminata dalla pura e cristallina risata dell'angelo dalle ali invisibili.

«LouLou, dai, non fare il bambino, io voglio sapere!» gridò allora Harry, seguendolo all'interno della tenda. Louis scosse la testa, poi incrociò le braccia al petto e mise su un broncio adorabile, alla quale Harry difficilmente riusciva a resistere.

«E va bene, te lo dirò» constatò allora l'angelo, avvicinandosi ad Harry. «Ma prima baciami, stupido». Harry non ebbe nemmeno il tempo di proferire parola, poiché le labbra di Louis collisero con le sue e in un semplice battito di ciglia il mondo fuori dalla tenda scomparve, lasciando solo loro e la bellezza delle stelle.
Louis gli accarezzò il viso, le piccola dita lasciarono dolci carezze sulla pelle nivea dell'altro, lasciando Harry a corto di fiato — non si sarebbe mai abituato alle carezze di Louis, non si sarebbe abituato a lui in generale: Louis era troppo bello, troppo puro, per uno come lui.

«Ora mi dirai il tuo desiderio?» gli chiese Harry, non appena il bacio terminò. Le sue labbra, un poco più gonfie e lucide a causa del bacio appena consumato, sembrarono fatte di carta — Louis desiderò poterle baciare per sempre.

«Ho espresso il desiderio di poter stare qui, con te, ora e per sempre» mormorò il ragazzo dagli occhi blu, con una dolcezza tale che per Harry fu inevitabile non rabbrividire. «Inoltre, ho anche espresso il desiderio di poter fare l'amore qui, con te, adesso, sotto questo cielo dalle mille stelle» tali parole le disse con una semplicità tale, che persino la natura fuori dalla loro tenda sembrò fermarsi per un istante. Louis era così — non aveva paura di mostrare i suoi pensieri al mondo, era puro e cristallino, determinato in ogni cosa. Raro. E quando le labbra di Louis si posarono leggiadre su quelle di Harry, fu come osservare l'unione di due anime pronte ad amarsi per l'eternità.

Harry avvolse le braccia attorno ai fianchi di Louis e lo strinse a se', mentre ricambiò il bacio con dolcezza e la passione tipica di chi desidera poterlo fare per sempre. L'angelo si distese sul sacco a pelo pescato e permise alla sua anima gemella di sistemarsi sopra di lui, senza mai smettere di cercarsi con lo sguardo o sfiorarsi con le labbra — c'era dolcezza nei loro gesti, Amore, il desiderio di appartenersi per sempre, di amarsi, e non esisteva sensazione più bella.

«Harry» mugugnò Louis, le piccole dita delle mani immerse fra i ricci castani dell'altro, impegnato a depositare dolci baci sulla sua mascella — la sua pelle d'angelo era morbida, profumava di fragola, profumava di tutte le piccole cose che avevano catturato Harry in un amore puro e bianco come la neve.

«Cosa succede, dolce creatura?» gli chiese, baciandogli le labbra. Louis sorrise, di quella dolcezza non ne avrebbe mai avuto abbastanza — Harry era tutto ciò che desiderava, tutto ciò che vedeva nel suo futuro giovane.

«Conosci la storia delle anime gemelle?» domandò, le braccia avvolte attorno al busto dell'altro. Harry scosse la testa, depositò un altro bacio tra quelle labbra bagnate d'amore, poi «no, dolce creatura, non la conosco. Me la racconteresti?» chiese.

Louis sorrise, gli accarezzò i ricci alla base del collo prima di parlare. «Questa storia risale ai tempi di Platone, però» si giustificò, poi «nel "Simposio", Platone racconta un mito sulle anime gemelle. Parla di un tempo lontano in cui le differenze di sesso non esistevano, dove gli uomini e le donne condividevano lo stesso corpo, un tempo composto da creature ermafrodite, quindi, dove il corpo era composto da quattro braccia, quattro gambe e due teste. Gli dei, però, gelosi di questa perfezione, divisero per sempre queste creature ed è da allora che, chiunque, nel mondo, si ritrova a cercare la propria anima gemella, un po' come ho fatto anche io» raccontò, gli occhi azzurri puntati in quelli verdi di Harry — verdi come le foglie di un fiore appena sbocciato.

«E l'hai trovata?» domandò Harry, curioso, le labbra carnose pronte a sfiorare quelle più piccole di Louis, impegnate a soffiare aria calda su quella pelle bianca come la neve del ragazzo sopra di lui. Lo vide annuire, ad Harry sembrò di essere giunto in Paradiso. «Sì, l'ho trovata» lo disse con una naturalezza tale, che ad Harry vennero i brividi — era così bello, meraviglioso e perfetto, come aveva potuto, tra tutti, essere proprio lui l'altra metà della sua anima?

Baciò le sue labbra piano, dolcemente, come a voler suggellare quella silenziosa promessa poco prima fatta — "non lasciarmi andare, Harry, non lasciarmi andare ora che le nostre anime si sono finalmente ritrovate" — e sfiorò il suo corpo con dolci carezze, amandolo non soltanto con il cuore, perché sarebbe stato facile per tutti, ma anche con gli occhi, con l'anima. Lo spogliò di ogni insicurezza, poi baciò le sue labbra per l'ennesima volta ed, infine, sotto quel cielo blu notte e illuminato dalle mille stelle, lo amò, lo amò tremendamente, proprio come, in passato, fece la sua anima.

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Harry depositò la polaroid sul petto del suo amante, gli occhi pieni di lacrime. Tentò in ogni modo di non scoppiare a piangere, ma il dolore nel cuore non glielo permise e le lacrime rigarono velocemente le sue guance di porcellana, impedendogli di osservare quella piccola e dolce creatura ancora disteso su quel misero letto d'ospedale.

«Vorrei che tu ti svegliassi» soffiò, la voce arrochita dal peso delle lacrime. «Vorrei che tu ti svegliassi, Lou, non credi che sia il momento giusto per farlo?» domandò, pur consapevole di non ricevere risposta. Il suo petto venne sconquassato da un singhiozzo, eppure non si allontanò — non l'avrebbe mai lasciato andare.

«Svegliati, Lou, in fondo il meglio di ciò che abbiamo fatto deve ancora venire. E lo so che ora stai perdendo la tua memoria, ma ti prego, ti prego, non lasciarmi Lou, non lasciarmi andare ora che le nostre anime si sono ritrovate» tentò di soccombere un singulto posando il viso sul petto del suo amante, ma quest'ultimo fuoriuscì lo stesso ed Harry scosse il capo, disperato. Strinse quel corpo con forza, bagnando la sua pelle di lacrime amare nel tentativo di imprimere il ricordo del suo amore, ma fu tutto invano — Louis non sarebbe tornato da lui.

«Me la dicesti tu, quella frase, ricordi?» domandò, l'intreccio delle loro mani venne illuminato dai deboli raggi della luna e apparve così bello, così giusto, agli occhi verdi di colui pronto ad amare per l'eternità. Rimase a contemplare la sua bellezza per qualche altro attimo, poi chiuse gli occhi e posò la guancia nella sua spalla, intrufolando il viso nell'incavo del suo collo.
Eppure, nell'oscurità di quella stanza ormai familiare, Harry non riuscì a dormire.

-

Si alzò alle prime luci dell'alba, quando i raggi del sole gli illuminarono il viso pallido. Scese dal letto della sua dolce creatura e si avvicinò alle finestre, scostando le tende per permettere alla fioca luce di illuminare la bellezza di un angelo condannato.

«Guarda, Lou» esclamò, indicando una piccola farfalla andatasi a posare sul ripiano della finestra. «Guarda com'è bella, guarda com'è libera» mormorò, persino le sue labbra si incurvarono in un sorriso. Quest'ultimo, però, non durò a lungo, poiché il monitor sulla quale vi erano indicati i valori vitali di Louis cominciò ad emettere un suono strano, macchinario, un suono che ad Harry fece accapponare la pelle — sembrava volesse dire "non mi aspettare più, Harry, dì a tutti i miei amici che non farò più ritorno a casa."

Trovò la forza per avvicinarsi e stringere la sua mano, gli accarezzò il viso come se fosse l'ultima volta — non sarebbe stata l'ultima volta, vero? —, poi gli baciò le labbra, in modo tale da imprimere il suo ricordo su quella pelle profumata di rosa.

Il suono prodotto dal monitor sembrò divenire più forte, Harry pensò di poter impazzire, poi si fermò.

Louis aprì gli occhi, permettendo a quel giovane tramonto di illuminare i suoi occhi di cielo.

«Lou?» domandò Harry, le cui lacrime poco prime consumate a causa della disperazione, vennero fatte scivolare a causa di un emozione più bella e giusta, come la gioia, che gli illuminò il viso e lo fece risplendere più del sole stesso. Louis lo osservò, nei suoi occhi azzurri non trasparì nessuna emozione.

«Chi sei tu?»

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HEY! Finalmente ho finito anche questo capitolo (lo dico ogni volta, ne sono consapevole, ma io lo vedo sempre come una vittoria personale, so sopportatemi sigh). Ammetto che scriverlo è stato un parto, perché ultimamente non ho avuto molto tempo da dedicare a me stessa ed è stressante riprendere il capitolo da dove la volta scorsa ci si era interrotti e dover ricominciare tutto da capo, riprogettando completamente le idee che si avevano pensato prima :(.

Ad ogni modo: LOUIS SI È SVEGLIATO — e si che non si ricorda di Harry, però SI È SVEGLIATO DAI (anche se devo ammettere che l'idea iniziale della storia era di farlo morire, però sono stata brava a non seguire quell'idea non credete??)

Ad ogni modo pt2: il capitolo vi è piaciuto? Ha fatto schifo? Fatemelo sapere come sempre con una stellina o un commentino qui sotto, yep.

Siamo quasi giunti alla fine di questa fanfiction e a me piange il cuore, comunque.


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