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Chapter 11. Frammenti di risa.

14 maggio 2016, ore 22.30 pm.

Caro diario, sono Harry.
Sembra che l'unica cosa in grado di fare, in questi giorni, sia quella di prendere una penna nera e scrivere fra le tue pagine ingiallite dal tempo. Bizzarro, no? Ho iniziato raccontandoti la mia storia d'amore con parole carezzevoli e l'ho finita col riempirti di frasi piene di speranze, illudendomi da solo.
Ma sai una cosa, caro diario?
Quest'illusione in cui giaccio disteso e immobile mi piace, perché nella mia fantasia mentale Louis non mi ha lasciato con il cuore a metà e va bene così.
Oggi l'ho incontrato, sai? Camminava al fianco della sorella, sempre bello e piccolo come sempre, con i cristalli dei suoi occhi puntati ad ammirare la vita, mentre tra le dita stringeva una rosa rossa come un frammento di cuore.
Per un attimo, per un solo istante, ho sentito il bisogno di avvicinarmi e di baciargli le labbra, ma mi sono lasciato sopraffare dalla vergogna ed ora mi ritrovo seduto al tavolo di un bar ad aspettare un boccale di birra.
Con quale coraggio mi sarei potuto avvicinare a lui, se nemmeno riconosce più chi sono? I cristalli dei suoi occhi mi avrebbero guardato interrogativi, forse anche tristi, ed il mio cuore si sarebbe spezzato un altro po', condannato da un amore non ricambiato.
Ho taciuto l'impulso di assaggiare le sue labbra come se fosse la prima volta e mi sono nascosto dietro un albero dalle foglie giovani. L'ho guardato splendere come luna da lontano, immaginando di essere io la causa dei suoi frammenti di risa, poi sono ritornato a casa ed ho ballato con il suo fantasma.
Quando l'ho visto comparire nel mio salotto, è stato spontaneo il sorriso che sulle mie labbra si è increspato – sebbene sapessi non fosse il vero lui, è stato bello. Mi ha stretto con forza, mi ha accarezzato le guance e di nuovo ho provato l'impulso di baciare quelle labbra pallide e sottili, ma l'ho taciuto di nuovo ed ho continuato a ballare con il suo fantasma.
Mi sento un pazzo, caro diario.
Si può impazzire per amore?
È questo ciò che mi tormenta, da quando Louis ha smarrito il mio ricordo. Si può impazzire per amore?
Perché è come sento che sta accadendo: sto impazzendo d'amore, sto scivolando negli abissi del dolore oscuro.
Vorrei che il mio cuore smettesse di fare così male, vorrei che la mia anima smettesse di tormentare i miei sogni, ma è impossibile.
Dove sei, Louis?
Dov'è il mio Louis?
Lo voglio qui, al mio fianco, a sussurrarmi parole dolci nell'orecchio mentre fuori il sole si prepara per andare a dormire.
Lo voglio qui, al mio fianco, ad accarezzarmi la pelle come se fosse ogni volta la prima volta, mentre fuori le stelle illuminano i suoi occhi d'amore.
Lo voglio qui, al mio fianco, a promettermi un amore eterno, mentre fuori le foglie danzano nel vento.
Lo voglio qui al mio fianco.
Dove sei, Louis?
Dov'è il mio Louis?

«Il tuo boccale di birra, Harry» si annunciò Niall, posando il boccale sul tavolo in legno del bar. Alla fine n'era diventato il proprietario: i genitori avevano deciso di affidargli la gestione completa, visto l'afflusso dei clienti ricevuto a causa della sua simpatia.

«Grazie» sussurrò Harry, depositando la penna nera al suo fianco. Chiuse il diario e lo ripose dolcemente all'interno della solita borsa a tracolla, poi afferrò il boccale di birra e trangugiò sorsate avide, nel tentativo di soccombere il tormento dell'anima.

«Non guardarmi con pietà, Niall» ebbe il coraggio di mormorare subito dopo, al termine di quel disperato tentativo di darsi pace, finito però in frantumi. Non esisteva modo alcuno per sfuggire da quella sofferenza oscura — solo Louis, soltanto Louis, sarebbe riuscito a guarire quell'anima distrutta, ma non c'era e forse non ci sarebbe stato più.

«Non è uno sguardo di pietà, il mio, Harry» disse. Nel frammento di un secondo esercitato poco prima che parlasse di nuovo, Harry in quegli occhi azzurri — così simili a quelli di Louis, eppure così diversi — vi lesse preoccupazione palese. Era sempre stato così, Niall: si preoccupava sempre troppo, prendeva sempre troppo a cuore le problematiche di chi gli stava attorno, compativa sempre troppo gli altri. «Della pietà gli uomini non ne hanno bisogno, io sono preoccupato per te» espose, posando una mano pallida sulla sua.

Harry sospirò, poi scosse il capo e il cuore sembrò scoppiare — le lacrime premettero per poter uscire, gli aridarono la gola, eppure la forza della vita non gli permise di piangere. «Vorrei soltanto che tutto questo finisse» rivelò, la gola roca di chi dentro di se' sta trattenendo singhiozzi disperati.

«Ma non è questo il modo di guarire» gli disse, allontanando il boccale di birra dalle sue labbra sempre troppo rosse. «Bere birra non ti farà da medicina, Harry. Non è mai una medicina» furono parole dure, eppure veritiere. Perché l'uomo, quando capiva di non riuscire più a sopportare una simile condanna, cercava di nascondere la sofferenza nell'alcol?

«Ho giocato tutte le carte rimaste per farlo ricordare, ho provato ogni cosa, ma non ci sono riuscito. Cosa posso fare, Niall? Dimmelo, perché io mi sono arreso» Niall lo scrutò, alcune ciocche biondicce gli caddero sulla fronte quando scosse il capo in modo negativo.

«È proprio perché ti sei arreso, che stai così» gli disse, saggio. Harry aprì bocca, ma Niall fu veloce ad interromperlo. «Come pretendi possa ricordarsi di te, se tu non provi nemmeno a dargli un tuo ricordo? Non bisogna arrendersi, Harry, questo è un ostacolo che il destino ha deciso di mettere nella tua vita, non puoi arrenderti e pretendere che si ricordi da solo. Ha bisogno d'aiuto, non lo capisci?»

Harry lo scrutò, non era mai stato bravo in quelle cose. Non era forte come Niall, lui: Harry si arrendeva, quando gli ostacoli del destino diventavano troppo difficili da superare. Strinse le mani di Niall in una silenziosa richiesta d'aiuto, poi abbassò il capo. Come avrebbe fatto ad aiutare Louis, se il primo bisognoso di soccorso era proprio lui?

«Senti, vieni da me domani, tanto ci sarà anche Zayn. Hai bisogno di distrarti e non accetterò un no come risposta» le sue piccole e rosate labbra si allungarono in un sorriso, prima di parlare di nuovo «trascorrere una serata con gli amici è sempre una soluzione migliore di rimanere seduto nel mio bar a bere birra irlandese, no?»

Harry annuì, sorrise, poi rimase in silenzio. Non sarebbe servito a nulla parlare, andava bene così. Guardò l'amico sollevarsi velocemente dalla sedia sulla quale si era accomodato, gli scompigliò i capelli prima di allontanarsi e ritornare dietro il bancone del bar.

Seduto in quello sgabello sempre troppo piccolo, Harry voltò il capo e si perse a guardare il cielo puntellato da mille stelle. Quanto era bello il mondo, quando fuori tutto taceva e la vita si limitava ad illuminare soltanto gli animi di chi stava all'interno di un dolce casa? Quanto era bello il mondo in pace? Harry se lo chiedeva spesso — d'altronde sembrava che senza l'umanità a fare la guerra, qualunque cosa acquistasse nuovo colore.

Forse contagiato dal desiderio di pace che avvertì, decise di alzarsi e, approfittando della distrazione di Niall, sparì nel bagno. Chiuse la porta scura, poi si avvicinò ai lavabi bianchi e guardò il suo riflesso quasi con vergogna: aveva cerchi scuri sotto agli occhi, la pelle pallida sembrava consumata a causa delle lacrime, le labbra parevano secche. Quanto poteva essere distruttore, l'amore? Prima accarezzava l'anima con dolcezza, poi la frantumava in mille pezzi, disperdendoli ovunque.

Lavò il viso con dell'acqua fredda nel tentativo di giovarlo, poi districò i nodi dei ricci con le dita lunghe ed affusolate, dopodiché si avvicinò all'uscita del bagno. Tentò di aprire la porta, ma qualcuno lo fece al suo posto e, nella forza adoperata dallo sconosciuto per girare la maniglia dorata ed entrare, Harry perse l'equilibrio e cadde, finendo contro il pavimento azzurro e impolverato del bagno. Per un attimo gli sembrò di tornare ad alcuni anni prima, quando nel bagno di quello stesso locale conobbe quell'uomo con il viso dalle fattezze d'angelo, ma il genio maligno della mente non gli permise di ricordare e rimase con il capo chino, i riccioli color cioccolato a coprire gli occhi verdi intrisi di lacrime.

«Scusami» disse lo sconosciuto. La sua voce, così delicata e dolce, sembrava simile a quella del suo Louis — Harry fremette, non era possibile. «È sempre stato un mio vizio quello di aprire le porte di scatto senza pensare se all'interno ci fosse qualcuno o meno, scusami» parlò ancora, accarezzandogli il viso solo con la melodia della voce. Lo vide inchinarsi ed avvicinarsi al suo corpo con leggiadria d'angelo, la piccola mano si posò dolcemente sul suo ginocchio e le scosse d'amore percorsero immediatamente il corpo di Harry, ancora immobile e con il capo chino — piangeva.

«Ti sei fatto male?» gli chiese, i frammenti della sua voce gli accarezzarono l'anima. Harry scosse il capo, ma non ebbe il coraggio di sollevare lo sguardo — come avrebbe fatto ad ammirare i cristalli dei suoi occhi, ora che non possedeva più nessun ricordo?

«E perché, allora, sento che stai piangendo?» gli chiese, parole che andarono a bagnare di lacrime dannate le guance rosate di Harry. "Perché se sto male io, stai male anche tu. Me lo dissi tu, questo, ricordi?" avrebbe voluto rispondergli, invece rimase in silenzio e serrò le labbra in una linea dura, affinché da queste ultime non fuoriuscisse nessun singulto. Avvertì Louis spostarsi nella luce soffusa di quel bagno azzurro come i suoi occhi, posò la schiena sul muro e circondò le gambe con le piccole braccia — "Ti prego, va via. Va via, non distruggermi l'anima" avrebbe voluto dirgli ancora, invece rimase in silenzio, a piangere lacrime amare.

«Dai, dimmi. Perché piangi?» domandò, osservandolo come farebbe un dolce bimbo curioso di scoprire la gioia della vita. «Forse sarò uno sconosciuto per te, ma io mi sento colpevole delle tue lacrime. Ed è strano, riccio, nemmeno ho visto il tuo viso» rivelò, riempiendo di melodia il mondo.

«Non ho bisogno di essere compatito» borbottò Harry, avvertì una dolorosa stretta nel cuore dopo quelle parole così dure — avrebbe voluto sollevare lo sguardo e perdersi nei cristalli dei suoi occhi, avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo a se' e baciare le sue labbra di carta, invece rimase immobile come un codardo.
Quanto era bizzarro, l'essere umano?

«Dimmi come ti chiami» continuò Louis, determinato come sempre — era stata una delle sue più grandi caratteristiche, quella della determinazione, a dipingere d'amore il cuore di Harry. Per un istante Louis avvertì l'impulso di posare due dita sotto al suo mento e di sollevargli il viso, invece rimase in attesa.

«Harry» brontolò l'altro, lo disse in tono duro. Tirò su con il naso, poi il coraggio dell'anima gli permise di sollevare il capo e l'azzurro e il verde collisero insieme come la prima volta. Louis s'immobilizzò, scrutò il viso di Harry con attenzione, per un frammento di secondo sembrò ricordare qualcosa, ma fu soltanto una illusione — era impossibile ricordare, era impossibile.

«Harry» il suo nome scivolò lentamente fra le labbra dell'altro, Louis sembrò accarezzarlo «come mai piangi?» gli chiese, questa volta più autoritario. Voleva saperlo ad ogni costo, Louis era sempre stato così. Harry sospirò, alla fine decise di soccombere il dolore imponendo all'anima altro dolore.

«Sai cos'è la dannazione della memoria?» iniziò, le parole scivolarono lentamente nelle sue labbra. Faceva male parlarne e sperò che il tono di voce gli uscisse il più naturale possibile, sebbene avesse paura di ogni cosa — senza il loro ricordo d'amore, come avrebbe fatto a sopravvivere?

Louis annuì, serrò la mascella in una linea dura a quell'affermazione. Harry ebbe la forza di osservarlo ancora un po', prima di parlare di nuovo. «La dannazione della memoria ha preso in ostaggio l'amore della mia vita, lui ha dimenticato ogni nostro ricordo d'amore ed ora mi sento un uomo dal cuore a metà.»

«Sembri un uomo senza più nessuna speranza, Harry» rivelò Louis, chiaro come sempre. La capacità di comprenderlo con poco lo aveva sempre lasciato a bocca aperta, erano anime gemelle e gemelle sarebbero state fino alla fine di ogni cosa.

«Non ha più senso sperare, ormai. Ho giocato ogni carta che mi rimaneva affinché potesse ricordare, invece non ha funzionato. Anche la speranza muore, se l'anima si arrende» commentò Harry, il capo chino. Louis scosse la testa, per un attimo sembrò volesse prendergli il viso fra le mani, invece si sistemò davanti a lui. Quant'era bello, Harry non avrebbe mai smesso di dirlo.

«No, Harry, non puoi far vincere la dannazione della memoria» sembrava sicuro di quelle parole, Harry avrebbe voluto ridere — come faceva ad essere così convinto, se lui stesso, per primo, aveva paura? «Segui il consiglio di questo perfetto sconosciuto: non ti arrendere, Harry, sono sicuro che a lui non piacerebbe se tu ti arrendessi. Trova la forza nelle piccole cose e lotta, non far vincere la dannazione della memoria, non di nuovo» nel tentativo di confortarlo, Louis depositò una mano nella sua e scosse di elettricità pervasero gli animi di entrambi. Harry avrebbe voluto far intrecciare le loro dita con dolcezza, invece rimase rigido e vulnerabile.

«Io ho sempre avuto paura della dannazione della memoria, sai Harry?» glielo disse con semplicità, nella stessa identica maniera in cui glielo disse la prima volta. Harry annuì — "lo so, Louis. So che ne hai paura. Tu stesso mi dissi di fare il possibile per farti ricordare, se fosse successo, ed invece guardami; guardami e vergognati di quello che sono" —.

«Tutti ne hanno paura» si limitò a commentare Harry, le lacrime secche sulle guance gli fecero venire voglia di grattare via ogni residuo di dolore sulla giovane pelle.
«Anche lui, un giorno, disse di averne paura. Mi chiese di non arrendermi mai, se fosse successo, invece mi sono arreso» aggiunse, forse governato dai sensi di colpa.

«Non ti sei arreso, Harry» la dolcezza con il quale lo disse gli fece fremere il cuore — "Ti prego, Louis, guardami e ricordati del nostro amore. Guardami e amami". «Hai pensato di arrenderti, ma non lo hai fatto: è forse l'amore che provi per lui a spingerti nel continuare a sperare? Forse ti sembrerò un pazzo, ma sono sempre stato bravo a capire le persone. Se lui ti vedesse in questo momento, Harry, probabilmente sarebbe orgoglioso di te» sorrise Harry, le fossette sbucarono nelle guance e Louis si perse ad ammirarle: nei cristalli dei suoi occhi vide una luce e per qualche attimo sperò nel ricordo fugace, poi le sue labbra di carta s'incurvarono in un sorriso e la piccola mano, posata ancora sopra quella di Harry, si spostò sulla sua spalla, laddove lasciò due piccole pacche.

«Mi sono appena reso conto di non essermi presentato» esalò, Harry ebbe modo di bearsi della sua risata — quella risata dolce e pura che non avrebbe mai smesso di ascoltare. «Mi chiamo Louis» aggiunse subito dopo, mostrando una mano. Harry sorrise, la strinse immediatamente e per un attimo le dita delle loro mani s'intrecciarono — fu come osservare l'intreccio di una corda attorno ad un ancora.

«Temo, però, che sia giunto il momento di andare via» aggiunse subito dopo, sollevandosi dalla posizione precedentemente assunta. Harry annuì, in fondo sarebbe stato troppo bello se fosse rimasto al suo fianco ancora per un po'. Si sollevò a sua volta, con dei semplici gesti delle mani spolverò i pantaloni scuri dai residui di polvere, poi accompagnò Louis alla porta del bagno.

«Mi è piaciuto molto parlare con te, Harry. Abbiamo molto in comune e capisco come lui abbia fatto ad innamorarsi di te» rimase ad osservarlo per un frammento di secondo, i cristalli dei suoi occhi gli diedero la forza necessaria per continuare a sperare — "Torna, Louis. Torna da me. Torna ad amarmi, torna ad accarezzarmi."

Harry rise, brillò di una nuova luce quando lo fece, poi entrambi uscirono dal bagno — bizzarro, pensò Harry, in questo bagno ho avuto modo di conoscere l'amore della mia vita per ben due volte. Osservò Louis avvicinarsi al tavolo dove riconobbe Lottie, successivamente uscì dal locale.

«Hai ragione, Niall» si annunciò, appena si avvicinò al bancone del bar. Niall sollevò un sopracciglio, aprì bocca per parlare ma Harry non gli diede il tempo. «Non posso arrendermi, non ora.»

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Hey! Non lo so, questo capitolo mi piace particolarmente. Sarà perché i Larry si sono incontrati (di nuovo) nel bagno del bar di Niall, sarà che Louis sembra un bellissimo angelo, ma mi piace particolarmente tanto.
Non dovrebbero mancare ancora tanti capitoli alla fine, comunque — ho tutto in testa, devo solo riportare queste mie idee per iscritto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere con un commentino o una stellina, sì?

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