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3. An F1 driver stalks me

Inutile dire che quel weekend Lewis non rivide più Selene.

Passato più volte di fronte al box Red Bull nella vana speranza di incontrarla, si era ritrovato soltanto con un pugno di mosche in mano. L'unica cosa che aveva ottenuto erano state le occhiatacce dei meccanici bibitari, che non capivano come mai si trovasse lì.

Era sparita nel nulla, quella ragazza.

L'immagine del bacio che si erano scambiati era ancora vivida nella testa del pilota. La sua mente lo costringeva a rivivere all'infinito il momento in cui le loro labbra si erano scontrate, dando vita ad uno degli incendi più imponenti da quello di Roma del 64 d.C.

L'intraprendenza che la spagnola aveva mostrato era solo uno squarcio di quella che era la sua intera personalità, ne era certo - aveva addirittura potuto averne un altro veloce assaggio quando il nome di Max Verstappen era comparso sul suo cellulare e lei aveva risposto alla chiamata, prendendolo in giro, scherzando, persino mentendo.

C'era qualcosa di speciale nel rapporto tra l'olandese e la corvina, che più e più volte si erano definiti come fratelli. Era come se riuscissero a tirar fuori il meglio dall'altro insultandosi, facendo battute, e Lewis avrebbe davvero voluto scoprire quale fosse il vero carattere di Selene García Fernandez.

L'indole comica e sarcastica della ragazza non smetteva di farlo ridere, soprattutto da quando aveva trovato la sua pagina di Instagram ed aveva iniziato a seguirla con un profilo falso, giusto per non rivelare la propria identità.

C'erano un paio di post in cui insultava Verstappen, video che terminavano sempre con un abbraccio tra i due o qualche sberla amichevole, o anche semplici immagini di lei e la sua migliore amica intente a leggere Percy Jackson.

Ma la cosa che l'aveva portato alle lacrime per il divertimento era stata il leggere le risposte ai commenti, specie a quelli di Max. L'ironia di Selene era qualcosa di superiore, si trattava di un livello troppo alto per essere anche solo sfiorato. Non cadeva mai nello scurrile, neppure quando faceva considerazioni un po' più piccanti, e piuttosto preferiva restare nell'ambito elegante e raffinato.

Era una continua sorpresa - non poteva fare a meno di pensare, ogni volta con un sorrisetto in faccia.

Nel giro di qualche ora sarebbe partito per raggiungere l'Olanda, per il Gran Premio che si sarebbe svolto il 4 settembre, ma l'unica cosa che aveva in testa era l'incessante desiderio di rivedere Selene.

Voleva solo parlarle, non chiedeva altro. Voleva mettere un punto, sperava più in una virgola in realtà, a quella storia. Si erano baciati? Sì. Lui aveva continuato a desiderarla? Sì. Lei probabilmente aveva già dimenticato tutta la vicenda? Sì, anche a quello. Ma che importava, alla fine?

Potevano essere amici.

Potevano essere migliori amici.

Potevano essere migliori amici che si baciavano occasionalmente.

Non c'erano problemi!

Non avendo idea di come trovarla, se non chiedendo aiuto a Verstappen - cosa che non avrebbe fatto nemmeno sotto tortura -, si limitò a decidere di recarsi in un bar poco sotto casa sua.

Il principato di Monaco quella sera pullulava particolarmente di gente e Lewis avrebbe davvero preferito un po' di pace, rispetto al rumore assordante della città. Gli piaceva il caos, sì, ma a tutto c'era un limite.

Una volta entrato, l'atmosfera accogliente del locale lo travolse, mentre la luce soffusa azzurra del neon dell'insegna lo rendeva un evidenziatore umano.

Intorno a lui c'erano persone che ballavano, persone che sedevano, persone che si scatenavano con alcune... sostanze non identificate ma chiaramente polveri rovesciate addosso. L'unico posto in cui non c'era quasi nessuno era il bancone.

A dire il vero, non c'era nemmeno un barista, lì.

Fece per avvicinarsi e ordinare qualcosa da bere, quando una voce familiare alle sue spalle lo fece scattare.

«Mi stai pedinando, per caso?!»

Quel tono peperino e beffardo poteva appartenere ad una sola persona.

Lewis non aveva dubbi al riguardo.

«A quanto pare è destino, Miss García Fernandez, io e te dovevamo incontrarci!»

«Non direi» replicò la ragazza, sorpassandolo e stanziandoglisi davanti, le braccia incrociate al petto. «Secondo me mi stai stalkerando»

«Ma che vai dicendo?! Sei matta?!»

«Non ti scandalizzare, era una battuta»

«Non sembrava»

La spagnola scosse il capo, dandogli le spalle e raggiungendo il proprio posto dietro al bancone ligneo. «Che ci fai qui?»

«Andavo a comprare le verdure per il pranzo di domani»

«Sono io quella che fa le battute di solito»

«Vuoi farne una?»

«No» sussurrò. «Voglio capire perché sei venuto in questo bar»

«Ancora? Volevo andare a fare la spesa e mi sono perso»

«Lewis...»

Il pilota le sorrise, accomodandosi in uno degli sgabelli di fronte a lei ed osservandola lavorare. «È un bar, Selene, cosa dovrei fare?» rise, poi tornò serio. «In realtà, ti stavo cercando, sì, ma non pensavo di trovarti proprio qui. Volevo parlarti»

«Parlarmi di cosa?»

«Del meteo»

«C'è il sole»

«Sono le undici di sera»

«Che importa?»

«Selene...» Lewis pronunciò il suo nome con una delicatezza tale da riuscire a metterle i brividi. «Per favore» la supplicò.

«Okay»

«Sei sparita»

«Lo so»

«E non ti sei fatta vedere»

«So anche quello»

«Avrei voluto una spiegazione»

«Mi dispiace, i-io...» Selene esitò, le iridi verdi tremolanti a causa di quella figura tanto imponente quanto bella. Poi sospirò. «Ascolta, ho fatto una cosa di cui non vado fiera. Ma non è per causa tua, anzi. Ti chiedo scusa per averti trascinato in questa storia, però non posso offrirti niente di più»

«Non ho mai voluto niente di più»

Bugia.

Ma quello lei non doveva necessariamente saperlo.

«Ormai so riconoscere cosa dice lo sguardo di una persona, Lewis. Volevi che ti spiegassi, volevi capire. E questo è quello che posso fare. È il mio massimo, perché sono innamorata di una persona che mi ha, e a cui ho, spezzato il cuore. Baciarti...»

«Era una distrazione, vero?»

Qualcosa nel petto di Selene fece rumore. «Devo essere brutale?»

«Sì»

«Farà un po' male»

«Tu fallo lo stesso»

«Sì, Lewis. È... è stato un modo per non sentire più il dolore»

Il pilota annuì debolmente. «Volevo sentirlo dire da te, piuttosto che dalla mia testa»

Senza che lui le chiedesse niente, gli depositò un bicchiere davanti, riempiendolo con del whisky. «Offre la casa»

«Motivazione?»

«Eh... danni morali

«Sei forte, hurricane»

«Hurricane? Da dove salta fuori ora?» replicò lei, mascherando una leggera risata. «È carino però»

«È il tuo nuovo soprannome» le spiegò, scrollando le spalle. «Direi che ti si addice particolarmente»

«Si?»

«Sì»

Prima ancora che Selene potesse aprir bocca per rispondere, una figura imponente, e con una massa corporea (e muscolare) che era almeno diciotto volte quella della ragazza, si schiantò contro il bancone, facendo tremare alcuni dei bicchieri.

«Hey signorina» la salutò, l'alito che puzzava di alcool. «Fammi un Negroni»

«Sì, subito»

«E già che ci sei, fammi pure un pompino»

Lewis sgranò lo sguardo e per poco non gli andò di traverso la propria bevanda. Tossì, rischiando di sputacchiare da ogni parte. Piantò lo sguardo su Selene, in attesa di una risposta piccata che però non arrivò.

Ci sono abituata, gli dissero i suoi occhi, in quell'unico istante in cui si scontrarono.

«Arriva questo Negroni allora?»

«Sì» fece lei, a denti stretti, ignorando il pizzicore alle nocche.

URGHHH!
Avrebbe tanto voluto prenderlo a pugni, ma non poteva. Aveva faticato tantissimo per riuscire a trovare un posto di lavoro e non voleva perdere la propria chance: voleva essere indipendente, voleva staccarsi dalla propria famiglia e dalla nomea che i suoi genitori si erano creati, aveva bisogno di sentirsi Selene García Fernandez ma senza il García Fernandez alla fine.

Se gli avesse spaccato il naso, ne avrebbe pagato le conseguenze. E in quel momento la galera non era una delle sue priorità maggiori.

Cioè, non lo era mai stata.

Più o meno.

Ma quel giorno... quel giorno di sicuro non lo era!

«Perché ti fai trattare così?» le sussurrò Lewis, così piano che faticò quasi a sentirlo. «Avresti dovuto insultarlo»

«Perché sto lavorando, non posso rispondere!»

«Vuoi tirargli un pugno, vero?»

«È così evidente?»

«Se vuoi lo faccio io per te»

Selene si lasciò scappare un sorriso, nascondendo dietro ai capelli corvini il viso arrossato. «Metteresti a rischio la tua reputazione di bravo ragazzo, Sir Lewis, direi che non è il caso»

«Per questo genere di cose? Ne vale la pena. Ti ha letteralmente detto di fargli un...» si interruppe, passandosi la mano in imbarazzo tra le treccine.

«Puoi dirlo, non mi scandalizzo. Ho fatto io stessa di peggio» lo rassicurò. «Una volta ho detto a Max che secondo me ce l'ha corto»

Il pilota alzò le sopracciglia, facendo di tutto per trattenere una risata. «E lui?»

«Era tentato di tirarsi giù i pantaloni per negare quest'ipotesi ma credo che Maggie l'abbia convinto che nel caso sarebbe stato denunciato per atti osceni in luogo pubblico»

«Dov'eravate, scusa?»

«Nel Paddock in Azerbaijan quest'anno»

«Oh»

«Già»

«Hey bella, piuttosto che perdere tempo a chiacchierare, dammi il mio drink»

«Subito, signore»

La forzatura nella sua voce era talmente evidente che Lewis non riuscì a non sorridere, attirando però l'attenzione del tizio ubriaco.

«Tu, che cazzo ridi?»

Selene ci provò pure a fermare qualsiasi cosa stesse per scoppiare. «Signori, si calmi, per favore» tentò, ma poi sospirò, scuotendo il capo e sparendo dietro ad una porticina a ventola. Sapeva già come sarebbe andata a finire, non era la prima volta che si ritrovava ad avere a che fare con degli ubriachi.

Perciò, quando tornò nel salone del bar, non si stupì di trovare Lewis agganciato al cliente, che l'aveva afferrato per la giacca ed ora, grazie alla sua forza, lo spostava da una parte all'altra come una palla da bowling con evidenti problemi.

Per un secondo venne quasi tentata dall'idea di fargli un video per poi mostrarlo a Max ma accantonò subito il piano. Doveva tirarlo fuori da quella situazione, giusto?

Ignorò bellamente chiunque le chiedesse che cosa volesse fare e, con il manico della scopa che reggeva in mano, colpì sulle chiappe il tizio ubriaco con quanta forza possedeva. «FUORI» strillò, la voce forte. «FUORI, HO DETTO!»

«Ragazzina, non ti...»

Selene brandì ancora la scopa, questa volta schiantandogliela sulla schiena. Ad ogni colpo lo spingeva sempre di più verso la porta, seppur il tizio non accennasse a lasciare andare Lewis.

«Hurricane, forse non è il caso di...»

«Sta zitto» lo fulminò. «Scusa»

«Scusa per c...»

Usando il proprio strumento come se fosse una spada, lasciò che il manico cadesse contro il braccio dell'uomo, facendolo ringhiare per il fastidio, e sbattendo le setole in faccia a Lewis, che prese a tossire per via della polvere e smise di parlare.

Finalmente il pilota venne lasciato andare e subito andò ad afferrare il braccio della ragazza e se la trascinò dietro alla schiena a mo' di protezione. Ciò che Lewis ancora non sapeva, e che avrebbe scoperto nel giro di pochi secondi, era che Selene non aveva per niente bisogno di essere difesa.

Ci pensava da sola.

E ci pensava egregiamente.

«FUORI DI QUI» ordinò, il manico ligneo puntato contro il petto dell'ubriaco. Giusto per screzio - specie per il tono con cui aveva chiesto un Negroni poco prima - gli rifilò una bacchettata contro il fondoschiena, chiudendogli poi la porta in faccia.

Quando si voltò, fronteggiando tutti gli altri presenti, si rese conto di come tutti gli sguardi fossero ben posati su di lei.

«Allora?!» esclamò. «Che avete da guardare? Volete una scopa in faccia anche voi?!»

«No no»

E senza dire altro, ciascuno se ne tornò a fare ciò che stavano facendo prima di quegli eventi. Lei, invece, recuperò alcuni dei bicchieri vuoti e li depositò sul bancone, scrollando le spalle.

«Tutto bene?»

«Dovresti andare a casa, Lewis»

«Resto con te, ti faccio compagnia»

«Sai che non ti voglio qui, vero?»

«Oh sì, credo di averlo notato»

«E allora perché non te ne vai?»

«Non ti lascio da sola» le spiegò, con una tale naturalezza che le fece spuntare la pelle d'oca al primo istante.

«Mi pare di aver mostrato di sapermela cavare molto bene» ribatté, incrociando le braccia al petto. Le sue iridi luccicavano per la sfida che stava implicitamente lanciando: mostrami come fare, se non ci sono riuscita da sola.

«Ci stai provando con me, hurricane

«No»

«Quei tuoi bellissimi occhi verdi dicono il contrario»

Selene represse quella strana sensazione allo stomaco quando percepì bellissimi occhi verdi e piuttosto si concentrò sul rispondere. «Ci vedi male» sentenziò.

Lewis allora si mise a ridere, allungando una mano sul legno e depositandovi sopra una manciata di spicci. «Preparami qualcosa di buono, per favore»

«Posso metterci dentro la candeggina?»

«Stai tentando di assassinarmi?»

«Sì, mi hai scoperta. In realtà fa tutto parte del piano di Max per eliminare i suoi rivali»

«Uhh, e tu sei la punta di diamante dell'operazione, immagino»

«Esattamente»

«Su, allora, punta di diamante, raccontami... cosa ti piace fare nella vita

Una conversazione venne intavolata. Poi un'altra. E un'altra ancora.

Il tempo di solito non passava mai.

Ma a Selene quella sera sembrò che fosse volato.

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