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27. Saying goodbye is death by a thousand cuts







'Cause saying goodbye is death by a thousand cuts
Flashbacks waking me up
I get drunk, but it's not enough
'Cause the morning comes and you're not my baby
I look through the windows of this love
Even though we boarded them up
Chandelier still flickering here
'Cause I can't pretend it's okay when it's not
It's death by a thousand cuts






Pioveva a Brasilia, quando Selene decise finalmente di essere onesta con sé stessa.
Era ora di dire addio a Sam una volta per tutte, era ora di porre fine a quella storia tanto bella quanto dolorosa. Era ora di crescere ancora un po', era ora di maturare. Era ora di realizzare che, nonostante tutto il male che aveva visto, nella sua vita poteva ancora esserci la luce.

Senza pensarci due volte, si buttò sotto alla pioggia, venendo completamente inzuppata. I capelli corvini le si appiccicavano in volto, seguiti dai vestiti, che presero a delinearle le forme del corpo.

Libera.

Stava per essere libera.

Allargò le braccia, gli occhi chiusi. Non le importava nemmeno di prendersi un raffreddore: i suoi amici non la odiavano, i suoi amici la volevano ancora lì.

La voce di Sam la raggiunse improvvisamente. «Che stai facendo?»

«Ballo»

«Mi spieghi perché ti comporti in modo così strano?» le domandò, avvicinandolesi. La guardò negli occhi, riuscendo a riscontrare nelle sue iridi una luce nuova. «Tu odi bagnarti, odi la pioggia, odi i vestiti umidi. Sentirti così è il tuo peggior incubo!»

«Lo era, Sam»

«Adesso qual è?»

«Perdere la persona che amo davvero» asserì, smettendo di muoversi. Si fermò, come se lui potesse inchiodarla lì.

«Hamilton, vero?»

«Lewis» 

«Quando pensavi di dirmelo? Prima o dopo il nostro matrimonio?»

«Mi dispiace...» sussurrò. «Ma sapevamo entrambi che non sarebbe potuta continuare. Questa storia... doveva rimanere finita. Non eravamo destinati a continuare»

«Allora perché hai voluto riprenderla?»

«Perché mi sentivo sola. E perché sapevo che tu fossi... la scelta sicura»

«Ah sì?»

«Sì» confermò lei, annuendo. «Tu eri perfetto. Avevo bisogno di una certezza e... chi meglio di qualcuno che conoscevo già?»

«Sei stata una stronza»

«Forse, ma tu... tu non sei più la persona che ero convinta di conoscere. Non lo sei mai stato, a dire il vero, non mi hai trattata come meritassi. Ed il solo motivo per cui sono stata al tuo fianco tutto quel tempo era il senso di obbligo che provavo, dopotutto avevi indirettamente aiutato Maggie a sbattere il suo stupratore dietro le sbarre, ma... non è più sufficiente, ormai»

«E quindi mi scarichi così, come se nulla fosse»

«Lo sai che non voglio finisca in questo modo...»

«Non mi pare proprio»

«Sam...»

«Voglio solo che mi spieghi una cosa» le disse, quasi atono. Sembrava stesse impiegando tutto sé stesso per non fare una scenata, non come aveva fatto davanti a Lewis quantomeno. «Perché ti sei innamorata di me, allora, se ti faccio così ribrezzo?»

«Io... ascolta, tu non mi fai ribrezzo. Ma... ho finito. Con te. Con noi. Con tutte le parole che significano una cosa e con tutte le azioni che ne dicono un'altra. Con ogni momento di disonestà ed indecisione» Selene si asciugò quell'unica lacrima che le era sfuggita. «Lo vedo chiaramente ora, Sam»

«Vedi cosa?»

«Che se avessi genuinamente voluto darmi il tuo tempo e il tuo affetto, allora non mi avresti fatto supplicare o sanguinare per averli. Mi avevi promesso che questa volta sarebbe stato diverso, ma... io e te non siamo meant to be»

Si può odiare qualcuno per quello che ha fatto ma comunque amarlo per quello che è stato?

«Penso di aver finalmente accettato che ci sarà sempre un velo di solitudine in me, Sam, mi hai aiutato a superare momenti complicati, sei stato una parte importante di me, ma... ora deve finire. Deve finire qui»

«Selene...»

«In un altro universo non mi farà mai più male il petto quando penserò a te, in un altro universo questa notte non me andrò, in un altro universo non piangerò lasciandoti. Però in questo universo qui... in questo universo qui il mio cuore si sta spezzando solo a starti davanti, solo a guardarti negli occhi e dirti che mi dispiace»

Sam allora accennò un sorriso. «Eravamo già destinati a dirci addio, non è così?»

«Sì, penso di sì»

«Ti ho amato, però. Ti ho amato tanto, anche se tu non ci credi»

«Ci credo, Sam, ma so perfettamente che tu non hai mai amato me tanto quanto io abbia amato te»

«Ti ho chiesto di sposarmi, Selene, non l'avrei mai fatto se non pensassi che sei la persona giusta per me»

«Non saremmo mai stati felici» sussurrò, un accenno di lacrima sporgeva dal suo occhio sinistro. «Ci saremmo odiati, Sam, e il pensiero di odiarti mi distrugge. Mi hai aiutata tanto, mi hai teso la mano, non voglio rinnegare ciò che c'è stato. Solo... per quanto volessimo aiutarci reciprocamente, non avremmo fatto altro che peggiorare la situazione»

«Hai parlato con loro, non è vero? Non era l'ospedale...»

Sembrò realizzare soltanto in quel momento dell'errore che aveva commesso lasciandole rispondere a quella chiamata.

«Perché l'hai fatto?» gli domandò, scrollando debolmente le spalle. «Perché li hai bloccati? Perché non mi hai permesso di usare il mio stesso cellulare?»

«Avevo paura di perderti, Selene. Non avrei sopportato vederti andare via due volte...»

«Lo capisco, lo capisco davvero, ma... mi hai persa nel momento stesso in cui mi hai portata qui, pensando che i miei amici non avrebbero fatto di tutto per ritrascinarmi a Monaco. Mi spiace se le cose non sono andate come avremmo voluto, davvero, però... è ora di chiuderla, è ora di finirla»

La pioggia si affievolì leggermente, lasciando intravedere uno spiraglio di sole.

«Vuoi tornare a casa, non è così?»

«Sì»

Sam allora annuì piano, estraendo il proprio cellulare. Si mise a digitare qualcosa, prima di mostrarle lo schermo, voltandolo nella sua direzione.

«Cosa...»

«È un volo, per Nizza. Parte tra due ore, penso che tu abbia sufficiente tempo per preparare le valigie, giusto?»

«Sam...»

«Hai detto che non ti amo... ma... ci vuole coraggio a lasciare andare qualcuno per il suo bene. Ed il tuo bene non è con me»

«Mi dispiace, non sai quanto... ma... solo perché tu mi hai amato, non significa che io mi sia sentita amata da te»

Stringendo i denti, il brasiliano sussurrò: «Vai Selene, è meglio così»

La corvina gli voltò le spalle, mentre le ultime goccioline di pioggia si schiantavano al suolo. «Addio, allora»

Il sole prese a splendere.

«Addio, Sam»

Allora venne l'arcobaleno.





Il cuore rischiò di schizzarle fuori dal petto quando infilò la chiave nella serratura dell'appartamento. Fu necessario soltanto ruotare il polso delicatamente per aprire la porta, e lei sentì improvvisamente un magone in gola.

Coraggio Selene, puoi farcela.

Trascinando le sue due valigie, si fece strada e raggiunse l'ingresso, non riuscendo bene a respirare. Le sembrava di star attraversando un confine militare, come se schiavare quella porta avesse significato alzare bandiera bianca.

Mi sto arrendendo.

Sto abbassando le mie difese.

Le bastò spostare lo sguardo dal pavimento per rendersi conto di chi la stesse aspettando. Tutti i suoi amici erano lì, a partire da Maggie e Max, passando per Victoria e Tom, con Daniel e persino Charles. Ciascuno di loro stava sorridendo, in attesa di essere notati.

Non fece in tempo nemmeno a lasciar andare il manicotto della valigia per chiudersi la porta alle spalle che la sua migliore amica le gettò le braccia al collo, incurante dei dolori alla gamba, aggrappandosi a lei come se da quella stretta dipendesse la sua intera esistenza.

Non le diede l'opportunità di far nulla, semplicemente Maggie scoppiò a piangere, iniziando a sussurrare parole di scuse e borbottando frasi in spagnolo che nessuno degli altri presenti riuscì a capire.

«Len, perdonami»

Quel No tienes que disculparte por ser humana, Mags di Selene, Non devi scusarti per essere umana, alle orecchie di Max suonò come un rito satanico ma scelse comunque di reprimere il forte bisogno che aveva di fare battute.

Era un momento importante quello, del resto.

«Quando ho visto che le tue cose non c'erano più... Dio, fengári, ho avuto così paura! Temevo che potessi aver fatto qualche stupidaggine ed essertene andata senza nemmeno avere un posto in cui stare, pur di non rimanere con noi»

Selene carezzò delicatamente i capelli dell'amica, schioccandole un bacio sulla guancia ed asciugando le lacrime che aveva iniziato a versare. «Maggie, ascoltami... se c'è qualcuno che deve perdonare qualcuno, quella sei tu. Ti ho raccontato un mare di cazzate, ti ho mentito, ti ho tenuto nascosta quella storia perché avevo paura della reazione tua e di Max, avevo paura di perdervi per essermi innamorata in quel modo. Avevo paura che se mi avessi vista come mi vedono tutti, come la puttana che sono, mi avresti voltato le spalle, ma io lo so... io lo so che tu non l'avresti mai fatto. Non mi avresti mai scaricata»

L'altra l'abbracciò di nuovo, affondando il viso tra i capelli corvini di Selene. «Non sei mai stata una puttana, Len, mai. E giuro che non ti abbandonerò mai, che non ti darò mai più neanche l'impressione di non volerti. Perché ti voglio vicino, maledizione se ti voglio vicino. Siamo Silena e Clarisse, ricordi? Io e te siamo anime gemelle, ti amo più di quanto ami Max... lui non è nemmeno paragonabile a quello che sei tu per me!»

Selene si lasciò sfuggire un singhiozzo. «Non dovresti dirglielo, questo... lo sai, vero?»

«Non importa, per te glielo griderei in faccia in questo esatto momento!»

«Per fortuna, allora, che non sta capendo niente di quello che stiamo dicendo!»

Maggie accennò un sorriso. «Ti voglio tanto, tanto bene, Len»

«Anche io, amore, anche io»

Una volta separatasi dall'amica, anche se la rossa non sembrava intenzionata a mollare la presa, fu il turno di tutti gli altri di salutarla. Charles addirittura le tirò uno scappellotto dietro alla testa, posandosi le mani sui fianchi ed iniziando a strillare: «HAI IDEA DI QUANTO TU MI ABBIA FATTO PREOCCUPARE, BRUTTA IDIOTA? SEI SPARITA NEL NULLA! TI HO CHIAMATA PER GIORNI INTERI, FINCHÉ MAX NON MI HA DETTO CHE FOSSI VIVA HO TEMUTO IL CONTRARIO!»

«Sam aveva il mio telefono...» si ritrovò a dire lei, sospirando, poi scosse il capo. «Adesso è finita, però, e va bene così! Charlie, mi dispiace davvero tanto per non averti avvisato, non ti ho nemmeno ringraziato per avermi ospitata! Hai fatto davvero tanto per me e spero un giorno di poter ricambiare il favore! Ti prego, perdonami!»

Il monegasco sospirò, borbottando un: «Sono troppo gentile per questo mondo» in francese, ed allargò le braccia, accogliendola in una stretta amichevole e fraterna. «Non farlo mai più, brutta deficiente!»

«Mai più, te lo prometto»

«Mignolino?»

«Mignolino»

Ma il saluto di cui aveva più paura era uno solo: Max. Se già sapeva che Maggie e Charles l'avrebbero abbracciata, per l'olandese non aveva nemmeno un'idea. Le avrebbe lasciato un bacio sulla guancia? L'avrebbe stretta? L'avrebbe impiccata e poi appesa a testa in giù? Chissà.

Si guardò intorno, alla ricerca proprio del diretto interessato, ma non lo vide da nessuna parte. Stava per chiamare il suo nome, quando improvvisamente un qualcosa le si schiantò contro la schiena, il rumore tipico della plastica che si piegava.

«Ma che...»

Quando si voltò, si trovò il pilota alle spalle, intento ad impugnare un sacchetto di piadine come arma. Maggie, accanto a lei, scosse il capo senza proferire parola, ci era fin troppo abituata alle sue stranezze ormai.

«Broer, ma che cazzo fai?» fu invece l'affermazione di Victoria, che lo fulminò. (fratello) «Dove le hai trovate poi quelle piadine?»

Max però la ignorò, concentrato unicamente sulla corvina. «Questo è per essertene andata!» la colpì ancora. «Questo è per non aver salutato» ancora un colpo. «Questo invece è perché mi hai fatto preoccupare come un disperato» quella volta le sbatté le piadine in testa. «Ed infine... questo è perché sei una stupida se pensi che non ci importi di te, cogliona!»

«Ahi, ahi, ahi, Max, buono!»

«Chiedi scusa, clase de estúpida!» (razza di stupida) «Non hai lasciato nemmeno un biglietto!»

«Lo so, lo so, hai rag...» ma prima che potesse finire di parlare l'olandese lasciò cadere il sacchetto a terra e la avvolse in un abbraccio, uno di quelli caldi e confortevoli, uno di quelli che ti faceva sentire a casa, uno di quelli da cui lei non si sarebbe mai separata.

«Non farlo mai più, idiota che non sei altro»

Selene ricambiò la stretta con le lacrime agli occhi. «Mai più, lo prometto»

Ben presto, non riuscì più a mascherare quel senso di vuoto che il suo cuore stava provando. Si voltò verso Maggie, scoprendo con sorpresa che l'amica la stava già fissando. Bastò loro uno sguardo per intendersi - Selene non era sicura che quello sguardo servisse davvero.

La gamba doveva farle davvero male, notò, perché si stava appoggiando al bastone come se quello fosse il suo unico modo per camminare. Nonostante ciò, però, sul suo viso non c'era traccia di dolore, c'era solo l'amore per la sua migliore amica.

Lentamente, Maggie la prese a braccetto, appoggiandosi al bordo del divano, per poterle parlare in tranquillità.

«Mi odia, non è vero?» domandò debolmente, evitando il contatto visivo e preferendo piuttosto fissare il vuoto. «Avrebbe tutte le ragioni del mondo per non volermi più vedere, dopotutto sono stata io a cacciarlo e a dirgli che...»

Posandole la mano sulla spalla, l'altra le sorrise. «Io e Max abbiamo provato a contattarlo più volte per dirgli che stessi tornando, ma... dopo la telefonata è come sparito»

«Telefonata? Che telefonata? Quella che voi avete...»

«Già, è stato lui a contattarci, ha chiamato Max subito dopo aver provato a chiamare te, dopo che Sam gli ha risposto a posto tuo» le spiegò. «Chiamare Tom è stata una mia idea, ma Sam non ti avrebbe mai passato il telefono senza una scusa convincente, e quella dell'ospedale è stata un'idea sua. Addirittura, era convinto che avresti capito prima ancora che ti passasse il cellulare»

«È stato così, effettivamente, non sapevo foste voi, ma l'ospedale non mi aveva mai contattata in quel modo per darmi delle notizie»

«È stato davvero intelligente da parte sua, tesoro. Solo che... quando abbiamo iniziato a parlarti, ho avuto una strana impressione»

«Cioè?»

«Era come se stesse facendo di tutto per trattenersi, per non dirti nulla. Ed in effetti non ha pronunciato neanche una parola. Ho paura che pensasse che se avesse parlato, tu ci avresti chiuso il telefono in faccia e non ci avresti più voluto rispondere in nessun caso, neanche con questo stratagemma»

«Io...»

«Len, devi essere onesta con lui. Devi parlargli e dirgli come stanno le cose, perché... perché se lo ami, mi amor, finirai per perderlo. E Lewis non mi pare qualcuno intenzionato ad andarsene, non di sua spontanea volontà almeno...»

Selene annuì piano. «Posso farti una domanda?»

«Certo»

«Come hai capito che Max fosse the 1

«Mi piace il riferimento» Maggie rise. «Beh... non ho avuto bisogno di capirlo. Lo sapevo già. Ogni volta che lo guardavo mi sentivo felice, come se stargli lontano per me significasse morire, e lo sappiamo entrambe che sono morta fin troppe volte... Len, che cosa senti tu per Lewis?»

Che cosa sento io per Lewis?

«Tesoro, prenditi qualche ora per riflettere, non devi dare subito una risposta, nessuno ti obbliga! Quando ti sentirai pronta, beh, vai e buttati. Io e Max, io e tutti noi, saremo pronti a prenderti!»

«Grazie» sussurrò. «Ti voglio bene, Mags»

«Anche io, fengári, anche io»

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