18. The Archer
Dark side, I search for your dark side
But what if I'm alright, right, right, right here?
And I cut off my nose just to spite my face
Then I hate my reflection for years and years
Le era andata bene anche quella volta, non c'era niente da dire.
Charles Leclerc era la persona più buona e tenera di quel pianeta, punto.
Non appena il suo stato di shock era passato, il ferrarista non aveva esitato a contattarla su Instagram, scusandosi per il 'modo rude' con cui aveva lasciato lei e Lewis lì e soprattutto per farle tutte le domande del caso.
C'era da dire che, oltre ad essere un grande pilota, Charles era anche un grande curioso - nel senso che le aveva chiesto se avesse mai pensato ad un threesome con Max. Ma, eccetto quello, le cose si erano risolte alla grande.
Leclerc le aveva promesso che non ne avrebbe fatto parola con anima viva, specie con l'olandese e con Maggie, e lei ci credeva. Si fidava veramente di lui, per qualche strano motivo. Non sapeva spiegarlo, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che riusciva a convincerla.
In più, Charles aveva iniziato a mandarle centinaia di Tiktok ironici, molti dei quali potevano fare riferimento alla sua pseudo relazione con Lewis. Uno in particolare l'aveva fatta addirittura strozzare, visto che si trattava di un edit proprio su di lei all'ultimo Gran Premio: il video la mostrava camminare insieme a Max nel momento esatto in cui erano passati di fianco all'inglese, loro due non avevano potuto fare a meno di scambiarsi un'occhiata, ma di certo Selene non pensava che qualcuno li avesse visti! E che soprattutto ci avessero editato sopra!
Sembrava che il monegasco ci avesse preso gusto e lei decise di lasciarlo fare, dopotutto, senza nemmeno conoscerla a dovere, aveva iniziato a mantenere il suo più grande segreto! C'erano i prototipi per lo sviluppo di una gran bella amicizia, lì!
Tornò alla realtà, risvegliandosi dai propri pensieri, soltanto quando la mano di Lewis si avvolse delicata intorno al suo polso destro. Disteso sul letto accanto a lei, le stava tracciando dei disegni sulla pelle nuda della schiena. «A che stai pensando?»
«A Charles» rispose, abbozzando un sorriso. Incrociò le braccia sopra al cuscino, appoggiandovi la testa e ruotandola leggermente nella sua direzione. «È stato davvero carino con noi»
«Già»
«Qualcun altro non l'avrebbe fatto»
«Anzi, probabilmente l'avrebbero sbandierato ai quattro venti» concordò l'inglese, sporgendosi e lasciandole un bacio sulla guancia. «Oh, a proposito...»
«Sì?»
«Stavo pensando di portarti in un bel posto stasera!»
«Ma siamo usciti ieri sera! Non voglio farti spendere metà dello stipendio di questo mese! Anche perché ogni volta che mi porti da qualche parte paghi tantissimo! Stavolta voglio fare a metà!»
«Non ci pensare minimamente, principessa»
«Allora a cena non ci vengo!»
«Scommettiamo che ti faccio cambiare idea?» le sussurrò allora all'orecchio, con fare seducente.
«Mhh, voglio proprio vederti provare»
Le aveva fatto cambiare idea. Ohh, eccome se l'aveva fatto.
Aveva cambiato idea così tanto che alle otto in punto si era già completamente sistemata, pronta per raggiungere in auto il posto indicatole.
Come da programma, Lewis la stava aspettando al di fuori del ristorante, indossando il migliore dei suoi smoking. Non appena la vide, il pilota prese a sorriderle, raggiungendola in fretta e tendendole la mano per aiutarla a scendere dalla sua vettura.
Le fece fare una giravolta, scrutandola con attenzione. «Il vestito ti sta benissimo, principessa»
Selene sorrise dolcemente. Da quando aveva letto in un libro che dire ad una donna "sei bellissima" era l'equivalente di dirle che normalmente non lo era, Lewis aveva smesso di pronunciare quelle parole, complimentando piuttosto i suoi capi d'abbigliamento.
Gli schioccò un bacio sulla guancia, aggrappandosi al suo braccio. «Anche tu non sei male!»
«Grazie, principessa. Entriamo?»
«Volentieri»
Soltanto una volta entrata si rese conto di che posto fosse quello, quando i suoi occhi caddero sugli interni, così familiari e conosciuti.
Quello era il locale in cui Sam avrebbe voluto farle la proposta.
Se lo ricordava bene il giorno in cui le aveva mostrato le foto su internet, dicendole che, un giorno, avrebbe amato portarla lì per farle una domanda, e tutto ciò soltanto due settimane prima di... beh...
Prima di frantumarle il cuore in centinaia, migliaia, di piccole schegge.
Subito il panico si impossessò di lei, che cominciò a sudare freddo.
Che avrebbe fatto se Sam non avesse deciso di farle la proposta quel giorno? Se invece avesse scelto quel ristorante?
Dove mai avrebbe trovato la faccia di dirgli 'no' di fronte a tanta altra gente?
Lewis notò il vuoto nel suo sguardo. «Tutto bene?»
«S-sì, non ti preoccupare» rispose, lasciando cadere una maschera sul proprio viso. Gli sorrise ancora, accomodandosi al tavolo che la cameriera aveva appena indicato loro. Deglutì, non potendo fare a meno di guardarsi intorno ripetutamente.
Ogni pezzo che componeva la fornitura per lei era motivo di terrore, come se temesse che Sam potesse sbucare da dietro un mobile da un momento all'altro, pronto a distruggerla.
'Cause cruelty wins in the movies
Taylor Swift, "The Archer", una delle sue canzoni preferite in assoluto. Mai come in quel momento si sentì tanto vicina ad un testo.
«Principessa, sei sicura che vada...?»
Subito lei tagliò corto. «Sì» esclamò, in un tono più acido di quanto avrebbe voluto. «Tutto bene»
Lo vide quel lampo di 'dolore' negli occhi di Lewis, sarebbe stato impossibile il contrario, e si sentì in colpa, talmente tanto che quasi gli scoppiò a piangere davanti.
Hurt people hurt people.
Le persone ferite feriscono le persone.
E lei non era solamente ferita, era devastata, martoriata da un ragazzo che si professava uomo che alla prima occasione, dopo averle promesso il mondo, l'aveva abbandonata, incurante di tutto ciò che la sua testa avrebbe prodotto.
«Sam, amico, certo che la tua ragazza qui è particolarmente drammatica»
«Hai le tue cose, per caso?»
«Qualcuno è mai riuscito a sopportarti per più di due ore?»
Ignorando la sofferenza che il ricordo di quelle frasi le stava provocando, cercò in tutti i modi di concentrarsi su Lewis, che stava provando ad intavolare una conversazione con lei da almeno venti minuti - conversazione a cui lei ogni volta rispondeva con "mh, sì" o "mh mh".
Stancati Lewis, stancati, ti prego. Lasciami qui, non posso continuare a farti del male.
Non posso farti questo.
Non posso continuare a fare autopsie a conversazioni che ho avuto millenni fa, condannandoti ad un qualcosa a cui non sei pronto.
Non posso continuare ad evitare il mio stesso sguardo allo specchio perché non ho interesse nello scoprire cosa si prova ad incrociare i miei occhi, non quando tu invece vuoi conoscermi.
Non posso farti questo, perché il mio cuore spezzato ora ti appartiene.
Così, in preda alla disperazione più totale, si alzò in piedi, provocando un rumore sordo. Quei pochi frammenti integri del suo cuore si ruppero in quel preciso momento, come se prendere quella decisione avesse significato completare la sua distruzione.
Perdonami.
Sotto lo sguardo confuso di Lewis, gli voltò le spalle ed a passo svelto uscì dal locale. Una folata d'aria gelida la investì, facendole venire la pelle d'oca. Per un secondo le balenò in mente il pensiero di rimanere lì, a gelare.
Forse quello sarebbe stato l'unico modo per smettere di soffrire.
E perché no?
Dicevano che Walt Disney si fosse fatto congelare, perché lei non poteva, allora?
«Mi ricordo di te da bambina, che continuavi ad annaffiare le piante perché non sapevi quando smettere di dare» le aveva detto Maggie una volta. «Ami tanto, ed è per questo che sei speciale»
No.
Non era speciale.
Era solo un qualcuno creato per gli altri, un divertimento, un passatempo. E non era pronta a diventare quello anche per Lewis.
Aveva quasi raggiunto la sua macchina quando la mano dell'inglese si avvolse intorno al suo polso, bloccandole l'avanzata.
«Dove stai andando?»
«Via»
«Perché?»
«Perché non sto bene con te» sussurrò, ed il solo pronunciare quelle parole fu per lei molto più doloroso di qualsiasi altro commento ricevuto.
Fece più male del modo in cui Sam l'aveva lasciata.
E la realizzazione la colpì: lasciare Lewis aveva fatto più male che lasciare Sam, la persona che era convinta fosse la sua anima gemella.
«Oh»
In qualche modo riuscì a sentire persino il cuore di Lewis che faceva crack.
La presa intorno al suo polso si sciolse, lasciandola andare debolmente.
Che stava succedendo? Perché non le stava chiedendo di restare, di riprovare? Perché non la stava abbracciando, sussurrandole che tutto quello era solo un gioco della sua testa? Perché la stava lasciando andare?
Senza dire niente, con lo sguardo basso, Lewis rientrò nel ristorante, lasciandola lì da sola.
È quello che volevo...
Eppure vorrei anche tanto il contrario.
L'improvviso bisogno di abbracciare Maggie quasi ebbe il sopravvento su di lei, ma Selene sapeva perfettamente che se avesse raggiunto la sua migliore amica lei avrebbe iniziato a farle domande, domande alle quali non aveva intenzione di rispondere.
C'era una sola persona che non le avrebbe chiesto nulla.
E unicamente perché sapeva.
Sapeva già tutto.
Non si curò nemmeno di avvertirlo, prima di presentarsi a casa sua, la consapevolezza che, nonostante tutto, Charles Leclerc non l'avrebbe mai lasciata lì fuori ad aspettare.
Quando il pilota le aprì, stupito, si affrettò ad invitarla dentro. Solo quando le luci gli illuminarono il viso Selene si accorse dei suoi occhi lucidi.
«Charles?» mormorò. «Cos'è successo?»
«Ho... rotto con Charlotte»
A quelle parole la spagnola sgranò lo sguardo. «Cosa? Perché?»
«Non stavamo più bene insieme, a quanto pare...» le rispose, sospirando ed alzando gli occhi al cielo, abbozzò un sorriso prima di tornare a prestarle attenzione. «A te che è successo invece, rayon de lune?»
«Raggio di luna?»
«È carino»
Selene annuì piano. «Ho più o meno rotto anche io con Lewis, anche se... beh, non stavamo insieme»
Potendo ben comprendere i sentimenti dell'amica, Charles la invitò a sedersi sul divano. La raggiunse subito, accomodandolesi accanto. «Vuoi raccontarmi cos'è successo?»
«Solo se tu poi ti sfoghi con me»
«Affare fatto»
Ci vollero ore prima che Selene riuscisse a calmarsi completamente. Charles non riusciva a concepire come una singola persona potesse provare tanto dolore, come potesse essere stata ferita talmente tante volte da credere di non avere più un'anima forte abbastanza da superare le difficoltà.
C'era una cosa nello specifico che gli disse che gli fece venire i brividi.
«Ero così disperata nella mia ricerca di qualcuno che mi capisse che ho afferrato persone qualsiasi e le ho spinte nel mio cuore, così forte da farle rimanere incastrate, come se fossero schegge, e faceva male ad ogni movimento, ogni volta che sentivo qualcosa di diverso» si interruppe, per poi riprendere, titubante. «Ho scelto ragazzi e ragazze assolutamente incapaci di darmi quello di cui avevo bisogno, perché avevo paura di essere abbandonata, perché avevo paura di perdere qualcuno di veramente significativo»
«Selene...»
«Il mio problema è che... a volte... ricevere l'offerta di gentilezza da parte di altri mi sembra essere la prova che sono rovinata, e... e la verità è che voglio solo essere amata senza la sensazione di star supplicando» confessò, scuotendo il capo, il volto rigato dalle lacrime. «Lewis questo non riesce a capirlo, non ci ho provato nemmeno a spiegargli come mi sento»
«E perché no?»
«Perché è una persona troppo buona per meritarsi il casino che sono»
All the king's horses, all the king's men
Couldn't put me together again
'Cause all of my enemies started out friends
Help me hold onto you
Le parole di The Archer continuavano a rimbombarle nella testa, un memorandum di ciò che pensava di se stessa - maledetta Maggie ed il giorno in cui le aveva fatto scoprire quella canzone.
«Ascolta, rayon de lune, se c'è una cosa che ho imparato con il tempo è che... non vale la pena sprecare un'occasione come questa per la paura! Lewis è chiaramente innamorato di te e tu di lui!»
«Non importa se è innamorato o no, Charles!» Selene scosse il capo. «Non posso chiedergli un sacrificio del genere»
«Non puoi chiedergli un sacrificio o non vuoi?»
«Che accidenti...?»
«Vuol dire esattamente quello che ho detto, Len!» Charles la afferrò per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi. «Tu vuoi Lewis, lo si può vedere anche da lontano, ma hai paura delle tue reazioni. Hai paura che succeda ciò che è successo stasera»
«E come potrei non aver paura, Charles? Hai visto anche tu che... se n'è andato»
«Perché l'hai ferito, Selene» il monegasco si chinò leggermente in avanti.
They see right through me
They see right trough
Can you see right through me?
«Sono brava solo a questo, io... solo a ferire le persone che amo. E Lewis non vuole questo»
«Lewis vuole te» sentenziò l'altro, serio. «Smettete di girarci intorno, Len, entrambi»
«Ma...»
«Ora ti farò una domanda, okay? Ma devi rispondermi seriamente, senza pensarci, solo sì o no»
«V-va bene...»
«Lo vedi un futuro con Lewis?»
«Sì»
«E allora dov'è il problema?» il ferrarista le sorrise, carezzandole la spalla. «Se vedi un futuro con lui, perché non te lo prendi?»
«Perché...» si interruppe, deglutendo.
Poteva fidarsi di Charles?
«Perché?»
«Perché non starò bene in eterno...» sussurrò, a bassa voce. «La mia testa... la mia memoria...»
«Di che stai...?»
Prima ancora che potesse finire di parlare, Selene scattò in piedi, afferrando la propria borsa. Corse fino alla porta, la maniglia stretta nella mano.
Si voltò a guardarlo. «Ti giuro che ti spiego tutto, ma... devo andare ora»
«Selene...»
«Devo andare da Lewis»
«Non ti tratterrò, mi basta sapere che stai bene»
«Sì» annuì, abbozzando un sorriso. «E solo grazie a te»
«Vai allora» la incoraggiò, replicando il gesto. «Vattelo a riprendere, rayon de lune»
«Grazie Charles, ti adoro!»
La strada per l'appartamento di Lewis ormai Selene la conosceva bene: ci era stata così tante volte che poteva percorrere quel tragitto a memoria e da bendata. Tuttavia, mai come in quel momento aveva sentito l'ansia scorrerle nelle vene, sostituendosi al sangue, pompandole nel cuore potente come un'esplosione.
Rimase ferma sull'uscio per qualche minuto, incapace di muoversi, ma poi ripensò alle parole di Charles.
Lewis vuole te.
Bussò, il cuore in gola. La porta le si aprì davanti quasi subito, mostrando un Lewis più stanco del solito.
«Mi dispiace» sussurrò, la voce che tremava, non appena lo vide. «Mi dispiace per tutto»
Lo sguardo dell'inglese cadde sul suo abito, lo stesso per il quale si era complimentato ore prima, poi tornò sul suo viso, notando il residuo delle tracce nere del suo mascara.
Non le lasciò il tempo neppure di finire di parlare che subito avanzò, stringendola a sé, avvolgendola nell'abbraccio più caldo che Selene avesse mai ricevuto.
«Mi spiace per averti voltato le spalle, principessa»
La schiena le si riempì di brividi, mentre ne incrociava le iridi scure. «Possiamo parlare? Ci sono... ci sono tante cose che devo dirti»
«Cose del tipo?»
La corvina trattenne il fiato. «Del tipo che mi piaci, Lewis, mi piaci da morire» buttò fuori, in un unico respiro, il solo che riuscì a produrre. «Del tipo che non riesco a respirare se non ci sei, del tipo che il solo pensare che fossi arrabbiato con me mi ha frantumato il cuore in un baleno» fece, gli occhi lucidi.
Lewis le poggiò le mani sul viso, carezzandole delicatamente la pelle. «Non devi mai più piangere per me, principessa, promettimelo»
«Non posso»
«Non voglio essere il motivo di altre lacrime versate...»
«Lo sarai, se non mi dici che ti piaccio anche io»
Il pilota le sfiorò le labbra con le proprie. «Mi piaci anche tu, Selene» confessò finalmente, sentendo un peso sollevarglisi dal petto.
«Sai una cosa?» mormorò piano lei, quasi nervosamente. «Odio il mio riflesso allo specchio, lo odio da anni, ma... ma tu mi fai venir voglia di guardarmi, Lew. Mi... mi fai credere che ci sia speranza anche per me»
Lewis la baciò, la lingua che andò a cercare subito la sua. «Tu sei la mia speranza, principessa»
«Sì?»
«Sì»
«...grazie»
«Coraggio, vieni dentro, principessa»
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