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14. Scars




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Andare in barca era stata una pessima pessima idea. Ma d'altronde... era stato Max Tonto Emilian Cretino Verstappen a proporlo. Non avrebbe potuto essere altrimenti!

Con somma sorpresa di Selene, idiota 1 e idiota 2 (Maggie) erano rientrati un giorno prima dal loro viaggio e avevano deciso di trascinarla a fare un giro in mare insieme a loro, indicando come scusa la mancanza che avevano provato nei suoi confronti e il desiderio della rossa di festeggiare il suo ormai passato compleanno in sua compagnia.

Quello che la coppietta non sapeva, però, e che lei stava cercando di nascondere con tutta sé stessa, era che sotto la felpa oversize che indossava si celavano tutti i succhiotti che Lewis le aveva lasciato addosso soltanto qualche giorno prima.

L'avevano colta così di sorpresa con il loro presentarsi all'appartamento che la ragazza non aveva fatto in tempo a mascherare con un po' di correttore nemmeno il morso d'amore che aveva sul collo. Andava in giro, infatti, tutta imbacuccata, tanto che Max, quando l'aveva vista, le aveva chiesto se volesse pure la sua di giacca.

«Sembri mia nonna» aveva commentato, beccandosi un pugno sulla spalla.

«Max!» l'aveva ripreso subito la sua ragazza, scuotendo il capo. «Scusa fengári, oggi è più acido del solito!»

«Ah davvero? Mi pare uno zuccherino in confronto a quello che mi dice la maggior parte dei giorni!»

«Lascialo perdere! Si è svegliato senza la sua copertina portafortuna!»

«Ooohhh, piccino, vuoi la copertina?»

«Siete due bastarde!»





«E siamo a cinque, principessa»

La voce di Lewis le risuonava nella testa continuamente, anche a giorni di distanza, come un memorandum di ciò che avevano condiviso. Se si concentrava, riusciva ancora a sentire sulla propria pelle il profumo dell'inglese, nonostante le centosettanta docce congelate che si era fatta.

A dire il vero, più che l'intero momento di passione, ad esserle rimasto impresso era ciò che era venuto dopo, quando nel bel mezzo della notte i dubbi avevano cominciato ad assillarla.

«Ora non voglio pensare a quello che la mia testa mi farà credere dopo» aveva detto a Lewis, ed effettivamente era così, tuttavia non aveva considerato per nulla l'enorme capacità di autodistruzione del suo cervello.

Distesa sul proprio letto, con le braccia di Lewis ad avvolgerla - uno passante sotto al fianco destro e l'altro sopra al sinistro -, aveva iniziato a sentire il cuore martellarle nel petto, pungente come non mai. Il respiro caldo del pilota contro il suo collo.

Se ti addormenti, quando ti sveglierai se ne sarà già andato.

Non resterà qui, stupida, sei solo una scopata per lui.

Gli è piaciuto sicuramente andare a letto con te, e lo sai anche tu, ora... ora bisogna soltanto aspettare che se ne vada e smetta di parlarti.

Ha ottenuto quello che voleva.

Non potendo più ignorare tutte le voci che la assillavano, Selene aveva allora scansato le coperte sopra di sé, facendo più piano possibile, ed afferrando il polso di Lewis era riuscita a muovergli il braccio sinistro.

Era convinta di avercela fatta, di essere riuscita a scappare prima che una nuova ferita le si aprisse nel petto, ma così non fu.

«Dove stai andando, hurricane

Al suono della voce dell'inglese, il suo intero corpo si era irrigidito. Voltatasi a guardarlo, l'aveva trovato con gli occhi chiusi, la mano legata intorno al suo polso.

«D-devo andare in bagno»

«Perché non ci credo neanche un po'?»

«È la verità»

«Quindi puoi giurare che non stai avendo alcun tipo di ripensamento, no?» la voce roca aveva reso quella conversazione ancora più difficile per Selene, che si sentiva in colpa persino per averlo svegliato.

«Io...»

«Ormai ti conosco, hurricane» le aveva detto, le palpebre finalmente sollevate ed i polpastrelli ad accarezzarle la pelle della mano. «So cosa stai pensando»

«Cosa?»

«Che me ne andrò, che se ti concedi di chiudere gli occhi, domattina sarò già sparito come tutti gli altri, ma non è così. Non me ne vado, in nessun caso»

«Lewis, io...»

«Fidati di me, Selene» l'aveva supplicata. «Perché io resto qui»

«Me lo prometti?»

«Certo che te lo prometto» le aveva risposto, allargando le braccia. «Vieni qui, piccola»

Seppur esitando, Selene si era rimessa giù, ma quella volta Lewis non le aveva dato scampo. Dandole uno strattone leggero, l'aveva costretta ad appoggiarsi contro il suo petto, il braccio strettole intorno.

«Mi piaci di più quando non credi che voglia andarmene»

Il cuore della ragazza aveva perso un battito all'istante e timidamente, forse come gesto di prova, aveva fatto scivolare la mano lungo la vita di Lewis, sistemandosi meglio nella presa del pilota.

Sorridendo leggermente, lui le aveva lasciato un bacio tra i capelli. «Buonanotte piccola, ci vediamo domani mattina»

«Buonanotte... a- a domani»

E la mattina dopo l'aveva effettivamente trovato lì, ancora addormentato, a tenerla come se avesse paura che da un momento all'altro avrebbe tentato di scappare. Quando l'aveva visto in quel modo, Selene non aveva potuto far altro che svegliarlo piano.

Posando le labbra sulle sue, l'aveva chiamato con voce flebile, per metà ancora nel mondo dei sogni. «Lew... Lew, sveglia»

«Mhh, fammi dormire, principessa»

«Devi andare ad allenarti! Sono le otto del mattino!»

«Non importa, voglio restare qui» e così dicendo si era voltato dall'altra parte, dandole le spalle e permettendole di vedere per bene la schiena tatuata. Il sangue le era fluito alle guance immediatamente, ma nonostante ciò si era chinata in avanti ed aveva appoggiato le labbra sulla sua scapola.

«Devi alzarti, o farai tardi!»

«Quale parte di voglio restare qui non è comprensibile?»

«La parte in cui ti caccio, se non ti alzi!»

«Pss» Lewis aveva mugugnato. «Ti ho fatto venire sette volte ieri sera, direi che un regalo me lo merito»

«MA-»

«Hey, è vero, principessa!»

«Forza! Alzati disgraziato!»

«Ancora cinque minuti»

«Lewis!»





«Perché sorridi?» le chiese Max, schizzandola con un po' d'acqua. «Sei inquietante!»

«Mi sono immaginata quanto sarebbe bello affogarti»

«Uhh, altra fantasia sessuale?»

«Puoi scommetterci, bro» scherzando, la spagnola gli batté il cinque, per poi chiudere le dita a pugno e farle scontrare contro quelle dell'amico. «Senti... devo chiederti un favore»

«Oh, non dirmi che vuoi che ti porti a fare shopping!»

«Ma come ci pensi? No!»

«Okay, allora puoi chiedermi qualsiasi cosa, zusje»

«Puoi riaccompagnarmi al porto? Stanno... stanno arrivando mio padre e mia sorella»

A quella parole, Max sgranò lo sguardo. «Che cazzo dici?!»

«Purtroppo hai sentito bene...»

Subito l'olandese le gettò le braccia al collo, stringendola in un abbraccio che lei non esitò a ricambiare. «Mi spiace, Maan. Se non vuoi andarci, non sei obbligata, lo sai»

«Devo, potrebbe essere urgente»

«Ogni volta che incontri la tua famiglia poi torni a pezzi... non voglio vederti giù di morale per colpa loro»

«Prometto che non appena diranno qualcosa di sbagliato mi alzerò e me ne andrò»

«Lo giuri?»

«Certo!»

«Allora andiamo a dirlo a Maggie, dai. Così poi ci giriamo subito»

«Grazie Maxie...» Selene sciolse l'abbraccio, sorridendo all'amico. «Ti voglio bene, idiota»

«Sei in vena di complimenti oggi?» scherzò l'altro, poi le tirò un buffetto sul naso. «Ti voglio bene anch'io, stregaccia. Dai, andiamo...»

«Grazie»

«L'hai già detto, zusje, e per qualsiasi cosa... chiama, okay?»

«Ovvio»





Quando Selene raggiunse suo padre e sua sorella, sapeva già che non ne sarebbe uscita senza almeno un graffio. C'era qualcosa nei loro occhi che urlava rabbia, ora non le restava che scoprire di cosa si trattasse.

«Delusione» la salutò Emilia, regalandole un sorriso gelido.

«Ciao sorellina, anche io sono contenta di vederti» ignorando suo padre, si sedette al tavolo del caffè. «Che volete?»

«Si tratta di tua madre, figliola»

«Ossia?»

«Il suo Alzheimer è peggiorato, Selene, e... molto probabilmente nel giro di qualche settimana avrà dimenticato persino te e tua sorella»

«Ah»

Uno squarcio le si aprì nel petto.

Quello significava che...

«Siamo qui perché vogliamo che tu le parli, che le racconti chi sia»

Un sorrisetto sarcastico comparve sul viso di Emilia. «Di me si ricorda, di te no»

«Pensa che onore» ribatté a bassa voce, alzando un sopracciglio. «Non mi interessa» sentenziò, lapidale.

«Cosa?!»

«Hai sentito, papà. Non mi interessa, non ho intenzione di incontrarla»

«È tua madre!»

«Avrebbe dovuto essere mia madre anche anni fa, avrebbe dovuto essere mia madre anche quando mi urlava contro perché tu la tradivi, dicendomi che fosse colpa mia. Avrebbe dovuto essere mia madre e non lo è stata. Non vedo perché io, invece, dovrei essere sua figlia!»

Emilia trattenne l'istinto di risponderle, limitandosi soltanto a fulminare la sorella. Suo padre, invece, prese a fissarla, con tutta la delusione che provava ben visibile nei suoi occhi.

«Volevate dirmi questo?»

«Sì»

«Bene... allora potete anche tornarvene a Madrid» asserì. «Bon voyage» detto ciò si alzò, dirigendosi all'uscita.

«Mamma avrebbe fatto prima ad abortirti, sorellina» le gridò dietro Emilia, la lingua letale di un serpente.

«Ohh, divertente, con te invece avrebbe direttamente dovuto farsi legare le ovaie, magari ci saremmo risparmiati tutti la tortura della tua conoscenza» ribatté, alzando una mano e abbozzando una specie di saluto. «A mai più, spero»

«Selene!»

Ma lei ignorò qualsiasi cosa.

Non avrebbe mai detto loro che, in realtà, quelle parole sull'Alzheimer di sua madre l'avevano toccata più in profondità di quanto avrebbe voluto.

Non avrebbe dato loro quell'immensa soddisfazione.

Sospirando, afferrò il proprio cellulare, componendo un numero che ormai sapeva a memoria. Qualche squillo ed ottenne già risposta.

«Hey principessa»

«Hey» mormorò, concedendosi un momento per respirare profondamente. «Che fai?»

«Ho appena congedato il corriere, mi sono fatto spedire una cosina per te...»

«Per me?»

«Già... ne hai parlato l'altro giorno a cena» Lewis sorrise, obbligandola a fare lo stesso. «Hey, ma... non dovresti essere in barca con Maggie e Max

«Ho incontrato mio padre e mia sorella...»

«Oh...»

«P-puoi...» la voce le si ruppe, mentre deglutiva. «Puoi venirmi a prendere?»

«Arrivo subito»

«Place du Casino, Café de Paris»

«Sono già lì, principessa»





«Quindi?»

«Quindi cosa?»

«Cos'è che hai ordinato per me?» Selene abbozzò un sorriso, buttandosi contro Lewis ed assumendo la propria miglior espressione da cucciolo di cane bastonato. Gli fece gli occhi dolci, mandandolo già in cortocircuito.

«Oh no, non te lo dico»

«Lew...»

«Non mi farai cambiare idea!»

«Ti preeeeeeeeegooooo» lo supplicò, le mani intrecciate a mo' di preghiera. Batté le palpebre lentamente. «Fallo per me!»

«È una sorpresa, perché dovrei dartela ora?»

«Perché sono carina?»

«No»

«Come no?!»

Realizzando ciò che aveva detto, Lewis subito scattò. «Cioè no, non intendevo dire che... no no no, tu sei... non volevo dire che...»

Selene scoppiò a ridere all'istante. «Okay, buono. È veramente divertente vederti blaterare cose a caso, ma voglio veramente sapere quale sia la sorpresa, ergo...»

«Che mi dai in cambio dello spoiler?»

Fingendo di pensarci su, la spagnola batté la punta dell'indice destro sul proprio labbro inferiore. Lewis avrebbe dovuto sapere che quel sorrisetto non avrebbe mai portato a niente di buono, eppure non fece niente per evitarlo.

Nel momento esatto in cui lei lo baciò, il pilota sapeva già di essere fottuto. Ma la sorpresa per lui venne dopo, quando Selene fece scivolare la mano destra dal suo petto fino al cavallo dei suoi pantaloni. Le bastò sfiorarlo per percepire la prominente erezione, che la fece ridacchiare.

«Tu...» l'inglese le bisbigliò all'orecchio. «...sei una persona crudele e malvagia, principessa»

«Considerala la mia vendetta»

«Per cosa?!»

«Per avermi mandato in giro tutto il giorno completamente imbacuccata per nascondere i succhiotti che mi hai lasciato!»

Un lampo di eccitazione percosse le iridi scure del campione, che fece scorrere le mani sotto alla felpa della ragazza, tastandole la pelle nuda. «Vogliamo replicare?» le propose, la voce sensuale. «Sempre se sua maestà lo permette, ovviamente...»

«Bastardo»

Nel giro di qualche secondo, Selene salì a cavalcioni sulle sue gambe, spingendolo con la schiena sempre più contro il divano. Lo aiutò a sfilarsi la maglia, non potendo evitare di sentire la sua erezione premere contro la sua zona più fragile ed intima.

Le scappò un gemito quando Lewis le tolse la felpa, gettandola sul pavimento, e prese a lasciarle una scia di baci lungo tutto il collo. Slacciando il gancetto posteriore con soltanto una mano, le abbassò delicatamente le spalline del reggiseno.

«La scelta è semplice, principessa» le disse, divertito. «O questo o la sorpresa...»

«Sei ancora più stronzo di quanto pensassi» replicò l'altra, afferrandogli il viso tra le mani e baciandolo con tutta la passione di cui disponeva.

«Hey» la riprese, pizzicandole la pelle del fianco ed osservandola chinarsi verso di lui. «La scelta è tua!»

Senza nemmeno rispondergli, si sollevò di poco e slacciò la cerniera ed il bottone dei pantaloni, abbassandoli fino alle caviglie, togliendoseli soltanto con una piccola spinta. Prima di riappoggiarsi all'inglese si assicurò di avere i suoi occhi ben fissi addosso e solo allora calò anche gli slip di pizzo che indossava.

«Non vale...» sussurrò, indicando con un cenno del capo il suo compagno. «Tu sei vestito...»

«Mezzo» la corresse.

«Beh, sempre troppo» si piegò in avanti, appoggiandosi con le mani al bordo del divano e avvicinando il proprio viso a quello del pilota. «Togliti quei vestiti»

«Perché non me li togli tu?»

«Perché mamma le mani te le ha fatte» lo sfidò. «Vediamo se funzionano così bene come dici!»

Lewis sorrise, sfiorandole le labbra con le proprie. «Mi pare di averti già dimostrato come lavorano bene...» mormorò. «Due, tre, cinque e sette, ricordi?»

«Ah, ti ricordi pure i numeri?»

«Mi ricordo soprattutto come mi hai supplicato di farti venire» le scansò i capelli neri dal viso, incastonandoglieli dietro alle orecchie. «Te lo ricordi, principessa, il modo in cui gemevi il mio nome?»

«Mhh, non tanto, mi rinfrescheresti la memoria?»

«Pff» Lewis scosse il capo, baciandola ancora. «Sei incredibile»

«Sì? Ma sai perché sono incredibile?»

«Sentiamo»

«Perché ho imparato cosa ti fa impazzire...» gli comunicò. Sedendosi nuovamente sulle sue gambe, Selene fece scivolare le mani lungo l'addome muscoloso, ed oltre. Lewis imprecò sottovoce, gli occhi incastonati ai suoi.

«Cazzo»

Prima che la ragazza potesse completare il suo lavoro, però, Lewis la costrinse a ruotare, dandogli la schiena. Appoggiò le labbra sul retro del suo braccio, lasciando poi numerosi baci sulla sua spina dorsale e tenendole strette le mani nelle proprie.

Quando gli chiese il perché di quella scelta, il pilota sorrise contro la sua pelle. «Chi è lo stronzo che viene prima di aver mandato fuori di testa la sua signora?»

Selene mugugnò qualcosa che però risultò incomprensibile.

«Ripeti, principessa, sono troppo impegnato a renderti onore»

«Bastardo...»

«Mh? Non ho capito»

«Ho detto che sei...» la spagnola si interruppe, gemendo quando le dita di Lewis le sfiorarono il clitoride gonfio. «...un grande... Dio mio... bastardo»

«Mh mh...» la prese in giro. «Ma ora dillo quando non tremi sotto al mio tocco»

«Sei in vena di chiacchierare oggi? Perché non stai zitto e ti concentri?»

«Devi solo dirlo, principessa»

«Sto per mandarti a fanculo» poi si interruppe. «Beh... almeno dopo q-quest'o-orgasmo»

«Sei incredibile...»

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