Capitolo 40
O la va, o la spacca. -continua a ripetersi la ragazza, passandosi il foglietto tra le mani e girandolo più e più volte, pensierosa.
Oggi fa molto caldo, ormai l'estate comincia ad avvicinarsi.
Quanto tempo è passato dal suo stare male? Dalla sua vecchia scuola? Dall'incontro con i suoi compagni?
Dai prof che non hanno fatto nulla per aiutarla? L'hanno guardata cedere davanti ai loro occhi e nessuno ha fatto un passo, ha mosso la mano verso di lei per farla rialzare e combattere ancora.
Diana torna in camera sua, apre l'armadio e si mette un paio di pantaloncini scozzesi, una canotta bianca con una decorazione sul davanti, che sembra fungere da collana, fatta di brillantini e le sue amate Vans nere con dentro un "tessuto scozzese".
Esce di casa e vede Nuvola rannicchiata nella sua nuova cuccia.
«Ehi, piccola, ti va di fare un giro con me?» -era da tanto che non pronunciava questa frase, subito la cagnolina si alza, scodinzolando e saltandole addosso per darle un bacino sulla guancia. La ragazza ride e le mette il collare, per poi saldarlo con la catena. Inizia a correre, troppo il tempo passato chiusa in casa, troppe le cose non viste, troppe volte non ha saputo che giorno fosse, sembra essere appena uscita da un coma, che genere una sensazione bruttissima di svegliarsi e farsi prendere dal panico per non sapere nessuna informazione, che sia luogo, tempo, stagione, meteo, defunti, incidenti...
Diana arriva in Duomo senza neanche sapere quali strade avesse preso. Ne resta ammaliata, sbalordita come se non avesse mai visto qualcosa di più maestoso ed evidente rispetto al resto prima d'ora.
Osserva la cattedrale in stile gotico, con i suoi particolari, la sua entrata e le sue numerose finestre.
«È semplicemente spettacolare» -sussurra tra sé e sé.
Chiede ad un passante di farle una foto, è un uomo sulla cinquantina, quasi pelato e indossa un paio di occhiali dalla montatura piccola; dà un'aria di simpatia, tutto sommato e, osservandolo bene, Diana ha provato una sensazione di familiarità in lui, sebbene non si fossero mai visti. Del resto, è il suo primo giro per la città, probabilmente suo fratello Christian ha ormai imparato alcune vie e zone a memoria, a differenza sua.
Il ragazzo ha sempre dimostrato di avere una buona memoria, perfino da bambino, mentre Diana da piccola aveva messo in evidenza altre qualità, ma di certo non si sarebbe mai aspettata di dover aggiungere il contatto con il mondo dei demoni alla sua lista, non avrebbe mai potuto prevedere che ad un certo punto della sua vita, avrebbe incontrato Lorenzo, che l'avrebbe salvata da un mostro, della cui esistenza le viene tutt' ora difficile capacitarsene.
La ragazza scuote la testa per ritornare alla realtà, ringrazia il passante con una gioia percepibile dal solo sguardo, ma lo ferma per un momento.
«Scusate la domanda inopportuna, è pura curiosità, sappiate, ma come vi chiamate?»
L'uomo si blocca un attimo a fissarla, cercando di capire se fosse una di cui potersi fidare o qualcuno che vuole ricavare informazioni per altri scopi.
Ma il tono dolce e il suo faccino tenero da ragazza innocente lo convincono a parlare senza farsi problemi.
«Mi chiamo Sergio, piacere.» -le porge la mano.
Diana gliela stringe, osservandolo attentamente.
Quell'uomo possiede un qualcosa nei suoi occhi che le ricordano le stesse sfumature delle iridi di Lorenzo, le quali formano delle onde su cui lei si era persa, al tempo, mentre ci nuotava dentro o le cavalcava con una tavola da surf.
Guarda il suo fisico: è magro e all'apparenza gracile, ma la sua stretta che pressa sulla mano della ragazza dice esattamente il contrario.
Accadeva lo stesso con Lorenzo, prima lo vedevi a terra, steso, somigliante ad uno scheletro in fase di putrefazione, mentre dopo lo vedevi impugnare un'arma, agli occhi di Diana pesante, per uccidere un mostro.
La ragazza si rende conto di star trattenendo la mano da un sacco di tempo; il suo interlocutore le sorride forzatamente, probabilmente l'ha presa per una malata mentale e ha intenzione di chiamare un manicomio.
«Si, perdonatemi, mi sono persa nei miei pensieri, è che sono uscita da poco dall'ospedale e ancora sono un po' scossa.» -confessa, facendo una voce debole per sembrare più credibile.
«Ma no, tranquilla» -dice serio Sergio, lui ha un animo buono, si preoccupa sempre per tutti anche se non sono figli suoi, sebbene si dicesse in giro che a Milano la stragrande maggioranza di persone provano sentimenti così superficiali da diventare egoisti pur stando insieme a qualcuno.
«Dove abiti? Scusa se sembra che voglia farmi i fatti tuoi. » -le chiede, stavolta sfoggiando un sorriso sincero.
Diana ricambia il sorriso, imbarazzata.
«A un bel po' di isolati da qui, in realtà.»
«E hai fatto tutta questa strada da sola?»
«Sì, signor Sergio. » -dice, dimostrandosi un po' soddisfatta.
I lampioni cominciano ad accendersi, si sta facendo ormai buio, la gente intorno a loro comincia a rincasare.
«È tardi, non ti lascerò tornare a casa a piedi, è pericoloso.
Del resto, però, devo avvisarti che la nostra auto, mia e della mia famiglia, è in riparazione, perciò dovrai accontentarti di avvisare i tuoi e venire da noi a dormire. Tranquilla, non sono un pedofilo e neanche mordo. Abito a due passi da qui. » -dice il signore, ridendo, se non altro sa prendere le situazioni con un certo umorismo.
«Certo, chiamerò mia madre durante la strada, non si preoccupi.
E grazie...» -afferma la ragazza, ridacchiando nervosamente per la timidezza improvvisa.
Cominciano a camminare una affianco all'altro, mentre lei prende il cellulare e compone il numero di sua madre più volte per farsi rispondere.
«Oi ma'...» -sussurra, avendo paura di doversi subire un rimprovero.
«Diana, tesoro, dove sei finita? Ti sei persa? È notte ed io sono preoccupatissima, come ti recupero che ancora non conosco bene le strade? Rischierei di perdermi pure io.
Ti prego, fa attenzione, non parlare con gli sconosciuti e resta nelle zone illuminate.» -inizia la donna, che sembra non voler smettere di parlare.
«Mamma, calma, ho conosciuto un signore, si chiama Sergio, si è interessato alla mia situazione e dormirò a casa sua per stasera. Non temere, è un brav' uomo.» -confessa timidamente, rivolgendogli uno sguardo veloce e percependo il leggero sorriso di lui.
«Stai comunque attenta, tesoro. » -chiude la madre, con un sospiro misto tra sollievo e rassegnazione. Non vuole si cacci nei guai.
Spazio scrittrice.
Ehilà guys!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Come al solito, fatemi sapere se ha senso, data la mia scarsa frequenza nell'aggiornare, e se vi piace.
Bye.❤
IG: beax_7
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