Un complice in questo disordine.
tw: se vi va, leggete prima la descrizione :)
Al contrario di quanto sostenga Chicca, Manuel non è affatto in ansia.
Poco importa che abbia perso ormai il conto delle volte in cui si è tolto e rimesso la stessa camicia nell'ultima mezz'ora, così come di quelle che ha, senza accorgersene, portato una mano nei capelli a distruggere – di nuovo – l'acconciatura e farsi rimproverare da una parrucchiera mai come sul momento desiderosa di cambiare mestiere, lui non è in ansia.
Non è nulla che tu non abbia mai fatto, ripete comunque fra sé e sé e, per la sorpresa di nessuno dei presenti esclusa forse la propria, a calmare il suo stato d'animo irrequieto che non ammetterebbe di avere nemmeno morto, basta la porta del camerino spalancata e una chioma corvina che sbuca subito dopo da dietro l'anta.
In qualsiasi altro caso, difronte all'immagine di Simone Balestra con ancora dei fermagli a tenerne fermi i ricci, starebbe già realizzando una performance di assoluto perculo, eppure in quell'istante, le mani così sudate da doverle strofinare varie volte sulla stoffa dei pantaloni e un po' d'affanno, tutto ciò che dice è un "Simo..." biascicato che lo costringe a schiarire la voce subito dopo per "Simo'!" ribadire più convinto.
Simone, dal canto suo, si limita a lanciare un bacio volante nella generica direzione di Chicca e in un secondo gli è accanto, ai piedi della sedia di Manuel, il quale, da accasciato che era, cerca di portarsi in posizione più adatta a rappresentare la serenità che tanto ci tiene a esprimere.
Qualcuno del reparto costumi prova a far notare che non c'è bisogno di buttarsi con le ginocchia a terra e rischiare di strappare i pantaloni, ma loro paiono non sentirlo, distratti come sono l'uno dalla presenza dell'altro.
Servono in ogni caso dieci secondi scarsi per far mettere su a Manuel quello che, a tutti gli effetti, è il primo sorriso della giornata e cinque minuti appena per calmarlo davvero, una mano del più piccolo sopra la sua e la certezza assoluta – dice – che ci divertiamo come al solito nostro Manu lo sai che qui puoi stare tranquillo.
E, il fatto è che Manu lo sa.
Nel breve lasso di tempo impiegato ad affermarsi in un ambiente che neanche credeva potesse accettarlo – passando da riconoscibile volto di una serie per famiglie a giovane pupillo di noti registi – ha avuto modo di capire che, oltre al talento, pure la sua immagine, le parole e persino gli sporadici post sui social, acquisivano sempre maggiore rilevanza.
Non ama molto questo aspetto della fama, a dire il vero, cerca anzi di tenersene lontano, coltivando amicizie e conoscenze quanto più possibile al di fuori del patinato mondo dello spettacolo, sempre pronto a trovare la nuova stella nascente per dopo però sostituirla in velocità e malo modo con il prossimo malcapitato da illudere.
Manuel invece preferisce stare con i piedi piantati a terra, lavorare con una lentezza e cura che a molti del settore fa storcere il naso, dire di lui che è solo uno snob insoddisfatto nel migliore dei casi, un miracolato, nei restanti.
L'incontro con Simone perciò, era stato un imprevisto nella personale gestione delle cose, uno strappo piacevole alla regola ferrea del mantenere rapporti con colleghi e simili al minimo necessario per portare a casa la giornata e non sembrare proprio il peggior stronzo sulla faccia della terra.
Ad unirli, forse, la totale diversità di approccio alle stesse situazioni: tanto il suo distacco tracimante in astio verso le uscite pubbliche, quanto lo stucchevole, quasi insopportabile, entusiasmo dell'altro che l'aveva poi indotto – sia per sfinimento, sia perché ormai Manuel ha ammesso di non poter nulla contro quegli occhi gentili – ad allentarsi un po', ad accettare gli sproloqui di un chiacchierone mezzo brillo fino ad intraprendere con lui un'impegnativa discussione sul senso della vita per le successive ore.
Come fossero, da tale serata assurda, passati tre anni, cinque film per Manuel e altrettanti programmi fra radio e tv per Simone, senza contare le infinite giornate trascorse assieme fino ad amalgamare le proprie amicizie e renderle un unico gruppo indistinto, non riesce proprio a spiegarselo.
Gli sembra ieri che acconsentiva di buon grado ad un'intervista per un piccolo podcast sconosciuto e adesso si ritrova ospite di punta dello show radiofonico che l'amico conduce dall'emittente più seguita del Paese.
In teoria è lì per parlare del suo prossimo film – uno del quale non solo è protagonista, ma per la prima volta anche sceneggiatore, per buona pace di chi nel ragazzo vedeva solo un bel faccino senza niente da dire – in pratica, nonostante le raccomandazioni dello staff di mantenere una parvenza di serietà, sia lui che Simone, dopo un quarto d'ora appena, sono piegati a ridere sui microfoni, lasciando al disperato co-conduttore l'arduo compito di riportarli all'ordine.
Manuel comunque, non direbbe di nutrire antipatia per il soggetto in discorso, certo non direi neppure di provare simpatia, pensa mentre lo osserva mettere un palmo sulle labbra del più piccolo solo per azzittirlo, salvo scostarla poi con disgusto perché "Simo'! Ma sei scemo?! M'hai leccato tutta la mano!"
Simone non pare affatto pentito del gesto, anzi "ho avuto cose peggiori in bocca Giulietto caro" replica con tanto di occhiolino e, prima che tutto possa degenerare ancora, si precipita a chiedere agli spettatori di intervenire da casa, di fare qualche domanda alla nostra stella del cinema italiano che tutto il mondo ci invidia, dice guadagnandosi un dito medio dal diretto interessato.
Sono per lo più donne a chiamare o scrivere messaggi, eppure anche nei casi in cui dall'altro capo rispondono voci maschili, Manuel non si mostra in imbarazzo difronte ai complimenti, anzi ne è entusiasta, interessato all'opinione di tutti sul film in uscita o su qualunque altro argomento diventi oggetto di dialogo.
Con uno di loro intavola anche un bel discorso sull'amore, la gestione della gelosia e la capacità di ricostruirsi dopo la fine di un rapporto, che io quando mi innamoro divento un cretino, spiega quello al telefono e lui annuisce, racconta brevemente del suo bisogno di chiudersi nell'affetto della famiglia quando ciò accade, e infine conferma la stessa triste sorte con una risatina rassegnata.
Simone allora, come se non conoscesse la risposta, come se non avesse passato giornate intere a confidare ogni tremenda paranoia sul lavoro, il futuro, la vita in generale, al ragazzo difronte a sé, "sei un ottimo ascoltatore tu, mh?" interroga e "così dicono..." replica Manuel ancora sorridendo.
Mi pare stia andando bene, pensa pure, ma non fa in tempo a convincersene soddisfatto che già il maledetto Palmieri interviene a rovinargli il momento.
"Oh! Cambiamo discorso... qualcosa di più allegro, vi va?... Abbiamo una bella osservazione da una spettatrice" legge con la testa rivolta al tablet "ci chiede caro Manuel se ti accorgi, e qui cito, di come incenerisci il povero Giulietto con lo sguardo ogni volta che parla con Simone..."
Manuel rimane per un attimo di sasso, gli occhi sgranati e la bocca che apre per "ma perché mi si vede?" domandare allarmato e scoprire così, dopo quasi un'ora di diretta, che quelle telecamere sparse per lo studio di cui inizialmente non capiva il senso, in realtà stanno lì per un motivo ben preciso.
"Farmi fare una figura di merda davanti a migliaia di persone!" sbraiterà poco dopo nel camerino sotto gli occhi di una Chicca impassibile al suo malessere.
"L'intervista è andata bene" continua piuttosto a ripetergli lei "tu sei stato bravissimo con il pubblico, la gente che prima t'adorava mo ti ama proprio e tutti parlano di te e Simone, di quanto siate affiatati e del fatto che dovreste fa' un programma insieme... quello o comunque qualcosa per sfoga' la tensione sessuale che c'avete perché state diventando imbarazzanti..." conclude con una tranquillità tale che all'altro quasi sfugge quanto detto.
Si ferma dopo un secondo di incertezza nel centro della camera, la guarda come se avesse tre teste e va pure per risponderle, non sa ancora in che modo, però qualcosa me la invento, riflette, ma viene bloccato dalla porta che si spalanca, Simone che appare luminoso come il sole a saltargli addosso e lui che di colpo dimentica l'incipiente alterco e manco sente Chicca ripetere "imbarazzanti... davvero imbarazzanti" prima di lasciare la stanza.
Non si ritiene un tipo paranoico Manuel, certo vi sono alcuni pensieri dai quali non riesce facilmente a schiodarsi non importa quanto ci provi – la paura di tornare nel punto bassissimo in cui era prima che la fama lo salvasse, quella di deludere di nuovo la madre con qualche cazzata delle sue, la prima recensione positiva, ancora di più la prima negativa – eppure con tutti riesce in qualche modo a convivere, a tenerli accatastati e stipati senza che nessuno prenda davvero il sopravvento.
Forte di questa consapevolezza non si spiega allora come sia possibile che, a distanza di ore dalla messa in onda del programma, mentre è seduto a cena con un euforico Simone che cerca di fargli vedere l'ennesimo meme incomprensibile, l'immagine del più piccolo tanto in sintonia con Giulio continui a ripetersi in testa non dandogli pace.
Che i due abbiano un rapporto stretto, e soprattutto esistente da ben prima che Manuel arrivasse, l'ha sempre saputo e, fino a prova contraria, non gli ha mai dato più noia di quanto possa fare un piccolo ronzio di sottofondo, un fastidio al quale ci si abitua.
Si imbroncia quindi senza davvero volerlo, il pensiero a come l'amico sia a suo agio con l'altro, e chissà con quanti colleghi ancora, ormai lavorato bene nella mente e in grado di distoglierlo da tutto il resto, persino da Simone stesso che, tolto il telefono, lo deve richiamare almeno tre volte per ottenere risposta.
Cerca di mostrarsi sereno Manuel, si ricorda anzi del mestiere che fa e prova ad applicarlo sul momento, ma gli viene difficile quando la prima cosa che esce dalla bocca del suo cavaliere per la sera è proprio relativa al dannato Giulietto.
Sente allora la faccia storcersi in una smorfia di dolore, quasi che lì, tra una portata e l'altra, la vicina di tavolo che ha passato il tempo a ripetere al marito dove l'abbiamo già visto a sto guaglione??, ne abbia approfittato e – giusto per accertarsi che il ragazzo accanto esista e non sia solo un'illusione televisiva – gli abbia premuto una forchetta nel fianco.
Non emette pure un verso di disappunto solo perché, nel lungo panegirico incominciato da Simone per spiegargli Dio solo sa cosa, arriva inaspettatamente alla parte in cui rivela, con lo stesso tono confabulante e solenne di un membro del KGB, che il suo caro collega ha preso una sbandata colossale, spiega, per la dolce attrice che ha lavorato con te al film.
Il primo pensiero – un sollievo totale nel sapere che Palmieri non sia interessato al più piccolo – lo mette subito da parte, relegandolo nel cassetto dei perché cazzo mi comporto così solo con Simone?, e lasciando invece spazio ad altri ragionamenti che vanno dal "io a questo non lo aiuto manco morto" fino a "se lo faccio mettere insieme all'Altieri magari non ce rompe più il cazzo a noi", il tutto mentre due occhi enormi lo fissano pieni di aspettativa.
Lui allora annuisce piano, la rassegnazione evidente in faccia e una risata che non trattiene intanto che Simone inizia a battere le mani entusiasta, ripete mille volte "per questo sei il mio preferito Manu! Grazie, grazie! Vedrai Giulio come sarà contento!" e, incurante della gente attorno, accosta pure la sedia alla sua per allacciargli meglio le braccia al collo e premere un veloce bacio sulla guancia.
A conclusione comunque di una serata che definirebbe già abbastanza surreale, si aggiunge anche la vicina di tavolo di cui prima, con annesso consorte al seguito, pronta a puntargli un telefono contro come fosse una pistola perché "io vi ho riconosciuto subito!!" urla soddisfatta della propria cultura generale e "aggia ritt pure a mio marito che fate una bella coppia!" attesta per poi scattare un selfie a tradimento, portando così Manuel a ridere ancora di più e Simone, occhi sgranati e faccia sorpresa, a sembrare un ricercato nelle foto segnaletiche.
*
Sebbene le abbia fatto vedere per ben due volte l'immagine, controllando di star indicando la persona giusta sullo schermo del telefono, Monica continua a mostrarsi d'accordo – forse anche un po' troppo euforica, a giudicare dallo sguardo illuminato – per il possibile appuntamento con Giulio Palmieri che le viene offerto.
Non è che Manuel sia stato proprio tranquillo nel proporglielo, anzi.
A discapito di quello che possa pensare il mondo sul suo approccio all'apparenza disinvolto verso la vita, vi sono in realtà dei casi nei quali un sentimento di vergogna misto a palese disagio prende a governarlo, rendendolo goffo, impacciato, o come direbbe Simone "adorabile, Manu" mentre lascia un bacio sulle guance che diventano ancora più rosse.
Per quanto già dagli inizi della carriera abbia ricevuto un'ottima accoglienza su ogni set – il ricordo del primo regista che lo volle fortemente ancora vivido davanti agli occhi – a volte la sensazione di inadeguatezza al contesto, al ruolo e persino ai colleghi, pare mangiarselo vivo.
Anche per l'ultimo film, nonostante ne avesse steso la sceneggiatura e offerto l'idea al produttore, il dubbio di non essere adatto si era insinuato nella mente come un tarlo fino a rovinarne il provino iniziale e pure quello dopo.
A salvarlo dall'assurdo tentativo di sabotaggio comunque, arrivava inaspettatamente la dolce controparte femminile scelta proprio sulla base della possibile affinità con lui.
Era apparsa in pochi titoli e nemmeno troppo grandi Monica Altieri fino ad allora ma, guardandola ripetere i dialoghi con una convinzione indiscutibile, Manuel si rendeva conto che stava proprio lì la sua forza, nel non avere nulla da perdere.
Pensava allora ai suoi esordi, nessuna scuola di recitazione a lanciarlo o agenzia a promuoverlo, solo il puro desiderio di arrivare in un mestiere dove si era scoperto discretamente bravo, recuperava l'abilità per un attimo dimenticata, metteva in piedi il provino migliore che potesse e, con il regista e i colleghi ad applaudirlo stupiti, otteneva la parte.
Da lì in poi il rapporto con la ragazza era andato solo che crescendo, assestandosi su un'intesa piuttosto simile a quella richiesta davanti la macchina da presa.
E poco importava che per tutti i cento minuti di film Manuel dovesse direi innamorato perso dell'altro coprotagonista con cui pure si trovava parecchio in sintonia, la stampa e i social erano riusciti lo stesso a tessere gossip spiccioli su una presunta relazione proprio con Monica.
Lei sembrava prenderla piuttosto bene, anzi spesso ne rideva, come in quel momento, nel quale gli domandava divertita se non avrebbe sconvolto i giornalisti scoprire che nella sua vita privata poteva esserci un altro bell'uomo oltre lui.
Manuel ne rimane interdetto.
Sia chiaro, di base non crede di essere uno di quegli insicuri che ha bisogno di sentirsi dire quanto è figo o cose simili, non si ritiene un adone, certo, ma ecco, se proprio volesse cedere a frivole forme di vanità, in una scala gerarchica basata solo sull'estetica, pensa, almeno un paio di gradini, forse tre, cinque, facciamo dieci e non se ne parla più, sopra Giulio, dovrei stare.
"Tu– tu l'hai visto bene sto tipo?" chiede quindi di nuovo per buona misura "faccia da pesce lesso, naso a patata e il resto?", ma si rassegna davanti all'ennesimo assenso con tanto di commenti relativi all'aspetto del conduttore.
"Palm– Giulio è bello?!"
"Ed è anche molto simpatico, spigliato, intelligente" insiste lei sempre più convinta "lo seguo in radio o in tv quando posso... e per fortuna comunque! Perché la bellezza non è tutto!"
Lui annuisce un attimo, poi però sgrana gli occhi, li punta ancora sul cellulare solo per accertarsi che stiano guardando ancora la stessa persona, "la bell– ma di quale bellezza parli?!" quasi urla esasperato e offeso dalla risatina che Monica gli regala in risposta.
"Vabbè Manu, ma non arrabbiarti dai... l'ho vista pure io la puntata tua con Simone e quello di certo non stava lì a pensare a Giulio."
Se ne va a testa bassa Manuel e borbottando solo un veloce "uhm... giro il tuo numero a Palmieri allora", non fosse altro perché, di far notare le guance rosse e un sorrisino da totale rincoglionito, ha davvero poca voglia.
*
Non sa quanto possa servirgli per avanzare nella carriera precaria e instabile che si è scelto, ma Simone, mentre scorre soprappensiero le foto della sera precedente postate da Giulio e nelle quali si vede piuttosto bene una felicissima Monica Altieri, pensa che sul proprio curriculum dovrebbe inserire anche ottima capacità di gestione di conflitti e guai amorosi degli altri e poi, giusto perché tra i pregi ricorda distintamente di aver segnalato correttezza e onestà, aggiungere pure ma assolutamente inadatto a risolvere i miei.
Si rende conto, con non poco dispiacere che, negli ultimi tempi gli è capitato più spesso del solito di dover schivare domande, curiosità o vere e proprie illazioni sul proprio privato e, per quanto non sia il tipo da uscire nascosto dietro un passamontagna o prenotare negli hotel sotto falsi nomi, a volte vorrebbe solo un attimo di respiro da tutta quella attenzione morbosa.
Che poi, a dirla tutta, avrebbe ben poco da raccontare al riguardo.
Della scelta di dedicare anima e corpo al lavoro – tenere 3 programmi nello stesso momento e preparare intanto il prossimo che, dita incrociate e scongiuri a parte, lo vedrebbe addirittura in tv in prima serata – non riesce a sentirsi più di tanto in colpa.
E' sempre stato molto irrequieto e ansioso Simone, il terrore di non essere abbastanza, la fretta di arrivare ad un obiettivo per poi già cercare il prossimo, crede l'abbiano travolto sin da ragazzino, quando la figura dell'amatissimo padre accanto sembrava comparire solo ai suoi grandi eventi, saggi di pianoforte, recite a scuola o partite di rugby che fossero.
E anche se nel tempo avevano recuperato un rapporto più sano e presente, non c'è giorno in cui l'uomo non lo cerchi anche solo per augurargli buona fortuna, quel modo di fare adottato in gioventù è diventato ormai un'abitudine dalla quale dubita di sapersi liberare.
Si ritrova allora contento dei traguardi raggiunti, entusiasta delle nuove proposte che fioccano talmente veloci e numerose da costringerlo addirittura a dover dire, talvolta con rammarico, qualche no, ma alla fine, lo sa, sono tutte euforie momentanee.
Ci ha provato una volta – complice qualche bicchiere di troppo e il buio della terrazza su cui era affacciato – a raccontare ad un appena conosciuto Manuel Ferro come si sente ogni tanto, ma ha finito per perdersi in un paragone tremendo fra la vita attuale e i ricordi di adolescenza quando, nelle sere di festa, correva a guardare i fuochi d'artificio e, mentre gli amici abbracciavano la fidanzatina di turno, lui era sempre tra i pochi che rimanevano in disparte a stringersi da solo.
Nonostante comunque non ritenga quello uno dei suoi momenti migliori, non può fare a meno di sorridere ripensandoci, soprattutto perché Manuel, anziché mandarlo al diavolo dopo lo sproloquio insensato, se lo tirava vicino e, con gli occhi lucidi dall'alcol, ma una dolcezza nella voce che a Simone ancora fa tremare le gambe, "ecco fatto... adesso devi solo far finta che ci siano i fuochi..." blaterava prima di girare la testa di lato e vomitargli sulle scarpe nuove.
Un messaggio di Laura, la sua manager ormai da qualche anno, che lo informa del solito meeting di lavoro impellente, arriva giusto in tempo a richiamarlo alla realtà e, soprattutto, impedirgli di perdersi in qualche fantasia che, ne è dolorosamente consapevole, non può proprio permettersi.
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