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Stella di mare (tra le lenzuola, la nostra barca non naviga, vola).

tw: ovviamente, smut.







Li trascorrono chiusi in una bolla i giorni successivi al suo arrivo in paese, con Simone che, dopo la cena gentilmente offerta da Anita, accenna sia al dover togliere il disturbo sia ad una stanza d'albergo presso la quale ha preso alloggio, e Manuel che in risposta quasi gli ride in faccia.

"Hai capito ma'? Va a stare in un hotel di lusso lui, dice d'esse troppo vip per sta' topaia" scherza e – mentre l'altro paonazzo in viso continua a ripetere oh no signora, non mi permetterei mai... la vostra è una casa graziosa e ospitale, glielo giuro! – se lo trascina per un braccio su per le scale fino alla sua camera.

E, per quanto il più piccolo non sia mai stato uno da farsi grandi sonni, già da ragazzino anzi ricorda spesso incubi a tormentarlo a cui poi si sono aggiunti i ritmi frenetici dell'età adulta, durante quella prima notte in uno scomodo letto ad una piazza, trova il riposo più pacifico della sua intera vita.

Manuel nemmeno una volta si lamenta del modo in cui gli sta addosso, sembra anzi volerselo portare ancora più vicino quando lo stringe meglio con un braccio sui fianchi e le gambe intrecciate alle sue.

Pare anche aver ritrovato una serenità che gli mancava da molto, o così almeno dice la madre ringraziando Simone a bassa voce, il quale arrossisce, io non ho fatto nulla di speciale, borbotta, ma alla fine sorride come un deficiente.

In verità lui stesso lo vede più tranquillo e trova prova di ciò in tanti suoi piccoli gesti, compresa la stupefacente decisione di riaprire Instagram e, dopo mesi di assenza, caricare una foto fattagli proprio dal più piccolo.

Simone ce l'ha accanto nel letto in quell'istante, steso su un fianco con solo una vecchia maglietta sdrucita addosso e il telefono ancora fra le mani, eppure l'immagine sullo schermo lo sconvolge comunque.
Nota pure con la coda dell'occhio l'icastica didascalia di una pila e che boomer, pensa, ma poi anche che bono, dio mio è proprio bono, e si accorge, dai pareri della gente, di non essere l'unico ad avere tale impressione.

Il broncio che gli viene sul viso non riesce a fermarlo, così come la sensazione di gelosia inedita a bruciargli lo stomaco e la successiva necessità di fare qualcosa in merito.
Oltre all'apprezzamento silenzioso del post allora – proprio perché può – decide di lasciare un piccolo cuoricino che comunque andrà a perdersi fra la miriade di altri commenti.

Neanche un attimo dopo sente Manuel ridacchiare e acchiapparlo da un fianco.
"Che stai a fa con quel telefono amo'?"
Finge indifferenza Simone, si gira anche dal lato opposto, i fatti miei, mormora piccato.
"Mh... che sarebbero marcare il territorio con i cuoricini di Instagram?"
"Perché? Non ti sta bene?"

Resta un po' in silenzio il compagno, quasi che ci rifletta davvero sulla domanda e poi "no, no, mi sta benissimo... solo che preferisco quelli che mi disegni tu a questi...", dice facendolo intenerire e voltare di conseguenza.
"Manu..." mormora con la testa contro il suo collo e il sorriso sulle labbra.
"Non ce credo che stai qua co' me" risponde Manuel e lo ripete pure più volte prima di addormentarsi mentre Simone nel frattempo si chiede come abbia potuto anche solo pensare di rinunciare ad una cosa del genere.

A Manuel che intreccia le dita alle sue e domanda un bacio ogni mattina a colazione – fregandosene completamente della madre nella stanza intenta a sorridere e carezzare la testa di entrambi – o che lo guarda vestirsi per andare fuori a cena e gli dice che è bellissimo, e tante altre parole dolci, ma pure che se non avessero un appuntamento prenotato gli strapperebbe tutto di dosso e lo ribalterebbe su quello stesso letto dove, a discapito della scomodità, finiscono per farlo più e più volte.

Simone comunque, del fatto che Manuel oltre a comportarsi da galantuomo d'altri tempi sappia essere pure il peggior porco sulla faccia della terra, ne era già abbastanza consapevole prima ancora di starci assieme.

Che sarebbe però diventato lui il destinatario prescelto di tali modi di fare, che avrebbe visto trasformata ogni frase innocente in un flirt spudorato o qualsiasi loro situazione all'apparenza normale nel momento più dolce possibile, a quello proprio non riesce ancora a crederci.

E' un pensiero discutibile forse il suo, ma immagina che certi atteggiamenti l'altro li potesse riservare piuttosto ad una compagnia diversa, femminile magari.
Non sa perché ne è così convinto, perché stupidamente presume che con lui si debba comportare in modo differente, quando poi non perde occasione di baciarlo ovunque si trovino, di chiamarlo amore mio facendogli ribaltare lo stomaco tanto in mezzo agli altri, in un gesto di pura affezione, quanto da soli, magari mentre sono a letto insieme e a quella nenia delicata segue però un roco che c'è? vuoi che ti scopi un po'? Questo vuoi amore mio?

Anche Giulio al telefono lo fa presente in maniera molto sintetica: "non è poi tanto diverso da come vi siete sempre comportati... solo che mo non mi chiami più in preda al panico dopo averci fatto sesso."
"Ti avrò chiamato tre volte in un mese!"
"In un giorno, semmai Simo'! Ma tu forse non te ne accorgi che state sempre a scopa', siete due animal–"
Simone gli chiude il telefono in faccia.

Immusonito e nervoso, torna poi da Manuel il quale, nemmeno a dirsi, ci impiega due minuti a trascinarlo in camera.

Lui comunque nemmeno finge più di rifiutare tali attenzioni, le varie ansie dei giorni iniziali sulla suocera al piano di sotto, il letto troppo piccolo e altro ancora, del tutto dimenticati appena quello aveva cominciato a baciarlo premendolo contro il muro.

Nella condizione improbabile in cui si ritrova glielo chiede pure se a suo modo di vedere dedichino troppo tempo al sesso, se è normale farne così tanto, dice e Manuel, che nel frattempo continua a strofinargli l'erezione contro la gamba, "è un problema per te?" domanda affannato.

Simone non crede di aver mai detto un no così veloce e disperato in vita sua.

"Sicuro, Simo'?" insiste l'altro "sicuro che non sia un problema che ti voglia calare la lingua in bocca in qualsiasi momento, mh? O che ti voglia far arrivare il cazzo fino a qui?" e lo fa quasi saltare in aria quando ne sfiora il collo con il pollice "sicuro che non sia un problema che adesso voglio solo stenderti su sto cazzo di letto e scopare finché non ti si gonfia lo stomaco? Tu me lo dici se è un problema per te amore mio grande, vero?"

Annuisce Simone, poi scuote il capo, poi non si ricorda a cosa stava in effetti replicando e opta allora per appendersi con entrambe le mani alla camicia di Manuel per tirarlo verso di sé e finalmente sul letto.

Da lì il compagno riprende a comportarsi con la stessa premura della prima volta mentre lo spoglia e ne carezza la pelle morbida.
"Mio" mormora ad ogni bacio che lascia "mio, mio, mio" e dovrebbe sembrargli pazzo a sentirlo, eppure Simone già ansima di piacere, la testa svuotata da ogni pensiero e solo la presenza di Manuel attorno.

E' pacato quando lo invita ad aprire le gambe, ma poi, nell'accorgersi del tremore che le scuote, ne prende lui stesso una per portarsela piano sulle spalle.
"Ce la fai così? Ce la fai se ti tengo io?" gli domanda apprensivo e il più piccolo fa segno di sì, il cuore a mille per la premura del gesto e delle scuse farfugliate a mezza bocca.

L'altro invece non sembra troppo turbato, anzi non perde nemmeno tempo a replicare, piuttosto si inclina in avanti, gli porta due dita alle labbra, lascia che le succhi per un po' e poi scende in silenzio verso l'anello di muscoli che sente subito schiudersi.

Simone geme al contatto, di più, Manu, ce la faccio, ripete, mentre Manuel continua a spingere per affondarle fino all'ultima nocca.
"Per me, amore?" chiede anche iniziando a muovere il polso "mi vuoi far vedere come sei bravo ad aprirti per me?" quasi che il compagno, occhi sbarrati e testa che agita di un assenso violento, non lo stia già facendo.

Lo prepara allora più in fretta, estasiato da quella visione e con la mano libera attorno al proprio sesso che pare debba esplodergli.
Diventano sempre più dolci i singhiozzi di Simone, confusi i lamenti che sono ormai il suo nome e nient'altro e Manuel ne è improvvisamente sbalordito, tanto che si blocca come sta, fermo in ginocchio sul letto, con il fiato corto e le natiche posate sui talloni.

E' troppo bello, pensa con il cuore che batte all'impazzata, non ci credo che siamo qui insieme, e, in un'epifania fulminante, realizza di aver bisogno di sentirlo più vicino di quanto già sia, che sfiorarne le mani o stringerne i fianchi mentre ci fa l'amore non può bastargli.

Non ha neanche aperto bocca, lo sta solo fissando come se avesse subìto un grave shock, ma Simone sembra aver capito comunque perché è lui – nonostante i tremori che lo scuotono – a spostarsi lentamente di lato e fargli cenno di mettersi al suo posto.

Aspetta appena che Manuel si sieda sul materasso per salirgli a cavalcioni, le gambe aperte sopra le sue e una compostezza ritrovata mentre "proviamo cosi amore, mh? Ti piace di più se mi metto così, eh Manu?" domanda, prendendone il membro e accompagnandolo verso la sua stessa entrata.

Manu, intanto, crede che morirà di lì a poco.

Strabuzza gli occhi, fa cenno di sì con la testa, "Cristo Simo'– Cristo, sei strettissimo", annaspa e il piccolo, per avvalorarne le parole, con un sorriso strafottente, contrae ancora di più lo sfintere attorno all'erezione, gli porta le braccia al collo, e agita il bacino a tempo con le spinte che riceve.

Lo abbraccia in modo quasi disperato Manuel, passa a toccarlo dai fianchi, alle natiche, al viso senza trovare pace, ne bacia la bocca rossissima, "quanto sei bello, quanto sei dolce, mio, solo mio", reitera più volte e, travolto dall'estasi, torna a lasciare su di lui altri segni.
Lo dice delirante che vederglieli addosso lo manda alla pazzia e Simone si trova così d'accordo da non riuscire a esternarlo a parole, ma direttamente prendendone una mano e portandosela su alla gola.

Manuel ci prova a resistere un altro po', a premere sul pomo d'Adamo in rilievo e continuare nel frattempo a spingere, ma gli è subito chiaro che non può farcela ancora e va anche per dirlo, devo venire, pensa, devo venire cazzo e lo stomaco del più piccolo è così caldo e accogliente, ma non sa se può, che ne hanno parlato, certo, però farlo davvero è un altro discorso e Simone magari non–

"Non uscire Manu, non uscire... oddio, oddio, dentro, rimani dentro, ti prego"

Oh.

Gli appanna la vista l'orgasmo che immediatamente segue, svuotato nelle carni di Simone il quale a sua volta pare trovare piacere solo per quello, la testa piegata all'indietro e una mano a stimolarsi veloce fino ad esaurirsi sullo stomaco di Manuel.

Gli si accascia poi contro, appoggia la fronte sudata contro la sua e, come se non l'avesse già ucciso del tutto, prende pure a toccarsi la pancia per farfugliare un soddisfatto "mi piace– Dio, mi piace tanto sentirti qua..."
Manuel non sa neanche dove trovi la forza di incrociare gli occhi ed emettere l'ultimo fiotto violento che il compagno subito accoglie con un mugolio.

Prima di addormentarsi l'uno ancora abbracciato all'altro, il più piccolo gli sorride esausto e "Ciao Manu" dice solo.
"Ciao amore mio" è la replica già assonnata.






















                                 

                                 *
La vita per Simone da quel momento cambia un po' alla volta.

Se ne rende conto con il passare del tempo di quanti problemi si sia fatto inutilmente, mentre stare con Manuel è semplice, forse l'azione più naturale e spontanea che abbia mai compiuto, come se si fosse sempre in qualche modo preparato a farlo e ora potesse mettere ogni cosa in pratica.

Non che sia tutto immediato, però, anzi ci impiega più di un anno a trovare un equilibrio che possa definirsi tale, a superare l'idea di dover dare conto a qualcuno al di fuori della sua stretta cerchia per ciò che fa.

Se li fa scivolare addosso i primi prevedibili commenti poco accoglienti, ci rimane male della collaborazione che perde con un logo importante qualche settimana dopo, si arrabbia tremendamente all'ennesima richiesta di intervista di coppia nella quale quello che interessa ai giornalisti è solo sapere in che modo lui e Manuel scopano.

L'altro nel frattempo non lo molla mai, dove gli è possibile la prende a ridere, o almeno sdrammatizza, per il resto si impone uno stoico rifiuto verso ogni elemento che possa ferirli e, nel frattempo, accompagna pure Simone in questa necessaria presa di coscienza.
"Non possiamo piacere a tutti, né prendercela se succede" ripete nei momenti in cui gli sembra sconfortato e "ma io ci sono sempre con te amore mio, non ti lascio solo" aggiunge se proprio lo vede sopraffatto.

Lui impara piano piano a dargli retta, a ricordarsi anche delle parole del padre – tra tante voci ascoltare solo quelle che ci fanno stare bene – e adoperarle.
Riduce le ore di lavoro, le interviste, le apparizioni, perde la password di instagram e finisce per fregarsene, il programma in prima serata lo accetta, ma solo a patto che siano due sere e non cinque, anche perché prima o poi avrò una famiglia ad aspettarmi a casa la sera pensa con la testa a Manuel e ai loro progetti per la bella villina con più camere da letto in cui ormai convivono.

Si ritrova cosi dodici mesi dopo con qualche weekend libero in più e anche del tempo per sé e scopre di non esserne spaventato come lo sarebbe stato fino a poco prima – il terrore costante che a rimanere fermo anche un secondo le occasioni gli passassero davanti – ma anzi è euforico all'idea, soprattutto il giorno del suo trentesimo compleanno che può trascorrere nel posto che per primo gli ha dato tanta serenità.

Non ha nevicato quella mattina e Simone si è stupidamente dispiaciuto perché agli sgoccioli di marzo, in primavera ben iniziata, sognava scendesse qualche fiocco ad imbiancare tutto.
Manuel invece pare felicissimo, quasi commosso dal sole che brilla in cielo, tanto che lui un po' si offende, "Manu ma che hai contro la neve?" domanda e quello blatera qualche cosa di confuso sulle catene alle macchine, la strada scivolosa, pure il cambiamento climatico, ma niente che comunque risponda in effetti al quesito.

Arriva a sera che pare caricato a pile Manuel, una palese ansia difficile da nascondere pure dopo che – come lui aveva già sospettato, ma finto di non sapere – la sorpresa di portare tutti gli amici e i familiari lì, è perfettamente riuscita.

Vorrebbe chiedergli cosa lo turbi Simone, inchiodarlo in un angolo della sala fregandosene di tutti attorno, solo per ottenere risposta e placare così pure la sua di pena d'animo indotta per osmosi che ormai gli fa immaginare qualsiasi evenienza, da un intoppo per il nuovo film a cui l'altro tanto sta lavorando fino a scenari ben peggiori nei quali non si perde solo perché è l'oggetto dei suoi pensieri stesso, con voce e mani tremanti, a richiamarlo all'attenzione.

Non lo sa il piccolo quando sia successo che ogni singola persona nel salotto si sia spostata fuori in terrazza, in realtà neanche si è accorto di esserci arrivato con loro, il cappotto sulle spalle e Manuel che, premuroso come sempre, glielo abbottona fino a sotto il mento.

Si guarda attorno disorientato e gli sembra di intuire che tutti stiano aspettando qualcosa, sappiano pure nello specifico cosa, e solo lui ne sia rimasto all'oscuro.

Lo chiede allora al compagno, Manu ma che sta succedendo?, in un tono che nemmeno sa perché tiene cosi basso.
Manuel gli sorride in quella che è più una smorfia sofferta, ne stringe una mano nella sua ancora tremante, si schiarisce la voce e prende a parlare.

"Tu i primi li ricorderai benissimo, Simo'" inizia, confondendolo ancora di più "io invece non ne ho idea... mi sforzo tutti i giorni ad immaginare almeno come potevano essere, ma finisco sempre per pensare a come eri tu, alla tristezza nei tuoi occhi e a quanto io già fossi innamorato perso, pure se ancora dovevo capirlo... ci ho provato con i secondi poi, ma alla fine sono scappato via senza nemmeno sentirli e, nonostante tutto, anche lì avevo solo il pensiero costante a te, al fatto che avrei dovuto aspettare un po' ad andarmene, anche se ero furente e mi dicevo di odiarti, perché se ti avessi visto sorridere per i fuochi forse mi sarei di nuovo calmato..."

La vede con la coda dell'occhio Simone la scia luminosa che sale verso il cielo, subito dopo un primo scoppio, come di avvertimento, e quando va per tornare con lo sguardo su Manuel, non se lo trova più difronte, ma piegato con un ginocchio a terra.

"Lo so che avresti voluto la neve oggi e te lo giuro che se mi dai un po' di tempo io mi metto d'impegno e, per saperti felice come tu rendi felice me, imparo pure a farla cadere... però nel frattempo, se ti va, possiamo guardare insieme questi fuochi che sarebbero i terzi per noi, ma è come se fossero i primi e così, già che ci troviamo, li rendiamo finalmente un ricordo nostro, magari– magari il più felice di questa vita insieme... che dici?"

Ed è imbarazzante il tempo di reazione del più piccolo, abbondanti dieci secondi per sbattere le palpebre e rendersi conto che il mondo non è esploso, che il compagno non è caduto come pensava e che annuire freneticamente mentre mette le mani sulla scatolina vellutata che gli viene offerta ha effettivamente un significato ben preciso.

Manuel pare più incredulo di lui mi sposi? – ripete sopra il rumore dei botti – tu sposi me?, come se ci fosse il rischio che Simone non abbia capito chi gli sta facendo la proposta, come se dovesse accertarsi che non voglia magari sposare qualcuno di diverso dall'amore della sua vita fermo lì, gli occhi enormi e il naso rosso dal freddo, a dargli ancora una volta la felicità a portata di mano.

Da quel momento in poi è il caos: gli altri iniziano ad urlare, i fuochi continuano ad esplodere indisturbati, ma lui, con le lacrime ad appannare tutto, vede e sente solo Manuel che chiede "sei felice? Sei felice amore?"

Non ha nemmeno bisogno di pensarci prima di rispondere Simone.
Gli si fa più vicino, ne bacia le labbra ancora e ancora e "come potrei non esserlo Manu?" sorride "ho tutto quello che voglio con me."













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nota dell'autrice:
Da quanto tempo regaz, eh? ☺️

Scusate per l'assenza, ma ultimamente ho più ansia del solito nel pubblicare e per questa storia più lunga, in particolare, ho avvertito il forte timore di sembrare presuntuosa chiedendo attenzione per così tanti giorni.
Spero almeno la lettura sia stata un intrattenimento per voi quanto per me lo è stata la scrittura! ♥️

Grazie davvero di cuore per l'interesse, la pazienza nel seguire gli aggiornamenti e l'affetto che non do mai, mai, mai, per scontato. La mia gratitudine è infinita!

Grazie anche a Nanni e Les, paffute supreme, nonché mie massime fonti di ispirazione ♥️

Ciao!🧚‍♀️

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