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La tua mano nel buio guarisce la mia solitudine.

tw: smut!









Non aveva chiuso occhio nemmeno un momento Simone.

Le tensioni della sera prima, Manuel che gli stringe la gamba in quel modo possessivo forse solo per fare un torto al cameriere, lui che non ci capisce più nulla e perde le staffe, sempre Manuel che gli dice quelle cose in risposta, una linearità di pensiero sconvolgente, ma anche un sacco di alcol in corpo e tanta fretta poi di scappare via.

Pure Monica e Giulio all'ingresso del ristorante erano rimasti stupiti nel vederlo lì da solo, l'amico addirittura credeva che non avrebbero trovato nessuno, che ve ne foste andati a fare i fatti vostri, ammiccava e Simone negava, "ti sei fatto un film inesistente", ma in realtà per un attimo il medesimo pensiero aveva sfiorato anche lui.

Alla fine ci aveva perso tutta la notte a riflettere sulle parole di Manuel, se le era ripetute in testa, cercando di ricordarle nella loro integrità, senza lasciare modo al suo cervello ipertrofico di modificarle, addolcirle, dare significati differenti da quelli che potessero avere, eppure in tutte le versioni le pensasse gli scatenavano un tumulto in corpo che lo teneva sveglio fino al giorno dopo.

Attendeva per decenza le sei del mattino sullo schermo del telefono e poi si buttava giù dal letto rassegnato e stanco, stanchissimo, il peso di una settimana di lavoro, e di quella prima, e dell'altra ancora e così via, a crollargli addosso.

Avrebbe voluto urlare, magari chiamare proprio Manuel e svegliarlo di botto, raccontargli qualche cosa che lo avrebbe tormentato come le sue parole ubriache tormentavano lui: se io non dormo per colpa tua, voleva dire, anche tu non devi dormire per colpa mia! Se io non prendo pace per te, tu non devi prenderla per me.

Ciò che più lo urtava poi, è che non era nemmeno la prima occasione dove l'altro riusciva a ridurlo in uno stato di inquietudine.

Se la ricordava nitidamente la volta in cui aveva accettato di condurre un programma a cadenza quotidiana e dopo che chiunque – Laura, vari colleghi compreso quello al quale si sostituiva a seguito di un ritiro per sfinimento – gli aveva fatto capire quanto sarebbe stato complesso, arrivava pure la chiamata di Manuel a tentare di dissuaderlo.

Non è che fosse scemo Simone, lo sapeva già che in mestieri così non esiste riposo, o malattia, o assenza improvvisa, o persino lutto: si va in onda sempre e lui aveva voluto un impegno del genere "proprio per mettermi alla prova", diceva, ma per avere qualcosa da fare e non pensare alla mia esistenza vuota, era la verità.

Manuel ne era inorridito.
Non riusciva a concepire come si potesse voler lavorare per così tante ore e anche solo l'idea di una vita dedicata a quello e basta lo angosciava.

"Va bene la passione Simo'" borbottava al telefono "lo sai che pure io quando giro un film mi esilio dal mondo e penso solo là, ma cosi è esagerato... poi me devi di' quando trovi il tempo per– non lo so, andare ad un concerto, fare una vacanza al mare... ma pure una scopata! Il sesso è importante... ed è anche 'na bella cosa!"

E Simone si trovava pure d'accordo su quanto detto – l'ultima giornata in spiaggia nemmeno la ricordava tanto tempo era passato – però, ecco, sulla parte finale del discorso forse un po' di più, anche se "il sesso è una bella cosa solo se lo fai bene" ci teneva a puntualizzare.

"Perché mo se po' fa' pure male?"
"Ti stupirà sapere che si, Manuel, il sesso se po' fa' pure male" lo canzonava incredulo "magari nel tuo stuolo di conquiste non è mai capitato, ma ci sono persone che a letto non sono proprio capaci o tra loro non hanno alcuna sintonia..."

Arrossiva poi quando l'altro, spudorato come al solito, chiedeva se gli fosse mai successo, se – indagava – qualcuno con te ha mai fatto schifo, ma cercava di essere sincero nell'ammettere che era avvenuto ben più di una volta e che infatti ad un certo punto ha iniziato a convincersi di essere lui il problema.

Manuel pareva prendere tale confessione come un'offesa personale, a suo dire inaccettabile: "sta storia non è proprio possibile... sicuro sono gli altri delle pippe, non di certo tu!"
"Manu io ti ringrazio del sostegno, ma come fai a dirlo, dai... noi due non abbiamo mica mai fatto niente!"
"Ao! Mai dire mai, Simo'..."

E a distanza di mesi da tale episodio a Simone non è ancora chiaro se Manuel si renda conto dell'effetto che provocano su di lui certe frasi o, come quello della sera precedente, certi monologhi, se insomma lo fa con volontà, pensandole davvero, o se nemmeno ci riflette prima di dirle.

Ciò che sa però è che per una volta è stanco di essere sempre lui a ricevere senza mai reagire, a farsi cogliere impreparato e restare poi lì, da solo, pieno di dubbi e domande e non avere nessuna risposta.

E l'occasione per invertire i ruoli ed essere una volta dall'altro lato pare arrivare con l'ennesima telefonata ricevuta nel tardo pomeriggio, l'amico che gli chiede scusa per i comportamenti del giorno prima e Simone che invece proprio lì si aggrappa e sente il cuore battere fortissimo mentre lo fa, la testa leggera, vuota, perché non c'è nessun ragazzo in camera da letto ad aspettarlo, però Manuel si agita comunque, un quesito azzardato a spezzarne la voce.

E' davvero geloso, si dice Simone allora, è geloso di me, ma nel pensarlo realizza pure che non gli basta più.
Io voglio vederlo in faccia, voglio che me lo dimostri, voglio dire un ultimo no alla sua domanda e sapere che poi, mentre io aspetto lui, lui corre da me.

Sussurra allora un leggero "per adesso no", tre parole che sfumano in bocca e gli fanno tremare le mani anche dopo, quando la telefonata è finita e si ritrova davanti la porta di casa sua impacciato, timido, pentito di aver agito prima perché non sa bene che fare poi.

Manuel però, che bussa quasi rompendo il citofono e arriva all'ingresso in poche falcate, pare saperlo benissimo.

E' stato spesso in quella casa, ne ha percorso i corridoi ad ogni ora immaginabile, occupato divani e letti senza farsi problemi, introdotto ogni stato d'animo possibile al suo interno, eppure sul momento a Simone sembra di vederlo lì per la prima volta.

Sosta sulla soglia solo un attimo Manuel, ha un po' di affanno da mandar via, si avvicina dopo all'altro fermo ancora nello stesso punto e porta lo sguardo sulle sue labbra socchiuse in sorpresa, come per rimuovere ogni equivoco rimasto a dividerli, chiarire in fretta il motivo per cui è lì.

Quando poi apre la bocca ad un centimetro dalla sua, Simone già si sente pazzo, tanto che va per sporgersi appena in avanti e ricevere quel bacio violento, testa sbattuta contro il muro e polsi alzati sopra, che immaginava e che però, si rende conto con molta vergogna, non arriva.

"Non pensare nemmeno un secondo che non voglia" sussurra il più grande per bloccare eventuali paranoie "che non mi stia trattenendo dal prenderti" e come se gli costasse fatica fisica "ma se ora ti tocco" aggiunge "se scopro come è dolce la tua bocca, come sei bello quando ti sfioro, allora poi sto bacio a me non basterà... perciò me lo devi dire tu che devo fare... e se mi dici che prima ti stavi solo divertendo e ho frainteso tutto, io vado via come so' arrivato e ti giuro che non cambia niente fra noi, ti giuro che di questo non ne parliamo più, ma se tu vuoi come voglio io, me lo devi dire Simo', mh? Me lo puoi dire?"

Gli basta vedere il più piccolo muovere piano il capo, una cantilena voglio Manu, voglio in risposta, per non capire più niente.









Manuel è incredulo.

Proprio non si spiega come abbia fatto a vivere tutto quel tempo senza conoscere l'immagine di Simone sfatto e bellissimo fra le lenzuola del suo stesso letto, gli occhi chiusi in un'estasi profonda e la pelle bianca, immacolata che vorrebbe solo marchiare senza trattenersi.

Non parla molto il più piccolo, anzi sembra conoscere solo un nome e lo ripete a bassa voce, con un braccio alzato a coprire il viso e il bacino spinto verso l'alto per andare incontro alla bocca che ne accoglie l'orgasmo.

Ha difficoltà Manuel a ricordare l'ultima volta che è stato in tale posizione per un uomo e tantomeno quando gli è piaciuto compiere atti che, di solito, preferisce piuttosto ricevere, ma davanti a quel corpo angelico si è sentito divorare dall'esigenza di farlo.

E' dolce il sapore che gli rimane sulle labbra e non resiste dal sollevare la testa per raggiungere il bordo del letto, restituirne un po' a Simone, "senti come sei buono" gli dice e lo guarda poi arrossire perché "non l'ho mai fatto questo, Manu" pigola, ma apre la bocca impaziente e si lascia baciare fino a quando, nonostante la stanchezza e le palpebre che si chiudono, ricomincia lui per primo a muovere i fianchi.

Non gli permette di toccarsi Manuel, non fa nulla di concreto per impedirglielo, solo glielo chiede con un tono perentorio che all'altro evidentemente arriva come una scarica elettrica a bruciarne le sinapsi.
E' delicata la mano scesa poi a carezzargli un fianco, così come la gemella persa a scavare le carni, due dita, poi tre, strette in lui che, sulle lenzuola da cui è avvolto, serra i pugni e ansima smanioso.

Quasi urla infine quando sente il corpo sopra di sé combaciare tanto bene con il proprio, l'inguine caldo di Manuel premuto sul suo, il membro turgido sprofondato nello stomaco sempre più gonfio.

Nega ogni volta che gli viene chiesto se avverte dolore o fastidio, implora anzi un ritmo più veloce e l'altro allora annuisce, gli prende le mani nelle sue, le stringe forte contro il cuscino, gli morde il collo, la mandibola e spinge, spinge, spinge.

Simone mugola appena, un lamento leggero di scontentezza, quasi impercettibile, nel caos di ansiti e sospiri che li circonda, eppure basta quello, la minima moina per riportare Manuel all'attenzione, gli occhi in totale focus su di lui e i colpi che rallentano.

"Mi fermo un po', si? Dio, sei– sei così caldo per me..." mormora e preme con i fianchi talmente a fondo che il piccolo perde il fiato come se la punta gli fosse arrivata in gola.
Non smette un attimo di guardarlo e Simone apre la bocca di nuovo, poi ci ripensa, la richiude, così come fa con le palpebre e, nello stringersi meglio a lui, non dice nulla.

Il contatto fulmineo che gli arriva sulle labbra subito dopo lo prende alla sprovvista.
Spalanca gli occhi di nuovo e vede da vicino Manuel ripetere il gesto di prima ancora e ancora con sempre più foga e intenzione.

Quando ha ormai ricominciato a spingere e il tocco è diventato un vero e proprio bacio con tanto di lingua, Simone emette un verso soddisfatto e l'altro ne approfitta per staccarsi appena, un sottile filo di saliva a legarne le bocche, "la prossima volta dimmelo però, mh? Che tanto pure io volevo baciarti" spiega prima di ricominciare a muoversi.

E il piccolo è troppo stordito per capire che significhi quel prossima volta buttato così, per chiedersi se sia una proposta reale o il delirio del sesso a parlare per Manuel.
Riesce solo a incontrare i suoi movimenti veloci e, con le lacrime a rigarne il viso, liberarsi di nuovo mentre "vienimi addosso Manu" gli ansima pure nella bocca "ti prego non così, vienimi addosso, addosso."

Manuel strizza gli occhi e stringe la base dell'erezione per non venire in quell'istante.
A fatica si tira indietro, il profilattico sfilato di corsa e appena il tempo di sfiorarsi una volta da sopra a sotto, che già – Cristo Simo', Cristo – sta rilasciando fiotti violenti sullo stomaco dell'altro.

Non ha nemmeno la forza di scusarsi dopo che, sfinito, gli crolla accanto nel letto.



















                                  *
Ho fatto la scopata più bella della mia vita.

Questo pensa Simone dacché ha aperto gli occhi e si odia nel farlo perché non riesce a distogliere un attimo la testa dagli avvenimenti di qualche ora prima: il piacere che lo ha travolto facendogli arricciare pure le punte dei piedi come solo nei film gli era successo di vedere, la tranquillità assoluta con cui si è lasciato andare, proprio lui che affronta il sesso come la vita e non riesce a dire quello che vuole senza paura di essere giudicato, e poi Manuel, le sue spinte, la maniera che aveva di guardarlo, di toccarlo, di parlargli.

Rifarebbe tutto daccapo e al solo rendersene conto avverte le guance prendere fuoco.
Non credeva che un atto tanto animale potesse essere così liberatorio, che anche in un momento di totale vulnerabilità gli avrebbe dato modo di non vergognarsi, ma anzi di sentirsi bello, apprezzato, desiderato.

Ha avuto la sua decente raccolta di esperienze negli anni passati, ma adesso c'è quasi il terrore a dettarne le azioni, l'ansia che per concedersi una notte con qualcuno ci vada poi di mezzo il lavoro, il riconoscimento pubblico, la sua immagine impeccabile per la quale tanto sta sacrificando.

Si è imposto un'insensibilità dei sentimenti allora, perlomeno quelli che possono essergli s'intralcio nel percorso ancora in costruzione.
Nessuno può o deve scalfirlo e per evitarlo ha bisogno di tenere lontano chi potrebbe avere tale potere.

Manuel ce l'ha – gli ricorda una voce perfida nel cervello – Manuel ce l'ha dalla prima volta in cui l'hai visto e comunque ora riposa beato nel tuo letto.

Si gira di scatto dal lato opposto, a divorarlo la necessità impellente di vedere che in effetti l'altro sia davvero lì tra le sue lenzuola.
E vorrebbe tanto dire che è il panico poi a sopraggiungere, che l'immagine del ragazzo ancora addormentato, i capelli sparati da ogni parte e la bocca schiusa, gli mette agitazione, gli fa desiderare di cacciarlo via a calci, ma è pure peggio.

Manuel è ancora là, hanno fatto sesso e Simone ne è spaventosamente felice, tanto che nel letto con lui ci vuole restare tutta la mattina, rinunciare per la prima volta in vita sua ad un giorno di diretta, alla radio che lo attende, gli incontri per la tv.

Per Manuel che lo bacia piano, lo scopa forte e gli sorride in quel modo particolare che gli annoda lo stomaco, manderebbe all'aria tutto l'equilibrio messo in piedi negli ultimi anni.

Ed è sempre per quello stesso motivo che scatta su dal materasso, si affanna in doccia a togliere ogni residuo della notte scorsa e, dopo aver lasciato un post-it striminzito sul cuscino, corre a lavorare.












Alle domande incalzanti di Chicca – che fine hai fatto ieri sera?, Ti aspettavo stamattina in ufficio, ma dove stai? – Manuel non finge nemmeno di voler rispondere.

Cambia argomento, le chiede persino scusa della sparizione e dell'assenza, promette di farsi vivo poco dopo, "non mi sono dimenticato della prossima conferenza stampa" assicura, ma si guarda bene dal dirle cosa abbia fatto, con chi e dove.

Non è per mancanza di fiducia o per vergogna, anzi se potesse urlerebbe come si sente e perché pure dalla terrazza di casa Balestra, farebbe affacciare i vicini e fermare i passanti, solo per dire loro io e Simone siamo stati a letto insieme ed è stato meraviglioso, grazie a tutti dell'attenzione.

Nasconderlo quindi a lei che conosce ogni sua piccola sfumatura, che glielo legge negli occhi o lo capisce dalla voce se qualcosa non va o se è felice da fare schifo come in quel momento, è già in partenza un'impresa titanica, ma che non può non affrontare.

Simone si fida di me, pensa, mi ha messo la sua più grande paura in mano e io devo proteggerla per lui, perciò anche se freme dalla voglia di parlare – e sarebbe disposto a sopportare le sicure prese in giro che Chicca gli offrirebbe solo per averne dopo i preziosi consigli – non lo fa.

Manuel stesso alla fine ha bisogno di capire cosa effettivamente hanno fatto la notte prima, che peso avrà sul loro rapporto, se si ripeterà come vorrebbe, se Simone è stato bene come spera, per riuscire ad elaborare un pensiero coerente al riguardo, magari uno che non gli faccia scalpitare il cuore nel petto davanti ad uno stupido post-it lasciato sul cuscino.

Ci ha solo tenuto ad avvisarlo che andava in radio il più piccolo, un minuscolo cuore disegnato perfettamente all'angolo in basso del foglio e nulla più, eppure a Manuel basta per cominciare a fischiettare delle canzoni allegre dentro la doccia, rimettere pure a posto il letto e uscire da quella casa con il cartoncino al sicuro nella tasca dei pantaloni e il profumo dello shampoo di Simone addosso.















Chicca è una strega, non c'è altra spiegazione.

Manuel ne ha sempre avuto un po' il sospetto a dire il vero – la frangetta capace di cambiare colore in base allo stato d'animo del momento gli era parsa già un buon indizio dei suoi poteri ultraterreni – ma l'abilità sfoggiata dal nulla di leggergli nella mente, di riuscire, senza fare una piega, ad indovinare ogni singola cosa avvenuta il giorno prima, quella è proprio la prova definitiva.

Sorride fastidiosamente lei, mentre dice che non può nasconderle nulla, che vede, testuali parole, sta faccia da fesso stamattina Manu, ma come posso non rendermene conto secondo te? Ce l'hai scritto in fronte!, e va nel panico lui, gli occhi sgranati e il respiro che accelera di colpo.

Si precipita in fretta allora Chicca a ricordargli che non deve preoccuparsi, "ma perché fai così? Quando mai t'ho giudicato o detto qualcosa... lo sai come la penso!", insiste e Manuel lo sa, ma Simone no ed è quello che lo fa agitare più di tutto.

Tenta così di spiegarle la situazione senza dire troppo, prende il discorso alla larga partendo dal rispetto della sessualità altrui e finendo in uno sproloquio sulla privacy che è solo un ammasso di parole incomprensibili pure a se stesso.

Poco male comunque perché Chicca nemmeno perde tempo ad ascoltarlo.

"Manuel ma io mica parlo della sessualità tua o di quell'altro imbecille" replica allibita "te sto dicendo che tu ce sei finito sotto di brutto per lui e lui per te e sta cosa non c'entra nulla co' tutto il resto... te l'avrei detto in ogni caso e so' solo contenta che finalmente ve siete messi a fa' qualcosa a riguardo..."

Annuisce più tranquillo Manuel, "non è tanto per me" borbotta poi "ma Simone, cioè lui... che poi vabbè pure io alla fine... poi non è successo neanche chissà che, però penso un po' tutti se farebbero certi problemi... e poi la gente c'ha sta fissazione che deve parla' per forza dei cazzi degli altri e- e hai capito che voglio dire, si?"

"Ho capito, ho capito" mormora lei con un'inedita tenerezza nella voce "il mondo è 'na merda e noi dobbiamo protegge quelli a cui vogliamo bene..."
"Ecco... e nemmeno a Matteo devi dirlo, oh!"
"Cert– a Matteo?! Ma perché secondo te Matteo l'occhi non li ha? Manu io non apro bocca manco sotto tortura però te giuro che voi non è che siete così furbi... guarda!" quasi urla nel tirargli la maglietta "c'hai un succhiotto sotto il collo che è mostruoso! Ma come se fa, e dai su..."

Chicca ha ragione, si dice Manuel risoluto, dobbiamo essere più discreti.
E per dimostrare che ha ben capito il discorso prima scappa a casa a infilarsi una camicia più coprente e solo poi va in radio alla ricerca di Simone.







Non è che pretendeva la pomposa accoglienza riservata ai capi di Stato in visita all'estero Manuel o un saluto caloroso e romantico tipico di due amanti che si rivedono dopo giorni di distanza, ma nemmeno questo.

Nemmeno l'ansia evidente sul viso di Simone e il frenetico come mai sei qui? quando se lo trova davanti fra i corridoi della struttura.
E, come al solito, si rende conto da sé il più piccolo dell'eccessiva ferocia adoperata e prova ad addolcire il tono.

"Manu è successo qualcosa? Perché sei qua?", dice, però non è che migliori di molto la situazione visto che l'altro continua a guardarlo perplesso intanto che "non è successo nulla Simo, stai tranquillo... so passato giusto per vederti un attimo e–"
"E io devo lavorare..."
"E io mica ti impedisco di farlo... me ne sto nella stanza dei fonici come ho fatto altre volte e poi se ti va andiamo a pranzo assieme, parliamo un po', mh?" chiede sfiorandone piano un braccio.

Non lo sa Simone se è capitato già che si ritraesse da un contatto così innocuo con Manuel, ma è abbastanza certo di no perché me lo ricorderei, pensa convinto, l'espressione mortificata come quella che ho davanti in questo momento, non potrei dimenticarla.

Qualcuno dalla sala centrale nel frattempo lo richiama a gran voce, 3 minuti alla diretta, urla e lui alza un pollice di conferma senza nemmeno girarsi a guardare, gli occhi ancora fissi sull'amico il quale non sa bene che dire e propone pure di andarsene, di chiamarlo dopo o quando è meno impegnato.

"No, no, Manu aspe– aspetta!" annaspa allora "Facciamo come dici tu, si... finisco qui e poi scendiamo a pranzare, ti va?"
Il sorriso e l'assenso che riceve indietro gli bastano per andare in onda molto più sereno.

Almeno per il momento.

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