il trasferimento
Siamo arrivati qui in Thailandia quando avevo 14 anni.
Ormai avevo smesso di essere allegra.
Ordunque di momenti felici non me ne ricordo nemmeno uno da quando mio padre è finito in prigione.
I miei pensano che sia l'adolescenza, ma non credo sia questo il problema.
Non parlavo con mia sorella perché avrebbe riferito tutto a mamma e papà, lo so.
L'unico con cui parlavo dei miei problemi e che davvero mi ascoltava è Nicolò, colui che era il mio miglior amico e in seguito il mio ragazzo.
È altissimo, magro, ha il ciuffo castano chiaro e gli occhi marroni; la pelle è abbastanza scura.
Non lo ho detto a mia madre che avevo un fidanzato.
Non le diceva nemmeno di quando qualcuno mi faceva un dispetto.
Mi rinchiudevo nella mia stanza ad ascoltare musica triste e se qualcuno mi chiedeva se stavo bene dicevo di sì, dopotutto non mi avrebbero capita.
Mia mamma era sempre a lavorare inoltre e questo non aiutava, però avevo i miei amici e insieme a loro ci stavo bene. Cercavo di stare fuori casa il più possibile.
-mi dici cos'hai?
-metti in ordine
-non puoi avere sempre quella faccia
Erano le tre frasi più utilizzate quando rientravo.
Nemmeno un
-ciao Margot ti sei divertita?-
Nessuno me lo ha mai chiesto, tranne, forse, il mio cane mentre mi guardava negli occhi.
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