Capitolo 55 - Tradimento
Capitolo 55
-È ancora incerto, il numero delle vittime coinvolte nell'attacco terroristico di ieri, a Marsiglia. Un aggressione in piena regola, talmente inaspettata quanto efferata, molte delle vittime presentano traumi sconosciuti. L'Italia e la Germania hanno dato le loro piene disponibilità, per trovare i responsabili di quello che ai nostri occhi, è l'attacco peggiore alla Francia degli ultimi quarant'anni. Passiamo alla notizia successiva... -
Spense il televisore e sospirò, affranta. Quello era l'ennesimo telegiornale, che raccontava un attacco magico in piena regola e – da come la Guaritrice Lefebvre le aveva descritto, le ferite sui corpi delle vittime – dovevano essere coinvolti anche i vampiri. Quell'attacco era il peggiore degli ultimi cent'anni, una situazione delicata, che la metteva in cattiva luce agli occhi dei suoi elettori e del presidente Babbano.
-Madame Masson?-
Si voltò verso la sua segretaria, e dovette trattenere l'impulso di cacciarla. In quel momento voleva stare da sola, senza le innumerevoli domande del Journal du Sorcier o dei suoi collaboratori, i quali si affidavano totalmente a lei per avere risposte.
Come se potesse risolvere i divari, con gli ibridi.
Fece segno alla donna, di fare entrare i due ospiti e con un colpo di bacchetta, chiuse la televisione in un armadietto. Ci vollero pochi secondi, prima che Madame Maxime e Monsieur Lacroix, prendessero posto di fronte alla sua scrivania. Osservò la preside della scuola di Beauxbatons, che ci stava a stento nella sedia, e non poté fare a meno di sentirsi più sicura, avendola a fianco. Madame Maxime l'aveva accolta a undici anni ed era sempre stata al suo fianco, durante l'ascesa al Ministero. Monsieur Lacroix invece rappresentava l'élite magica parigina, braccio destro del suo avversario Lemaire, esso si era prodigato ad aiutarla, non appena era stata eletta. Doveva ammettere, che era stato un aiutante prezioso, soprattutto nei primi mesi della sua carica da Ministro ed in breve tempo, era divenuto il suo più grande consigliere.
-Marilou, ti vedo stanca.- osservò Olympe, con un'espressione comprensiva.
-Olympe,- disse Lacroix, ridacchiando. -con tutto quello che sta passando, è normale che la nostra Marilou sia spossata.-
Marilou, lanciò un'occhiata riconoscente a Lacroix mentre Olympe, arricciò le labbra in una espressione di irritazione.
-So bene che Marilou è sottopressione, ma non deve assolutamente ignorare la salute... e la famiglia.-
Il tono di Olympe non tradì nulla, tuttavia Marilou percepì da sola la frecciatina mandatale e contrasse le labbra, involontariamente. A che punto sono arrivata, pensò sconfortata, se Julien è arrivato al punto, di chiamare Madame Maxime, significa che il mio matrimonio è finito. Dai primi attacchi, Marilou non si era più mossa dal suo ufficio, facendolo diventare in breve tempo il suo appartamento. E questo, non aveva giovato al suo rapporto con Julien, ma non poteva farci nulla. La Francia aveva bisogno di lei.
-Marilou?-
La donna alzò lo sguardo su Monsieur Lacroix, che la guardava sorridendo comprensivo e sospirò, accantonando i pensieri su Julien almeno per un po'.
-Vi ho fatti venire qui, perché il Presidente della Repubblica francese, mi ha contattata.-
Nessuno dei due, parve troppo sorpreso da quella rivelazione anzi, da come la guardavano, sembrava che si aspettassero una notizia del genere. Solo lei, avrebbe preferito evitare una discussione, con quel Babbano. Non li aveva mai odiati, ma quell'uomo... avrebbe mandato in bestia chiunque.
-Mi ha minacciata di rinchiuderci tutti in galera, se non risolviamo la situazione.- spiegò, riuscendo a controllare il suo tono di voce. -Oltre al fatto che, mi ha accusata di essere un emerita incapace.-
-Devi provare a capirlo, cara.- disse Olympe, allungando la mano per prendere la sua. -È preoccupato per il suo popolo, come lo sei anche tu, per tutti noi.-
-È inaudito che uno come lui, ti abbia accusato in questo modo!- esclamò Lacroix, livido di rabbia.
-Uno come lui, Syrus?- chiese Olympe, assottigliando lo sguardo, verso l'uomo.
Syrus la ignorò e guardò Marilou negli occhi, facendosi più avanti sulla sedia, come se potesse ascoltarla meglio, dopo quel gesto. Marilou osservò prima Olympe, poi Syrus e si soffermò su quest'ultimo, trovando la tanto agognata comprensione che reclamava da mesi.
-Un Babbano come lui, Marilou, non potrà mai capire il lavoro che stai portando avanti, con tanta determinazione. Non deve combattere con gli ibridi, con i vampiri o con i satiri, semplicemente ha problemi ben più semplici dei tuoi.-
-Tutti i lavori hanno i loro problemi, Syrus.- ribatté Olympe, dura.
-Ma Olympe!- disse, voltandosi verso la preside. -È innegabile che la nostra Marilou,- continuò, lanciando un'occhiata alla donna, seduta dalla parte opposta della scrivania. -Ha problemi ben più difficili, da affrontare.-
Marilou annuì con vigore e sospirò nuovamente, chiamò la segretaria e le chiese di portare del tè per tutti quanti, aveva bisogno di una pausa anche solo di un minuto. Ma i suoi interlocutori non erano dello stesso pensiero, Olympe rispondeva a tutte le affermazioni di Syrus e quest'ultimo, controbatteva con ogni sua arma. Sicuramente, si disse, Olympe si sente presa in causa, essendo una gigantessa.
-Devo risolvere la questione, vi ho convocati per chiedervi consiglio.- disse, mettendo così fine alla loro discussione.
-È una situazione delicata, non c'è dubbio su questo,- osservò Olympe sospirando e Syrus annuì alle sue parole. -penso quindi, che dovresti chiedere aiuto ai nostri alleati.-
-Alleati?- sbottò Syrus. -Vuoi parlare con Caramell? Che è troppo impegnato a tenersi il suo posto di Ministro? O gli italiani? Che sono nella nostra stessa identica situazione?-
-Iniziamo allora una discussione con le creature coinvolte, apriamo i patteggiamenti.- disse Olympe, guardando Marilou.
-Come fai a parlare con loro? Sono dei disadattati!- ribatté Syrus, guardandola torvo.
-Sono disadattati perché noi, li abbiamo trattati come tali!- urlò Olympe, voltandosi di scatto verso l'uomo.
-Adesso basta!- esclamò Marilou, esasperata. -Syrus, tu cosa proponi, allora?-
Syrus accavallò le gambe e si mise più comodo sulla sedia, continuando a guardare il Ministro, con fare noncurante. -Penso, che dovresti fare delle leggi in più, dobbiamo togliergli tutta questa libertà.-
-Non credo sia la scelta più giusta.- s'intromise Olympe, guardando prima Syrus, poi Marilou. -Questo non farà altro che farli arrabbiare ancora di più e... -
-Ma per favore! Abbiamo visto che con le buone maniere, non si ottiene nulla.- l'interruppe Syrus, sbuffando irritato. -Marilou, fidati di me, dovresti essere meno indulgente... con creature del genere.-
Marilou, che fino a quel momento si era lasciata stringere la mano da Olympe, non riuscì a non notare l'occhiata di Syrus nei confronti della preside e allora capì, cosa il suo braccio destro volesse intendere. Sfilò la mano dalla presa della gigantessa e annuì, con espressione dura in volto, a Olympe non ci volle molto per capire che ormai era persa. Marilou concordava a pieno con Syrus Lacroix e nessuno, se non l'uomo stesso, avrebbe potuto convincerla del contrario.
-Olympe cara,- iniziò Marilou, senza guardarla in volto. -ti chiedo di uscire, ho bisogno di confrontarmi con Syrus.-
La preside di Beauxbatons, vide chiaramente il guizzo di soddisfazione che comparve, negli occhi di Syrus e arricciò le labbra irritata. Si alzò dal suo posto e si avviò alla porta, senza dare una risposta a Marilou, che sembrava impaziente di rimanere sola con l'uomo. La sua mano andò ad avvolgere il pomello ma prima di uscire totalmente di scena, si voltò verso i due, ancora seduti e pronti per rivedere le leggi sulle creature.
-Comunque, ti conviene contattare tuo marito, Marilou, prima che chieda il divorzio e... oh sì, oggi è il compleanno di Noèmie, se non vuoi farti odiare anche da tua figlia, è il caso che torni a casa.-
Il volto di Marilou sbiancò totalmente e Olympe dovette dare ragione a Julien. La donna, si era dimenticata del compleanno della figlia. La guardò con compassione, poi uscì, stando attenta a non sbattere la porta e si avviò a passo spedito in direzione degli ascensori, che portavano all'atrio.
Un pensiero le balenò in testa e sperò con tutta sé stessa, di non essere in ritardo.
Doveva contattare Silente, e doveva farlo subito.
~
Quando rimise piede a Beauxbatons, non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Quell'incontro era stato infruttuoso e interessante allo stesso tempo, non credeva che l'influenza di Syrus Lacroix su Marilou fosse così radicata ma doveva ammettere che, se non fosse stata lì, non si sarebbe resa conto della gravità della situazione. Alcuni suoi studenti la salutarono e ricambiò sorridendo, nel parco gli alunni del primo anno stavano imparando a volare e altri invece, erano impegnati in una lezione di Cura delle Creature Magiche. Li osservò per qualche istante da una delle finestre, poi decise di raggiungere il suo studio, con l'intenzione di scrivere una lunga lettera ad Albus. Si fermò di fronte al quadro della ballerina, questa fece un inchino e aprì il passaggio segreto, che dal corridoio del primo piano, portava direttamente al suo studio. Ogni piano del castello, aveva uno di questi passaggi, ignari a tutti meno che al preside. Olympe li usava spesso, aveva ammesso al suo primo anno da direttrice quanto fosse divertente per lei, spuntare alle spalle dei suoi studenti. Era a conoscenza, delle innumerevoli congetture, che questi facevano e non si poneva alcun problema, ad alimentare quelle leggende che la rendevano più forte di quanto fosse.
Arrivò nel suo studio, e si avvicinò alla propria scrivania con il parlottare dei quadri, di sottofondo. Si lasciò cadere sulla sedia e chiuse gli occhi, portandosi le mani sulle tempie.
-Novità, Olympe?- chiese uno dei quadri.
Riaprì le palpebre, e si voltò verso il soggetto, che le aveva rivolto la parola. Non si sorprese di avere tutti gli occhi dei quadri, puntati contro e fu costretta a raccontare tutto, nonostante il suo impellente bisogno di scrivere ad Albus. Non appena terminò di raccontare l'incontro di poco prima, li osservò uno ad uno e chiese loro, cosa ne pensassero.
-Beh una situazione difficile,- borbottò l'ex preside Chevalier. -ma non credo che Silente, possa darti chissà quale aiuto.-
-Concordo con Emile,- s'intromise l'ex preside Martin. -l'Inghilterra, ha già i suoi problemi con quell'idiota di Caramell e Silente, non ha più l'autorità per darci una mano.-
-E allora, cosa proponete?- chiese Olympe, stancamente. -Non ho molta scelta in proposito, potrei scrivere agli italiani ma sapete bene, che non sono così forti e i tedeschi, dopo gli ultimi accordi commerciali, non credo che saranno inclini ad aiutarci.-
Nessuno rispose e Olympe sospirò, affranta. Aprì il cassetto della sua scrivania, dove teneva le pergamene e annuì tra sé.
Albus Silente, era la sua ultima speranza.
***
-Lavanda Brown, sento che hai bisogno di parlarmi, raggiungimi dopo l'ultima lezione.-
Camminava a passo svelto, con i libri tra le mani e la borsa, che le pesava sulla spalla. Alyssa accanto a lei continuava a parlare, a fare congetture su Fiorenzo ma Lavanda, non la stava ascoltando più di tanto. Non che non si fidasse del suo giudizio, il problema era che dopo la scenata della Umbridge in Sala d'Ingresso, aveva paura che il suo potere venisse scoperto. Se l'anno prima, non era preoccupata più di tanto, con quella donna in giro per Hogwarts, non si sentiva più al sicuro. Superarono la Cooman, che stava urlando con una bottiglia tra le mani e arrivarono davanti l'ingresso, della nuova aula di Divinazione.
-Vedrai che andrà tutto bene, lui ti capirà.- disse Alyssa, sorridendole.
Lavanda annuì scettica e Alyssa le cinse le spalle con un braccio, per infonderle sicurezza.
-Se vuoi, rimango con te.- propose, notando il suo malessere.
-No,- rispose, scuotendo energicamente il capo. -vai da Nott, in fondo è da tanto che non state insieme.-
Alyssa annuì ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, la porta dell'aula si aprì e l'imponente figura di Fiorenzo, si palesò a loro con garbo.
-Lavanda Brown, entra, ti stavo aspettando.-
Lavanda sospirò e fece un passo avanti, per poi salutare l'amica ed entrare nella stanza. La porta si richiuse alle sue spalle e in un attimo, si ritrovò nel cuore della Foresta Proibita ma, a differenza di quella reale, non aveva paura anzi, la trovava molto rilassante.
Fiorenzo, la invitò a prendere posto a terra e così fece, seguendo l'esempio del Centauro.
-Allora, Lavanda Brown, finalmente ci conosciamo meglio.-
-Sì... però può chiamarmi solo Lavanda sà... non serve usare anche il cognome.-
-Il tuo cognome fa parte di te. Nelle tue vene scorre il sangue dei Brown e degli O'Byrne, grandi famiglie di veggenti e non vedo per quale motivo, dovresti nasconderlo.-
-Non è una cosa di cui andare fieri,- disse Lavanda, guardando il professore.
-La gente ha paura di voi, perché voi, sapete cosa succederà in futuro. E tutti, hanno timore dell'ignoto.-
-Fantastico, quindi per questo, uccidevano i veggenti. Ora che lo so, mi sento più sicura.- rispose, sarcastica.
-È normale avere paura, Lavanda Brown. Soprattutto per te, Minerva mi ha spiegato il tuo potere da Medium e so che Severus, ti sta insegnando l'arte dell'Occlumanzia.-
-Veramente... mi sta insegnando la Legilimanzia, ormai so chiudere perfettamente la mia mente, la apro soltanto quando voglio io.- rispose con tranquillità. -Di cosa voleva parlarmi?-
-Non vuoi stare qui, perché?- chiese il Centauro, guardandola negli occhi.
La ragazza, abbassò gli occhi e il Centauro capì, il problema della Grifondoro. Non si fidava dell'ultimo professore arrivato, soprattutto se preceduto dalla peggiore insegnante che Hogwarts, avesse mai avuto fino a quel momento.
-Non ti fidi di me, hai ragione.- Lavanda, alzò gli occhi di scatto imbarazzata e Fiorenzo, le sorrise affabile. -Non mi conosci e in fondo, non ho fatto nulla, per meritarmi la tua fiducia. Quindi ti propongo una cosa, Lavanda Brown, vieni qui ogni pomeriggio all'ora del tè e conosciamoci meglio.-
Lavanda sembrò pensarci per qualche secondo, il sorriso e gli occhi del Centauro sembravano sinceri ma una parte di lei, non voleva esporsi troppo con uno sconosciuto. Decise comunque di annuire, nonostante le sue reticenze.
~
La stava aspettando al parco del castello, sotto un tiepido sole che lo riscaldava, nonostante i giorni di pioggia passati. Non avevano trascorso insieme molto tempo e, doveva ammetterlo, questa volta era colpa sua. Alyssa gli aveva chiesto più volte di vedersi, per passare qualche ora insieme ma lui, aveva più volte declinato a favore dello studio.
A favore della compagnia di Lisa.
Doveva ammettere che la Corvonero, era un'ottima compagnia. Parlavano di tutto dalla letteratura ai giochi da tavolo che adoravano, si sentiva a suo agio quando parlava con lei e forse, era proprio questo il suo problema. Ma non lo avrebbe mai ammesso, di questo ne era certo.
Un movimento tra gli alberi della foresta, lo fece trasalire, tanto da fare istintivamente un passo indietro. Si calmò solamente quando tra i tronchi, riconobbe la figura di un Thestral, che pascolava indisturbato. Li aveva visti per la prima volta, durante la prima lezione di volo e quando Alyssa affermò di non vedere nulla, s'incuriosì a tal punto di chiedere al professore di Cura delle Creature Magiche. La scoperta di quelle creature e del motivo, per il quale lui le vedeva, non fece altro che farlo allontanare da loro. Non voleva avere niente a che fare con quelle bestie, che si palesavano a lui solo perché per pura casualità, aveva visto sua madre morire.
Li aveva odiati con tutto sé stesso, solo mesi prima, si era reso conto di star dando la colpa della scomparsa di Jerenie, a degli esseri innocenti. Da quando aveva smesso di sfogare la sua rabbia contro di loro, gli si era avvicinato, scoprendo quanto fossero amichevoli con gli umani.
Motivo per cui non ci pensò due volte e si avvicinò, stando attento a non fare troppo rumore, per non farlo irritare. Il Thestral si accorse di lui, solo quando gli fu accanto e si fece più vicino, per farsi accarezzare. Theodore, allungò la mano verso il collo rachitico e lo sfiorò delicatamente, sorridendo quando la creatura nitrì.
-Allora, avevo visto bene.- esclamò una voce alle sue spalle.
Theodore sorrise e si voltò, trovando Lisa a osservarlo confusa, e con un libro tra le mani. Il ragazzo, le fece segno di avvicinarsi e lei, colmò la distanza che c'era tra loro, con passi incerti. La ragazza, aguzzò la vista sulla mano di Theodore e quest'ultimo ridacchiò, notando la sua espressione.
-È un Thestral, non segui Cura delle Creature Magiche?-
-Assolutamente no, con uno come Hagrid, meglio studiare Divinazione.- rispose, con una smorfia.
-Un ragionamento più che giusto, direi.- disse ridacchiando. -Dai, avvicinati. Non fa nulla.-
-Certo... - esclamò scettica. -Solo... dov'è?-
Theodore si diede dello stupido, per non averci pensato, dopodiché le prese la mano e la avvicinò al muso del Thestral, che si mosse per poter lasciarsi toccare dalla ragazza. La ragazza sussultò e fece un passo indietro, con aria impaurita.
-I Thestral sono simili a cavalli alati,- le spiegò, sorridendo confortante. -Il loro problema, è che vengono visti solo da chi ha assistito, alla morte di qualcuno.-
Lisa sgranò gli occhi e aprì bocca per parlare ma non riuscì a dire nulla, troppo sorpresa dalle parole del ragazzo. Significava che lui, aveva visto morire qualcuno e quella rivelazione, la destabilizzò. Theodore si accorse, del cambiamento repentino in lei e le sorrise imbarazzato. Avrebbe dovuto immaginare quella reazione e invece, si era comportato come se niente fosse, facendola sentire inadeguata.
-Mi... mi dispiace.- mormorò, guardandolo negli occhi.
-Tranquilla, è passato tanto tempo ormai.- disse, sorridendole e si voltò nuovamente verso la creatura, la quale era tornata a pascolare indisturbata. -Sai, il Ministero li ha classificati come Creature Pericolose ma in realtà, sono docili. Sono ottimi per viaggi lunghi e in più, le loro crine vengono usate come nuclei nelle bacchette.-
-Wow, sei informato. Ti piacciono le Creature Magiche?- chiese lei, affascinata.
-Non mi dispiacciono.- rispose, facendo spallucce. -Con i Thestral, ho imparato da poco ad apprezzarli, prima mi ricordavano troppo mia madre.-
-È lei che hai visto...?- chiese Lisa, avvicinandosi a lui. Theodore annuì e lei gli posò una mano sulla spalla, incapace di dire qualcosa di sensato. Era la prima volta che il ragazzo si apriva con lei e, per quanto le facesse piacere sentire che il loro legame si stava consolidando sempre di più, non poteva non pensare a quanto avesse sofferto. -Posso accarezzarlo di nuovo?- domandò, sorridendo.
Il ragazzo annuì nuovamente e richiamò il Thestral a sé, la creatura si avvicinò con fare flemmatico e, non appena fu di fronte a loro, Theodore prese la mano di Lisa e la posò sul muso scheletrico dell'equino.
Non dissero niente, che riguardasse il passato del Serpeverde, preferirono parlare di altro.
Non si accorsero che qualcuno, aveva visto tutta la scena.
~
Era tornata al castello di corsa, dopo aver visto Theodore e Lisa chiacchierare, come se nulla fosse.
Come se lui in realtà, non stesse aspettando lei.
Era rimasta basita e continuava a rifletterci, mentre saliva le scale che portavano al settimo piano. Aveva bisogno di parlare con Lavanda, di chiederle consiglio e sì, anche di essere rassicurata. Si trattava di questo? Rassicurazione? Non lo sapeva neanche lei ma una cosa era certa, iniziava a comprendere quale fossero i sentimenti che Theodore aveva provato, mesi prima. Dalla fretta, mise male il piede proprio nel momento in cui le scale, stavano cambiando di nuovo. Perse l'equilibrio e sgranò gli occhi impaurita, ricordando troppo bene ciò che era accaduto anni prima. Ma non avvenne nulla, perché delle braccia la ripresero appena in tempo.
-Presa.- sussurrò il ragazzo, alle sue spalle.
Alyssa si appoggiò subito al corrimano e riprese equilibrio, il cuore le batteva all'impazzata dalla paura e dal sollievo, di essersela scampata.
-Grazie.- mormorò, tra un respiro e l'altro.
Terrence le sorrise e si mise accanto a lei, osservando le persone, che andavano e venivano per le scalinate principali.
-Hai un forte problema, con le scale.- esclamò il ragazzo, con tono allegro.
-Dal terzo anno ho una maledizione.- rispose lei, con un mezzo sorriso, prima di voltarsi verso di lui con un espressione curiosa. -Come mai salivi ai piani alti?-
-Ti cercavo,- rispose tranquillo. -ho corretto i tuoi compiti di Aritmanzia e in più, volevo darti il mio tema di Pozioni, perché non sono sicuro di alcuni passaggi.-
La scrutò attentamente e Alyssa, voltò lo sguardo imbarazzata. Non aveva voglia di parlare dei compiti, né tantomeno sfogarsi con lui, aveva bisogno di Lavanda.
-Stai bene?- le chiese, osservandola.
-Sì solo... cercavo Lavanda, ecco.-
-L'ho vista poco fa con Ginny Weasley e Hermione Granger, erano in Sala Grande.- le disse, continuando a guardarla.
La ragazza sbuffò e guardò l'androne delle scale, dove Lisa e Theodore, erano appena apparsi e sembrava proprio, che non si erano accorti di lei. Li osservò ridere e scherzare tra loro e strinse il corrimano, quando si rese conto che lui, se n'era andato dal parco senza preoccuparsi del suo arrivo.
***
-Nott, devi venire con me. La professoressa Umbridge, vuole parlarci.- esclamò Millicent, guardandolo. -Ah, Davies? Vuole anche te.-
Theodore alzò gli occhi dalla lettura e incontrò quelli di Tracey, che a differenza sua sembrava sapere, cosa la donna voleva da loro. Lasciò il libro, abbandonò il divano e si rese conto ben presto, che non erano gli unici ad essere stati richiamati. Anche Draco, Pansy, Blaise, Daphne e Astoria si stavano prodigando a uscire, dalla Sala Comune. In breve tempo, rimasero solo gli studenti più piccoli e Higgs con il suo amico, i quali osservarono con curiosità, Tracey scomparire nel passaggio. Il folto gruppo di Serpeverde si avviò su per le scale, Pansy chiacchierava con la Davies di cose futili e per la prima volta, si accorse di quanto le due erano diventate amiche negli ultimi tempi. Passarono di fronte alla Sala Grande e finalmente, riuscì a raggiungere Draco, il quale era diventato in un attimo il capo gruppo e li stava conducendo alle scalinate principali.
-Ma si può sapere, dove stiamo andando?- chiese, spazientito.
Draco lo osservò per un secondo, poi girò lo sguardo su Blaise. -Non gli hai detto nulla?-
Theodore si voltò verso l'interessato, che aveva smesso di parlare con Daphne e guardava i due, come se gli avessero appena rivelato qualcosa di importante. -Credo... beh sì... mi sono dimenticato.-
-Imbecille.- imprecò Draco, scuotendo il capo. -La Umbridge, sta creando un gruppo di studenti scelti da lei, personalmente. Questa sera iniziamo e non vedo l'ora, di prendere Potter!- esclamò, ghignando.
Il gruppo, si ritrovò ben presto nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, dove la professoressa Umbridge, li attendeva impaziente assieme ad una studentessa a lui sconosciuta, che si copriva il volto con le mani. Appena tutti furono dentro e Goyle, chiuse la porta, la donna sorrise melliflua e si mise davanti la cattedra.
-Ragazzi, come tutti voi sapete, vi ho scelto per un compito importantissimo, che vi darà crediti extra oltre che delle libertà in più, rispetto ai vostri compagni.- disse, non riuscendo a smettere di sorridere. -La signorina Edgecombe, ci ha dato una notizia di vitale importanza, per far fermare le attività illegali che da mesi, si protraggono a discapito della scuola e del Ministero. Questa sera, ragazzi miei, scoverete questo gruppo clandestino e finalmente, avremo giustizia!-
Lo scintillio nei suoi occhi, lo mise in allarme, soprattutto quando lo squadrò da capo a piedi, come se volesse dirgli qualcosa. Quello scambio di sguardi, durò giusto il tempo dell'applauso dei presenti, che non vedevano l'ora di iniziare. Accanto a lui, Lise e Astoria si sorrisero a vicenda e oltre le ragazze, Pansy sussurrò qualcosa a Tracey, che ghignò divertita. Theodore osservò quest'ultima con curiosità, ma prima che potesse pensare qualsiasi cosa, Blaise gli mise una mano sulla spalla e lo invitò a seguire Draco, il quale stava facendo da portavoce per organizzare i gruppi.
-Pansy e Daphne, Lise e Astoria, io e Blaise...- Draco pronunciò altre coppie ma Theodore non ci badò, fino a che non lo chiamò. -... E infine, Theodore e Tracey.-
I due si guardarono, Theodore con una smorfia mentre lei, con semplice diffidenza. Nessuno però diede peso a loro due, perché vennero invitati dalla Umbridge a muoversi, prima che Potter potesse scappare. In pochi secondi, l'aula si svuotò e i Serpeverde si sparpagliarono il più in fretta possibile.
-Andiamo al secondo piano.- esclamò Tracey, guardandolo.
-No,- rispose, voltandosi verso di lei. Se Potter aveva davvero organizzato un gruppo clandestino, doveva sicuramente farlo radunare vicino la loro Sala Comune. -meglio salire.-
Tracey non rispose e annuì, avviandosi verso le scale, con Theodore al seguito. Non proferirono alcuna parola, il ragazzo guardava lei con la stessa curiosità di poco prima, era troppo sorpreso di vedere Tracey Davies, chiacchierare amabilmente con Pansy e Daphne.
-Vuoi chiedermi qualcosa, Nott?- chiese lei, fermandosi ad aspettarlo.
Theodore aprì bocca per rispondere ma venne fermato da un ragazzino, che lo spintonò per correre su per le scale. -Hey, sta attento!- urlò ma lui non rispose, né si girò.
-Lascialo stare, è una primina sicuramente, scattano le nove e loro impazziscono dalla paura.- commentò lei sbuffando.
-Mi chiedevo come mai, ti sei unita a noi.- disse Theodore, ignorando il commento della ragazza.
-Non posso?- ribatté, osservandolo. -Anormale Davies non può fare qualcosa per fermare quel deficiente di Potter? No, Anormale Davies deve starsene buona in un angolino, giusto Nott?-
Theodore la guardò sorpreso, non aspettandosi di certo una risposta del genere, soprattutto da lei che nei mesi precedenti, l'aveva vista studiare con la Brown senza battere ciglio.
-Ti ho vista spesso, chiacchierare con Alyssa e la sua amichetta.- constatò il ragazzo, guardandola torvo. -Tutta d'un tratto, eccoti fare comunella con Pansy e Daphne, curioso non trovi?-
Tracey ridacchiò e incrociò le braccia al petto, divertita dalle parole del giovane che a differenza sua, non provava alcuna allegria nell'averla a fianco. -Alyssa e la Brown sono simpatiche, sarei un'ipocrita a dire il contrario, tuttavia questa loro cieca fiducia in Potter, mi manda sui nervi. Andiamo, come può uno come lui, che non è né intelligente né tantomeno bello, dire che Colui Che Non Deve Essere Nominato è di nuovo in giro? Vuole venirmi a dire, che Caramell è un cretino, e lui sa tutto? La Gazzetta del Profeta fa bene, a descriverlo come un pazzo.-
La ragazza terminò di parlare e Theodore la osservò per qualche secondo, giusto il tempo di rendersi conto che in fondo, lei aveva ragione. Alyssa non era il problema, il colpevole del cambiamento nella sua ragazza, era Potter e la sua smania di essere il Salvatore del mondo. Annuì e le indicò le rampe di scale, che mancavano al quinto piano. Salirono a passo svelto, Millicent doveva aver trovato qualcuno, perché urlò euforica ma né Theodore né tantomeno Tracey le diedero retta, si avventurarono per il quinto piano, senza aspettarsi di trovare qualcuno. Non si udiva nulla se non il rumore dei loro passi, che riecheggiavano nel lungo corridoio dove i quadri, si erano già messi a sonnecchiare. Voltarono l'angolo proprio nel momento in cui, una figura provava ad allontanarsi.
~
-Expecto Patronum.-
Un'aquila argentea volò sopra le loro teste, ma fu solo per pochi secondi, prima di diventare fumo e scomparire nell'aria. Alyssa osservò il punto in cui il suo patronus era scomparso e sorrise raggiante, nel constatare che era riuscita a emanarne uno, seppur per pochi secondi. Accanto a lei, Lavanda imprecava contro la sua bacchetta e Harry, le spiegava nuovamente come tenerla. Poco più in là, Anthony Goldstein osservava la scena soddisfatto di vedere la Grifondoro, non riuscire nel suo intento. Da quando i due si erano lasciati, Alyssa aveva scoperto quanto il ragazzo più bello di Corvonero, potesse essere infantile. Lanciava occhiatacce e non appena ne aveva la possibilità, la scherniva con qualche battuta di poco conto, dal canto suo Lavanda, era decisamente più matura di lui e lo ignorava con la classe, che la contraddistingueva.
-Complimenti, Alyssa.- esclamò Ginny, avvicinandosi a lei. -Chissà come mai proprio un'aquila.- le sussurrò all'orecchio, divertita.
Alyssa ridacchiò e aprì bocca per rispondere ma si fermò, quando il portone della Stanza delle Necessità, si aprì e si richiuse in così poco tempo, da pensare di averlo soltanto immaginato. Ma non fu così, perché un elfo con un cappello variopinto sul capo, si avvicinò di corsa a Harry, con sguardo impaurito.
-Dobby ma cosa... cosa succede?- chiese Harry, sorpreso di averlo lì.
Alyssa e Ginny si guardarono per un attimo, quanto bastava per far correre l'elfo contro il muro, per punirsi. Harry, alzò gli occhi al cielo e lo riprese per la collottola, prima che si facesse male sul serio.
Nella sala c'era una quiete surreale, rotta solo dai singhiozzi di Dobby, e da qualche bisbiglio.
-Harry... Harry Potter... lei... lei...-
-Chi è lei? La Umbridge?- chiese Harry, pur sapendo la risposta.
Alyssa sgranò gli occhi sorpresa e si guardò attorno, notando che Marietta non c'era. Non attese oltre, afferrò Ginny per un braccio e disse a Lavanda di seguirla, quando furono alla porta, Harry urlò a tutti di fuggire. No, no cavolo no! Pensò, mentre correva fuori dalla stanza assieme agli altri, impauriti quanto lei.
-Correte, forza!- disse Alyssa, indicando le scale della Torre di Grifondoro ma rallentando la corsa.
-E tu? Dai vieni!- esclamò Ginny, guardandola sorpresa.
Alyssa scosse il capo e corse dalla parte opposta, contro ogni sua previsione però, Ginny la seguì e in breve, si ritrovarono giù per le scale che portavano al quinto piano.
-Aspettate, ci sono anch'io!- urlò Lavanda, dietro di loro.
-Ma perché diavolo siamo...?-
Un rumore di passi, la fece fermare di botto e anche le altre, seguirono il suo esempio, impaurite. Alyssa trattenne il fiato, mentre questi si facevano sempre più vicini, si calmò solo nel momento in cui si accorse che quella camminata, non era della Umbridge. Infatti poco dopo, Euan comparve alla fine del corridoio, correndo a per di fiato.
-Signori...-
-Scappa Euan! Non farti vedere, forza!- l'interruppe la ragazza indicandogli le scale.
Euan non se lo fece ripetere due volte e corse su per i gradini, sotto lo sguardo sorpreso di Ginny e Lavanda. Degli altri passi la misero in allarme, si voltò di scatto verso la fine del corridoio e, prima che lo sconosciuto apparisse da dietro l'angolo, spinse le due amiche nell'aula vuota di Babbanologia e chiuse la porta.
~
Incontrò gli occhi scuri di Alyssa e si fermò di colpo, al contrario di Tracey che invece le si avvicinò, con la bacchetta puntata contro. Lei aveva lo sguardo di chi, era stato appena beccato in flagranza e una rabbia cieca, lo invase. Si avvicinò a passo lento e senza tener conto, di ciò che la sua compagna di casa stava urlando a quella che, fino a poco prima, la credeva innocente.
-Quando saremo ad Hogwarts, io e te rimarremo amici qualsiasi cosa accada!-
-E se il cappello magico ci divide?-
-Per prima cosa, non lo farà, ma se dovesse capitare, cosa cambierà? Amici siamo ora e lo saremo anche a scuola.-
Camminava lentamente, si allargò il nodo della cravatta e con la mano libera, prese la bacchetta dalla tasca interna della toga, tenendola comunque puntata sul pavimento.
-Buon compleanno, Theo!- urlò Alyssa, porgendo un pacchetto fatto con carta stropicciata. -Lo abbiamo incartato io e mia nonna senza magia, non è uscito benissimo, ma spero che ti piaccia!-
-Ti prego, dimmi che non è l'ennesimo Piccolo Pozionista.- mormorò Theodore, prendendo il pacchetto dalle mani dell'amica.
-No, tranquillo.- rispose, sbuffando. -Anche se non capisci i giochi belli, questa volta ti piacerà da matti!-
Il bambino aprì la confezione e, non appena la scatola del nuovo modellino in scala dello stadio da Quidditch della Scozia si presentò, sorrise felice.
Pochi passi lo separavano da lei, che non dava più retta a Tracey e lo fissava di rimando, con la sua espressione indifferente che lui tanto apprezzava. Se fino al giorno prima, si sarebbe immerso in quegli occhi scuri con la speranza di non uscirne più, in quell'istante voleva soltanto che questi scomparissero.
-Ricordi il nostro primo incontro?-
-Sì.-
-Pensavo, che tu fossi completamente fuori di testa.-
Lei rise amaramente e lui, la osservò con malinconia. Ammirava la neve di febbraio, cadere sul parco e di tanto in tanto, si sfiorava il guanto. Non lo sfilava mai.
-Adesso tu, vieni con me.- disse Tracey, con tono sprezzante e afferrò la Grifondoro dal braccio, per portarla dalla Umbridge.
-No.-
Le due ragazze, lo guardarono sorprese ma lui, le ignorò. Si avvicinò e spintonò la sua compagna, in maniera tale che lasciasse Alyssa. Si guardarono negli occhi per un secondo, dopodiché strinse le proprie dita attorno al suo polso.
-Questa Traditrice del suo Sangue, la porto personalmente dalla Umbridge.-
~
Non provò neanche a giustificarsi, Tracey la controllava alle sue spalle mentre Theodore, le stringeva il polso e trascinandola, come se avesse paura che lei, potesse fuggire. Non sarebbe scappata, avrebbe affrontato le conseguenze dei suoi gesti a testa alta, come sempre. Ai piani superiori i Serpeverde avevano trovato altri ragazzi, infatti nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, trovò Justin Finch-Fletchley e Susan Bones e un'altra ragazza, che si nascondeva il viso con le mani e piangeva convulsamente. Doveva essere sicuramente Marietta, vedendola lì avrebbe voluto urlarle contro ma non poté dirle nulla, perché non appena la Umbridge la riconobbe, sorrise radiosa.
-Oh Black, adesso ci penso io a te.-
***
Erano passati alcuni giorni, da quando la Umbridge aveva scovato il gruppo clandestino di Difesa Contro le Arti Oscure, organizzato da Potter ed era diventata preside di Hogwarts, subentrando a Silente. Dell'ormai ex preside non si sapeva nulla, storie assurde giravano tra gli studenti e tra le più gettonate, c'era quella di aver tramortito gli uomini di Caramell, con un semplice cenno di mano. A Terrence non interessava nulla di tutto quello che era accaduto, era solo sorpreso del comportamento della sua migliore amica, la quale faceva parte del gruppo d'Inquisizione indetto dalla Umbridge. Le era stato accanto comunque, nonostante le occhiatacce di Lavanda e gli altri, era certo che a Tracey tutte quei cenni di scherno non interessavano, solo l'indifferenza di Terry la metteva in soggezione ma non aveva ammesso nulla.
Non lo avrebbe mai fatto.
-Non ho ancora capito come mai, sei entrata in questo gruppo di rincretiniti.- disse Andrew, accanto a lui. -Andiamo, Tiger e Goyle sembra che abbiano sbattuto la testa da piccoli, come fai a stare con loro.-
Tracey ridacchiò ma non rispose e Terrence sbuffò, spostando lo sguardo sul resto della Sala Grande. Appena vide la figura di Alyssa, si prese del tempo per osservarla. Scoperta l'esistenza del gruppo di Difesa, la coppia più famosa di Hogwarts si era lasciata e Theodore Nott, aveva consegnato la sua ex ragazza direttamente nelle mani della Umbridge. A differenza degli altri studenti membri dell'ex E.S., Alyssa aveva un'aria malaticcia perenne e da che ne sapeva, la ragazza era finita ad avere punizioni più severe. Nessuno sapeva di cosa si trattava.
Lavanda fece segno ad Alyssa di uscire e le due si alzarono dal tavolo di Grifondoro, nello stesso istante in cui Tracey lasciava quello di Serpeverde, seguita da Andrew e Terrence.
-Ma Megan non doveva stare con noi?- chiese Tracey, avviandosi all'uscita. Andrew non rispose ma abbassò lo sguardo a terra e la ragazza, lo osservò indifferente. -Non vuole che io ci sia, vero?-
-Devo ancora convincerla, che tu non sei come quegli esaltati, con cui vai in giro.- disse a mo' di scuse.
La ragazza annuì e uscì, nello stesso istante in cui le due Grifondoro, stavano facendo lo stesso. Tracey guardò Lavanda ma questa, la trucidò con gli occhi, mentre Alyssa, la ignorò e basta.
-Lavanda...- disse Tracey, guardandole. -non pensavo, che voi faceste parte di quello stupido gruppo!-
-Hai sentito, Alyssa?- chiese Lavanda, continuando a fissare Tracey.
-Sì.- annuì Alyssa, girandosi finalmente verso di loro.
-Una stronza sta parlando.- dissero all'unisono, senza staccare lo sguardo dalla Serpeverde.
Le due Grifondoro non attesero oltre e si avviarono verso le scale principali, Tracey fece spallucce e se ne tornò nei sotterranei, senza proferire parola ai due amici.
~
ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccoci qui! Ben due settimane di ritardo ma qui, devo dire che ho la giustificazione. Purtroppo ho avuto non pochi problemi in questo periodo e in più, la scorsa settimana ci sono stati gli Eurovision ed io stacco tutto, in quel periodo. Essendo poi il primo Eurovision del mio fidanzato, capite bene che l'ho dovuto istruire su tutto!
Per fortuna, sono riuscita a terminare questo capitolo, che mi ha prosciugato tutta l'ispirazione. Un capitolo importante, dal punto di vista della storia principale e anche dal punto di vista "romantico". Forse nessuno si aspettava che la coppia si dividesse e, ad essere onesta, non doveva capitare quantomeno non ora. Tuttavia, mi sono messa nei panni di Theodore: io perdonerei le innumerevoli bugie del mio fidanzato?
La risposta che mi sono data è stata: no.
Curiosi del paragrafo ambientato in Francia? Ve lo aspettavate? Adesso, sono curiosa di sapere le vostre congetture in proposito! Sorpresi di Tracey? Ve lo aspettavate che la nostra Davies in realtà è così?
Ho terminato ciò che volevo dire, ci vediamo nei commenti.
Al prossimo capitolo,
_L_Black_
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