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Capitolo 19

Le luci della sala illuminavano la stanza come se fosse giorno. Gli ospiti varcavano l'entrata, emozionati e impazienti di cominciare le danze. Risa e sorrisi invadevano l'aria con atmosfera gioiosa e con la voglia di mostrare i propri abiti da ballo e le loro maschere raffinate. La maggior parte di loro si era complimentata con il Duca per gli eventi di quella insolita riunione. Molti erano arrivati con la concezione di non sapere bene cosa aspettarsi, ma ne erano rimasti piacevolmente impressionati e finire l'ultimo giorno della riunione con una festa in maschera era stato il tocco finale. Tutto ciò che Richard aveva desiderato ardentemente ottenere, da quella riunione, si era avverato. Ma nonostante ciò non riusciva ad esserne entusiasta. Troppi avvenimenti avevano cambiato il suo modo di pensare.Adesso, rimuginò mentre s'inoltrava in mezzo alla gente mascherata, l'unico suo pensiero era quello di proteggere i suoi ospiti e di risolvere la situazione attuale. Aveva incaricato tutte le sue guardie affinché girassero intorno alla proprietà, tenendo gli occhi bene aperti. In una serata piena di allegria lui si sentiva un pesce fuor d'acqua. L'unica cosa favorevole, in quella situazione, era il sapere Julia lontana da lì. "Richard." Riconoscendo la voce della sorella, si voltò verso di lei con un sorriso di apparenza. La vide avvicinarsi insieme al marito, entrambi mascherati per l'occasione. Crystal, vestita d'azzurro con piccoli fiori tappezzati al corpetto e alle maniche, sembrava una fanciulla alle prese con la sua prima stagione, se non fosse stato per il pancione che si trovava addosso. La sua maschera era dello stesso colore del vestito, risaltava la capigliatura nera. In effetti, pensò aggrottando la fronte, con quella maschera addosso, Crystal gli ricordava Cédric. Avrebbe potuto confonderla per la sorella del bandito, invece che la sua. Infondo erano cugini. "Va tutto bene Richard? Sembri parecchio teso." La voce di David, anche lui vestito elegantemente in abito nero e maschera argentata, lo riportò alla realtà riconcentratosi sulla coppia. Fortunatamente la maschera indosso nascondeva parte del suo viso e la sua espressione. Crystal lo fissò intensamente per qualche secondo e lui si sentì a disagio sotto il suo esame. Se c'era qualcuno che poteva indovinare cosa pensasse, quella era sua sorella. Per questo cercò di distrarla come poteva. "Stai molto bene, Crystal. La tua maschera è molto particolare." Davanti a quel complimento, la donna non poté fare a meno di sorridere. "Grazie, potrei dire lo stesso di te, dato la tua scelta." Commentò, indicando la maschera di Richard, completamente nera. "Se non volevi farti notare hai fallito. Con i tuoi capelli dorati e i tuoi occhi, hai solo risaltato il tutto con il nero della maschera." L'altro alzò le spalle, con indifferenza ma contento nel notare di essere riuscito nel suo scopo. "Non ho avuto il tempo di pensare alla mia maschera ed era ormai troppo tardi per farla decorare." Spiegò, per poi lanciare un'occhiata veloce in giro, senza riuscire a trattenersi. Non si sentiva a suo agio e aveva sempre la sensazione che qualcuno lo stesse osservando. David non mancò di notarlo, e fissò il cognato attentamente. "Tesoro, penso di aver visto La Marchesina Fontaine." Crystal fissò il marito, sorpresa, guardandosi poi in giro in cerca della donna. "Dove?" Chiese, speranzosa d'incontrare una sua amica con cui fare quattro chiacchiere. L'uomo le fece segno con la testa in una direzione precisa. "Eccola, sta parlando con altre dame."                                                                                                     "Devo assolutamente salutarla. E' da molto tempo che non la incontro. Scusatemi." Disse velocemente la donna, dirigendosi dalla sua conoscente.                                                                           Richard non emise un suono, immaginando quali fossero le intenzioni del Conte. "So perfettamente cosa hai da dirmi." Lo anticipò, Richard. L'altro sorrise, beffardo. "Ah sì, allora saprai cosa voglio sapere." Il suo sguardo divenne subito dopo serio. "Dovremmo preoccuparci?" Il Duca sospirò, per poi guardarsi ancora una volta in giro. "Onestamente? Penso proprio di sì."                                                                                                                                                         

"Sono così agitata."                                                                                                         "Non devi. Sei un incanto e nessuno potrà riconoscerti, vedrai." La rassicurò Carole.   Julia, dubbiosa, si guardò per l'ennesima volta allo specchio. L'abito con le dovute modifiche, le stava a pennello. Continuava ad essere un po' datato ma nessuno avrebbe fatto caso dato la festa in questione e poi il vestito era di ottima fattura e nessuno avrebbe potuto dubitare la sua nascita da nobile. Per quanto avesse lavorato nella sua vita, non sarebbe mai riuscita a confezionarsi un abito dal tessuto così delicato e raffinato. I capelli le erano stati acconciati come mai prima d'ora, sollevati in una crocchia morbida con delle ciocche sul davanti che posavano delicatamente sul viso, valorizzando ancor di più i suoi lineamenti e i suoi occhi. Si sentiva eccitata e intimorita allo stesso tempo dall'individua che vedeva riflessa. Era lei eppure non riusciva a riconoscersi.                                                         Ora che ci pensava, cosa sarebbe successo alla fine di quella storia? Quando tutto si sarebbe risolto, cosa avrebbero fatto? Richard l'avrebbe perdonata e se sì, che decisione avrebbe preso su di loro? Ed eventualmente cosa avrebbe fatto lei?                               Vedendole il viso perplesso e pensoso, la cuoca la guardò attraverso lo specchio, rivolgendole un sorriso materno. "Sta tranquilla andrà tutto bene. Ricorda, il futuro è importante, ma conta molto di più il presente."                                                                                     Julia sgranò gli occhi, dalla consapevolezza. Era vero, che importava in quel momento di ciò che sarebbe successo in futuro? L'importante in quel momento era vivere il presente e adesso, l'unica cosa che voleva, era vivere i momenti che poteva passare con lui. Per il futuro, si vedrà.                                                                                                                                                   "Grazie Carole, sei stata fondamentale per me. Sotto tutti i punti di vista." Le mormorò, lanciandole uno sguardo di gratitudine, attraverso lo specchio.                                           L'anziana donna sorrise di rimando, per poi cambiare espressione come se avesse avuto un illuminazione. "Oh, quasi dimenticavo." Mise una mano dentro la tasca del suo grembiule. Ne estrasse un piccolo fermaglio per capelli, con una perla al centro. "Una dama non può andare ad un ballo, senza un gioiello. Sai è un regalo di mio marito, prima che morisse." Spiegò con un sorriso nostalgico. Julia fissò l'oggetto e poi la donna, sorpresa. "Carole, non posso prenderlo. Non me lo perdonerei se dovessi perderlo. E' un oggetto troppo prezioso per te." La donna allora, alzò la mano sbuffando. "Sciocchezze, sono sicura che te ne prenderai cura e poi sono anni che non lo metto ed è un vero peccato. Non è molto ma è sempre meglio di niente." Detto ciò, glielo mise sopra la crocchia. Il gioiello valorizzò ancor di più l'acconciatura.                                                                                                                                             Julia si voltò verso di lei, con gratitudine. "Ti ringrazio davvero tanto, per tutto quello che hai fatto per me." E, istintivamente, l'abbracciò. Da quando era lì, oltre a Richard, non aveva avuto con nessuno un rapporto così stretto da potersi permettere gesti d'affetto. Ma a poco a poco, si era fatta dei nuovi amici e con alcuni di loro si era creato un forte legame, ed era anche per loro che doveva fare ciò.                                                                                                           La cuoca, non abituata a quei gesti d'affetto, le diede due buffetti sulla schiena a mo di ricambiò all'abbraccio. "Su, basta stringerci o si sgualcirà l'abito." Disse poi sbrigativa, staccandosi da lei e prendendo la maschera. "Continuo a pensare che questa maschera non sia adatta all'abito, ma è evidente che non abbiamo molta scelta." Commentò rassegnata, mettendogliela e legandola da dietro, col nastro.                                                                                  Julia si guardò allo specchio, ed effettivamente la maschera risaltava molto ma allo stesso tempo sarebbe stato difficile riconoscerla. Chi avrebbe mai pensato, d'altronde, che una governante si stesse intrufolando in un ballo dell'alta società?                                                               L'idea, anche se era ancora preoccupata, l'eccitò moltissimo e soprattutto aveva un gran desiderio di vedere Richard. Tutte quelle emozioni dovevano essere sfruttate affinché le dessero il coraggio per affrontare la serata che le si poneva di fronte.                                                 "Bene." Si voltò verso la donna, sorridendo più sicura. "Iniziamo."                                                       Carole aprì la porta, esitante e guardandosi intorno. Era essenziale che non ci fosse nessuno. Fortunatamente tutta la servitù era impegnata per lo svolgimento della festa. "Via libera, andiamo." L'avvisò la donna, velocemente. Entrambe passarono attraverso il corridoio dell'ala della servitù, quasi correndo. "Non ho più l'età per certe cose." Disse Carole, col fiatone. Julia non poté trattenere una piccola risata. "Prendila come se stessi inseguendo Roger per una delle sue frecciatine." La incoraggiò.                                                    "Ah! La sì che ho fiato da vendere!" Vantò la donna, scatenando un'altra risata della giovane.                                                                                                                                                                                 Finalmente, superarono l'ala e il rumore, della gente che camminava per i corridoi, cominciò ad arrivare alle orecchie delle donne. Rallentarono le loro camminata e Carole si affrettò a controllare che tutto fosse a posto sull'abito e l'acconciatura della ragazza. "Magnifica, magnifica! Puoi andare adesso senza di me. Devo correre in cucina e verificare che stia andando tutto a posto."                                                                                                                               Julia assentì con la testa. "Va bene, vai pure. Ti ringrazio ancora per l'aiuto dato e vedrai che verrete tutti ripagati per le vostre buone azioni."                                                                             Carole divenne seria, mentre ascoltava la giovane. "Ascolta Julia, non so cosa esattamente è successo tra te e Sua Grazia, ma se c'entra qualcosa, con tutto ciò che è successo fin'ora, voglio che tu non faccia sciocchezze." La raccomandò, con sguardo deciso. "Questa situazione ha già coinvolto tanta gente per bene, non me lo perdonerei mai se dovesse capitarti qualcosa."                                                                                                         Julia sorrise, commossa dalle sue parole di preoccupazione per lei. Non poteva dirle tutto, perché era sicura che l'avrebbe fermata, ma cercò di rassicurarla. "Stai tranquilla, non commetterò qualcosa che possa nuocere voi, o me." Non poteva dirle altro. Aggiungere qualcos'altro sarebbe stato mentirle.                                                                                                                La donna la fissò, probabilmente non proprio convinta, ma annuì alla fine. "Vado, o prenderò l'idea di seguirti. Fai attenzione." Detto questo si allontanò, diretta verso la cucina.                                                                                                                                             Julia sospirò profondamente, prima di dirigersi verso la sala.         Mentre percorreva il corridoio, cercò di tranquillizzarsi e di non far crescere la tensione che sentiva a dosso. Ma era davvero un'impresa e se ne rese conto quando vide due gentiluomini, anch'essi mascherati, poco più avanti chiacchierare. Dopo un profondo respiro, camminò con maggior scioltezza per non sembrare rigida e in tensione. Attraverso la maschera poté notare l'interruzione dei due che le lanciarono delle occhiate incuriosite. Sperò profondamente che non avessero qualche dubbio sulla sua identità.                                   Ma notò, con sollievo, che il loro era più uno sguardo curioso per comprendere se la conoscessero tra i tanti ospiti, che di sospetto.                                                                                       Posso farcela, pensò più risoluta, per poi continuare a camminare fino ad arrivare alla soglia della sala. Fissò intorno a sé, sentendosi come un pesce fuor d'acqua. In quei giorni era stata spesso nell'altra sala con gli ospiti, ma nelle vesti di governante. Adesso lei era un ospite, certo sotto copertura, ma pur sempre un ospite!S'inoltrò in mezzo alla gente, cercando di non dare troppo nell'occhio. Il suo unico obbiettivo era quello di vedere Richard.                                                                                                                "Mi concede questo ballo." Julia s'irrigidì sul posto. Si voltò lentamente verso colui che la importunava. Un gentiluomo, dalla maschera più vistosa che avesse mai visto, con una piuma di pavone al centro come ornamento finale, aveva avvicinato la mano aspettando la sua. Julia cercò di trovare una scusa plausibile per andarsene. "Scusate monsieur, ma purtroppo mi vedo costretta a rifiutare. Dovrei raggiungere delle persone." Era una scusa banale, ma in quel momento la sua immaginazione non era al massimo. Fece per dargli le spalle e andarsene, ma venne afferrata per mano da lui. "Non abbiate così tanta fretta. Siamo in una festa dopo tutto e non si può voltare le spalle a una scintilla che potrebbe emettere un fuoco." Disse in tono, a dir troppo, carezzevole. Ma cosa diavolo stava farneticando? Pensò Julia, tra l'essere infastidita e divertita. In quel momento aveva ben altro a cui pensare che a un damerino con un gusto eccentrico riguardo al vestiario, tanto quanto il suo linguaggio. "Mi dispiace monsieur, ma a quanto pare dovrete accendere quel fuoco da solo." Cercò di togliere la mano dalle sue ma lui la teneva ben salda e, a meno che non voleva sembrare maleducata, doveva trovare un'altra maniera per liberarsi del tipo. Intanto l'altro continuò con le sue frasi, piene di romanticismo e poesia. "Vi ho vista, nel momento stesso in cui avete varcato l'entrata, la vostra bellezza fuoriusciva anche attraverso la vostra maschera. I vostri capelli, dalle sfumature rosse dorate, sembravano danzare attraverso la luce del lampadario di cristallo, illuminandovi ancor di più."           Quel tizio era un'idiota. Era l'unico pensiero che in quel momento saliva nella mente di Julia, ascoltando quelle frasi piene e variopinte di esagerazione, e ringraziò la maschera che nascondeva in parte il suo sgomento. Se questo era il suo modo di corteggiare le fanciulle, comprendeva la necessità di certune nel cercarsi un amante, dopo essersi sposate.                                                                                                                                                                              L'uomo, avvicinò la sua mano alle labbra, baciandogliela. "Le vostre mani sono così delicate che chiedono solamente protezione. Un uomo che vi protegga, ecco di cosa avete bisogno. Permettermi di farlo almeno questa sera e vedrete che sarà difficile per voi, rifiutarmi in seguito." Tubò lui.                                                                                                                                 Era un perfetto idiota, confermò Julia dentro di sé. Non credeva di averlo visto tra gli ospiti alla riunione, pensò cercando di ricordare, un tipo del genere sarebbe stato difficile da non riconoscere. Al pensiero delle sue mani, per niente delicate, si trattenne a stento dal ridere. Le mani di Julia avevano qualche callo per via dei continui risciacqui con acqua fredda nel lucidare stoviglie, non erano certo delicate come quelle delle giovani che affollavano la sala. Erano mani che avevano lavorato, inizialmente per aiutare sua madre, poi per sopravvivere per se stessa, e adesso si trovava in una sala circondata da damerini e donne dell'alta società che non avevano alzato un peso che non fosse un bicchiere o un libro. Eppure, quella era la vita di Richard. Quel pensiero s'insinuò nella sua mente come un serpente che si stringeva al suo cuore fino a volerlo stritolare.                                                               Fino a pochi giorni fa, niente sembrava scalfire la sua mente sull'idea di stare con lui. Lo amava e niente avrebbe potuto cambiare la realtà. Ma anche quella era la realtà, pensò oscurandosi in viso.                                                                                                                                                   Era vero, sua madre era una cameriera quando sposò il Duca, ma Richard aveva altri obbiettivi. Voleva che suo padre fosse orgoglioso di lui e che riportasse il suo buon nome all'antico splendore, prima di Lucien. Lei sarebbe stata d'intralcio al suo obbiettivo. Per quanto potesse provare un sentimento per lei, anche se ora come ora era molto improbabile, quanto poteva valere?                                                                                                          "State bene? Sembrate piuttosto pallida..." La voce dello sconosciuto varcò la sua mente e lei si ritrovò per un momento disorientata. Fece un passo indietro, scontrandosi con una cameriera che in quel momento stava servendo degli ospiti accanto a loro. La poveretta, nel tentativo di non far cadere i delicati bicchieri di cristallo sul suo vassoio, ottenne l'effetto contrario. Si creò un piccolo caos, attirando l'attenzione di molti ospiti intorno a loro. Fu la volta buona per sfuggire alla presa dell'uomo e allontanarsi velocemente da lì. "Mademoiselle."                                                                                                                                                                 Ignorando il richiamo dell'uomo, Julia camminò più velocemente possibile, per non dare nell'occhio correndo, volendo in quel momento stare da sola. Si avvicinò verso la porta finestra e non appena uscì poté rallentare. Si avvicinò ad un vaso enorme messo all'angolo dell'entrata. Si mise dietro esso, poggiando la schiena e facendo respiri profondi. Aveva bisogno di solitudine.                                                                                                                                                     Perché ne era rimasta così sconvolta? Dopotutto lo sapeva, no? Sapeva che non poteva esserci futuro per loro, neanche risolvendo i problemi del suo passato. Ne era sempre stata consapevole, anche se per un po' aveva preferito negare la realtà.Lei era diversa. Non faceva parte di quel mondo.                                                                                                                                     Poteva aver vissuto una vita a guardare i loro modi, i loro gesti, il loro modo di pensare. Ma non sarebbe mai stata come quella gente. Si mise una mano sopra la maschera, sentendo un gran bisogno di toglierla. Era come se stesse soffocando, con la consapevolezza che se anche avesse tolto quella maschera, un'altra, invisibile, le avrebbe coperto il suo vero volto, se avesse deciso di creare un futuro con Richard. Si era così tanto fatta coinvolgere dalle emozioni che aveva portato, quel nuovo sentimento a lei sconosciuto, da farle dimenticare tutto intorno a sé. Compresa la realtà.

Dei passi leggeri risuonarono nel pavimento, fino a che non vide una donna passare quasi di fianco a lei. Le dava le spalle e nella posizione dov'era adesso Julia, nascosta tra il grande vaso e la parete, non poteva vederla. La donna si voltò leggermente col viso, verso i giardini e Julia poté notare i suoi lineamenti delicati anche se coperta dalla maschera di pizzo rosa confetto, come il suo abito. I suoi capelli erano chiari il che la rendeva, insieme al suo vestiario, una porcellana tanto delicata da rischiare di rompersi da un momento all'altro. Improvvisamente la donna, forse percependo la presenza di un'altra persona, si voltò verso di lei, cogliendola in fragrante mentre stava nascosta dietro il vaso. Sentendosi ridicola, si allontanò velocemente dal vaso, arrossendo e avvicinandosi a lei. "Scusatemi, non volevo spiarvi ma stavo solo cercando..." No, s'interruppe a disagio, cosa poteva dirle? Che stava in un angoletto come una bambina perché aveva bisogno di calmare i suoi tumulti interiori? La fanciulla, da prima sorpresa, le sorrise. "Cercavate un po' di solitudine?" L'aiutò lei.Julia sgranò gli occhi, colta di sorpresa. L'altra sorrise, prima di fare un gesto con la mano verso le balaustre. "Che ne dite di cercare un po' di solitudine, insieme?" propose poi la donna. "Comprendo che entrambe preferiremmo diversamente, ma se ciò non è possibile, favorisco una compagnia simile alla mia che altra." E così dicendo si avvicinò ai parapetti, lasciando a Julia la libertà di seguirla o andare via. Inizialmente, fu tentata di non seguirla, per evitare qualsiasi eventuale problema. Ma in quel momento sentiva davvero l'esigenza di godere dell'aria fresca della notte, prima di entrare in sala, e dedusse che ritornare nel suo rifugio temporaneo, dietro all'enorme vaso, non era più considerabile. Facendo un profondo respiro, andò verso la donna. Poggiò le mani sulla balaustra, sentendo la brezza notturna sul viso. Rimase lì, accanto alla fanciulla, per molti minuti, godendo del silenzio della notte disturbato solo dalle lievi voci e musica provenienti della sala. Diede una sbirciata alla donna al suo fianco e notò che teneva gli occhi chiusi, godendo anche lei del momento. Come se stesse cercando di dimenticare anche lei i suoi pensieri, almeno temporaneamente.                                                                                   "E' un posto davvero magnifico, non trovate?" Julia sussultò, colta di sorpresa. La ragazza aveva parlato continuando a tenere gli occhi chiusi. "Sì." Bisbigliò lei, in risposta. "E' un luogo speciale." Mormorò, e lo pensava davvero. Vivendo da sempre in una città caotica come Parigi, era difficile non apprezzare la quiete e lo stile di vita calmo e rilassato di quel luogo.                                                                                                                                                                                       "Sarà difficile tornare alla vita normale." Disse l'altra donna, aprendo gli occhi, verdi, notò Julia. "Questo posto lo conserverò sempre nei miei ricordi più belli, e tristi." Mormorò l'ultima parola senza una nota d'emozione.                                                                                                       Julia la fissò, rimasta perplessa dalle sue parole. "Se è un luogo che vi piace così tanto, credo non avrete problemi a ritornare qui. Probabilmente Sua Grazia organizzerà presto un altro evento del genere."                                                                                                                                     L'altra scosse la testa. "E' probabile, ma io non credo riuscirei a tornare." A quella frase, in Julia venne un pensiero terribile e, istintivamente, mise una mano su quella della donna. "State forse male? E' per questo che avete questo pensiero?"                                                                  La donna la fissò sorpresa dal gesto, poco consono a una signora. Rendendosene conto, Julia ritirò in fretta la mano arrossendo per l'imbarazzo. "Scusate." Mormorò impacciata, dandosi della stupida. Le dame non davano sfoggio di effusioni in pubblico figuriamoci con una nobildonna, come doveva esserlo la donna che le stava di fronte. Ecco un altro gesto che spiegava il perché non fosse adatta per quell'ambiente.                                                                   L'altra ragazza, invece di essere sgomentata dal suo gesto impulsivo, le sorrise. "No, la mia salute è a posto." Lo sguardo tornò verso il cielo. "Il fatto è che sono infatuata del Duca." Bisbigliò.                                                                                                                                                                               Julia riuscì a stento a trattenere un sussulto. Si voltò verso di lei fissandola come se la stesse vedendo realmente adesso. Poteva essere...                                       La Contessina Isabelle Mureau?      Non poteva essere che lei, decise Julia, ancora incredula di trovarsi davanti proprio la ragazza. I capelli biondi e il fisico minuto e delicato e il portamento di una vera signora, non poteva essere che lei. In quel momento si sarebbe data volentieri dei colpi in testa. Accidenti, tra tutte le donne che presenziavano alla festa doveva incrociare proprio lei? Non che le fosse in qualche modo spiacevole, tutt'altro. In quella settimana aveva avuto modo di vederla molto spesso e in realtà la trovava molto incantevole. Così adatta per Richard.                                                       "Vi ho per caso sconvolta, Mademoiselle?" La voce della fanciulla la riportò alla realtà e Julia dovette aspettare qualche secondo per trovare la risposta. "No, assolutamente. Il vostro è un sentimento puro e non può che essere lodato per chi lo ammette con tale innocenza." Mormorò, col cuore stretto.                                                                                                               L'altra non sembrò esserne lusingata delle sue parole, ma neanche infastidita. Si limitava a stare in silenzio. Per quanto le riguardava, poteva andare bene e cercò una scusa qualsiasi per allontanarsi gentilmente. "A me non importa essere lodata per la mia sincerità." Disse improvvisamente la donna bionda. "Volevo davvero che il Duca si accorgesse di me. Mi ha attratto fin da subito." Spiegò.                                    Julia non ne dubitava. Era consapevole del fascino di Richard e in fondo persino lei ne era rimasta attratta fin dalla prima volta che l'aveva visto, nonostante la prima impressione avuta su di lui.                                                                                                                                                                     La giovane continuò a parlare, non facendo caso se Julia la stesse ascoltando o no. Forse stava aspettando un momento opportuno per dire e sfogare ciò che sentiva dentro. "Sapete, i suoi occhi mi hanno ricordato il mio primo amore d'infanzia." Un sorriso dolce, spuntò sulle sue labbra, segno che ricordava ancora con affetto quei momenti. "Aveva gli stessi suoi occhi e forse è iniziato tutto da loro. Ho provato a far comprendere le mie intenzioni al Duca, ma sono una persona molto timida."

"Vi siete basata solo sui suoi occhi? Questo vi è bastato a capire che provavate un infatuazione per lui?" Non riuscì a trattenersi dal domandare, Julia alla Contessina.

Quest'ultima esitò un attimo su cosa rispondere, prima di parlare. "Bè, in realtà... i suoi occhi non mi avevano colpito tanto per il loro colore insolito, ma per ciò che mi avevano trasmesso." Sembrava incerta, e Julia non riuscì a resistere dal porle altre domande. Voleva capire. "Quindi mi state dicendo, che non vedevate altri il lui che il ricordo del vostro giovane amore?"

Il suo silenzio la rese ancora più impaziente. "Allora?" La incitò.                                              "Forse avete ragione. Certo Sua Grazia ha il suo fascino ed è molto gentile, ma penso che principalmente sia nato tutto dai suoi occhi che mi ricordavano tanto quel vecchio amore." Alzò le spalle con indifferenza. "Sono davvero una sciocca. Infatuarmi di una persona per questa banalità. Bè, in fondo è sempre più di quanto potrei trovare nel mio futuro marito." Rise, ma la sua era una risata, poté percepire Julia, piena d'amarezza. "Dovrei cominciare a stare con i piedi per terra e trovare un uomo che abbia semplicemente una buona situazione sociale e finanziaria, come desiderano i miei genitori, invece che continuare a inseguire sogni di una bambina."

"No, non è così!" Disse decisa Julia, stufa di sentirle dire quelle sciocchezze. "Non c'è niente di male a seguire un sogno e se quel sogno è trovare l'amore perso in tenera età allora dovete continuare la vostra ricerca. Il vostro modo di pensare cinico non è corretto nei vostri confronti e in quelli del sentimento che provate." Poi il suo sguardo si addolcì. "L'amore è un sentimento bellissimo, non si può imitare e cercare qualcuno che assomigli alla persona con cui l'avete provato. Vale molto più di questo. L'ho capito a mie spese." Poi si avvicinò alla fanciulla, così tanto da stare ad un palmo da naso. "Mademoiselle." Pronunciò, guardandola negli occhi, cercando di trasmetterle tutto il suo incoraggiamento. "Non dovete arrendervi, cercate il vostro amore d'infanzia e non lasciate che nessuno vi intralci nella vostra ricerca. Non sposate un uomo che non amate perché l'amore da gioia, e dolore allo stesso tempo, ma è una sensazione talmente bella e meravigliosa che vale la pena di essere vissuta almeno una volta nella vita." Dichiarò con enfasi.

Rendendosi conto che stava tenendo la donna per le braccia, si staccò in fretta arrossendo per l'imbarazzo e maledicendo la sua impulsività. "Scusatemi ancora. Mi sono fatta prendere dall'impulsività, non volevo in alcun modo essere invadente o inopportuna..."Interruppe lo scorrere, senza freno, delle sue parole sentendola ridere di gusto. Penserà che sia una pazza entrata alla festa senza essere invitata, il che non era del tutto falso, rifletté preoccupandosi Julia.

L'altra, dopo essere riuscita a trattenere la sua ristata, la guardò con le guance arrossate, visibili anche se per lo più coperte dalla maschera. "Non c'è niente per cui dovete scusarvi. Siete una persona molto spontanea ed è una cosa affascinante. Non si vede spesso."                 I suoi occhi brillavano di sincera simpatia nei suoi confronti.

Julia si sentì più a suo agio davanti alla sincerità del suo viso, anche se un po' dubbiosa sulle sue parole. "Scusate se dubito, ma credo che la mia spontaneità non sia condivisa dalla società." Rendendosi conto che la sua frase poteva insospettire la donna, cercò di rimediare in fretta. "Sono una vicina del Duca, la mia residenza è qui vicino e quindi non sono abituata a stare in mezzo a tanti membri dell'alta società."

"Comprendo il vostro disagio. Anch'io, nonostante sia da sempre circondata da gente dell'alta società, sento a volte la sensazione di essere soffocata dalle loro regole."            Julia rimase sorpresa da quelle parole. "Voi, vi sentite soffocare." Ripeté, come una sciocca.

L'altra annuì. "Penso che un po' tutti, chi più chi meno e a prescindere dal suo titolo, sente a volte il desiderio di fuggire da questa atmosfera. Come se una catena invisibile ci legasse senza riuscire a comprendere come sganciarla da noi stessi." Commentò alla fine con uno strano sguardo scuro, per poi ritornare a schiarirsi e sorriderle come se nulla fosse. "Ma penso che quando c'è di mezzo l'amore, tutto sia più sopportabile. A proposito." Il suo sguardo s'illuminò. "Voi non mi avete detto ancora niente, su voi stessa. Avete qualche spasimante o qualcuno che vi interessi in modo profondo?"

Julia arrossì, non dimenticando mai con chi stesse parlando. "Ecco, ci sarebbe una persona. Ma anch'io ho diversi problemi da risolvere con lui." Commentò a disagio. La contessa le lanciò uno sguardo incuriosito. "Ne siete innamorata?"

"Penso proprio di sì. A volte mi rende furiosa, altre volte sa essere esasperante e in più di una occasione ho desiderato picchiarlo e andarmene." Il suo sguardo si addolcì, nel pensare ai momenti assurdi come quelli chiusi in cantina o al loro primo incontro, quando aveva cercato in qualche modo d'intimorirla. E ricordò anche quando l'aveva aiutata a superare il ponte, in preda al terrore e di quando le aveva parlato di sua madre e della serra che teneva con gran cura. Come, con i suoi gesti dolci e sicuri, fosse riuscito a farla entrare in acqua per la sua prima lezione di nuoto dopo tanti anni, per poi subentrare nel loro momento di passione e amore. "Ma non c'è alcun posto dove vorrei restare, se non con lui." Mormorò, sentendo quelle parole più sincere che mai.

La Contessina aveva ascoltato ogni sua parola e in quel momento la fissava con una nuova luce negli occhi.

"Contessina Mureau!" Entrambe le donne sussultarono al richiamo. Proveniva poco lontano da loro, dall'entrata della porta finestra, dove una donna vestita con abiti semplici ma di buona fattura, stava guardando verso di loro. La Contessina fece un gesto con la testa alla donna, prima di rivolgersi a Julia con sguardo dispiaciuto. "E' la mia Dama di compagnia, mi ricorda che ho dei doveri da seguire, devo andare." Per la prima volta, fu la fanciulla a chiedere un contatto con Julia prendendole la mano, tra le proprie. "Sono molto contenta di aver fatto la vostra conoscenza e di aver fatto questa bella chiacchierata con voi. Anche se ancora non so chi siete."

La contentezza iniziale per Julia, si rivelò sgomento nel sentire l'ultima frase della donna. "Bè... essendo un ballo in maschera mi sembra giusto mantenere il segreto, almeno per stasera."

L'altra rise di gusto. "Ma voi avete già scoperto chi sono."

"Sì ma in fin dei conti vi ho appena conosciuto, quindi è come se non avesse importanza, lo dimenticherei subito. Come vi ho già detto, sono una vicina di Sua Grazia, avremo modo di rivederci domani con le nostre vere identità." Improvvisò.

L'altra alla fine annuì. "Va bene, comprendo la vostra riservatezza. Ricordate però, che mi farebbe davvero piacere fare una chiacchierata con voi." E le sue parole parvero sincere anche a Julia, che si sentì lusingata. "Lo farebbe anche a me." Mormorò solamente. L'altra sembrò accontentarsi della sua risposta, perché poco dopo si allontanò diretta dalla sua Dama di compagnia. Ma poi si bloccò, voltandosi di nuovo verso di lei. "Continuerò la mia ricerca, costi quel che costi." Disse piano, sorridendo.

Julia ricambiò il sorriso. In fondo era davvero una ragazza adorabile e, a prescindere da tutto ciò che era successo, le augurava di continuare a sperare e di trovare un giorno l'uomo di cui era innamorata. Anche lei doveva mettercela tutta e non arrendersi. Restò ancora un po' all'esterno, fissando le piante e gli alberi che invadevano i giardini anche se non emettevano il loro solito fascino a causa della poca luce permessa dalla luna. Un rumore di foglie mosse, attirò l'attenzione di Julia che si guardò in giro cercando di identificare il rumore. Proveniva dai giardini.

Forse qualcuno dei domestici stava gironzolando lì per curiosare. All'improvviso, una sagoma scura apparve in mezzo a dei cespugli.                                                                                             Julia inizialmente sussultò. Chi poteva essere?

Cercò di inquadrarlo ma la scarsa luce era un problema. La sagoma si mosse, e Julia poté riconoscere delle gonne. Una donna.

Ma cosa ci faceva una donna sola, fuori dalla sala? Forse per prendere un po' d'aria come lei, aveva preferito allontanarsi un po' di più. La vide muoversi verso il labirinto delle siepi. Oh no, se s'inoltrava la dentro avrebbe avuto delle difficoltà ad uscirne. Senza pensarci più di una volta, raggiunse le scale e scese fino a inoltrarsi nei giardini, diretta verso le siepi. Si avvicinò all'esterno di esse e non vide alcuna traccia della donna. Che fosse già entrata?

"Madame?" Provò a chiamarla, ma non ottenne risposta. Riprovò ancora, ma niente. L'ultima volta che era entrata lì, era per cercare dei pennuti e non ricordava certamente tutto il sentiero. Il suo primo giorno al castello.

Sembrava passato un eternità, invece che poco più di due mesi. Ma lei era cambiata, tanto.

"Ma non la mia impulsività. Non posso certo lasciarla lì dentro da sola." Commentò, sospirando. Dopo una minima esitazione, decise alla fine di inoltrarsi lì dentro. Camminò per i vari corridoi, non sapendo esattamente quale direzione prendere e quale si. "Madame, siete qui?" Provò a richiamare la sua attenzione. "Vi ho visto andare in questa direzione, se mi sentite dite qualcosa." Ma l'unico suono che sentì, fu il bubolare di un gufo. Come diavolo era riuscita a mettersi nei guai, anche in quella situazione?

"Come sarebbe a dire scomparsi'" Richard fissava il suo maggiordomo, incredulo. "Che significa dannazione! Voglio parlare con il Capo delle guardie." Ordinò.

Il Maggiordomo si mise davanti a lui per fermarlo,a disagio. "Mi ha chiesto lui d'informarvi della scomparsa di alcune sue guardie ma stanno già perlustrando la zona. Ha chiesto esplicitamente di non interferire e che se ci saranno delle novità verrà avvertito immediatamente."

Richard imprecò, furioso. "Dannazione! Sapevo che c'era qualcosa che non andava." Fissò l'uomo di fronte a lui, con sguardo deciso.

"Devi avvertimi di ogni cosa, mi hai sentito bene? Ogni informazione deve arrivare alle mie orecchie, anche la più insulsa." L'altro annuì, serio e preoccupato in viso, per poi fare un inchino e andarsene. Anche Richard si diresse dentro la sala, con la testa piena d'apprensione. Non appena lo aveva visto avvicinarsi in sala, i suoi sensi si erano immediatamente messi sull'attenti, presagendo cattive notizie. E infatti non si era sbagliato. Cinque delle guardie assegnate alla sorveglianza del castello erano scomparse. Segno che i suoi nemici stavano per dare il via al loro piano studiato in quelle settimane con astuzia e precisione. Mise una mano sulla tempia, sentendola pulsare. Non ce la faceva a stare lì a godersi la festa mentre la situazione la fuori stava precipitando. "Avete visto quella donna? Non credo di conoscerla."

"Se per questo neanch'io, non credo sia stata con noi, in questa settimana. Forse è una vicina del Duca."

Era proprio ciò che aveva bisogno in quel memento, pensò Richard infastidito, delle pettegole. "Bèh ha un abito insolito, ma data la festa in tema potrebbe anche andare. Non credo sia in compagnia." Dedusse una delle donne. "Sembra essere arrivata da sola. Tu pensi di riconoscerla?"

"Non credo di averla mai vista, ma devo ammettere che ha dei capelli particolari. Di un castano ramato splendido, tendenziali al rosso." Commentò ammaliata, anche se controvoglia, la compagnia di pettegolezzi.

Richard sentì mancargli il respiro. Era assurdo il solo pensarci!

No, non poteva averlo fatto, pensò sconcertato al solo pensiero che i suoi sospetti fossero reali. Ma la descrizione del colore dei capelli della donna... Accidenti, aveva incontrato in quella serata tante donne con i capelli rossi. Ma quelli erano di un colore particolare, ed era una delle cose che l'aveva attratto... di Julia. Sollevò il viso, cercando di guardare nella direzione dove le donne stavano indicando con la testa, tra loro. Rimase con la bocca asciutta, davanti a ciò che vide. Una fanciulla, in abito di fine tessuto dal color verde scuro, camminava in giro tra gli ospiti e, anche attraverso la maschera dal colore rosso acceso, riusciva benissimo a individuare il suo disagio e il fatto che si sentisse spaesata in quel luogo. I suoi capelli, acconciati in modo raffinato, splendevano di vita propria. La vide voltarsi verso la sua direzione e Richard sentì un battito del cuore mancargli. Attraverso la maschera riuscì a vedere i suoi occhi verdi. Li avrebbe riconosciuti ovunque.

Era possibile che fosse davvero lei? No, Julia era andata via, gli era stato detto che era andata via con la carrozza subito dopo aver aiutato a sistemarla. La sua servitù non gli avrebbe mentito, o sì?

Dannazione! L'agitazione prese il sopravvento, ma cercò di calmarsi all'apparenza, essendo circondato da gente. La vide uscire e lui decise di avvicinarsi leggermente alla portafinestra, aspettando il momento in cui sarebbe rientrata per guardarla da vicino.

Restò lì per un bel po' di minuti ma, al passaggio di diversi ospiti, non vide entrare la donna dalla maschera rossa. Ormai impaziente, decise di uscire e di improvvisare una conversazione con lei e se non fosse stata Julia, se lo augurava con tutto il cuore, si sarebbe allontanato con una qualsiasi scusa. In fondo era il padrone del Castello ed era un suo dovere parlare con gli ospiti.                              Non appena uscì però, non la vide. La terrazza era deserta.
"Madame."                                                    Sentendo la voce, Richard si guardò in giro, ma nella terrazza non c'era nessuno. "Madame." Questa volta Richard riuscì a cogliere il suono e guardò verso i giardini. Il buio, e i vari alberi e cespugli rendevano difficile intravedere qualcuno. "Dannazione." Scese velocemente le scale e si guardò intorno. Alla fine la vide, poco lontano da lui, la donna che cercava, stava di fronte all'entrata del labirinto di siepi. Si guardò intorno, aspettandosi qualcuna delle guardie in giro, ma non ne vide nemmeno una. "Che significa?" Bisbigliò a se stesso, perplesso. Perché non c'era nessuno da quelle parti? Strinse i pugni, sentendo la tensione salire, per poi guardare verso la donna che in quel momento stava per entrare dentro il labirinto. Inveendo, per l'ennesima volta, corse verso quella direzione, togliendosi la maschera di dosso e lanciandola a terra. Chiunque fosse, era in pericolo.

"Ma dove sarà." Mormorò stancamente Julia, all'ennesimo corridoio chiuso. Aveva girato per un bel po', continuando a chiamare la donna senza ottenere la minima risposta. "Sto cominciando a pensare di essermelo immaginato." Disse spazientita. Il rumore di passi, interruppe i suoi pensieri. Che sia lei? Uscì in fretta dal corridoio chiuso, guardandosi intorno. Non c'era nessuno.

Un momento, se fosse stata davvero lei avrebbe dovuto sentire i suoi richiami già da un bel po' e avrebbe risposto. Un brivido di paura percorse la sua schiena. E se non fosse così?

Cominciava a rendersi conto della sciocchezza fatta. Ma come le era saltato in mente di entrare lì dentro, inseguendo una perfetta sconosciuta, conoscendo la situazione attuale?Stupida impulsività!

Doveva ragionare e non lasciare che la paura sovrapponeste in lei. Cercò di fare il minimo rumore e di ascoltare ogni singola cosa che avrebbe potuto aiutarla.

Camminò lentamente, facendo dei respiri brevi ma profondi per controllare l'ansia che sentiva a dosso. Improvvisamente uno scricchiolio, di un ramo spezzato, mise all'erta la donna. Si tappò la bocca con le mani per trattenere un gemito di paura. Avrebbe giurato che il rumore provenisse dalle sua spalle, ma non aveva il coraggio di voltarsi.                                 Se era davvero così c'era una sola cosa da fare. Correre più veloce che poteva!

E fu quello che fece, senza voltarsi mai, sentendo il cuore battere all'impazzata. Girò a destra e dopo a sinistra, non sapendo dove stesse andando.. L'unica cosa che voleva era uscire di lì.                                                                                                                                                                             Emise un gemito di paura, sentendo in lontananza un rumore di passi dietro di lei. Oh no!

Aumentò la velocità, per quanto le gonne glielo consentissero. Però riusciva a sentirlo sempre più vicino.                                                                                                                                                       Urlò per la paura, quando sentì una grande mano afferrarle la spalla. "No!"                             "Julia!"                                                                                                                                                                         Julia sgranò gli occhi, bloccandosi sul posto. Si voltò verso chi la teneva stretta, col fiato affannato.

Richard era di fronte a lei, bellissimo in abito da sera, con gli occhi blu profondi che in quel momento la stavano fissando dritto negli occhi. "Sei tu, non è vero?" Le domandò, anche lui col fiatone per la corsa. Julia non riuscì a parlare. Aveva fatto tutto questo con l'intenzione di parlargli, di spiegargli del perché delle sue bugie e di avergli nascosto la verità sul bandito. Ma ora si rendeva conto della assurdità fatta, travestirsi come una dama, infiltrarsi lì dentro per poi cosa? Aveva solo peggiorato la situazione, facendo in più allontanare Richard dai suoi ospiti in una delle serate più importanti per lui. Ghise gli occhi, sentendosi una sciocca. Richard strinse ancor di più la presa, senza però farle male, sentendo invece il suo calore sulla spalla. "Ti prego, dimmi se sei tu. Anche se io ne sono sicuro. Potrei riconoscerti su mille altre."

A quel punto, Julia aprì gli occhi e incrociò il suo sguardo, sentendo un apprensione sul petto. "Sì, sono io. Mi dispiace tanto, io volevo parlarti e non ho trovato altre idee che queste e..." Stava per cominciare a parlare, senza riuscire a frenare, quando venne presa alla sprovvista sentendo le sue braccia forti circondarla, fino a stringerla a sé e rivendicando le sue labbra in un baciò che le fece mancare il respiro per la sorpresa e per l'emozione. Il loro bacio fu appassionato, esigente, come se ne avessero avuto bisogno come l'aria e finalmente ne stessero godendo. Julia, lo circondò con le braccia, sentendosi felice. Lì, in quel labirinto di siepi, dove nessuno immaginava dove fossero in quel momento, isolati da tutto e tutti, si sentiva più che mai felice.

Dopo essersi staccati, da un bacio che sembrò essere durato per ore, Richard non la lasciò comunque, slacciandole invece il nastro che teneva la sua maschera e togliendola dal suo viso. Julia lo fissò, sentendosi a disagio, quasi nuda senza la maschera, invece lui le stava sorridendo. "Adesso ti riconosco." Mormorò, baciandole la fronte. Julia chiuse gli occhi, sentendo il cuore sciogliersi, e prendendole il viso tra le mani. "Potrei cambiare d'abito e diventare da una serva a una donna elegante e sofisticata in apparenza, ma resterei comunque io." Mormorò, per poi oscurarsi in viso. "Mi dispiace che a volte, il mio essere così me stessa, mi porti a fare delle scelte sbagliate." Disse riferendosi a ciò che era successo. Richard le scostò una ciocca dei suoi capelli dalla fronte, in una lieve carezza. "Non c'è niente di cui devi scusarti. Ti ho accusato ingiustamente, per il dolore e anche per il mio orgoglio, per qualcosa dove tu non hai fatto altro che essere te stessa." Si accigliò, guardando in basso. "In realtà, sono io che dovrei scusarmi con te." Vedendo la sua espressione perplessa, si spiegò. "Ho lasciato che il mio passato coinvolgesse anche il mio presente e così anche il mio futuro." Il suo sguardo era perso in un punto a caso, senza visualizzare qualcosa in particolar modo. "Non parlo solo per ciò che è successo riguardante me, ma anche per i miei genitori, soprattutto mio padre. Il mio unico pensiero è stato quello di onorare il nome dei Duval e così rendere mio padre orgoglioso di me. L'uomo che per me era, sotto tutti i punti di vista, perfetto in tutto ciò che faceva e che niente potesse scalfirlo. Mi sbagliavo." Prese le mani della donna e le strinse a sé, sopra l'anello della madre. "Il tuo essere te stessa, ti rende perfetta ai miei occhi."

Julia, sentì il cuore sciogliersi dall'emozione e rimase sorpresa. "Richard." Non riusciva ad emettere un suono. Richard, notando il suo silenzio, rise. "Anche se preferirei moderasti il tuo essere impulsiva." Commentò, guardandosi intorno. "Sei entrata qui al buio e sola senza pensare alle conseguenze del tuo gesto, considerando che non conosci per niente la strada dell'uscita."

Sentendo quella frase, Julia ricordò perché era finita lì e cominciò a guardarsi intorno. "In realtà c'era un ottimo motivo. Ho visto una donna attraversare il labirinto ma nonostante la chiamassi per fermarla, non ha mai risposto e stavo provando a cercarla." Richard la guardò, dubbioso. "Julia, trovo molto difficile pensare che una donna s'inoltri qui dentro, a parte te s'intende." Scherzò, ma s'interruppe non appena sentì un rumore dietro di sé, voltandosi e proteggendo istintivamente Julia dietro di lui. Quest'ultima guardò verso quella direzione, sopra le spalle di Richard, incuriosita e intimorita allo stesso tempo. L'ombra di una persona apparve, prima di sbucare fuori da una degli androni della siepe. Entrambi sgranarono gli occhi alla vista dell'individuo. "Angel!" Fu la prima a parlare Julia, staccandosi da Richard e fissandola a bocca spalancata. "Eri tu prima? Perché non ti sei fermata quando ti ho chiamato?" L'altra non emise un suono, si limitava a tenere gli occhi bassi. "Angel." Julia provò a chiamarla cercando una reazione da lei che non trovò. Anche Richard fissava la situazione, sconcertato.

Improvvisamente, la fanciulla cominciò a singhiozzare, mettendo le mani sul viso. Julia rimase ancor di più sbalordita e si voltò verso Richard, altrettanto sconvolto. In Julia entrò il timore che qualcuno l'avesse in qualche modo importunata. Si avvicinò a lei di qualche passo. "Angel, sta calma, se è successo qualcosa noi ti aiuteremo" S'interruppe allorché, la vide alzare il viso, ancora bagnato di lacrime, fissandoli quasi con sguardo... di chi si sentiva colpevole. "Mi dispiace."                                                                                                                                Sia Julia che Richard rimasero bloccati sul posto. Angel aveva parlato!

Richard, a quel punto, non resistette più. "Cosa diavolo sta succedendo?" Tuonò. Anche Julia stava per porle delle domande ma rimase paralizzata allorché sentì delle risate lievi invadere l'aria. Subito dopo, un uomo alto quanto Richard, se non di più, uscì dallo stesso androne dov'era sbucata Angel, mettendosi alle sue spalle. Teneva una maschera sul viso. "Buona sera, Madame." Mormorò, con voce rauca l'uomo.

Julia fissò Angel che stava immobile, bianca come un lenzuolo, ma non sembrava per niente sconvolta dall'intruso. "Cosa..." Non riusciva a parlare.

"Julia allontanati da lì!" Le gridò Richard, mentre stava per estrarre qualcosa da sotto la giacca. Ma venne fermato da qualcuno dietro le sue spalle. Julia vide altri due uomini dietro di loro, afferrarono Richard e cercarono d'immobilizzarlo entrambi. "Richard!" Urlò spaventata. Era stata tutta una trappola, si rese conto sconcertata. "Come hai potuto farlo!" Urlò a quel punto ad Angel, che non alzò mai lo sguardo. Richard si dimenava con tutte le sue forze, mentre i due uomini cercavano di piegarlo al loro volere. Julia corse verso di loro, ma la mano di quell'omone l'afferrò per il braccio, bloccando la sua corsa. "Lasciami!" Urlò quasi senza fiato, mentre provava a graffiarlo con l'altra mano, ma lui fu più veloce e le afferrò entrambe le braccia, stringendole tanto forte, da farla gridare dal dolore. Richard, vedendola maltrattata, divenne a ancora più rosso in viso, dimenandosi con ancora più violenza. "Lasciala immediatamente!" Un colpo potente da dietro la testa lo colse di sorpresa, facendolo accasciare e boccheggiare, incapace di respirare.

Guardando la scena, Julia sbiancò in volto. "Richard!" Urlò, impaurita che fosse morto, vedendo la sua immobilità. Vide i due uomini lasciarlo cadere a terra, per poi voltarsi verso di loro. "Potremmo benissimo finirlo qui e nessuno si accorgerebbe di niente." Julia sussultò al solo pensiero.

L'omone, che la teneva saldamente, scosse la testa. "Sapete le direttive del Ragno, noi abbiamo altro da fare. Gli altri?" Chiese dopo. Uno di loro, anch'egli col viso coperto, indicò il castello. "Stanno per procedere. Dovevano togliere qualche pulce fastidiosa."

Il Ragno? Chi era? Colui che aveva organizzato il tutto e se fosse così, cosa c'entrava Angel? Tutte quelle domande si affollavano nella mente confusa di Julia, senza trovare una risposta esaustiva. L'omone in tanto si rivolse proprio a Angel. "Chiama gli altri e avvertili di raggiungere il Ragno. Sbrigati, prima che gli altri comincino." Le ordinò. L'altra annuì solamente, voltandosi e uscendo da lì. Julia non riusciva a credere ai suoi occhi. Guardò Richard, steso a terra immobile. "Angel!" Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. "Come hai potuto? Tante persone ne hanno sofferto, tante ne sono morte e tante ancora ne moriranno! Come puoi far parte di questa atrocità?" Fissò la sua schiena, rossa in volto. La vide fermarsi, ma non si girò. "Non ho altra scelta." Julia strinse i denti, furiosa. "C'è sempre una scelta!"

"Adesso basta!" Disse imperioso l'uomo che la teneva. "Abbiamo per te in servo qualcos'altro." Detto questo cominciò a tirarla lontana da lì. Ma Julia non gli lasciò vita facile, agitandosi con furia. "Angel, pensa a quello che stai facendo! Puoi scegliere di cambiare, basta solo che tu lo voglia davvero." Cercò di tappargli la bocca, ma avendo due mani era al quanto difficile, mentre lei si agitava a più non posso. "Non lasciare che le cose del passato anneriscano il tuo cuore. Puoi ancora cambiare le cose!"

"Smettila e sta zitta!" Urlò uno di loro, per poi colpirla alla tempia. Il colpo arrivò potente e Julia, nell'aprire gli occhi vide dei punti neri comparire davanti a sé. L'ultima cosa che vide fu la schiena di Angel che si allontanava sempre di più, lasciandola sola con loro.

Julia!                                                                                                                                                                                           Si svegliò di soprassalto, sbattendo le palpebre più volte. Un dolore lancinante colpiva la sua testa e fece per alzare la mano ma non ci riuscì, il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi. "Dannazione." Inveendo, grugnì per lo sforzo di alzarsi da dov'era sdraiato. Si guardò intorno e poté notare di essere all'interno del labirinto. All'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, ciò che era successo gli apparse davanti agli occhi. La festa, l'imboscata, Angel e il suo tradimento... Julia! Si sollevò del tutto, ma gemette dal dolore sentendo poi la testa girargli. Dov'era adesso?

Improvvisamente, sentì delle urla, rumori.... Il castello!                                                                         Corse fuori dal labirinto, in preda alla paura, non facendo caso a ciò che sentiva colare dal collo e il dolore alla testa. Riuscì a intravedere molta gente in terrazza, agitata e tesa, mentre molti dei soldati stavano correndo in varie direzioni. Traballò con le gambe, sentendosi indebolire ad ogni passo, mentre li raggiungeva. Uno dei soldati fu il primo ad accorgersi della sua presenza. "Ma quello è il Duca!" Chiamò il collega, incaricandolo di chiamare il loro capo, prima di raggiungerlo. "Vostra Grazia, cosa vi è successo?"       Richard non rispose, in quel momento aveva altro per la testa. "Cosa è successo?"

Il ragazzo, agitato, spiegò la situazione in fretta. "Qualcuno ha cercato di sabotare la festa, sparando diversi colpi di pistola a caso, scatenando paura e agitazione tra gli ospiti."

Richard s'irrigidì, sconcertato da quelle parole. "Qualcuno è rimasto ferito?" Chiese pensando alla sorella incinta e il cognato.

L'altro scosse la testa. "Nessuno, fortunatamente. E' stato un vero caos e abbiamo avuto diverse difficoltà a raggiungere la sala, con gli ospiti che correvano spaventati verso l'uscita. Oltre questo, alcuno dei nostri sono stati ritrovati stesi , non lontano da qui, con la gola tagliata. Probabilmente cercavano di infiltrarsi attraverso i giardini affinché fosse più facile derubare i vostri ospiti." No, pensò raggelato Richard, era tutto organizzato nei minimi dettagli. Aveva trovato strano l'assenza di guardie nei giardini e ora comprendeva il perché. Era stato fatto affinché nessuno notasse la sua assenza per così organizzare l'agguato a lui e Julia. "Avete per caso intravisto una dama arrivare dai giardini?" Chiese, sperando ardentemente che Julia fosse riuscita a scappare, anche se molto improbabile.

Infatti la guardia scosse la testa, togliendogli quella speranza. "No signore, nessuno oltre a voi è arrivato da lì." Richard annuì, sentendo il corpo irrigidirsi ancor di più per la tensione. Dove l'avevano portata? Era fin troppo ovvio che l'obbiettivo non era lei, bensì lui. Ma allora perché non l'avevano ucciso all'istante?

Sapete le direttive del Ragno, noi abbiamo altro da fare. Prima che la nube nera lo inghiottisse era riuscito a sentire i loro scambi di battute. Il Ragno.

Il capo delle guardie arrivò in quel momento, agitato e pallido. "Vostra Grazia, state bene? E' successo un putiferio e non vedendovi in giro ci siamo allarmati."

"Mi dispiace per la perdita dei vostri soldati." Cominciò Richard. "Ma dobbiamo adoperarci, e in fretta. Una persona è stata rapita e se non ci sbrighiamo succederà..." Dovette interrompersi, sentendo la testa girare. Maledizione! Fece dei respiri profondi, per calmare il pulsare della ferita. In quel momento, il capo delle guardie, si accorse della ferita e del sangue che colava sul collo dell'uomo. "Vostra Grazia, voi siete ferito! Dovete prima di tutto curarvi."

L'altro scosse la testa, a denti stretti. "Non è il momento. Ho bisogno prima di tutto di organizzare il tutto. Ditemi che siete riusciti a prendere almeno uno di quei bastardi."

Lo sguardo di soddisfazione dell'uomo, fu un gran sollievo per lui. "Siamo riusciti a fermarne ben due e in questo momento sono bloccati in una delle stanze del castello, sorvegliati dai miei soldati." Spiegò efficientemente.

Bene, pensò soddisfatto Richard. Gli avrebbe spillato ogni singola parola affinché gli dicessero dov'era Julia. Al pensiero di saperla con quei uomini, da sola, conoscendone la loro crudeltà si sentì raggelare. Era per questo che la voleva al sicuro, lontana da lì. Non se lo sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa. La consapevolezza, che a quella perdita, non sarebbe sopravvissuto entrò dentro di lui come un veleno nel cuore, mancandogli il respiro. "Richard!"

Quest'ultimo alzò la testa verso la terrazza, dove vide scendere in fretta David. Lo raggiunse immediatamente, e la sua maschera di compostezza era sparita, sostituita da un espressione agitata. "Finalmente. Ci siamo preoccupati non vedendoti in giro." Disse, poi il suo sguardo cadde verso il sangue sceso sul lato del collo. "Sei rimasto ferito?" Disse atterrito.

"Dov'è Crystal?" Chiese invece Richard, cercando di non destare interesse sulla sua ferita. "Nel momento stesso in cui mi hai confessato i tuoi timori, l'ho portata nella nostra camera." Rispose David, anche non smetteva di fissarlo preoccupato.

Richard lo fissò sorpreso che la sorella fosse rimasta docile nelle sue stanze. Notando la sua espressione meravigliata, David alzò le spalle. "L'ho chiusa a chiave all'interno." Spiegò.

Richard chiuse gli occhi annuendo, concordando sulla sua azione. "Devo parlare con la servitù." Disse poi, cambiando argomento, sotto lo sguardo allibito del cognato. "Perché proprio la servitù?"

Richard cominciò a camminare verso il castello, sentendo la testa girare vorticosamente. "Ho scoperto chi è la spia e forse anche chi l'ha aiutata per tutto questo tempo. Poi parlerò con i bastardi che hanno fatto questo." Improvvisamente sentì una mano forte stringere il suo braccio. "Tu non andrai da nessuna parte in queste condizioni." Lo fermò, imperioso, David.

Richard respirò a bocconi, cercando di togliere la sua presa da lui, ma sembrava che le energie fossero diminuite. "No, non è niente. Ho superato ferite ben peggiori."

"Se credi di poter aiutare qualcuno, in queste condizioni, ti sbagli." Obbiettò David, fermo con la sua decisone a non lasciarlo andare.

Preso dalla rabbia e dal terrore, Richard raccolse tutte le sue energie prendendo per il bavero della giacca, l'uomo. "Julia è stata rapita da quei uomini, dannazione! Se non mi sbrigo a trovarla la uccideranno senza alcuna pietà." Sotto lo sguardo sbalordito di David, Richard cominciò a vedere il buio e la debolezza lo pervase. L'ultimo suo pensiero, era solo e esclusivamente per Julia.

Un rumore, svegliò Julia di soprassalto. Aprì gli occhi sentendo un dolore lanciante alla guancia fino alla tempia sinistra, dov'era stata colpita. Il ricordo di ciò che era successo la fece tremare. Si guardò intorno, disorientata e notò che si trovava dentro

una piccola casa di legno. Era senza mobili e neppure una finestra, composta principalmente da due stanze. Doveva essere stata abbandonata molto tempo fa, pensò. Fece per alzarsi da dove era sdraiata ma, si rese conto sconvolta, di avere le mani legate. Si sollevò con una certa difficoltà, per poi avvicinarsi alla porta per cercare di sentire qualcosa. Notò che la porta non aveva neanche un gancio, ma una corda che legava due estremità, lasciando uno spiffero e da lì cercò di vedere qualcosa. Era buio, segno che ancora la notte non fosse passata, ma non riusciva a vedere nient'altro. Avvicinò l'orecchio ma oltre a qualche bisbiglio lontano, non udì niente che potesse aiutarla a capire. Solo il rumore sospetto dell'acqua che scorreva, le fece pensare che si trovava vicino al fiume Isère. Tremò leggermente, sentendo la paura invaderla, consapevole di quanto fosse inutile gridare aiuto. Cosa stava succedendo? Angel li aveva traditi. Ancora le risultava difficile credere a una cosa del genere. Richard! Sgranò gli occhi, per la consapevolezza che l'uomo era rimasto disteso a terra, ferito alla testa. E se il colpo fosse stato così forte da causargli dei problemi al punto di... si sentì le lacrime a gli occhi al solo pensiero.         "Dove sta?"                                                                                                                                                                         Julia sussultò, sentendo una voce fuori da dov'era rinchiusa.

"E' dentro, forse si è appena svegliata dato che ho sentito dei rumori provenienti da lì. Rispose l'altro. Julia tremò per la paura. Cosa sarebbe successo adesso? Si avvicinò alla porta, provando a riconoscere quelle voci.

"Il Ragno non arriverà prima di domani mattina, quindi tenetela sotto stretta sorveglianza fino ad allora, e preparate un riparo, quelle nuvole sono segno di una tempesta in arrivo per domani e lui di certo non gradirà bagnarsi mentre procede col suo piano."

Il Ragno, ancora una volta quel nome. Che fosse il capo di quella organizzazione era ormai chiaro ma a quale scopo? Cosa voleva da Richard?

S'inginocchiò a terra sentendo il corpo improvvisamente pesante, esausto. Ma di una cosa era certa, pensò con decisione, Julia. Non avrebbe permesso a nessuno, chiunque fosse, d'intralciare il loro destino. Forse conoscevano bene il Duca Duval, ma non conoscevano ancora Julia Bolivia!

Richard si vestì in fretta e furia, cercando di far meno rumore possibile. Si era svegliato nel cuore della notte con una fasciatura alla testa. Quest'ultima gli doleva ancora molto, ma stava meglio di prima. Non aveva tempo per riposare e aspettare il giorno dopo per agire. Aveva aspettato che il suo valletto se ne andasse per alzarsi del letto, essendosi svegliato nello stesso momento in cui David dava raccomandazioni a quest'ultimo. A quanto pareva, molti dei suoi ospiti avevano preferito andar via quella notte stessa, dopo ciò che era successo.

Se prima, una notizia di quel genere lo avrebbe sconvolto e fatto infuriare, adesso non poteva importagli un bel niente. L'unica cosa importante in quel momento per lui, era salvare Julia.                                                                                                                                                               Non poteva aspettare il giorno dopo per intervenire e no voleva neanche coinvolgere David. Prese la sua pistola e uscì dalle sue stanze, guardandosi intorno. Non c'era anima viva.

Scese le scale diretto in un luogo preciso. Prima di andare da Julia aveva bisogno di sapere chi fossero i suoi nemici e, soprattutto, dove trovarli.Vide due guardie posizionate davanti alla stanza dove avevano chiuso i due attentatori.

"Vostra Grazia, cosa ci fate sveglio nelle vostre condizioni?" Chiese uno di loro, vedendolo arrivare. Richard non rispose subito, passandogli di lato e aprendo la porta, per poi voltarsi verso di loro. "Non voglio che nessuno sappia che sono qui, nessuno, è chiaro?" Non aspettò risposta e chiuse la porta in faccia ai due. Si voltò verso la stanza. Era un piccolo salotto, con un tavolo, delle poltrone in torno e qualche sedia, dov'erano seduti i due uomini, ovviamente legati ad essa. Gli avevano tolto le maschere, che ora erano poggiate al tavolino. Richard li fissò entrambi in viso. Erano sporchi e malconci, segno che la loro vita doveva essere priva di molti averi. "Chi siete e per chi lavorate?" Chiese a brucia pelo.

Nessuno dei due ovviamente parlò. Uno dei due non smise di incenerirlo con lo sguardo e Richard non lasciò mai il suo. Forse aveva trovato un modo affinché parlasse. "Se non volete parlare, per aiutare in qualche modo la vostra spia, sappiate che so già chi è, quindi risparmiate il silenzio." Notò, che l'uomo stava cominciando a muovere il piede, segno che stava per impazientirsi. "In fondo, cosa vi è servito? Siete stati presi, non avete più via di fuga, siete stati solo un mezzo per eseguire il suo piano alla lettera."

"Non è stato così, dannato!" Urlò, finalmente l'uomo, agitandosi sulla sedia. "Noi siamo contro tutti i nobili e l'aristocrazia. Eseguiamo degli ordini dal nostro capo affinché la nobiltà vengo messa in ginocchio."

"Fai silenzio, idiota."Gli urlò l'altra, incenerendolo con gli occhi. Ma sembrava che non ascoltasse niente se no ciò che gli era stato inculcato in testa fino a fargli il lavaggio del cervello. "Il nostro capo ha organizzato tutto questo per far sì che la nobiltà cada e che cominciate a soffrire e a spezzarvi la schiena come tutti noi. Siete così pieno di voi da non esservi accorto che c'era più di una spia dentro questo castello!"

"Cuciti la bocca!" Gridò furioso il suo compagno, ma si bloccò non appena vide in un lampo la sagoma di Richard stagliarsi sull'altro, con la mano sulla sua gola.

L'uomo finalmente interruppe le sue parole, sentendo la mano del Duca attanagliarsi sul suo collo e gli occhi di quest'ultimo fissarlo come se volesse ucciderlo in quello stesso istante. "Non ho più voglia di sentire come ti abbiano riempito la testa di storie." Gli disse con voce lieve, come se stessero conversando normalmente. "Ma se non mi dici chi sono le spie e, soprattutto dove sta il tuo capo, ti farò rendere chiaro cosa significa soffrire le pene dell'inferno. Sono stato rinchiuso per anni nelle prigioni sotterranee di questo castello, torturato in tanti modi che tu non potresti mai immaginare. Quindi, ti consiglio caldamente, di dirmi tutto ciò che sai se non vuoi che usi la mia esperienza in quelle prigioni, sulla tua pelle e quella del tuo compare." L'uomo non riuscì a trattenersi dal tremare.

In poco meno di mezz'ora, Richard uscì da quella stanza, sotto lo sguardo Allibito dei due soldati. Richard si rivolse a loro, in fretta. "Li voglio in galera entro le prime luci del mattino, non ho più niente da spartire con loro." Detto questo li lasciò impalati lì, per uscire fuori in tutta fretta. Sapeva bene con chi doveva parlare. Era ancora scosso da ciò che gli era stato riferito da quei due e più che mai adesso doveva sbrigarsi. Prese il suo cavallo dalle stalle e lo incitò verso la boscaglia.

Non appena s'inoltrò, nel punto desiderato, scese da cavallo e lo legò ad un ramo e cominciò a guardarsi intorno, camminando in giro. Doveva essere lì, pensò Richard, ne era sicuro!

"Cédric!" Urlò nella notte, e la sua voce rimbombò intorno a lui. "Ho bisogno di te, sei l'unico che può aiutarmi in questa situazione." Aspettò una risposta, che ovviamente non ottenne. Colpì un albero con la mano chiusa a pugno. "Maledizione!" Imprecò, nervoso e agitato. Doveva star calmo ma non ci riusciva, la paura per Julia era troppo forte da riuscire a gestire. Se ciò che avevano detto quei due era il vero, ed era molto probabile, Julia si trovava in un pericolo ancora più grande di come non immaginava. Cosa fare?             "Vedere la tua espressione, distrutta dal dolore, è una gioia per i miei occhi."

Riconoscendo la voce alle sue spalle, si sollevò di scatto, voltandosi verso colui che aveva parlato. "Sei qui, allora." Disse Richard, rivolto a Cédric, che stava comodamente poggiato sul tronco di un albero. Quest'ultimo alzò le spalle. "Difficile, dato che le tue urla si sarebbero sentite fin dall'altra parte della boscaglia." Ironizzò, ma poi la sua espressione cambiò e divenne scura. "Ho saputo cosa è successo, dev'essere stato un brutto colpo, in tutti i sensi." Disse alla fine, riferendosi alla fascia sulla testa di Richard. Quest'ultimo non volle perdere tempo a spiegare cosa, probabilmente, l'uomo sapesse già. "Julia è stata presa da loro." Pronunciò solamente. Vide l'espressione di Cédric cambiare, dal beffardo al serio, segno che la situazione in qualche modo lo toccava. Richard continuò, incalzante. "So che provi della simpatia per Julia e che non vorresti che le facessero del male. Ti chiedo di sotterrare, solo per un po', l'odio che provi nei miei confronti e aiutarmi a salvare Julia." Odiava l'idea che un altro uomo provasse dell'affetto per Julia e che per giunta dovesse chiedere il suo aiuto, ma doveva lasciare in quel momento l'orgoglio da parte per salvare la donna che amava. Aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile.

Vide il viso del bandito, combattuto, per poi dargli le spalle. "Muoviti, abbiamo tante cose da fare prima dell'alba. E prendi il tuo cavallo, ti servirà." Pronunciò alla fine, cominciando a camminare. Richard fece un sospiro di sollievo, per un attimo aveva temuto che rifiutasse di aiutarlo. Non sarebbe stato facile avere a che fare con lui, ma per amore di Julia, avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Julia si svegliò gemendo dal dolore, per la posizione scomoda in cui si trovava, sentendo qualcuno rumoreggiare sulla porta. Non aveva chiuso occhio, in quelle poche ore della notte, ed era caduta in un sonno agitato solo alle prime luci dell'alba. Doveva essere passato solo un'ora da allora. Si sollevò, sentendo una nuova tensione addosso, vedendo che qualcuno stava per aprire la porta. Cosa le avrebbero fatto? Non poteva fare a meno di rabbrividire mentre l'ansia l'attanagliava. Ma non avrebbe permesso a loro di accorgersi della sua paura. SI sollevò del tutto alzando le spalle e il mento, con atteggiamento fiero di chi non temeva niente e nessuno.

La porta si aprì del tutto e Julia poté notare nuvole nere sparpagliate nel cielo, segno che stava per crearsi una bufera da un momento all'alto. Gli si avvicinò lo stesso omone, che l'aveva presa la sera prima, e l'afferrò per un braccio tirandola fuori. Julia non emise un suono anche se cercò di togliersi la sua mano di dosso, inutilmente dato le sue mani ancora legate. Non appena uscì ebbe modo di guardarsi intorno, e notò che la casetta di legno era stagliata vicino al burrone dove, come aveva immaginato l'altra notte, c'era il fiume.

Si guardò attorno e notò, che da quella altezza si poteva vedere, in orizzonte il castello e il villaggio. Ecco perché sia Richard che i soldati, non riuscivano a localizzare il loro punto di ritrovo. Era un luogo strategico perfetto, dovette ammettere suo malgrado. Dei passi riusuonarono dietro di loro e vide un uomo, vestito di nero avvicinarsi a loro. Julia rabbrividì, notando i suoi occhi gelidi su di lei. Neri come la pece e i capelli castani lunghi fino alle spalle, da sembrare un barbaro. La squadrò dalla testa ai piedi e Julia si sentì a disagio sotto il suo sguardo, ma non era lascivo. La studiava come un pezzo di carne.

"Tu devi essere la governante di Duval." Fece più una costatazione, che una domanda, squadrandola da cima in fondo. "Noto che ti hanno rovinato il vestito. Sono desolato." La sua frase, anche se con lo scopo d'ironizzare, non combaciava con la sua espressione glaciale. Julia diede un'occhiata veloce al suo vestito, ormai rovinato e strappato in diversi punti, prima di rivolgergli uno sguardo d'odio. "Non so chi siate, ma siate consapevoli che, per le atrocità commesse, non vi verrà risparmiata una pena inferiore alla galera. Sappiamo della vostra spia e di tutto ciò che avete commesso..."

"Tu non sai proprio niente." La bloccò l'uomo, per poi avvicinarsi a lei e fissarla dritta negli occhi, prendendole il mento con una mano. Julia ne era spaventata, sopratutto sotto quello sguardo freddo a dosso. Ma non gli avrebbe permesso di comprendere quanto fosse intimorita da lui. Intanto l'uomo non abbandonò mai il suo sguardo, mentre continuava a parlare. "Vi abbiamo tenuto d'occhio per parecchio tempo, guardato ogni vostra minima mossa, ogni attimo, ogni secondo eravate osservati. Conosciamo più cose di te, di quanto tu non pensi."

Quella consapevolezza, la fece rabbrividire. Il primo tuono arrivò dal cielo ma per Julia, fu come se non ci fosse.

"Davvero siete riusciti a scoprire il loro nascondiglio?" Chiese Richard, sconvolto dalla notizia, fissando Cédric. Quest'ultimo gli lanciò uno sguardo arrogante. "Ne dubiti? Mentre tu facevi l'ottimo padrone di casa, io con i miei uomini ci siamo adoperati in tutti modi per scoprire dove fossero. Mi dispiace solo di averlo scoperto dopo tutto questo." Borbottò alla fine, mentre seguivano uno dei compagni del bandito, che li avrebbe guidati verso la loro destinazione. La loro guida rimase con la maschera addosso. Anche se Cédric aveva deciso di rivelare la sua identità, non per questo era una scelta obbligatoria per i suoi compagni.

"Molti dei miei, sono già lì in attesa del mio segnale per attaccare." Disse con un sorriso soddisfatto Cédric, come se non aspettasse altro che quel momento. "Non faremo una sola mossa, con Julia in mezzo." Lo fermò con la fantasia, Richard. L'altro alzò le spalle, con indifferenza. "Faremo attenzione." Fin'ora, stranamente, erano riusciti a rivolgersi la parola senza attaccarsi a vicenda e soprattutto, senza lo stesso odio e rancore che si era scaturito in Cédric, l'altra sera. Ma sapevano entrambi, che quella era soltanto una tregua. Improvvisamente, lo scagnozzo di Cédric si fermò, bloccando anche loro. "Siamo giunti a destinazione." Bisbigliò.

Richard si guardò intorno, meravigliato. Si trovavano ai confini del fiume Isère, poté sentire lo scroscio dell'acqua da lì. Si erano allontanati parecchio dal castello e ed erano saliti parecchio in alto, dove la vegetazione era ancor più ricca. Effettivamente non avevano mai pensato di controllare quelle zone, considerando l'evidente distanza dal castello. La sua era stata una noncuranza imperdonabile! "Non è il momento di pensare a cosa avresti dovuto fare." Richard sgranò gli occhi, sentendo le parole del cugino, come se avesse percepito i suoi pensieri. L'altro alzò nuovamente le spalle, senza guardarlo in viso. "E' abbastanza evidente cosa la tua mente, in questo memento stia pensando. Ma non è il momento. Adesso dobbiamo agire."

Richard annuì. Aveva ragione, in quel momento non doveva farsi coinvolgere da nessun tipo di sentimento. Doveva concentrarsi. Aspettò che Cédric parlasse con la loro guida, per poi venire verso di lui. "I miei uomini sono sparpagliati in zona ma, anche così è pericoloso gettarsi nella mischia. Dobbiamo cogliere il momento giusto."

"Voglio prima di tutto, sapere come sta Julia." Disse determinato, Richard. Cédric stava per ribattere, quando intervenne l'uomo che li aveva guidati. "Possiamo troviamo un punto dove osservare bene la zona di ritrovo e così vedere le condizioni della ragazza. Questa è una zona rocciosa e diversi massi sono sparsi in giro." Propose, diplomatico. Cédric non ne sembrava del tutto felice ma, notando lo sguardo deciso di Richard, accettò. Diversi tuoni rimbombarono in cielo, avvertendoli che ben presto sarebbe comparsa una pioggia torrenziale. "Dobbiamo sbrigarci." Disse Richard, facendo segno all'uomo di fargli strada.

Facendo più che mai attenzione ai loro movimenti, arrivarono al punto destinato, madidi di sudore. La strada era piena di ciottoli e a ogni passo, il pensiero che potessero sentirli era inevitabile.

Si guardò intorno e da lì poté vedere un vecchio casino di caccia, probabilmente usato per riporre i loro oggetti.

"Guarda." Gli bisbigliò Cédric indicandogli varie zone intorno a loro. Inizialmente non vide niente, ma poi con più attenzione, notò che diversi uomini con una maschera addosso sorvegliavano la zona. "E' tutto sotto controllo. Basterà aspettare il momento giusto per attaccare." Disse sicuro l'uomo. Richard stava per rispondere quando vide un uomo avvicinarsi al casino di caccia. Lo vide aprire la porta e entrare, per poi uscire subito dopo tenendo una donna dai capelli rossi dorati, scarmigliati. Julia! Sentì le gambe cedere dalla debolezza, alla consapevolezza che era viva e che stava, nel complesso, bene. Vide un altro uomo avvicinarsi al duo. Purtroppo non riusciva a sentire cosa stessero dicendo e l'impazienza lo stava tormentando. "Dobbiamo agire." Disse alla fine Richard, non sopportando quell'attesa. "Non ancora, dobbiamo aspettare il momento giusto." Lo fermò il cugino, che fissava attentamente la situazione. Richard poté solo inveire e aspettare con impazienza.

Nel frattempo, Julia guardava l'uomo negli occhi, non cedendo neanche un secondo. Non gli avrebbe mostrato quanto la situazione le facesse paura, pensò determinata, neanche sotto tortura. L'uomo, sembrò comprenderlo, e un sorriso seppur tirato apparve sulle sue labbra sottili. "Molto bene, siamo circondate da donne coraggiose. Sei la seconda che incontro in tutta la mia vita." Notando l'espressione sorpresa della donna, l'altro sorrise, questa volta di soddisfazione. "No, cara, non è la biondina muta, se è a lei che stai pensando. Come ti ho detto, abbiamo diverse spie." Non finì la frase, che uscirono dalla vegetazione diversi uomini. Julia s'irrigidì, cosa sarebbe successo?

Si avvicinarono e notò che solo uno teneva addosso un cappotto col cappuccio sopra la testa, nascondendogli parte del viso. Stava poco lontana dal gruppo e Julia si domandò se lui fosse colui che si sporcava le mani di sangue. Riuscì a deglutire a malapena.

Forse, l'uomo dagli occhi di ghiaccio, riuscì a percepire la sua paura dato il suo sorrisetto soddisfatto. "Sono mesi che lavoriamo affinché il nostro progetto venga realizzato. Noi combattiamo con lo scopo di ridurre l'aristocrazia fino ad estinguerla. La gente comune è stufa di dover aver a che fare con i loro vizi e le loro insulse voglie."

Julia ascoltò sbalordita. "Perché vi siete accaniti contro il Duca? Voi non sapete cosa abbia passato prima di essere tale." Obbiettò.

L'altro la fissò intensamente. "Chi ti dice che noi non sappiamo?" Rispose, mentre Julia rimaneva ancora una volta sorpresa. "Sappiamo tutto invece, di Lucien Duval e di ciò che ha fatto a molti uomini, donne e bambini, del popolo. Ma nonostante ciò, il Duca ha continuato a usufruire di tutto ciò che il suo buon nome poteva dargli, non considerando la gente morta a causa di quell'uomo."

"Non è vero! Richard ha aiutato tutta la gente imprigionata con lui, ha dato un lavoro per ricominciare e a molti del denaro per andare in una nuova terra, lontani da lì."

L'altro la fissò, come se fosse un povera idiota. "A quanto pare c'è molta gente che prova rancore per il tuo Duca, nonostante tutto." Disse, per poi fare un cenno al gruppo. Quest'ultimi si divisero, aprendo un varco, dove una donna era nascosta. "Avvicinati." La chiamò l'uomo. "Rendiamo conto a questa donna, di ciò che ha fatto per te il Duca." La donna si avvicinò e Julia la riconobbe all'istante. "Corinne." Bisbigliò, sentendo la gola arsa. La donna la guardò con freddezza, come se non la riconoscesse. "Anche tu, fai parte di loro? Come hai potuto?" Le domandò, abbattuta. Corinne continuò a fissarla, con lo stesso sguardo freddo dell'uomo al suo fianco. "Dovevo vendicarmi." Disse alla fine. "Mio marito ha sofferto le pene dell'inferno prima di poter inalare il suo ultimo respiro. Sono rimasta vedova in modo ingiusto, a causa di un uomo della nobiltà, così come ha sofferto Angel. Loro devono pagare per questa morte."

"Ma come puoi dire una cosa del genere? Non hai pensato agli altri, a Pascal?" Le urlò a quel punto Julia. La vide respirare con forza, segno che tutta quella storia l'aveva colpita più di quanto non volesse far notare. "La morte di Pascal è stata necessaria." Mormorò la donna.

"No, non è vero! E tu questo lo sai." Obbiettò con ferocia, Julia. "Ciò che hanno fatto a Pascal è stata una crudeltà, che hanno coperto con le loro belle parole di giustizia e uguaglianza. Segui la tua testa, Corinne." Corinne la fissò accigliata. "Io seguo la mia testa e forse dovresti cominciare a seguire la tua." Julia le lanciò uno sguardo guardingo, mentre un altro tuono rimbombava intorno a loro. "Cosa intendi?" Corinne non si rivolse più a lei, bensì al gruppo davanti a loro. "Perché non esci fuori e ti mostri." Chiamò Corinne, con lo sguardo più freddo che Julia gli abbia mai visto. Ma rimase perplessa nel guardare verso il gruppo, aspettandosi un altro traditore. Ma ebbe bisogno del sostegno dell'uomo che la teneva salda per le braccia, quando vide chi si avvicinava, non riuscendo a crederci.

L'uomo di ghiaccio fissò Julia attentamente, prima di parlare. "E' triste, non è vero? Il tradimento, l'essere preso in giro da chi pensavi ti avrebbe protetto da tutto e da tutti." Infierì. Ma lei non l'ascoltava nemmeno, i suoi occhi erano puntati su lui. "Padre." Mormorò. Quest'ultimo non riusciva a guardarla negli occhi, segno che la vergogna lo stava assalendo. Lei aprì la bocca, più e più volte, senza riuscire ad esprimere un suono, prima di riuscirci. "Voi siete in combutta con loro?" Improvvisamente, tutto ebbe un senso. L'averlo trovato ferito nel bosco, quando l'aveva incrociato mentre parlava con Corinne e lei come una stupida non solo aveva frainteso, ma gli aveva creduto. "Parlate maledizione." Gli urlò. Questa volta, Pierre alzò la testa fissando la figlia con un espressione sconsolata e piena di sensi di colpa. "Julia dovevo farlo. Tutto ciò che ho fatto è stato per noi..."

"Basta! Non voglio sentire le tue sciocchezze, infondo non sei cambiato, per niente. Anzi no, sei cambiato, sei diventato una persona crudele e senza scrupoli." Gli buttò in faccia, facendolo sbiancare in volto. "No, io non sapevo dettagliatamente tutto. Mi avevano detto che volevano vendicarsi del Duca, descrivendolo come un uomo spregevole, e ci avrei ricavato una somma tale da poter tornare da te vittorioso. Ho saputo solo dopo della tua presenza lì..." La sua voce sì affievolì.

Julia non pianse. Non aveva più lacrime da versare per lui. "Sappiate, che avete solo perso." Bisbigliò solamente.

Sentì un applauso lento e annoiato, proveniente dall'uomo di ghiaccio. "Che scena commuovente. Dovresti cominciare a renderti conto che per la sopravvivenza bisogna battersi da solo. Mai fidarsi di nessuno." Non ricevendo risposta da parte di Julia, si rivolse a Corinne. "Dove sta la ragazza bionda, che stava sempre con te? Da ieri sera non sappiamo più niente di lei." Disse mentre, per la prima volta, l'uomo incappucciato si muoveva avvicinandosi al gruppo.

Corinne impallidì, visibilmente in viso, ma rimase comunque immobile dov'era. "Non ne ho idea." Rispose solamente.

L'altro la fissò, con i suoi occhi freddi, apparentemente impassibile. "Davvero? E' possibile che invece sia scappata via? E tu sia stata sua complice?" Provò ad indovinare e nel suo tono, poté sentire Julia anche attraverso lo stato nero di tristezza che la invadeva, una nota di malignità nella voce che la fece rabbrividire. Alzò lo sguardo verso la donna sentendo, per la prima volta da quando era lì, una luce di speranza. Che entrambe in realtà, avessero compreso la situazione e che stessero cercando di rimediare?

Corinne fissò negli occhi l'uomo, anche se le sue mani tremavano leggermente. "Non lo farei mai e non so cosa tu stia inquinando, ma non è così." Diversi bisbigli risuonarono nel gruppo di uomini che avevano ascoltato tutto, compreso lo scambio di parole tra i due. Gli occhi di Julia caddero sul'uomo incappucciato che, notò stranita, stava avvicinandosi sempre di più a Corinne. I suoi occhi si strinsero per fissarlo attentamente. Il suo cappottò si aprì, uscendone fuori qualcosa di... luccicante!

Julia sgranò gli occhi per la consapevolezza e stava per aprire bocca, nello stesso istante in cui l'uomo di ghiaccio parlò. "A noi non piacciono i bugiardi e chi tradisce non è degno di stare con noi."

"Corinne, attenta!" Urlò Julia per avvertirla, ma era ormai troppo tardi. Corinne sgranò gli occhi per la consapevolezza, e li aprì ancor di più quando sentì la lama perforare la sua carne. Julia fissò la scena, sgomentata. Anche suo padre, poco distanti dal duo, rimase imbambolato e bianco in volto.

Corinne, si voltò appena verso colui che l'aveva accoltellata, mentre il suo viso cambiava colore. "Sei..un...bastardo." l'uomo col cappuccio, che fin dall'inizio aveva taciuto, parlò con tono quasi allegro. "Sapevi benissimo quali sarebbero state le mie conseguenze, mia cara." Pronunciò, per poi togliere, con un unico movimento l'arma dal suo petto. La donna sussultò, un'ultima volta prima di accasciarsi a terra. Julia sentiva le mani tremare violentemente. Era la prima volta che assisteva ad un omicidio e non riuscì a trattener un urlò d'orrore, non appena la vide accasciarsi a terra.

"Maledizione!" Imprecò Richard, cominciando ad alzarsi dal suo nascondino. Sapeva chi fossero le spie nel momento stesso in cui aveva intimidito gli uomini, acciuffati alla festa, di parlare. La cosa che davvero lo sconvolse era il loro agire a sangue freddo. Cédric, lo afferrò saldamente per il braccio. "Non muoverti." Gli intimò. "Non è ancora il momento."

"Cosa aspetti? Che uccidano Julia?" Gli rispose Richard, anche se con un tono basso.

"Fin'ora il più razionale e senza problemi di coinvolgimento sentimentale, sono io, quindi faremo a modo mio." Per poi lasciarlo e guardare di nuovo verso il gruppo. "Colui che ha ucciso la donna deve essere il capo di tutta quella malsana organizzazione. Il Ragno." Concluse, con gli occhi stretti a due fessure.

Richard stringeva i pugni, teso come non mai, ma aveva ragione lui, maledizione! In quel momento non riusciva ad essere razionale. Si inginocchiò di nuovo con loro, sentendo salire la tensione sempre di più, mentre fissava l'uomo incappucciato. "Come fai a dirlo? Potrebbe benissimo essere l'uomo con i capelli neri." Commentò, cercando di calmarsi.

L'altro scosse la testa. "Ho avuto modo d'intravederlo più di una volta, mentre l'uomo incappucciato mai. Si fa chiamare il Ragno e solitamente questi animali aspettano che la propria preda entri nella loro trappola."

Richard rifletté con calma, prima di decidere. "Devo avvicinarmi."                                                       "Non se ne parla." Obbiettò l'altro.

"Devo, ho bisogno di sentire ciò che sta dicendo." Ribatté, più convinto che mai e questa volta non era la rabbia a parlare. Cédric lo fissò accigliato, ma vedendo la sua espressione calma ma determinata a compire quel gesto, imprecò più e più volte. "Fai come diavolo vuoi, ma non scattare se non prima del mio segnale." L'avvisò. "Non mi servi morto. Quello è un lusso che aspetta soltanto a me." Gli ricordò.

L'altro annuì, prima di alzarsi leggermente per cominciare a scendere, facendo attenzione e guardandosi intorno. Ma vide solo gli uomini del cugino, con la maschera in viso. Era possibile che tutti gli uomini del Ragno fossero radunati ad osservare la scena e questo fu confortante. Non erano più di una ventina, eppure avevano combinato dei danni irreparabili, e tutti sotto il dominio di quell'uomo incappucciato. Il Ragno.

Quest'ultimo, pulì la lama sulle vesti della donna accasciata a terra, prima di rinfoderarla. Da dove stava lui, adesso, gli era possibile finalmente sentire ciò che dicevano. Notò , irrigidendosi, che si stava avvicinando a Julia. "Siete rimasta sconvolta, mia cara?" Le chiese, dandole lo stesso nomignolo che aveva usato per Corinne. Julia, forte e audace come la conosceva e amava, alzò lo sguardo anche se gli occhi erano pieni di lacrime e il labbro le tremava leggermente. "Siete un mostro." Pronunciò con voce chiara e ferma. "Potrebbe essere." Convenne l'altro, senza provare a negare. Richard ascoltò attentamente la voce dell'uomo. Possibile che fosse un'altra spia? La sua voce non gli era nuova, ma non riusciva a collegarla a nessun viso di sua conoscenza.

"Non avete un minimo di cuore!" Continuò con rabbia, Julia. "Avete usato degli scopi nobili, come l'uguaglianza, per una vendetta personale contro i nobili." Gli urlò contro.

Richard s'irrigidì, pronto ad intervenire , spaventato all'idea che quell'uomo potesse farle del male. Anche il padre, notò era bianco in viso, forse anche lui stava pensando alla stessa cosa. Ma, sorprendendo entrambi, quest'ultimo rise di gusto. "Ragazza arrogante e impudente." Disse, tra una risata e l'altra, per poi rivolgersi al suo collaboratore. "Tu che ne pensi."

L'uomo la fissò per un attimo, e la sua espressione fredda non cambiò di per niente. " Direi incosciente e stupida." Disse alla fine.

Il Ragno rise di nuovo. "Potrebbe essere. Ma, per la prima volta, posso dire che Sua Grazia ha fatto una scelta giusta." Commentò ambiguamente, avvicinando la mano biancastra al viso della donna, che si scostò all'istante.

L'altro abbassò la mano. "Sapete." Iniziò, indietreggiando e dando le spalle alla donna, dando modo però a Richard di vederlo meglio. Anche se col cappuccio, riusciva a intraveder metà del viso non coperto dall'ombra e dalla poca luce causata dalle nuvole grigie per il maltempo, dove il vento stava cominciando a soffiare. Riuscì a vedere dal collo nudo, vari segni fino a salire dal mento e segnargli mezzo labbro, dandogli un impressione perennemente imbronciata. Richard sentiva le mani tremare, mentre un pensiero si fece improvvisamente vivo in lui, come il tuono che aveva colpito in quell'istante. Ma non era possibile!                                                                                                                                                                        Nel frattempo l'uomo continuò col suo commento. "Mi fa sempre ridere." Cominciò.           "Come un'azione cosi insignificante ..."

Richard, sentiva le pulsazioni aumentare. No, non ci credeva! Non poteva credere che lui... eppure sapeva a memoria la frase che avrebbe appena pronunciato.

"Crei una reazione così elevata, capace di far perdere per un attimo il controllo al soggetto." Bisbigliò anche lui, sentendo la testa girare, mettendosi le mani nei capelli. Varie emozioni vorticavano nella sua testa.... Ma una in particolare invase la sua mente. Rabbia.

Tutto ciò che era successo. Le sue lacrime, la sua angoscia, il senso di colpa che lo aveva attanagliato fino a rendergli quasi impossibile vivere, la morte di Pascal. Per non parlare di tutto quello che era successo dopo... era stato tutto un imbroglio.

Una rabbia ceca invase il suo animo. Si sollevò, lentamente, rivolgendo lo sguardo verso l'uomo incappucciato che lo aveva tormentato per così tanto tempo, che aveva messo in pericolo parecchia gente, nobili e gente comune, che aveva ucciso Pascal a sangue freddo. Non era altri che lo stesso uomo per cui non si era dato pace per la sua morte apparente, per cui stava distruggendo il suo presente e il suo futuro.

"Pierrik!"

Urlò, col tutto il fiato che aveva in gola, mentre su nel cielo una tempesta, simile a quella che tormentava l'animo di Richard, si scatenava su di loro.





PICCOLO SPAZIO A ME!!!!!!!!!!!!!

Eccoci, siamo ormai quasi al termine.

Il velo è finalmente caduto, rivelando tutti i volti. 

Cosa succederà adesso? Cosa ci aspetterà nell'ultimo capitolo?

Trionferà l'amore e la giustizia o la vendetta troverà alla fine la sua vittoria?

A Presto con l'ultimo capitolo dell' dell' Lo specchio dell'anima!!!

CIAOOOO RAGAZZIIIII!!!!!!!!!!!!!!

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