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Capitolo 18



Un silenzio innaturale e opprimente invadeva l'aria intorno a loro. Richard non riusciva a crederci. Non voleva fidarsi delle sue parole, ma la sua mente lo sapeva. Ciò che aveva appena detto l'uomo di fronte a lui, che in quel momento lo fissava con sguardo impassibile, era vero.
Tuttavia...
«Come posso crederti sulla parola?»Gli disse alla fine, aspettando con impazienza la sua risposta.
L'altro non si scompose, alzando le spalle con indifferenza.«Non puoi in realtà. Ma francamente, poco m'importa. Onestamente non è qualcosa di cui mi vanto in particolar modo.»A prescindere dal tono, i suoi occhi trasmettevano un odio profondo e qualcos'altro, che in quel momento Julia non riuscì a vedere, mentre assisteva in silenzio al dibattito dei due uomini, ancora scossa dalle parole del Bandito, o meglio Cédric. Il figlio di Lucien. 
Non voleva avere pregiudizi affrettati, ma era innegabile pensare cosa poteva nascere dal frutto di un uomo di tali crudeltà, come Lucien. 

Cédric continuò a parlare, senza far caso agli sguardi dubbiosi dei due, segno che vi fosse abituato.«Avrò visto quell'uomo una sola volta in tutta la mia vita, quando ero ancora un bambino. Mia madre era una prostituta e per sua sfortuna rimase incinta dell'uomo sbagliato. Un giorno decise che era arrivato il momento di far sapere a mio padre della mia esistenza in modo che si prendesse le sue responsabilità.»Una risata amara nacque in lui, mentre scostava i capelli neri dalla fronte.
In quel momento Julia poté notare, grazie ad una buona visibilità, la pietra che ornava il suo orecchio. Uno zaffiro.
«Per essere un bandito con pochi averi, non te la passi così male.»Non poté trattenersi dal dire Julia.
Cédric, notando dove fosse concentrato lo sguardo della donna, sorrise.«Non ho mai detto di vivere nella povertà.»Ribatté.
«Cosa è successo quando tua madre ha deciso di andare da Lucien?»Volle ritornare sull'argomento di prima Richard. In quel momento, non gli importava un bel niente della situazione finanziaria dell'uomo.
Lo sguardo dell'altro divenne più scuro mentre ritornava sull'argomento, segno che doveva essere un ricordo poco piacevole e Richard non ne rimase sorpreso. Poteva immaginare la reazione di Lucien alla vista di una prostituta insieme a un bambino.
«Non credo ricordasse nemmeno di averla mai avuta nel suo letto. A quei tempi, Lucien abitava in una residenza molto più piccola, rispetto a quella in cui aveva vissuto negli ultimi anni. Mia madre mi lasciò davanti alla porta d'entrata mentre lei s'incontrava con Lucien in un'altra stanza. Ma non fu una conversazione lunga, e in poco meno di mezz'ora venne scacciata fuori dai suoi servi, con me al seguito. Lui arrivò subito dopo, mi guardò intensamente dicendo, a chiare lettere, che non voleva avere alcun marmocchio e soprattutto un bastardo, figlio di una prostituta. Il suo unico gesto caritatevole verso di noi fu togliersi un anello e lanciarlo a mia madre.«Questo è tutto ciò che posso darvi e ringrazia che non vi abbia ucciso. Vai via con il tuo bastardo e non farti più vedere.»
Mise una mano sull'orecchino, che brillò alla luce della luna.«Mia madre non lo vendette mai, lo tenne con sé fino alla sua morte che, ahimè, avvenne un anno dopo lo scontro con l'uomo. Vendetti la fede, ma tenni la pietra. Per rammentare le mie radici e ricordare ciò che il destino mi aveva dato e che io, poi, ho cambiato.»
Julia si sentì addolorata, nel pensare a quel povero bambino rifiutato dal padre e poi separato dalla madre in tenera età.
Richard aveva ascoltato in un tombale silenzio e, data la sua espressione rigida, non sembrava essere impietosito o comunque toccato dalle sue parole.
«Se non t'importa di essere figlio di Lucien, e su questo non posso biasimarti, cosa sei venuto a fare qui? Sapevi di me fin dall'inizio, eppure stai uscendo allo scoperto solo adesso.» Le sue
mani si strinsero a pugno e il suo sguardo emanava fuoco.
«Il tuo modo di agire mi fa solo pensare a quanto tu sia viscido e che in tutto quello che è successo ci sia di mezzo tu! Sono sicuro che fossi tu, in questa stessa boscaglia.» Mise una mano sulla spalla colpita dove si era aggiunta una nuova cicatrice insieme alle altre. «Sono riuscito a intravedere una maschera coprire il viso dell'uomo che mi ha sparato, prima che fuggisse.»
Julia non poté far a meno d'intervenire.«Richard, ascolta. So che può sembrare che tutto coincida, ma credimi non è...» Si bloccò nel momento in cui lo vide guardarla di sbieco. Il suo sguardo chiariva perfettamente che non voleva la sua intromissione. Julia abbassò la testa, consapevole della rabbia che provava l'uomo nei suoi confronti. Qualunque cosa avesse detto, in quel momento, non l'avrebbe ascoltata.
Richard si voltò di nuovo verso Cédric, che non abbassò mai lo sguardo. «Non sono l'uomo che cerchi.» Cominciò quest'ultimo.«Ci sono altre persone che ci tengono a volerti morto. Persone che stanno procedendo, con grande maestria devo ammetterlo, verso il loro obbiettivo. Da giorni cerco di prendere più informazioni possibili ma sono furbi, o lo è chi li manovra. Ogni volta che sono ad un passo dal beccarli, loro sono già andati via da un pezzo. Ed è davvero frustante, considerando che stanno intralciando il mio cammino verso il mio obbiettivo.»
«Richard lo fissò con sospetto.«E dimmi a cosa servirebbe a te poterli prendere? Hai per caso un conto in sospeso con loro?»
L'altro rise di gusto.«Per niente. Se andassero all'inferno da soli mi farebbero un gran favore. Ma poiché non è possibile, li aiuterò io.» Disse per poi fissarlo intensamente, ogni ilarità era svanita sul suo viso.«Sei tu il mio conto in sospeso!»
Richard non emise un suono, mentre Julia sbiancò visibilmente in viso. Sapeva fin da subito che l'uomo aveva dei rancori verso Richard, ma assistere mentre dichiarava le sue intenzioni, era tutt'altra cosa.
Cédric fissava l'uomo con un odio così profondo che i suoi occhi, così simili a quelli di Richard, sembravano essere diventati neri per la rabbia repressa fino ad allora.«Voi, Vostra Grazia, avete le mani sporche di sangue. Forse più sporche di Lucien.»
«E' molto probabile che sia come dici tu.»Concordò con lui, sotto lo sguardo sbalordito di Julia. «Richard non è vero!»
Richard continuò come se non l'avesse sentita, proseguì rivolgendosi a Cédric.«Ma penso che tu ti riferisca a una persona in particolare.»
Cédric annuì.«Esattamente. Mi fa piacere notare che hai abbastanza spina dorsale per ammettere i tuoi peccati. Il nome Inés, ti dice niente?» Lo sguardo disorientato del Duca, fece scaturire qualcosa nell'uomo, nel profondo di esso, perché corse verso di lui prendendolo per il bavero della giacca e strattonandolo con rabbia.«Ovvio che non la ricordi! Cosa t'importava d'altronde!»Gli urlò.«Era solo un'altra vittima sacrificabile! Non degna del tuo aiuto, di colui che avrebbe dovuto aiutare tutta la gente rinchiusa in quelle prigioni. Aveva un figlio fuori di lì ad aspettarla, maledizione!» In lui si poteva percepire tutto l'odio, ma anche il dolore che provava per quella perdita.
Julia si mise in mezzo, afferrando il suo braccio teso. «Ti prego lascialo Cédric. Lui non c'entra niente, è stato solo un'altra vittima, come lo è stata quella donna e come lo sono stati tutti gli altri. Diglielo anche tu Richard...» S'interruppe, nel notare il suo sguardo basso.
Richard rimase immobile, non reagì alle sue parole. «E' vero.» Disse alla fine, ricordando in quel momento la donna in questione.«Ho preferito dare le spalle a tutte quelle persone, per pensare solo alla mia famiglia. Era il mio unico pensiero.»Cédric, inveendo, lo scostò da sé con violenza.«Maledetto! Meriti di soffrire per ciò che hai fatto. Un uomo che rimane impassibile, alle sofferenze altrui, non merita di vivere.»
«Non è così.» Obbiettò Richard, fissandolo questa volta dritto negli occhi.«So perfettamente che il mio è stato un gesto ignobile e farei qualsiasi cosa per riportarli in vita. Ma tu non sai come sono andate esattamente le cose, anche se devo ammettere che sei molto informato.»Notando che da lui non avrebbe avuto alcun chiarimento su quell'ultimo punto continuò.«Ho sofferto le pene dell'inferno e non augurerei a nessuno ciò che ho vissuto, nemmeno al mio peggior nemico. Purtroppo avrebbe significato ben poco il mio gesto essendo solo una persona contro degli individui armati e privi di qualunque scrupolo.» Improvvisamente, Richard estrasse dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni, una pistola. Sia Cédric che Julia fissarono l'arma ad occhi sgranati, colti di sorpresa. Sollevò il braccio, con l'arma in mano, porgendola all'uomo di fronte a lui.«Ma se per poter vivere di nuovo serenamente, hai bisogno di dimostrare qualcosa a Inés, sono pronto a sacrificare la mia vita.»Pronunciò alla fine, senza la minima esitazione nella voce.

No! Pensò con sgomento Julia, fissando la pistola nelle mani di Richard. Ti prego non farlo.

Cédric fissò l'uomo, senza prendere l'arma.«Questo vorrebbe significare che credi a tutto ciò che ho detto? Al fatto che non sia stato io ad uccidere il tuo amico, né a commettere tutti quei disagi nelle tue terre?» Volle chiarire.
«Ho visto quello stesso sguardo di disperazione e di profonda amarezza tante volte per non riconoscerlo. Perché è identico a quello che ritrovo in me stesso, ogni volta che guardo il mio riflesso nello specchio.» Confessò Richard continuando a porgergli la pistola.
Il viso di Cédric era lucido di sudore e l'espressione accigliata dava segno del suo profondo conflitto interiore. Julia ricordava perfettamente quando l'aveva rassicurata che non fosse il tipo da uccidere una persona a sangue freddo. Ma in quel caso valeva? Non poté evitare di pensare.
Infondo stava combattendo contro i suoi principi e la possibilità di vendicare una persona a lui molto cara senza alcuna difficoltà, in modo immediato.
A bruciapelo, Cédric prese l'arma dalle mani di Richard.
Julia sussultò. «Non lo fare Cédric, ti scongiuro!» Quasi urlò.

Ma quest'ultimo sembrava non ascoltarla nemmeno. Alzò l'arma, puntandola verso il Duca, anche se leggermente tremante.
Non potendo resistere, Julia corse verso di loro mettendosi di fronte a Richard. Quest'ultimo fissò allibito la donna. «Togliti dalla mira, sciocca!» L'aggredì, sbiancando in viso mentre l'arma era ancora sospesa verso di loro, ma lei non si mosse di un millimetro e fissò Cédric dritto negli occhi.«Non permetterò che venga fatta un'altra ingiustizia. Non un'altra volta!»La sua voce era ferma, anche se poteva sentire un groppo salirle alla gola.«Uccidere un'altra persona non risolverebbe niente, causerebbe soltanto altra tristezza e sofferenza a tanta gente.»Lo sguardo di Cédric era fisso su di lei e le sue labbra erano tirate in una linea dura. Infine, lanciò l'arma lontana da loro, dove cadde in modo silenzioso sull'erba morbida.

«Non l'avrei ucciso comunque.»Bisbigliò l'uomo, sotto lo sguardo sorpreso dei due. «Non fraintendetemi. Non lo ucciderei mai in questo modo. Merita una fine molto più lenta e dolorosa, dovrai agognare di essere ucciso all'instante, ma ciò dovrà aspettare.» Disse alla fine, dandogli le spalle e prendendo la maschera che aveva lasciato cadere a terra.«Prima devo pensare agli individui che vogliono togliermi il piacere di ucciderti con le mie stesse mani. Non è ancora finita, Vostra Grazia.» Asserì con un accenno di derisione nel chiamarlo col suo titolo. Coprì il suo viso con la maschera, prima di voltarsi di nuovo verso di loro. «E' solo rimandato.» Avvisò, per poi inoltrarsi ancor di più nella boscaglia.

«Cédric, aspetta!»Cercò di richiamarlo Julia, ma lui non si fermò e in poco tempo lo perse di vista, era ormai immerso nel buio e nella vegetazione. Si voltò verso Richard e vide che si era diretto dove prima il Bandito aveva lanciato la pistola, prendendola, per poi rimetterla nella tasca.«Richard, noi dobbiamo fare assolutamente qualcosa. Adesso...»
«Noi.» Pronunciò con una nota d'asprezza nella voce, Richard, voltandosi verso di lei. «Adesso noi, dovremmo fare qualcosa? Noi dovremmo, noi cosa?»I suoi occhi erano furenti mentre la fissavano. Julia aveva inteso che fosse arrabbiato, ma non immaginava fino a che punto. Ma Richard non aveva ancora finito.«Hai mai pensato a noi quando hai deciso di accordarti con lui? Volevi parlarmene? Informarmi della questione, prima o poi?»
«Ovviamente, e l'avrei fatto presto, dopo questo incontro.» Obbiettò lei.
«Ma guarda che coincidenza!»La beffeggiò lui, naturalmente non credendole.«Mi sono fidato di te, ti ho rivelato i miei peggiori segreti e della morte di Pierrik, mentre tu avevi a che fare con quell'uomo sapendo ciò che ne pensavo!»La sua rabbia era palpabile, ma ciò che la ferì furono le sue parole.
«Da quanto va avanti?»Chiese improvvisamente lui, a bruciapelo.
Julia esitò, torcendosi le mani.«Non ha importanza, dovremmo occuparci di cose più importanti.»
«Da quanto.»Non urlò, ma il suo tono la fece rabbrividire ugualmente. Con il cuore stretto in una morsa, rispose.«Da quando sono arrivata qui.»Il suo sguardo tradito, la fece sentire una persona orribile.«Ma ci siamo visti solo tre volte, in tutto questo lasso di tempo e l'ho fatto per proteggere gli altri e te!» Cercò di difendersi.
«Non hai fatto altro che condannare tutti loro, invece!» Questa volta Richard non riuscì a trattenere l'intensità della sua voce. «Cosa credi che avrebbe portato il tuo comportamento sconsiderato? Non conosci quell'uomo e fin dall'inizio si è rivelata una persona poco incline al ragionamento e adesso scopro che non solo è un bandito senza scrupoli, ma è anche il figlio di Lucien!»Non riuscendo a trattenere la rabbia diede un pugno contro il tronco di un albero.
Julia fissò l'uomo, cercando di non farsi intimorire dalle sue parole.«Io ho seguito il mio istinto. Non credevo e non credo tutt'ora che quell'uomo sia una persona malvagia, a prescindere di chi sia figlio o da cosa abbia detto. E' soltanto una persona ferita, come te. Entrambi siete stati vittime dello stesso uomo.» Notò le larghe spalle di Richard scendere, come se non riuscisse più a sostenere il peso di tutto questo.«Su una cosa, devo darti ragione.» Lo sentì bisbigliare. «E' un uomo ferito. Non posso permettere che faccia una pazzia scontrandosi con quegli assassini, anche se circondato dai suoi amici briganti. E' pur sempre mio cugino.»
Julia rimase interdetta dalle sue parole, in modo positivo. Lo avrebbe aiutato, a prescindere di chi fosse figlio. «Assolutamente! Vedrai che dopo aver fatto arrestare quegli uomini, voi due vi chiarirete e andrà...»
«Tu.» La fermò immediatamente Richard, con voce atona.«Non farai proprio niente.»
Julia lo fissò, interdetta.«Cosa, Perché?»
Richard si decise infine a voltarsi, fissandola per la prima volta con lo sguardo più freddo che avesse mai avuto nei suoi riguardi. «Non ho più fiducia in te, non posso più fidarmi. Voglio che te ne vada domani stesso.»
Julia lo guardò, incredula. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. «Richard, non puoi dirlo veramente...» La voce si affievolì e improvvisamente si sentì debole come non mai. «Io... io l'ho fatto perché ti amo, non avevo intenzione di causare altri problemi.»
L'uomo non cambiò espressione, anche se il suo viso era bianco come un cencio. «Ti rendi conto, che se tu avessi parlato, avremmo avuto la possibilità di salvare Pascal?» Quelle parole la ferirono come se le avessero sparato. Non riuscì a sentire più le gambe, si accasciò in ginocchio, mentre le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance. «Non volevo. Non immaginavo...» Alzò il viso verso quello amato, ma in quel momento, non riuscì ad intravedere niente del sentimento che prima aveva visto per lei nei suoi occhi blu. «Purtroppo Julia, ho imparato a mie spese, a prendermi le mie responsabilità. Hai perso la mia fiducia nel momento stesso in cui hai preferito fare tutto da sola invece che parlarne con me. Chi ama veramente condivide le proprie paure, i dubbi e tutto ciò che comportano.» Alla fine, Richard si mosse passandole al fianco e allontanandosi. «Julia.» Si fermò ancora una volta, ma né lui né lei si voltarono per incrociare i loro sguardi.«Non ti ho mai detto di amarti, ma ti ho comunque aperto il mio cuore molto più di quanto l'abbia fatto tu, con le tue parole. Dovresti riconsiderare la tua idea di amore.» E con quell'ultima stoccata, si allontanò lasciandola sola. Era proprio ciò che aspettava Julia, per poter finalmente lasciare libero sfogo alle lacrime. I singhiozzi si susseguirono per parecchio tempo, lasciandole modo di sfogare tutta la sua disperazione e di raccogliere i pezzi del suo cuore infranto. Lo stesso cuore, dovette ammettere a se stessa, che aveva contribuito a far sì che si frantumasse.

Richard sbatté la porta della sua stanza da letto così forte che rischiò di svegliare gli ospiti nell'altra ala, ma poco gli importava in quel momento. Una rabbia che da tempo non veniva fuori voleva invadere adesso il suo animo. Con un'imprecazione, scaraventò tutto ciò che la sua scrivania conteneva. Fogli, libri contabili e il vasetto d'inchiostro si sparsero intorno a lui, ma non era abbastanza. Per tutto quel tempo lei sapeva! Non poteva far a meno di ripensare alle parole del Bandito. No! Non poteva più considerarlo tale, ormai doveva pensarlo come Cédric. Il figlio di Lucien, suo cugino. Batté i pugni sulla scrivania, ignorando completamente il dolore.
Come aveva potuto nascondergli una cosa del genere? A lui. Dopo tutto ciò che le aveva raccontato. Si era aperto, anima e cuore a lei, le aveva dato la sua fiducia e cosa ne aveva ricavato?
Solo bugie e mezze verità!

«Ti rendi conto, che se tu avessi parlato, avremmo avuto la possibilità di salvare Pascal?»
L'immagine del suo viso cereo e i suoi occhi sgranati dalla consapevolezza dell'errore commesso, gli appariva davanti agli occhi, e non riusciva a scacciarla. Si era reso conto, fin da subito, di essere stato crudele nel darle la colpa della morte di Pascal, ma non poteva negare che ci fosse una mezza verità in questo. Se avesse parlato forse Pascal si sarebbe potuto salvare. Vedere la sua espressione addolorata, rendeva la sua rabbia ancora più intensa. Con un urlo di ira e dolore, prese la poltrona accanto alla scrivania, scaraventandola violentemente sul pavimento. L'impatto fece staccare le tre gambe dell'oggetto.
Improvvisamente, venne colto da una forte debolezza e si ritrovò in ginocchio sul pavimento, sostenendosi con le braccia. «Come siamo arrivati a questo punto?» Bisbigliò, cercando con tutto se stesso una risposta che non trovò. «Com'è possibile che tutto mi sia crollato addosso, un'altra volta?»


Quella mattina molti degli ospiti si alzarono presto, decidendo di gustare la colazione all'aperto, così da farne un'ultima di gruppo, visto l'arrivo prossimo degli ultimi ospiti per il gran ballo in maschera. Tutti sembravano spensierati ed eccitati in attesa della fantastica serata che li aspettava e non vedevano l'ora di prepararsi e indossare le loro maschere.
Tutto l'opposto di Julia che sembrava aver avuto giorni migliori a giudicare dal viso tirato. In effetti sentiva un gran peso al petto, che le rendeva difficile persino un minimo sforzo come respirare. Non aveva fatto altro che pensare e ripensare per tutta la notte, esaurendo completamente le lacrime. Tutto attorno a lei era crollato in pochissimo tempo. Le parole di Richard le avevano inflitto un duro colpo al centro del suo fragile cuore, era come se una lama l'avesse trafitta. Le aveva detto espressamente di andar via, di non volerla più vedere.
Ma, dovette ammettere, che non poteva incolpare altri, se non se stessa. Sapeva che continuando a nascondere la verità avrebbe rischiato tanto. E la conseguenza era stata perdere l'amore di Richard, se c'era mai stato. S'irrigidì a quel pensiero.
«Ma insomma, ragazza, sbrigati a servirmi la colazione. Non vorrai farmi morire di fame.»Stava rimproverandola la Marchesa Picard. Le parole della donna penetrarono attraverso la nube nera che la circondava e ritornò in sé, rendendosi conto di trovarsi in giardino ad aiutare a servire gli ospiti. Poggiò immediatamente il vassoio sul tavolo, posizionando tutto in modo meticoloso.«Vogliate scusarmi Marchesa.»Disse solamente, con sguardo basso. Cercò d'ignorare lo sguardo della donna puntato su di lei, mentre versava del thè nella tazza, anche se cominciava a darle sui nervi.«I miei cani stanno bene?»Chiese improvvisamente la donna, prendendo un dolcetto dal piattino.«Ovviamente, Madame. Stanno benissimo.»In realtà non ne aveva la minima idea, pensò agitata. Non si era occupata minimamente delle bestiole, per com'era stata indaffarata in quei giorni, dando l'impegno a Roger. Doveva ricordarsi d'informarsi degli animali.
Fece un sospiro di sollievo, vendendola staccare gli occhi da lei e volgerli verso i giardini.«E' tutto molto diverso qui, dall'ultima volta.»Commentò improvvisamente la donna.
Julia la fissò circospetta, preparandosi a qualche altra domanda a cui lei non sapeva dare la risposta.«Non saprei Madame, sono qui da pochissimo tempo.»
«Direi che è stato un bene per te.»
Julia ebbe la sensazione che la donna sapesse molto più di quanto nessuno immaginasse sul castello, prima della nomina di Richard come Duca.
«Scusate Marchesa, ma dalle vostre parole, deduco che voi conoscevate bene il vecchio Duca. Anche il primo girono della riunione avevate espresso parole riguardanti a questo.
La donna non le diede la minima attenzione e Julia lasciò perdere, riprendendo il vassoio per allontanarsi dal tavolo.
«Conoscevo poco entrambi i Duchi.»Le parole della donna bloccarono all'istante la giovane che stava per allontanarsi. Si voltò di nuovo verso di lei, ascoltando attentamente ciò che aveva da dirle.«Conoscevo poco entrambi, ai tempi mio marito era ancora vivo, ma passavamo pochissimo tempo in società.»Bevve con calma un sorso della bevanda calda, mentre Julia aspettava con pazienza che raccontasse.«Incontrai entrambi i fratelli nello stesso luogo, ad un ricevimento. Non si poteva certo dire che i due uomini fossero poco attraenti, tutt'altro.»Il suo sguardo si fece più duro.«Ma era innegabile intuire chi fosse di loro due la mela marcia. I loro occhi valevano più di mille parole.»
«I loro occhi?» La interruppe Julia, involontariamente, sorpresa da quella affermazione. L'altra annuì «Assolutamente. Gli occhi trasmettono molto più di quanto le parole possano mai esprimere. Mai sentito dire che gli occhi sono lo specchio dell'anima?»
«S-sì. Ne ho sentito parlare.»Disse esitante, la giovane. Per quanto la riguardava stava cominciando a dubitarne. O semplicemente, non era riuscita a comprenderne il vero senso.
«Ciò che intendevo dire.»Continuò la Marchesa.«E' che il fratello minore, Lucien se non sbaglio, aveva qualcosa di freddo e ostile. Ma ebbi modo di vederlo davvero solo conoscendolo un po' di più.»L'ultima frase venne pronunciata mentre guardava dritto negli occhi Julia, come se volesse farle intendere qualcosa.«Non possiamo pretendere di riuscir a vedere in una persona tutto ciò che lo anima, solo per brevi attimi. Bisogna condividere delle esperienze, delle emozioni, anche dei dolori se è il caso. Ma soprattutto, ci vuole del tempo. Se l'amore fosse così semplice da capire, forse saremmo tutti un po' più felici.»
Julia non poté evitare di sgranare gli occhi e per poco il suo vassoio non le cadde dalle mani.«Ma Marchesa, non capisco...»
«Sarò anche una anziana vedova, con un amore eccessivo per i carlini, ma non sono una sciocca.» Asserì, con un sorriso furbo. Julia non insistette, per non creare altri disagi alla sua persona. Era innegabile che la donna fosse molto più astuta di quanto non volesse far credere.
Le parole della nobile però la fecero riflettere. Aveva davvero preso sotto gamba ciò che sentiva nei confronti di Richard? Come se avesse già compreso tutto, quando in realtà sapeva ben poco dell'amore. Non poteva credere che i suoi occhi non trasmettessero tutto l'amore che provava per lui, ed era sicura di non sbagliarsi nel riuscire a percepire quanto lui in realtà vedesse se stesso in quelli di lei. Se no non si spiegava il profondo sentimento che, a prescindere da ciò che era successo, sentivano l'uno per l'altro. Entrambe le anime erano incrociate tra loro e niente e nessuno poteva cambiare ciò. Neanche loro stessi.
«Scusate Marchesa, ma adesso devo andare.»
«Non ho ancora finito.»La fermò immediatamente la donna.«C'è ancora una cosa che devo dire.»Julia trattene un sospiro d'impazienza. L'altra si schiarì la voce.«Stavo per dirti cosa non mi convinceva del fratello minore.»Continuò.
«Successivamente alla morte del Duca e dopo che il titolo venne dato all'altro fratello, fu organizzato un ballo, dove molti esponenti dell'alta società parteciparono. Compresa io e il mio consorte.»Le rughe della donna si accentuarono mutando in una linea dura.«Stavamo qui solo da tre giorni e già mi annoiavo a morte, tanto che preferii per una sera stare nelle mie stanze. Fu mentre guardavo l'esterno attraverso la finestra che notai qualcosa d'insolito.»
L'ultima frase, servì ad ottenere tutta l'attenzione di Julia, che stette ad ascoltare attentamente.«Cosa vide?»Chiese, non potendo far a meno, notando il suo silenzio prolungato. Ma la donna non notò neanche la sua impertinenza, tant'era presa nel ricordare ciò che aveva visto.«Ricordo di aver visto delle sagome girare in modo sospetto nei giardini di Sua Grazia. Inizialmente non notai nulla di anomalo, pensando fossero delle guardie che sorvegliavano la vasta residenza. Ma poi feci caso ai loro modi, troppo circospetti per essere semplici guardie in giro per l'abitazione. E infatti non ci volle molto perché commettessero un passo falso.»Le sue mani s'irrigidirono, quasi impercettibilmente, sulla tazza che teneva in mano.«Due uomini tenevano di peso qualcosa che aveva tutta l'aria di essere un tappeto. Lo stavano portando verso la boscaglia più fitta.»Disse, per poi voltarsi verso Julia con sguardo deciso.«Dimmi ragazza, non trovi che sia insolito per delle guardie portare un tappeto in due, per quanto possa essere pesante, per giunta in piena notte, varcando una vasta vegetazione?»
«Molto strano.» Commentò solamente Julia che, dopo quello che aveva saputo, le venivano i brividi a pensare alle varie possibilità di cosa quella scena avesse potuto significare.
La Marchesa annuì, comprendendo che la giovane aveva afferrato il concetto.«Ne parlai subito con mio marito, non appena si ritirò. Entrambi facemmo le nostre conclusioni. Ma non avendo prove di ciò che avevo visto, preferimmo tacere. Ce ne andammo il giorno dopo.»Rimasero entrambe in silenzio, mentre intorno a loro tutto si svolgeva normalmente, con la servitù che serviva in modo efficiente e gli ospiti a parlottare e sorridere a qualche battuta tra loro.
Fu Julia a rompere per prima il silenzio creato.«Perché lo avete detto a me?»Chiese incuriosita. La donna non si scompose e la fissò con sguardo impassibile.«Perché, come ho detto poco prima, non sono una sciocca.»
Julia sgranò per un attimo gli occhi. Ma poi dovette chiuderli a causa di un'improvvisa ilarità.«E chi crede il contrario pagherà con la sua pelle.»Ribatté con allegria, anche se con sincerità.«Grazie Marchesa, mi siete stata di grande aiuto.»E dopo aver piegato la testa, con area servizievole, camminò più velocemente possibile verso l'entrata. Doveva parlare con Richard, ma come? Sapeva che era andato a cavallo, chissà dove, e per di più non avrebbe voluto vederla. Anzi, probabilmente si aspettava che fosse già andata via al suo ritorno. Mise una mano al cuore, sentendosi stringere d'apprensione. Se fosse andata via, avrebbe lasciato che il solco creatosi nel suo cuore, a causa di uno stupido errore, si espandesse sempre di più. E in più c'era ancora la questione degli assassini di Pascal. No, non l'avrebbe fatto. Costi quel che costi, avrebbe parlato con lui. Ma come?
Julia cercò di pensare attentamente su come agire per fare in modo che l'uomo non la scacciasse non appena l'avesse vista. Stava attraversando l'entrata che dava dai giardini alla residenza, ed era così concentrata a pensare che non si accorse di tre fanciulle andarle incontro, che in quel momento stavano parlottando tra loro e ridendo di gusto. Si scontrò con una di esse, senza riuscire a fermarsi in tempo.«Oh, perdonate la mia sbadataggine, Mademoiselle.»Porse le sue scuse in fretta, facendo un profondo inchino. Vide una maschera sotto i suoi piedi, viola con varie piume ad adornarla. La prese, fissandola attentamente. E fu lì che ebbe un'illuminazione. Porse in fretta la maschera alla fanciulla«Scusatemi ancora, con permesso.»Non aspettò la risposta e corse via, sotto lo sguardo sbalordito delle ragazze.
Era una pazzia, non poté fare a meno di riflettere mentre, quasi correndo, attraversava il lungo corridoio. Si sarebbe messa in guai ancora peggiori, ne era certa. Entrò nell'area della servitù, sorpassando e riuscendo a stento a non scontrarsi con una delle donne di servizio, mentre raggiungeva le cucine. Varcò la soglia, ormai senza fiato.«Carole!»La chiamò.
La donna, che stava preparando il tutto per il prossimo pasto, fissò Julia sorpresa notando il suo viso rosso.«Cosa succede cara, sembri accaldata. Hai per caso la febbre o...»S'interruppe nel momento stesso in cui la giovane si avvicinò prontamente a lei prendendo le mani grassocce della donna e tenendole strette alle sue, fissandola con sguardo implorante e allo stesso tempo determinato.«Ho bisogno di un abito e di una maschera.»

Richard fermò il cavallo, respirando profondamente l'aria pulita. La galoppata gli era servita più di quanto avesse immaginato. Restare nel castello lo stava soffocando e non aveva aspettato l'alba per uscire da lì e andare diretto alle scuderie. Poco gli importava di fare degli incontri, da solo. Nella sua lunga galoppata aveva perlustrato velocemente le zone dove aveva visto l'ultima volta uno di loro, quando gli aveva sparato. Non c'era la minima traccia della loro presenza in quei luoghi, ovviamente.
Era ormai mattina inoltrata e probabilmente i suoi ospiti si stavano chiedendo dove fosse finito. Ma prima aveva una cosa da fare, ne aveva la necessità. Legò l'animale a un ramo vicino, guardando di fronte a sé. La cappella della famiglia Duval, dove giacevano i suoi genitori. Non andava a trovarli da quando era uscito dalle celle. La vergogna per se stesso glielo aveva impedito. La prima volta ne aveva avuto così tanto il desiderio da non poter resistere, poiché incontrava suo padre dopo averlo lasciato nel letto, malato. Ma non era riuscito a rimanere lì dentro per più di qualche minuto. Il pensiero che suo padre fosse dentro una bara, anche per la sua stupidità e il suo egocentrismo, lo aveva tormentato. Fece un altro profondo respiro, prima di dirigersi verso la cappella. Non appena varcò l'entrata notò che il senso di oppressione, avuta l'ultima volta, era diminuito o quasi inesistente. L'interno era stato sempre gelido, ma quella volta il tremito alle mani era dovuto a qualcos'altro. S'inoltrò all'interno, avvicinandosi verso i nomi incisi nei marmi, di tante generazioni di Duval. Non aveva voluto incidere il nome di Lucien, ritenendolo un'infamia, il solo pensiero di mettere il suo nome accanto a quello della sua famiglia era un abominio. Crystal era stata d'accordo con lui. Non meritava di possedere il nome dei Duval.

Toccò il marmo freddo, dove erano incisi i nomi dei suoi genitori. 

Duca Gabriel Duval, uomo lodevole e d'animo nobile.

Duchessa Anaïs, donna ammirevole, madre amorevole e moglie amatissima.

Ricordava non molto bene la sensazione di perdita provata alla morte della madre. In fondo all'epoca era solo un bambino, come avrebbe potuto comprendere che la madre non sarebbe più tornata? Che non avrebbe più sentito la sua mano accarezzargli i capelli, mentre la sua testa era poggiata sul suo grembo. Non l'avrebbe più aiutata nella serra con tutte le sue piante e fiori esotici, insegnandogli il nome di ciascuno. Non avrebbe più rivisto il suo sorriso gentile e amorevole. Suo padre era stata la sua àncora di salvezza anche in quel caso. Distrutto, per la morte della sua amata moglie, si era dato forza e aveva aiutato suo figlio a superare il dolore di quella perdita, facendo in modo che l'odio, nei confronti della bambina che aveva causato la morte di sua madre, si trasformasse in amore. In effetti, sua sorella era una della persone più importanti della sua vita.
Suo padre era sempre riuscito in tutto. Era una persona fondamentale per la sua famiglia e per tutti gli abitanti che stavano sotto la sua direzione. Un sorriso triste nacque sulle sue labbra, ricordando come da piccolo cercava d'imitarlo in tutto e per tutto. Sentiva sempre un senso d'inferiorità e, oggi come allora, lo percepiva forse ancora di più. Poggiò la fronte sul marmo freddo, dove stavano i nomi dei suoi genitori, cercando di avvertire la loro presenza.«Mi dispiace.»Mormorò, ad occhi chiusi.«Ho commesso così tanti errori. Non merito di essere vostro figlio.»In quell'attimo, il vento gli scostò i capelli come fosse una carezza e qualche ciocca gli cadde sugli occhi. Istintivamente li aprì, scostandosi le ciocche con la mano e intravide sul marmo del pavimento sottostante il suo riflesso, seppur sfocato. S'irrigidì involontariamente, sentendo il cuore battere all'impazzata. L'espressione addolorata, la posizione china di un uomo distrutto...
Quell'immagine, l'aveva già vista! La sua mente cominciò a girare senza che potesse controllarla, mentre le immagini si sviluppavano davanti ai suoi occhi.
Rivide un uomo seduto su una poltrona, con la testa china e stretta nelle mani in preda ai singhiozzi. I capelli dorati, come le sue spalle, si muovevano ad ogni singhiozzo. Sembrava vedere se stesso, ma qualcosa dentro sé gli diceva che non era così. Infatti non appena l'uomo sollevò il viso, non vide due occhi blu, ma dorati. Suo padre!
Era vestito completamente di nero, sul braccio una fascia dello stesso colore. I ricordi diventarono più limpidi e Richard finalmente rammentò l'episodio. Era il giorno della sepoltura della madre.
Venne tantissima gente a fare loro le condoglianze e suo padre aveva mantenuto un'aria sicura e controllata anche in quel momento, nonostante il viso tirato e cereo. Ricordò lui, un bambino spaesato dalla situazione e di come cercasse lo sguardo del padre. Ma non riuscì a incrociarlo in quella serata e non appena la bambinaia lo richiamò, per andare a riposare, ne era stato più che felice di allontanarsi da tutta quella gente estranea. Ma non era riuscito a chiudere occhio, sentendo la necessità di vedere il padre.
Aspettando che la bambinaia andasse a occuparsi della neonata, si era diretto nella biblioteca, dove era sicuro di trovarlo, dopo aver salutato gli ospiti. Infatti, non appena vide la luce filtrare dalla porta, comprese di aver indovinato. Solitamente non bussava mai e neanche allora lo fece, ma non appena mise la mano sulla maniglia un rumore insolito, all'interno della stanza, lo colse di sorpresa. Decise allora di aprire solo leggermente, spiando l'interno. Suo padre era seduto sulla poltrona, da solo. Rassicurato, l'aprì maggiormente.
«Come farò!»Quel bisbiglio disperato, detto dalla voce del padre lo bloccò all'istante. Fu in quel momento che notò che l'uomo stava piangendo!

Non credeva che suo padre potesse piangere, era sempre così controllato e allegro.
Lo vide mettere una mano nei capelli dorati, come i suoi.
«Come farò senza di te, adesso? Amore mio, come riuscirò a far crescere i nostri figli da solo? Entrambi avevano ancora così tanto bisogno di te e anch'io! Non credo di potercela fare senza di te, senza il tuo sorriso e il tuo amore.»
Richard ascoltò lo sfogo del padre con gli occhi sgranati. Suo padre era un uomo distrutto e vederlo in quelle condizioni lo rendeva immensamente triste.
Ricordò di non essere riuscito ad avvicinarsi, preferendo uscire senza mostrare la sua presenza, dirigendosi verso la sua stanza.
Il giorno dopo sembrava essere tornato quello di sempre, ma lui era rimasto particolarmente colpito da quella scena e dalle emozioni trasmesse dalle sue parole, tanto da voler cancellare in qualche modo dalla sua mente ciò che aveva visto e sentito, dimenticando che fosse davvero accaduto.
Adesso, a distanza di tanti anni, comprendeva il perché di quella decisione. Vedere suo padre in quello stato per lui era inconcepibile. Era il suo eroe e non era possibile vederlo cedere. Ma con gli anni il voler pensarlo come un uomo invincibile gli si era ritorto contro, credendosi sempre non all'altezza del padre. Invece adesso, rammentare quell'episodio, lo rendeva più umano. Era un uomo, con dei sentimenti e delle paure: aveva sofferto per la morte della donna amata, un qualsiasi uomo con dei profondi sentimenti. Come lui.
Anche lui stava soffrendo per una donna. La donna che amava.
Istintivamente mise una mano sopra il panciotto, dove l'anello della madre sembrava essersi riscaldato, trasmettendogli un gran calore al petto. In quel momento, la realtà fu più chiara ai suoi occhi.
Lui amava immensamente Julia. A prescindere da tutto quello che era successo, dalle menzogne e dalle mezze verità, Julia lo aveva fatto rivivere. Lo rendeva felice.
Rendeva la sua anima più pura.
E lui le aveva detto di andar via.
Si diede dell'idiota mille volte, per la sua impulsività, accecato com'era dalla rabbia e dal dolore. Ma avrebbe rimediato. Sì, l'avrebbe raggiunta ovunque fosse, alla residenza di Vumont o in qualunque altro posto. Le avrebbe detto che l'amava e riportata lì.
Purtroppo doveva aspettare che il ricevimento terminasse, accidenti. L'unica cosa positiva sarebbe stata rivedere Crystal e David. Gli avrebbe detto le sue intenzioni su Julia, oltre a dirgli tutto ciò che era successo e che ancora doveva succedere.
Già, gli uomini che attentavano alla sua vita erano ancora in libertà, per non parlare di Cédric. In fondo, il fatto che Julia adesso fosse lontana non era poi stata una cattiva idea. Sarebbe stata troppo a rischio, ed era meglio saperla lontana.
L'avrebbe raggiunta non appena risolto la questione. Si sollevò dal pavimento freddo, sentendosi più libero e leggero di quanto non lo fosse stato quando era entrato. Passò la mano tra i due nomi dei genitori.«Padre, madre. Giuro che non vi deluderò. Adesso ho compreso e seguirò il mio cuore.»Mise l'altra mano di nuovo sul petto, dove stava l'anello della madre, e il calore invase il suo cuore per la consapevolezza che i suoi cari stessero approvando le sue parole.


«Credi ancora che sia stata una buona idea?»Mormorò in tono esitante Julia, che dava le spalle alla cuoca, mentre sistemava gli ultimi particolari del suo vestito. L'altra sbuffò, infastidita dalla sua ennesima domanda.«Ti ho già detto di sì e poi dove avevi intenzione di prendere un abito da festa con così poco preavviso?»
Julia esitò nel rispondere, consapevole della verità nelle sue parole.«Hai ragione, ma non immaginavo prendessi uno dei vestiti della madre di Richard.»disse costernata.
Dopo aver parlato con Carole del perché Richard non volesse averla più lì, omettendo qualche verità sulla situazione attuale, si era impegnata con lei affinché trovassero un abito adatto per far in modo che potesse infiltrarsi al ballo senza destare sospetti di chi fosse. Ovviamente la ricerca era stata molto dura, giacché era impossibile trovare un abito in meno di una giornata e di certo lei non possedeva abiti che potessero lontanamente adattarsi ad un ricevimento dell'alta società. Ormai disperate, Carole ebbe un lampo di genio, o almeno quasi, ed era comparsa con un abito un po' datato, ma tra i più raffinati che avesse mai visto.«Era della madre di Richard. Dovremmo fare qualche modifica, ma sono sicura che per l'occasione andrà più che bene.»Aveva commentato Carole, sotto lo sguardo dubbioso della giovane.«Spero che tu abbia ragione o avremmo dei guai ancora maggiori.»Aveva commentato alla fine.
Tra cuciture e tagli il vestito sembrava poter andare. Certo non poteva scomparire il fatto che non fosse un abito all'ultima moda, ma poteva andare. L'abito, di tunica leggera, color verde bottiglia valorizzava i suoi occhi e la pelle lattea. Le maniche erano corte arricchite da alcuni ricami dorati, la stessa decorazione era presente sul corpetto dalla scollatura quadrata. Carole, che stava ancora eseguendo le ultime rifiniture al sottogonna, le rivolse un sorriso incoraggiante.«Ti sta d'incanto.»
Julia le rivolse un sorriso tirato.«Ti ringrazio, ma non è quello che vorrei sentire in questo momento.»L'altra sbuffò, ritornando a lavoro.«Stai tranquilla, andrà tutto bene, nessuno si accorgerà di chi sia l'abito, neanche Richard.»
«Sei sicura che tutti sanno che io sono andata via?»Chiese esitante, preoccupandosi adesso di un altro problema. Solo poche persone sapevano della sua presenza lì. Infatti era stato riferito alla servitù che dopo aver aiutato nella gestione per la sera, Julia aveva ricevuto una lettera da parte di un suo familiare dove si richiedeva urgentemente la sua presenza, ed era andata via in tutta fretta. Aveva fatto in modo di restare nella sua stanza dopo la colazione, dando a Carole la responsabilità di dare la notizia della sua partenza e di organizzare il tutto. Avevano bisogno di alleati e così avevano chiesto aiuto a Roger e ai gemelli per fare in modo che la sua partenza risultasse reale. Persino a suo padre!
Dato come si erano svolte le cose tra loro, aveva deciso di raccontargli, almeno in parte, ciò che stava compiendo.
«Dovremmo sceneggiare un finto addio?»Aveva domandato stupefatto, suo padre.«Ma perché?» «E' una lunga storia e in questo momento non posso spiegartelo, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto.» Aveva risposto al padre con apprensione. «Non te lo chiederei se non fosse estremamente necessario.» Disse poi, guardandolo dritto negli occhi. Il padre sembrava molto esitante ad accettare, inizialmente.«Va bene, lo farò. Non posso certo rifiutare l'unica cosa che chiede mia figlia, dopo anni d'assenza.»Le aveva risposto alla fine, con gran sollievo per lei.
Avevano ordinato una piccola carrozza affinché potessero accompagnarla fino al villaggio vicino, dove lei avrebbe dovuto prendere un calesse che l'avrebbe riportata a Parigi. Tutto era stato organizzato nei minimi dettagli e i gemelli dovevano essere prossimi al ritorno e soprattutto Richard a quell'ora avrebbe saputo della sua partenza. Pensando a lui, il cuore batté più forte per l'apprensione.
Scosse la testa, maledicendo la sua debolezza. Non voleva esserlo! Mai come in quel momento doveva raccogliere tutta la sua forza e determinazione, per dimostrare ciò che provava e ciò che meritavano entrambi!
«Sembra che la storia si ripeta.»
Sentendo Carole, mormorare quella frase, Julia la fissò sorpresa.«Che cosa intendi?»
L'altra le sorrise con calore.«E' come rivedere i genitori di Sua Grazia. Anche Sua madre aveva lo stesso tuo sguardo, innamorato e determinato a seguire il suo sentimento.»
«E' tutto molto più complicato in questo caso, Carole.»Non riuscì a trattenersi da dire Julia.
La frase della ragazza, non scompose il sorriso della donna.«Forse, ma credo che quando il sentimento è tanto forte, ogni vincolo e ostacolo che troviamo sul nostro cammino, sia più semplice da superare.»
L'altra sorrise, condividendo in un certo senso le sue parole.«Hai perfettamente ragione, spero solo di avere lo stesso finale della Duchessa.»
«Se ci credi davvero, succederà.»Rispose Carole, con dolcezza.
Un lieve bussare interruppe i suoi pensieri, irrigidendola sul posto.«Chi può essere?»Carole, guardò Julia sorpresa. Si sollevò prontamente e si diresse alla porta con una certa esitazione.«Chi bussa?»Domandò prima, ma non ottenne risposta. Guardò ancora una volta Julia prima di aprire e socchiudere la porta.«Oh!»L'esclamazione della donna, fece sussultare interiormente Julia comprendendo che le avevano scoperte. L'anziana donna aprì la porta del tutto e Julia poté vedere chi fosse.«Angel?»Julia fissò la fanciulla sconcertata. Quest'ultima le sorrise, tra le mani un oggetto coperto da un fazzoletto. Carole fece un risolino, muovendosi a disagio per chiudere la porta.«Scusami Julia, avevo dimenticato di dirti che Angel sapeva tutto.»
«Carole.»Mormorò il suo nome, come a rimproverarla. Più gente sapeva che fosse ancora lì, meno discrezione ci sarebbe stata. Facendo finta che non stessero parlando di lei, Angel si avvicinò a Julia porgendole l'oggetto. Julia le lanciò uno sguardo sorpreso.«Per me?»L'altra annuì solamente. Incuriosita, Julia scostò il fazzoletto, rivelando una maschera. Era dal disegno semplice, con le punte a forma d'occhio di gatto, ma dal colore sgargiante, rosso Tiziano.«Dove sei riuscita a procurartela?»Chiese alla ragazza stupita. Quest'ultima sgranò gli occhi, forse sorpresa da quella domanda, per poi sorriderle e alzare le spalle. Carole si avvicinò per osservarla anche lei.«Non è intonata al vestito.»Commentò.
«Ma non abbiamo tempo per cercarne un'altra. Sistemare e recuperare un vestito è stato molto complesso.» Obbiettò Julia, per poi rivolgere un sorriso a Angel. «Grazie per l'aiuto, cara. Ti sono debitrice.» La ragazza le rivolse un piccolo sorriso, per poi voltarsi e dirigersi alla porta, uscendo dalla camera.«Quella ragazza mi sorprende sempre di più.»Mormorò Carole. «Sembra ti abbia preso in simpatia.»
Julia sorrise, mentre poggiava la maschera rossa sul letto.«Forse gli avvenimenti successi in questo periodo, hanno fatto aprire il suo cuore agli altri.»Anche Carole ricambiò il suo sorriso.«Lo spero davvero, cara. Su basta chiacchiere inutili, finiamo quest'abito o te lo ritroverai pronto fra una settimana. Ma non succederà, parola mia.»


«Vostra Grazia, la carrozza del Conte Vumont è appena arrivata.»Richard stava parlando con i suoi ospiti, o meglio faceva buon viso mentre loro chiacchieravano, e ringraziò il cielo alla notizia del maggiordomo. Finalmente avrebbe avutola scusa per allontanarsi.«Scusatemi signori, devo ricevere mio cognato e mia sorella.»Fece un breve saluto mentre si allontanava con Auguste. Non appena uscirono dal salone, dove si trovavano, diede disposizioni all'uomo affinché i suoi ospiti fossero portati nel suo salotto personale.«Sarà fatto, Vostra Grazia.»Annuì immediatamente l'anziano maggiordomo, per poi voltarsi e andare.«Aspettate Auguste.»Richard non riuscì a trattenersi dal porgergli la domanda che girava nella sua testa da quella mattina.«La signorina Bolivia è già andata via?»
L'uomo, da prima disorientato dalla domanda, ritornò immediatamente alla sua espressione impassibile.«Sì, Vostra Grazia. Se ne è andata subito dopo aver dato una mano per servire la colazione ai vostri ospiti. O almeno è quello che so. Pare che la ragazza avesse molta fretta dato che non ha avuto modo di salutare nessuno.»
Non ne dubitava, pensò rammaricato Richard. Avrebbe voluto chiedergli tante altre cose, ma si trattenne con grosse difficoltà.«Molto bene. Vado a raggiungere i miei ospiti.»Si voltò velocemente, dirigendosi nel suo salotto, col cuore più pesante.
Non appena varcò la soglia, notò che era deserta. Si sedette sul divanetto con un grosso sospiro, mettendo le mani nei capelli.
Pare che la ragazza avesse molta fretta dato che non ha avuto modo di salutare nessuno. «Dannato idiota.»Non poteva chiamarsi in altri modi. Avrebbe dovuto fermarla e spiegarle la situazione, dirle che l'amava e che dopo aver sistemato le sgradevoli circostanze che lo coinvolgevano , voleva che ritornasse da lui perché quello era il suo posto.
Invece l'aveva lasciata andare con il cuore in pezzi, credendo che lui non volesse mai più vederla.
Dovette interrompere i suoi pensieri infelici, allorché si aprì la porta, e vide varcarla da sua sorella Crystal. O meglio, per primo il suo pancione che sembrava essere aumentato rispetto all'ultima volta che l'aveva vista.«Richard!»Gridò contenta la donna minuta, saltellando verso di lui, anche se quella, in realtà, doveva essere una corsa. L'accolse a braccia aperte, cingendole le spalle.«Mi sei mancato tantissimo.»Gli disse sorridendogli, con quegli occhi così simili ai suoi. Anche lui ricambiò il sorriso, sentendo il cuore più leggero, adesso che si trovava di fronte sua sorella.«Anche tu mi sei mancata. Come va la gravidanza? Riesci a stento a camminare.»La prese in giro, ridendo di gusto sotto lo sguardo offeso della donna.«Facile scherzarci per voi, ma io sto facendo una grande fatica a sostenere il peso.»Commentò, mentre Richard la osservava divertito. Poco dopo varcò la soglia David, che guardò la moglie con uno sguardo da finto rimproverò.«Non riuscivi più ad aspettare? Correre fin qui, da sola, col pancione che ti ritrovi.»
Crystal sbuffò.«Volete smetterla di prendermi in giro per il mio pancione? Sto aspettando un figlio che, per la cronaca, nascerà tra poco.»
Dopo aver riso, alle spalle della donna, Richard e David si salutarono per poi accomodarsi sui divanetti.«Allora, com'è andata la riunione finora?» Chiese David, incuriosito.
L'altro alzò le spalle, non sapendo bene da dove cominciare, mentre il suo sguardo si oscurava.«Direi che ci sono stati alti e bassi» iniziò.
Quella frase, unita alla sua espressione seria, ottenne l'attenzione di entrambi i coniugi. Richard gli raccontò, più o meno, tutto ciò che era successo. Delle aggressioni, la possibilità che qualcuno della servitù fosse una spia e la morte di Pascal.
«Oh mio dio.»Non riuscì a trattenersi dal dire Crystal, sconvolta da quelle orribili notizie.«Mi dispiace tanto Richard, sapevo quanto tenessi al tuo Consigliere. Tutto ciò è orribile.»David,non aveva proferito ancora una parola mentre fissava il cognato con i suoi occhi verdi che sembravano volergli entrare dentro.«C'è ancora qualcos'altro, non è così?»Chiese alla fine.
Richard chinò la testa, in segno d'assenso.«Sì è così. A quanto pare io e Crystal non siamo gli ultimi componenti della famiglia Duval.»
Crystal fissò il fratello allibita.«Cosa intendi dire?»
Richard strinse i denti, non sapendo come avrebbe reagito alla notizia. Ma non poteva mentire alla sorella su qualcosa di così importante. «Lucien ha voluto farci un bello scherzo. Ha fatto in modo che una parte di lui rimanesse qui, anche dopo la sua morte.»
Sentendo quel nome, tutti i sensi di Crystal si misero in allerta, mentre teneva stretta la mano di David.
Richard alzò lo sguardo verso il suo.«Lucien aveva un figlio. Ma a quanto pare non l'ha mai cresciuto come tale, abbandonandolo al suo destino. Lo stesso che ha fatto in modo che le nostre strade s'incrociassero.»Crystal sgranò gli occhi, scettica.«Un... un figlio di Lucien? Quel mostro ha generato un figlio?»Dalla sua espressione, era ovvio che non riusciva a crederci.
Richard si ritrovò a spiegarle l'intera situazione. Di quando erano stati bloccati da alcuni banditi e di come poi si fosse rivelato per quello che era. E questa volta dovette coinvolgere anche Julia.
«Sei sicuro di non ricordare la donna per cui quel bandito voglia vendicarsi?»chiese stavolta David, anche lui turbato da quelle nuove informazioni.
Richard chinò la testa, non riuscendo a rispondere. Stava cominciando ad avere qualche dubbio e se fosse davvero come ricordava, Cédric avrebbe avuto tutte le ragioni per avercela con lui. Poteva essere la donna a cui aveva voltato le spalle, quando le guardie la stavano trascinando chissà dove? Non poteva esserne sicuro, ma la probabilità era molto alta.
Improvvisamente Crystal si alzò dalla poltrona cominciando a fare avanti e indietro per la stanza.«Io non riesco davvero a crederci. Com'è possibile tutto questo? E Julia? Richard io non posso credere davvero che lei...»
«Stai tranquilla. Non lo penso neanche io.»La fermò, lui.
Crystal lo fissò, perplessa.«E adesso dov'è? Dovremmo parlare anche con lei dato che è coinvolta tanto quanto noi.»
«L'ho mandata via.»Disse subito lui, sotto lo sguardo allibito dei due.«Cosa? Perché?»
«Crystal.»L'ammonì David. Ma lei non riusciva a creder alle parole del fratello.«Perché l'hai mandata via, Richard.»
Quest'ultimo non riuscì a sostenere lo sguardo accusatore della sorella.«Inizialmente ero arrabbiato con lei, pensando che mi avesse tradito e... l'ho accusata in un certo senso della morte di Pascal.»Un silenzio innaturale invase l'aria. Crystal scosse la testa, furiosa.«Ma come hai potuto!»Si avvicinò al fratello con rabbia, cominciando a tempestargli di pugni il petto.«Come ti sei permesso! Julia è la donna più in gamba e dolce che io abbia mai conosciuto e tu l'hai accusata di questa atrocità! Sono sicura che avrà tenuto tutto nascosto solo per il tuo bene. E tu l'hai ferita, non ti meriti una persona come lei, no!»Richard non disse niente, preferendo che si sfogasse su di lui, invece che tenere tutto dentro. David si avvicinò al duo, prendendo per le spalle Crystal.«Adesso basta, calmati.»Le disse con dolcezza. Crystal, alla voce del marito, s'interruppe iniziando a piangere, per poi voltarsi verso David. Da quest'ultimo, Richard non trovò uno sguardo di disprezzo, come si aspettava, ma uno sguardo solidale.«Forse Richard, deve dirci ancora qualcos'altro.»Ipotizzò, mentre accarezzava dolcemente i capelli di Crystal.«Non voglio sentire più niente da parte sua. Ho già ascoltato abbastanza.»
«Io credo che dovresti.»Obbiettò l'uomo. Mentre Richard continuava a guardarlo, esterrefatto.«Come hai fatto a comprenderlo?»Gli chiese, l'altro alzò le spalle.«So riconoscere un uomo innamorato, quando ne vedo uno, essendolo anch'io.»Spiegò sorridendo.
Sentendo quelle parole Crystal si riprese, scostandosi dal marito e asciugandosi le lacrime. Si voltò verso il fratello, con uno sguardo che passò dallo stupito allo speranzoso.«Richard, davvero tu...»
Quest'ultimo, si mosse a disagio.«E' una novità anche per me. Ma credo di sì, sento qualcosa di profondo, qualcosa di speciale.» Il suo sguardo si addolcì, mentre pensava a lei.«Mi ha coinvolto con la sua energia e la sua dolcezza. Sono innamorato di Julia.»Lo pronunciò per la prima volta esi sentì estasiato. Finché non l'aveva espresso a voce alta, non si era reso davvero conto di quanto Julia fosse diventata importante per lui. Dovette interrompere i suoi pensieri, poiché fu travolto dalla sorella che, gridando euforica gli si gettò addosso. «Sì! Io lo sapevo, ne ero sicura!» Urlò felice. Poi la sua fronte si aggrottò, mentre un altro pensiero nacque nella sua mente. «Ma adesso Julia crederà che tu la odi e che non voglia più vederla.» L'altro sospirò. «Ne sono consapevole, ma forse è meglio così.»Ammise.«A volte la rabbia può aiutarci a superare meglio il dolore. E poi voglio che stia lontana da qui. Sarebbe stato pericoloso per lei restare con me, se i miei dubbi sono veri e un traditore si aggira qui.»
«Oh, non ci avevo pensato. In effetti è una buona idea.» Concordò con lui Crystal. David mise la mano sopra la spalla del cognato, dandogli il suo assoluto appoggio.«Adesso che sono qui, ti aiuterò con questa faccenda.»Richard ringraziò l'uomo felice di avere il suo appoggio.«E dopo che tutta questa storia sarà conclusa, tu correrai immediatamente da Julia e sarà meglio che ti faccia perdonare, perché ho fatto tanti progetti su voi due.»S'intromise Crystal, con gli occhi che brillavano.«Posso confermare.»Pronunciò in tono ironico il marito. Anche Richard rise, con una nuova scintilla di speranza dentro di sé. «Sarà la prima cosa che farò.»Confermò.


«La sera si avvicina.» Mormorò uno dei suoi uomini, di fianco a lui, mentre osservava da lontano le finestre del castello.«Già, e noi siamo più che pronti.»Mormorò con soddisfazione il Ragno. Si voltò verso la persona che, per tutto quel tempo aveva svolto il suo lavoro in modo encomiabile.«Non è così?»Volle avere conferma dalla sua spia.
Quest'ultima annuì solamente. Negli ultimi mesi di spionaggio, il Ragno intravedeva nel suo volto una certa esitazione, e la cosa non gli piaceva per niente. In un lampo fu vicino a lui, prendendolo per il suo soprabito e strattonandolo con violenza.«Non è cosi?»Ripeté.
«S-sì.»Pronunciò, esitante e spaventato all'idea di ciò che gli avrebbe potuto fare. Sapeva perfettamente che non avrebbe esitato ad ucciderlo seduta stante. Gli occhi del Ragno si strinsero, mentre fissava la spia, come se volesse leggergli dentro.«Devo ricordarti del perché sei ai miei ordini? O perché lo stiamo facendo?»Il suo sguardo, se era possibile, lo fece rabbrividire ancora di più.«O devo ricordarti che non esiterei ad ucciderti in questo preciso momento?»La spia deglutì, mentre scuoteva la testa.«No, non ce n'è bisogno.»mormorò. Sulle labbra dell'altro spuntò un sorriso crudele.«Bene.»Con uno strattone lo allontanò, mentre la spia faceva un sospiro di sollievo.«Raduna gli altri ed esegui ciò che ti ho ordinato. Il tempo sta scorrendo.»
L'altro annuì , mentre si allontanava verso il castello, seguito dallo sguardo degli altri uomini, che se la ridevano sotto i baffi.
L'uomo, che era stato inizialmente al fianco del Ragno, ed aveva assistito alla scena, si avvicinò a quest'ultimo guardando verso la direzione presa dalla spia.«Dici che possiamo fidarci?»
Il Ragno sorrise, mentre lanciava di nuovo un altro sguardo al castello.«Non ha altra scelta, ormai. E' dentro la mia ragnatela... come lo è il Duca.«



PICCOLO SPAZIO A ME!!!!!!!


SORPRESA!!!!

No, il tempo non è volato. XD

Semplicemente ci stiamo avvicinando alla fine e con del tempo in più a disposizione ho deciso di darmi una mossa e mandarvi un altro capitolo. Spero che siate contenti. XD

Ebbene, cosa ne pensate?

Qualcuno sta effettivamente facendo la spia, chi sarà?

Finalmente Richard ha detto chiaramente di amare Julia. Avrà modo di dirglielo? 

Cosa succederà al ballo con Richard che non si aspetta minimamente la presenza di Julia?

Quale sarà la mossa di Cédric?

Ma sopratutto, cosa farà il Ragno?

Alla prossima con il penultimo capitolo del LO SPECCHIO DELL'ANIMA 

I segreti e le bugie, stanno per essere svelati! 

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