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Capitolo 16

Presa dalla paura, Julia si tuffò in avanti scostandosi da quella presa. "Julia?" Il suo cuore, accelerato per lo spavento, prese un sussulto nel riconoscere la voce. Si voltò verso l'uomo che era, in poco tempo, diventato il suo enigma. "Richard." Mormoro il suo nome, quasi con timore, voltandosi lentamente verso di lui. Quest'ultimo la guardava con sguardo perplesso, dall'alto. "Cosa ci fai qui?" Chiese porgendole contemporaneamente la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei la fissò per qualche secondo, per poi distogliere lo sguardo e alzarsi da sola. "Ho fatto un giro e senza rendermene conto sono arrivata fin qui." Parlò in tono apatico, non riuscendo a fingere fino al punto di provare emozioni che in quel momento non sentiva. Si spolverò la gonna sentendosi a disagio sotto lo sguardo intenso dell'uomo. "Capisco." Lo sentì mormorare e Julia poté percepire un certo scetticismo. "Non importa, la cosa più importante e che tu stia bene. Non trovandoti, al punto deciso, mi sono preoccupato pensando che non ricordassi il luogo e camminando in giro ho sentito dei rumori, per poi trovarti qui. Seguimi, conosco la strada per arrivare al fiume anche da qui." Disse, per poi voltarsi verso una direzione precisa e cominciando a far qualche passo. Ma non sentendo alcun suono, oltre quello dei suoi passi, si fermò voltandosi di nuovo per fissare la donna, ancora ferma dove l'aveva lasciata. "Julia." Mormoro il suo nome ritornando in dietro per poi fermarsi di fronte a lei. "C'è qualcosa che non va, non è vero? Non sei arrivata qua per caso." Aveva avuto quel sospetto fin dall'inizio e notando i suoi atteggiamenti più freddi e scostanti ne aveva avuto la conferma. Ma aveva sperato che, arrivando al fiume, Julia si sarebbe aperta a lui. "Julia..." provò di nuovo. "Sai, ho cercato di aprirmi a te, andando contro il mio orgoglio che da sempre mi ha aiutato ad affrontare le mie paure e le difficoltà. Ma l'ho abbattuto per il sentimento che provo per te. Ti amo e non sopporto di vedere nei tuoi occhi quella malinconia che fa parte di te ormai da troppo tempo. Ho sempre creduto in te nonostante le tue stesse parole cercassero d'impedirmelo." Alzò lo sguardo verso di lui e sentì una stretta al cuore notando come i suoi occhi lucidi di lacrime trattenute. "Julia..." Mormorò ancora una volta non sapendo cos'altro dire in quel momento, spiazzato da quell'improvviso sfogo, alzando la mano verso il suo viso ma nel momento in cui la vide scostarsi la ritirò, desolato. Julia scosse la testa, non volendo essere toccata da lui, consapevole che se solo l'avesse fatto avrebbe ceduto alle emozioni che sentiva per quest'ultimo, mentre, invece, doveva lasciare spazio alla razionalità. "Adesso non so più a cosa credere." Le sue parole erano a mal appena un sussurro sentendo un groppo alla gola che le impediva quasi di parlare. "Mi neghi cosi tanto che io non riesco più a comprendere dove sia la verità e dove sia la menzogna." Chiuse gli occhi sentendosi stanca e priva di energie. "Posso sopportare che tu non provi ancora qualcosa di più profondo per me, ma non posso avere fiducia solo basandomi su qualche frase enigmatica. Basta pochissimo perché questi non abbiano più le fondamenta necessarie per continuare questo rapporto, qualunque esso sia." Richard ebbe un brivido freddo. "Cosa intendi?" Bisbigliò, temendo la risposta. La vide scuotere la testa come se non volesse parlare. "Che non voglio continuare in questo modo." Mormorò, per poi dargli le spalle. Non poteva dirgli delle parole del bandito perché, anche se un furfante, qualcosa le diceva che lui fosse diverso da ciò che voleva far credere e che quindi potesse esserci un velo di verità nelle sue parole. Aveva bisogno di parlargli almeno un'altra volta da sola. Anche solo per raccogliere le informazioni necessarie per saperne di più su quegli uomini e salvare i suoi amici. Sfortunatamente per lei, aveva altri argomenti su cui poter giustificare il suo stato d'animo all'uomo. "Sarò pur una domestica, ma non merito di essere presa in giro e se cominciavi a provare qualcosa per un'altra donna, bastava dirlo. Avrei compreso e me ne sarei andata senza causare il minimo problema." Richard sussultò a quelle parole. "Un'altra donna?" Ripeté, allibito. "Credi davvero che io possa provare dei sentimenti per un'altra persona e nel frattempo avere con te un determinato rapporto?" Il suo tono, oltre ad essere d'accusa sembrava davvero addolorato e lei sentì il cuore stringersi. Forse per la speranza? "Perché non dovrei pensarlo?" Disse, continuando a dargli le spalle, non riuscendo a guardarlo, consapevole che se avesse incrociato il suo sguardo sarebbe crollata. "Ho sentito due cameriere parlare di un imminente matrimonio, tra te e la Contessina Renée." Richard strabuzzò gli occhi, a quell'informazione. "Cosa?" Non riusciva a crederci. "Dovresti far più attenzione ed essere discreto se non vuoi che la servitù parli." La sentì pronunciare, lasciandolo ancor di più a bocca aperta. "Io non ho mai chiesto la mano della Contessa." Si difese. "Non ho mai parlato con suo padre e tanto meno con sua figlia, di un matrimonio con quest'ultima." Avevano parlato parecchio, lui e il Conte, di questioni politiche e di altro ancora ed era un uomo piacevole come ben pochi, come anche la figlia, ma non gli era mai passato per la mente di chiedere la mano della donna. Vedendo che Julia non si decideva a voltarsi verso di lui, strinse i pugni dirigendosi verso di lei. La prese per le spalle per poi voltarla verso di lui. Le sue lacrime ormai scendevano copiose sulle sue guance e Richard istintivamente gli venne voglia di stringerla e proteggerla da tutto, e l'avrebbe fatto. Ma prima voleva chiarire quel punto. Le prese il viso tra le mani per poi alzarlo verso di lui. "Sono consapevole che i miei comportamenti ti hanno portato al punto di non credere, di non aver più fiducia in me, e non ti biasimo per aver creduto alle parole di quelle donne. Ma credimi, non ti farei mai soffrire, consapevolmente."
Lei chiuse gli occhi e Richard ebbe la spiacevole sensazione che volesse allontanarsi da lui, se non fisicamente, mentalmente. "Va bene, me la sono cercata. Comprendo che il mio comportamento ti abbia portato al punto da non aver fiducia in me." Le afferrò una mano tirandola con sé, verso la direzione del fiume. "Farò in modo di rimediare." La portò verso due cavalli, legati a un ramo di un albero. "Ti prego di venir con me, senza discutere." Disse l'ultima parola stringendo la sua mano, facendo intendere quanto sia importante per lui che accetti. Julia non emise un suono, annuendo semplicemente. Richard la aiutò a salire sul cavallo, per poi fare lo stesso e guidarla verso una direzione precisa. "Spero che un'andatura più veloce non sia un problema." Cercò di far conversazione, Richard. "No, so cavalcare in modo discreto." "Direi più che discreto." Obbiettò lui. Lei lo fissò sorpresa. "Come fai a dirlo?" "Perche ho avuto il piacere di guardarti mentre eri un tutt'uno col cavallo. Sei un'abile amazzone." La lusingò, lanciandogli un'occhiata di approvazione. Julia arrossì, tra imbarazzo per essere stata vista senza che lei si fosse accorta di nulla,e per le parole dell'uomo accompagnate dal suo sguardo zaffiro che riusciva, anche in quel momento, a scombussolarli l'emozioni che sentiva nel suo cuore. Poté notare come sembrasse che i ruoli tra loro si fossero invertiti. Adesso era lei a essere più diffidente e scettica mentre lui sembrava molto più rilassato e il suo sguardo diventato più dolce. Cosa stava succedendo? Non poté non farsi quella domanda Julia, istigando il quadrupede ad aumentare la velocità, seguendo il Duca. Dopo pochi minuti, riuscì a sentire lo scroscio dell'acqua, segno che erano vicini alla meta. Conferma che ebbe poco dopo da Richard "ecco, siamo quasi arrivati. Dobbiamo solo attraversare la leggera boscaglia per raggiungere un punto preciso dove potremo trovare delle rocce abbastanza grandi da poterle usare come sostegno in caso dovessimo imbatterci in un temporale." "Perché dovrebbe essere importante in caso di pioggia?" Chiese incuriosita. "Perche il fiume, oltre ad aumentare di volume, aumenterebbe anche la corrente di quest'ultimo, trasportandoci via." Julia rabbrividì al solo pensiero. "E' davvero incoraggiante saperlo." Lo sentì ridere sommessamente. "Stai tranquilla, il cielo non prevede un acquazzone, la mia è solo una prevenzione." Spiegò l'uomo mentre stavano per superare la vegetazione. Julia rimase a bocca aperta, non appena ne uscirono, ammirando lo spettacolo di fronte a sé. Il fiume Isère era un'enorme scia d'acqua cristallina circondata da ambedue le parti di una fitta vegetazione. Sembrava essere in un altro mondo, dove non esisteva nessun altro che la natura e loro due. Richard fu il primo a scendere da cavallo, fissando il volto della donna affascinata. "E' meraviglioso, non è vero?" "E' stupendo." Convenne lei, per poi ritornare alla realtà, procedendo poi per scendere anche lei da cavallo. Stava già togliendo il piede dalla staffa quando sentì due grandi mani circondarle la vita. In un attimo, come se fosse una piuma, Richard la sollevò dalla sella avvicinandola deliberatamente a lui, nel modo di farle toccare terra. Julia trattenne a stento la voglia di avvicinarsi ancor di più e poggiare la testa sul suo petto, sentendo dopo le sue braccia forti circondarla e trasmettendole il suo calore. Ma fu riportata alla realtà quando sentì la presa su di lei allentare fino a che non la mollò, per poi vederlo allontanarsi di qualche passo e darle le spalle. Ma a lei non l'era sfuggito quello scintillio nei suoi occhi che aveva già visto altre volte. Desiderio. Richard continuava a desiderarla, nonostante avesse chiesto la mano diun'altra donna. Lo vide avvicinarsi ai confini dal fiume, dandogli le spalle. "Qui andrà benissimo. Ci sono delle rocce abbastanza grandi da darti supporto in caso non dovessi riuscire a toccare il suolo." A quell'ultima frase, Julia gli lanciò un'occhiataccia. "Sono abbastanza alta, se riesci a toccare tu, ci riuscirò anch'io." Stava per aggiungere dell'altro, quando lo vide togliersi la giacca e subito dopo il panciotto. "Cosa stai facendo?" Chiese, strabuzzando gli occhi, notando che stava cominciando a sbottonarsi la camicia. Lui voltò il viso verso di lei, fissandola oltre le spalle con un sorriso. "Non avrai pensato che facessimo la nostra lezione di nuoto vestiti, vero?" "No, non intendevo..." S'interruppe sentendo la gola improvvisamente riarsa notando che stava per sbottonarsi i pantaloni. "Vuoi entrare senza niente a dosso?" Richard sollevò le spalle ampie e Julia poté notare i movimenti dei muscoli al gesto. "Ho sempre nuotato nudo, come hai avuto modo di notare." Lei sentì le guance andare in fiamme. "Tu fai fin troppe cose nudo o comunque quasi." Ribatté, scatenando l'ilarità dell'uomo. "Lo trovo molto più piacevole, oltre che pratico." Le rivolse un sorriso malizioso. "Infondo, abbiamo visto più di quanto fosse necessario di entrambi." Lei non commentò, voltando la testa mentre lui finiva di svestirsi. Si voltò soltanto quando sentì il rumore dei suoi passi fino a che non entrò in acqua. Vide l'acqua salire sul suo corpo fin quasi a metà addome. "Sembra molto profonda." Costatò intimorita. "Niente che non si possa gestire, perché non cominci a spogliarti. Ti aiuterebbe a rilassarti." Le consigliò Richard, bagnandosi subito dopo i capelli e spingendoli indietro con le mani. Lei lo fissò alzando un sopracciglio. "Aiuterebbe me o te?" Chiese ironicamente, prima di decidersi a eseguire. Mentre trafficava con i lacci del corpetto, ebbe la sensazione di sentire gli occhi dell'uomo su di sé. "Sarebbe meno difficoltoso per me, se tu occupassi il tempo in modo diverso e non squadrandomi dalla testa ai piedi." Lo sentì sospirare in modo esagerato. "Preferirei continuare ma se lo dici tu, come madame desidera." Julia lo sentì muoversi sull'acqua e sospirò profondamente prima di continuare ciò che aveva iniziato. Rimase in sottoveste, anche se era stata talmente trattata da essere quasi trasparente. Si voltò giusto in tempo per vederlo compiere qualche bracciata. I suoi movimenti erano fluidi e sicuri e dava l'impressione di essere in pace con se stesso quando stava in acqua. Forse perche gli dava un senso di libertà per troppo tempo negata, pensò. D'un tratto si fermò, per poi voltarsi verso di lei. Julia sentì il cuore battere forte al solo vedere i suoi capelli dorati brillare sulle punte dalle gocce d'acqua e i suoi pettorali che si muovevano velocemente,cercando aria. Ma il suo sguardo, per quanto tutto il resto fosse ben più che piacevole, cadeva puntualmente sui suoi occhi, brillanti ancor di più della rugiada sotto la luce lunare. Lo vide alzare il braccio verso di lei. "Vieni qua con me." Julia batté più volte gli occhi, come se fosse stata incantata per qualche secondo per poi rendersi conto di ciò che le stava chiedendo. La mano rimaneva ancora sollevata verso di lei e il suo sguardo non la lasciò un attimo. Lei si mosse a disagio, sentendo tremare le gambe al solo pensiero di dover entrare in acqua. L'acqua era molto alta e un passo falso avrebbe potuto farla annegare. Il respiro sarebbe diminuito, secondo dopo secondo, i polmoni avrebbero cominciato a bruciare e nessuno l'avrebbe aiutata... "Julia!" La voce di Richard, la riporto alla realtà e percepì il suo respiro essere ansante e da lì comprese di essere tornata indietro nel tempo, quando era caduta in quella fontana con la consapevolezza che suo padre non sarebbe venuto in suo soccorso. Fissò l'uomo, in cui aveva ricominciato a credere, a riporre speranze, ma anche quest'ultimo però si era rivelato immeritevole della sua fiducia, mentendogli. "Se riesci davvero a leggere ciò che nasconde, attraverso i tuoi occhi, avrai le risposte che stai cercando. Consapevole che è vero amore." Strinse le mani tra di loro, per cercare di frenare l'agitazione che sentiva dentro, volgendo lo sguardo verso di lui. Richard dal canto suo, non distolse mai lo sguardo. Non disse niente, per convincerla ad andargli incontro, consapevole che in quel momento le parole sarebbero state futili. Solo il rumore del fiume disturbava il silenzio di quel momento. In quell'istante, Julia comprese che c'erano solo due scelte da fare: Continuare una vita senza complicazioni sentimentali, affidandosi solo a se stessa e alle sue forze e così da ottenere una vita per lo più soddisfacente. O lasciarsi trasportare da ciò che sentiva dentro di sé e lanciarsi da un dirupo, inconsapevole di cosa la aspettava. Bastò guardare intensamente i suoi occhi zaffiro per comprendere quale sarebbe stata la sua risposta. Alzò la mano e nel momento stesso in cui entrò in contatto con la sua, sentì come una scossa di calore attraversarle tutto il braccio fin tutto il suo corpo. Lo vide rilassarsi visibilmente, segno che era stato intensione fino alla fine. Fece un passo esitante, sostenuta da Richard, fino a che non immerse il piede dentro l'acqua, seguito subito dopo dall'altro. L'acqua arrivò fin quasi al seno e un senso d'ansia cominciò a invaderla. Sentì il braccio dell'uomo cingerle la vita,avvicinandola a sé fino a toccarsi la fronte. "So che a causa delle mie parole hai dubitato di me. Ma ti giuro che non farei mai e poi mai qualcosa che potrebbe in qualche modo nuocerti. Sei diventata troppo importante per me." Le sue mani percorsero la sua schiena, dandole un brivido di piacere, ma ciò non la concentrò dalle parole dell'uomo. Lo vide esitare un attimo, prima di continuare. "Voglio provare a riprendermi la felicità che da tempo ho negato a me stesso. Ma sono certo che ciò non potrà mai succedere, se tu non starai accanto a me." Il cuore sembrava volerle uscire dal petto per l'emozioni forti che stava provando in quel momento, alle sue parole. C'era davvero la possibilità di un futuro insieme? Richard le prese le mani tra le sue e la trascinò con sé verso il centro del fiume, dove l'acqua si sollevò fino ad arrivarle sopra il seno. Strinse istintivamente le mani dell'uomo, cominciando ad agitarsi. Richard la avvicinò a sé trasmettendole un'immediata calma, anche se continuò a tremare senza poter controllarsi. Richard avvicinò le labbra al suo orecchio, accarezzandole col suo fiato. "Chiudi gli occhi e lascia che io ti trasporti. Dovrai muovere solo le gambe, ce la fai?" Lei chinò la testa, esitante, prima di annuire. Sentì subito dopo qualcosa di morbido coprirle gli occhi, per poi legarla dietro la nuca. "Questo servirà allo scopo." Lo sentì dire. Le prese le mani e lei le strinse come se fosse la sua unica ancora di salvezza. "Respira profondamente." Le consigliò e lo fece, cercando di abbassare il battito del suo cuore. Non potendo usufruire della vista mise in atto un altro senso. L'udito. Sentì il rumore dell'acqua scontrarsi sulla sua pelle insieme al vento, che entrava in contrasto con la presa calda di Richard. "Adesso lasciati andare e permetti al tuo corpo di galleggiare, muovendo le gambe." "Non lascerai la presa vero?" Volle essere sicura lei. Sentì subito dopo le labbra di lui sulla fronte. "Non lascerei la presa per niente al mondo." Julia prese quelle parole come un incoraggiamento e così decise, non senza una principale esitazione, a galleggiare in acqua. Istintivamente cominciò ad agitarsi e a muovere le game a caso. "Non agitarti." La voce ferma di Richard oltrepassò la sua barriera che in quel momento la stava facendo entrare nel panico, fermandola. "Sono qui." Le bisbigliò. "Non ti lascerò." Respirò di nuovo profondamente, sentendo un groppo alla gola. Di nuovo riprovò a muovere le gambe e questa volta riuscì a rimanere a galla per più di qualche secondo prima di doversi, ancora una volta fermarsi. Provarono per più di mezzora, nello stesso identico modo, sentendo la sua voce entrargli dentro di sé e rassicurandola quando la sentiva entrare nel panico. Non appena decisero di fermarsi avevano già raggiunto un buon punto. Adesso riusciva ad arrivare dall'altra parte del fiume senza dover interrompere. Si fermarono entrambi senza fiato e sudati, per la fatica e la tensione. "Non è stato così difficile." Pronunciò Julia, dopo aver ripreso fiato, sentendolo ridere in risposta. Fece per togliere il tessuto che le impediva la vita, ma le mani forti di Richard furono più rapide, impedendole di farlo. "Non ancora, vorrei farti provare ancora una cosa e la vista potrebbe condizionarti." Julia rimase stupita, ma non disse nulla aspettando la sua prossima mossa. Improvvisamente sentì il suo braccio dietro le ginocchia e l'latro a sostenerle le spalle, sollevandola dall'acqua. Gridò per lo spavento. "Accidenti Richard, potevi anche avvertirmi." Lo sgridò. Lui la ignorò del tutto, tenendola a un pelo dall'acqua. "Rilassati." Pronunciò. "Cosa?" Chiese, disorientata. "Rilassa tutto il corpo." Le ripeté. "Lascia che l'acqua sostenga il tuo corpo, lasciati andare." Anche se non poteva vederlo, Julia percepì qualcosa di più nelle sue parole, che una semplice richiesta di galleggiare nell'acqua. "E... e tu resterai con me?" Anche se non riusciva a vederlo, percepiva il suo sguardo su di lei, come un fuoco. "Non ti lascerò." Le bisbigliò e per lei fu tutto quello che aveva più bisogno. Dopo un gesso d'assenso, si rilassò permettendo che lentamente Richard la lasciasse sospendere nell'acqua. Dopo un primo momento di esitazione si lasciò andare consapevole dell'uomo, che le stava accanto e la osservava consapevole che non avrebbe permesso a niente e nessuno di farle del male. Adesso ne era più che sicura. Rimase per un po'sospesa nell'acqua, rilassandosi e felice che la sua paura si fosse affievolita ma in quel momento comprese di aver bisogno di qualcos'altro, o meglio di qualcuno. Fece per rimettersi in piedi e immediatamente le mani di Richard la sostennero. "Sono felice che tu ti sia rilassata." Lo sentì pronunciare per poi percepire le sue mani sul suo viso, in procinto di togliergli la fascia. "No" Lo fermò immediatamente, bloccandolo con la sua mano. "Cosa?" Chiese e poté percepire la sua perplessità al suo gesto, che la fece sorridere. "Non voglio che mi togli la benda, non adesso." Bisbigliò, per poi alzare le mani fino a che non si scontrarono con la solidità del petto. Lo percorse con le mani, sentendo la catenina intrecciarsi alle sue dita, fino a che non sentì il battito forte del suo cuore. "Julia." Pronunciò il suo nome non sapendo come reagire al suo improvviso gesto. Non appena sentì le sue labbra sul suo petto, dove il cuore aveva cominciato ad accelerare di battiti, lo sentì irrigidirsi. "Voglio provare un altro tipo di fiducia." Bisbigliò lei, circondandogli il collo con le braccia. "Voglio donarmi a te, senza remore, senza paura né timore di sbagliare. Voglio affidarmi a te, perché io mi fido di te." Lo sentì sospirare profondamente, seguito poi dalle sue braccia, che la cinsero fino a tenerla stretta a sé. "Sei sicura?" Le chiese, anche se lei poté sentire già crescere il desiderio che aveva per lei, come lei per lui. "Sì." Bisbiglio, stringendosi ancor più a lui. Non ebbe bisogno di altre conferme poiché le sue labbra furono immediatamente su di lei, fameliche, bisognose di qualcosa che lei voleva offrirgli ben volentieri. Le loro lingue giocarono tra di loro, danzando in quel momento nel piacere e nella dolcezza. Sentì le mani dell'uomo afferrarle i fianchi per poi sollevarla fino a che non sentì di essere seduta sull'erba, continuando ad avere i piedi a mollo. S'irrigidì sentendolo alzarle la veste, fin sopra i fianchi, per poi sentire le sue labbra calde poggiarsi all'interno della coscia destra. "Cosa stai..." Non riuscì a finire la frase sentendolo avvicinare sempre di più nel suo punto più segreto. "Hai detto di avere fiducia in me, ti chiedo di continuare ad averla e ti prometto un piacere che andrà oltre la tua immaginazione." Lo sentì bisbigliare, sempre più vicino al monte di venere, cominciando a bagnarsi al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco. "Rilassati." Le mormorò, sentendola respirare frettolosamente. Non potendo vedere, l'emozione era ancora più intensa e il desiderio aumentava sempre di più. Non appena sentì la sua lingua dentro di lei, colta di sorpresa, le uscì un gemito senza riuscire a controllarlo aggrappandosi alle sue spalle larghe. Per tutta risposta, Richard continuò senza interrompersi e Julia si sentì sempre di più trasportare da quella nuova esperienza e non pensò a niente se non al piacere che stava provando con l'uomo che amava. Intrecciò le mani nei suoi capelli sentendosi arrivare quasi a limite. "Sei così dolce." Bisbigliò lui per poi continuare suscitando ancora in lei un gemito di piacere. "Richard, mi sento così..." Ansimò non riuscendo a concludere sentendo dentro di sé nascere un grido di piacere. Sospirò affannosamente, metabolizzando ciò che era appena successo, mentre lui le sollevava la veste togliendogliela dalla testa, per poi farla entrare in acqua con lui. Gemette sentendo l'acqua fresca con il suo corpo caldo, cingendo con le braccia il suo collo. Quest'ultimo avvicinò le labbra alle sue, baciandola appassionatamente. "Hai un sapore sublime." Le sussurrò e a quel punto le tolse la benda e lei non lo negò, potendo annegare nel suo sguardo zaffiro. "Ho provato un piacere che mai avrei immaginato di provare." Gli accarezzò la fronte, scostandogli le ciocche bagnate, gesto pieno di tenerezza e amore. Era un balsamo per l'anima ferita, troppe volte, di Richard che si sentì più che mai unito a quella donna. La cinse fino a stringerla a sé come se volesse unirsi in un unico corpo. "In poco tempo, sei riuscita a entrarmi dentro, solcando le tante barriere messe affinché nessuno potesse entrare." Sentì le sue mani sul suo viso, staccandolo leggermente dal suo per incrociare il suo sguardo. "Se c'è una cosa che ho imparato dal passato e che a volte le barriere non sempre possano aiutarci a difenderci dall'esterno. A volte, bisogna lasciarle cadere e prendere ciò che la vita ci offre." Richard abbassò lo sguardo, non riuscendo ancora a parlare con lei del suo passato, anche se riusciva a comprendere le sue parole. Le prese invece le labbra in un bacio pieno di desideri, preferendo gustare appieno quel momento e lasciare, solo per quella notte, tutto fuori da quel posto di pace e serenità. Le prese le gambe, portandola a cingergli i fianchi. Julia, comprendendo immediatamente le sue intenzioni, sospirò per il piacere. "In questo momento l'unica cosa che voglio è stare con te, dentro di te." Gli disse lui, tenendola saldamente per i fianchi per poi posizionarla verso la sua erezione e ad entrare in lei con un sospiro di piacere. Julia lo accolse con piacere sentendosi pronta come non mai. Non sentì l'iniziale dolore, provato la prima volta, ma solo piacere che la rese ancora più vogliosa. "Richard, mi sento così bene." Gli bisbiglio, poggiando la fronte sulla sua spalla, accogliendolo tutto dentro di sé. Richard gemette dal piacere, sentendosi come la prima volta che era stato con lei, a casa. "Mai quanto io, chèri." Mormorò per poi muoversi più velocemente dentro di lei. Julia sentì il respiro di lui farsi sempre più affannoso, come il suo d'altronde. Un fremito attraversò tutto il suo corpo, chiudendo gli occhi e lasciando che l'intensità di ciò che provava si evolvesse, come aveva imparato. Soli, circondati dalla natura e dall'acqua del fiume, sotto la luce della luna, gli dava la sensazione di essere in un altro mondo dove non esistevano altri se no loro due. Alzò la testa verso il cielo, sentendo il piacere aumentare in lei come i battiti del suo cuore. Iniziò ad arcuare la schiena cercando quel piacere sublime, che solo lui poteva donargli. Non si fece attendere molto, dopo qualche altra spinta lanciò un grido quando il piacere esplose dentro di lei. Richard diede altre tre spinte prima di sentirlo irrigidire, seguito subito dopo da un brivido e un grido rauco sul suo collo. Julia lo strinse con le gambe e le braccia, sentendo il fiato corto mentre con le mai gli accarezzava la schiena. Sentì sotto le sue dita e le increspature sulla sua pelle, segni del male che aveva sopportato per tanti anni per proteggere la sua famiglia. Il pensiero che allora fosse solo un ragazzo e già con un peso così grande sulle spalle, subendo degli abusi disumani, le diede ancor di più la voglia di tenerlo stretto a sé. Di proteggerlo, cosa ridicola data la sua presenza alta e muscolosa, eppure lei sentiva che lui aveva tanto bisogno di essere amato. E di qualcos'altro. Si staccò da lui, leggermente poiché lui non glielo permise, continuandoa tenerla stretta. "Cosa c'è?" Chiese lui stranito. Lei lo fissò con dolcezza, per poi voltare lo sguardo verso le sue cicatrici sul petto, accarezzandone una. Lo sentì irrigidirsi al contatto ma lei non gli diede peso,continuando ad accarezzare tutte quelle che le stavano di fronte. "Mi faresti una promessa?" Domandò, guardandolo dritto negli occhi. In un primo momento lui la fissò, disorientato, per poi annuire. "Se sarà possibile, lo farò." Lei esitò un attimo, a quella risposta, prima di decidersi a parlare. "So che non sarà facile per te mantenere questa promessa, ma ti prego di non rifiutarla." Lo sentì irrigidirsi e comprese che stava per rialzare le barriere. Gli prese il viso tra le mani, per ottenere la sua totale attenzione. "Voglio che tu cominci ad accettare ciò che è successo. Tutto. Voglio che tu perdoni te stesso." Enfatizzò le ultime parole, non lasciando all'uomo la possibilità di distogliere lo sguardo dal suo. "Qualunque cosa sia successa, è arrivato il momento che tu dia pace alla tua anima. Il tuo cuore non sarà mai libero di vivere di nuovo una vita piena di emozioni felici, se tu non cominci a perdonare te stesso." Richard non emise un suono. Lo vide alzare le mani verso le sue, che ancora cingevano il viso dell'uomo, toccandole. Le staccò dal suo viso, facendo qualche passo indietro e voltando lo sguardo verso il riflesso della luna sull'acqua. Julia abbassò le mani, scoraggiata e delusa. Aveva sperato... "Sì." Julia batté le palpebre più volte, pensando di aver immaginato, ma nel momento in cui alzò il viso verso Richard, vide più conferme di quante potesse ottenerle a parole. Ma le sorprese non erano ancora finite per lei. Richard la fissava stavolta e nel suo sguardo notava la determinazione, che era mancata per diverso tempo. "Ci proverò, non voglio fare promesse che non so se potrò mai mantenere, ma ero sincero prima.Voglio provare a riprendermi la felicità che da tempo ho negato a me stesso. Non posso prometterti quello che vuoi, ma posso prometterti che ci proverò davvero." Julia abbassò la testa sentendo le lacrime agli occhi e, notando le sue lacrime, Richard sgranò gli occhi. "Julia... mi dispiace... io..." Esitò, sentendosi un vigliacco per non essere riuscito a esaudire un unico desiderio che Julia aveva chiesto. Rimase allibito quando la vide lanciarsi su di lui e cingergli il collo con le sue braccia. Istintivamente la tenne stretta tra le sue braccia. "Julia." Mormorò il suo nome a mo di spiegazione. Udendola singhiozzare, Richard si sentì straziare il cuore a quel suono. Le massaggiò la schiena con la mano, per cercare di calmarla. "Ti amo così tanto." Sentendola pronunciare quella frase il cuore di Richard si sciolse per l'ennesima volta. Le sue labbra gli solleticavano il collo mentre ricominciava a parlare. "E' tutto ciò che chiedo, il solo fatto che tu proverai mi rende felice. Sono sicura che tu ci proverai davvero e magari un giorno sarai davvero felice, meriti di esserlo." Richard la strinse forte a sé, poggiando la testa sul suo collo, respirando il suo odore. In quel momento comprese che per il suo cuore non c'era più scampo.

Julia si svegliò alle prime luci dell'alba, stiracchiandosi tra le lenzuola... di seta? Si sollevò dal letto disorientata. Vide un braccio bronzeo cingergli la vita, segui il percorso fino a che non si ritrovò ad ammirare un meraviglioso esemplare d'uomo dai capelli d'oro, che continuava a dormire beatamente. Ora che si era ripresa i ricordi ritornarono a invadere la sua mente. Dopo essere usciti dal fiume infreddoliti, avevano deciso di tornare al castello dove nessuno dei due era stato in grado di lasciare l'altro. Sorrise ricordando il modo giocoso con cui Richard l'aveva persuasa ad andare nelle sue stanze. "Tutti stanno dormendo, non ci vedrà nessuno." Aveva cercato di convincerla lui. "Non se ne parla, è pur sempre un rischio." Lui a quel punto, determinato a persuaderla, si era avvicinato a lei come una tigre pronta ad attaccare. "Sai, ciò che è successo giù al fiume, è solo un piccolo assaggio di ciò che potrebbe succedere su quell'enorme letto." Le bisbigliò sul collo per poi morderlo dolcemente e passarci subito dopo la lingua. Julia ebbe, senza poter contenersi, un brivido di piacere. Si era odiata in quel momento per non essere riuscita a gestire il suo desiderio per lui e non c'era voluto molto, poco dopo, per persuaderla. Sinceramente, ne era valsa proprio la pena, pensò ricordando ciò che era successo quella notte e soprattutto in quel letto. Erano la dimostrazione, i dolori che percepì in parti in cui non pensava potessero esserci. Fissò ancora una volta la causa di quei dolori. Richard era disteso a pancia in giù con un braccio sotto il cuscino e la testa affondata contro. In quel momento, con quel ciuffo di capelli sulla fronte, il suo viso del tutto rilassato, sembrava un ragazzino e in lei nacque un senso di tenerezza. Accarezzò il suo braccio, che ancora era saldo intorno a lei, come se fosse dipeso dalla sua presenza il suo essere così rilassato e in pace mentre riposava. In quel momento poteva essere ovunque, su un letto ducale, sul suo da domestica, nella foresta sotto la luce della luna purché ci fosse lui al suo fianco. Si distese sul letto avvicinandosi ancor di più a lui, desiderando il suo calore. Lo sentì sospirare profondamente per poi muoversi leggermente e sentire il suo braccio cingerla e stringerla ancor di più a sé. Si riaddormentò sentendosi felice.
Si svegliò, avendo come l'impressione che tante farfalle si posassero delicate sul suo corpo. Non appena si stiracchiò, comprese che non era solo una sensazione, ma una realtà. Vide la testa dorata di Richard sopra il suo addome e stava percorrendo il suo corpo di una scia di baci delicati. "Potrei abituarmi a questo risveglio." Sospirò di piacere. Sentendola, Richard diede un ultimo bacio al suo corpo prima di sollevare lo sguardo verso di lei. "Ne sarei deliziato, hai un sapore magnifico." Mormorò avvicinandosi per darle un bacio che lei accolse più che volentieri. Dopo Julia guardò verso la finestra e si rese conto che il sole era ormai alto. "Oh mio Dio!" Si svegliò del tutto non appena si rese conto di quanto fosse tardi. "Devo vestirmi e alzarmi immediatamente." Disse agitata per poi scostare le lenzuola di dosso e uscendo nuda dal letto. Anche se l'estate era ormai alle porte, un brivido freddo, la percorse dovendo lasciare il calore del letto. Si vestì velocemente, mentre Richard rimaneva disteso sul letto ad ammirarla. "Sarebbe più utile aiutarmi invece che fissarmi." Lo beccò lei. L'altro alzò le spalle "rischierei di fare l'esatto contrario se mi avvicinassi a te." Julia sospiro. "Infatti non intendevo aiutarmi nel vestirmi, quello riesco a farlo benissimo da sola, ma di guardare fuori la porta e controllare che non ci sia nessuno. Mancano solo due giorni alla fine della riunione e abbiamo ancora tante cose da organizzare prima del ballo." A quell'ultima frase, Richard mise una mano sulla fronte, illuminato da un pensiero. "Quasi dimenticavo, gli ospiti mi hanno chiesto di rendere il ballo più divertente, poiché sarà l'ultimo evento della riunione, hanno chiesto di renderlo mascherato."Julia, che dava le spalle all'uomo, si fermò nei suoi movimenti sentendo l'ultima frase. "Un ballo in maschera." Ripeté, in tono atono. "Sì, esattamente..." S'interruppe allorché la vide dirigersi verso di lui velocemente e con il corpetto ancora allentato. "Come sarebbe a dire un ballo in maschera? E quando avevi intenzione di dirmelo?" Lo sgridò, furiosa. Richard la fissò un attimo negli occhi prima che la sua attenzione fosse del tutto concentrata sulla proporzione di seno nudo a causa del corpetto allentato. "E' un po' difficile rispondere in questo momento con una visione del genere, comprenderai." Disse in tono serio. Lei sbuffò aggiustandosi del tutto il corpetto, scaturendo una risata all'uomo. "E' successo poco dopo aver salutato Pascal. Dopo, diciamo che sono stato abbastanza distratto." Disse, facendo arrossire la donna e scaturendo in lui un'altra risata. Julia cercò di controllare il calore che sentiva sulle sue guance mentre finiva di vestirsi. "Comunque poco importa ormai, dovremmo soltanto prendere più provviste al villaggio." Commentò per poi voltarsi verso Richard e notò che il suo sguardo era diventato stranamente serio. "Richard." Lo richiamò piano, avvicinandosi a lui. Quest'ultimo, notandola avvicinarsi, gli rivolse un sorriso. "Scusami, stavo pensando a Pascal. Dovrebbe essere ormai di ritorno. Spero che abbia trovato altre informazioni che possano aiutarci per fermare quegli uomini." Julia s'irrigidì senza poter gestirlo, sentendosi in colpa. Era ormai finita, pensò per darsi forza, devi aspettare solo un altro giorno e tutto si sistemerà. Avrebbe rivisto il bandito per l'ultima volta e mai più, sperando in ottime informazioni. "Vedrai che tornerà con il suo solito sorriso e con ottimi risultati." Cercò di rasserenarlo e contemporaneamente farlo per se stessa. In risposta le rivolse un sorriso. "Hai ragione. E con gli ospiti fuori, alla ricerca delle maschere, avrò modo di lavorare e sperare che Pascal arrivi prima del loro ritorno così da parlare con calma." Detto questo, si alzò per controllare alla porta che non ci fosse nessuno, per poi darle un ultimo bacio prima di lasciarla andare.

Un enorme e rumoroso sbadiglio uscì dalla bocca di Andrè, mentre teneva le biglie del calesse, diretti al castello. La notizia del ballo in maschera era stata una sorpresa inaspettata e poco piacevole dato che dovevano lavorare il doppio e più velocemente giacché il ballo era imminente. Interruppe lo sbadiglio allorché ricevette un colpetto dietro la nuca da parte del fratello. "Accidenti." Esclamò, colto di sorpresa per poi lanciare un'occhiataccia a Vincent. Quest'ultimo non cedette lo sguardo. "Sbadigli rumorosamente da mezz'ora ormai." L'altro alzò le spalle, indifferente. "Sono stanco, sono sveglio dall'alba e poi ho corso al villaggio a prendere altre provviste e decorazioni per un'improvvisa voglia di fare un ballo in maschera." Commentò sbadigliando ancora una volta. "Ti manca un passaggio." Disse Vincent, in modo neutro. "E sarebbe "Non so, forse perché sono esattamente nella tua stessa barca e non mi sembra di essermi lamentato come un bambinone troppo cresciuto." Rispose acido. L'altro sbuffò "dettaglio" mormorò il fratello. Vincent stava per ribattere quando vide l'espressione di Andrè mutarsi, con un'espressione di totale sorpresa. Anche lui si voltò, fissando davanti a se e ciò che vide lo lasciò allibito. Una sagoma scura era distesa per terra, vicino al sentiero, dove solitamente si passava a cavallo o in carrozza.Avvicinandosi sempre di più, poterono notare la stazza di un uomo, probabilmente svenuto dato la sua immobilità. Non riuscì a distogliere lo sguardo e sentì a mal'appena la voce del fratello. "Accidenti. Non altro lavoro!"

"Bene, qui abbiamo terminato." Confermò Julia guardando la sala che avrebbe contenuto tutti gli invitati per il ballo. Era la più grande della residenza e avrebbe potuto contenere il doppio degli ospiti che avrebbero partecipato. Le ragazze che avevano collaborato tutta la mattina affinché fosse tutto in ordine, fecero un respiro di sollievo, felici di aver terminato. "Ora non ci resta che aspettare le ultime decorazioni e tutto sarà perfetto. O almeno lo sperava. La sua coscienza non negava la possibilità che qualsiasi cosa poteva succedere e, anche se era sicura della scelta presa di non dire nulla a Richard, il senso d'apprensione e di colpa continuava a essere persistente nella sua testa e nel suo cuore. Non che avesse fiducia in Richard, perche mai come l'altra notte aveva avuto più conferme della sua sincerità, ma non riusciva a diffidare delle parole del bandito. Aveva bisogno di altre informazioni, ne aveva assolutamente bisogno e solo lui avrebbe potuto darle e quindi era necessario rincontrarlo un'altra volta. "Julia." Sentendo il suo nome, uscì dai suoi pensieri, alzando il viso alla ricerca della persona che l'aveva chiamata. "Julia!" Si voltò verso la porta d'ingresso, dove Carole stava agitando le braccia per ottenere la sua attenzione e sembrava parecchio agitata. A un cenno con la testa, si voltò verso le altre ragazze. "Per adesso potete tornare alle vostre mansioni, grazie per l'aiuto." Dopo averle congedate, si avvicinò a Carole. "Cosa succede?" Domandò, aspettandosi una pessima notizia dato la preoccupazione che traspariva sul suo viso. "C'è un problema. Vincent e Andrè di ritorno dal villaggio hanno trovato un uomo disteso a terra e svenuto." Julia a quella notizia sgranò gli occhi, sorpresa. "Un uomo, svenuto? Nelle terre del Duca? Sapete chi potrebbe essere? Fosse è un uomo del villagio..." L'altra scosse la testa. "E' impossibile, conosco tutta la gente del villaggio e non l'ho mai visto in vita mia. Penso sia un forestiero. L'uomo è ferito alla testa e probabilmente deve essere stato colpito e derubato dei suoi averi. Ciò che mi stupisce è se l'uomo fosse proveniente da un altro villaggio, non capisco del perché sia qui, poiché questo è il periodo di raccolto e braccia in più, non bastano mai." Spiegò la donna. Julia ascoltò attentamente, di certo era strano. Era una ragazza di città ma da quando era, la governate di una residenza di campagna aveva cominciato a imparare il sistema di vita di quel luogo e comprendeva i dubbi della cuoca. "In questo momento in che condizione si trova? E' sveglio?" "Oh sì, si è svegliato lungo il tragitto per arrivare qua e adesso sta mettendo qualcosa sotto i denti e Corinne sta procedendo per curargli la ferita. Non abbiamo ancora detto nulla al Duca perche volevamo sentire il tuo parere prima di agire." L'altra riflette attentamente su come agire prima di parlare. Il dubbio che fosse qualcuno di quegli uomini non era minimo. "Verrò a conoscerlo, se non mi convincerà, dovrà uscire immediatamente dalle terre del Duca." La cuoca annuì, approvando le parole della ragazza, per poi guidarla verso le cucine. Mentre la seguiva, in Julia cominciarono a salirle mille pensieri e apprensioni. Cosa avrebbe fatto se fosse invece uno degli uomini del Bandito? Avrebbe dovuto fare silenzio e lasciarlo entrare indisturbato dentro la residenza? Magari lo stava facendo per darle una protezione in più, ma se così non fosse? Arrivò in cucina sentendo la testa scoppiarle dai dubbi. Sentì le voci dei suoi amici, ancor prima di varcare la soglia. "Deve essere stata dura mantenere il sangue freddo in quella situazione." Stava commentando Vincent. "Un solo uomo, per quanto forte possa essere, avrebbe avuto parecchie difficoltà." Sentì stavolta Roger. "Sì è stato abbastanza difficoltoso e per un momento ho temuto il peggio, per fortuna la mia buona stella mi ha aiutato." Quella voce.cuore di Julia cominciò a battere forte. Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce, anche dopo tanti anni. Sorpassò Carole senza dire una parola, percorrendo tutto il percorso verso la tavola dove una cerchia di persone circondava il tavolo, e sentendo il fiato corto. Era mai possibile? Andrè fu il primo ad accorgersi di lei, alzando la mano. "Julia, eccoti qui. Abbiamo portato tutto ciò che ci hai chiesto e anche di più."Sì, anche di più, pensò Julia mentre si avvicinava verso il tavolo. Gli altri si spostarono per permettergli di vedere lo sconosciuto. Strinse le mani tra di loro, diventate fredde improvvisamente. Squadrò l'uomo, come anche lui a lei, e poté notare che se anche invecchiato i colori e l'aspetto dell'uomo erano inconfondibili. Quest'ultimo le rivolse un sorriso giovale. "Voi dovete essere la governante. Complimenti, anche se giovanissima avete già un compito impegnativo. Dovete essere una ragazza in gamba. I vostri genitori devono essere fieri di voi." Commentò.Julia, strinse le mani con ancora più forza. Mai, come in quel momento, la tentazione di far del male a qualcuno aveva invaso il suo cuore. "Non saprei, signore. I miei genitori sono morti molto tempo fa."

"Avanti." Richard si accomodò meglio sulla poltrona, aspettando il suo ospite. Era rimasto dentro lo studio per qualche ora, a pensare e riflettere su come chiarire il suo punto di vista riguardante il suo matrimonio con la Contessina Isabelle Mureau. Varcò la soglia e un uomo massiccio, sulla cinquantina, evidenziata dalle sfumature grigie sui capelli neri. Il Conte Mureau."Prego, accomodatevi." Disse Richard, indicando con la mano la poltrona di fronte a lui. L'uomo non se lo fece ripetere due volte e si accomodò con un sorriso. "Grazie, sono felice di poter parlare con voi a quattrocchi, finalmente."           "Sì, anch'io." Mormorò l'altro, non proprio con lo stesso entusiasmo del Conte. "A proposito di vostra figlia e delle voci che girano..."     "E' proprio questo l'argomento." Lo interruppe con enfasi il conte. "Avevo visto una certa intesa tra voi e mia figlia ma non ho afferrato del tutto fino a che le voci, su un eventuale matrimonio tra voi, sono arrivate al mio orecchio. Certo avrei preferito che ne avesse parlato prima con me, come da procedura..." Richard lo fissò intensamente, comprendendo che la situazione stava sfuggendo dalle sue mani. "Monsieur..." provò con calma a fermarlo. "... ma comprendo che prima avreste preferito aver la conferma di mia figlia. E' una ragazzina così timida, immagino le vostre preoccupazioni, per questo sorvolerò su questo fatto."                                        "Monsieur Mureau..." lo richiamò con calma, trattenendosi a stento dall'alzare gli occhi al cielo per la scomoda situazione in cui si trovava. "Se mi permettete, dovrei chiarire questo punto." L'altro alzò la mano, bloccandolo. "Non aggiungere altro, giovanotto, hai il mio assoluto consenso. Dopo la riunione avremo modo di organizzare come si deve per la procedura del contratto. Potreste rendere ufficiale il tutto alla festa in maschera e..."
"Non ci sarà alcun matrimonio!" Quasi urlò per sovrastare la voce del Conte. Quest'ultimo dovette interrompersi improvvisamente, quasi strozzandosi, sentendo le parole del Duca. "Cosa avete detto?" chiese l'anziano uomo, incredulo. Richard mantenne un'espressione neutra, affinché non potessero esserci dubbi sulle sue parole, ne notasse una mancanza di rispetto nei riguardi della fanciulla. "Il rapporto tra me e la Contessina, si basa unicamente su una profonda stima e rispetto. Ma non c'è un sentimento profondo abbastanza da poter prendere un impegno così importante come il matrimonio." Il Conte scosse la testa, per niente convinto delle sue parole."Non riesco a comprendere le vostre parole, Vostra Grazia, quando c'e la stima e il rispetto reciproco, cosa si può volere di più? Siete un uomo ormai e adesso avete delle responsabilità come Duca. Non potete certo perdere altro tempo cercando una donna con cui provare qualcosa come sentimenti insensati come l'amore." Richard chiuse gli occhi per un attimo, non volendo in alcun modo offendere l'uomo. Comprendeva le sue parole, giacché erano stati per molto tempo i suoi pensieri, ma adesso era cambiato tutto. Anzi, dovette ammettere a se stesso, da molto tempo. "Avete ragione su molti punti, Monsieur Mureau, ma non su tutti. Mi dispiace, ma non posso sposare qualcuno per cui non provo qualcosa di più. Non sarebbe giusto nei confronti di vostra figlia." Il Conte si mosse, agitato e nervoso, fissandolo intensamente. "Ma le voci dicevano..."
"Voci, parole in aria. Ecco cosa sono e non hanno nessun peso, ancor più dato che sia io che vostra figlia abbiamo sempre avuto un comportamento più che rispettabile, di fronte alla gente. Nessuno darà peso." Tagliò Richard, con un tono che non ammetteva repliche. Ma l'anziano uomo era di tutt'altro avviso e non prese bene le sue parole. Si alzò furibondo, rischiando di capovolgere la sedia dov'era stato seduto. "Come osate insultare così il mio buon nome? Avete fatto in modo che la gente potesse pensare che fra voi due ci fosse qualcosa e adesso rinnegate la realtà. Voi nella vostra posizione, uscito dai sottofondi di questo castello macchiato dalla vergogna di vostro zio, osate insultare la mia persona." Poggiò le mani sulla scrivania, fissando negli occhi Richard, che rimase fermo dov'era."Non sono uno sciocco e so ben distinguere quali voci sono vere e quali false. Ho sentito molto anche su la vostra intesa con una vostra domestica. Vi do un consiglio, risparmiateci le ennesime dimostrazioni di scandali della vostra famiglia. Ne abbiamo già visti abbastanza con vostro padre, sposando una cameriera." "Non osate nominare i miei genitori in un modo diverso dal rispetto dovuto." Il tono di Richard era tagliente come un coltello, pur tenendo una posizione e un tono di voce normale. Ma nei suoi occhi blu, traspariva tutto ciò che il suo animo sentiva in quel momento. Allo stesso tempo, doveva far in modo che il Conte non comprendesse quanto le sue parole fossero state vicine alla verità e proteggere Julia."Mio padre era uomo con un grande onore e rispetto per chiunque essere umano. Le classi sociali avevano poca importanza per lui." Si alzò anche lui dalla sua poltrona, superando l'uomo di una spanna e poco più. "Se ha scelto di sposare mia madre, è perche ne era innamorato, come lei di lui. Un sentimento del genere supera qualunque vincolo." Si rese conto, solo dopo averle pronunciate, che quelle parole provenivano dalla sua voce. Erano uscite dalla sua bocca senza che se ne rendesse conto e comprese in quel momento di sentirle più che mai sincere. Era cambiato molto il suo pensiero e tutto era merito di Julia. Fissò l'uomo di fronte a lui con più determinazione di prima. "E se non riuscite a rendervene conto, chi ne pagherà le conseguenze sarà solo vostra figlia." Il Conte non fiatò, limitandosi a fissarlo. Nei loro occhi traspariva tutto ciò che pensavano l'uno per l'altro, e non erano di certo pensieri piacevoli. L'anziano uomo si sollevò, mettendosi in una posizione rigida continuando a mantenere gli occhi su di lui. "E' evidente che i nostri modi di pensare sono diversi. Non ho nulla da spartire con un uomo che si ritiene un gentiluomo, quando è evidente che non lo è. Ho sempre pensato che l'esperienze cambiano un uomo, evidentemente con voi è successo in modo più che negativo." Detto ciò, l'anziano uomo girò i tacchi e si diresse verso la porta. "Monsiur Mureau." Lo richiamò Richard prima che varcasse la soglia. L'uomo si fermò, ma non si voltò. "La mia esperienza mi avrà di certo cambiato, e forse non in meglio, ma se essere un gentiluomo, significa essere come voi, mi ritengo fortunato ad aver vissuto per anni nei sotterranei sotto le fruste. Almeno lì, le posizioni erano molto chiare." Il Conte rimase fermo per qualche secondo, senza fiatare, prima di uscire. Non appena la porta si chiuse, Richard sedette sulla sua poltrona, sospirando profondamente. Il dibattito col Conte era stato più che complicato, e probabilmente aveva perso un alleato, ma poco importava ormai. Istintivamente, mise una mano sul petto, dove sentiva l'anello toccare la sua pelle calda. Cosa avreste fatto voi, padre? Era una domanda che si poneva quasi giornalmente ormai, ma che ancora non trovava una risposta. Un lieve bussare alla porta, lo riportò alla realtà. "Avanti." Accordò il permesso, domandandosi se non fosse il Conte, pronto a ribattere il suo concetto. Rimase sorpreso allorché non si trovò davanti l'uomo, bensì la figlia. La ragazza fece un breve saluto, con un sorriso timido che avrebbe sciolto il cuore dell'uomo più crudele che ci fosse sulla terra. "Scusate il disturbo ma avrei bisogno di parlare con voi." Richard non sapeva che rispondere. Dopo la discussione con il padre, immagino che la donna volesse parlare dello stesso argomento, per di più non sarebbe stato adeguato poiché non era accompagnata da nessuno e stare soli dentro una stanza avrebbe solo causato altri pettegolezzi. "Mademoiselle Isabelle, non credo sia il caso..." cercò una scusa plausibile, ma fu interrotto dalla fanciulla. "Vi prego Vostra Grazia, è davvero importante." Le sue parole sembravano sincere e Richard esitò su cosa fare. La ragazza, notando la sua incertezza, ne approfittò. "Lascerò la porta aperta così da non dare adito ai pettegolezzi, qual ora qualcuno passasse di qui." Disse, per poi sorridergli, mantenendo uno sguardo comunque desolato. "Credo che ce ne siano fin troppi." A quella frase, Richard comprese che i suoi pensieri erano stati esatti. La ragazza voleva parlare delle voci che giravano sul loro conto. "Prego allora, accomodatevi."Aspettò che la donna occupasse posto, sperando che con lei la situazione fosse ben diversa da quella avuta col padre.La vide muoversi sulla poltrona a disagio, prima di fissarlo. "Ho avuto modo di sentire la conversazione che avete appena avuto con mio padre. Mi dispiace, sia per il suo comportamento... che il mio, non volevo origliare solo..." notando il suo disagio, Richard s'impietosì e cercò di andarle incontro. "Non dovete preoccuparvi per la discussione avuta con vostro padre. Come già abbiamo chiarito, la pensiamo in modo diverso sotto molti punti di vista. Mi dispiace che voi abbiate dovuto ascoltare ciò che è stato detto." La contessina lo guardo, se è possibile, con ancor più disagio. "In realtà, ero venuta per parlarvi proprio delle voci riguardanti noi due. Le ho sentite anch'io e non volevo che pensasse che io abbia in qualche modo contribuito. Ma quando ho sentito mio padre discutere con voi, ho capito che era troppo tardi."
"Non ho minimamente pensato che voi c'entrasse in alcun modo." Disse in tono comprensivo. "A volte la gente preferisce pensare ciò che più gli aggrada, invece di vedere la realtà, per i propri divertimenti. Entrambi abbiamo mantenuto un comportamento più che decoroso e nessuno potrà condizionare le nostre scelte. Siete libera da ogni impegno." Le sue parole aveva inteso rassicurarla e darle un sospiro di sollievo ma la ragazza sembrava tutto purché sollevata. La vide ancora una volta muoversi a disagio sulla sua poltrona e non incrociò mai il suo sguardo. "E... è meraviglioso. Vi ringrazio per la vostra comprensione." Si alzò con calma, stringendo le mani tra di loro. "Sarei stata molto dispiaciuta in caso contrario. Non che mi sarebbe dispiaciuto sposarvi, oh..." Inciampo sul tappeto, mentre indietreggiava sulla porta, rischiando di cadere. Richard si avvicinò in suo soccorso, prendendo una mano nelle sue. "Vi sentite bene? Vi vedo un po' pallida." Si preoccupò, notando il suo viso sfumare dal pallido ritornare roseo. La Contessina, allontanò velocemente la mano dalle sue. "No, no, va tutto bene. Avrò preso troppo sole stando al villaggio per cercare la maschera adatta." Spiegò velocemente, con un sorriso. "Sarà meglio che vada a riposare, a dopo Vostra Grazia." Fece una veloce riverenza per poi voltarsi ma si fermò sui suoi passi. "Vostra Grazia."
"Sì?" Chiese Richard, ancora in piede in mezzo allo studio. L'altra si voltò di nuovo verso di lui e i suoi occhi sembravano più calmi. "Volevo chiedervi se potete perdonare mio padre per il suo comportamento. L'ha fatto per me, mi vuole bene e ha fatto così tanto per me..."
"E' tutto risolto." La interruppe Richard. Le sue iniziali intenzioni non erano certo quelle di perdonare l'uomo ma per quella volta avrebbe sorvolato per la fanciulla che le stava di fronte, oltre per il suo sincero dispiacere. "Potete stare serena. Parlerò dopo con vostro padre." La giovane fece un sorriso che non raggiunse però gli occhi. "Vi ringrazio. La donna, che avrà tra le mani il vostro cuore, sarà molto fortunata." E con le sue ultime parole, uscì dalla stanza lasciandolo per qualche secondo lì in piedi a pensare. Chiuse la porta per poi voltarsi di nuovo verso la sua scrivania, quando l'ennesimo bussare lo richiamò. Gli sfuggi un'imprecazione sottovoce. "Sono molto impegnato." Disse sperando che il visitatore non insistesse e se ne andasse. Ma le sue speranze furono vane, poiché il battito alla porta fu ancora più deciso di prima.Imprecando a denti stretti si avvicinò alla porta, pronto a mandare a quel paese chiunque essi fosse. Rimase a bocca aperta, non appena aprì e vide chi era. Julia aveva la mano sollevata, pronta evidentemente a bussare ancora una volta, e due occhi gonfi di lacrime. Richard la fissò, spaesato. "Julia, cosa è successo?" Non gli diede modo di porre altre domande allorché gli si gettò a dosso, singhiozzando sul suo petto. Istintivamente Richard le cinse le spalle con le braccia, stringendola a sé, colpito da quel suo cedimento improvviso. "Mi dispiace." La sentì mormorare sul suo petto, tra un singhiozzo e un altro. "Avevo bisogno di vederti e non ho pensato a nient'altro... avevo bisogno di... te." Le lacrime gli impedivano di parlare normalmente, sembrava sconvolta. "Sta tranquilla, sono qui." Le mormorò all'orecchio. La porta era aperta e chiunque, passando da lì, avrebbe potuto vederli ma a lui poco importava, soprattutto in quel momento, giacché il suo unico pensiero era di confortarla, da qualunque problema fosse coinvolta. Ma prima doveva calmarla, per comprendere la natura delle sue lacrime. "Vieni con me." Le disse improvvisamente, prendendole una mano e trascinarla fuori dallo studio. "Dove... dove stiamo andando." Chiese Julia, incerta. Lui le rivolse un sorriso da sopra le spalle per poi continuare a camminare, tirandola con sé. Riuscirono a uscire dalla residenza senza scontarsi con qualche ospite e percorsero il giardino, superando il lago. Non appena Julia vide la serra, comprese che stavano per entrare proprio lì. Non appena varcarono la soglia Richard, lasciò la sua mano, allontanandosi. Non sentendo più il calore della mano di Richard, Julia ebbe una sensazione d'abbandono, e si diede della stupida. Era il suo momento di debolezza che la rendeva così vulnerabile. Però non poté trattenere quella sensazione di calore non appena lo vide avvicinarsi a lei, con uno sgabello tra le mani. Lo mise di fronte a lei. "Siediti qui, mentre io vado a prendere qualcosa che potrà aiutarti." La aiutò a sedersi, prima di allontanarsi ancora una volta, sotto lo sguardo incuriosito di lei. Si sentiva ancora molto scossa da ciò che aveva visto poco fa. Lo avrebbe riconosciuto, anche se fossero passati dieci anni o anche trenta, non avrebbe mai potuto dimenticare quello sguardo carismatico che da sempre lo distingueva. Suo padre era lì, a Moutiers, al castello. Ancora stentava a crederci. Cosa ci faceva lì? Cosa aveva fatto per tutti quegli anni? Vide Richard avvicinarsi, tenendo un vaso con una pianta che riconobbe immediatamente. "Lilla." Mormorò, non appena lo vide avvicinarsi. In risposta lui le sorrise, poggiando il vaso sulle sue gambe. "Ispira profondamente la sua fragranza." Gli ordinò. Julia lo fissò perplessa ma, notando la sua espressione decisa, non fece domande ed eseguì. Avvicino la pianta al viso aspirando profondamente la fragranza. Dopo le prime aspirazioni, si sentì più rilassata e continuò fino a che il tremolio alle mani rallentò. Non appena allontanò il vaso dal suo viso, Richard lo prese dalle sue mani. "Va meglio adesso?" Domandò a Julia. Quest'ultima annuì, guardandolo sorpresa. "Come facevi a saperlo? Sei per caso stato in compagnia di qualche anziana donna dall'ampia conoscenza di piante e stregonerie?" A quella domanda scoppiò a ridere. "Non esattamente. Sai che questa serra apparteneva a mia madre. Ho imparato molte cose da lei sulle piante. Molte piantefiori riescono a procurare benefici utili al nostro corpo, se si sanno adoperare. Il profumo del lilla, ad esempio, danno un'immediata sensazione di benessere, calma ed energia." Prese un altro vaso con dei fiori, che Julia non riconobbe. Assomigliavano alle margherite ma il colore era molto simile ai lilli precedenti. "Annusa questi." Gli disse l'uomo e Julia eseguì, chiudendo gli occhi e Ispirando profondamente.il profumo le ricordo l'essenza della vaniglia e del... "Cioccolato!" Pronunciò sbalordita, sotto lo sguardo divertito di Richard. "Esattamente." Annuì lui "mia madre in poco tempo, anche se ero solo un bambino, mi fece apprezzare il valore delle piante e dei fiori." Sentendolo parlare di sua madre, le fece ritornare in mente suo padre. Notando il suo viso rattristarsi di nuovo, si avvicinò a lei mettendole una mano sulla guancia. "Cos'è successo?" Lei lo fissò un attimo, esitando. "Mio padre." Iniziò, non sapendo come dirglielo. Lui la fissò confuso, non comprendendo dove volesse arrivare. Julia fece un respiro profondo prima di decidersi a parlare. "Mio padre è qui. Dentro il castello." Gli venne quasi da ridere notandolo sgranare gli occhi per la sorpresa. "Come sarebbe a dire che è qui?" Chiese Richard, cadendo dalle nuvole. Julia alzò le spalle, non sapendo neanche lei come spiegare. "Destino? Coincidenza? Chi può dirlo. A quanto pare è stato bloccato e derubato da dei banditi e lasciato svenuto per strada, con una ferita in testa." "Sai perché fosse diretto qui? Domandò Richard, sempre più sorpreso da quella storia. Julia alzò le spalle. "Ha detto che è stato licenziato dal suo ultimo luogo di lavoro e che ha preferito girovagare in giro in cerca di qualcos'altro. Stava cercando un posto, dove rifugiarsi per la notte quando è arrivato a Moutiers." Rise senza allegria. "A quanto pare non è cambiato." Richard la fissò per qualche secondo, prima di parlare. "Hai avuto modo di parlare da sola con lui?" La sentì irrigidirsi a quella domanda. "Deduco che non l'hai fatto." L'altra scosse la testa, stringendo le mani a pugno. "Non voglio parlare con lui." Pronunciò con impeto. "Non voglio avere niente a che fare con lui! Anzi, voglio che tu lo scacci via." Julia gli prese le mani e le strinse forti, fissandolo disperata. "Mandalo via, ti scongiuro! Non voglio vederlo ne parlarci." Lasciò lo sgabello dov'era seduta, per poi stringersi a Richard, disperatamente. Sentì le braccia forti di lui circondarle la vita ed ebbe immediatamente la sensazione di protezione e calore che in quel momento le serviva come l'acqua per un assetato. Sentì le sue mani massaggiarle la schiena e Julia sentì a poco a poco i muscoli tesi rilassarsi al suo tocco. "Comprendo la tua rabbia e il tuo dolore." Lo sentì mormorare. "Ma non posso mandarlo via." L'ultima frase la lasciò allibita e si scostò da lui e dal suo calore, per guardarlo negli occhi. "Perché?" Chiese, arrabbiata e disperata. "Richard te lo chiedo per favore, mandalo via! Non voglio vederlo e non voglio assolutamente parlarci." Lui non si scompose, fissandola intensamente. "A cosa servirebbe?" Le chiese. "Mandarlo via, significherebbe rinunciare alla possibilità di avere un chiarimento con lui e così avere le risposte che cerchi disperatamente da tanti anni." Lei scosse la testa, allontanandosi da lui. Il solo pensiero di parlare con lui la rendeva ansiosa. Lo sentì alle sue spalle. "Non perdere questa occasione." Mormorò. "A volte le occasioni capitano una sola volta nella vita e non si può più tornare indietro." Comprendendo che stava riferendosi a suo padre, lei sentì una stretta al cuore. "Sono due cose diverse. Tu stavi cercando un modo per salvare tuo padre. Il fatto che sia morto senza poterlo vedere un'ultima volta è stato causato da forze maggiori, non è stata colpa tua." Ci fu un silenzio per parecchi minuti prima che Richard si decidesse a parlare. "Forse. Ciò non toglie il senso di colpa per non averlo salvato, oltre al fatto che non abbia avuto modo di parlargli un ultima volta." Sentì la sua mano sulla sua spalla. "Non dirmi che tu, in questi anni, non hai mai sperato un giorno diparlargli. Di dirgli cosa provavi e cosa provi tutt'ora, da quando se ne è andato." La sentì irrigidire sotto la sua mano, segno che aveva centrato il punto. "Non commettere questo errore. Te ne pentirai per il resto della tua vita. Poi, se ne sarai ancora convinta, sarò io stesso a mandarlo via." Stette in silenzio ad aspettare una reazione o anche solo una frase da parte della donna. Ma Julia in quell'istante stava combattendo contro stessa, su ciò che credeva e su ciò che voleva veramente. Il suo primo pensiero sarebbe stato quello di mandarlo via e così evitare ancora una volta di soffrire. Ma, si rese conto in quel momento,che era proprio quello il punto. Non voler soffrire. Aveva sempre pensato a lui e su come la sua vita fosse cambiata da quando se ne era andato, ma adesso la consapevolezza di poter parlare con lui la intimoriva. Era terrorizzata. Sentì la mano di Richard prendere la sua, ed ebbe un sussulto sentendo il calore di un'altra persona. Si voltò verso di lui e il suo sguardo era concentrato su quello di lei. "Io ti aspetterò." Julia sentì il cuore battere forte, consapevole che lui sarebbe stato pronto a sostenerla e ad aiutarla. Gli gettò le braccia al collo, affondando il viso sulla sua spalla. "Grazie." Mormorò, per poi avvicinare le labbra alle sue, avendo bisogno di un contato più profondo, di sentirlo ancor di più vicino. Lui non esitò prendendole le labbra con voracia, marchiandola come sua e lei lo lasciò fare. Sentì le sue mani nei capelli rovinandogli, per l'ennesima volta l'acconciatura, lasciando che le ciocche scendessero come oro rosso. In quel momento, il desiderio divampò in loro, non potendo più fermarlo. Richard la fece indietreggiare, continuando a baciarla, non avendo intenzione di fermarsi neanche un attimo, fino a che lei si contrò contro qualcosa alle sue spalle. Mise una mano alle sue spalle, cercando di capire di cosa si trattasse e vide che era uno dei tavoli dove erano riposti alcuni vasi. Richard le cinse la vita per poi sollevarla senza il minimo sforzo e farla sedere sula tavolo, mettendosi in mezzo le sue gambe e facendo così sollevare le gonne di qualche centimetro. Juliaera consapevole a cosa li avrebbe portati quel desiderio incandescente, ma a lei lo accolse più che volentieri. Aveva bisogno di lui, del suo calore, dell'uomo meraviglioso qual era, nonostante lui continuasse a negare di esserlo. Mise le mani nei suoi capelli stringendogli la sua massa dorata. Richard, mise la mano sotto le sue gonne, accarezzando la sua gamba fino a salire verso la sua coscia e al suo interno, facendola rabbrividire dal desiderio. Le sue labbra scesero verso il suo collo, poi il petto fino a che non raggiunse il seno, scostandole il corpetto. Julia gemette, sentendo le sue labbra e il suo calore, sulla parte sensibile del suo corpo. Le sue labbra si mossero lente sul suo capezzolo, insieme alla sua mano che saliva su per la coscia fino a che non arrivò al centro del suo essere, causandole dei brividi e sospiri di piacere. "Richard." Mormorò, sentendosi tesa come non mai. Lui fece finta di non sentirla, continuando con quella piacevole tortura. "Richard, ti prego, ho bisogno di te. Adesso." Mormorò, ormai al limite. Lui le fece un sorriso piratesco, per poi accarezzarla intimamente ancora una volta, dentro le sue carni sensibili, causandole un altro gemito di piacere, prima di prenderle le labbra e con sé anche l'ennesimo gemito. La strinse a sé, mentre si sbottonava i pantaloni, facendo uscire una erezione poderosa. Le prese le gambe, dietro le ginocchia, attirandola a sé e così facendo entro il lei con una spinta. Entrambi emisero un gemito di desiderio, vogliosi di dar sfogo a ciò che sentivano dentro. Julia gli cinse la vita con le gambe e le spalle con le sue braccia, volendolo sentire più vicino, pretendendo tutto il suo calore che lui non mancò a darle. Dopo svariate spinte, Julia sentì l'orgasmo arrivare e sentendolo irrigidirsi, comprese che stava arrivando anche per lui, per poi poco dopo un calore invaderla lasciandola tremante tra le sue braccia. Dopo un'altra spinta, lo sentì tremare per poi uscire da lei con un sospiro di puro piacere. Era giorno, chiunque passando da lì avrebbe potuto vederli, ma a loro poco importava, sentendosi liberi veramente da ogni cosa solo in quei momenti. Richard la baciò sulla fronte e sulla guancia, facendola rabbrividire di piacere per quei gesti teneri. Lo teneva ancora stretto, non volendolo lasciare, per sentire ancora il suo calore. Sentì la sua mano sulla fronte, portandola ad alzare il viso verso di lui, che la fissava. "A cosa stai pensando?" le chiese, con un sorriso. Lei lo guardò negli occhi e vide lei, la sua anima, luminosa. Sentì le lacrime agli occhi. "Niente." Mormorò, per poi affondare il viso nel suo petto. Penso che tu stia diventando sempre più importante per me.

Passarono le ore, e in poco tempo si fece buio e molti della servitù si prepararono per la cena. Julia si occupò dei suoi compiti con meticolosità, cercando di non incrociare il padre poiché, anche se aveva deciso di parlare con lui, aveva bisogno di un po' di tempo per pensare su cosa dire. Scese verso l'ala della servitù controllando che in cucina tutto fosse a posto. Corinne si muoveva e gesticolava in continuazione, facendo correre a perdifiato le ragazze. Tutto nella norma, pensò sorridendo Julia, per poi cadere l'occhio su i gemelli. Entrambi stavano intrattenendo delle ragazze che riconobbe come le Dame di compagnia di alcune ospiti e sembravano al quanto prese, come c'era d'aspettarsi dato il fascino dei due gemelli e insieme erano una combinazione letale, per qualsiasi ingenua fanciulla.Vide Andrè bisbigliare qualcosa a una di loro e vide la dama, prima di arrossire violentemente per poi dare uno schiaffo sul bel viso del ragazzo, andando via seguita dall'amica, scatenando l'ilarità generale. Julia non poté trattenere una risata anche lei alla scena. Ben gli stava a far proposte poco consone ad una fanciulla. "Julia!" La richiamò Carole, vedendola, correndo verso di lei. "Dovresti farmi un favore, cerca Corinne. Non la trovo da nessuna parte e ho davvero bisogno di lei per gestire la cucina. Tra poco sarà ora di cena e siamo ancora indietro. Per giunta devo anche preparare qualcosa da tenere caldo per Pascal dato che arriverà stasera e sarà parecchio affamato." Julia trattenne un sorriso, di fronte alla sua agitazione. "Va bene, va bene. La cercherò io, sta tranquilla." Dopo un veloce ringraziamento, la donna si diresse di nuovo dalle ragazze che emisero un gemito di disperazione sentendola lamentarsi.Con un sorriso, uscì dalla cucina cercando la donna. S'inoltrò nell'ala della servitù, cercandola nella sua stanza. Varcò il corridoio, dove erano situate le camera della servitù, e poco più il là intravide una sagoma ma, a giudicare dalle larghe spalle, comprese che non poteva essere la donna. Avvicinandosi lentamente, comprese chi fosse, dalla benda intorno alla testa e dai capelli rossi. S'irrigidì sul posto, vedendolo gesticolare con le braccia, dandogli le spalle, e comprese che non era solo. Infatti non ci volle molto a comprendere chi fosse l'altra sagoma di fronte a lui. Corinne, e non sembrava felice da quell'incontro a giudicare dalla sua espressione infelice. Julia strinse le mani a pugno, furiosa con l'uomo. Non poteva crederci, vedeva sua figlia per la prima volta dopo tanti anni e il suo pensiero era di amoreggiare con le cameriere della residenza. Fu quella rabbia a portarla ad avvicinarsi al duo. "Corinne." La chiamò, facendo sentire la sua presenza. Li vide irrigidirsi e la domestica sbiancare in viso visibilmente cosa che la rese ancora più furiosa con il padre. Evidentemente la donna si sentiva in imbarazzo a essere stata colta a parlare con un uomo da sola. Cercò di usare un tono gentile per rivolgersi a lei, anche se riusciva a stento a trattenere la rabbia. "Per favore Corinne, puoi raggiungere Carol in cucina? Ha davvero bisogno di te." L'altra annuì, senza guardarla negli occhi. "Certamente." E superò l'uomo, che nel frattempo si era voltato verso Julia. Non appena la donna si allontanò, l'uomo gli si avvicinò con un sorriso sulle labbra. Julia s'irrigidì, non sentendosi ancora pronta per parlare con l'uomo. Si voltò, pronta ad allontanarsi. "Julia." Sentendo il suo nome, si fermò. Sentì il rumore dei suoi passi, per poi fermarsi improvvisamente. "Non mi riconosci, Julia?" Il cuore cominciò a batterle forte e velocemente. Chiuse gli occhi, tentata, di far finta di niente e andare avanti. Si voltò, guardando dritto negli occhi Pierre Bolivia. Suo padre. "Come potrei dimenticarmi di voi." Disse con un tono freddo, che sorprese anche lei. "Anche se avrei tanto voluto farlo." L'uomo sospirò, per poi fissarla con un sorriso triste. "Comprendo la tua freddezza nei miei confronti. Ho commesso tanti errori nella mia vita e lasciare te e tua madre è stato il più grande." Vedendola non scomporsi di un millimetro alle sue parole, rise senza gioia. "Ovviamente sei arrabbiata con me. Come lo deve essere tua madre." A quell'ultima frase si bloccò, per poi fissarla intensamente. "Quando hai detto che i tuoi genitori erano morti, dicevi..." "Dicevo il vero. Mia madre morì anni fa a causa di una malattia." Lo interruppe, dandogli la notizia della morte di sua madre a bruciapelo. Lo vide sbiancare in volto e il suo sguardo abbassarsi fino a rivolgerlo al pavimento. Quella scena avrebbe potuto impietosire chiunque, ma non lei. In quel momento, la rabbia che divampava da anni in lei s'intensificò, rifiutandosi di parlare con lui in un tono calmo come aveva pianificato. "Per quanto riguarda mio padre, morì ancor prima di mia madre." L'uomo la fissò, sbalordito dalle sue parole. "Chi ti ha detto che ero morto? Chi è stato a dire una cosa del genere." Disse furioso. Lei lo fissò, freddamente. "E' morto nel momento stesso in cui solcò la porta di casa per non tornare." Suo padre si avvicinò a lei alzando le mani, come se volesse afferrarla e tenerla stretta. Ma lei si allontanò, prima ancora che gli si avvicinasse. "Statemi lontano!" Quasi urlò. "Non avvicinatemi a me di un solo passo." Non appena lo vide fermarsi, sospirò dal sollievo. L'uomo la fissò, rammaricato di vedere la figlia in quello stato. "Mi dispiace infinitamente di averti fatto soffrire così. Non avrei mai voluto che andasse in questo modo. Forse, se fossi stato con voi, tua madre..." "No." Lo fermò Julia. "Mia madre sarebbe morta comunque, a prescindere dalla vostra o no presenza. Era malata e purtroppo non si poteva fare niente." Sentì un groppo alla gola, ricordando i momenti in cui sua madre sul letto di morte respirava affannosamente in cerca d'aria. "Lei aveva bisogno di calore umano, cosa che tu non hai mai saputo dare. Te ne sei andato per seguire i tuoi sogni di gloria. Non hai pensato ad altri se non a te stesso." "Stavo cercando di rendere la mia famiglia orgogliosa di me." Disse Pierre, stringendo le mani in pugno, non riuscendo a guardare negli occhi la figlia. "Avevo dei sogni, sapevo che c'era qualcos'altro in questa terra per me ed io lo volevo, affinché la mia famiglia potesse vivere serenamente." Julia scosse la testa. "Quando te ne sei andato, non comprendevo del perché della tua scelta e credevo che quando sarei diventata abbastanza adulta, finalmente avrei trovato le risposte che stavo cercando. E adesso più che mai mi rendo conto di non avere quelle risposte." Disse, per poi fissarlo rabbiosa. "Cosa ti hanno dato i tuoi sogni? A quanto pare non molto." Costatò, riferendosi al fatto che fosse lì. L'uomo si mosse a disagio, prima di parlare. "Io... ho tante cose da dirti... Se mi lasciassi la possibilità di parlare..." Non finì mai la frase, poiché delle urla interruppero la loro discussione. Senza dire una parola al padre, Julia si voltò in direzione delle grida. Sarà successo qualche guaio in cucina, ipotizzò imprecando dentro di sé, immaginando la reazione di Carole. Sentì dei passi dietro e pensò fosse suo padre, ma a lei, soprattutto in quel momento, poco gli importava. Arrivò in cucina e vide le cameriere muoversi agitate e parlare tra di loro, ma non vide né Carole né Corinne e i gemelli. Non appena la videro sulla soglia, una delle cameriere corse da lei col viso cereo. "Julia." "Cosa succede?" Chiese, cominciando a preoccuparsi. La ragazza esitò un attimo. "Sono ritornate le guardie di Sua Grazia." Julia continuò a fissarla non comprendendo la reazione. Ma un campanello d'allarme cominciò a suonare nella sua testa, facendole mancare il fiato. "E' successo qualcosa a uno di loro?" L'altra strinse le mani tra loro, cominciando a singhiozzare. "Julia l'afferrò per le spalle, scuotendola. "Cosa è successo?" Quasi urlò, ma in quel momento non gli importava, sentendo la paura invaderla. "Abbiamo sentito il rumore dei cavalli. Dopo di che uno degli stallieri è corso qui a informarci della... situazione." Disse l'ultima frase singhiozzando. Le mani di Julia cominciarono a tremare, ma non disse niente per non fermarla. "Pascal... lui è..." Non riuscì a finire ricominciando a singhiozzare con più fervore. Ma ormai Julia aveva compreso, e non riusciva a crederci. "No..." Mormorò sentendosi quasi svenire. Percepì la mano di suo padre sulla sua spalla ma era come non sentire niente in quel momento. Si scostò da lui per poi correre fuori. Sentì a mal appena la voce di suo padre chiamarla, ma continuò a correre senza fermarsi. Dio, ti prego, dimmi che non è vero. Pregò col tutto il cuore. Dimmi che non è vero!

Piccolo spazio a me!!!!

CIAOOOO RAGAZZIIIII!!!!!!!!!!!

Per favore non mi odiate, immagino già le vostre frecciatine. XD

Ho ritardato a pubblicare a causa di impegni personali ma come sempre cerco di "Scusarmi" con capitoli abbastanza lunghi.

Spero che anche questo sia di vostro gradimento. Purtroppo la situazione come vedete sta andando di male in peggio e con un dolore nel cuore vi dico che ancora soffriremo un bel po. Io lo sta già facendo T.T

L'arrivo improvviso del padre di Julia, cambierà qualcosa?

Chi c'è dietro a tutto ciò?

Il Bandito è implicato in qualche modo?

E sopratutto, Julia e Richard avranno un futuro insieme?

Per ora è tutto, appuntamento al prossimo capitolo!!!!!

CIAOOOOO RAGAZZIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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