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Capitolo 15

Il suono dei loro respiri affannati, in cerca d'aria, era l'unico suono che in quel momento voleva ascoltare Julia. Sdraiata sul letto con il solo calore e il peso dell'uomo di cui era innamorata era la sola cosa di cui aveva bisogno in quel momento. Mosse la mano su quei ricci ancora umidi come i suoi, sospirando per la morbidezza che sentì al tatto, beandosene. Lo sentì muovere, cercando di alleggerirla del suo peso, ma lei lo strinse a sé, emettendo un gemito. "No, resta ancora vicino a me." Cercò di persuaderlo. Rimase con gli occhi sgranati allorché vide il suo viso. La sua espressione non era quella di uomo appagato e sereno ma di disprezzo e... disgusto. Si sentì le lacrime a gli occhi e una sensazione di disagio invaderla. Cercò di coprirsi come poteva, trattenendo un singhiozzio a fatica. "Mi dispiace di non avervi soddisfatto. Purtroppo era la mia prima volta e non sono esperta come le donne con cui avete giaciuto in passato." Disse, dandogli di nuovo del voi. Sentì lo sguardo dell'uomo su di sé ma lei non riuscì a incrociarlo per quanto la vergogna l'assalisse. "Cosa? No, Julia. Tu hai frainteso." La sua voce riuscì a percepire dell'agitazione unita a esitazione, come se si stesse trattenendo da pensieri nocivi. Ma lei era offuscata dal dolore per dargli il giusto peso e il suo unico pensiero era quello di allontanarsi da quell'uomo e coprire la sua nudità. Prese il lenzuolo e cercò di alzarsi per mantenere una distanza di sicurezza da lui ma Richard glielo impedì trattenendola per un braccio e trascinandola di nuovo sul letto. "Ti prego ascoltami." Cercò di fermarla vedendola divincolarsi dalla sua presa. "Siete stato abbastanza chiaro. Il vostro viso ha parlato per voi." Rispose lei con asprezza. "Il mio viso non c'entra niente. Ascoltami, maledizione." Ribatté lui, stavolta con più decisione afferrandole per entrambe le braccia e incrociando il suo sguardo. "Ciò che successo è stato meraviglioso." I suoi tratti si ammorbidirono mentre pensava a ciò che era successo solo pochi minuti fa. "Ho sentito per la prima volta, dopo tanto tempo, di essere davvero a casa." Julia lo fissava sentendosi debole e ringraziò le mani forti di Richard che la tenevano ancora stretta, perché sapeva che sarebbe crollata se non l'avesse sostenuta. "Però non è abbastanza, non è vero?" Chiese Julia, cercando il suo sguardo a cui lui sfuggiva. A quel punto entrò la ribelle che era solita in lei e decise di reagire. "Ovviamente. Non mi aspettavo altro da voi se non un lavoro e un tetto sulla testa, non dovete sentirvi in obbligo di convincermi diversamente. So perfettamente quale sia il mio posto. Ciò che successo è stato soltanto un modo per sfogare un desiderio reciproco." Sotto lo sguardo sbalordito del Duca, si sentì a disagio più che mai ma continuò con quella mascherata per salvaguardare quel poco di orgoglio che le rimaneva. "Non state in pensiero. Non racconterò a nessuno ciò che successo e in quanto al fatto della mia verginità, non vi biasimate avevo già deciso di non sposarmi e quindi..." Dovette fermare quel mare di parole allorché le labbra dell'uomo si posarono su di lei per un bacio infuocato che sapeva di disperazione e le fece girare la testa in un secondo. A quel punto mandò al diavolo l'orgoglio circondando il suo collo con le braccia per sentirlo più vicino. Si staccarono respirando a malapena, entrambi con un peso sul petto da rendere difficile anche un gesto simile. Richard la fissò, continuando ad avere quello sguardo addolorato, come se si stesse trattenendo dal dire ciò che realmente pensava. Le scostò una ciocca dalla guancia mettendogliela dietro l'orecchio e quel semplice gesto riaccese in Julia il desiderio di averlo di nuovo dentro di sé per sentirlo vicino come non lo era stata con nessun altro. "Sei così meravigliosa che chiunque sarebbe onorato di stare con te." Pronunciò lui, con un tono così dolce da riscaldarle il cuore. "Il ceto sociale, le classi, i titoli nobiliari e tutto ciò che comportano servono ben poco se non c'è un reciproco rispetto e amore tra entrambe le parti. Se non ci saranno queste basi, non ci sarà mai qualcuno che possa farti sentire davvero a casa e amato per ciò che sei. E ciò che ho imparato da mio padre sposando mia madre, una semplice cameriera con un cuore nobile. Ed è ciò che ho visto in David nei confronti di Crystal, amandola senza sapere nulla del suo passato ma basandosi su ciò che le trasmetteva il suo cuore." Avvicinò la fronte alla sua e intrecciando la sua mano alla sua. "Tu meriti di essere amata per come sei, rispettata per ciò che sei. Ma non con me." Quelle ultime parole furono una doccia fredda per Julia. Si scostò da lui, come se si fosse bruciata, finendo con le spalle al muro. Lui non le si avvicinò, spostando lo sguardo verso la porta. "Sei l'unica che sia riuscita a rompere la barriera che mi ero accuratamente costruito. Ma ciò non cambia le cose. Io non posso sposarti e non perché sei una governante, questo voglio che sia ben chiaro, ma perché non sono degno di nessuna donna. Soprattutto tu." Si sollevò cominciando a raccogliere i suoi vestiti, ancora umidi, mentre Julia lo fissava cercando di metabolizzare ciò che aveva appena sentito. Fissò il suo corpo muscoloso sotto la luce del sole non riuscendo ancora a credere a ciò che aveva appena sentito. Si sollevò andandogli incontro e ignorando sta volta la sua nudità. Aveva appena indossato i calzoni e stava per affibbiarsi la camicia ma dovette fermarsi quando le mani della donna lo bloccarono sul movimento. "Cosa vorrebbe dire? Tu... tu provi qualcosa per me?" balbettò, non riuscendo ancora a metabolizzare quell'informazione e cercò di trovare risposta anche nei suoi occhi. Ma non riusciva a distinguere altro che il buio. Il suo sguardo si fece più tenere mentre pronunciava le parole che avrebbe aspettato di sentire mai. "Se non sono innamorato... ci sono molto vicino." Julia non avrebbe mai immaginato di sentire il suo cuore sciogliersi per l'emozione ma è ciò che percepiva in quel momento. Se prima aveva sempre pensato che quel sentimento andava solo a senso unico, la consapevolezza di essere ricambiata rendeva quell'emozione ancora più meravigliosa. Ma ci mise poco a tornare sulla terra e a ricordare ciò che aveva detto precedentemente. "Se per te il fatto che sia una governante non sia un problema, perché non potrebbe esserci qualcosa di più?" Disse sul vago non volendo essere troppo precipitosa parlando di matrimonio. Richard allontanò la sue mani su di sé, ricominciando ad abbottonarsi la camicia. "Non ha importanza il perché. Basati solo sulle mie parole." Mormorò. "Centra il tuo passato." Era più una conferma che una domanda e notando il suo silenzio. "Ciò che successo in passato ormai è andato, non puoi colpevolizzarti per essere rimasto rinchiuso lì dentro da quell'uomo ignobile non potendo difendere la tua famiglia. Posso solo immaginare..." "Tu non sai niente, Julia." Parlò improvvisamente, dandogli le spalle. "Io ho commesso molti errori. Sto cercando di salvare ciò che resta del nome della mia famiglia e provo tutt'ora a salvarlo da un passato che continua ad apparire sul mio presente. Ho commesso dei peccati molto gravi, di cui mi vergogno profondamente ma che non posso più rimediare. Nessuna donna merita di condividere lo stesso mio inferno con cui convivo da molti anni." Julia gli si avvicinò insistendo sulle sue ragioni. "Non è vero, tu non sei così. Sei una persona buona e con un grande cuore. Ho visto con i miei occhi tutto quello che hai fatto per tanta gente e non posso permettere che tu ti colpevolizzi per qualcosa di cui non hai colpa. Tu non sei una persona cattiva, tu non sfrutti il tuo potere per far del male alla gente, come quell'idiota che mi ha gettato in acqua. Tu non sei come Lucien anche se avete lo stesso sangue..." "Io sono peggio di lui!" Urlò a quel punto Richard, interrompendo quel fiume di parole. In un attimo pensò di sentire il cuore mancargli e sentire le pulsazioni d'eccellere, annebbiandole la vista. Vide il respiro dell'uomo ansante e pensò di averlo anche lei anche se in quel momento non se ne rendeva conto. "Non è vero... perché ti punisci così." Sentiva la vista annebbiata ma cercò di trattenere con tutte le sue forze le lacrime, perché in quel momento voleva vederlo bene in viso. Voleva vedere il suo viso imbarazzato per quella bugia, poiché era tale ne era sicura. Ma il suo sguardo rimase impassibile, anche se non incrociò mai il suo sguardo. "Guardami maledizione!" Urlò Julia, sentendo un dolore profondo sul petto. Richard strinse le mani tanto forte da avere le nocche bianche ma fu tutto ciò che fece. "Julia, sono successe tante cose in quella prigione, ve l'ho già detto una volta in cantina. Cose che vorrei dimenticare ma che non potrà mai succedere. Non sono le cicatrici che segnano il mio corpo a ricordarmi." Mise una mano, leggermente tremante, nella capigliatura. "La mia mente mi impedisce di dimenticare qualsiasi cosa successa lì dentro. Quello che ho vissuto, ciò che mi hanno fatto e ciò che non ho fatto." Pronunciò enfatizzando le ultime parole. "Anche se non ho usato la stessa crudeltà di Lucien, ho comunque permesso che molta gente morisse sotto i miei occhi." I ricordi annebbiarono la sua mente, impedendogli quasi di respirare. "Coloro che sono morti, hanno perso dei figli, dei genitori, amici... e tutti a causa mia." Le urla della prima donna, a cui aveva dato le spalle, che gridava a gran voce un aiuto disperato era ancora vivo nella sua mente aggravando ancor di più i suoi peccati, tra cui quello della morte di... Si avvicinò alla porta, dando le spalle a Julia, non avendo la forza di vederle in viso lo sguardo di disprezzo che si aspettava avesse. Non l'avrebbe sopportato. "Sei libera di tornare da Vumont. Ti verrà preparata una carrozza e tutto il necessario affinché tu possa andartene domani stesso. Purtroppo non posso far niente per ciò che è accaduto." Strinse la mascella non volendo dare per errore ciò che per lui era stato magnifico e meraviglioso. "Se dovresti scoprire di essere rimasta incinta, per favore scrivimi. Addio Julia." Concluse, per poi uscire da lì con un peso nel cuore. Julia fissò la porta, immobile, aspettando che i passi si allontanassero sempre di più. Quando non sentì più alcun rumore se non quello del suo respiro ansante si gettò sul letto dando libero sfogo alle lacrime. Quel letto che, fino a poco tempo prima aveva accolto amore e desiderio, adesso si ritrovava a cogliere disperazione e desolazione.

Rimase per l'intera giornata nel totale silenzio della sua camera, a pensare. Con tutte le emozioni vissute in un solo giorno avrebbe solo desiderato dormire e riposare. Ma sembrava che il suo corpo non volesse rispondere alla sua mente. Con la scusa dell'incidente, ebbe modo di non essere disturbata se no quando chiese una vasca d'acqua per lavarsi. Ringraziò velocemente i valletti che portarono la vasca senza incrociare il loro sguardo per paura che potessero vedere nei suoi occhi ciò che teneva gelosamente, in quel momento di debolezza. Riuscì anche ad evitare Carole e tutti gli altri. S'immerse nell'acqua con un sospiro di sollievo, rilassando muscoli del corpo che non credeva di avere. Anche se piacevole, il calore dell'acqua non poteva sostituire quello provocato dai loro corpi uniti. Le sensazioni che aveva provato sentendo le sue braccia stringerla, le sue labbra calde sul suo corpo come a marchiarla per poi sentirlo dentro di sé. Per po' erano stati un'unica anima. "Coloro che sono morti, hanno perso dei figli, dei genitori, amici... e tutti a causa mia." Quelle parole le portarono a pensare anche a quelle del bandito, l'ultima notte in cui si erano visti. "Non farti ingannare dai tuoi occhi. Possono farti vedere cose che in realtà non esistono." "Questo castello è infestato da tanti fantasmi, tra cui molto crudeli, e dubito che la nuova generazione sia da meno." Scosse la testa furiosamente, cercando di dimenticare le loro parole. "No, no, no! Io non ci credo!" Urlò nella solitudine della sua stanza. Non poteva credere che l'uomo di cui si era innamorata fosse un assassino. L'uomo che l'aveva salvata, prima da Bernard e poi dai banditi. Lo stesso uomo che aveva aiutato i suoi dipendenti da un passato oscuro, per rifarsi una nuova vita felice. Colui che aveva stretto tra le sue braccia in cantina, rassicurandolo e dandogli il suo calore e appoggio. Ripensandoci, anche allora aveva cercato di dirle chi era. Gli aveva dato messaggi molto chiari ma lei si era rifiutata di accettarli, oscurandoli. Il suo stomaco chiuso non le permise di cenare e quindi preferì rimanere chiusa nella sua camera cercando di riposare. Di non pensare a quel mare di contraddizioni e di mezze verità.

All'alba era già sveglia e si adoperò a riempire il suo baule con tutte le sue cose, sentendo il cuore pesante. Cosa avrebbe fatto adesso? Si chiese, addolorata. Cosa avrebbe detto a Crystal? E soprattutto, come sarebbe andata avanti con la consapevolezza di non vederlo più? Questo, si rese conto, era quello che la faceva soffrire maggiormente. Guardava il sole ormai sorgere in cielo, quando sentì un lieve bussare. La porta si aprì poco dopo, entrando Carole con uno sguardo rammaricato. "Quindi è vero, te ne vai." Fissò il baule e poi la ragazza che le dava le spalle verso la finestra. "Sono davvero dispiaciuta. Quando l'ho saputo non ci volevo credere. Tutti noi non credevamo fosse possibile." Spiegò la cuoca a parlare mentre Julia restava con lo sguardo fissò alla finestra. "Sai. Non avrei mai scommesso su di te." Continua l'anziana donna sedendosi sul letto e fissare la schiena slanciata di Julia. "Una ragazza così giovane, per giunta una cittadina venuta da una città come Parigi, diventare una governante in un castello nella campagna. Roba da matti. Ma poi ti sei rivelata una sorpresa, sei una donna matura e con la testa sopra le spalle e Sua Grazia non avrebbe potuto scegliere persona migliore. D'altronde ci ha sempre guidato bene... finora." Si Interruppe un attimo, come a soppesare le parole, prima di parlare. "Come ho detto, ci ha sempre guidati bene da quando è diventato Duca. Degno di suo padre. Ma sta volta mi ha deluso profondamente. Non avrei mai immaginato che fosse così stupido quando si tratta di amore, in questo non ha proprio preso da suo padre." Per la prima volta Julia si voltò verso la donna, con gli occhi sgranati dalla sorpresa. "Carole, tu..." L'altra le rivolse un sorriso consapevole. "C'è una cosa positiva nell'essere anziani. Raccogli esperienza e io ne ho accumulata un bel po' negli ultimi anni." Le fece segno di sedersi accanto a lei e così fece, seppur esitante, Julia. "Suo padre, Il Duca Gabriel Duval era pretendente ambito da molte fanciulle in età da marito. Oltre ad essere ricco e appartenente a una famiglia antica, era un uomo molto affascinante e dal buon cuore. Quando vide la madre di Richard, una deliziosa ragazza dai capelli scuri e dagli occhi simili a quelli dei due suoi figli, di nome Anaïs, non ebbe alcun dubbio su chi sarebbe stato la sua sposa. E sai da cosa l'ha capito? Nel momento in cui incrociò il suo sguardo. Certo la donna aveva degli occhi non indifferenti, ma non furono quelli a colpirlo bensì ciò che esprimevano." Il suo sguardo divenne più dolce sotto quello di Julia, che continuava ad ascoltare in silenzio. "Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima ma solo chi ama può davvero leggergli dentro." Spiegò per poi fissarla. "Se riesci davvero a leggere ciò che nasconde, attraverso i tuoi occhi, avrai le risposte che stai cercando. Consapevole che è vero amore." Julia sentì il respiro mancargli, comprendendo le parole della donna. Prima di partire per la residenza di Duval, si era guardata allo specchio riflettendo sulla leggenda nella quale gli occhi fossero lo specchio dell'anima. Allora, aveva cercato di intravedere la sua, non trovandola. Invece aveva visto i suoi occhi e aveva intravisto chi era. L'aveva già vista quel giorno ma non era stata in grado di comprenderne il suo significato. Fino a pochi giorni fa non avrebbe compreso. Ma adesso sì e aveva tutte le intenzioni di farlo comprendere a lui. Si alzò dal letto, come spinta da una forza superiore, rivolgendosi velocemente alla donna che l'aveva aiutata a capire. "Scusami Carole ma devo andare a risolvere una questione. Se questo sarà il mio ultimo giorno voglio che rimanga indelebile per una persona." Al cenno d'assenso della donna, Julia corse verso la porta, con un'energia del tutto nuova. Si fermò un attimo sulla soglia, per rivolgere un ultimo sguardo all'anziana donna accompagnato da un sorriso. "Grazie davvero, Carole." Non aspettò altro tempo e uscì, lasciando la donna sola. Quest'ultima sospirò, sollevata, per poi alzare lo sguardo verso la finestra dove il sole in cielo stava limpido e sereno. "So che voi avreste fatto lo stesso."

"Sei sicuro della tua decisione? Posso sempre ritornare durante la giornata." Propose Richard e allo stesso tempo riparandosi da un colpo di spada di Pascal. Non riuscendo a chiudere occhio, aveva deciso di prendere una boccata d'aria in giardino. Ed è lì che l'aveva trovato Pascal. Quest'ultimo lo aveva fissato con uno sguardo serio, in mano due spade. "Hai voglia di combattere con me?" L'altro aveva accettato immediatamente, desiderando distrarsi dai suoi pensieri che gli impedivano di chiudere occhio. Ma era stata una breve pausa. "Richard, ho deciso di partire." L'altro era rimasto basito da quella frase. "Partire?" Notando lo sguardo sorpreso del Duca, Pascal alzò la mano ridendo. "Stai tranquillo, non andrò via per sempre, chi mi prenderebbe? Ho deciso che farò un giro delle terre più accurato. Non raggiungeremo niente avendo solo la notte a disposizione." Richard dovette convenire con lui. Finora il loro sistema non aveva portato a molto e non credeva che quelle silenziose minacce sarebbero durate ancora per molto. Pascal parò il colpo dell'amico con un agile movimento di gomito. "Fare delle perlustrazioni più accurate renderebbe tutto più semplice e aumenterebbero le probabilità di trovare quei bastardi." L'altro dovette, suo malgrado, convenire con lui annuendo. "Va bene, ammetto che hai ragione. Quante guardie avrai bisogno?" Il valletto per poco non si ferì sentendo l'ultima frase. "Guardie? Non ho bisogno di guardie, andrò da solo. Perlustrerei la zona con molta più efficacia." Richard si fermò, guardandolo dritto negli occhi. "Probabile. Ma io starei molto più tranquillo sapendoti in compagnia delle guardie." L'altro lo fissò accigliato, offeso. "Credi che non possa cavarmela da solo?" "Non ho detto questo." Ribatte Richard. "Non sappiamo chi abbiamo di fronte ma di sicuro sono nemici tanto astuti quanto crudeli ed io ho ancora bisogno di te" Disse l'ultima frase con un tono ironico ma sincero. Pascal cambiò espressione, ritornando al suo solito sorriso. "Contrariamente a te, io non ho dimenticato del nostro viaggio." Gli ricordò. Mesi fa avevano deciso che dopo aver risolto l'impegno con i suoi doveri di Duca, si sarebbero goduti una vacanza viaggiando in giro per il mondo per almeno un anno. Era un modo definitivo per dimenticare, apparentemente almeno, tutto ciò che era a loro capitato e ricominciare davvero. Sorrise "Non ho dimenticato, ho ancora l'itinerario nel cassetto della scrivania. Si è solo prolungato di qualche giorno e non appena la riunione sarà terminata prepareremo tutto il necessario per il nostro viaggio." Eppure, pensò, se prima quel pensiero fino a pochi giorni prima lo avrebbe esaltato adesso, sentiva solo una grande amarezza al solo pensiero di allontanarsi da quel posto. No, dovette ammettere a se stesso, non era il luogo che le sarebbe mancato, bensì chi sarebbe rimasto. Anche se la situazione tra lui e Julia era problematica, il solo pensiero di starle lontano lo faceva sentire dannatamente triste. Allora perché la stai lasciando andar via? la sua mente non poté fare a meno di mettere il dito nella piaga rendendogli consapevole delle sue contraddizioni. Se non riusciva a sopportare il pensiero di non vederla per un intero anno, come poteva anche solo immaginare di non vederla mai più? Sì, l'avrebbe vista nella residenza di sua sorella ma non sarebbe stata la stessa cosa e comunque non l'avrebbe vista come quando era al castello. Non avrebbe rivisto più il suo sorriso, il suo sguardo furioso quando era arrabbiata o la sua espressione tenace e il suo coraggio. Si rese conto che le sarebbe mancato tutto di lei. La consapevolezza, che, vederla andar via in lui si sarebbe spezzata qualcosa in modo definitivo, gli fece mancare il respiro fermando i suoi movimenti con la spada. Pascal, non notando il mutamento del suo viso se non in quel momento, si fermò sorpreso. "Richard, cosa succ..." Si Interruppe notando l'avvicinarsi di qualcuno verso la loro direzione, facendo voltare anche lui. Come ad averla invocata, Julia si stava avvicinando a loro a passo deciso e dallo sguardo sembrava pronta a dare battaglia. Alcune ciocche, della sua indomabile capigliatura, sfuggirono alla sua acconciatura che contribuivano a darle l'aspetto di un amazzone. Vedendola, Ebbe il desiderio di inoltrare le sue mani in quella massa di fuoco, come anche il desiderio di poggiare le sue labbra su qui petali di rosa, nello stesso modo dell'altro giorno. Al pensiero sentì l'eccitazione invaderlo. Non avrebbe mai lasciato quel letto, se non fosse stato necessario, rimanendo per tutta la notte con lei a fare l'amore. Più si avvicinava e più notava la sua espressione dettagliatamente. Non appena si avvicinò, non si rivolse a lui, ignorandolo completamente, ma a Pascal. "Pascal." Lo chiamò, per poi sollevare la mano verso la sua direzione. Quest'ultimo fissò prima il braccio teso e poi lei, con sguardo confuso. "Sì?" Domandò non sapendo che aspettarsi. "Porgimi la spada." I due uomini rimasero allibiti, fissandola sconcertati. "Prego?" Domandò il Valletto ancor più confuso. Lei non cedette, fissandolo intensamente. "Dammi la spada." Pascal fissò prima l'uomo e poi l'altro. A quel punto, dopo essersi ripreso dallo sbalordimento iniziale, cercò l'attenzione dell'amico. "Non dargliela. Potrebbe ferirsi essendo troppo pesante per lei." "Dammela subito Pascal." Insistente, non rivolgendo un minimo sguardo a Richard, che si acciglio. "Non azzardarti a dargliela!"
"Ti prego Pascal." Provò in un altro modo Julia, mantenendo però un tono deciso. L'altro fissò di nuovo entrambi, prima di fare un'alzata di spalle e porre la spada a Julia. "Maledizione Pascal!" Urlò Richard, fissando accigliato l'amico. "Dovresti ubbidire ai miei ordini." Commentò mentre lo vide cominciare ad allontanarsi. Gli rivolse un sorrisetto ironico. "Ho già obbedito al tuo ordine portando le guardie con me e poi come si fa a rifiutare qualcosa a una donna quando ti prega?" Terminò sorridendo rivolgendo un sorriso a entrambi, allontanandosi. "Ti chiedo solo Julia di non macchiare di sangue gli abiti di Sua Grazia, poiché io non ci sarò per qualche tempo e dopo sarebbe difficoltoso togliere la macchia. Vado a prepararmi." Finì voltandosi, sentendo lo sguardo sorpreso di Julia e quello accigliato dell'amico addosso. Julia si chiese, in effetti, dove stesse andando, poiché non ne sapeva nulla. Ma in quel momento, dove andasse Pascal, era l'ultimo dei suoi pensieri. Fissò Richard, che si era voltato in quel momento verso di lei. "Allora? Cos'è questa storia?" domandò indicando la spada fra le sue mani. Per tutta risposta lei continuò a fissarlo tenendo la spada. L'arma era davvero pesante e riusciva a reggerla a malapena però in quel momento, presa dall'impulsività, non aveva considerato bene la situazione in cui si trovava. Almeno adesso gli rivolgeva la parola, pensò, considerando che dal loro ultimo incontro lui l'aveva evitata come la peste. Con un respiro profondo alzò la spada, puntandola verso di lui. "Voglio una sfida con te." Dichiarò. Richard la fissò, senza cambiare minimamente espressione. "Una sfida. Con me." Ribadì solamente, pesando ogni parola. L'altra annuì, senza lasciare mai il suo sguardo, aspettandosi da un momento all'altro una sua risata per poi girarle intorno e andarsene. Rimase dunque di stucco nel vederlo disporsi, pronto all'attacco. "Bene. Quale sarà il premio per chi vincerà?" Era ovvio che si stesse prendendo gioco di lei. Ma Julia era molto seria e anche se sapeva che le possibilità di vincere erano praticamente nulle, il suo unico obiettivo era quello di far comprendere il suo messaggio all'uomo. "Poco importa per me quale sarà il premio. Il vincitore deciderà cosa ottenere dall'altro." Decretò. Richard annuì. "Va bene." Posizionò la spada verso di lei. "Iniziamo." Pronunciò per poi avventarsi immediatamente su di lei. Quest'ultima, dopo un primo momento di sorpresa, sollevò istintivamente la spada scontrandosi con l'altra. Anche se il colpo non era molto forte, riuscì a far indietreggiare Julia di qualche centimetro. Sollevò gli occhi, stordita per il colpo improvviso, incrociando lo sguardo dell'uomo che la fissò con un sorriso sornione, anche se poteva scommetterci stesse gioendo dentro di sé per averla colta di sorpresa. Stringendo i denti, si allontanò da lui respirando profondamente prima di decidersi ad attaccare. L'uomo ovviamente riuscì con facilità a evitare il colpo e il peso della spada rischiò di farla cadere a terra. "Vuoi che ci fermiamo?" Il suo tono era derisorio ma lei riuscì a percepire una sincera preoccupazione nei suoi confronti, segno che l'uomo stava solo fingendo un disinteresse che non provava nei suoi confronti. Scosse energicamente la testa e anche se gli dava le spalle poté sentire il suo sospiro. Quel semplice suono la rese ancor più motivata nel far seguire quella strada. Stringendo l'elsa girò su stessa pronta ad attaccare. Ci provò varie volte e puntualmente l'uomo riuscì a schivarla senza alcuna fatica. Sentiva i muscoli delle braccia indolenziti e il sudore colarle sul collo per poi finire nell'incavo tra i seni. Era esausta ma non si sarebbe arresa. Ciò non valeva per Richard che, all'ennesimo tentativo di Julia di attaccare, poggiò la punta della spada sul terreno. Lei guardò stupefatta, prima la spada poi l'uomo. "Che significa? Perché ti sei fermato?"
"Tutto ciò non ha alcun senso." Mormorò Richard. Julia lo fulminò con lo sguardo. "Forse per Sua Grazia non ha alcun senso, ma per me è molto importante. Quindi se avete tenuto a me, anche solo in minima parte di quanto io abbia tenuto io a voi, continuate." Disse, ironizzando sul tono in cui si era rivolta all'uomo, dandogli del Voi. Quest'ultimo non mosse di un millimetro la spada e quello fu per lei la dimostrazione di quanto il sentimento che provava per quell'uomo fosse a senso unico. Fu come se l'avesse ferita con quella stessa spada e dovette mordere a sangue l'interno della guancia per trattenere le lacrime. No, non avrebbe pianto. In quel momento, ciò che provava andava in secondo piano. Ma usò quel dolore per ricaricarsi e attaccare di nuovo Richard. Corse verso di lui con la spada sollevata e pronta a colpire la sua, che rimase ferma fino a che non si avvicinò abbastanza. La colse di sorpresa vedendolo improvvisamente al suo fianco e sentirsi stretta dal suo forte braccio con la schiena sul suo petto. L'improvviso impatto le fece sfuggire l'arma cadendo a terra. Cercò di divincolarsi come poteva, ma la sua presa fu ferrea su di lei. "Lasciami andare! Il tuo modo è scorretto!" "Perché il tuo sarebbe da meno?" Sentì il suo respiro nell'orecchio creando involontariamente dei brividi sulla sua schiena. "Cosa intendi dire?" Gli gridò. Lo sentì avvicinare il viso tra i suoi capelli, che ovviamente non erano riusciti a reggere più di qualche minuto dall'inizio del combattimento sfuggendo alle forcine. "Con il tuo capelli indomabili muoversi insieme al tuo corpo mentre correvi verso di me con la spada. Sembravi un'amazzone." Le bisbiglio. Ciò fece infuriare Julia che si sentì presa in giro. "Lasciami." Cercò di divincolarsi ancora. Ma lui la tenne stretta e facendo cadere la sua spada, le toccò con l'altra mano la base del collo per poi scendere lungo la linea fino alla spalla fino ad arrivare al seno e giù verso l'addome, come una carezza sensuale. "Col tuo corpo sinuoso e desiderabile, che solo un cieco non potrebbe notare. Come potrebbe essere, il tuo un modo, corretto per combattere con una carne debole come la mia che al solo guadarti non può far altro che cedere." Julia chiuse gli occhi trattenendo un gemito, sentendo le sue parole accompagnate dal suo tocco rendendo la sua pelle di fuoco. "No." Bisbigliò, sentendo le sue labbra posarsi vicino al suo orecchio. "No!" Urlò decisa, dandogli uno strattone così forte che accompagnato dal suo attimo di distrazione, riuscì a sgusciare dalle sue braccia. Si voltò verso di lui con la spada puntata, allontanandosi di qualche passo. "Stai cercando di distrarmi, ma non ci riuscirai. Perché io ho un obiettivo e niente potrà fermarmi. Neanche tu." Questa volta lo sguardo di Richard divenne rosso dalla rabbia, dimenticando il desiderio per lei e tutto il resto. "Maledizione Julia! Di che cosa stai parlando? Te l'ho già detto ieri, non c'è niente che tu possa fare. Per cosa stai combattendo?"

"Sto combattendo per ciò in cui credo" Disse alla fine Julia, sentendo la gola riarsa improvvisamente. "Perché io credo fermamente in te e non lascerò che tu rovini ciò che sei." Vide il suo sguardo oscurarsi ma lei non cedette, continuando col suo percorso. "Ho cercato di negare per troppo tempo chi fossi veramente. Credevo di non saperlo, e a essere sinceri, fingevo di non saperlo. Nascondevo la verità perché non accettavo il mio passato." Le lacrime cominciarono a uscire senza riuscire più a trattenerle e solo quando sentì le gocce caderle sulle mani, ancora strette sull'elsa, si accorse di piangere. "Cercavo nel mio riflesso, attraverso i miei occhi, chi fossi. Ma la verità è che riesco a vedere la mia anima solo se guardo attraverso i tuoi occhi." Stringendo con più forza l'arma, corse verso di lui pronta di nuovo all'attacco anche se con la vista annebbiata dalle lacrime. Anche se in tensione e turbato, i riflessi pronti dell'uomo furono subito in allerta scansandosi dall'attacco senza dover parare con la spada. La vide passargli al fianco e, notando che il movimento compiuto stava per farla cadere, si mosse affinché non finisse a terra. Rimase sbalordito allorché la vide all'ultimo secondo spostare le braccia, in un ultimo sforzo, verso la sua direzione colpendo la spada. Richard rimase a guardare mentre la sua spada finiva a terra a poca distanza lontana da lui. Julia cadde sul fianco, con un gemito di dolore. Ci fu un silenzio tombale, accompagnato solo dagli uccelli che vagavano alle prime luci del mattino. Julia si sollevò sugli avambracci, per poi fissarlo. "Sono talmente sicura, che la tua anima sia ancora pura, da affrontare qualsiasi cosa affinché tu lo capisca." Sentì la tensione allentarsi e una grande solitudine invaderla, facendole abbassare lo sguardo sull'erba sotto di sé. "Ti basterebbe amarmi solo un po', di quanto ti ami io, per guardarmi negli occhi e vedere ciò che sei veramente." Bisbigliò, mettendo una mano sul viso cercando di coprire il suono dei suoi singhiozzi. Sentì la sua presenza vicino a lei e poco dopo il suo calore mentre le sue braccia la circondavano, tenendola stretta sul suo petto. "Non ho bisogno di guardarti negli occhi, perché sono già consapevole in quali condizioni sia." Mormorò. Julia scosse la testa, consapevole che l'uomo non aveva compreso le sue parole e stava per ribattere quando sentì la sua stretta, su di lei, farsi più decisa. "Ma tu non sei consapevole di quali siano i miei sentimenti per te." Sussurrò l'uomo. Julia sgranò gli occhi, sentendosi tremare. La sua mano si muoveva sui suoi lunghi capelli rossi, rassicurandola e facendola sentire al sicuro. "Quando, il giorno prima, lasciai la tua stanza ho sentito come se una parte di me mi abbandonasse. Oggi mi sono reso conto cosa significherebbe lasciarti andare via, non vederti in giro per il castello, non sentire più la tua voce, la tua risata e il tuo essere testarda. Non potrei sopportarlo." L'ultima frase gli uscì debolmente ma per lei fu un toccasana per il suo cuore. "Questo vuol dire che sei consapevole di essere una persona migliore di quanto tu pensi?" domandò, speranzosa, alzando il viso verso di lui. L'uomo sospirò, cedendo e allentando la presa su di lei. "Significa che sono un bastardo egoista e che ti voglio accanto a me. Non voglio che tu te ne vada. Ma allo stesso tempo non posso garantirti l'amore." Allo sguardo sorpreso della donna, si spiegò meglio. "Te l'ho già detto una volta, quando l'amore si unisce all'odio, si forma un'arma a doppio taglio e per quanto con te mi stia avvicinando a quel sentimento, farò in modo che non accada." Lei lo fissò, confusa. "Io non capisco. Cosa significherebbe?" Lo sguardo di Richard divenne più fermo. "Significa ciò che ho detto. Sono un bastardo egoista e ti voglio con me finché potrò. Ma non permetterò che il mio odio e rancore possano in qualche modo danneggiarti o ferirti." Mormorò con le labbra a un soffio dai suoi capelli. Julia trattenne a stento la voglia di dargli un pugno. Lo amava, gli aveva espresso il suo amore e lui non lo aveva apprezzato. Peggio, gli aveva assicurato che avrebbe fatto in modo di non innamorarsi di lei. Ma la voleva con sé. Forse con un altro uomo, alle sue parole, gli avrebbe riso in faccia e se ne sarebbe andata. Adesso però non sarebbe riuscita a muoversi da lì, neanche forzatamente. Il suo cuore e la sua anima avevano bisogno di lui, della sua presenza e voleva assolutamente guarire le sue ferite interne. "Va bene. Resterò." Conferma, alzando il viso verso il suo. Lui le sorrise accarezzandole la guancia. "Vedrai, andrà tutto bene." Volle rassicurarla ma Julia non ne era sicura. Ma comunque preferì annuire. Lo vide guardare verso la residenza, pensieroso. "Sarà meglio che vada a vedere come sta procedendo Pascal per il viaggio." Allo sguardo smarrito di lei, spiegò. "Ha deciso di voler fare una perlustrazione più accurata andando via per circa due giorni. Una sola notte, effettivamente, non è sufficiente per raccogliere informazioni. Ma l'ho costretto a portare con sé delle guardie dato che aveva deciso ad andare da solo." Notando il silenzio della donna la fissò. "Cosa c'è? Tendo a preoccuparmi quando stai per troppo tempo in silenzio." Scherzò, ottenendo un'espressione offesa da parte della donna. Julia si disse che doveva dirgli ciò che sapeva ma qualcosa la frenava. Il suo sguardo cadde sulla boscaglia dove, era sicura, aveva visto la sagoma di un uomo l'altro giorno. Ed era certa fosse il bandito. Doveva dirglielo! Ma purtroppo sembrava che la sua mente ragionasse per conto proprio. dato che rivolse un sorriso a Richard. "Forse la notate, Vostra Grazia, perché solitamente lo siete voi? State tranquillo, il primato è tutto vostro." Ormai Richard aveva notato la differenza quando Julia ironizzava chiamandolo col suo titolo e sorrise, felice che il loro rapporto non avesse subito danni permanenti dopo quello che era successo. Guardò alle sue spalle, verso la residenza. "Sarà meglio che mi cambi e mi prepari per la colazione. Sarà quasi mezzo giorno e gli ospiti tra poco scenderanno." Gli saltò alla mente un pensiero e fece qualche passo indietro, consapevole che nel momento in cui l'avrebbe detto la donna avrebbe potuto reagire in prevedibilmente. "A proposito, quando tutti ritorneranno nelle loro stanze, stasera voglio vederti qui." Lei lo fissò sorpresa. "Perché'" Chiese, notando Richard fare qualche passo indietro. "Beh, sarebbe il momento ideale per la nostra prima lezione. Ti pare?" E con quell'ultima frase enigmatica, si allontanò velocemente diretto alla residenza. "Prima lezione..." Mormorò Julia, non comprendendo inizialmente ma non ci volle molto prima che un campanellino d'allarme suonasse nella sua testa. La lezione di nuoto! "Cosa? Stasera? Non sono pronta... è ancora troppo presto." Gli gridò ansiosa, correndogli dietro. Lui non si fermò, ma gli rivolse un sorriso. Un vero sorriso stavolta, che gli ammorbidì i tratti e brillare gli occhi. "Andrà tutto bene." Gli gridò prima di andare più velocemente dentro. Julia si fermò, ansimando, guardando la larga schiena dell'uomo sparire dietro l'angolo del castello. Sbuffò pesantemente al pensiero di dover affrontare a bruciapelo la lezione di nuoto. Il suo sguardo, come se non ne potesse fare a meno, ricadde nella boscaglia. Se ciò che aveva visto era vero, doveva assolutamente incontrarlo. Poteva essere pericoloso, anzi era molto probabile. Mise una mano, nella tasca tra le gonne, dove teneva il coltellino e traendone forza. Aveva bisogno di uscire da quel limbo di incertezza e se il solo modo era quello di incontrarlo così avrebbe fatto. Sospirò profondamente. "Avrei fatto meglio ad andare via, quando l'occasione mi si era apparsa."

"E' tutto pronto?" Domando Richard a un soffio dalla nuca di Pascal facendo saltare per lo spavento quest'ultimo, colto all'improvviso. Diede un'occhiataccia all'amico, che se la rise sotto i baffi. "Sembri molto più sereno, dall'ultimo incontro di stamani." Osservò Pascal, sistemando la borsa sul cavallo, con le varie provviste. Richard alzò le spalle, come a non dar peso alla cosa, consapevole che in realtà l'amico avrebbe notato ogni suo dettaglio. "Diciamo che qualcosa ha reso la mia giornata più piacevole." Pascal gli diede un'occhiata sopra la spalla. "Qualcosa?" Il Duca sospirò avvicinando a lui e accarezzando il cavallo. "Che cosa dovrei dirti?" L'altro fece finta di concentrarsi e si mise in una posizione pensierosa. "Vediamo, forse che la situazione ti è sfuggita di mano e ciò che doveva essere solamente un semplice battibeccare e filtrare, con una certa rossa che mi ha letteralmente ordinato di darle una spada per affrontarti, è diventato qualcosa di più intenso?" L'amico fissò il valletto, fulminandolo con gli occhi. "Tu lo sapevi." Disse solamente, facendo più una constatazione che una domanda. L'altro rise sfacciatamente. "Credevi davvero di potermelo nascondere? Ti conosco più io di chiunque altro in questa vita e da tempo ho notato un certo luccichio in quegli occhi." Parlò agitando un dito davanti al suo viso. Richard lo scostò con la mano, riaccendendo l'ilarità dell'amico. "Ti sbagli, non è cambiato niente. Non può cambiare niente." Ribatté immediatamente non appena lo vide aprire la bocca. Pascal incrociò le braccia sul largo petto, fissandolo intensamente e Richard, sotto quello scrutinio si mosse a disagio. "Sputa il rospo." Commentò alla fine, consapevole che il valletto non se ne sarebbe andato se non prima di avergli detto come la pensava. Quest'ultimo alzò le braccia, sulla difensiva. "io non ho niente da dire, voglio solo darti un consiglio. Anche con il rischio di rinunciare al nostro viaggio in giro per il mondo." Scherzò per poi fissarlo intensamente. "Non appena tutto questo sarà finito, la riunione, coloro che ci stanno causando problemi al castello, dedicati alla tua felicità." Richard non guardò l'amico, concentrandosi di nuovo sul manto del cavallo. "La mia felicità. Penso di averla persa nel corso della mia vita. Quale futuro potrei dare alla donna che mi starà accanto? Ricchezze e un titolo ma il resto? Come può un'anima macchiata in modo indelebile tornare ad essere pulita?" Quello era il suo pensiero fisso. Niente poteva cambiare il passato e così neanche le sue conseguenze. Una mano robusta si posò sulla sua spalla, accompagnata dalla sua stretta rassicurante. "Ciò che macchiato, rimane tale e questo non può cambiare. Ma la purezza, della persona amata ricambiata dallo stesso sentimento, può fare in modo di rendere puro il restante . Dando sollievo al macchiato." Era all'incirca ciò che aveva detto Julia quella mattina. Un sentimento puro, come l'amore poteva davvero arrivare a tanto? Si voltò verso l'amico, sorridendogli. "Ci penserò." Disse solamente. L'altro ricambiò il sorriso. "So che lo farai." Videro il gruppetto di guardie salire suoi propri cavalli, pronti per partire. "Devo andare." Fece un finto sospirò, Pascal. "Il lavoro di un valletto non ha fine. Dovrai aumentarmi la paga." Detto ciò, salì in groppo al suo in modo teatrale, come se fosse pronto per una guerra. Richard rise di gusto. "Direi che un viaggio pagato sia più che sufficiente per un semplice valletto. Anche se dovrai stare solo in cabina, non appena prenderemo la prima nave. Spero tu non soffra il mal di mare." Pascal lo fissò, sorpreso. "E chi sarebbe il terzo?" Richard gli lanciò uno sguardo eloquente, scatenando una risata contagiosa da parte dell'amico. "Lo sapevo!" Urlò. Richard gli incolpò sulla gamba per zittirlo, anche se rideva anche lui sotto i baffi. "Non è ancora detto, razza d'imbecille. Dovrò riflettere su parecchie cose prima di una decisione e soprattutto risolvere questa situazione, quindi va' e raccogli tutto ciò che può servirci." L'altro continuò a ridere, alzando però gli occhi alle sue parole. "Di cosa hai bisogno per riflettere? Quando c'è di mezzo l'amore tutto è chiaro, amico mio." Richard sbuffò. "Ma davvero? Sarò molto curioso quando ciò accadrà a te." Pascal sollevò le spalle. "Potrebbe succedere anche nel nostro viaggio. Non ho intenzione di vedere voi due tubare in ogni continente della terra." E dopo quell'ultima frecciata, mosse le briglie affinché il cavallo partisse. L'altro scosse la testa, sorridendo. "Pascal!" Gli urlò. L'altro, al suo richiamo si fermò, voltandosi verso il Duca. Quest'ultimo si trattenne, esitando, prima di parlare. "Fai attenzione. Mi servi qui." Il valletto sorrise e fece un movimento con la mano in segno di saluto, prima di richiamare il resto del gruppo e allontanarsi sempre di più dalla villa. Richard rimase qualche secondo a fissare le sagome, prima di dirigersi in salone dove molti ospiti erano comodamente seduti tra pasticcini e bevande. Notò la Contessina Renée, insieme con altri ospiti più giovani. La ragazza, notandolo, gli fece segno di avvicinarsi e così esegui. La donna si spostò dandogli lo spazio sufficiente per accomodarsi di fianco a lei. "Non vi vedo da questa mattina. Cosa avete fatto di così importante da occupare in questo modo la vostra persona." Domandò immediatamente la ragazza. L'uomo prese un bicchiere di vino dolce, prima di rispondere. "Imprevisti riguardanti al castello che spero possano risolvere il più velocemente possibile." "Lo spero per voi." Gli disse la donna, con sguardo adorante. "Vi stavamo aspettando per proporvi qualcosa di diverso per l'ultima sera al castello." Cominciò uno dei ragazzi del gruppo. Richard sorseggiò il suo vino, gustandone la dolcezza. "Di cosa si tratta?" Chiese. "Niente che potrebbe in qualche modo mettervi in difficoltà, ma sarebbe carino un ballo in maschera. Un finale perfetto per una riunione perfetta." Spiegò una gentildonna, emozionata all'idea. "Renderebbe tutto più magico." "E in più gli ospiti non avrebbero grosse difficoltà a trovare delle maschere dato che la mia cameriera personale ha trovato un negozietto delizioso al villaggio, dove creano delle maschere bellissime." Aggiunse Renée, anch'essa felice all'idea. "Sarà qualcosa d'informale e chiunque sarà libero di indossare o no la maschera per tutto il tempo della serata. Ovviamente prima di organizzare il tutto aspettavamo la vostra parola finale." Sotto lo sguardo ansioso e pieno di aspettative dei suoi ospiti, non poté trattenere un sorriso. "Direi che è fattibile." Accordò. E sotto i piccoli gridolini d'eccitazione delle fanciulle, Richard sorrise pensando alla serata che lo aspettava.

E' il momento. Era ormai pomeriggio e il sole stava per scomparire, lasciando spazio alla notte. Mancava ancora qualche ora prima della cena da servire ma la cucina sarebbe stata invasa da lì a un'ora circa, quindi il tempo era prezioso. Julia aspettò con pazienza che alcune delle cameriere uscisse dalla cucina quel tempo necessario perché lei potesse dirigersi verso l'uscita secondaria. Doveva assolutamente raggiungere la boscaglia e se la sua deduzione fosse stata giusta era probabile che avrebbe rivisto il bandito. Non appena vide le ragazze attraversare la soglia per poi scomparire, mollò ciò che aveva in mano per correre verso la porta. Aveva appena afferrato la maniglia quando percepì delle voci. "Maledizione." Imprecò silenziosamente Julia, allontanandosi dalla porta. Notando, dopo diversi intuì, che la porta continuava a rimanere chiusa si avvicinò di nuovo. Poté risentire il suono delle voci di donne. "Sarà meraviglioso, una coppia deliziosa." Bisbigliò una. "Oh, quanto t'invidio. E' un luogo delizioso dove stare, anche se deduco verrete per la stagione in città." Rispose l'altra sospirando. Julia, da un'iniziale irritazione per non essere ancora riuscita a uscire, rimase perplessa da quelle parole e cominciò ad ascoltare più attentamente. La prima donna ricominciò a parlare con un tono ancora più entusiasta. "Sarà certamente, anche se la mia padrona è una donna molto sensibile e ubbidiente, non credo rinuncerà alla stagione mondana così facilmente. E' comunque la figlia del Conte Mureau." Mureau. La Contessa Renée Mureau! Julia sentì le mani tremare cominciando a comprendere le parole delle due donne. Sentì a malapena la risata dell'altra. "Hai assolutamente ragione. Il Duca Duval sarà davvero fortunato a sposare una fanciulla rispettabile come la vostra padroncina. E poi sono così belli insieme! Avranno dei bambini deliziosi." Anche l'altra rise. "Già! Non vedo l'ora che sia tutto ufficializzato. Mancano pochi giorni alla fine della permanenza qui. Potrebbe ufficializzare il fidanzamento alla festa in maschera? Sarebbe così romantico." Sospirò beata. "Basta adesso chiacchierare, sarà meglio che raggiunga i Mureau. Li ho in pratica abbandonati ai giardini." "Sì anch'io dovrei raggiungere lì la mia padrona. Uffa che ingiustizia, tu verrai ad alloggiare in questo luogo meraviglioso mentre io dovrò sopportare ancora per un bel po' la Marchesa Picard. Insieme ovviamente ai suoi angioletti bavosi." Scherzò, ridendo con l'amica e allontanandosi dalla porta, inconsapevoli della donna dietro di essa che aveva ascoltato ogni singola parola. Julia riusciva a malapena a respirare. Era come se il suo cuore fosse stato colpito con un coltello. Ancora una volta. Si accasciò in ginocchio appoggiando la fronte sulla porta, sentendola improvvisamente pesante. "Idiota." Bisbigliò a malapena sentendo un groppo alla gola. "Sei un imbecille. Ancora una volta hai dato fiducia e per l'ennesima volta ne sei rimasta bruciata... brucia...bruci..." Balbettò mentre le lacrime inondavano il suo viso e i singhiozzi le impedivano quasi respirare. D'altronde non poteva riversare colpa a nessuno se non a se stessa. Non le aveva ammesso di amarla, non c'erano state promesse, niente. Eppure, nei suoi occhi... aveva creduto tanto. Aveva creduto veramente a ciò che aveva visto. Si lasciò andare alle lacrime, non avendo voglia di alzarsi. Solo il pensiero che qualcuno sarebbe potuto arrivare di lì a poco, gli impedì di rannicchiarsi in quel punto e lasciare che le lacrime scorressero liberamente. Si asciugò il viso come poteva, cercando di fare respiri lenti e profondi. Doveva reagire, il suo animo combattivo non le avrebbe permesso di lasciarsi andare in quel modo consapevole che molta gente, cui aveva cominciato a voler bene, aveva bisogno di lei. Adesso, pensò, il suo unico obiettivo era di scoprire le vere intenzioni del bandito e dopo averle scoperte cercare di aiutarli. Dopo di che, se ne sarebbe andata. Non c'era niente lì per lei. Varcò la soglia sentendo l'aria della sera sul viso ancora umido delle sue lacrime. Si guardò intorno, con attenzione, prima di correre verso il bosco. Ci mise poco a raggiungere il confine dove pensava di aver intravisto il bandito. Solo il rumore di alcuni uccelli disturbava il silenzio serale. A Julia venne da rabbrividire, al pensiero che qualsiasi potenziale nemico potesse arrivare da un momento all'altro. Quel momento gli ricordava lo sfortunato incontro con Simon, il comandante di Lucien. Chiuse gli occhi cercando di cancellare il ricordo di quell'orribile notte, anche se sapeva che non l'avrebbe mai dimenticata. Istintivamente, prese il suo coltellino dalla tasca della gonna posizionandolo davanti a sé. Camminò ancora un po', senza però inoltrarsi troppo dentro la boscaglia. "Dove sei?" Bisbiglio guardandosi intorno. "Fatti vedere." Il rumore dei suoi passi, che calpestavano le foglie cadenti, era l'unico suono che sentiva. "So che mi vuoi parlare e anch'io, quindi esci fuori! Cos'è hai dei ripensamenti?" "Non esattamente." Il suo respiro le scostò leggermente i capelli dall'orecchio, tant'era vicina a lei. Si scostò da lui con un grido di spavento, alzando poi il coltello verso di esso. Quest'ultimo fece un salto indietro, mancando per un pelo l'arma. "Mmh... i tuoi riflessi sono diventati più veloci, dall'ultima volta. Hai per caso fatto esercizio con il tuo coltellino?" Chiese il Bandito incrociando le braccia al petto. Istintivamente, alle parole dell'uomo, Julia pensò a quella mattina. Alla presa decisa di Richard su di lei, al suo calore mentre entrambi tenevano saldi le loro spade... "Lascia perdere queste stupidaggini. Perché ti fai vivo solo adesso?" Gli domandò, cercando di non pensare ad altro e di concentrarsi. Lo osservò attentamente, notando dei piccoli cambiamenti. La maschera perenne, copriva il suo viso e il luccichio del suo orecchino era ancor di più coperto dai suoi capelli scuri, ancor più lunghi dell'ultima volta arrivando fin quasi alle spalle. Non poté vedere il suo abbigliamento, poiché coperto da un cappotto lungo, dove si intravedevano solo i suoi stivali. Anche se sporchi di terra, Julia poté notare che erano di buona fattura, cosa che la sorprese non poco. Chi diavolo era in realtà? "Potrei essere informato se il vostro scrutinio è terminato, madame? Se preferite posso fare una giravolta per completarlo." La beffò. Julia si odiò per essersi fatta cogliere in flagrante mentre l'osservava. Alzò il coltello verso di lui. "Smettila di scherzare e parliamo di cose serie. Rispondi alla mia domanda. Perché solo adesso?" Lo sentì ridere sotto la maschera, facendo poi qualche passo, sempre sotto mira della donna. "Adoro il tuo temperamento deciso. Sempre così coraggioso... è per questo che dovevo farla pagare a colui che ti ha fatto del male." Julia d'accigliata sollevò le sopracciglia in uno sguardo sorpreso. "Cosa?" L'altro alzò le braccia, come se niente fosse. "Ho assistito alla scena sul ponte." Allora non l'aveva immaginato, pensò Julia, lo aveva davvero intravisto quel giorno. "Cosa gli hai fatto." Chiese esitante, temendo la risposta. Il suo viso si volse verso di lei e Julia rimase ancora una volta infastidita al pensiero di non poter vedere la sua espressione in quel momento. "Sei forse preoccupata per lui, mia cara?" A quel vezzeggiativo, Julia si accigliò. "Non sono tua! E comunque non m'importa niente di quell'uomo ma non voglio averlo sulla coscienza e desidererei sapere cosa gli hai fatto." Lo sentì ancora una volta ridere, aumentando la sua irritazione. "Stai tranquilla, non gli è successo niente. E' stato solo alleggerito dei suoi beni." Notando la sua espressione immutata, l'uomo sospirò. "Diciamo che un gonfiore o due estranei adesso è apparso sul suo bel visino ben rasato." Julia era senza a dir poco allibita. "Perché?" L'uomo non si scompose. "Perché? Forse per dimostrarti che io sono dalla vostra parte, forse perché semplicemente avevo voglia di prendere la palla in balzo per colpire uno della nobiltà. Chi lo sa." Disse in modo vago. Lei non ne era convinta del tutto ma in quel momento aveva altre domande più importanti che esigevano risposte. "Mi avevi detto l'ultima volta che mi avresti dato nuove informazioni, quando ci saremmo rivisti." Il bandito rimase in silenzio per qualche secondo, poggiando le spalle al tronco d'un albero. "Sì, ed effettivamente ho nuove notizie." Julia tese le orecchie. "Cosa?" Domandò allorché l'uomo continuò nel suo silenzio. "Ho bisogno di una vostra promessa." Parlò alla fine, il Bandito. Ne rimase spiazzata. "Cosa? Non ti farò alcuna promessa. Non ti conosco e per quanto ne so, potresti esserci tu e i tuoi uomini in mezzo a tutto quello che è successo finora." Si pentì immediatamente di aver parlato, nel momento in cui lo vide irrigidirsi. "Esattamente" Cominciò l'uomo. "Quanto sapete?" Julia cominciò a rabbrividire. "Riguardante a cosa?" Domandò, cercando di essere convincente nella sua estraneità sulla situazione di Richard. Trattenne a stento un sussulto, al momento in cui lo vide staccarsi dal tronco e avvicinarsi a lei. Fu abbastanza vicino da poter sentire odore di pulito e di tabacco su esso. "Non giocare a questo gioco se non conosci le regole." Le bisbigliò, facendo rabbrividire la donna. Si allontanò di qualche passo da lui, non dimenticando la sua diffidenza nei suoi confronti. "E di che gioco si sta parlando, esattamente?" continuò lei in tono apparentemente innocuo. Improvvisamente lo vide avvicinarsi a una velocità e un'agilità sorprendente, considerando la sua stazza. La sua mano fu subito sul suo polso, dove teneva il coltellino, e la sua presa era ferrea come una volpe con la sua preda. Julia ansimò per la sorpresa, per poi cercare liberarsi dalla sua presa ferrea. "Cosa faresti se qualcuno di quei uomini ti afferrasse in questo modo? Come ti difenderesti, con questo arnese?" Pronunciò in modo dispregiativo, alzando il braccio quel tanto da sollevare la mono che teneva il coltellino davanti ai suoi occhi. "Stai certa che loro non si faranno intimidire da questo." Nel momento in cui decise di mollare la presa su di lei, lasciò che le mani scendessero sui fianchi per poi liberare l'arma che cadde a terra con un tonfo leggero. Poco importava che l'arma non fosse più nelle sue mani. Per la seconda volta, in quel giorno, sentiva le sue mura di protezione abbattersi e non c'era più la forza per ricostruirle. "Io voglio solo aiutare i miei amici." Mormorò, non riuscendo a guardarlo e preferendo fissare il terreno sotto di loro. "Non posso lasciarli a loro destino. Pascal, Carole, Corinne i gemelli, Roger, Angel e tutti gli altri non meritano di soffrire ancora. Non lo meritano ed io farò tutto il possibile per aiutarli." "Anche per il Duca?" Chiese a bruciapelo il Bandito. Emise un leggero risolino, notando il suo irrigidimento al solo nominarlo. "Ti fa così effetto al solo nominarlo?" Ironizzò, anche se Julia poté notare qualcosa che in quel momento non riuscì a comprendere. Rabbia? "Sua Grazia ha passato dei momenti difficili e sta cercando di rimediare agli errori compiuti da suo zio." "Il caro zio, Lucien Duval. Come dimenticarlo! Ma come ti ho detto l'ultima volta, non credo che la nuova generazione sia diversa." Julia sentì dentro di sé l'irritazione salirle sentendolo giudicare in modo pessimo l'uomo che amava. Perché anche se l'aveva ferita profondamente, continuava a essere la persona che aveva cominciato ad amare profondamente. "Richard non è così!" le venne istintivamente da dire così, importandogli poco di averlo nominato con il suo nome. "Non ti permetto di metterlo nella stessa posizione di Lucien. Quell'uomo era crudele e sadico, mentre Richard ha fatto di tutto per sopravvivere in quelle celle dove veniva torturato ogni giorno!" La rabbia gli impediva quasi di respirare ma continuò a fissarlo determinata a chiarire il suo pensiero. L'uomo non emise alcun suono e Julia temette di averlo fatto arrabbiare al punto di portarlo a ucciderla in quell'istante. La sorprese ancora una volta, sentendolo ridere di gusto, lasciandola a bocca aperta. "l'ho ammetto, per la prima volta sono davvero geloso di quell'uomo." Disse, continuando a ridere, sotto lo sguardo sorpreso della donna. "Ma non pensiamo a questo e torniamo a le cose serie." Si ricontrollò, avvicinandosi a lei. Si abbassò a prendere il coltellino della donna per poi afferrare la mano della donna e porgerglielo. "Se sei davvero convinta di continuare questa strada, allora usa ogni arma a tua disposizione." Lei strinse l'elsa, ma non riuscì più a vederla come davvero la sua difesa. Se prima, a causa dello spavento preso un anno fa, quell'arma era stata la sua ancora e protezione adesso aveva perso la sua consistenza. "Adesso devi ascoltarmi e soprattutto fidarti di me." Stava continuando l'uomo. Lei ritornò al presente e si concentrò sulle ultime parole del Bandito. "Come posso fidarmi di te? Dopo tutto quello che è successo? Degli uomini girano per i boschi, pronti ad attaccare della gente indifesa e innocente e per di più qualcuno ha ferito, con l'intenzione di uccidere, Richard. Come posso credere un perfetto estraneo che per giunta ha continuato a parlarmi mantenendo una maschera sul viso." "La mia maschera a ben poco significato in questo momento, non credi? In fondo chi non ne indossa una? La mia è solo più evidente delle altre." Nella sua voce Julia riuscì a percepire dell'amarezza che la lasciò disorientata, non aspettandosi quella debolezza da parte sua. Non si era mai mostrato in fondo per quello che era davvero, ma, dovette ammettere a malincuore, che le sue parole avevano un nesso di verità. "Chi ha sparato al vostro Duca non ero certo io, ne uno dei miei uomini. Come ti ho già detto precedentemente c'è qualcun'altro che ha dei conti in sospeso con lui e per quanto ti risulti difficile crederlo, io non tendo ad uccidere a sangue freddo." Mormorò l'uomo. "Sono molto furbi. Sanno di me e dei miei uomini e non stanno mai nello stesso luogo troppo tempo, impedendomi di sapere qualcosa di più da loro ma continuano con il loro percorso e sono sicuro che non si fermeranno fino a che non avranno raggiunto il loro obiettivo." Julia rabbrividì, sentendo quelle parole. "Ma perché, che cosa vogliono?" Domando, temendo però la risposta. "E' abbastanza ovvio che hanno un preciso ordine, lo dimostra il fatto di non aver attaccato il castello in questi giorni. Il loro obbiettivo unico è Duval." Spiegò l'uomo. "Perché? Che cosa voglio da lui?" Insistette Julia, per poi indietreggiare spaventata nel momento in cui l'uomo l'afferrò per le braccia. "Ma non capisci? Colui, che tu ammiri tanto, ha commesso tanti peccati nella sua vita. Il suo è un passato più nero di quanto non voglia far mostrare alla gente!" Nella sua voce riusciva a sentire dell'astio e del rancore mai sfogato e che pretende di uscire. "Ha fatto qualcosa a te?" Domandò Julia, con una calma che sorprese persino lei. "Quando ci hai fermato, non era la prima volta che vedevi il Duca non è vero? E' successo qualcosa tra voi in passato." La sua era più una conferma che una domanda e bastò percepire il tremolio nelle sue mani per capire di averci azzeccato. Per la prima volta lo vedeva davvero in difficoltà. Attraverso le fessure della maschera vide i suoi occhi e anche se erano oscurati dall'ombra, riuscì a vederne la costernazione. Mollò la presa da lei, dandole le spalle e dando a lei la possibilità di respirare profondamente. "Ciò che ho detto finora è vero." Lo sentì parlare, anche se a bassa voce. "Non sono io dietro a tutto questo ma hai ragione su una cosa. Il nostro non è stato un incontro casuale. Lo avevo già visto, anche se non siamo mai stati presentati. Quello è stato il nostro primo incontro faccia a faccia." Julia ascoltò attentamente e respirò anche lentamente così da non far irritare l'uomo al punto di fermarsi. Voleva e doveva sapere. "Volevo studiarlo vederlo per la sua vera natura e quale modo migliore se non ferirlo, se non nel corpo, nel suo amato orgoglio?" Spiegò, sollevando la mano in modo teatrale. "Ma non era ancora uscito del tutto allo scoperto, quindi mi sono deciso a venire qui e studiarlo più attentamente ma sembra che qualcuno voglia rovinare i miei piani, uccidendolo prima che io possa avere la mia vendetta." "La tua vendetta?" Ripeté Julia, colta di sorpresa. L'uomo si voltò verso di lei, come ricaricato da quel pensiero. "esattamente. Ma a differenza di quegli uomini io non voglio fargli del male fisicamente. Il dolore fisico non è niente in confronto a ciò che lo aspetterà. Voglio che soffra come ho sofferto io quando..." S'interruppe con una certa difficoltà nella voce. Julia si avvicinò a lui, esitante. "Quando, cosa?" Ma rimase delusa vedendolo scuotere la testa. "Non ha importanza da cosa, ormai. Ti ho detto questo per cercare di aprirti ancora una volta gli occhi su chi credi di amare e di metterti in guardia." Julia strinse le mani tra di loro per impedire che tremassero, inutilmente. "Tutto questo è assurdo." Mormorò afflitta. "L'uomo che mi stai descrivendo sembrerebbe un mostro che ha fatto del male a tanta gente ed io sono sicura che non sia la stessa persona che io ho conosciuto in questi mesi." Ma ne era davvero sicura? Non poté negare alla sua mente di pensarlo. Eppure aveva avuto, in più di un'occasione, per vedere con i suoi occhi che qualcuno aveva un conto in sospeso con lui. Ma il suo cuore continuava a credere nella sua innocenza. A chi doveva dar ragione? Sentì improvvisamente le forze mancargli ed ebbe la necessità d'inginocchiarsi a terra, non riuscendo a sostenere il suo stesso peso. Non appena vide il bandito avvicinarsi, sollevò immediatamente la mano per fermarlo. "No, per favore." Mormorò. Aveva bisogno di riflettere. L'altro sospirò. "L'unica cosa che mi dispiace, realmente, e che un innocente sia stata ancora una volta coinvolta nel pericolo. Ma questa volta farò in modo che finisca diversamente." E con quelle ultime enigmatiche parole, lo vide voltarsi e dirigersi in fondo alla boscaglia. "Dove stai andando?" Gli gridò sorpresa. Si fermò solamente per dirle un'ultima cosa. "Ci rivedremo. Ho compreso che non sei abbastanza furba da allontanarti il più velocemente possibile da questo luogo, per salvare i tuoi amici. Tra tre giorni, di nuovo qui alla stessa ora. Ti darò nuove informazioni sul da farsi." E senza aspettare la sua risposta, si allontanò velocemente, fino a perderlo di vista nell'oscurità della notte. Julia rimase da sola con i suoi pensieri. Si strinse le ginocchia al petto, poggiando la fronte sulle ginocchia, sentendosi più confusa che mai. Cosa doveva fare? Come comportarsi a queste nuove informazioni? Il suo cuore, già ferito quella sera, ricominciò a sanguinare ignara se quella ferita si sarebbe mai chiusa. Improvvisamente una mano larga e forte si posò sulla sua spalla, scatenando una reazione spontanea in lei di grande paura. "No!"

Le impronte dei cavalli erano inconfondibili sul terreno. Pascal l'esaminò attentamente, notando che erano fresche. "Sono molto vicini. Dividiamoci e tenete i sensi in allerta." Dopo aver ottenuto l'assenso di tutti, ognuno andò da una parte diversa della zona che stavano perlustrando quella notte. Pascal legò il suo cavallo ad un albero, preferendo camminare in modo da fare il meno rumore possibile. Era notte fonda ma era il momento migliore per perlustrare. Un rumore tra le foglie lo fece stare in allerta, alzando immediatamente la pistola da dove aveva sentito il rumore, verso dei cespugli. Ne uscì subito dopo una volpe, non ancora del tutto adulta a giudicare dalle dimensioni, che l'osservò attentamente con i suoi occhi scuri prima di scappare via. Pascal sospirò, abbassando l'arma. "Pascal vecchio mio, vivere per un anno come valletto ti ha arrugginito se non riesci a distinguere un rumore da un altro." Si prese in giro. "Non esattamente." La voce estranea fu seguita da un dolore al capo, che lo fece crollare a terra ancor prima di poter agire. "Maledizione." Imprecò Pascal, dandosi dello stupido per aver abbassato la guardia, mentre delle ombre si avvicinavano a lui. Lo afferrarono da dietro, cercando di immobilizzarlo. Dopo il primo momento di sorpresa, cercò di muoversi come poteva reagendo con furia ma probabilmente chi lo bloccava era aiutato da qualcun altro, sentendosi poi legare i polsi da dietro. Lo sollevarono in ginocchio e così poté vedere intorno a sé. In mezzo alla boscaglia, cominciarono ad arrivare diversi uomini, vestiti per lo più da poveracci che altro e poté notare che non indossavano maschere. Ciò poteva significare che in tutto ciò il Bandito non c'entrasse? Non era del tutto sicuro. Cercò di alzarsi ma uno gli mise una mano sulla spalla, bloccandolo lì. "Non ti muovere, Il Ragno vuole vederti di persona." Pascal sbuffò, sorridendo sprezzante. "Il Ragno? Nome originale, e a cosa è dovuto?" "Il ragno è uno stratega." Pascal, sentì una nuova voce a poca distanza da lui, dietro di sé. "Aspetta con molta pazienza, muovendosi in modo meticoloso, la sua preda che s'inoltra nella sua rete..." Pascal sentì un brivido freddo, percependolo alle sue spalle. Non sapeva se per la paura o per altro ma aveva la sensazione di aver già sentito quella voce. Riuscì a percepire il suo respiro sul collo. "... Inconsapevole del destino che lo attende. I ragni sono degli animali splendidi, non è vero Pascal?" Sentendo il suo nome, pronunciato da lui, comprese ancor prima di vederlo chi fosse. "Tu?" Urlò, non volendo credere ai suoi occhi. Vedendo il suo sbalordimento, il Ragno rise di gusto e la sua risata gli entrò fino alle ossa, dandogli il voltastomaco. "Come si dice, chi non muore si rivede, eh Pascal?"

Piccolo spazio me!!!!

Ciao a tutti a tuttiiii!!!!

C'è l'ho fatta, c'è l'ho fatta, sì c'è l'ho fatta!

XD ci siamo riusciti, siamo al Climax della storia!

Ma non vi fante ingannare, perché è solo la punta dell'iceberg!!!

Tante verità del passato usciranno a galla e forse diverse maschere cadranno finalmente a terra...

Posso già immaginare la vostra testa in questo momento che sta riflettendo e pensando! Ma come sempre dico, niente è come sembra e tutto può succedere!

Per ora è tutto, grazie per aver letto il capitolo e spero di avervi coinvolto, come per tutti i capitoli, in questa storia tra mistero e amore!

CIAO RAGAZZIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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