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Capitolo 12

Gli uccelli volarono via al suono potente dei due colpi di sparo e Richard, insieme al rimbombo degli spari, sentì anche il suono potente del suo cuore agitato. Non l'ho aveva colpito, comprese, e soprattutto il secondo colpo non era stato il suo. Non era riuscito ad arrivare in tempo prima che lo sparo dello sconosciuto avvenisse e fortunatamente lo aveva mancato. La luce della luna si fece intravedere e Richard vide l'uomo allontanarsi tenendosi una mano sulla spalla, segno che il secondo sparo invece aveva colpito il suo bersaglio. Richard rimase fermo sul posto a fissare il percorso preso dallo sconosciuto, mentre passi veloci dietro di se lo raggiungeva. "Richard!" Sentì vagamente la voce di Pascal, mentre lo raggiungeva mettendosi di fronte a lui. L'amico, ansioso, lo osservò attentamente. "Stai bene? Non potevo andarmene con gli altri sapendoti qui solo e conoscendo la testa che ti ritrovi, ero sicuro che ti saresti messo nei guai." Quando vide la ferita al braccio, imprecò. "Dannazione, lo sapevo! Non appena ho sentito lo sparo, sono corso qui più velocemente che potevo. E appena in tempo, vorrei aggiungere." Notò solo in quel momento lo strano silenzio dell'amico. "Cosa ti prende, Richard?" Quest'ultimo non rispose, concentrato com'era nei suoi pensieri. Con la poca luce della luna, nel momento in cui le loro pistole avevano mirato, aveva intravisto l'aspetto dell'uomo. I suoi abiti erano trasandati e vecchi ma non era stato quello a lasciarlo allibito bensì il suo viso, coperto da una maschera.                                                                                                                   Finora gli unici che aveva visto con indosso una maschera per nascondere il loro volto erano stati i banditi che li avevano fermati per il sentiero verso il castello insieme a Julia. Di solito i banditi indossavano al massimo delle bandane, ma quelli non erano semplici banditi. Ricordando le parole del capo di quella banda, una rabbia intensa si scatenò in lui. Finora aveva solo supposto che gli attacchi ricevuti fossero stati causati da loro ma adesso ne aveva la certezza. Pascal, ignaro dei suoi pensieri, gli mise una mano sul braccio sano. "Dobbiamo andare al castello ad assicurarci che la ferita non s'infetti." Il Duca scansò la sua mano, alzandosi da solo. "Io resto." Pronunciò, senza guardarlo.                L'amico lo fissò allibito. "Cosa?" Chiese senza comprendere, guardandolo girarsi in torno. "Dov'è il tuo cavallo? Il mio si è allontanato, spaventato dagli spari." Pascal, continuando a guardarlo senza comprendere le sue intenzioni, gli indicò dove fosse. "Perché? A cosa ti serve? Tu adesso hai bisogno di curarti." Frustrato, ancora una volta non ottenne risposta e lo vide camminare rigido e lentamente, verso lo stallone. "Mi spieghi, dove vuoi andare in queste condizioni?" Insistette, seguendolo.                                                                                                   "So chi sta causando problemi al castello." Dichiarò Richard, controllando la sella.     L'altro lo fissò, se possibile, ancora più allibito di prima. "Come sarebbe a dire? Come potevi vederlo in volto con questa poca luce?"                                                                                             "Non c'è stato bisogno di vederlo in viso, mi è basto vederlo con indosso una maschera." Pascal si fermò di colpo. "Una maschera?" Chiese perplesso, ma all'improvviso comprese. "Tu credi che siano qui banditi che ci hanno fermato al nostro arrivo al castello?" Al cenno affermativo di Richard, Pascal imprecò. "Ma è una pazzia, se davvero sono loro dobbiamo pianificare un piano per fermarli e farli arrestare. Non possiamo affrontarli da soli con te ferito." Il Duca lo fissò con sguardo determinato. "Infatti non saremo noi due ad affrontarli, ma ci andrò solo. Ho un conto in sospeso con il loro capo e voglio affrontarlo faccia a faccia." Strinse i denti sentendo bruciargli il braccio. Strappò delle strisce dalla sua manica e fasciò strettamente la ferita per fermare il flusso del sangue che fuoriusciva dalla ferita. "Non gli permetterò di causare dei danni alla mia gente e a distruggere l'equilibrio che finalmente sta ottenendo dopo anni di infelicità. Meritano di vivere in pace come lo erano in passato quando era mio padre il Duca." Fu colto di sorpresa quando, due mani forti, lo afferrarono per le spalle e lo fecero scontrare con un tronco di un albero e fu ancora più scioccante vedere Pascal di fronte a se, che lo fissava con rabbia. "Non ti permetterò di commettere un suicidio, testa di rapa, non siamo sopravvissuti all'inferno per permetterti di fare una fine così idiota." Anche se le parole dell'amico erano causate da un'affetto sincero nei suoi confronti, lui non poté negare di provare una grande rabbia nei suoi confronti che lo afferrò anch'esso per la sua giacca e lo scaraventò sul tronco dove c'era stato fino a un attimo fa Richard. "Tu non puoi comprendere!" Gli gridò. "Non puoi comprendere quanto significhi per me risollevare il titolo dei Duval. Non siamo solo noi ad aver affrontato l'inferno e lo sai benissimo. Molta gente continua a soffrire per ciò che è successo. Meritano di essere sereni e felici adesso."                                                        "E tu?" Gli gridò contro Pascal. "Quando proverai a toglierti quel senso di colpa che per anni ti porti dietro? Quando smetterai di penalizzarti perciò che è successo? Per quello che gli è successo!" Comprendendo a chi si riferisse, una rabbia ceca invase il suo corpo e con un grido di rabbia alzò una mano a pugno scaraventandola in direzione del viso di Pascal, che rimase fermo dov'era.                                                                                                   Il colpo finì a un centimetro dal suo orecchio. Un silenzio carico di tensione invase la foresta, disturbato solo dai loro respiri. Richard si sentiva debole come un agnello, causata dalla ferita, e solo la rabbia che invadeva il suo corpo riusciva a tenerlo in piedi. "Non parlare mai più di lui." Bisbigliò. "Se lo rifarai ti caccerò, personalmente, a calci dal mio castello e la nostra amicizia si concluderà nel momento stesso in cui varcherai quel portone. Ricordati che io sono un Duca e tu un valletto. Non andare mai più contro i miei ordini." Si allontanò di scatto, non fissandolo in volto e voltandogli le spalle per salire in groppa al cavallo. "Sarà fatto Vostra Grazia." Fu l'ultima cosa che sentì prima che un dolore sordo alla testa gli fece vedere il buio.                                                                                  
Pascal mollo il bastone, che aveva usato per colpire il Duca, per afferrarlo prima che cadesse come una donzella svenuta. "Ma dopo che ti avrò riportato a casa, sano e salvo. Ho un debito d'onore che intendo rispettare."                                                                                                  

Non riusciva a dormire.                                                                                                 Julia, stanca di rigirarsi sul materasso, si alzò diretta verso la finestra. Guardò il grande prato, dove tra pochi giorni sarebbe stato riempito da dame e gentiluomini per la prima volta dopo anni e anni e, più in là, la boscaglia. Vedendola, istintivamente pensò al bandito.                                                                                                                                                       Dal loro ultimo incontro non si era più fatto vedere e i dubbi e le incertezze continuavano ad attanagliargli l'anima. Anche se era stata molto impegnata con i preparativi, ogni sera si dirigeva dove si erano incontrati l'ultima volta con la speranza di trovarlo, invano.                                                   Con un sospiro, andò allo scrittoio e prese della carta. Avrebbe scritto a Madame Morel e a Crystal, magari l'avrebbe aiutata a dimenticare momentaneamente la sua situazione.        
Aveva appena finito di scrivere a Crystal, quando un nitrito di un cavallo fece voltare verso la finestra. Chi poteva essere? Era ormai notte fonda.                                   Si alzò per guardare ma dal punto dove stava la sua camera era impossibile vedere chi fosse il visitatore. Improvvisamente la porta si aprì, varcandola un André scapigliato e con la camicia fuori dai pantaloni. "Julia c'è bisogno di voi." Disse immediatamente l'uomo. Istintivamente, Julia coprì la parte sopra della camicia da notte, ormai quasi trasparente per via dei continui lavaggi, incrociando le braccia sul petto, imbarazzata. "André!" Gli urlò indignata. Accortosi della mancanza di delicatezza nel suo gesto André, imbarazzato quanto lei, si voltò immediatamente dandogli le spalle. "Scusami tanto, Julia, non volevo ma è davvero un'emergenza. Il Duca è ferito." Julia strabuzzò gli occhi a quella notizia e, istintivamente ogni imbarazzo passò in secondo piano. Andò verso di lui voltandolo. "Cosa è successo?" Chiese ansiosa. L'uomo voltò il viso cercando di non guardarla, arrossendo a disagio. "E' stato colpito da uno sparo, sul braccio." Julia sentì l'ansia aumentare insieme alla paura e corse a prendere la sua vestaglia. André, vedendola così agitata, cercò di rassicurarla. "Non è ferito gravemente, lo sparo l'ha colpito di strisciò." Poco gli importava che la ferita fosse una cosa insignificante, pensò Julia mettendosi addosso l'indumento, e poco gli importava di come fosse successo poiché non sapeva della sua uscita notturna. Uscì di corsa dalla sua stanza, seguita dal valletto. L'unica cosa che in quel momento gli importava era vederlo e assicurarsi con i suoi occhi che la ferita non fosse davvero grave. Percorse tutto il corridoio e salì le scale della servitù, quasi senza vederle. In un tempo che sembrò infinito, raggiunse l'entrata principale, dove vide un Pascal affaticato, aiutato da Vincent, trasportare un Richard inerme e con un braccio sanguinante. Julia sentì i battiti del cuore accelerare ancora di più e gli corse incontro. Pascal vendendola, cercò di spiegare la situazione. "Julia, noi..."                                                                         "Non è il momento Pascal." Lo interruppe Julia, immediatamente, vedendo Richard bianco come un cencio. Scossò i lembi che coprivano la ferita e noto un profondo squarcio. "Dobbiamo portarlo nelle sue stanze." Disse subito dopo. Sentì dei passi avvicinarsi e voltandosi notò Carole con Corinne e Angel, tutte e tre in camicia da notte e vestaglia. "Cosa è successo?" Chiese Carole, sconvolta come le altre due. Julia non perse tempo. "Carole, chiama qualcuno che possa portare un dottore qui immediatamente. Angel, Carole voi procuratevi bende e acqua calda." Ma le tre rimasero ancora lì impalate ad osservare, sbalordite. "Muovetevi." Ordinò, allora, Julia imperiosa. Carole a quel punto scattò e si allontanò, seguita da Angel mentre Corinne rimase ancora un po' a fissare Richard, mentre veniva trasportato nelle sue stanza, prima che anch'essa si allontanasse. Julia si dispiacque per loro, comprendendo che vederlo in quelle condizioni aveva fatto rivedere momenti del loro passato orribile, ma in quel momento aveva bisogno di tutto il sangue freddo possibile.                                                                                                                Seguì gli uomini fino alle stanze ducali, dove avevano già steso l'inerme duca lasciandola poi sola con Pascal. Nell'aspettare tutto il necessario per la prima medicazione, ogni pensiero invase la sua mente facendole stringere le mani a pugno per la rabbia. Pascal, forse intuendo le sue emozioni, gli si avvicinò con sguardo colpevole. "Julia."                                             "Perché non ne sapevo niente?" Chiese la donna, continuando a fissare Richard. "Perché il Duca è ferito e soprattutto perché eravate fuori a quest'ora della notte?"            Pascal sospirò. "Doveva rimanere una cosa riservata."                                Riservata, pensò Julia.                                                                                                   Purtroppo lei sapeva più di quanto non volesse e la situazione andava solo a peggiorare.                    Sentirono un lieve bussare per poi entrare Corinne e Angel con i panni richiesti insieme all'acqua calda. "Avete chiamato il dottore?" Domandò immediatamente Julia. Corinne si avvicinò al letto osservando l'uomo disteso, non appena misero i panni sul comodino vicino al letto. "come sta?" Chiese, invece di rispondere alla domanda. Sembrava stralunata.                                                                                                                           "Il dottore?" Insistette Julia e questa volta Corinne sembrò ritornare tra loro, sbattendo più volte le palpebre. "Vincent è uscito a cavallo poco fa." Sentendo la risposta, Julia si avvicinò al duca cominciando a sbottonargli la camicia, sotto lo sguardo allibito dei presenti. Il valletto si fece avanti "Posso spogliarlo io, non c'è alcun bisogno di ..." Julia lo interruppe con uno sguardo feroce. "Avete già fatto abbastanza, e inoltre in questi casi l'eccezione è valida." Dopo avergli sbottonato del tutto la camicia, con delicatezza tolse le maniche, così da poter finalmente eliminare le improvvisate bende e vedere la ferita per estesa. Come aveva visto prima, lo sparo lo aveva colpito di striscio ma era abbastanza profonda da fargli procurare dei punti di sutura. Prese un panno e lo bagnò con l'acqua, pulendo la ferita superficialmente dalla terra e dal sangue represso, un'altra cicatrice d'aggiungere alle altre. Quest'ultimo pensiero la fece sentire ancora più incolpa.         Aveva bisogno di sapere cos'era successo, ma non poteva farlo con Corinne e Angel. "Potreste controllare se il dottore è arrivato e portarmi anche dell'altra acqua pulita." Il suo tono era più un ordine che una richiesta ma aveva necessariamente bisogno di parlare con Pascal da sola e non voleva rischiare. Corinne diede un'altra occhiata al duca prima di annuire e uscire, seguita da Angel. Non appena chiusero la porta, Pascal emise un sospiro. "So cosa stai per chiedermi. "Iniziò lui.                                                                                   "Allora rispondimi." Ribatté Julia, continuando a pulire la ferita.           Lo vide avvicinarsi mettendosi dall'altra parte del letto, di fronte a lei. "Da prima che arrivassi, abbiamo avuto diversi problemi al castello. Animali sgozzati e tempo prima sabotaggio nel materiale di ristrutturazione del castello." La fissò, deciso a fargli comprendere in quale situazione reale fossero. "Qualcuno non vuole che il castello ritorni alle sue origini, prima di Lucien."                                                                                                                             Julia rimase immobile, continuando nel suo lavoro come se niente fosse, ma in realtà un subbuglio interiore animava la sua mente. Pascal diede uno sguardo preoccupato all'amico. "Credo che organizzare una riunione al castello non sia stata la scelta più  saggia." Quello fu un colpo decisivo per Julia. Furono interrotti da un lieve bussare, entrando poco dopo un inserviente che chiese di parlare privatamente con Pascal. Quest'ultimo si congedò da Julia promettendo di non metterci troppo, ma lei non lo sentì nemmeno. Non appena la porta si richiuse, sentì le lacrime sgorgare dai suoi occhi, come se non avessero aspettato altro che quel momento. Avrebbe tanto desiderato gridare al valletto che lei non sapeva, non sapeva degli attacchi e del resto ma purtroppo non era vero! Il senso di colpa per aver forse causato delle grosse difficoltà invece di risolverle, insistendo per quella dannata riunione, l'attanagliava impedendole quasi di respirare. Si sedette sulla sedia vicino all'uomo inerme mettendo i gomiti sul letto, coprendosi gli occhi sul viso lasciando che le lacrime fuoriuscissero. "Mi dispiace." Sussurrò tra un singhiozzo e l'altro. Si era fatta convincere dalle parole di un uomo che li aveva aggrediti e facendosi coinvolgere dalla situazione pensando di fare la cosa giusta, lasciandosi guidare dall'istinto invece che mantenere il suo solito sangue freddo. E adesso, per la sua impulsività, tutti rischiavano grosso. "Mi dispiace." Ripeté.                                                         "Se me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto." Sentì improvvisamente bisbigliare. Con un sussulto, Julia tolse le mani dal viso per vedere due occhi zaffiro fissarla intensamente. "Siete sveglio." Disse cercando di distrarlo e alzandosi dalla sedia e dandogli le spalle. "Il dottore arriverà tra poco, nel frattempo vi ho pulito la ferita come potevo. Adesso sarebbe meglio coprirla." Si asciugò le lacrime maldestramente mentre stava per prendere un altro panno pulito. Improvvisamente si sentì tirare il vestito da dietro, con una mossa decisa, finendo seduta sul letto. Gli sfuggì un piccolo grido di sorpresa, voltandosi verso l'uomo. Richard, col braccio sano, l'aveva riportata verso di lui e questa volta la sua espressione era accigliata. "Per quale motivo stavate piangendo?" La sua voce era roca, ma non per questo meno decisa e la fissava come a voler entrargli dentro. Julia si rese conto che quando quell'uomo la guardava, ogni cosa sfuggiva al suo controllo. Anche la sua mente. Come poteva spiegare ciò che era successo?
Fortunatamente sembrava che il destino volesse essere clemente con lei, dato che un lieve bussare alla porta fece ritornare entrambi alla realtà. Entrò Pascal con un signore distinto sulla cinquantina e con una borsa in mano e ipotizzò fosse il dottore. "E' arrivato il..." S'interruppe fissandoli con occhi sgranati. Imbarazzata, Julia si alzò dal letto, come se avesse una molla, avvicinandosi alla bacinella. "Vado a cambiare l'acqua per il dottore, poiché nessuno l'ha ancora portato come richiesto." A testa bassa e a passo veloce si allontanò dagli uomini e si fermò solo davanti alla porta per dire un'ultima cosa al dottore. "La ferita è stata ripulita, dottore. Farò portare immediatamente dell'altra acqua.". Detto questo, fece per uscire velocemente, ma venne fermata dal duca. "Dopo che il dottore avrà terminato, avrò bisogno di parlare con te." Il dottore lo fissò, perplesso. "Vostra grazia, dopo che vi avrò saturato la ferita sarete debolissimo. Probabilmente sverrete non appena comincerò. Sarebbe il caso che riposasse." Il duca fece un sorriso tirato. "Sono abituato alle cicatrici, come potete notare dal mio corpo. Devo discutere di una cosa molto  importante con la mia governate, dopo di che prometto che mi riposerò." Dopo di che, volse lo sguardo zaffiro verso di lei. "Siamo d'accordo, Julia?" Quest'ultima poté solo annuire e finalmente poté uscire da quella stanza.

Dopo circa mezz'ora o poco più, il dottore andò via raccomandando ancora una volta di far riposare Sua Grazia. Julia si ritrovò davanti alle stanze ducali, col cuore in gola. Era riuscita a stare da sola per un po', riprendendo padronanza di sé, dando il compito di portare dell'acqua al dottore a qualcun'altra, ma adesso era arrivato il momento di farsi coraggio e varcare quella soglia. Bussò, esitante, ma non ricevendo risposta decise di aprire. Lo vide come prima sul letto, con gli occhi chiusi, e il braccio ferito fasciato. Forse, pensò Julia, alla fine la debolezza unita alla stanchezza era stata più forte di lui facendolo sopire. Gli si avvicinò, silenziosamente, osservando il suo viso rilassato e disteso con un ciuffo dorato poggiato sulla fronte fino a sfiorare una palpebra. Se non fosse a conoscenza del suo passato, avrebbe visto un giovane uomo, desideroso di godere della vita e di prendere ciò che gli donava. Ma, guardando le sue cicatrici, ci voleva poco a capire che la realtà era ben diversa. Il suo sguardo fini sul petto dell'uomo, precisamente sull'anello dallo stesso colore e delle stesse sfumature dei suoi occhi. No, negò a se stessa, potevano anche avere lo stesso colore ma un cristallo per quanto bello rimaneva una pietra priva di della luce che invece emanavano gli occhi dell'uomo. Erano pieni di cosi tante emozioni che lasciavano senza fiato, non appena incrociavi il suo sguardo. Improvvisamente, si ritrovò a toccare l'anello e inevitabilmente ebbe contatto col suo petto caldo. Guardò il viso del duca, ma quest'ultimo sembrava ancora dormire e, sospirando per il sollievo, ridiede un'occhiata al suo petto. La pelle era dorata, segno che stava molto spesso al sole e irrobustito dagli esercizi giornalieri cui si dedicava. Poi il suo sguardo vagò per le diverse cicatrici che solcavano la sua pelle e come la prima volta che le vide il suo cuore si rattristò. Molte di quelle erano state causate dai colpi di frusta ma ne vide di diverse che non riuscì a identificare. Una, al fianco destro, la incuriosì in particolar modo. La pelle era più scura e ipotizzò fosse stata procurata da un'ustione e la forma sembrava quella di una piccola lancia. Rabbrividì al pensiero, toccando il segno con i polpastrelli e comprendendo che qualcuno gli aveva inciso la pelle con un... "Un coltello." Sentì pronunciare improvvisamente. Julia scossò immediatamente la mano, indietreggiando di qualche passo e voltando lo sguardo verso l'uomo che in quel momento la stava fissando. "Un coltello, riscaldato col fuoco, era uno dei loro modi per divertirsi." Non pronunciò quelle parole con dolore o tristezza, semplicemente per un dato di fatto e questo rattristò terribilmente la donna. Avrebbe voluto dirgli tante cose ma, si rese conto, ma in quel momento sembrava non voler uscire una sola sillaba.            Richard cercò di sollevarsi ma il dolore al braccio lo fece desistere e con un cenno impedì a Julia d'intervenire. Sospirando, rimase in quella posizione, ammaliato dal suo splendore.                                                   I suoi capelli erano una lunga massa ramata dorata che scendeva come un manto coprendo la sua schiena arrivando fino ai fianchi che contrastava con la sua pelle d'alabastro. "Pascal mi ha detto che ti ha informato di tutto, direi inevitabile dopo questo." Pronunciò con un sorriso, indicando la fasciatura al braccio. "Mi dispiace non averti detto prima come stava la situazione ma ho delle responsabilità e devo proteggere la mia gente. Meno persone saranno informate sulla situazione reale del castello e meglio sarà per me proteggerle."   "E chi proteggerà voi?" Le parole uscirono prima che Julia potesse fermarle. Lo sguardo del duca divenne freddo come il sorriso che l'aveva accompagnato. "Sono un Duca e come tale ho dei precisi doveri, che intendo eseguire. Non ho bisogno di essere protetto, a contrario di altra gente. E' il mio destino."        
"Avevo compreso che non credeste al destino." Ribatté ostinata la donna.
Odiava il suo modo di pensare, come se la sua vita contasse meno di niente. Ma lui non si scompose e la fissò, determinato a farle comprendere il suo concetto. "Allora diciamo che ho dei doveri da eseguire. Sono un duca e come tale ho delle responsabilità verso la gente che sta sotto la mia protezione." Poi il suo sguardo si addolcì, mentre la fissava. "Proteggere anche te." Bisbigliò. "In queste settimane ti sei fatta valere e hai dimostrato, soprattutto a me, le tue capacità. Sei stata in gamba e presenterò il castello ai miei ospiti con orgoglio." Comprese che stava cercando di cambiare discorso ma Julia non glielo permise. "Cosa vi fa credere che io abbia bisogno di protezione?" La domanda, fece sospirare l'uomo dalla frustrazione. "Se proprio vuoi sapere la verità, stanotte ho scoperto qualcosa che potrebbe metterti in serio pericolo." Notando lo sguardo stupito della donna, egli continuò a spiegare. "Era buio ma sono riuscito a vederlo in viso, o meglio quello che sono riuscito ad intravedere. La persona che mi ha ferito al braccio, aveva il volto coperto." Julia mancò il respiro, portandola a chiudere gli occhi per non far intravedere all'uomo ciò che stava provando in quel momento. Fissandola, Richard comprese che Julia aveva intuito ciò che stava per dirle. "E' probabile che faccia parte della stessa banda di banditi che ci hanno fermati quando siamo arrivati qui. Certamente proverà a fare qualcosa quando tutti gli invitati arriveranno al castello." Concluse. Julia sentiva un nodo in gola. Aveva pensato di poter aiutare con la sua idea e invece aveva solo creato guai, fidandosi della persona sbagliata. "Non ho bisogno di protezione." Pronunciò, secca. Si sentiva già in colpa per ciò che aveva combinato e non voleva che perdesse tempo a proteggerla, quindi cercò di essere più convincente possibile. "So cavarmela anche da sola." Lui la guardò, impassibile. "Ne sei cosi sicura?" Julia cercò di mantenere il sangue freddo, cerando di dare conferma alle sue parole attraverso lo sguardo. "Sicurissima. Sono molto forte e non permetterò a nessuno di..." Fu colta di sorpresa quando l'uomo l'afferrò, ancora una volta quel giorno, col braccio sano, per poi tirarla verso di sè facendogli scappare un gemito di sorpresa. Si ritrovò distesa sul tetto coperta dal corpo dell'uomo, sopra di lei, con le sue gambe granitiche a bloccarla e la sua mano ferma sulla spalla e l'altra vicino al suo viso. Julia respirò profondamente, per riprendersi da quell'improvvisa azione, fissando gli occhi blu dell'uomo su di lei, che la fissavano furiosi. "Sei davvero così sicura da poter batterti contro tutto e tutti, non è vero? Sei convinta che niente possa sconfiggerti. Bè ti dirò una cosa, ragazza mia, sei solo un'illusa!" La sua presa sulla spalla della donna divenne più forte, quasi a farle male ma lei non sentiva dolore fisico, perché le parole dell'uomo penetravano nella sua mente e quello era il dolore più forte che potesse mai avere, perché sapeva in fondo che le sue parole erano veritiere. Lui continuò, determinato. "Nella vita sei sottoposta a mille avversità e tutto ciò dovrai affrontarlo con i fatti e non solo con le parole. Fin da quando ti ho conosciuto hai sempre avuto quello sguardo di presunzione e arroganza, lo stesso che sai avendo in questo momento." Disse, guardandola accigliarsi. "Se sei cosi forte come dici, affrontami, toglimi di dosso. Non sarà difficile con un uomo debole da una ferita da sparo ancora fresca." Stringendo i denti, per la determinazione e la rabbia sentendosi ferita nell'orgoglio, cercò di respingerlo in tutti modi, agitandosi e muovendo le gambe. Tutto inutile, anche se debole era troppo forte per lei. "Lasciami andare." Gli diede diversi pugni sul petto. "Lasciami ho detto!"
"Non ci riesci, non è vero? Perché non ammetti a te stessa la realtà dei fatti? Non sei invincibile! Ammettilo Julia!"
"No!" Urlò, per poi colpirlo con un pugno sulla benda. Gesto di cui se ne pentì immediatamente.                                                                                            Sentì il suo corpo irrigidirsi e serrare la mandibola ma i suoi occhi rimasero fermi su di lei. Ci fu un silenzio totale accompagnato solo dai loro respiri. A quel punto Julia sentì le forze abbandonarla e senza rendersene conto una lacrima scese sulla sua guancia, seguita da un'latra e un'altra ancora finché non divennero singhiozzi. Voltò il viso, non avendo il coraggio di incrociare il suo sguardo. "Mi dispiace." Riuscì a mal appena a dire e non era riferito solo al pugno dato alla ferita, ma a tutto quello che era successo. "Mi dispiace tanto." Un braccio robusto la circondò, tirandolo verso il petto dell'uomo e sentendo il suo calore, si sentì protetta. "Non volevo farti piangere." Sentì dire tra i suoi capelli, dove Richard aveva poggiato le labbra. "Volevo farti rendere conto dei rischi che corri col tuo caratterino e farti comprendere le mie ragioni." Julia le comprendeva eccome, anche se accecata dalla rabbia e dall'orgoglio, infondo aveva saputo fin dall'inizio cosa voleva fargli intendere. In realtà, non voleva accettare a se stessa la verità e cioè di essere debole e più ingenua di quanto non si aspettasse, dopo quello che era accaduto. Sentì la mano dell'uomo salire, intrecciandosi con i suoi capelli. "La verità e che anch'io ho dimostrato, questa notte, di non essere in grado di comprendere appieno le mie debolezze, comportandomi da vero stupido e rischiando così di morire." Julia, sentì le lacrime diminuire, cullata dalla sua voce e dal suono del battito del suo cuore, dimenticando in che condizioni fossero entrambi. "la verità." Continuò l'uomo. "E che ho visto in te, la stessa determinazione che c'è in me e cosi tutte le sue conseguenze, tra cui la convinzione di poter sconfiggere qualsiasi cosa. L'idea che tu possa trovarti in una situazione simile a quella successa a me, da sola, mi fa gelare il sangue." Julia, adesso più tranquilla, ascoltava meravigliata le sue parole sentendo nascere in lei un calore in tutto il corpo. Si allontanò un po' per fissarlo in volto, quel tanto che permise lui di continuare a cingerla con il braccio. Nel suo sguardo non c'era menzogna solo un uomo preoccupato, sinceramente, per lei e Julia sentì il cuore battere più forte a quella consapevolezza. Lui, per tutta risposta, non distolse mai lo sguardo dal suo. "Perché me lo state dicendo?" Chiese con voce roca, a causa del pianto, ma aveva bisogno di sapere e di essere sicura che ciò che dicevano i suoi occhi era ciò che pensava. La sua mano, uscì dalla sua capigliatura finendo sulla sua guancia, non lasciando mai il suo sguardo. "Perché con te sto provando qualcosa di nuovo, che mi fa paura, ma che voglio continuare allo stesso tempo a scoprire, non riesco a farne a meno." Bisbiglio alla fine, avvicinando le labbra alle sue. La fissò, facendole comprendere che non si sarebbe mosso, aspettando la sua mossa, dandogli un segnale volendo comprendere se per lei era lo stesso. Ma lei, comprese in quel momento incontrando le sue labbra con le sue, che non aveva bisogno di scoprire. Perché già sapeva! Lasciandosi travolgere dal bacio, comprese di essere irrevocabilmente innamorata del duca. Di quell'uomo che fin dall'inizio aveva sentito una forte attrazione e che a poco a poco era diventato qualcosa di più. Le sue labbra se prima dolci e delicate, divennero decise ed esigenti portandola a volere a voler di più e così mise le mani nei suoi capelli dorati tirandolo verso di lei. Si ritrovò di nuovo distesa con lui sopra, impetuoso con le sue labbra, come a volerle divorare. Poi lui si staccò, fissandola con desiderio, nel voler lei, da lasciarla senza fiato. Niente sembrava toccarla in quel momento e nessun suono sembrava poter disturbare quell'intesa, né il suono del vento che colpiva la finestra e in quel momento, né un tuono che dava l'avviso di una pioggia torrenziale, perché nel momento stesso in cui aveva sentito le parole di Richard, ogni suono aveva smesso di entrare nella sua mente lasciandola come in una bolla dove solo il suoni emessi dai battiti del loro cuore poteva avere accesso. La sua vestaglia si era ormai aperta lasciandole il petto scoperto e l'uomo ne approfittò baciandola dal collo candido fino a lasciare una scia, che la fece accaldare ancora di più. Alzò lo sguardo, sopra le spalle larghe dell'uomo e sgranò gli occhi vedendo stagliarsi un'ombra sotto la porta della camera che scontrava con la luce del corridoio. Sentendola irrigidirsi all'improvviso, lui si staccò da lei, fissandola. "Cosa succede?" Julia, indicò la porta. "Ho visto un'ombra." Per poi riguardare ma, scoccata, l'ombra era sparita. Richard si alzò immediatamente dal letto e andò alla porta aprendola di scatto. Guardò in torno al corridoio per poi guardare Julia. "Niente." Lei nel frattempo, si era alzata e sistemata la vestaglia riannodandola e lo fissò allibita. "C'era davvero un'ombra. Non me lo sono immaginata." Lui la fissò attentamente. "Ti credo." Decise e, si rese conto Julia, aveva aspettato il suo verdetto con una certa apprensione. Ciò però non la distrasse da ciò che era appena successo. "C'è il rischio che qualcuno ci abbia sentito." "Come può darsi di no." Ribatté lui, ma allo sguardo dubbioso di lei sospirò. "E' probabile, ma c'è anche una buona probabilità che fosse Pascal e sono sicuro che lui manterrà il silenzio, se mai abbia capito che eri tu, dobbiamo considerare questo." Julia annuì, un po' più tranquilla. "Comunque sarà meglio che io vada." Disse a malincuore. Lui annuì, convenendo con lei, ma non appena gli passò di lato non poté trattenersi dal cingerla per un braccio e attirarla a sé. "Noi però non abbiamo ancora finito." Per poi dalle un altro bacio che la sciolse, per poi staccarsi. Lei lo fissò, da prima imbarazzata, per poi reagire. "Non provate a prenderla come abitudine!" Si alterò ancora rossa e con le labbra gonfie dei suoi baci. Per tutta risposta, l'uomo rise. "Non ti prometto niente, ma se voglio far guarire in fretta la ferita, sarà meglio che ti dia ascolto." Julia fissò la benda, sentendosi ancora dispiaciuta per averlo colpito. Intuendo i suoi pensieri, Richard la rassicurò. "Non è stato grave, non preoccuparti, non sanguina neppure. E poi è stata colpa mia." Lei annuì, ma ritornò a sentirsi in colpa non appena uscì e chiuse la porta, ripensando in poco tempo cosa era successo. E soprattutto cosa ancora rischiava di succedere, pensò accigliata superando il corridoio, diretta nella sua stanza. Si ripromise di parlare con Richard domani stesso e informarlo del bandito. Tra poco meno di due giorni, molti tra i nobili più altolocati avrebbero solcato il castello dei Duval, col rischio di un pericolo mortale.

Sospirò dal sollievo, vedendo la donna allontanarsi dal corridoi. Aveva rischiato molto, comprese in quel momento, ma ciò che aveva scoperto era stato troppo ghiotto da non pensare ai rischi. Se tra il Duca e la governante stava per accendersi qualcosa, doveva assolutamente informare il Ragno e fare il modo di agire in più fretta possibile. Quella governante stava diventando una spina nel fianco e non avrebbero permesso che la sua situazione con il Duca continuasse a crescere. A costo di eliminare del tutto l'impiccio.

Ciao ragazzi!!!

Scusate il ritardo ma io sono molto, molto, molto ma molto pignola!

Non posso evitarlo è più forte di me se non sono sodisfatta non pubblico.

Accettatemi cosi, sono dolcemente complicata XD

Parlando invece del capitolo, spero vi sia piaciuto, ci sono nuove incomprensioni e nuove cose non dette con le parole ma molto con gli sguardi, sia per quanto riguarda l'amore sia per altro!!!!

Sembra che alcuni punti si siano chiariti... sembra!!!

Come dico sempre, niente e come sembra e tutto può succedere!!!!

Cosa succederà al prossimo capitolo?

Il bandito si farà vedere?

E' davvero lui l'artefice di tutto?

Cosa succederà adesso a Julia e Richard?

Cosa accadrà non appena gli invitati saranno ospiti del castello?

Chi è il ragno?

E chi era la persona che li spiava? Che sia un traditore?

Scoprirete questo e altro al prossimo capitolo del Lo specchio dell'anima!

Ciaooooooooooooooo ragazziiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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