PORTACHIAVI
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi
PROMPT: Stormo di corvi (Marta Biagini)
Rating: arancione
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6 ANNI PRIMA
PALESTRA DI SENDAI - OTTOBRE 2012 – SELEZIONI PER IL TORNEO PRIMAVERILE NAZIONALE – SEMIFINALE DELLA FASE ELIMINATORIA
La bomba scagliata da Hinata sbattè sulla mano destra di Oikawa prima di rimbalzare fuori campo. L'arbitrò fischiò la fine del set e della partita. Punteggio 26 a 24.
L'Aoba Josai aveva perso contro il liceo Karasuno due set a uno, e non avrebbe partecipato al torneo Nazionale Primaverile. Di nuovo.
I compagni di Oikawa si radunarono intorno all'allenatore senza riuscire a trattenere le lacrime.
"Se solo avessi fatto punto... se solo avessi schiacciato più forte... se fossi stato più preciso" Iwaizumi si tormentava, sentendo tutto il peso della sconfitta sulle sue spalle di asso.
Il primo colpo a mano aperta sulla schiena lo fece sobbalzare. Oikawa lo superò senza parlare, ma con quel suo gesto era riuscito a scrollargli dalla testa i pensieri cupi. "Non hai nulla da rimproverarti" diceva quella pacca sulla schiena, "Sei stato bravo".
Lo stesso fece Kindaichi, e dopo di lui Hanamaki. Uno ad uno i compagni gli fecero sentire la loro vicinanza, battendogli la schiena. "Sei il nostro asso" dicevano quelle mani.
Disporsi in ordine per il saluto finale, e per rendere il giusto omaggio agli odiati vincitori, fu devastante. Le mani avversarie vennero avvinghiate a denti stretti, non ci fu spazio per nessun commento.
Ancora più difficile fu salutare i tifosi sugli spalti. Era impossibile trattenere le lacrime, la delusione di tutti era palpabile, nonostante gli applausi più che meritati per quella lunghissima ed estenuante partita.
I giocatori del Seijou si dileguarono nello spogliatoio, dove il coach li aspettava con un discorso adatto alla circostanza.
Oikawa non ce l'avrebbe fatta.
Non poteva affrontare i compagni. Non era stato un buon capitano. Non era stato un buon alzatore. Se lo fosse stato il risultato sarebbe stato molto diverso. E non poteva ignorare il fatto che l'ultimo tocco, quello che aveva deviato il pallone fuori dal campo, era stato il suo.
Non servì spiegare nulla. Bastò uno sguardo al coach, che con un solo cenno del capo gli comunicò silenziosamente che era dispensato dalla riunione.
Oikawa uscì dallo spogliatoio. Neppure con Iwaizumi dovette parlare, perché l'asso lo seguì automaticamente.
Gli occhi pizzicavano, gonfi del pianto che premeva per uscire. Aveva bisogno di un posto discreto, dove poter rifiatare e dare un senso a quanto appena successo.
Aprì una porta bianca che si trovava davanti all'entrata della palestra, vide che si trattava di un anonimo sgabuzzino, e invitò Iwaizumi ad entrare. Lo seguì subito dopo, chiuse la porta e ci si appoggiò con la schiena.
Lo schiacciatore stava fermo in mezzo alla stanza, gli dava le spalle, guardando il pavimento.
Per lunghi minuti rimasero in silenzio, senza neppure guardarsi.
La stanza era evidentemente utilizzata come ripostiglio per dare una nuova vita a tutto quello che altrove non era più considerato utile, ma non era ancora in condizioni tali da essere buttato.
Una scrivania con il piano rovinato, un paio di vecchie librerie piene di riviste sportive, una decina di sedie di plastica impilate l'una sull'altra, dei grandi pannelli a specchio appoggiati ad una parete, coperti per metà da un grande telo bianco, un piccolo divano che aveva visto tempi migliori.
"Sei stato bravo, Iwa. Non è stata colpa tua" disse finalmente Oikawa alla schiena del suo compagno.
"Neppure tua, se è per questo!"
"Certo che lo è, io sono il vostro capitano, io dovevo prevedere ogni mossa, dovevo guidarvi alla vittoria. Almeno quest'anno..."
Nessuno finora lo aveva detto, ma l'evidenza di quella verità pesava nell'aria come un macigno sopra le loro teste.
Quello era l'ultimo anno per i giocatori di terza, l'ultima possibilità per partecipare al torneo nazionale. Con quell'ultimo, definitivo punto, il Karasuno aveva tolto loro, per sempre, la possibilità di partecipare al torneo interliceale Nazionale.
"Dimentichi che se avessimo vinto avremmo dovuto scontrarci con la Shiratorizawa, e tu sai bene che..."
"Stai zitto, Iwa-chan, sei cattivo!"
Hajime si voltò nella sua direzione e fece due passi per raggiungerlo. Allungò un braccio per prendere la sua mano. Oikawa intrecciò le dita alle sue e lo guardò negli occhi. Le lacrime solcavano il suo viso, ormai non faceva nulla per trattenerle.
"Hai il moccio al naso" gli disse Iwaizumi.
"Non infierire..." Oikawa staccò la mano dalla sua, afferrò il bordo della maglietta e si asciugò il viso sulla stoffa. Sul tessuto acquamarina a forma di "1" si formarono due strisce viscide e appiccicose.
"Che schifo!" esclamò Iwaizumi indietreggiando di un passo.
"Ma che vuoi da me, la divisa non ha mica le tasche per i fazzolettini!" rispose piccato Oikawa.
L'alzatore gli prese di nuovo la mano, accorciando le distanze. Guardandolo fisso negli occhi, Oikawa incurvò le labbra all'ingiù, sporgendo leggermente il labbro inferiore, mettendo in scena lo sguardo più languido del suo repertorio.
"Questi li conosco, sono gli occhi da supplica del Gatto di Shrek. Stai cercando di impietosirmi, Scemokawa?"
"Non trattarmi sempre male, Iwa-chan..."
"Hai ragione, oggi non te lo meriti. Anche tu sei stato bravo."
Oikawa appoggiò la fronte sulla spalla di Iwaizumi.
"Iwa-chan...?"
"Che c'è?"
"Me la fai quella cosa che mi piace tanto quando sono giù?"
"Parli della tisana o dell'altra cosa?"
Oikawa alzò la testa quel tanto che bastava per rivolgergli uno sguardo imbronciato. "Non mi pare che qui dentro ci sia la possibilità di farmi una tisana alla verbena con essenza di bacche di goji! Ovvio che parlo dell'altra cosa!". Tornò ad affondare il viso sulla sua spalla. "Dai, me la fai?"
"Ma qui? Adesso? Non mi sembra il caso..."
"Eddai Iwa-chan, non farti pregare... Devo ricordarti che sono molto triste perché ho perso la mia ultima possibilità di partecipare al Torneo di Primavera?"
"No, non me lo devi ricordare, visto che me l'hai appena detto!"
"Allora, me lo fai?"
"E se dovesse arrivare qualcuno?"
"A chi può venire in mente di entrare in un vecchio sgabuzzino? E poi quello stormo di corvi starnazzanti sarà troppo impegnato a festeggiare e non ci penserà minimamente di fare un giro per la palestra. I nostri si stanno prendendo una strigliata dal coach. E tutti gli altri stanno guardando la semifinale. O la stanno giocando. Dai, Iwa, non verrà nessuno..."
"Dopo lo so come va a finire..."
"No, ti prometto che farò il bravo, te lo prometto..."
"E va bene. Vuoi i grattini?"
L'espressione di Oikawa si fece tutto d'un tratto euforica. "Sì, ti prego Haji-chan, fammi i grattini!"
Iwaizumi lo prese per le spalle e lo fece voltare, così da avere la sua schiena davanti. Posizionò i polpastrelli della mano destra al centro della sua schiena e cominciò a passare le unghie dall'alto al basso e viceversa.
"Oh, che bello" gongolò Oikawa portando la testa indietro e chiudendo gli occhi. "Ma senza la maglietta."
Obbediente, Iwaizumi inserì la mano destra sotto la maglietta dell'alzatore e subito dopo anche l'altra. La pelle di Oikawa era calda e ancora umida di sudore. Come aveva previsto, Hajime iniziò a sentire il proprio corpo che reagiva a quel contatto così intimo, e socchiuse gli occhi respirando a fondo, godendosi la sensazione della pelle di Tooru sotto le dita.
"Più forte, Iwa, più forte"
"Non voglio farti male"
"Non essere stupido Iwa, affonda le unghie, fallo più forte!"
Iwaizumi aumentò il ritmo e l'intensità dei movimenti, lasciando dei graffi sempre più profondi nei posti che lui conosceva molto bene. Sotto le scapole, lungo la linea della spina dorsale, nella parte bassa, lungo l'attaccatura delle natiche.
Hajime sapeva quanto quei gesti piacessero a Tooru, quanto lui li trovasse eccitanti e allo stesso tempo quanto lo facessero rilassare.
Ad un certo punto Oikawa si girò di nuovo verso di lui, il loro corpi vicinissimi, i loro volti uno di fronte all'altro. "Abbracciami" gli ordinò sottovoce.
"La tua maglia è ancora sporca di moccio, è disgustoso!" provò a replicare Hajime.
Con un gesto veloce Oikawa si sfilò la maglietta e la lasciò cadere per terra. "Abbracciami" ripetè con la stessa decisione.
Iwaizumi allargò le braccia e accolse il suo corpo, docile e indifeso come quello di un piccolo cucciolo. Sentì ogni fibra del fisico di Tooru rilassarsi e abbandonarsi completamente alla sua stretta.
"Pelle-pelle?" propose timidamente Oikawa dopo qualche minuto.
"Come?"
"Voglio stare pelle a pelle. Togliti la maglietta."
"Tooru, non mi sembra il caso..."
"Quindi non vuoi consolarmi!" Piagnucolò il capitano. "Vuoi forse che resti triste tutta la vita?"
Iwaizumi alzò gli occhi al soffitto, e sbuffò rassegnato. "Lo sapevo che finita così" brontolò tra sé, mentre si sfilava la maglietta. Raccolse anche quella che Tooru aveva lasciato a terra e le appoggiò sul divanetto.
"Pelle-pelle" ripetè malizioso Oikawa.
Con una certa inquietudine, Iwaizumi tornò ad abbracciare Oikawa, che affondò la faccia nell'incavo del suo collo.
Il contatto con la sua pelle tiepida e morbida lo fece rabbrividire da capo a piedi e il suo corpo, già messo a dura prova da quell'escalation di intimità, cominciò a reagire prepotentemente.
E che cavolo! Non era mica fatto di legno, lui!
Oltretutto, non poteva sfuggirgli l'erezione di Oikawa che, attraverso la stoffa dei pantaloncini, cozzava con la sua.
"Senti, senti..." sussurrò Tooru sul suo collo, "sento che a qualcuno questa cosa non dispiace affatto..."
Iwaizumi si staccò di colpo. "Lo sapevo che sarebbe andata così, ogni volta la stessa storia! Si parte dai grattini, poi l'abbraccio, poi pelle – pelle e poi finisce che scopiamo! Ma non succederà nello squallido sgabuzzino di una palestra!"
"Ma tu devi consolarmi, Iwa-chan!"
"Che sia per consolarti, per festeggiare, per divertirsi, per curiosità, per impiegare il tempo, per non fare i compiti, ogni scusa è buona per te, e alla fine ci ritroviamo sempre a fare sesso. Quando lo capirai che siamo due maschi?"
"Ma quante storie! Lo so, a te piacciono le ragazze, e bla bla bla... me l'hai ripetuto mille volte! Ma questi sono dettagli. Io non troverò mai nessuno che mi fa i grattini come te, nessuno che amerò più di te. Baciami Iwa-chan"
"Ecco, appunto! Avevi promesso di fare il bravo..."
"Sono bravo, e voglio che mi baci. Baciami, Hajime!" non gli lasciò il tempo di rispondere, né la possibilità di scegliere. Appoggiò delicatamente le labbra sulle sue e chiuse gli occhi, inspirando a fondo con il naso, quasi ne volesse aspirare l'essenza.
Quando Tooru si staccò, aveva ancora gli occhi chiusi e quell'espressione beata e sognante che faceva letteralmente perdere a testa a Iwaizumi.
"Oh, vaffanculo Shemokawa!" Senza più alcun controllo delle proprie reazioni, Iwaizumi si getto a forza sulla bocca di Tooru, gli morse il labbro inferiore e gli infilò la lingua tra i denti, stringendolo più forte che poteva.
Il bacio si fece sempre più profondo e violento.
"Non dimenticarti i grattini" ansimò Tooru prendendo aria.
Hajime riportò le dita sulla sua schiena e riprese a graffiare la sua pelle delicata.
"Ancora più forte, Iwa, voglio sentire le tue unghie" ordinò ancora Oikawa quasi ringhiando. "Voglio vederle. Voglio vederle anche domani. Più forte!"
Iwaizumi passò le unghie su tutta la lunghezza della schiena, lasciando dei segni rossi ben visibili, che si intrecciavano a quelli lasciati fino a quel momento.
"Basta Tooru, o sanguinerai"
"E' proprio quello che voglio! Maggiore è il dolore fisico, più facile sarà dimenticare quello allo spirito." Oikawa aveva ricominciato a piangere silenziosamente, senza smettere di baciarlo. "Ti prego, Iwa, fammi male!" gli disse all'orecchio.
La parte scoperta dello specchio addossato alla parete rifletteva la schiena arrossata di Oikawa. Iwaizumi si accorse che da uno dei graffi era uscita una goccia di sangue.
Allontanò le mani dalla pelle martoriata dell'alzatore e lo strinse a sè, un braccio avvolto intorno ai suoi fianchi e l'altra mano sulla sua testa, teneramente premuta contro la propria spalla. Un gesto istintivo di protezione, per tenerlo al sicuro, soprattutto da se stesso.
Oikawa sollevò il suo volto arrossato, gli occhi gonfi e umidi, e appoggiò la fronte a quella dell'altro.
"Iwa-chan?"
"Che vuoi ancora?" rispose Iwaizumi, con una dolcezza che contrastava con l'apparente durezza di quelle parole.
"Io non ti perderò mai, vero?"
"E cosa sono, un portachiavi?"
"Non scherzare..."
Oikawa staccò la fronte dalla sua e lo fissò con le sue grandi iridi nocciola. Solo a Iwaizumi era concesso scorgere la tristezza che dimorava nel fondo di quegli occhi, ben nascosta dalla malizia visibile a tutti gli altri.
"Sul serio, Hajime. Dimmi che starai sempre con me."
"Prima o poi crescerai anche tu, Tooru, e sarai tu a lasciarmi indietro."
Oikawa ignorò la risposta. "Anche quando troverai una ragazza, ti sposerai e avrai dei figli, promettimi che non mi lascerai."
"Non pensare a questo, adesso..."
"Promettilo!"
"E va bene, te lo prometto. Sarò il tuo portachiavi. Ma tu promettimi di non dimenticarmi da qualche parte." Lo strinse forte, avvinghiando a sé quel corpo stanco, sfiancato dalla fatica e dal dolore, così gracile e indifeso.
"Non ti lascerò mai, Tooru."
"E mi prometti che darai il mio nome al tuo primo figlio?"
"Adesso non esageriamo..."
"Promettilo, Iwa-chan!"
"Beh, magari lo darò al cane."
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