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Quello che si fa alla rovescia

"Mamma è arrivata. Devo scendere. Ti voglio tanto bene, nonna, torno presto, sai? E appena a casa mi ricorderò della firma!"

La abbraccio stretta, annusandola per un istante, riempiendomi i polmoni del suo magnifico odore. Poi la lascio correr via, con i codini che svolazzano.

La adoro, è speciale. È speciale il modo in cui ascolta le mie parole, afferrando i pensieri che magari fatico a vestire di suoni.

Faccio con lei come ho sempre fatto con tutti i bambini, cercando termini semplici per parlare, però, di ogni cosa vogliano.

Perché non ho mai voluto rispondere, a una loro domanda, "sei troppo piccolo per questo".

Non sempre sono riuscita nell'intento, certo. Ma con lei sì, lei capisce a volte anche più di quello che ho detto, come se i nostri pensieri si somiglino, uccelli della stessa specie, che volano sugli stessi mari.

Ama gli odori, come me, e impazzisce per i miei pennelli.

Prima che mia figlia suonasse, poco fa, per portarla a casa con sé, ho concluso un lavoretto. Lei accanto a me ha annuito, a vedermi passare l'ultima tinta. Un azzurro intenso, luminoso, passato sopra i colori che avevo steso già, ormai asciutti.

"Proprio un bel cielo, nonna".

In precedenza avevo dipinto le nuvole, destinate a esser nascoste dal blu. Nuvolette bianche, leggere, per movimentare un po' la scena.

Ha approvato, "sembra il cielo di oggi", ha detto additando fuori della finestra.

"Perché i monti sono così chiari?", aveva chiesto poco prima.

Avevo dipinto, prima del cielo, le alture, per ultimi appunto i monti più lontani, mescolando del bianco al colore dei precedenti per ottenere le sfumature via via più blande.

"Perché così accade nella realtà", le avevo risposto, "le cose più lontane appaiono più piccole e come più sbiadite. Così funziona la vista, e a volte anche la memoria".

"Allora, nonna, le cose importanti è meglio tenerle vicine e guardarle spesso", aveva commentato, "così non le dimentichiamo".

Avevo rispettato l'ordine necessario, nel dipingere per ultimi i monti dello sfondo, destinati a confondersi quasi col cielo, che sarebbe stato di colore assai simile. Loro per ultimi e per prime le colline più vicine, tinte di verde cupo, e prima ancora avevo steso il verde acceso del prato.

"È davvero strano dipingere sul vetro, nonna", aveva constatato a quel punto la mia piccola assistente.

"Sì, è un esercizio di attenzione", le avevo risposto, "perché bisogna avere le idee chiare e un programma preciso. Abitua a pensare bene, prima di partire con un lavoro.

Prima di stendere il colore del prato, infatti, occorre dipingere i fiori, gli steli d'erba verde chiaro, gli alberi. E per fare gli alberi serve dipingere prima i piccoli frutti rossi, poi i rami, il tronco, poi la chioma di foglie.

Prima tutti i particolari, insomma, senza temere, poi, di passare su quanto già fatto i colori dello sfondo, che momentaneamente nascondono ogni cosa, in attesa di girare l'opera e scoprire l'effetto finale.

Bisogna già aver chiaro il quadro prima di cominciare, in ogni dettaglio".

E in effetti, prima di ogni altra cosa, sulla lastra di vetro ancora trasparente e pulita, avevo tracciato strani segnetti col pennello intinto nel bianco.

Era stato appena un minuto prima che suonasse il campanello e che la mia adorabile birbante  corresse in casa, mollando a terra lo zainetto. Il tempo di offrirle della frutta sbucciata e le avevo chiesto se voleva starmi vicino mentre dipingevo un quadretto. Aveva battuto le manine entusiasta e promesso di non mescolarmi i colori.

"Oggi guardi e impari, la prossima volta fai anche tu!", le avevo proposto.

"E quelli cosa sono?", aveva chiesto subito riferendosi ai primi ghirigori bianchi.

"La firma".

"Ma non si legge", aveva replicato lei che già leggiucchia bene.

"Perché è sul retro del vetro. Quando lo gireremo, la leggerai".

"La fai al contrario?" aveva sgranato gli occhi, comprendendo.

"Al contrario e per prima cosa. Ricordati, bimba mia: ciò che hai ben pensato ed è già chiaro nella tua mente, non serve che gli altri lo capiscano e lo approvino subito.

È come dipingere sul vetro, tutto si vedrà bene solo alla fine. Poco importa che alla gente paia che fai le cose alla rovescia...

Cura i dettagli. Studia prima i fiori, prima l'erba, prima le nuvole.

Poi verrà il prato, poi i monti, poi il cielo.

Soprattutto, prima la firma. Perché prima ancora che gli altri vedano, tu con la fantasia già hai visto. Va bene?"

"Va bene, nonna. Sai che ho un quaderno nuovo? Penso che farò una cosa. Penso che, appena a casa, ci metterò il nome alla fine, perché ci voglio scrivere un libro. Ci penserò bene, come hai detto tu, e anche quando agli altri sembrerà solo, ancora, un quaderno bianco, già ci sarà dentro la mia storia".

Lasciate che aggiunga una nota per gli amici che seguono le mie 'Memorie della teiera': preparatevi, quando la signora in giallo deciderà di ritirarsi alle Seychelles con i guadagni favolosi delle sue pubblicazioni, non resterete orfani, c'è già un erede pronto a subentrare!

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