4. Xavier Michael Bernard
«Ok Camille, dobbiamo dirci tutto. Comincio io, così mi faccio perdonare per averti lasciata da sola con Louis.» Dissi con una risata. Camille alzò gli occhi al cielo, diventando color bordeaux.
«Allora, mi ha portato in una stradina vicino alla Stamberga Strillante. Mi ha chiesto delle mie vacanze e io gli ho spiegato che le passo da sola. Allora mi ha chiesto di passarle con lui e la sua famiglia e poi alla villa al mare di Lys e Lorc. Io ho accettato, abbracciandolo. Camille è stato bellissimo. Per una volta non passerò le vacanze rinchiusa in casa da sola! Poi ci siamo accorti dell'ora e siamo corsi ai cancelli. Praticamente mi ha trascinato, non essendo io molto atletica. E nulla, ora sto aspettando la conferma dei suoi familiari per poter andare da loro così lo chiedo a zia Luna.» Raccontai tutto d'un fiato con un mega sorriso stampato in volto. Poi sollecitai Camille a parlare.
«Beh lui mi ha chiesto di passare le vacanze con lui alla villa al mare...>> Disse abbassando lo sguardo ma facendo un sorriso a trentadue denti. Io la guardai mezza shoccata.
«Camille... Dimmi che hai accettato, ti prego.»
«Sì Bonnie. Gli ho detto di sì.» Confessò guardandomi negli occhi. Le presi le mani e iniziai a saltare per tutta la stanza con lei appresso.
«PASSEREMO LE VACANZE INSIEME!» Urlai a squarcia gola saltando in braccio a Camille. L'equilibrio decise di salutarci per farci stramazzare al suolo, ma il letto venne in nostro soccorso facendoci atterrare tra le sue morbide lenzuola profumate. Continuammo a ridere mentre fissavamo il soffitto color cielo.
«Ma, senti. In un'ora e mezza d'uscita avete parlato solo della villa al mare? Non ti credo, sputa il rospo.» Le chiesi mentre giravo la testa da un lato per guardarla.
«No, non abbiamo parlato solo di quello. Abbiamo parlato un po' di abiti tipici francesi dell'Ottocento.» Disse guardandomi. Io sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
«Ma dai. Chi è che ad un appuntamento parla di abiti dell'Ottocento??»
«Ehy, a me interessa! E comunque Louis mi ha detto che forse sua madre ha ancora quelli di qualche sua nonna o zia.» Mi disse ridendo e tirandomi uno schiaffetto sul braccio.
«Mi ha detto che potrebbe portarne qualcuno alla villa al mare. Spero tanto di poterli provare...» Concluse con un sospiro. «Uhhhhh. Qui qualcuno ha fatto colpo.» Dissi con un ghigno in faccia.
«Ah, ma smettila! Vogliamo parlare di te, allora? Signora Potter?» Rispose a tono, tirandomi un cuscino in faccia.
«Ehy, non è così che si comporta una Signora Weasley!» Le rilanciai il cuscino addosso. In quel momento entrò Lys.
«Ragazze, non vorrei dire, ma mancano cinque minuti al coprifuoco.» Annunciò, spostandosi dalla porta per lasciar passare Camille.
Lei, infatti, imprecò sotto voce per poi correre di filato fuori dalla stanza. Il suo dormitorio, nella Sala Comune di Tassorosso, era nel seminterrato ovvero dall'altra parte del castello rispetto alla Sala Comune dei Corvi.
Due giorni dopo, il lunedì mattina, stavo andando in Sala Grande per la colazione quando mi venne addosso qualcuno che mi fece cadere tutti i libri a terra.
«Merlino! Ma vuoi stare più attento!» Urlai mentre raccoglievo il mio materiale sparso a terra. Quella faccia tosta non mi aiutò nemmeno a prendere ciò che aveva fatto cadere. Curiosa, mi alzai per scoprire chi fosse.
«Tu...» Sussurrai con misto di rabbia e stupore alla vista della sua faccia.
«Ma ciao bonbon. Che mi racconti?» Mi disse il corvino mentre mi fissava con un'occhiata maligna e un ghigno estremamente fastidioso.
«Non ho nulla di cui parlare con te Xavier. E non chiamarmi così. Che ci fai qui, non dovresti essere in Francia? E perché non sei con quella là, quella con cui mi hai tradito?» Gli dissi arrabbiata, stupita e curiosa allo stesso tempo.
«Ah l'ho lasciata. Sai non era carina come te.» Disse mentre si avvicinò a me con un mano tesa. Cercò di accarezzarmi la guancia e io non ci vidi più. Sfoderai la bacchetta puntandogliela al petto.
«Non mi toccare.» Lui si mise a ridere. «Bonnie, Bonnie, Bonnie. Lo sappiamo entrambi che hai una pessima mira.» Mi ricordò mentre senza sforzo mi abbassò la bacchetta così che puntasse al pavimento.
«Ti sbagli. Dal secondo anno sono diventata la prima della classe. Sia in Incantesimi sia in Difesa contro le Arti Oscure. E adesso non rivolgermi mai più la parola.» Lo informai mentre rimettevo la bacchetta nella borsa. Poi mi allontanai sotto il suo sguardo sbigottito.
Arrivai a colazione irritata come non mai. Lys provò a parlarmi, ma lo zitti con un gesto della mano e uno sguardo azzurro ghiaccio che lo fece pietrificare. Mangiai il bacon e le uova ad una velocità impressionante e mi diressi alla classe di Trasfigurazione per la lezione con i Grifondoro, seminando Albus che cercò di rincorrermi per parlarmi.
Non proferì parola neanche dopo che Lys si fu seduto di fianco a me, mentre i miei occhi tornavano lentamente del loro colore naturale. Risposi solo all'appello della professoressa. Poi non fiatai neanche una volta, troppo concentrata a pensare a quel deficiente di Xavier Michael Bernard. Finita Trasfigurazione era il turno di Pozioni con i Serpeverde e nel tragitto incontrai Albus che voleva parlarmi.
«Bonnie! Ti devo parlare. Fermati bonbon.» Disse mentre, cercando di fermarmi, mi toccò la schiena quasi sopra al sedere.
Nella mia mente scattò qualcosa. Quel nome e quel tocco su quel preciso punto. Mi girai verso di lui così velocemente da spaventare dei primini e gli puntai la bacchetta alla gola, pronta a lanciargli uno schiantesimo.
«NON CHIAMARMI MAI PIÙ COSÌ. CAPITO SEVERUS?» Gli urlai praticamente in faccia. Mi aspettavo di sentire il solito brio freddo agli occhi, segno che avevano cambiato colore. Ma l'unica cosa che sentì, fu una calda lacrima solcarmi il viso per morire nel tessuto della camicia bianca.
«Ehy... Che hai? Ho fatto qualcosa di sbagliato?» Mi chiese cautamente, mentre si allontanava dalla mia mira. Rimisi la bacchetta in borsa, shoccata da quello che stavo per fare. Lui non era quell'arrogante francese. Era Albus. Solo Albus.
«Scusa. Non è colpa tua. È che ho incontrato una persona... Che non vedevo da un po' e mi stava bene così.>> Gli chiesi scusa, abbassando lo sguardo.
Il Serpeverde, ora che avevo abbassato la bacchetta, si avvicinò a me. C'erano meno di dieci centimentri tra noi. Mi alzò la testa, facendo incontrare i miei occhi con i suoi.
«E posso sapere chi è?» Mi domandò mentre con una mano mi asciugava un'altra lacrima, sfuggita al mio controllo.
«Si chiama Xavier. È il mio ex.» Dissi, senza spostare lo sguardo. In quel corridoio c'eravamo solo noi.
«N-ne vuoi parlare?» Chiese un po' titubante, probabilmente della mia reazione.
Vidi passare nei suoi occhi un lampo di gelosia. Probabilmente pensava che io stessi male per la mia rottura con lui, quando in realtà era tutto il contrario. Quello era semplicemente un pianto nervoso, come mi capita la maggior parte delle volte.
«Sì, ti prego. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno che non sia Camille. Però non adesso, sta per iniziare la lezione. Io ti mando un gufo con il luogo e tu uno con l'orario. Ne parliamo domani, ok?»
Lui annui e andammo a lezione. Poi, non lo vidi più fino al giorno dopo.
***
Finite le lezioni andai in camera a riposarmi e cambiarmi per la cena. Sapevo che sarebbe stata vuota dato che Lys era andato a fare ripetizioni con Lily. Invece trovai qualcuno.
«Ciao Camille. Ehm che ci fai nel mio dormitorio?» Le chiesi sorpresa mentre posavo la borsa sulla sedia della mia scrivania.
«Dobbiamo parlare.» Disse seria mentre sia alzava dal letto di Lys e veniva vicino a me.
«C'è qualcosa che non va, mi devo preoccupare?»
«Volevo sapere perché oggi eri così distratta a lezione. Non è da te.» Mi disse guardandomi in faccia. Merlino, che avrei fatto senza di lei.
«Ah per quello. Ti spiego. Oggi ero un po' distratta perché... Hoicontatoaier.» Risposi io mentre il mio sguardo vagava in giro per non vedere la sua reazione.
«Cosa? Parla chiaro, non ho capito.»
«Ho. Incontrato. Xavier.»
«Quel bastardo?!» Disse con rabbia. «Sì sì il deficiente.» Confermai io mentre mi sedevo sul mio letto seguita da Camille.
«Che ci fa ad Hogwarts?»
«Non lo so.» Mi passai le mani sul viso. Non ci avevo pensato. Che diavolo ci faceva lui qui?
«Solo questo? Sicura?» Mi chiese con tono poco fiducioso. Ripeto. Merlino che avrei fatto senza di lei.
«In realtà no. Oggi ho "litigato" con Albus. L'ho trattato un po' male. Hai presente come mi chiamava sempre Xavier?» Le raccontai io, un po' triste. Lui mi conosceva da poco e mi aveva dato l'opportunità di avere degli amici. Non era giusto nei suoi confronti essere trattato così.
«Bonbon?» Disse Camille assottigliando gli occhi. A dire la verità, a nessuna delle due è mai piaciuto quel nomignolo.
«Sì così. Mi doveva parlare e gli è scappato. Diciamo che l'ho aggredito. Gli ho quasi lanciato... Uno schiantesimo.» Chiusi gli occhi scuotendo la testa.
«Ammazza.»
«Comunque ho deciso di parlargli di Xavier, perché mi sembra giusto. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno che non sia tu e un parere maschile fa sempre comodo. Ma non ho praticamente nessun amico maschio e parlarne con Lys e Lorc è escluso. Per cui mi sembra una buona soluzione.»
«Giusto. Che ti ha detto?» Mi chiese curiosa.
«Non gli ho ancora parlato. Gli ho chiesto se potevamo incontrarci domani dato che stava iniziando la lezione. Gli ho mandato un gufo con il luogo, ci incontreremo nel corridoio del settimo piano e lo porterò nella Stanza delle Necessità. Lui me ne dovrebbe mandare uno con l'orario.» La guardai per vedere la sua reazione.
«Io lo chiamo appuntamento.>> Disse Camille con uno sguardo malizioso.
«No Camille, non è un appuntamento. O forse sì. Non lo so...» Risposi confusa, mentre mi stendevo sul letto a pancia in giù.
«Per me è un appuntamento. Insomma voi due, da soli, nella Stanza delle Necessità. E brava Bonnie, hai guadagnato due appuntamenti nel giro di tre giorni.» La guardai assottigliando gli occhi mentre lei ridacchiava.
Sentì un ticchettio fastidioso provenire da sopra la mia testa, così la alzai. Vidi una civetta bianca come la neve che beccava sul vetro della finestra a destra del mio letto. Era Edvige, il gufo dei Potter. Lo avevo visto un paio di volte quando andavo da piccola a casa Lovegood. Mi alzai, feci il giro del letto e aprì la finestra facendo posare il pennuto sulla scrivania di Lys.
«Ciao Edvige, grazie. Scusa non ho dei Biscottini Gufici, ho solo quelli normali.» Dissi io mentre le davo dei biscotti, dopo aver preso il biglietto legato alla sua zampa.
«Da come li stai mangiando deduco che vanno più che bene.» Ridacchiai io dopo aver visto che aveva spazzato via tutti biscotti e si alzava in volo. Poi uscì.
«Ma Edvige non era morta ai tempi dei nostri genitori?» Chiese Camille mentre io chiudevo la finestra e ritornavo da lei.
«Sì la vera Edvige è morta, ma zia Luna mi ha spiegato che quando Albus ha ricevuto la sua civetta l'ha voluta chiamare così.» Aprì il foglietto. C'era solo scritto l'orario e la firma di Al. Appena vidi l'orario mi venne un colpo.
«Oh no Camille. L'appuntamento è domani mattina.»
«Visto?? L'hai chiamato appuntamento!» Scattò subito lei alzandosi in piedi. «Sì, l'ho chiamato appuntamento perché non so come chiamarlo. Fatto sta che è domani mattina.»
«A colazione, prima delle lezioni?»
«No.»
«Allora prima di pranzo.» Fece lei ovvia come se non ci fosse altro orario possibile. Ed invece c'era.
«Nemmeno... È alle cinque della mattina.»
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