25. Il Ballo del Ceppo
La Sala Grande era piena di gente. Studenti, professori, maghi e streghe famose, Auror. Aspettavano tutti la nostra entrata. Io e Albus eravamo i primi. Dietro di me c'erano Cecile e Katia con i loro accompagnatori. Al suono delle trombe, le porte si spalancarono e iniziammo ad entrare in fila per due. I mormorii sui nostri abiti aumentarono sempre di più. Albus mi teneva a braccetto ed entrambi non sapevamo cosa fare. Io mi limitai a tenere la testa alta, guardare in giro alla ricerca di facce familiari e sorridere.
Arrivammo in uno spazio più aperto e l'inizio della musica ci fece capire che era arrivato il momento di aprire le danze. Seguimmo passo per passo quello che avevamo imparato dalla lezione con Camille. Ci spiegò che il Ballo del Ceppo era simile ad un valzer. Per cui, quando iniziò la musica, Albus mi prese in vita con la mano destra e iniziò a guidarmi. Dopo pochi passi, ci fu il cambio di mano. Altri passi, giro della dama. Camille guardava tutto dalla prima fila, sorridendo. Io avevo lo sguardo inchiodato negli occhi verdi del corvino davanti a me. Lui ghigno, mi sollevò prendendomi la vita con entrambe le mani e mi fece fare un giro di 180 gradi. La gonna del mio vestito svolazzò. Poi ci allontanammo, tenendoci con una mano. Dopo un inchino, dovevamo girarci per cambiare partner.
Finì insieme a un ragazzo di Durmstrang e ripetemmo quella serie di passi. Il corpo possente dello studente del Nord era diverso da quello magro, seppur muscoloso, di Albus. Dopo aver ballato anche con l'accompagnatore di Cecile, tornai tra le braccia del mio Serpeverde e da quel momento, altra gente si unì alle danze. Camille e Louis furono tra i primi. Io e Albus ballammo ancora una volta, prima di sederci al nostro tavolo. «Direi che il prossimo turno di ballo sarà dopo cena.» Ridacchiai e concordai con il ragazzo. Tom, il mio fantastico coach, ci raggiunse e si sedette vicino a me.
Il nostro tavolo, quello delle Campionesse, era il più grande visto che per ogni Campionessa Tre Maghi c'erano tre ospiti: l'accompagnatore, la Preside della scuola di riferimento e il proprio coach dell'Istituto. La Professoressa McGrannit stava ballando con Neville, il vice-preside. «Ah ragazzi, so che ve lo avranno già detto in molti ma sembrate una coppia di novelli sposini. Ero rimasto che dovevo sposarmi io, non voi due.» Disse ridendo e portandosi un calice di vino alle labbra. Arrossì, anche se con il fondotinta coprente che aveva messo Dominique non si notò, e agguantai un bicchiere d'acqua. «La tua futura moglie non è venuta?»
«Purtroppo no, giovane Potter. È da un paio di giorni che sta male a causa della gravidanza, non se l'è sentita di venire. Siamo andati a fare dei controlli, ma i Medimaghi non hanno trovato nulla. Hanno detto che è un malessere normale. Per fortuna non è nulla di grave.» Lo abbracciai. «Andrà tutto bene, non preoccuparti. E se mai un giorno mi sposerò, lo farò solo se sarai tu ad accompagnarmi all'altare.» Mi strofinò una mano sulla schiena e posò un baciò delicato sui miei capelli. «Non vorrei rovinarti questa fantastica acconciatura. Ma sai, c'è un modo per renderla perfetta.»
«Come?» Sorrise e mi sfilò lentamente un fiore bianco dai capelli. Lo duplicò un paio di volte con la magia e lo rimise al suo posto, tra le mille forcine che avevo in testa. Tolse il cordino bianco che teneva accoppiate le sue posate. Lo usò per tenere insieme quel piccolo mazzo di fiori bianchi che aveva creato e si alzò dal suo posto. Si inginocchiò in mezzo a me e Albus, dalla parte di quest'ultimo: gli stava sistemando i fiori dentro il taschino della giacca nera. «Ora siete perfettamente abbinati.» Ci prese una mano ciascuno, baciando il dorso della mia. «Mh però qui manca un anello direi.» Spalancai gli occhi. «Tom!»
«Buona sera a tutti voi. Ho l'onore di annunciarvi che la cena sta per essere servita. Vi chiedo cortesemente di sedervi ad un tavolo, le danze continueranno quando avremo mangiato e bevuto a sazietà. Buon divertimento a tutti!» Per fortuna Mike, il capo del comitato organizzativo, salvò me e Potter da quel momento imbarazzante. Tom si alzò e venne di nuovo di fianco a me, mentre la Preside si sedeva di fianco al mio cavaliere. Presi il menù che avevo davanti, osservando tutte le pietanze che avevano preparato per l'occasione. Ma come avremmo fatto ad ordinare?
«Bistecca con salsa ai mirtilli.» Mi girai verso Harry, che aveva appena parlato qualche tavolo più in là. «Mio padre è già ubriaco?» Sussurrò Albus, facendomi ridacchiare. Ma rimasimo a bocche aperte quando sul suo piatto comparve una spessa bistecca accompagnata da una salsina viola. Ginny seguì l'esempio del marito e lo stesso fecero molti altri ex studenti di Hogwarts. «Vedo che Harry Potter qualcosa se la ricorda dai suoi anni ad Hogwarts: come ordinare la cena durante il Ballo del Ceppo.» Esclamò la Professoressa McGrannit prima di richiedere lo stesso piatto del Prescelto.
«Costine senza osso in salsa.» Dopo che il piatto di Albus fu colmo di costine, lui scambiò il mio piatto con il suo per poi ordinare di nuovo la carne. Lo guardai male. «Non guardarmi così, so quanto vai matta per le costine di Hogwarts.» Addolcì lo sguardo, sorridendo. «Prega per la tua vita che non mi macchi il vestito. Perché se anche una sola molecola di salsa tocca il mio abito, dovrai trovare una buona azienda di pompe funebri che sia disposta a farti il funerale anche oggi stesso.» Tagliai un pezzo di carne e con tutta la calma e cura del mondo lo portai alla bocca. «Le hanno fatte più buone questa volta, assaggia.» La faccia del corvino era sublime. Io ed Albus eravamo e saremo sempre gente dalla buona forchetta.
Arrivati al momento del dolce, Tom condivise una fetta di torta alla vaniglia con me mentre Albus prese la torta ai tre cioccolati. «Dai caramellina, assaggiane un pezzo. È la tua preferita. Un mese fa, dopo la Prima Prova, l'hai divorata ti ricordi?» Bevvi dello spumante dolce, che mi risultò comunque amaro in bocca. «Come dimenticarlo.» Esclamai pensando a come mi guardava quella sera. «Attento al vestito.» Gli ricordai, mentre mi avvicinavo a lui. Il corvino prese un pezzo di torta e me la avvicinò alla bocca. «Buona, come sempre.» Dissi leccandomi le labbra. Lo sguardo di Albus saettò subito su di esse, per poi riportare i suoi occhi suoi miei.
«Mi sento improvvisamente di troppo.» Sentenziò Tom, mentre beveva dello spumante con un sorrisino. «Scusa.» Gli posai un bacio sulla guancia, incredibilmente morbida. Profumava di stella alpina. «È da tanto che non ti fai la barba.» Iniziai a toccargli entrambe le guance. «Non c'è il corso in questi mesi, ho tempo di prendermi cura di me stesso. Puoi smettere di giocare con la mia faccia? Scommetto che hai lasciato il segno del rossetto, facendo così lo spargi su tutto il viso.»
«Mi ha truccata Dominique Weasley, la più brava truccatrice che Hogwarts abbia mai visto. Mi ha messo un rossetto che non trasferisce il colore. Sennò a quest'ora ero già andata in bagno tre volte a sistemarlo.» Smisi di accarezzargli le guance e, bevendo il resto del mio bicchiere di spumante, guardai le coppie che ballavano. «Tuo fratello se la sta cavando. La sfuriata di Camille gli ha fatto bene.» Albus rise al mio fianco.
«Bonnie! Allora, ti stai divertendo? Hai ballato divinamente.» La Tassorosso venne al nostro tavolo. Guardò male Albus e lui si alzò, sospirando e scuotendo la testa. La mora si sedette al suo posto e mi prese le mani. Il mio cavaliere, invece, stava in piedi vicino a Louis poco distanti da noi. «Beh la serata deve ancora iniziare. Manca il momento in cui metteranno della fantastica musica per scatenarci, a mezzanotte ci sono i fuochi d'artificio e poi si balla ancora fino alle due del mattino. E se sono riuscita a ballare divinamente è solo grazie a te e ad Albus che mi ha guidata.» Strinsi la presa sulle nostre mani e le sorrisi. «Mh diciamo che è solo grazie a me. Hai ballato divinamente anche quando eri in coppia con gli altri due ragazzi, quindi Albus non c'entra nulla.» Risi di cuore mentre sentivo il corvino sbuffare poco lontano da noi, con Louis che cercava di rassicurarlo ma rideva anche lui.
«Bonnie ti va di ballare?» Tom mise giù il calice di spumante dopo averlo svuotato e mi porse la mano. «Non ti offendi, vero Albus? Te la rubo giusto il tempo di un ballo.» Il Potter scosse la testa e sorrise quando mi vide prendere la mano del mio coach. Arrivati in pista, partì un lento. Misi entrambe le mani sulle sue spalle mentre mi prendeva per la vita e ondeggiavamo lentamente. «Sei diventata più alta o sbaglio?» Ridacchiai. Ora il mio naso arrivava alle sue spalle mentre qualche anno prima riuscivo ad appoggiare la fronte su di esse. «Già, sto arrivando a prenderti.» Sorrise, poi tornammo in silenzio. Ero l'unica tra le Campionesse a ballare con il proprio istruttore. «Mi concederai un ballo anche al mio matrimonio?»
«E noi balleremo così anche al mio futuro matrimonio?» Chiesi sorridendo. «Mh solo dopo che avrai ballato con il futuro sposo e spero proprio sarà il nostro principe dagli occhi smeraldo.» Alzai gli occhi al cielo, arrossendo. «Sono l'unica che balla con il proprio istruttore, dici che è una cosa sbagliata?» Tom sospirò, guardandosi in giro. «Non è sbagliato. Noi abbiamo un rapporto diverso, lo sai. Sono sempre stato un allenatore buono nei confronti dei miei studenti. Sono stato gentile con tutti loro, gli ho offerto una spalla su cui piangere nei momenti difficili. Mi hanno sempre rifiutato. Chi con gentilezza, dicendo che non volevano assillarmi con i loro problemi. Chi con rabbia, non volevano la mia pietà. L'unica ad accettare il mio aiuto sei stata tu.» Mi accarezzò la guancia.
«Sei stata l'unica che mi abbia mai scritto una lettera durante i mesi scolastici. Ti sei fidata di me. Ed io ti ho dato la forza per continuare nei momenti difficili. Gli altri istruttori, gli altri insegnanti. Sono stati i più neutrali possibili. A loro non importa di voi. Ho accettato questo lavoro perché voi siete il futuro, vorrei che sia un buon futuro.» Abbassai il capo, non potendo che concordare con tutto ciò che aveva detto. «Probabilmente mi puniranno per questo.» Alzai di scatto la testa, guardandolo negli occhi azzurri.
«Cosa? No! Non voglio che ti facciano del male.» Provai ad allontanarmi, ma il risultato fu solo che mi portò ancora più vicino a lui facendomi appoggiare la testa sul suo petto. «Tranquilla Bonnie. Va bene così. Subirei tutte le torture del mondo pur di ballare con mia figlia.» Sussultai. Gli occhi diventarono lucidi. Era la prima volta che mi chiamava così. «Lo diranno al direttore, sarà lui a decidere la mia punizione.» La musica finì. Mi fece fare una giravolta e poi mi baciò il dorso della mano. «Sarai un'ottima sorella maggiore.» E se ne andò, fuori dalla sala, mentre gli studenti tornavano a scatenarsi in pista sulle note di una canzone più movimentata. Rimasi ferma, sotto shock, per alcuni minuti.
«Vieni a ballare con noi.» Sbattei le palpebre, cercando di cacciare indietro le lacrime. Quando mi girai, la tristezza lasciò posto alla rabbia. «No.» Dissi secca, allontanandomi il più possibile. «Cosa intendi con "no"?» Chiese Xavier mentre mi prendeva il braccio. «Intendo dire "no", te lo devo dire in francese perché tu lo capisca?» Con uno strattone mi liberai dalla sua presa, girandomi verso di lui e Stephen. «Oh andiamo fiorellino, è solo un ballo.»
«Solo un ballo? Allora perché non lo chiedete alle vostre dame? Sono sicura che Esme Parkinson e Zoe Bulstrode saranno molto contente di ballare con i loro cavalieri.» Xavier tenne lo sguardo puntato su di me, ma Stephen si girò: in un tavolo dietro di lui, Zoe stava seduta con aria annoiata. Esme non l'avevo vista. «Vogliamo solo divertirci con te Bonbon, poi torneremo da loro.» Finsi una risata. «Oh ma qui gli unici che hanno bisogno di divertirsi siete voi. Io mi sto già divertendo, non mi serve la vostra compagnia. Per cui potete girare largo.» Stephen mi mise una mano sulla spalla, stingendo un po' troppo per i miei gusti. «Qual è il tuo problema?»
«Lasciala.» La sua mano mollò la presa, consentendomi di girarmi. Albus era in piedi, con due calici di spumante in mano. «Uh ma chi si rivede, lo sposo è arrivato a salvare sua moglie. Che c'è, non lascerai che balli con due suoi amici?» Il corvino mi passò uno dei calici e con una tranquillità impressionante fronteggiò Xavier. «Punto primo, non siete suoi amici. Punto secondo, un "no" significa sempre e solo "no", chiaro? Non ha un doppio significato. Per cui, allontanatevi, non avvicinatevi a lei per il resto della serata e nessuno si farà del male.» Mi prese per mano. «Vieni, mio padre non ha ancora avuto l'onore di parlarti stasera e gli farebbe molto piacere.»
Tirai un sospiro di sollievo quando ce li lasciammo alle spalle. «Mi hai veramente salavato la vita.» Albus mise un braccio attorno alle mie spalle, avvicinandomi di più a lui e baciandomi la tempia. «Non scherzavo in negozio quando dicevo che ero pronto a combattere alla babbana contro chiunque ti avrebbe importunata.» Scossi la testa mentre bevevo. «Ero a dir poco sorpresa dalla tua incredibile calma.» Avvicinò il calice per fare un piccolo brindisi. «Non volevo rovinarti la serata, ma se non si fossero tolti di mezzo in cinque secondi avrei spaccato il naso ad entrambi, stanne certa.»
«Ah ecco la mia coppia di sposi preferiti.» Chiusi gli occhi e arricciai il naso, facendo una smorfia d'imbarazzo mentre mi avvicinavo ad Harry Potter. «Papà. Dai anche tu no, eh.» Nonostante l'evidente imbarazzo, abbracciai il Prescelto. «Oh Albus ve lo stanno dicendo tutti. Ma vi siete messi d'accordo? Avete anche i fiori abbinati.» Harry ci guardò con un sorrisino. «No papà, non ci siamo accordati. Quando abbiamo preso i vestiti non ci abbiamo pensato. E i fiori sono stati un'idea di Tom, noi non c'entriamo nulla.»
«Tom, ti vedo molto vicina a lui Bonnie. È il tuo coach all'Istituto per Speciali, giusto?» Il sorriso che aveva fatto l'Auror e parlare di Tom mi fece pensare a lui. «Sì beh il nostro rapporto è diverso. Lui può considerarsi come mio padre. Tra poco nascono i suoi figli e mi ha detto che sarò un'ottima sorella maggiore.» Albus mi prese il calice vuoto di mano e lo posò insieme al suo su un tavolo vicino. «Beh papà visto che tra poco ci sono i fuochi d'artificio, porto fuori Bonnie così ci prendiamo i posti migliori.»
Una volta usciti dalla Sala, riuscì a buttare fuori tutta l'aria che non mi ero accorta di star trattenendo. «Mi dispiace per la situazione che mio padre ha tirato fuori.» Il Serpeverde mi fece sedere su una panchina, non troppo distante dal Lago Nero, mentre si toglieva la giacca per mettermela sulle spalle. «Tranquillo, era solo curioso. Da Corvonero posso capirlo.» Avvicinò il suo viso al mio e mi baciò. «Era da troppo tempo che non assaggiavo il sapore delle tue labbra.» Sorrisi sulla sua bocca, mentre cercavo di nuovo le sue. «Un giorno ti vedrò mai vestita di bianco?»
«Albus, sono vestita di bianco in questo preciso momento.» Dissi ridendo, una risata vera. «Intendo con un vestito da sposa degno del suo nome, il velo tra i capelli e un mazzo di rose in mano.» Lo guardai, mentre il sorriso si spegneva sul mio viso, lasciando posto alla confusione. In quel momento, scattò la mezzanotte e milioni di luci illuminarono il cielo scuro. Ma io continuavo a fissare Albus, che mi prese le mani tra le sue. «Tom aveva ragione quando ha detto che ti mancava un anello al dito.»
Tirò fuori una scatolina dalla tasca dei pantaloni: conteneva due anelli. Prese quello sottile d'argento, con la forma di un serpente che si avvolgeva attorno ad uno smeraldo, e me lo mise sull'anulare sinistro. Aveva il suo nome inciso sopra. Prese l'altro e me lo porse. Era più spesso, assomigliava ad uno degli anelli che portava Scorpius. Con la differenza che questo aveva i bordi color rame e all'interno una pietra blu. Il mio nome era inciso con del colore bianco. Glielo misi e lui lo girò in modo tale che il mio nome fosse visibile a tutti.
«Tra poco è capodanno. Ed io voglio iniziare il 2022 con te al mio fianco, come una coppia vera, ufficiale agli occhi di tutti.» Continuai a stare in silenzio, mentre lo guardavo nelle iridi verdi. «Bonnie Sullivan, potresti concedere a me, Albus Severus Potter, l'onore di diventare la mia ragazza?» Rimasi in silenzio, come pietrificata. Non so per quanto tempo rimasi così, ma quando ebbi il coraggio di parlare, i fuochi d'artificio erano finiti.
«Io- Io devo andare in camera, tra poco vengono spediti i regali di natale e devo impacchettare quello di Camille.» Mi alzai di scatto e corsi via, mentre Albus mi chiamava a gran voce. Alzai il vestito con entrambe le mani mentre correvo dentro la scuola. Molta gente si girò, ma era come se non vedessi nessuno. Mi fermai solo un attimo, giusto il tempo di togliermi i tacchi prima di correre su per le scale. Quando chiusi la porta della mia stanza, mi appoggiai con la schiena ad essa, scivolando lentamente fino a quando non fui seduta sul pavimento. Milky mi venne incontro e lo presi in braccio. «Ti mimetizzi perfettamente con il mio vestito.» Dissi ridacchiando e accarezzandolo dolcemente.
Poi scoppiai a piangere.
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