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20. Storie magiche

«Il Lethifold, noto anche come Velo Vivente, è per fortuna una creatura rara diffusa unicamente nei climi tropicali. Assomiglia a un mantello nero dello spessore di oltre un centimetro (più spesso se di recente ha ucciso e digerito una vittima) che scivola sul suolo di notte.»

«Se è diffusa nei climi tropicali non la metteranno mai.» Disse Albus, non so se per rassicurare me o sè stesso. «Non è detto, possono creare delle condizioni ideali per la sua sopravvivenza e portarlo qui. Comunque non sarà nulla di particolare, ci sono molte creature che uccidono sarà come le altre. Vai avanti.» Esclamò Lily, mentre sentivo il corvino irrigidirsi sotto di me.

«Il resoconto più antico che abbiamo su un Lethifold fu stilato dal mago Flavius Belby, che ebbe la fortuna di sopravvivere all'aggressione di un Lethifold nel 1782 mentre trascorreva le vacanze in Papua Nuova Guinea.

Verso l'una del mattino, mentre finalmente cominciavo a sentirmi insonnolito, udii un lieve fruscio molto vicino. Credendo che fossero soltanto le fronde dell'albero all'esterno, mi girai nel letto, con la schiena rivolta alla finestra, e scorsi quella che sembrava una nera ombra informe scivolare sotto la porta della mia camera. Giacqui immobile, cercando di capire nel dormiveglia che cosa potesse proiettare una tale ombra in una stanza illuminata solo dalla luna. Senza dubbio la mia immobilità indusse il Lethifold a credere che la sua potenziale vittima fosse addormentata. Con mio orrore, l'ombra prese a strisciare su per il letto, e io ne avvertì il lieve peso addosso.

Assomigliava a una cappa nera increspata, e i suoi lembi si agitarono mentre scivolava sul letto verso di me. Paralizzato dal terrore, ne avvertii il tocco umido sul mento prima di scattare a sedere. La cosa tentò di soffocarmi, scivolando inesorabile sul mio viso, sulla bocca e le narici, ma lottai sentendomi avvolgere dal suo gelo. Incapace di gridare aiuto, cercai di afferrare la bacchetta. Ormai stordito mentre la cosa si sigillava sul mio volto, incapace di respirare, mi concentrai con tutte le mie forze sullo Stupeficium e poi -poichè s'era rivelato inefficace nel soggiogare la creatura, pur aprendo un foro nella porta della mia camera da letto- sul Maleficio Impedimentum, che parimenti non mi giovò affatto.»

«Ma ancora con questi termini medievali?» Si innervosì James, ma Dominique, di fianco a lui, lo ammutolì con una gomitata alle costole.

«E basta tu e sto parimenti.

Sempre lottando follemente, rotolai su un fianco e caddi pesantemente a terra, ormai completamente avvolto nel Lethifold. Sapevo di essere sul punto di perdere conoscenza. Disperato, raccolsi la mia ultima riserva di energia. Puntai la bacchetta lontano da me, nella pieghe mortifere della creatura, e richiamando il ricordo del giorno in cui ero stato eletto Presidente del Club locale di Gobbiglie eseguii l'Incantesimo Patronus. Quasi all'istante sentii aria fresca solleticarmi il volto. Guardai e vidi quell'ombra mortale scagliata nell'aria dalle corna del mio Patronus. Volò attraverso la stanza e scivolò via rapida per sparire alla vista.

Come Belby rivela in modo così drammatico, il Patronus è l'unico incantesimo in grado di respingere il Lethifold. Dal momento che in genere esso aggredisce chi dorme, tuttavia, le sue vittime hanno di rado la possibilità di usare qualsivoglia magia contro di esso. Una volta che la sua preda è stata soffocata con successo, il Lethifold la digerisce li stante nel suo letto. Poi abbandona la casa più spesso e grasso di prima, senza lasciare alcuna traccia di sé o della vittima.» Chiusi il libro lentamente, nel silenzio generale. 

«È orribile.» Alice riassunse i pensieri di tutti in una semplice frase, avvolta tra le braccia del suo fidanzato. «Ok, ora ti proibisco di partecipare.» Albus, che era rimasto zitto per tutto il racconto, esplose. «Lily ha ragione, portrebbero creare il clima adatto per portarlo qui, ma come faranno a trovarlo? E, soprattutto, come faranno a catturarlo senza essere uccisi?» Dissi facendolo ragionare. «Imparerò comunque l'Incanto Patronus.» Albus mi guardò esasperato. «Senti, è un Torneo mortale, potrebbe servirmi. E in ogni caso lo avrei dovuto imparare per i G.U.F.O. tanto vale impararlo ora.» 

«Già, dimenticavo che voi Campionesse non affronterete gli esami quest'anno.» Esclamò Frank, con un pizzico di gelosia nel tono della voce. «Sarebbe il colmo se dopo questo Torneo i professori pretendano anche di esaminarle. Questo Torneo per me è già un esame, anche più tosto dei G.U.F.O.» Disse Dominique. Poi cambiarono discorso, mentre il mio sguardo si perdeva nelle fiamme del camino: dovevo trovare un ricordo felice.

***

«Allora sorellina, l'Incanto Patronus come sta andando?» Chiese Lysander mentre riordinava l'armadio della sua stanza. «Sta andando bene.» Risposi, stesa sul suo letto mentre leggevo il libro sul Torneo. «È già un Patronus completo?» Lorcan approfondì la domanda fatta dal gemello, seduto sull'unica poltrona che avevamo noi Prefetti in camera. «Non ancora, ma assomiglia sempre di più ad una lepre di montagna.»

«Ora, visto che mi annoio a sistemare i vestiti potresti leggere qualcosa? Almeno sistemerò le camicie mentre sentirò la storia di qualcuno che è stato fatto a brandelli da una creatura.» Lorc rise. «Non c'è da scherzare su queste cose. Vi ricordo che la prossima persona fatta a pezzi da una creatura potrei essere io. Ma ok, leggerò il Quintaped.» Mi schiarì la voce mentre loro si ammutolirono. 

«Il Quintaped è una bestia carnivora molto pericolosa con un gusto particolare per gli umani. Il suo corpo schiacciato è coperto di un folto pelo marrone rossiccio, come le cinque zampe, ciascuna delle quali termina con un piede equino. Il Quintaped si trova solo sull'Isola di Drear, al largo della punta più settentrionale della Scozia. Drear è stata resa indisegnabile per questa ragione.

La leggenda vuole che l'Isola di Drear un tempo fosse abitata da due famiglie magiche, i McClivert e i MacBoon. Un duello magico tra ubriachi che vide sfidarsi Dugal, capoclan dei McClivert, e Quintius, capoclan dei MacBoon, pare abbia condotto alla morte di Dugal. Come rappresaglia, così racconta la storia, una banda di McClivert una notte circondò le abitazioni dei MacBoon e Trasfigurò ogni singolo MacBoon in una mostruosa creatura a cinque zampe.

I McClivert capirono troppo tardi che i MacBoon Trasfigurati erano infinitamente più pericolosi in quello stato (i MacBoon avevano la fama di essere profondamente incapaci quanto a magia). Per di più, i MacBoon resistettero a ogni tentativo di mutarli di nuovo in forma umana. I mostri uccisero i McClivert dal primo all'ultimo, finché non rimase un umano sull'isola. Fu solo allora che i mostri MacBoon capirono che in assenza di qualcuno in grado di brandire una bacchetta magica, sarebbero condannati a restare com'erano per sempre.

Non si saprà mai se questa storia sia vera o no. Certo non esistono McClivert o MacBoon sopravvissuti per dirci che cosa accadde ai loro antenati. I Quintaped non sanno parlare e hanno strenuamente resistito a ogni tentativo dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche di catturare un esemplare e cercare di Detrasfigurarlo, quindi dobbiamo supporre che se essi sono davvero, come suggerisce il loro soprannome, dei Pelosi MacBoon, sono piuttosto soddisfatti di trascorrere la loro vita in forma di bestie.»

«Guarda il lato positivo. Se vivono solo in quell'isola non possono portarli qui.» Affermò Lorc. «Hai ragione. Ma allora perché li hanno messi in quel manuale?» Ragionò Lys. «Mentre voi due fate discorsi filosofici, io vado giù in Sala Comune. C'è Camille che mi aspetta.» Li salutai velocemente con un bacio sulla guancia e volai giù per le scale. Camille era seduta sulla seggiola del pianoforte e schiacciava qualche tasto a caso.

«Ho sempre voluto imparare a suonare il pianoforte, ma purtroppo sono troppo pigra.» Disse appena mi vide. La abbracciai fortissimo e ci sedemmo sui divanetti. «Dopodomani c'è la Prima Prova. Come ti senti?» Mi chiese. «La verità? Sono nervosa. Ho un'ultima creatura da imparare, l'Incantesimo Imposium da ripassare e l'Incanto Patronus da perfezionare.»

«Facciamo una cosa alla volta. Iniziamo a leggere l'ultima creatura. Poi domani ti aiuterò con il Patronus.» Camille prese il libro sul Torneo dalla mia borsa e lo aprì alla pagina corretta, poi me lo passò. Lessi il nome della creatura: il Drago. Feci un respiro profondo e iniziai a leggere.

«Probabilmente la più celebre delle bestie magiche, il Drago è tra le più difficili da nascondere. La femmina in genere è più grossa e più aggressiva del maschio, anche se nessuno dei due dovrebbe essere avvicinato se non da maghi molto capaci e addestrati, La pelle, il sangue, il cuore, il fegato e il corno di Drago possiedono tutti proprietà altamente magiche, ma le uova di Drago sono catalogate come Beni Non Commerciabili Classe A.

Esistono dieci razze di Draghi, anche se talvolta è risaputo che s'incrociano producendo rari ibridi. I Draghi di razza pura sono i seguenti: Dorsorugoso Norvegese, Grugnocorto Svedese, Ironbelly Ucraino, Longhorn Romeno, Nero delle Ebridi, Opaleye degli Antipodi, Petardo Cinese, Ungaro Spinato, Verde Gallese Comune, Vipertooth Peruviano. Sono tantissimi e nelle pagine seguenti ci sono le caratteristiche di ognuno. Come farò a impararli in tempo.»

«Beh non potranno metterli tutti e dieci. E se non sbaglio hanno tutti un punto debole comune, gli occhi se non ricordo male. Possiamo andare a chiedere ad Hagrid.» Proprose Camille. Concordai con lei, mentre uscivamo dalla Sala per andare a cena.

***

«Hagrid? Possiamo entrare?»

Mancavano poche ore alla prova del giorno dopo. Era l'ora del tè quando io e Albus bussammo alla porta del guardiacaccia. Avevo passato la mattinata a ripassare i movimenti per l'Incantesimo Imposium e nel pomeriggio mi ero incontrata con Camille nella Stanza delle Necessità per migliorare il mio Patronus. Finalmente era corporeo, una candida lepre di montagna. Il mezzogigante ci aprì la porta con entusiasmo, invitandoci a bere una tazza di tè caldo appena preparato. Esposi subito il problema.

«Hagrid. Ho bisogno del tuo aiuto. Come ben sai, domani c'è la Prima Prova. Ti ricordi il libro che avevo appogiato sul tavolo qualche settimana fa, quando sono venuta a trovarti e c'era anche Maia Malfoy? Ecco, in quel libro ci sono tutti i segreti del Torneo, comprese le Creature Magiche che potrebbero mettere.» Albus mi strinse la mano sotto il tavolo e mi invogliò a bere un po' di tè prima che si raffreddasse. Lui lo aveva già finito,

«Ieri Bonnie ha studiato il Drago, ma ci sono dieci speci diverse e non riesce a memorizzare tutte le caratteristiche. Ma ci ricordiamo che c'è un punto debole comune a tutti i Draghi. Puoi dirci qual è?» Chiese il corvino, mentre finivo di bere e lo guardavo con occhi supplicanti. Hagrid tossicchiò un po' e divenne tutto rosso. Capì subito che non ci avrebbe detto nulla.

«Mi dispiace, Bonnie. Mi è stato proibito di aiutare direttamente le Campionesse. Posso confermarti che c'è un punto debole, ma non posso dirti qual è. Devi trovarlo da sola.» Albus annuì, mentre abbassavo la testa pensando di essere perduta. Ma appena usciti dalla capanna, Albus se ne uscì con una grande idea.

«Non rattristarti caramellina. Ho un'idea. Zia Hermione mi ha raccontato che Sirus sapeva la debolezza del Drago e la stava per dire a mio padre, prima che zio Ron entrasse in Sala Comune. Ma poi, quando si complimentò con papà per aver vinto la prova, gli rivelò la debolezza. Posso chiamarlo e sapremo all'istante il trucco per vincere.» Lo abbracciai dalla felicità. «Frequentarmi ti sta rendendo più saggio.» Dissi ridacchiando.

Lui alzò gli occhi al cielo e mi portò sulle rive del Lago Nero, per chiamare Harry. Quando rispose, gli chiesimo subito il punto debole del Drago. «Sono gli occhi. Victor Krum fu l'unico a colpirli con un Incantesimo in grado di accecare il suo Drago.»

«Camille ricordava bene allora. Grazie mille Harry, sei la mia salvezza.» Mandai un bacio a Harry, che rise dall'altra parte del telefono. Albus mi guardò male. «Ehy, ti ricordo che l'idea di chiamare il Prescelto è venuta a me.» Mi avvicinai a lui. «Hai ragione, anche tu sei la mia salvezza.» Lo baciai dolcemente.

«Ok piccioncini, vi lascio amoreggiare in pace. Torno al mio lavoro.» Io e Albus ci staccammo, diventando rossi. «Papà!» Esclamò il Serpeverde, mentre l'Auror chiudeva la chiamata vocale. «Devi imparare un'altro Incantesimo?» Mi aiutò ad alzarmi e andammo a cena.

«No, posso cavarmela con i miei poteri. Mi basta ghiacciargli gli occhi, giusto il tempo di prendere quello che devo prendere. Cercherò di fargli il meno male possibile.» Arrivati in Sala Grande mi diressi al tavolo dei Corvonero ma Albus mi fece cambiare direzione, verso il tavolo di Serpeverde. «Oggi ceni con me. Non sono pessimista, ma se domani ti succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, potrei non vederti per molto tempo.» Mi sedetti tra lui e Scorpius, che salutai con un abbraccio. «Ah grazie Severus, sempre d'aiuto.» Esclamai mentre facevo le corna con le dita.

Davanti a me si sedette Luna Silenzi, che non vedevo da un po' di settimane. Pensavo si sedette di fronte o di fianco a Scorpius, il suo ragazzo, ma a quanto pare avevano litigato, di nuovo. Di fronte al biondo, si accomodò invece Esme Parkinson e di fronte al corvino Zoe Bulstrode. Quelle due oche, stavano sempre attaccate ad Albus e Scorpius. Infatti, appena sedute, iniziarono a parlare con loro con gli occhi da cerbiatto, mentre io e Luna facevamo finta di vomitare.

«Scorpius mi ha raccontato che stai imparando l'Incantesimo Patronus per il Torneo. Come sta andando?» Chiese Luna, quando comparvero i primi. «Benissimo, questo pomeriggio mi sono incontrata con Camille e sono riuscita a creare un Patronus corporeo.» Le risposi fiera, mentre prendevo una fetta di torta salata con verdure e uova. «Che animale ti è venuto fuori?» Domandò Scorpius girandosi verso di me. Anche Albus si girò e notai con piacere l'irritazione negli occhi della Parkinson e della Bulstrode.

«Una lepre di montagna...» Dissi, con un tono poco convinto. Mi era appena salito un dubbio. «Tutto ok?» Albus mi prese le mani tra le sue e mi convinse a guardarlo negli occhi. «Sì, io sto bene. Stavo solo pensando.» Gli sorrisi e ripresi a mangiare. «A cosa pensavi, Sullivan? A come ritirarti dal Torneo senza fare brutte figure?» Chiese Zoe mentre rideva con Esme.

«Pensavo al Patronus. Sul libro c'è scritto che il tuo Patronus è lo stesso animale in cui ti trasformi se diventi Animago. Ma io divento un corvo nero, perché il mio Patronus è una lepre di montagna?» Quella riflessione fece ammutire anche le due oche. Nessuno parlò, fino ai dolci. Molti studenti si alzarono e se ne andarono, perché non ha tutti piace il dolce dopo cena. Albus e Scorpius erano tra questi, ma rimasero seduti ad aspettare me e Luna che avevamo preso del gelato. Lys venne a dirmi una cosa, prima di andare da Lily.

«Quel libro non diceva tutto, Bonnie. È vero, Patronus e Animago dovrebbero essere lo stesso animale ma non è sempre così. Il Patronus cambia anche in base a chi ami. C'è qualcuno che ha come Patronus una lepre di montagna?» Luna parlò solo dopo che Esme e Zoe se ne andarono. Guardai Albus. «Non guardare me, il mio Patronus è un leone.» Mi voltai verso il mio migliore amico. «Il mio è un serpente. Quello di Camille?» Scossi la testa. «L'abbiamo provato questo pomeriggio ma assomiglia a un lupo. Devo assolutamente capire chi ha una lepre di montagna.»

Salutai Albus con un bacio a stampo, Scorpius con uno sulla guancia e abbracciai Luna. Poi andai nella mia Sala Comune, più precisamente nella stanza di Maia. La trovai seduta sul letto, insieme ad Alexia Williams. «Ehy ragazze, tutto ok? Maia perché mi hai mandato a chiamare, c'è qualcosa che non va? È qualcosa che Lys non può fare?»

«Volevamo augurarti buona fortuna. Domani hai la prova e noi facciamo il tifo per te!» Abbracciai la Williams, ringraziandola per le belle parole. «Domani è il mio compleanno. Vedi ti tornare viva da quella prova.» Disse Maia, un po' preoccupata. Decisi che dovevo tranquillizzarla come meglio potevo. Feci un Incantesimo al soffitto, facendo comparire mille stelle luminose. Entrambe erano cresciute in famiglie Purosangue e decisi di cantare una canzone babbana.

«I've been reading books of oldThe legends and the myths
Achilles and his gold
Hercules and his gifts
Spiderman's control
And Batman with his fists
And clearly I don't see myself upon that list
But she said, where'd you wanna go?
How much you wanna risk?
I'm not looking for somebody with some superhuman gifts
Some superhero
Some fairytale bliss
Just something I can turn to»


Le bambine mi guardavano stupite. «Sapete che significa? Che in tutte le leggende che ho letto, con Achille, Ercole, Spider-Man e i loro poteri, io non ci sono. Ma chi canta non cerca un supereroe, cerca qualcuno a cui rivolgersi nei momenti bui. Domani vincerò, potete sempre contare su di me.»

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