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Guai in vista

Mi sveglio sudata e con il cuore in agitazione. Merda.

Sembrava così reale. Erano già 10 minuti che ero sveglia ma l'agitazione non era andata via. Mi alzo senza svegliare Andrea e mi avvicino alla finestra. La luce del sole stava iniziando ad illuminare il posto incantevole in cui ci trovavamo e iniziavo a vedere piccoli particolari che ieri sera non avevo notato.

Cercai di calmarmi anche se era difficile. La situazione con la mia famiglia è assurda. Mi costringono ad amare un uomo che in realtà non amo.

Ripenso alle parole dure e salde di mio padre. Con quale coraggio si presenta in casa mia a minacciarmi in quel modo.

Non è casa tua Ashley.

E va bene coscienza. La casa è dei miei genitori ma la vita è la mia. Amo chi voglio e faccio ciò che voglio. Punto.

- Piccola? Che ore sono?- si gira sul letto spostando le lenzuola a causa del suo movimento e scoprendo il suo fondoschiena perfetto.

- Le 6. Torna a dormire Andre-

- Se torni a letto con me- mi guarda con un occhio aperto ed uno chiuso e tamburella la mano accanto a lui.

Titubante lo raggiunsi e mi accoccolai a lui come se fosse la mia unica ancora di salvezza. Solo dopo aver sentito il suo battito cardiaco lento e il suo respiro sul collo, mi rilasso.

Un rumore assordante ci svegliò e la mia paura probabilmente era diventata realtà.

- Andrea- tocco il suo braccio e apre gli occhi. Mi guarda terrorizzato e si alza in un nano secondo.

- Cosa c'è? Che hai?-

- Qualcuno sta bussando alla porta- guardo la porta con la paura di uscire e raggiungere il piano inferiore.

- Tranquilla piccola, vado io- si alza e si veste solo per metà del suo corpo. Mi lascia un bacio umido sulla fronte e scende ad aprire.

Dopo averlo visto uscire mi prendo di coraggio e scendo. Cammino in punta di piedi e mi fermo alla fine delle scale.

- Si prego- come si prego? Chi è?

Andrea sale e mi guarda.

- Andre chi è?-

- La cameriera- finalmente respiro dopo minuti di terrore e mi siedo sull'ultimo scalino.

- Tesoro non sanno che siamo qui. Stai tranquilla- questo perché non conosce mio padre.

Corro in stanza e prendo il telefono. Era acceso con mille chiamate e mille messaggi. Le ragazze, mio padre, mia madre e Nill il mio stalker.

Lo sapevo. Si sono accorti della nostra assenza. Mi butto sul letto distrutta.

- Partiamo al polo nord. Anzi meglio il deserto. Lì non c'è campo. O forse sì?- ero in panico più totale.

- Asy. Piccola- mi prende i polsi e mi costringe a guardarlo.

- Stai tranquilla-

- Come faccio a stare tranquilla?-

- Perché sei qui con me. Adesso ti cambi e scendiamo in spiaggia, ci facciamo un bagno e ci prendiamo il sole-

- Come..- mi mette un dito sulle labbra bloccando ogni pensiero.

- Shhh... Piccola Shhh- mi bacia smorzando tutta l'agitazione.

- Ok- dissi con la voce roca.

L'idea di Andrea era stata perfetta. Erano ore che non facevano altro che prendere il sole e bere drink portati dalla cameriera. Una cameriera tutto fare.

- Ok adesso basta silenzi e via con il divertimento- si alza e mi porge una mano.

Alzo gli occhiali da sole e lo guardo strano.

- Cosa?-

- Vieni con me- prendo la sua mano e camminiamo sulla spiaggia.

- Salta su- piega leggermente il corpo in avanti e salto sulle sue spalle con un gridolino divertita.

- A galoppo bambolina- mi tiene dalle gambe e raggiungiamo una barca.

- Dove mi porti di bello?- lo guardo ormai con i piedi sulla sabbia e lui sorride e mi prende a mo di sposa.

- Vedrai- mi dice adagiandomi dentro la barca.

L'uomo che accendeva il motore aveva i capelli brizzolati e guardava un punto fisso in mezzo al mare. Io non vedevo proprio niente.

Andrea mi stringe la mano e mi bacia. Arriviamo ad una moto d'acqua attaccata ad una boa. Fantastico.

L'uomo ci passa i giubbotti di salvataggio e poi ci aiuta a salire sulla moto.

- Piccola sei pronta?-

- Cerca di non farci cadere- mi stringo intorno al suo corpo fantastico e in un colpo deciso parte.

- Wowwww- urlo sentendo il vento colpirmi il viso e i capelli svolazzanti. L'odore del mare e il vento mi porta via ogni pensiero.

Andrea stava facendo un lavoro immenso con me. Ero consapevole di essere paranoica ma non potevo farci niente. Senza accorgermi stavo ripensando ai miei problemi e strinsi ancora più forte Andrea godendomi il momento.

Rallenta leggermente, giusto per poter sentire la mia voce.

- Ti stai divertendo?- gira la testa leggermente verso di me.

- Abbastanza- sorrido e lascio un bacio sulla guancia.

-Guida tu- mi prende per mano e con un movimento tipo 007, passo avanti.

- Il problema è che non so guidarlo- guardo i comandi titubante.

Mi spiegó nei minimi dettagli cosa dovevo fare e con le braccia letteralmente più lunghe delle mie mise le mani sulle mie.

- Accelera, lentamente- dice con voce lenta.

Accelero forse troppo piano dato che non ci muoviamo neanche di 5 cm.

- Un pó più forte- dice accanto al mio orecchio.

La moto parte e presa dall'agitazione giro troppo forte e cadiamo in acqua.

Rido senza sosta ormai zuppa e galleggiante in mezzo al mare.

- Forse hai spinto un pó troppo- Andre ride e si porta i capelli all'indietro.

Mi lancio sulle sue labbra e lo bacio.

- È stato magnifico- dico contenta.

- Ora stai meglio?- mi stringe dai fianchi.

- Si, adesso si-

Ovviamente non mi fece più prendere il comando della moto per il ritorno alla barca. La prima era andata bene, la seconda probabilmente ci saremmo rotti l'osso del collo.

Con l'adrenalina ancora in circolo, tornammo in spiaggia. La cameriera raggiunse Andrea e bisbigliò qualcosa.

Volevo urlarle " ci sono anch'iooooo. Se devi dire qualcosa fallo a voce alta" ma mi limitai a guardare l'espressione di Andrea.

- Cosa succede?- dico appena lei torna in casa.

- È pronto il pranzo- dice indossando gli occhiali da sole e appoggiando la testa al lettino.

- Stai mentendo- mi metto seduta squadrandolo ma lui non si smuove più di tanto.

- Andrea dimmi la verità. Cosa ti ha detto?- non rispose.

Mi alzai e presi posto vicino a lui che in un secondo mise il suo braccio sulle mie gambe e la mano sul sedere.

- Andrea guardami e dimmi la verità. Ti prego- lo stavo supplicando.

- Piccola non è niente-

- Dato che non è niente dimmelo- tolsi gli occhiali e guardai i suoi occhi nocciola.

- Va bene- sospirò - Ha bussato un uomo mentre noi eravamo in acqua. Ha chiesto di te-

- Cosa? Chi era? Perché sei così tranquillo?-

- Era elegante e portava occhiali da sole scuri. L'ha mandato via dicendo che non conosce nessuna Ashley-

- Torniamo in casa. Subito- lo presi per mano cercando di alzare il suo corpo palestrato senza muoverlo di un centimetro. - Andrea alzati subito e scappiamo in casa-

- Asy? È andato via, rilassati-

- Andrea? Se è venuto qui sa già che "NOI" siamo qui- dico indicandoci.

- Impossibile-

- Impossibile dici? Aspetta che torni con i rinforzi e saremo nei guai. Guai seri-

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