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Roderich si sedette davanti al suo piano e dopo aver fatto un respiro profondo si rilassò e riprese a suonare. Le note della sinfonia riempirono di nuovo l'aria e mai come in quel momento Gilbert pensò che fosse celestiale. Restò impalato sulla porta della camera a fissare il Damerino per un tempo indeterminato, tanto che non si rese nemmeno conto che si era incantato a bocca aperta. Il fatto era che non lo vedeva molto spesso così calmo ed a suo agio, gli pareva bellissimo: la posa elegante, le mani che volavano sui tasti, i ciuffi castani che gli incorniciavano il viso, gli occhiali che gli davano un'aria professionale, l'espressione rilassata del volto ma al contempo particolarmente concentrata...tutto di lui lo affascinava. Non c'erano parole per descriverlo adeguatamente, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Dal canto suo, invece, Austria si sentiva leggermente imbarazzato. Aveva notato lo sguardo di Prussia fisso su di lui e...non poteva ignorarlo. Insomma, non riusciva a capire nemmeno perché gli facesse quell'effetto quando di solito lo considerava egocentrico, vanitoso, tronfio, fastidioso e chi più ne ha ne metta...la lista dei suoi difetti sarebbe potuta continuare all'infinito, ma allora perché ogni volta che stava troppo tempo con lui il suo cuore cominciava a battere a mille e sentiva le guance andare a fuoco? Ci pensava sempre quando suonava, perché era come se potesse provare tutti i vari sentimenti moltiplicati al massimo. Senza contare che quegli occhi, i suoi occhi...erano così perforanti e magnetici, tanto che ne era inevitabilmente attratto.
Ad un certo punto la melodia si interruppe ed il castano si rivolse all'altro, puntando lo sguardo su di lui.
-Non puoi continuare a stare lì sulla porta con quella faccia ebete, fai qu...-
Non fece in tempo a concludere la frase che il Magnifico si riscosse dirigendosi verso il primo, sorprendendolo, e fissando curioso lo spartito.
-Conosci la sinfonia?- chiese l'austriaco interessato.
-Sì, in effetti è una delle mie preferite...-
-Sai suonarla al piano?-
Questa domanda fatta a bruciapelo gli era sfuggita dalla bocca prima che potesse pensarci...gli era uscita spontanea. Da quando esattamente facevano conversazioni di questo tipo? Che fosse per l'atmosfera fuori dal mondo di quel momento?
Comunque il prussiano annuì una seconda volta in risposta, prima di accarezzare i tasti con tocco leggero e far volare qualche nota.
Roderich riprese a suonare i primi righi* e Gilbert si unì a lui dopo un po', cominciando a creare insieme una melodia doppia, la quale poco a poco che andava avanti si perfezionava e non presentava più alcun tipo di sbavatura. Pareva che ognuno stesse cercando di comunicare qualcosa attraverso quella sonata, molti sentimenti che altrimenti sarebbero rimasti nascosti.
Inoltre si erano seduti vicini, quindi erano entrambi molto imbarazzati, anche se comunque molto concentrati sull'armonia: non potevano permettere che venisse spezzata.
Quando terminarono, poi, si girarono per guardarsi negli occhi e si ritrovarono a poca, minima distanza fra loro. Si scrutarono a vicenda: nessuno dei due fino a quel momento aveva mai notato quanto fossero stupende le iridi dell'altro. O almeno non l'avevano mai notato veramente: ci si potevano specchiare da tanto erano limpide. I rispettivi respiri erano sincronizzati, il tempo pareva essersi fermato soltanto per i due.
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